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Progresso di Lettura:
COME RISPONDERE A 45 OBIEZIONI CONTRO IL VERO SABATO
Daniel T. Bourdeau
REVIEW & HERALD, BATTLE CREEK, MICH.
PACIFIC PRESS, OAKLAND, CAL. 1887.
Traduzione: Comitato Raw Truth
Revisione: Carboni Lussorio
Impaginazione:
Le pagine che seguono sono state scritte con l’intento di proteggere i fratelli inesperti dagli attacchi degli avversari e di aiutare quelle persone scettiche ma oneste, a causa della loro mentalità e di un’istruzione inadeguata, che hanno tratto conclusioni errate riguardo all’antico Sabato. [RFOS 3.1]
Senza dubbio ci sono molti che credono onestamente alle obiezioni, che di solito vengono sollevate contro il Sabato, siano veritiere. Chiediamo loro di considerare con franchezza e preghiera ciò che abbiamo scritto in risposta a tali obiezioni, di avere una visione ampia e armoniosa degli argomenti biblici e di soppesare gli argomenti positivi sul Sabato e sulle sue caratteristiche apparentemente discutibili. [RFOS 3.2]
Non esiste verità nella scienza o nella religione contro cui non siano state sollevate obiezioni. Sarebbe quindi molto poco saggio ripudiare avventatamente una dottrina soltanto perché degli oppositori abbiano sollevato contro di essa delle obiezioni. [RFOS 3.3]
Coloro che hanno una mentalità per natura scettica dovrebbero ricordare che il loro pericolo costante è quello di dimorare sotto una nuvola di dubbio e incertezza, che non nasce necessariamente dagli argomenti in esame, ma che molto spesso è estranea ad essi e del tutto immaginaria. Non possono aspettarsi arrivare a conclusioni corrette se non si liberano dai loro dubbi e non si abituano a guardare il lato positivo delle questioni. [RFOS 3.4]
È molto incoerente permettere ad alcune apparenti obiezioni che offuschino principi chiari e consolidati, impedendoci di decidere a favore di ciò che sappiamo essere la verità. Sarebbe ragionevole per uno scolaro dire che sia sbagliata la scienza aritmetica solamente perché è arrivato a un problema che non è riuscito a risolvere? La ragione e la coerenza richiedono che ci dichiariamo a favore di ciò che comprendiamo essere la verità; e chi si rifiuta di farlo fa violenza alla propria ragione e al proprio giudizio. Decidendo a favore della verità, nella misura in cui la scorgiamo, le abitudini mentali sbagliate, che chiudono la nostra mente contro la verità, saranno spazzate via e saremo in grado di comprendere i punti che non sono chiari. Questa è stata l’esperienza di migliaia di persone. Ma, anche se per il momento dovessero rimanere alcuni punti inspiegabili per la nostra mente, non dobbiamo permettere che questi punti facciano vacillare la nostra fiducia in quelle prove evidenti e inequivocabili. È stato accertato che il sole ha delle macchie che non emettono luce; ma non sarebbe saggio, per questo motivo, chiudere gli occhi di fronte al sole e dire che non brilla. È nostro dovere e privilegio stabilirci sulla verità, nella misura in cui la comprendiamo, ed essere saldi, come il monte Sion, che non può essere rimosso. [RFOS 4.1]
Nimes, Francia.
OBIEZIONI CONSIDERATE
“E gli mandarono alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nelle parole” {Marco 12: 13}. [RFOS 5.1]
“Chi dunque sa di fare il bene e non lo fa, commette peccato” {Giacomo 4: 17}. [RFOS 5.2]
Le obiezioni possono essere reali, finte o immaginarie. Non si possono sollevare obiezioni reali contro la Bibbia, ma spesso vengono sollevate obiezioni fittizie contro la Bibbia e le sue dottrine bibliche. Ma il rispondere a queste cosiddette obiezioni serve a rendere più chiare e ad aumentare le prove a favore della Bibbia e delle dottrine bibliche che vengono attaccate. È questo, a nostro avviso, il caso delle obiezioni che di solito vengono sollevate contro la legge e il Sabato e alle quali ci proponiamo di rispondere brevemente nelle pagine seguenti. [RFOS 5.3]
Coloro che osservano il Sabato del settimo giorno si basano principalmente sull’Antico Testamento per dimostrare la loro dottrina. [RFOS 5.4]
Risposta:
Ci rifacciamo sia all’Antico che al Nuovo Testamento, perché i due testamenti si sostengono a vicenda e il Nuovo Testamento non avrebbe alcuna forza senza l’Antico.
Ci rivolgiamo alle antiche Scritture perché concordano con le nuove nello stabilire la perpetuità del Sabato e di quella legge perfetta di cui il Sabato ne fa parte. Ad esempio, si potrebbero mai trascurare le seguenti, fondamentali Scritture? “Oh, avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandamenti, per avere sempre prosperità, loro e i loro figli!” {Deuteronomio 5:29}. Dio sta parlando dei Dieci Comandamenti. “Il Dio fedele, che mantiene il suo patto e la sua benignità fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti” {Deuteronomio 7: 9}. “E uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti” {Esodo 20: 6}. Considerando trent’anni per una generazione, dalla creazione sono passate solo circa duecento generazioni.
“Tutti i suoi comandamenti sono fermi, stabili in eterno per sempre, fatti con verità e rettitudine” {Salmo 111: 7-8}. “La tua giustizia è una giustizia eterna e la tua legge è verità… tutti i tuoi comandamenti sono giusti… Da lungo tempo ho saputo dei tuoi precetti, che hai stabiliti in eterno” {Salmo 119: 142, 172, 152}. Questo salmo è un bellissimo poema sui Dieci Comandamenti, quasi ogni versetto si riferisce ad essi in questo modo: “i tuoi comandamenti” {Salmo 119: 4}, “La legge della tua bocca” {Salmo 119: 72}, etc… “La mia salvezza durerà per sempre e la mia giustizia non verrà mai meno. Ascoltatemi, o voi che conoscete la giustizia, o popolo, che ha nel cuore la mia legge” {Isaia 51: 6-7}. Di Cristo, Isaia dice: “L’Eterno si è compiaciuto per amore della sua giustizia; renderà la sua legge grande e magnifica” {Isaia 42:21}. [RFOS 6.1]
Ma anche i nostri avversari molto spesso si rifanno all’Antico Testamento per sollevare obiezioni contro il Sabato, come vedremo. [RFOS 7.1]
Il Sabato era un’istituzione ebraica. [RFOS 7.2]
Risposta:
La Bibbia non definisce il Sabato in questo modo. Come potrebbe il Sabato essere ebraico se è stato dato alla creazione, più di 2.000 anni prima che esistessero gli ebrei? Quando Dio fece il mondo in sei giorni, Si riposò dal Suo lavoro il settimo giorno, e così il settimo giorno divenne il Suo giorno di riposo, o Sabato. Egli allora “benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso DIO si riposò da tutta l’opera che aveva creato e fatto” {Genesi 2:1-3; Esodo 20:8-11}. Così il settimo giorno divenne il giorno di riposo benedetto e santificato da Dio, o giorno di Sabato, e un memoriale del Suo riposo dalle Sue opere. Non si può chiamare “sabato ebraico” e attribuirlo agli ebrei solo perché gli ebrei lo hanno osservato. Gli ebrei avevano lo stesso Dio che abbiamo noi e aspettavano lo stesso Messia in cui crediamo noi. Cristo e gli apostoli erano ebrei. La nostra Bibbia proviene dagli ebrei. La nuova alleanza fu stipulata con gli ebrei (Rif. Geremia 31: 31; Romani 9: 4-5). “Qual è dunque il vantaggio del Giudeo…? Grande in ogni maniera; prima di tutto perché gli oracoli di Dio furono affidati a loro” {Romani 3: 1-2}, cioè: ciò che Dio ha detto oralmente, ovvero i Dieci Comandamenti (Rif. Atti 7: 38; Deuteronomio 4: 8-13). In breve, il Salvatore dice: “La salvezza viene dai Giudei” {Giovanni 4: 22}. Dovremmo quindi rifiutare queste benedizioni solo perché gli ebrei ne hanno goduto? [RFOS 7.3]
La Bibbia non riporta che il Sabato fosse osservato prima che gli ebrei uscissero dall’Egitto. [RFOS 8.1]
Risposta:
L’obbligo di osservare il giorno del Sabato esisteva già nelle prime epoche del mondo. Ha avuto origine dal fatto che Dio ha santificato il giorno del Suo riposo nell’Eden. Benedicendo quel giorno, perché in esso Si era riposato, lo esaltò, dichiarandolo per tutti i tempi a venire, come un grande giorno e una grande benedizione per l’uomo. Santificando il giorno per lo stesso motivo, ha riservato il settimo giorno per un uso sacro (Webster); dopo che finì il primo settimo giorno Dio santificò il giorno del riposo. Questo atto di santificazione del settimo giorno non poteva essere fatto senza dire ai nostri primi genitori che non dovevano fare i loro lavori in quel giorno, ma dovevano usarlo religiosamente, in ricordo del riposo di Dio in quel giorno. Mosè santificò il Monte Sinai perché Jehovah vi proclamasse la Sua legge, dicendo al popolo di non usarlo come un terreno comune (Rif. Esodo 19: 12, 23). Così Dio santificò il settimo giorno comandando ai nostri primi genitori di santificarlo. Ora, poiché questo obbligo originario non è mai stato abrogato, se i nostri avversari riuscissero a dimostrare che il Sabato non è stato osservato dalla creazione fino all’uscita degli ebrei dall’Egitto (cosa impossibile da dimostrare), dimostrerebbero semplicemente che tutti coloro che vivevano in quel periodo erano dei trasgressori del Sabato. Ma non è così!
Pertanto, il fatto che la Bibbia non dia un resoconto preciso dell’osservanza del Sabato nell’epoca patriarcale non prova che il Sabato non fosse osservato in quell’epoca. Ad esempio: Il Sabato non è menzionato nella Bibbia da Mosè a Davide, un periodo di 500 anni, durante il quale era imposto con la pena di morte. Inoltre, la Bibbia non contiene un solo esempio dell’osservanza del giubileo o del giorno dell’espiazione, il giorno più solenne e importante del sistema tipico, che gli ebrei osservano tuttora. [RFOS 9.1]
Il modo in cui il Signore e i figli di Israele osservavano il Sabato nel deserto di Sin, circa un mese prima della promulgazione della legge (Rif. Esodo 16: 1; Esodo 19: 1-2), dimostra che il Sabato era un’istituzione molto antica.
Infine, l’idea di un’istituzione preesistente è visibile non solo nelle prime parole del quarto comandamento, “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo”, ma anche nelle parole conclusive di quel precetto: “Perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di sabato e l’ha santificato” {Esodo 20: 8-11} Quando? Alla creazione. Lo stesso giorno prescritto dal quarto comandamento fu santificato, o riservato a un uso sacro, nell’Eden. Pertanto, il comandamento di osservare il giorno del Sabato non è che la ripetizione di una legge già esistente dall’Eden. [RFOS 11.1]
Nel deserto del peccato, Mosè disse agli Ebrei: “Il Signore vi ha dato [o ordinato] il sabato” {Esodo 16: 29}, e in seguito Neemia disse: “Hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato” {Neemia 9: 14}. [RFOS 11.2]
Risposta:
Il Signore fece uscire i figli d’Israele dalla terra d’Egitto e perciò comandò loro di osservare il giorno di Sabato (Rif. Deuteronomio 5: 15). Quindi il Sabato era un memoriale della liberazione degli israeliti dalla schiavitù egiziana. [RFOS 12.1]
Risposta:
Dio afferma espressamente che il Sabato era un segno solo tra Lui e i figli di Israele (Rif. Esodo 31: 13). [RFOS 13.1]
Risposta:
Non si può dire che il Sabato fosse solo un segno tra Dio e i figli d’Israele, ciò significa che sarebbe dovuto appartenere esclusivamente ai discendenti naturali d’Israele; ma anche i Gentili, “o figli dello straniero”, erano incoraggiati ad osservare il Sabato come gli Ebrei (Rif. Isaia 56: 1-6). {Esodo 31: 13} ci dice perché il Sabato è un segno: “affinché conosciate che io sono l’Eterno” {Esodo 31: 13}. Ma il versetto 17 ci informa pienamente su come il Sabato sia un segno: “«Esso è un segno perpetuo fra me e i figli d’Israele, poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, e il settimo giorno si riposò e fu ristorato»” {Esodo 31: 17}. Per i figli d’Israele, il Sabato osservato correttamente era un segno che Colui che aveva fatto il mondo in sei giorni e si era riposato il settimo giorno era il loro Signore; mentre per il Signore, il fatto che il Sabato fosse osservato dai figli d’Israele sarebbe stato un segno che essi erano i Suoi veri adoratori, il Suo popolo fedele e riconoscente. Il Sabato era un segno tra Jehovah e gli israeliti perché erano l’unico popolo che, come nazione, adorava il suo Creatore. Tutte le altre nazioni lo avevano abbandonato per adorare “gli dèi che non hanno fatto i cieli e la terra” {Geremia 10: 11}. Se il Sabato fosse sempre stato osservato, gli uomini non avrebbero mai dimenticato il loro Creatore e non si sarebbero mai dati all’idolatria. In tal caso, il Sabato sarebbe stato il segno tra il Signore e l’intera umanità. [RFOS 13.2]
Il Sabato doveva quindi essere un segno tra Dio e i figli di Israele per sempre. Sebbene la parola “per sempre” sia talvolta limitata nel suo significato, qui deve essere presa nella sua accezione più ampia.
Cristo, come Signore del Sabato, ha mostrato la Sua intenzione di abolire il Sabato trasgredendolo. [RFOS 15.1]
Risposta:
Cristo non ha mai trasgredito il Sabato, ma ha infranto le tradizioni dei giudei, dalle quali si è impegnato così fedelmente per salvare il Sabato. Egli osservò i comandamenti del Padre Suo (Rif. Giovanni 15: 10) e “non commise alcun peccato” {1 Pietro 2: 22}. Giustificò le azioni misericordiose che compì di Sabato appellandosi alla legge del Sabato (Rif. Matteo 12: 12); facendo riferimento al comportamento dei giudei nei confronti delle loro bestie brutali e a quello del Padre Suo, che aveva operato per sostenere misericordiosamente le Sue creature di Sabato (Rif. Giovanni 5: 17); e infine facendo riferimento al Sabato come istituzione misericordiosa, “fatta per l’uomo” in principio (Rif. Marco 2: 24-28). Coloro che accusavano il Salvatore di aver violato il Sabato, Lo accusavano anche di avere un demonio; e coloro che ora Lo accusano di aver violato il Sabato, Lo fanno diventare un trasgressore e praticamente rappresentano che abbiamo un peccatore in cui confidare, il cui sacrificio era insufficiente e che aveva bisogno di morire per i propri peccati. Il fatto che Cristo sia il Signore del Sabato non implica che Egli abolisca il Sabato. Cristo è anche Signore del Suo popolo (Rif. Giovanni 13: 14; Romani 14: 8-9), non per abolirlo o distruggerlo, ma per conservarlo e proteggerlo. Nello stesso senso è il Signore del Sabato. RFOS 16.1
Il Sabato non era un precetto morale, derivante dalla natura delle cose, ma solo un’istituzione positiva, dipendente interamente dalla volontà del Legislatore. Perciò poteva essere abrogato. [RFOS 16.2]
Risposta:
Anche ammettendo che il Sabato dipenda semplicemente dalla volontà del Legislatore, resta da dimostrare che tale volontà lo abbia abolito. Ma se c’è un precetto superiore agli altri, che è morale e nasce dalla natura delle cose, è quello del Sabato, che è scritto sul fronte stesso della natura. È l’unico precetto dei Dieci che ci dice come è nata la natura e ci indica il Dio della natura. Senza i fatti su cui si basa, non potremmo distinguere il Dio che ha dato la legge dei Dieci Comandamenti da altri dei, e quella legge non avrebbe forza. Essa nasce dalle esigenze morali, mentali e fisiche dell’uomo. È un precetto di gratitudine e di amore, che sta alla base di tutta la legge morale e la fa rispettare. Esso rivela alle nostre menti il fatto grandioso che dobbiamo la nostra esistenza e tutte le nostre benedizioni a Dio, che ha creato i nostri simili come noi stessi, dando loro le stesse benedizioni che garantisce a noi; e questo fatto comporta l’obbligo di amare Dio in modo supremo e il nostro prossimo come noi stessi. Se facciamo questo, non avremo altri dei davanti al vero Dio, non faremo idoli da adorare, useremo il nome di Dio con riverenza e osserveremo il suo giorno di riposo; onoreremo i genitori e avremo un occhio di riguardo per la vita, la castità, la proprietà, la reputazione e gli interessi dei nostri simili; e così osserveremo tutti i Dieci Comandamenti. Il Sabato è quindi il legame che unisce l’uomo al suo Creatore e l’uomo ai suoi simili, e i doveri morali che dobbiamo a Dio a quelli che dobbiamo ai nostri simili. È la chiave di tutti i nostri doveri morali. E se è moralmente giusto dare ai nostri simili ciò che spetta loro, è anche moralmente giusto dare a Dio ciò che spetta a Lui e il giorno che Egli rivendica come Suo. [RFOS 16.3]
Il Sabato faceva parte di quell’unica legge che è stata “abolita”, “cancellata”, “tolta di mezzo” e “inchiodata alla croce” (Rif. Efesini 2: 14-16; Colossesi 2: 14-17). [RFOS 17.1]
Risposta:
{Efesini 2: 14-16} e {Colossesi 2: 14-17} sono scritture importanti per dimostrare che il Sabato del settimo giorno non è stato abolito, e costituiscono una grande regola con cui esaminare l’Antico e il Nuovo Testamento per determinare cosa è stato abolito e cosa no. Questa regola ci dice che i comandamenti e le ordinanze che sono stati aboliti erano “un muro divisorio”, erano “contro di noi” e “contrari a noi”, e “un’ombra di cose future”. Si può dire lo stesso della legge dei Dieci Comandamenti? Invece di essere un muro divisorio tra i giudei e i gentili, si dice che i gentili possono avere le opere di questa legge scritte nei loro cuori (Rif. Romani 2: 12-15); e se i gentili adempiono o obbediscono a questa legge, saranno loro a giudicare i giudei che la trasgrediscono (Rif. Romani 2: 27). È grazie a questa legge che ogni bocca sarà messa a tacere e tutto il mondo sarà sottoposto al giudizio di Dio (Rif. Romani 3: 19). Questa legge nasce dai precetti dell’amore supremo verso Dio e dell’amore verso i nostri simili. Ci possono essere precetti migliori di questi? Questi precetti sono forse un’ombra? Il Sabato è stato dato alla creazione, ancor prima della caduta. Il Sabato era forse un muro di separazione tra ebrei e gentili, un’ombra, contro di noi? Dio avrebbe punito i nostri primi genitori dando loro un’istituzione che era contro di loro, prima che essi facessero ciò che era contro di Lui? [RFOS 18.1]
Ma essere circoncisi, offrire innumerevoli sacrifici, uccidere il trasgressore volontario sul posto, vietare di mangiare con i giudei e separarsi in modo letterale da loro nel tempio, osservare i noviluni, far riposare la terra ogni settimo anno, andare a Gerusalemme tre volte all’anno con i sacrifici, osservare le tre feste annuali dei giudei e, in connessione con queste feste, sette sabati annuali (Rif. Esodo 23; Levitico 23), che cadevano in determinati giorni e mesi, come succede per il Natale, Capodanno, ecc… sarebbero davvero un muro di divisione, sarebbero contrari a noi, e un doloroso giogo che noi gentili non potremmo sopportare. L’intero sistema è nato a causa del peccato, è stato l’ombra del rimedio per il peccato ed è stato abolito da Cristo, inchiodato alla croce. Ma la legge morale esisteva prima che l’uomo cadesse, e di conseguenza prima che fosse necessario un rimedio; e di essa Cristo dice: “Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge… Finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota, o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto” {Matteo 5: 17-18}. [RFOS 18.2]
Mentre i sabati annuali dei Giudei e gli anni sabbatici per far riposare la terra erano contro di noi, del Sabato del settimo giorno Cristo dice: “«Il Sabato è fatto per l’uomo»” {Marco 2: 27}. I sabati annuali erano pensati soprattutto per gli abitanti della terra di Canaan e furono osservati solo quando gli ebrei raggiunsero la Palestina (Rif. Esodo 12: 25); ma il Sabato del settimo giorno fu fatto per la razza umana intera e fu osservato molto prima che gli ebrei vedessero Canaan. I sabati annuali erano delle ombre e tipologie, che indicavano l’avvento di Cristo; ma il Sabato del settimo giorno è un memoriale, che indica la creazione, è stato dato prima che l’uomo avesse bisogno dei tipi, ed esisterà nella nuova terra, quando tutti i tipi e le ombre saranno scomparsi (Rif. Isaia 66: 22-23). [RFOS 19.1]
La teoria dell’unica legge mette nelle mani degli infedeli una serie di obiezioni contro la Bibbia, dimostrando che la legge è sia abolita che non; che era per noi e contro di noi; un giogo e allo stesso tempo una legge di libertà (Rif. Atti 15: 10; Giacomo 2: 8-12); carnale e spirituale (Rif. Romani 7: 14; Ebrei 7: 16). Ma l’idea di una distinzione tra le due leggi produce armonia e toglie le obiezioni dalle mani degli infedeli. [RFOS 19.2]
La legge morale o è stata o non è stata abolita. Se lo è stata, allora ci deve essere stato un tempo in cui divenne giusto che gli uomini la infrangessero e odiassero Dio e il prossimo con un odio perfetto! Ma quanto può essere orribile! [RFOS 20.1]
Il Sabato non viene riproposto o comandato come una nuova legge da Cristo o dagli apostoli, nel Nuovo Testamento. [RFOS 20.2]
Risposta:
Lo scopo del Nuovo Testamento non è quello di produrre una nuova legge dei Dieci Comandamenti, ma di definire e presentare il vero rimedio al peccato; “e il peccato è violazione della legge” {1 Giovanni 3: 4}. Cristo “è stato manifestato per togliere via i nostri peccati” {1 Giovanni 3: 5}, e non per togliere la legge mediante la quale si conosce il peccato (Rif. Romani 3: 20). [RFOS 20.3]
La legge dei Dieci Comandamenti non è stata abrogata; di conseguenza, non c’era bisogno di rimettere in vigore alcuna parte di essa. Pertanto, Cristo e gli apostoli trattarono quella legge come un’autorità. La citarono e la applicarono con la stessa autorità di quella che la proclamò sul Sinai. Cristo disse: “E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? Dio infatti ha comandato così: «Onora tuo padre e tua madre»” {Matteo 15: 3-4}. E Giacomo dice: “Colui che ha detto: «Non commettere adulterio», ha anche detto: «Non uccidere». Per cui se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore della legge. Parlate quindi e agite come se doveste essere giudicati dalla legge della libertà” {Giacomo 2: 11-12}. [RFOS 20.4]
Cristo e gli apostoli insegnarono e prescrissero la legge scritta in lingua ebraica, senza l’alterazione di una sola lettera o di un solo trattino (Rif. Matteo 5: 17-18), come la conoscevano i giudei e di cui i giudei si vantavano. Cristo disse al giovane che voleva sapere cosa doveva fare per avere la vita eterna: “Tu conosci i comandamenti” {Marco 10: 19}; “Osserva i comandamenti” {Matteo 19: 17}. E al giudeo Paolo dice: “Tu che ti glori nella legge, disonori Dio trasgredendo la legge?” {Romani 2: 23}. [RFOS 20.5]
Nel Nuovo Testamento non mancano le prove per dimostrare che dobbiamo osservare il Sabato. [RFOS 21.1]
Gesù, quindi, considerava realmente l’autorità del Sabato, è per questo motivo che invitò i cristiani ad osservarlo; e la storia ci informa che essi lo osservarono. Sicuramente Cristo ha molto da dire sul Sabato. Vogliamo ascoltarlo? [RFOS 21.5]
Quando Paolo dice: “Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia, anzi stabiliamo la legge” {Romani 3: 31}, affermiamo che il Sabato non è annullato, ma reso stabile, mediante la fede. Quando Paolo conclude che “la legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono” {Romani 7: 12}, concludiamo lo stesso per il quarto comandamento. Quando dice: “io mi diletto nella legge di Dio” {Romani 7: 22}, deduciamo che si diletta anche nel Sabato di quella legge. Quando l’amato apostolo definisce il peccato come “la violazione della legge” {1 Giovanni 3: 4}, affermiamo scritturalmente e logicamente che è anche peccato violare il quarto comandamento. Ancora: quando dice: “Questo infatti è l’amore di Dio: che noi osserviamo i suoi comandamenti” {1 Giovanni 5: 3}, crediamo di dimostrare il nostro amore a Dio osservando il Sabato. Quanto della legge che dice: “Non commettere adulterio… Non uccidere” {Giacomo 2: 11}, Giacomo dice: “Parlate quindi e agite come se doveste essere giudicati dalla legge della libertà” {Giacomo 2: 12}, proclamiamo che anche l’osservanza del Sabato sarà un metro del giudizio. [RFOS 24.1]
Dire che Cristo e gli apostoli sono stati autori di una nuova legge morale significherebbe dire che ci sono almeno tredici legislatori per questa dispensazione [Cristiana]; ma Giacomo dice: “C’è un solo Legislatore, che può salvare e mandare in perdizione” {Giacomo 4: 12}. Le Scritture rappresentano Cristo come Mediatore e Avvocato tra Dio e gli uomini, la cui legge è stata trasgredita, e l’uomo è il trasgressore di quella legge (Rif. 1 Timoteo 2: 5; 1 Giovanni 2: 1). Ma se Cristo è il nostro Legislatore, chi è il nostro avvocato? I romani cattolici risponderanno: “la Vergine Maria” o “il papa di Roma”. [RFOS 24.2]
Se la legge dei Dieci Comandamenti è stata abrogata da Cristo alla croce, e se Cristo, citando e insegnando alcuni dei comandamenti, li ha resi parte della Sua legge, allora Cristo ha abolito una parte della Sua stessa legge. Ancora: se gli apostoli, citando i comandamenti, li hanno resi parte di una nuova legge, come alcuni di essi sono stati citati anni dopo la crocifissione, ne consegue che alcuni di questi comandamenti non sono stati osservati per anni! [RFOS 25.1]
Nelle vicende umane, un cambiamento delle circostanze può rendere necessaria l’abolizione di alcune leggi per far rispettare i principi di giustizia. Ma nessun cambiamento di circostanze può intaccare la legge della giustizia eterna. I legislatori umani possono sbagliare per mancanza di saggezza e cedere vergognosamente ai desideri malvagi di sudditi senza legge, cambiando le leggi giuste. Ma il Dio del cielo è troppo saggio per sbagliare e troppo buono per essere tentato dal male. [RFOS 25.2]
APPROFONDIMENTO
“Passiamo agli Atti, scritti circa trentatré anni dopo l’inizio dell’era evangelica e scritti da un cristiano [Luca]. Ci mostra il linguaggio dei cristiani apostolici riguardo all’antico Sabato e come lo usavano. Li troviamo sempre a chiamarlo “il Sabato”, proprio come era stato chiamato nell’antica dispensazione, e a usarlo per il culto religioso come un tempo. Di Paolo e Barnaba si dice: “Giunsero ad Antiochia di Pisidia; e, entrati nella sinagoga in giorno di sabato, si sedettero” {Atti 13: 14}. Questo era il settimo giorno, il giorno in cui i giudei praticavano il culto. L’Ispirazione lo chiama “giorno di Sabato”, non “un giorno di sabato”, né “l’antico giorno di sabato”, né “il giorno di sabato ebraico”, né “il giorno che un tempo era il sabato”, ma “il giorno di Sabato”…
Paolo, nel suo sermone che si riferisce a quel giorno, dice che i profeti “si leggono ogni sabato” {Atti 13: 27}. Qui l’apostolo lo chiama definitivamente “giorno di Sabato”. Quando ebbe terminato il suo discorso, “i gentili li pregarono che il sabato seguente fossero loro proposte le stesse cose” {Atti 13: 42}. Anche i pagani lo chiamavano “Sabato”. Ancora una volta: “Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio” {Atti 13: 44}. Luca, lo storico, lo chiama “Sabato” e riporta le riunioni che vi si tenevano. Giacomo dice: “«essendo letto ogni sabato nelle sinagoghe»” {Atti 15: 21}. Quindi, Giacomo designa ancora quel giorno come il giorno di Sabato.
Ancora una volta: “Il giorno di sabato andammo fuori città lungo il fiume, dove era il luogo ordinario della preghiera” {Atti 16: 13}. In quale giorno? Il Sabato. Chi contraddice le Scritture e dice che non era Sabato? Tutti ritengono che il giorno a cui si fa riferimento fosse il settimo giorno, e questo è riportato nel Nuovo Testamento. Questo giorno, dunque, è il “Sabato cristiano”.
Ancora: “E Paolo, secondo il suo solito, entrò da loro e per tre sabati presentò loro argomenti tratti dalle Scritture” {Atti 17: 2}. Era abitudine di Paolo osservare il Sabato, come vediamo qui. In quali giorni predicava? Nei giorni di Sabato. Ma questo avveniva il settimo giorno, non il primo. Qual è dunque il giorno di Sabato, secondo Paolo? Scopriremo così che il settimo giorno è sempre e invariabilmente chiamato “Sabato” nel Nuovo Testamento, mentre il primo giorno non è mai chiamato così… Pensiamo quindi di aver trovato chiaramente il “Sabato cristiano”, cioè il giorno di Sabato che le Scritture cristiane insegnano così chiaramente. Chiediamo allora: con quale autorità applicate il termine “Sabato” al primo giorno della settimana? Dio non l’ha mai cambiato, e perché dovreste farlo voi?
In conclusione, chiediamo: dove mai il Signore vi ha dato il permesso di lavorare nel Suo giorno sacro? Chi vi ha dato la libertà di usarlo per lavori secolari? Quando è stata tolta la Sua benedizione o la Sua santificazione? Dove trovate nel Nuovo Testamento che un cristiano abbia mai lavorato il settimo giorno? Vi preghiamo di considerare queste cose alla luce del giudizio [M. Canright, “Il sabato cristiano”, pp. 2-7].
Il Sabato è stato cambiato dal settimo al primo giorno per commemorare la risurrezione di Cristo. [RFOS 25.3]
Risposta:
Se un tale cambiamento fosse stato operato dall’autorità divina, dovremmo aspettarci di trovarlo chiaramente rivelato nelle Scritture come lo fu per la legge che imponeva il settimo giorno. Ma cosa troviamo nelle Scritture riguardo a tale cambiamento? Assolutamente nulla. Poiché la legge che impone l’osservanza del settimo giorno è immutabile, un cambiamento del Sabato, dal settimo al primo giorno, è impossibile; infatti, per imporre il primo giorno, al posto del settimo, il quarto comandamento dovrebbe essere abolito. Quindi, l’unico modo per imporre il primo giorno sarebbe quello di imporlo come istituzione separata e con un’autorità diversa da quella del quarto comandamento [perché il “Sabato” non potrà mai essere abolito]. In questo caso dovremmo avere due “sabati” settimanali, uno successivo all’altro. Questo sarebbe inutile. Perciò, cercheremo invano nella Bibbia l’autorità divina a favore del riposo nel primo giorno. [RFOS 25.4]
In tutta la Bibbia non c’è una sola affermazione che Dio, Cristo o gli apostoli abbiano mai cambiato il Sabato al primo giorno; o che abbiano mai benedetto o santificato quel giorno; o che abbiano mai comandato di osservarlo come Sabato settimanale in memoria della risurrezione di Cristo; o che essi o la Chiesa apostolica lo abbiano mai santificato o reso un giorno di riposo; o che lo abbiano mai chiamato “Sabato”, “Sabato cristiano” o “giorno del Signore”; o che abbiano mai pronunciato delle benedizioni per la sua osservanza o delle maledizioni nel caso della sua profanazione. [RFOS 26.1]
Il primo giorno della settimana è menzionato solo otto volte nel Nuovo Testamento: (Rif. Matteo 28: 1; Marco 16: 2, 9; Luca 24: 1; Giovanni 20: 1, 19; Atti 20: 7; 1 Corinzi 16: 2). Gli otto testi che menzionano questo giorno lo chiamano semplicemente “il primo giorno della settimana”, mentre tre di essi specifica che si riferisce al giorno dopo il “Sabato”. Sei di questi testi, riportati nei quattro Vangeli, mostrano che Cristo è risorto il primo giorno e che la sera di quel giorno [della risurrezione], quando Cristo apparve ai discepoli mentre “erano a tavola” per convincerli che era risorto, “li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a coloro che lo avevano visto risuscitato” {Marco 16: 9-14; Giovanni 20: 19}. Come potevano dunque commemorare la Sua risurrezione in quel primo giorno? Se questo evento [della Sua commemorazione in quel primo giorno] si fosse davvero verificato non si sarebbe dovuto registrare come per il fatto che Cristo era risorto il primo giorno, oppure che era stato crocifisso il giorno prima del Sabato (Rif. Marco 15: 42; Luca 23: 54; Giovanni 19: 31). [RFOS 26.2]
I discepoli avevano una dimora comune (Rif. Atti 1: 13); e “otto giorni dopo” (il che ci porterebbe almeno al martedì successivo), “erano di nuovo in casa” {Giovanni 20: 26}, Cristo apparve loro per convincere Tommaso che era vivo. Ma anche in questa occasione, come in quella precedente, non disse nulla su un eventuale cambiamento del Sabato. [RFOS 27.1]
Uno dei due testi rimanenti che parlano del primo giorno – (Rif. Atti 20: 7-14) – riporta il resoconto di una riunione di addio tenutasi a Troas nella parte notturna di quel giorno (Rif. Atti 20: 8), che secondo il modo di contare odierno corrisponde alla notte del Sabato; infatti, secondo il modo biblico di contare il tempo, il giorno inizia con la sera (notte), o al tramonto (Rif. Genesi 1: 5; Levitico 23: 32; Levitico 22: 6-7; Giosuè 10: 26-27; Marco 1: 32-21). “I discepoli radunati per rompere il pane, Paolo dovendo partire il giorno seguente, conversava con loro” {Atti 20: 7}. Consultando {Atti 23: 31-32}, si noterà che l’espressione “il giorno seguente” era usata per indicare l’ultima parte del giorno a partire dalla sera precedente. L’incontro durò tutta la notte e la domenica mattina Paolo attraversò a piedi un tratto di terra da Troas ad Assos, dove salpò con i suoi compagni per Gerusalemme. Abbiamo visto che era abitudine di Paolo tenere riunioni di Sabato; ma non ci viene detto di rispettare il giorno in cui i discepoli di Troas si riunirono una volta per spezzare il pane, approfittando della loro ultima occasione di vedere e ascoltare Paolo. Questo testo non solo tace sulla questione del Sabato, ma presenta la migliore prova che il primo giorno non era osservato dagli apostoli. [RFOS 27.2]
L’ottavo e ultimo testo che menziona il primo giorno – (Rif. 1 Corinzi 16: 1-3) – stabilisce un sistema di finanziamento per il sostegno del Vangelo (Rif. Romani 15: 25-28), in base al quale ogni cristiano di Corinto e di altri luoghi doveva “mettere da parte per conto suo” (a casa), il primo giorno della settimana, come sono soliti fare gli Avventisti del Settimo Giorno; e abbiamo visto che la chiesa di Corinto era cresciuta incontrando Paolo e ascoltandolo predicare “ogni sabato” {Atti 18: 4}. [RFOS 28.1]
Ci viene detto che la discesa dello Spirito Santo, come riportato in {Atti 2: 1}, avvenne nel giorno di Pentecoste, che era il primo giorno della settimana. Ma in {Atti 2: 1} si usa solo il termine “giorno di Pentecoste”, mentre “il primo giorno” viene taciuto. Dio avrebbe cambiato il Sabato senza menzionare quel giorno? Dov’è la prova che Dio ha trasformato la Pentecoste, una festa che gli ebrei celebravano una volta all’anno, in un sabato settimanale? Dov’è, con un “così dice il Signore”, il punto di partenza di questo nuovo sabato? Quando e dove Dio ha ufficializzato questo sabato? Dacci il luogo e le circostanze, il capitolo e il versetto. La legge dell’antico Sabato è molto chiara. Dateci una legge altrettanto chiara per il primo giorno. “Dove non c’è legge, non vi è neppure trasgressione” {Romani 4: 15}; “mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato” {Romani 3: 20}. Dio ci punirebbe per non aver fatto ciò che non ci ha mai detto di fare? [RFOS 28.2]
Ci viene detto che Dio ha spesso benedetto il Suo popolo il primo giorno. Dio benedice il Suo popolo ogni giorno in cui Lo servirà e Lo adorerà. Ci sono dunque sette sabati nella settimana? [RFOS 29.1]
Dio avrebbe cambiato il Sabato, dando così origine a un nuovo e importante obbligo, senza dire una sola parola a riguardo? [No! E per quanto riguarda la risurrezione di Gesù] Noi commemoriamo la risurrezione di Cristo con l’ordinanza del battesimo (Rif. Romani 6: 4-5; Colossesi 2: 12). [RFOS 29.2]
Tutti i giorni della settimana sono uguali (Rif. Romani 14: 5). [RFOS 29.3]
Risposta:
Questa obiezione non solo contraddice in pieno quella che abbiamo appena notato, ma è contraria alla Bibbia. L’espressione “tutti i giorni sono uguali” in {Romani 14: 5}, significa tutti quei giorni che rientrano nell’argomento di Paolo, ma evidentemente non può comprendere tutti i giorni della settimana. Infatti:
Alcuni a Roma erano deboli nella fede e osservavano ancora i giorni del sistema tipico, soprattutto la Pasqua, in cui si mangiavano erbe amare (Rif. Esodo 12); mentre altri, più forti, consideravano uguali tutti i giorni che rientravano nel sistema. Dire che Paolo si riferisce alla legge dei Dieci Comandamenti, i quali devono essere o tutti validi oppure tutti aboliti, significherebbe rappresentarlo come se chiamasse deboli coloro che osservano la legge e forti coloro che la violano. [RFOS 30.1
Paolo temeva di essersi affaticato invano per quei galati che osservavano giorni, mesi, stagioni e anni (Rif. Galati 4: 10-11). [RFOS 30.2]
Risposta:
Non ci sarebbe alcun problema riguardo alla validità del Sabato ammettere che i giorni menzionati in questo testo facciano riferimento ai diversi giorni che gli ebrei erano tenuti a osservare; infatti troviamo diversi “sabati” e feste annuali ordinati dal sistema tipico, “oltre i sabati dell’Eterno” {Levitico 23: 38}. Ma alcuni sostengono, con un buon grado di plausibilità, che poiché i Galati un tempo “non conoscendo Dio, servivate a coloro che per natura non sono dèi” {Galati 4: 8}, dovevano essere dei pagani idolatri, e i giorni a cui Paolo allude erano quei giorni osservati dai pagani, corrispondenti, forse, a quelli che oggi alcuni chiamano giorni fortunati o festivi. Adottando l’una o l’altra interpretazione, la causa del Sabato rimane sempre inalterata e valida. [RFOS 30.3]
Se il Sabato è ancora in vigore, perché non è stato menzionato nel gran mandato? (Rif. Matteo 28: 19); o nella risposta di Cristo al giovane ricco? (Rif. Matteo 19: 17-27); o nel giorno della Pentecoste? (Rif. Atti 2); o nella decisione del concilio di Gerusalemme? (Rif. Atti 15). [RFOS 30.4]
Risposta:
È irragionevole selezionare un’isolata Scrittura che non menziona il Sabato e concludere che il Sabato non è più vincolante. Con questo modo di ragionare, gli uomini possono confutare tutte le dottrine della Bibbia. Per esempio, il battesimo non è menzionato nella decisione del concilio di {Atti 15}. Dobbiamo quindi rifiutare il battesimo? Il libro di Ester non menziona il nome di Dio; non c’è dunque nessun Dio? Il libro della Genesi non contiene alcun precetto di amare Dio o il prossimo e non menziona, nella sua breve narrazione, il Giudizio o la venuta di Cristo in un fuoco fiammeggiante; dobbiamo concludere che coloro che vivevano nel periodo della Genesi non sapessero nulla di questi argomenti? Dovremmo piuttosto prendere una posizione che sia in armonia con la somma delle verità nella Scrittura; “La somma della tua parola è verità” {Salmo 119: 160}. [RFOS 31.2]
Il peccato della trasgressione del Sabato non è condannato nel Nuovo Testamento. [RFOS 32.1]
Risposta:
La legge del Sabato, riconosciuta e applicata nel Nuovo Testamento (Rif. Matteo 12: 12; Matteo 5: 17-19; Matteo 19: 17), rimprovera il peccato con la stessa forza con cui Jehovah la proclamò al Sinai. Pertanto, l’esempio del Salvatore e dei primi cristiani nell’osservare il Sabato (Rif. Luca 4: 16; Luca 23: 54-56; Atti 17: 2), è un perenne rimprovero contro coloro che profanano consapevolmente il Sabato; e dovremmo prendere prestare ascolto ai rimproveri del Signore contro l’infrazione del Sabato nell’Antico Testamento, allo stesso modo come se fossero pronunciate contro le violazioni del Sabato ai giorni d’oggi. [RFOS 32.2]
La legge che condanna il peccatore è buona “per i profani”{1 Timoteo 1:9} anche in questa dispensazione, per coloro che profanano o trattano con irriverenza le cose sacre, tra le quali si trova il santo Sabato. [RFOS 32.3]
Il fatto che nel Nuovo Testamento non venga fatta alcuna menzione speciale del peccato di violazione del Sabato ai tempi in cui fu scritto, è una buona prova del fatto che coloro che predicavano e scrivevano in quei tempi non avevano la dolorosa necessità di dire tanto su questo argomento quanto noi. In altre parole, il Sabato era rigorosamente osservato dai cristiani di quei tempi. I primi cristiani erano in gran parte costituiti da ebrei e da pii gentili, che già osservavano il Sabato e che erano confermati nella loro pratica dall’esempio di Cristo e degli apostoli; e poiché osservavano un solo e unico giorno, presentavano un fronte unito al mondo gentile; e i gentili che ricevevano il Vangelo avrebbero ricevuto anche il Sabato senza contestazioni. Per questo li vediamo ad Antiochia invitare Paolo a predicare loro il Sabato successivo (Rif. Atti 13: 42). Questa richiesta fu fatta nel Sabato del settimo giorno, con riferimento al successivo Sabato del settimo giorno, mostrando che non c’era un sabato del primo giorno tra i due. Vediamo anche i Gentili, nella popolare città di Corinto, unirsi a Paolo e agli altri giudei nel culto di Dio “ogni sabato” {Atti 18: 4}. [RFOS 33.1]
Ma è notevole il fatto che quando arriviamo alle profezie relative ai nostri tempi, non solo vediamo il Sabato come sigillo, segno o marchio del Dio vivente (Rif. Apocalisse 7: 2; Esodo 31: 17; Ezechiele 20: 12, 20; Isaia 58: 12-13), ma abbiamo anche un solenne avvertimento contro il ricevere in modo deliberato del marchio della bestia, o del papato, in opposizione ai comandamenti di Dio e al vero Sabato (Rif. Apocalisse 14: 9-12; Apocalisse 7: 1-2; Apocalisse 13: 16-17). Anche in questo caso, quindi, vediamo rimproverare il peccato di profanare consapevolmente il Sabato. [RFOS 33.2]
Concludiamo la nostra risposta a questa obiezione proponendo la seguente domanda: Perché i giudei, che osservavano costantemente i cristiani per accusarli, non hanno mai accusato gli apostoli e i primi cristiani nei tempi apostolici di profanare il Sabato con l’osservanza del primo giorno? [RFOS 34.1]
Coloro che pretendono di osservare il Sabato, non devono uscire dalle loro case, accendere fuochi nelle loro abitazioni o viaggiare per più di un giorno di Sabato in quel giorno (Rif. Esodo 16: 20; Esodo 35: 3). [RFOS 34.2]
Risposta:
Questi divieti non fanno parte del quarto comandamento.
Se si seguisse la legge antica, si dovrebbe lapidare chi viola il Sabato (Rif. Numeri 15: 35). [RFOS 35.1]
Risposta:
L’atto di lapidare chi profana il Sabato non è menzionato nel quarto comandamento. Questo dovere era imposto dalla legge tipica dei giudei. Ma venivano lapidati anche per la presuntuosa violazione degli altri comandamenti del decalogo (Rif. Deuteronomio 13: 6-11; Deuteronomio 17: 2-5; Deuteronomio 22: 18-22; Esodo 21: 12, 15; Levitico 24: 10-23; Giosuè 7: 10-25). Se nove dei precetti della legge possono esistere senza la pena tipica, perché non potrebbe esistere anche il quarto? [RFOS 35.2]
La prima alleanza, o la legge dei Dieci Comandamenti, invecchiò e scomparve (Rif. Deuteronomio 4: 13; Ebrei 8: 7). [RFOS 35.3]
Risposta:
La parola “alleanza”, così come il termine “legge”, è variamente usata nella Bibbia (Rif. Genesi 9: 9; Genesi 17: 1-11; Deuteronomio 29: 1); e sebbene i Dieci Comandamenti siano talvolta chiamati “alleanza” nelle Scritture, tuttavia non sono la prima alleanza. Un patto, nell’accezione comune di questo termine, è un “contratto” o un “accordo tra due o più parti, che comprende condizioni e promesse reciproche”.
La prima alleanza era un accordo che riguardava i Dieci Comandamenti, ma non era quei comandamenti in sé. Il suo obbiettivo era quello di produrre obbedienza a quei comandamenti. La parte di Dio di questa alleanza era: “Or dunque, se darete attentamente ascolto alla mia voce e osserverete il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare” {Esodo 19: 5} – (Si legga anche Geremia 11: 3-4).
Da parte del popolo, l’accordo era: “Noi faremo tutto ciò che l’Eterno ha detto” {Esodo 19: 8; Esodo 24: 3, 7}.
Questa alleanza aveva un mediatore e fu consacrata con il sangue (Rif. Esodo 24: 8; Ebrei 9: 18-20}. Dice Paolo: “Certamente anche il primo patto ebbe degli ordinamenti per il servizio divino e per il santuario terreno” {Ebrei 9: 1}. [RFOS 35.4]
I figli di Israele violando i comandamenti di Dio persero il diritto alle benedizioni dell’alleanza. Dio li rimproverò (i figli di Israele, non la legge) e per misericordia stipulò con loro una seconda alleanza, basata non su principi morali migliori, ma su “migliori promesse” {Ebrei 8: 6}. La prima di queste promesse migliori è: “Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore” {Geremia 31: 31-34; Ebrei 8: 7-12}.
La legge in questione è una legge che esisteva al tempo di Geremia. Non può essere la legge cerimoniale, perché questa è stata abolita alla croce. Non può quindi essere altro che la legge dei Dieci Comandamenti. E osservate che il Signore non dice che scriverà nel cuore solo nove precetti di questa legge, ma dice: “La scriverò [la Mia legge] nel loro cuore”. Non fa eccezioni. [RFOS 36.1]
Cristo, come mediatore della nuova alleanza, l’ha confermata con molti (Rif. Daniele 9: 27), insegnandola in tutti i suoi rami. Avendo la legge di Dio scritta nel Suo cuore {Salmo 40: 8}, la insegnò a fondo, indicando le ricche benedizioni che derivano dalla sua obbedienza. Insegnò anche i veri mezzi per il perdono (Rif. Matteo 26: 28), istituì le ordinanze cristiane (Rif. Matteo 26: 26-29; Matteo 28: 19; 1 Corinzi 11: 23-26; Romani 6: 3-5) e infine sigillò l’alleanza con il proprio sangue. [RFOS 36.2]
Con la nuova alleanza, invece di avere sacrifici che non possono togliere il peccato e nei quali “si rinnova ogni anno il ricordo dei peccati” {Ebrei 10: 3}, abbiamo un sacrificio perfetto, che porta il perdono nel senso più pieno, così che i nostri peccati non saranno più ricordati. Invece di essere scritta su tavole di pietra, la legge sarà scritta dallo Spirito di Dio “sulle tavole di un cuore di carne” {2 Corinzi 3: 3}. La legge di Dio esisteva prima che fosse stipulata la prima alleanza; l’obiettivo di entrambe le alleanze era quello di assicurare l’obbedienza alla legge; questa fu “parola da lui comandata per mille generazioni” {1 Cronache 16: 15}. [RFOS 37.1]
Non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia (Rif. Romani 6: 14). [RFOS 37.2]
Risposta:
Essere “sotto la legge” significa essere in uno stato di condanna per aver trasgredito la legge (Rif. Romani 3: 19), sotto la maledizione o sotto la pena della legge, oppure “sotto la legge” come norma di condanna. [Essere “sotto la legge” infatti significa essere condannati da essa perché ci siamo lasciati dominare dal peccato (Rif. Romani 6: 14)].
Essere “sotto la grazia” significa essere sotto il favore di Cristo, che è morto per riscattarci dalla maledizione [o condanna] della legge [a causa delle nostre trasgressioni], essendo stato fatto maledizione per noi (Rif. Galati 3: 13). [Per lo stesso principio di prima essere “sotto la grazia” significa anche trovarsi in una condizione in cui il peccato non ha più alcun dominio su di noi (Rif. Romani 6: 14)].
Ma essere “sotto la grazia” ci libera dall’osservanza della legge, e quindi ci dà la licenza di peccare? Lasciate che il versetto successivo risponda: “Che dunque? Peccheremo [trasgrediremo la legge, (Rif. 1 Giovanni 3: 4)] noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Così non sia” {Romani 6: 15}. Prendersi la libertà di peccare significherebbe manifestare la più bassa ingratitudine e riportarci di nuovo “sotto la [condanna della] legge”. [RFOS 37.3]
La legge e i profeti sono stati fino a Giovanni (Rif. Luca 16: 16). [RFOS 37.4]
Risposta:
Se questo linguaggio dimostra che la legge è cessata quando è apparso Giovanni [o è morto Giovanni], allora non è stata abolita alla croce [perché Giovanni è vissuto ed è morto prima della croce].
Quale posizione assumerà l’obiettore? Ancora una volta, se questo testo dimostra che la legge è cessata all’avvento di Giovanni, dimostra lo stesso per quanto riguarda i profeti. Allora non ci sarebbero più state profezie che si riferivano a Cristo; e chi avrebbe quindi potuto dire chi fosse il Messia? Leggiamo: “Poiché tutti i profeti e la legge hanno profetizzato fino a Giovanni” {Luca 16: 16}. Quindi, la legge e i profeti profetizzarono, o furono predicati, fino a Giovanni. “Da allora viene predicato il regno di Dio”, cioè in aggiunta alla legge e ai profeti. Se Cristo, in questo passo, intendeva insegnare che la legge era abolita, ci aspetteremmo che da quel momento in poi ne parlasse in modo negativo, se mai l’avesse menzionata. Ma nel versetto successivo dice: “È più facile che passino il cielo e la terra, che non venga meno un solo frammento della legge. Chiunque abbandona la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio” {Luca 16: 17-18}. [RFOS 37.5]
Non possiamo essere giustificati dalle opere della legge (Rif. Romani 3: 20). [RFOS 38.1]
Risposta:
Paolo ci dice il perché non possiamo essere giustificati dalle opere della legge: “perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato” {Romani 3: 20}. La legge ci condanna come peccatori, per questo motivo non può giustificarci. Se ci condannasse e ci giustificasse allo stesso tempo, contraddirebbe sé stessa e sarebbe ingiusta (questo sarebbe vero per le leggi terrene, ma non per la legge di Dio).
La legge non può giustificarci, perché la nostra obbedienza, presente e futura, non può soddisfare le richieste della legge che abbiamo trasgredito in passato e cancellare i nostri peccati passati.
Per questo motivo è così importante credere in Cristo, morto per i nostri peccati, per la nostra giustificazione. Ma per essere così giustificati, dobbiamo pentirci delle nostre trasgressioni; e poi rimanere, per fede, in uno stato di giustificazione obbedendo alla santa legge di Dio. I cristiani sono creati per le buone opere (Rif. Efesini 2: 10) e tutti saranno giudicati e ricompensati secondo le loro opere (Apocalisse 20: 12; Apocalisse 22: 12). [RFOS 38.2]
In {Romani 7: 1-7} Paolo, con la figura del matrimonio, insegna che siamo “morti alla legge”, “liberati dalla legge”, e che la legge è morta. [RFOS 39.1]
Risposta:
Il modo corretto per cogliere la vera attinenza della figura di Paolo [sul matrimonio] con la legge, è quello di guardare alla conclusione da lui stesso tratta riguardo alla legge. Paolo ci dice: “Che diremo dunque? Che la legge è peccato? Così non sia; anzi io non avrei conosciuto il peccato, se non mediante la legge; infatti io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non concupire». Il peccato invece, presa occasione da questo comandamento, ha prodotto in me ogni concupiscenza, perché senza la legge, il peccato è morto. Ci fu un tempo in cui io vivevo senza la legge, ma essendo venuto il comandamento, il peccato prese vita ed io morii, e trovai che proprio il comandamento, che è in funzione della vita, mi era motivo di morte. Infatti il peccato, colta l’occasione per mezzo del comandamento, mi ingannò e mediante quello mi uccise. Così, la legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono” {Romani 7: 7-12}.
Quanto è diversa la conclusione di Paolo da quella dell’obiettore! Invece di trasmettere l’idea che la legge è morta, insegna che la legge ha mostrato a Paolo che era un peccatore meritevole di morte, e che per questo motivo ne parla in termini nobilissimi. [RFOS 39.2]
Paolo, con la figura del matrimonio, illustra il tema della conversione. In questa figura ci sono quattro oggetti: (1) una donna, (2) il suo primo marito, (3) il suo secondo marito e (4) la legge del matrimonio. Il primo marito muore e la donna è libera di sposarsi con il secondo marito. La legge che la legava al primo marito la lega ora al secondo. Anche nell’applicazione ci sono quattro oggetti: (1) il peccatore; (2) il “vecchio uomo”, il “corpo del peccato” o “la mente carnale” (Rif. Efesini 4: 22; Colossesi 3: 9); (3) “l’uomo nuovo”, il “Signore Gesù Cristo” o “Cristo in voi, speranza di gloria” {Colossesi 1: 27}; e (4) la legge di Dio. L’uomo vecchio viene “crocifisso”, o “rimosso”; allora l’individuo può essere sposato a Cristo, o l’uomo nuovo può essere “indossato”. E la legge di Dio, che mostrava al peccatore le sue relazioni con l’uomo vecchio, vincolandolo al peccato e alla morte, ora approva il convertito come un uomo giusto e lo unisce così a Cristo, per la vita eterna. [RFOS 40.1]
Paolo infatti dice: “Così dunque, fratelli miei, anche voi siete morti alla legge mediante il corpo di Cristo per appartenere ad un altro” {Romani 7: 4}. Siamo noi ad essere morti, non la legge. Questa morte avviene attraverso il pentimento, in cui muore l’uomo vecchio. Ma cosa è che ci uccide nell’atto del pentimento? È la legge che ha ucciso Paolo (Rif. Romani 7: 10-11), crocifiggendolo con Cristo (Rif. Galati 2: 19-20).
La stessa legge, che ha condannato Paolo come peccatore, ha ucciso Cristo al posto di Paolo. Perciò Cristo, con il Suo sacrificio per il peccato, “ha condannato il peccato nella carne” {Romani 8: 3}, nel modo più forte che si possa immaginare. [RFOS 40.2]
Siamo morti alla legge grazie al corpo di Cristo. La pena che abbiamo meritato per le nostre trasgressioni alla legge di Dio è stata soddisfatta nel corpo di Cristo, che è stato offerto per noi; e la legge è soddisfatta. Siamo così liberati da essa come norma di condanna. “L’essere morti in cui eravamo tenuti” non è la legge, ma il peccato e la condanna. È perché la legge di Dio non poteva essere revocata che Cristo ne ha soddisfatto la pena per noi con la Sua morte. E noi, non eviteremo forse quelle trasgressioni alla legge di Dio che hanno reso necessario che Cristo pagasse un riscatto così caro per noi? Potremmo mai dimostrare di essere convertiti o cambiati se non attraverso una vita conforme alla legge di Dio? [RFOS 41.1]
Dal fatto che nella conversione Paolo, per “la legge dello Spirito della vita”, fu “liberato dalla legge del peccato e della morte” {Romani 8: 2}, alcuni sostengono che sotto il Vangelo una nuova legge prenda il posto della legge di Dio. Ma la legge del peccato e della morte non è la legge dei Dieci Comandamenti, infatti, la legge del peccato si oppone nettamente alla legge dei Dieci Comandamenti, perché porta alla sua violazione; infatti “il peccato è violazione della legge” {1 Giovanni 3:4}. Obbedire alla legge del peccato significa violare la legge di Dio e comporta la condanna e la morte. Essere liberati dalla legge del peccato significa essere portati all’obbedienza della legge di Dio. Paolo fa una chiara distinzione tra la legge del peccato e la legge di Dio: “Infatti io mi diletto nella legge di Dio secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra” {Romani 7: 22-23}.
Questa è stata l’esperienza di Paolo mentre lottava per staccarsi dal peccato durante la sua conversione. Si leggano bene i versetti di {Romani 7: 24-25}. Per mezzo della legge dello Spirito di vita, che non è altro che un’altra forma di espressione per indicare il Vangelo, Paolo ottenne la libertà dal peccato e dalla condanna, e non la licenza di trasgredire la legge di Dio. [RFOS 41.2]
“Perché il fine della legge è Cristo, per la giustificazione di ognuno che crede” {Romani 10: 4}. [RFOS 42.1]
Risposta:
Se “il fine della legge è Cristo” significa che la legge è stata abolita, allora la legge è abolita solo per il credente, mentre è ancora vincolante per il non credente; infatti, Cristo è il fine della legge “per la giustificazione di ognuno che crede”. Qui la parola “fine” significa “scopo” o “obbiettivo”, come nelle seguenti Scritture: “Avete visto la sorte finale che il Signore…” {Giacomo 5: 11}. “Ora il fine del comandamento è l’amore” {1 Timoteo 1: 5}.
Lo scopo della legge era di renderci giusti e di darci la vita; ma l’uomo ha trasgredito la legge ed essa non ha più potuto raggiungere questo scopo per noi. Cristo realizza questo obiettivo per il credente pentito, che per fede in Lui si riveste della Sua giustizia imputata, che vive una vita di obbedienza e si assicura la vita eterna. [RFOS 42.2]
La follia di rifiutare la legge perché non ci dichiara giusti o perché non ci giustifica è illustrata da un falegname che butta via la sua squadra e la sua riga perché condannano ogni oggetto a cui sono applicate. Permettete che la legge rimanga come un rimprovero del peccato per il peccatore, affinché vada a Cristo per la salvezza e come regola di vita per il cristiano; e lasciate che la fede nei meriti della morte di Cristo, accompagnata da un genuino pentimento, elimini i nostri peccati e i difetti del carattere evidenziati dalla legge. L’obiettivo finale della morte di Cristo era “affinché la giustizia della legge si adempia in noi” e che potessimo vincere la mente carnale che “non è sottomessa alla legge di Dio” {Romani 8: 4, 7, 13}. [RFOS 42.3]
Ciò che era “scritto e inciso nella pietra” è stato “tolto” e “abolito” (Rif. 2 Corinzi 3: 7, 11, 13-14). [RFOS 43.1]
Risposta:
Lo Spirito doveva rimproverare il mondo di peccato perché non crede in Cristo (Rif. Giovanni 16: 9). Perciò ora c’è “la legge della fede” {Romani 3: 27} e “la legge di Cristo” {Galati 6: 2}; e Cristo dice: “Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri” {Giovanni 13: 34}. [RFOS 45.1]
Risposta:
Tutto ciò che gli apostoli dovevano legare sulla terra doveva essere legato in cielo (Rif. Matteo 16: 18, Matteo 19; Matteo 18: 18); e nel giorno della Pentecoste, una nuova legge uscì da Gerusalemme: “Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell’Eterno” {Isaia 2: 3}. [RFOS 46.1]
Risposta:
Le persone solitamente dicono che: “Le nazioni trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in roncole; la nazione non alzerà più la spada contro la nazione e non conosceranno più la guerra”. Ma il Signore dice esattamente il contrario: “Preparate la guerra” e “Forgiate spade con i vostri vomeri e lance con le vostre falci” {Gioele 3: 9-10}.
Ed è proprio perché si predicano cose tranquille quando stanno per arrivare guerre e crisi, che il Signore abbandonerà il Suo popolo (Rif. Isaia 2: 6).
Domanda: Il Signore avrebbe abbandonato il Suo popolo per aver predicato il Vangelo nel giorno di Pentecoste? Leggere i versetti di {Isaia 2: 7-22}. [RFOS 46.3]
Coloro che sollevano questa obiezione, in genere sostengono il primo giorno. Ora, incontrandoli sul loro stesso terreno, vorremmo chiedere loro quale legge fu emanata il giorno di Pentecoste riguardo al primo giorno? Quel giorno non fu nemmeno menzionato in quell’occasione. I nostri avversari rifiutano un Sabato istituito da Dio e fatto rispettare da una legge che Jehovah ha pronunciato in Persona, e accettano un sabato creato dall’uomo senza una legge divina che ne imponga l’osservanza. [RFOS 46.4]
Siamo tenuti a osservare lo spirito della legge, e non la lettera della legge (Rif. Romani 2: 29; Romani 7: 6). [RFOS 47.1]
Risposta:
Se dobbiamo intendere con questi testi che non siamo obbligati a fare letteralmente ciò che la legge richiede, allora possiamo letteralmente uccidere, rubare e commettere adulterio? Non può essere questo il significato delle frequenti allusioni di Paolo alla lettera e allo spirito. La forma e lo spirito della legge si sostengono a vicenda. Non possiamo infrangere la legge alla lettera senza infrangerla spiritualmente. [RFOS 47.2]
La religione degli ebrei ai tempi di Cristo e degli apostoli era diventata formale ed egoista. Facevano le loro opere buone per essere visti dagli uomini, e non perché amavano Dio e il prossimo. Condannavano chi violava apertamente la legge, mentre loro facevano di peggio. Mantenevano rigorosamente certe forme popolari di apparente obbedienza alla legge, ma, attraverso la lettera e la circoncisione, trasgredivano la legge (Rif. Romani 2: 27). Con le loro tradizioni erano molto rigorosi nel rendere il Sabato un riposo per gli animali; ma così facendo trascuravano il Sabato come istituzione misericordiosa, come giorno da impiegare nell’opera più nobile per il nostro Creatore. Dicevano che un uomo non doveva rubare, nell’accezione popolare di questo termine, eppure rubavano nei loro commerci affilati. E così il nome di Dio veniva bestemmiato tra i gentili. [RFOS 47.3]
Non è forse questa la condizione di molti professori al giorno d’oggi? Sono molto severi nel mantenere certe forme popolari di religione, eppure infrangono i comandamenti di Dio. Per esempio, molti non ruberebbero apertamente la proprietà del prossimo, perché perderebbero la loro reputazione, ma sono molto severi nel far rispettare la lettera della legge ai ladri; eppure farebbero molto peggio, approfittando del prossimo nel commercio. In questo modo non adempiono “la legge regale” in armonia con la Scrittura: “Ama il tuo prossimo come te stesso” {Giacomo 2: 8-12}; ma nell’osservare alcune parti di quella legge sono mossi da motivi egoistici. Ora, noi sosteniamo che l’osservanza del Sabato è perfettamente calcolata per curare questa religione egoistica e per aiutarci a obbedire allo spirito della legge; infatti, gli uomini non saranno molto propensi ad abbracciare il Sabato perché è popolare, o per un vantaggio temporale, ma per amore disinteressato verso Dio e la Sua causa. Quanto è ingiusto, dunque, addebitare a coloro che osservano il Sabato del settimo giorno il peccato di aver trascurato lo spirito della legge?! [RFOS 48.1]
Amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi è la somma di tutti i nostri doveri morali, ed è tutto ciò che siamo tenuti a fare. [RFOS 48.2]
Risposta:
È vero; ma come dimostriamo il nostro amore a Dio e al prossimo? Dice Giovanni: “Questo infatti è l’amore di Dio: che noi osserviamo i suoi comandamenti” {1 Giovanni 5: 3}. “Da questo sappiamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti” {1 Giovanni 5: 2}. Se professiamo l’amore per Dio, ma rifiutiamo di obbedirgli, non diciamo la verità.
Per illustrare: Un genitore giusto ha due figli, dai quali esige obbedienza. Uno di questi figli viene dal genitore e dice: “Padre, ti amo, ma non posso obbedirti”. L’altro dice: “Padre, ti amo e cercherò di obbedirti”. Secondo voi, quale di questi figli ama veramente il padre? Tutte le persone ragionevoli risponderanno: “Quello che ha detto di amare il suo genitore e cercherà di obbedirgli”.
Allo stesso modo mostriamo il nostro amore a Dio. I primi quattro comandamenti vietano di separare i nostri affetti supremi dal nostro Creatore; e osservando gli ultimi sei comandamenti dimostriamo di amare il nostro prossimo come noi stessi. [RFOS 48.3]
Cristo, adempiendo la legge morale, l’ha abolita (Rif. Matteo 5: 17-19). [RFOS 49.1]
Risposta:
Questa obiezione è una mera asserzione; ed è per ben cinque volte contraddetta dal Salvatore (Rif. Matteo 5: 17-19).
Questa legge non poteva cessare alla venuta di Cristo. Lo dimostrano tre interessanti espressioni che contengono le parole: “tempi” o “fino a quando” nel Nuovo Testamento:
Questa obiezione inculca l’orribile dottrina che Cristo sia il ministro del peccato. Le Scritture insegnano chiaramente che Cristo è venuto per vincere Satana e il peccato. Ma secondo questa obiezione, il grande scopo di Dio nell’inviare Suo Figlio è vanificato, e Satana e il peccato trionferanno alla fine; perché Cristo concede agli uomini piena libertà di trasgredire tutti i comandamenti [o anche solo alcuni] di Dio! [RFOS 51.1]
Paolo afferma “che la legge non è stata istituita per il giusto” {1 Timoteo 1: 9}. [RFOS 51.2]
Risposta:
Paolo aggiunge subito: “ma per gli empi e i ribelli, per i malvagi e i peccatori” {1 Timoteo 1:9}, e dopo aver specificato vari personaggi empi, include ogni altra opera malvagia che la legge condanna, con l’espressione: “e per qualsiasi altra cosa contraria alla sana dottrina” {1 Timoteo 1: 9}. Quindi la legge è ancora vincolante per i peccatori ed è in armonia con la “sana dottrina”. Ma Paolo intende forse dire che i giusti sono esonerati dall’osservanza della legge, mentre la legge mantiene la sua forza vincolante per i peccatori? Sarebbe il massimo della follia e dell’incoerenza affermarlo. I giusti si dilettano della legge di Dio come regola di vita (Rif. Romani 7: 22; Salmo 1: 2); ed è proprio perché sono rigorosi nell’osservarla che sono considerati giusti (Rif. Deuteronomio 6: 25; Salmo 119: 172). Il semplice significato delle parole di Paolo è che la legge morale, in quanto norma di condanna, non è fatta per i giusti, ma per i disobbedienti. Se la legge morale fosse sempre stata osservata, non ci sarebbe stata la necessità che Dio la proclamasse come fece sul Monte Sinai, o che la scrivesse su tavole di pietra, o che collegasse ad essa, come mezzo di correzione e di riforma nella passata dispensazione, le gravose ordinanze e le forti sanzioni del sistema tipico. [RFOS 51.3]
Ci viene semplicemente richiesto di mettere da parte una settima parte del tempo, o un giorno qualsiasi dopo sei giorni di lavoro; perché questo soddisfa le nostre esigenze fisiche. [RFOS 52.1]
Risposta:
Il quarto comandamento (Rif. Esodo 20: 8-11) ci impone di osservare “il Sabato del Signore”, il giorno in cui Dio si riposò, il giorno che Dio benedisse e santificò perché in esso si era riposato. “Sabato” significa riposo; e Dio non si è mai riposato in più di un giorno; non ha mai benedetto più di un giorno; e non ha mai comandato l’osservanza di un altro giorno della settimana oltre a quello in cui si è riposato e che ha riservato all’uso sacro fin dall’inizio. “Ma il settimo giorno è sabato, sacro all’Eterno, tuo DIO, non farai in esso alcun lavoro” {Esodo 20: 10}. [RFOS 52.2]
Il Sabato non è stato creato semplicemente per concederci il riposo fisico. Il suo grande obbiettivo, come memoriale, era quello di soddisfare le nostre esigenze spirituali e morali commemorando il riposo di Dio dalle Sue opere; ciò richiede che ci sia una corrispondenza tra un memoriale e l’evento che commemora. Così gli israeliti mangiarono la Pasqua in fretta, con pane azzimo, per rappresentare il modo in cui lasciarono l’Egitto. E noi cristiani, partecipando alla cena del Signore con il pane azzimo e il succo d’uva, ricordiamo adeguatamente il corpo spezzato e il sangue versato del nostro Salvatore; e nell’essere “sepolti con lui per mezzo del battesimo” {Romani 6: 4}, mostriamo la Sua sepoltura e risurrezione. Così, riposando dalle nostre opere il settimo giorno, ricordiamo il riposo di Dio dalle Sue opere in quel giorno. Di solito si celebra la nascita nel giorno in cui si è nati; e il settimo giorno è il giorno della nascita del nostro mondo, il giorno in cui le opere di Dio sono state completate. [RFOS 52.3]
La dottrina dell’osservanza di qualsiasi giorno su sette ci darebbe tanti sabati quanti sono i giorni della settimana; ciò giustificherebbe gli antichi trasgressori del Sabato nella loro ribellione contro Dio, purché scegliessero un settimo giorno a piacere; ciò giustificherebbe gli agricoltori nella scelta dei giorni di pioggia per i loro sabati, e non solo porterebbe confusione nelle pratiche degli uomini, ma anche nella storia sacra e nella profezia. Infatti, se si intende un settimo giorno indefinito, come si può dire quando sono avvenuti quegli eventi che si dice siano accaduti di Sabato? Per esempio: L’idea che i discepoli “si riposarono il Sabato” significherebbe che si riposarono un giorno qualsiasi su sette? E quando leggiamo che Cristo è risorto il giorno dopo il Sabato, è come se dovessimo leggere che è risorto in un giorno qualsiasi su sette, e forse, come sostiene l’infedele, che non è risorto affatto?! Inoltre, quando Cristo disse ai Suoi discepoli di pregare affinché non fuggissero dalla Giudea durante il Sabato, voleva che pregassero affinché non fuggissero affatto?! Questa indefinita teoria sulla settima parte del tempo porta all’infedeltà. [RFOS 53.1]
È un principio della Parola di Dio che coloro che non fanno differenza tra ciò che Dio ha santificato e ciò che non ha santificato, renderanno leggera la disobbedienza a Dio e nasconderanno i loro occhi dai Suoi Sabati; mentre coloro che fanno differenza tra il sacro e il profano, obbediranno a Dio e santificheranno i Suoi Sabati (Rif. Ezechiele 22: 26; Ezechiele 44: 23-24). Dio punì Nadab e Abihu con la morte proprio per questo peccato [non aver fatto differenza tra sacro e profano] (Rif. Levitico 10). Pensavano che Dio avrebbe accettato dai loro incensieri dell’incenso acceso con fuoco comune, mentre aveva comandato loro di accenderlo con del fuoco sacro. Ancora oggi Dio è geloso riguardo all’obbedienza della Sua Parola (Rif. Atti 5: 1-11). Si può dire che non faccia differenza il giorno in cui si offre adorazione al Signore, quando Dio stesso ha santificato e rivendicato il settimo giorno per un saggio motivo? [RFOS 54.1]
Il settimo giorno potrebbe essere andato perduto nel passaggio dall’Antico al Nuovo calendario, o anche prima che tale cambiamento fosse effettuato. [RFOS 54.2]
Risposta:
Dopo la sepoltura di Cristo, i Suoi seguaci “durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento” {Luca 23: 56}, che impone l’osservanza del giorno stesso in cui Dio si riposò alla creazione, e che poi benedisse e santificò. [RFOS 54.3]
Gli israeliti non avevano perso il settimo giorno quando uscirono dall’Egitto, perché lo osservarono di loro spontanea volontà. E anche se l’avessero perso, Dio lo fece osservare ogni settimana per quarant’anni con un triplice miracolo: Primo, diede una doppia porzione di manna il sesto giorno; secondo, il settimo giorno non ce n’era; terzo, ciò che era stato conservato dal sesto giorno non si corrompeva il settimo giorno, mentre la manna conservata per qualsiasi altro giorno si corrompeva e generava vermi. Nessuno sostiene che il giorno sia andato perduto sotto l’antica dispensazione, quando chi violava volontariamente il Sabato veniva lapidato. E Cristo, come Signore del Sabato, sapeva quando arrivava il settimo giorno. [RFOS 54.4]
Dal tempo di Cristo, gli ebrei e un buon numero di cristiani hanno osservato il Sabato del settimo giorno; i pagani e, dopo di loro, i romani cattolici e, dopo la Riforma, la maggior parte dei protestanti, hanno osservato il primo giorno; dal settimo secolo i maomettani hanno osservato il venerdì; e non c’è discrepanza nel conteggio di queste grandi denominazioni, che abbracciano più di un terzo della popolazione del nostro globo. Non si sarebbe potuto convincere queste grandi religioni ad accettare di cambiare i loro calcoli all’indietro o in avanti, mantenendo così il loro “sabato” [venerdì o domenica], senza il fatto che il vero Sabato fosse registrato. [RFOS 55.1]
Il passaggio dall’Antico al Nuovo calendario è avvenuto su questa base: Secondo il calendario Giuliano, stabilito da Giulio Cesare, si contavano circa undici minuti di troppo nell’anno. Questo, nel XVI secolo, faceva sì che gli equinozi, e di conseguenza le stagioni dell’anno, arrivassero dieci giorni prima di quanto indicato dal giorno del mese. Per ovviare a questa difficoltà, nel 1582 papa Gregorio XIII tolse dieci giorni al mese di ottobre, chiamando il quinto giorno del mese il quindicesimo. Nel 1751 il Calendario Gregoriano fu adottato in Gran Bretagna con un atto del Parlamento; l’anno successivo furono tolti undici giorni dal mese di settembre, considerando il terzo giorno del mese come il quattordicesimo. Ma questo cambiamento non ha influito sul calcolo dei giorni della settimana. La Russia continua a contare secondo l’Antico calendario, eppure la sua settimana corrisponde alla nostra. [RFOS 55.2]
La maggior parte delle persone sostiene di sapere quando arriva il primo giorno, ed è molto facile tornare indietro di un giorno e trovare il vero Sabato. [RFOS 56.1]
La terra è rotonda e non possiamo osservare il settimo giorno alla stessa ora in tutto il mondo. Quando qui è mezzogiorno, dall’altra parte della terra è mezzanotte. [RFOS 56.2]
Risposta:
Il mondo non è forse rotondo anche per il primo giorno? Il quarto comandamento impone l’osservanza del “settimo giorno”, e tutti gli abitanti del nostro mondo rotondo hanno un settimo giorno per ciascuna delle loro settimane. A noi è richiesto di osservare il settimo giorno così come si presenta a noi e viene scandito dal grande cronometrista di Dio, il sole. Quando il sole tramonta il venerdì sera, sappiamo che i sei giorni di lavoro sono passati e che inizia il Sabato. [RFOS 56.3]
Come si può osservare il settimo giorno vicino ai poli, dove è giorno per diversi mesi e poi notte per lo stesso periodo di tempo? [RFOS 56.4]
Risposta:
Con la stessa facilità con cui alcuni osservano la domenica in quelle regioni. Forse il dottor Kane si è avvicinato al polo nord come qualsiasi altro navigatore e, nel resoconto delle sue famose spedizioni, menziona il Sabato tra gli altri giorni della settimana, indicando anche l’ora del giorno. Se i sabatisti fossero stati con lui, avrebbero potuto osservare il settimo giorno. Chi vive nelle regioni polari può tenere il conto dei giorni in base alle diverse posizioni del sole, quando è sopra l’orizzonte; e in assenza del sole, in base alla luce del crepuscolo a mezzogiorno, alle diverse posizioni di alcune costellazioni rispetto alla stella polare, eccetera, così come un arabo può capire quando è mezzanotte grazie alla posizione dell’Orsa Maggiore. [RFOS 56.5]
C’è stato comandato di essere soggetti ai poteri costituiti e di obbedire ai magistrati (Rif. Romani 13: 1; Tito 3: 1). [RFOS 57.1]
Risposta:
Noi obbediremo con riverenza alla legge di Dio, sia che la troviamo nella Bibbia che negli statuti del nostro Paese. Ma quando i governanti civili e i “poteri costituiti” applicano leggi che contrastano la legge di Dio, allora diremo, con gli apostoli, i profeti e i martiri, che “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” {Atti 5: 29}. [RFOS 57.2]
Se questa obiezione è valida, essa abbatte il vero cristianesimo e dimostra la genuinità delle religioni pagane e papali; infatti il vero cristianesimo è stato più volte osteggiato dai governi civili, mentre il paganesimo e il cattolicesimo sono stati spesso applicati dalle leggi civili. Secondo questa obiezione, in tempi di persecuzioni pagane e papali, i cristiani sarebbero stati giustificati nell’evitare la persecuzione e il martirio diventando pagani o sostenitori del papa. [RFOS 57.3]
Perché il Sabato non è stato scoperto prima? E se è così importante come voi sostenete, perché non lo hanno scoperto gli innumerevoli studiosi prima di voi? [RFOS 57.4]
Risposta:
Grandi masse di cristiani in Europa, Asia e Africa hanno osservato il Sabato [prima di noi]; e ci sono centinaia di chiese cristiane in Asia centrale che non hanno mai subito l’influenza papale e che osservano il Sabato ancora oggi. Per secoli, i Battisti del Settimo Giorno hanno difeso nobilmente questa antica istituzione e, da circa mezzo secolo, gli Avventisti del Settimo Giorno si sono impegnati nel rispondere all’ultimo messaggio prima della venuta del Figlio dell’uomo, che mette in guardia dall’opera del papato e prepara un popolo che osserva tutti i comandamenti di Dio (Rif. Apocalisse 14: 9-12). [RFOS 57.5]
I protestanti dovevano avere il privilegio di uscire dalle tenebre papali gradualmente, man mano che potevano sopportare la luce della verità. La luce della verità doveva risplendere sempre di più man mano che il popolo era in grado di sopportarla (Rif. Proverbi 4: 18). Negli ultimi giorni, la conoscenza doveva aumentare (Rif. Daniele 12: 4). L’attenzione del popolo doveva essere richiamata sul Sabato, perché lo indica la profezia. È il momento di “rialzare le fondamenta di molte generazioni”, di riparare la breccia che è stata fatta nella legge di Dio (Rif. Isaia 58: 12-14). Questa riforma deve essere tempestivamente messa in pratica. Ne abbiamo bisogno per far fronte alle forti misure dei governi civili nell’elevare e far rispettare l’istituzione rivale, cioè la domenica, restringendo così le coscienze di molti che osservano il settimo giorno. “È tempo che tu operi, o Eterno; essi hanno annullato la tua legge” {Salmo 119: 126}. Il popolo deve essere istruito su questo argomento, in modo da capire dove sta la verità e avere il privilegio di prepararsi per il prossimo conflitto.
Se la domanda: “Perché non è stato scoperto prima?” equivale a una vera e propria obiezione contro il Sabato, allora questa modalità di obiezione era valida anche quando i romani cattolici sollevavano simili domande contro le importanti verità al tempo della Riforma; e viene sollevata dagli idolatri pagani contro la religione della Bibbia ancora oggi. Un’obiezione che ostacola il progresso e la scoperta non può essere valida. [RFOS 58.1]
Alcuni studiosi non hanno abbracciato il Sabato perché la loro attenzione non ne è stata richiamata e non ne hanno fatto oggetto di studio attento e di preghiera. Non è sorprendente che la maggioranza degli studiosi rifiuti, o addirittura si opponga, al Sabato. Tutte le grandi riforme del passato sono state osteggiate da uomini di talento, dalla saggezza mondana e dalla “scienza falsamente chiamata”. (Si legga anche Matteo 11: 25; Luca 11: 52; Isaia 29: 11; Geremia 25: 31-36; 27; Ezechiele 13: 4-5; Osea 10: 13; Matteo 7: 22; 1 Timoteo 6: 20).
“Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli, poiché non ci sono tra di voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili” {1 Corinzi 1:26}; e coloro che guardano a una verità disprezzata e osteggiata, influenzati dalla saggezza e dall’approvazione del mondo, seguiranno senza dubbio l’esempio di coloro che dissero di Cristo: “Qualcuno dei governanti ha creduto in lui?”. [RFOS 59.1]
Gli uomini di pietà e di cultura del passato hanno combattuto valorosamente per far emergere importanti verità dalla polvere (Rif. Daniele 8: 12) e da sotto il manto oscuro dell’errore e della tradizione. Hanno fatto la loro parte nell’opera della riforma. Dio ci chiama ora a seguire il loro degno esempio nel lottare per la Sua verità abbandonata. [RFOS 59.2]
I giorni della creazione non erano giorni letterali, ma immensi periodi di tempo, milioni di anni. [RFOS 59.3]
Risposta:
Se questa obiezione fosse valida oggi, lo sarebbe stata fin da quando Dio creò il Sabato nell’Eden; e se ciò avesse una qualche valenza contro il Sabato, i nostri primi genitori, i patriarchi e gli ebrei avrebbero potuto servirsene come una valida scusa per non osservare il Sabato. [RFOS 60.1]
In genere si sostiene che questa obiezione sia basata sulla geologia. La geologia autentica è vera quanto la Bibbia e concorda con essa, perché la verità non può contraddire la verità. Ma ci sono molte cose che passano per geologia che sono solo un abuso di questa scienza. La geologia, come scienza, è agli albori e non mancano le contraddizioni negli insegnamenti dei geologi. Per esempio: Hugh Miller, nel suo “Old Red Sandstone”, insegna che “il sistema è iniziato con un’epoca di nani e si è concluso con un’epoca di giganti”. Ma nel suo “Footprints” (Impronta) rovescia questa teoria e alla base del sistema pone uno dei più colossali giganti e, invece di un ordine ascendente di sviluppo progressivo, afferma un ordine discendente di degradazione progressiva. Hopkins sostiene che la crosta terrestre è spessa ottocento miglia, mentre Lyell insegna che è spessa solo ventiquattro miglia. Il conte Borch sostiene che il monte Etna deve avere almeno ottomila anni. Il Recupero canonico sostiene che deve avere quattordicimila anni, perché vi sono stati trovati sette strati, ciascuno con una muffa vegetale o una superficie di terreno che richiederebbe duemila anni per accumularsi. Ma il Vesuvio assomiglia all’Etna e sopra le città di Ercolano e Pompei, distrutte nel 79, ci sono sette strati ricoperti di terreno vegetale che si è formato in meno di quattordicimila anni. (Vedi “Introduzione di Horne”). [RFOS 60.2]
Alla luce delle Sacre Scritture, la scoperta di enormi scheletri di uomini e animali nelle viscere della terra e il fatto che conchiglie e resti di animali marini, sono stati trovati su altopiani elevati sulle cime delle montagne, invece di insegnare che c’è stata un’epoca preadamitica, costituita da immensi periodi di tempo, durante i quali vivevano bestie mastodontiche e una razza di esseri umani molto più grande degli uomini attuali, dimostrano che la geologia e la Bibbia ci parlano con una voce unica e armoniosa, dicendoci che siamo tristemente degenerati; che tempo fa c’è stato un diluvio; e che Dio è giusto e punirà sicuramente i violatori della Sua legge. Le seguenti ragioni dimostrano che i giorni della creazione furono letterali: [RFOS 61.1]
Alcuni sostengono che Adamo non avrebbe potuto dare il nome a tutte le bestie nel pomeriggio di un giorno comune e che gli alberi, le piante, ecc. avrebbero dovuto impiegare più di un giorno ordinario per crescere e dare frutti. Rispondiamo:
C’è quindi un perfetto adattamento dell’antica settimana a quella della creazione. Santificando il settimo giorno, perché in esso si era riposato dalle Sue opere, il Creatore ha scandito il tempo in settimane corrispondenti alla creazione, o settimana tipo, affinché, lavorando nei giorni in cui Egli ha operato e riposando nel giorno in cui Egli si è riposato, Lo ricordassimo con gratitudine. Ma nell’osservare il primo giorno, gli uomini non seguono il modello stabilito, essi riposano nel giorno in cui Dio ha iniziato la Sua opera e lavorano nel giorno in cui si è riposato. [RFOS 63.2]
“Le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove” {2 Corinzi 5: 17}. [RFOS 64.1]
Risposta:
L’intero versetto recita: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove” {2 Corinzi 5: 17}.
Questo testo illustra il cambiamento che avviene in chi diventa cristiano. Le cose vecchie che passano sono il “vecchio uomo”, le sue vie e le sue pratiche, ma non i comandamenti di Dio. Tutte le cose appaiono al nuovo convertito in una luce diversa. Il peccato, di cui un tempo si compiaceva, ora gli appare oltremodo peccaminoso, e la sua gioia è nella legge di Dio. [RFOS 64.2]
Paolo ci esorta a camminare in Cristo: “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui” {Colossesi 2: 6}. Sappiamo già abbastanza per essere salvati. [RFOS 64.3]
Risposta:
Chi ha ricevuto per davvero Cristo Lo ha ricevuto con spirito di apprendimento e con la sete di una conoscenza più approfondita della volontà di Dio. Paolo si rivolgeva a coloro che avevano ricevuto dalle sue labbra le dottrine pure del cristianesimo. Era giusto che questi continuassero nelle dottrine che avevano abbracciato. Ma coloro che non hanno ricevuto la verità nella sua purezza, dovrebbero “«domandate dei sentieri antichi, dove sia la buona strada, e camminate in essa; così troverete riposo per le anime vostre»” {Geremia 6: 16}. [RFOS 64.4]
Quanto è diverso lo spirito di questa obiezione dalla disposizione degli amati seguaci di Dio nei tempi della Bibbia, che investigavano, piangevano, digiunavano e pregavano per ottenere la conoscenza e per essere indirizzati a osservare la legge di Dio e a progredire nella santità (Rif. Apocalisse 5: 4; Daniele 2: 17-18; Daniele 9: 3; Salmo 119: 18, 20, 5; 2 Pietro 1: 5; 2 Pietro 3: 13). Dice l’Altissimo: “Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza. Poiché tu hai rifiutato la conoscenza, anch’io ti rifiuterò come mio sacerdote; poiché tu hai dimenticato la legge del tuo DIO, anch’io dimenticherò i tuoi figli” {Osea 4: 6}. [RFOS 65.1]
Voi cercate di essere salvati per mezzo dell’osservanza della legge. [RFOS 65.2]
Risposta:
I nostri avversari non ci accusano più falsamente di quanto non facciano con questa obiezione. Crediamo, come tutte le denominazioni protestanti, che siamo salvati per grazia, e questo è il dono di Dio; ma la grazia di Dio che porta la salvezza ci insegna nel modo più chiaro possibile che dobbiamo rinunciare al peccato e vivere rettamente, secondo i comandamenti di Dio (Rif. Tito 2: 12; Salmo 119: 172, 142, 144, 72). Cristo è il nostro Salvatore. “«Ed ella partorirà un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché egli salverà il suo popolo dai loro peccati»” {Matteo 1: 21}, ma non nei suoi peccati.
Possiamo quindi essere salvati pur trasgredendo consapevolmente e volontariamente uno qualsiasi dei comandamenti di Dio? [RFOS 65.3]
Tutti i fedeli cristiani del passato che non hanno osservato il Sabato saranno perduti? [RFOS 65.4]
Risposta:
“Ma ora, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano” {Atti 17: 30}. Se Dio, come in questo caso, fu così misericordioso con coloro che erano dediti all’idolatria, non sarà molto più misericordioso con i cristiani fedeli che non hanno osservato il Sabato per mancanza di conoscenza? Ciò che Dio ci chiede ora è di essere fedeli alla luce che brilla sul nostro cammino come loro lo erano alla luce che brillava sul loro. [RFOS 65.5]
La predicazione del Sabato causa divisione e conduce gli uomini all’infedeltà. [RFOS 66.1]
Risposta:
Questa obiezione è stata sollevata contro ogni vera riforma del passato. Persino Cristo, il Principe della Pace, ha detto: “Pensate voi che sia venuto a mettere pace sulla terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione” {Luca 12: 51}. Cristo sapeva che la Sua dottrina non sarebbe stata accolta da tutti e che la divisione ne sarebbe stata il risultato. Dio vuole che tutti si uniscano nella Sua verità; ma se alcuni non avanzano nella luce, ma indietreggiano e vi si oppongono, su chi ricadrà la colpa della divisione? Paolo dice: “Or io vi esorto, fratelli, a guardarvi da quelli che fomentano le divisioni e gli scandali contro la dottrina che avete appreso” {Romani 16: 17}. Resta ancora da dimostrare che il Sabato sia contrario a tale dottrina. [RFOS 66.2]
È rifiutando la verità, e non accogliendola, che gli uomini sono portati all’infedeltà. Coloro che accolgono il Sabato biblico hanno una fede crescente nella Bibbia, che appare loro più armoniosa che mai. [RFOS 66.3]
Come avrebbe potuto Dio benedire il Suo popolo, così come ha fatto nel passato, nonostante abbia trasgredito uno dei Suoi comandamenti ogni settimana? [RFOS 66.4]
Risposta:
Non avrebbe potuto benedirli se avessero consapevolmente e presuntuosamente violato il Sabato. È per le loro buone intenzioni e per il bene che hanno compiuto che Dio li ha benedetti, e non per i loro peccati di ignoranza; e ora che la luce risplende sul nostro cammino, dovremmo dimostrare la nostra gratitudine per le benedizioni passate camminando nella luce ricevuta. [RFOS 67.1]
Sarebbe meglio soffermarsi su dottrine essenziali come il pentimento e la fede, Cristo e Lui crocifisso. [RFOS 67.2]
Risposta:
Convincere gli uomini del peccato è il primo passo per predicare il pentimento, e il peccato è la trasgressione della legge. Inoltre, per mostrare agli uomini l’importanza della fede in Cristo per la salvezza dal peccato, dobbiamo prima convincerli che hanno dei peccati da cui essere salvati; e “mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato” {Romani 3: 20}. Così, come insegna l’apostolo: “Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia, anzi stabiliamo la legge” {Romani 3: 31}. Per fede in Cristo vediamo che la legge di Dio non poteva essere cambiata o abrogata per salvare l’uomo che l’aveva infranta meritando così la sua giusta pena; perciò Cristo è morto per l’uomo, ricevendo proprio quella pena che l’uomo meritava. E ricordate che il Sabato faceva parte della legge per la quale trasgressione il Figlio di Dio è morto al posto nostro. [RFOS 67.3]
La fede e il pentimento sono essenziali in virtù del loro legame con la legge di Dio, “infatti dove non c’è legge, non vi è neppure trasgressione” {Romani 4:15}. Senza legge non ci sarebbe nulla da sanare, e di conseguenza non ci sarebbe bisogno di fede e pentimento. Se insegnassimo che la legge è stata abolita, allora sarebbe giusto non predicare più né la fede né il pentimento. Quanto più convinciamo gli uomini del peccato mediante la legge, tanto più forte è la predicazione del pentimento e tanto più ardentemente, mediante la fede, indichiamo “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!” {Giovanni 1: 29}. Predichiamo Cristo come modello senza peccato, che è stato crocifisso per le nostre trasgressioni della legge di Dio e per riportarci all’obbedienza di tale legge. [RFOS 67.4]
Il “giorno del Signore” in {Apocalisse 1: 10} è la domenica.
Risposta:
I termini greci che vengono tradotti “giorno del Signore” in {Apocalisse 1: 10} sono “kuriake hemera”. Il primo di questi termini significa semplicemente signore, o appartenente al Signore, e il secondo significa semplicemente giorno. Queste due parole, come usate in {Apocalisse 1: 10}, significano “giorno signorile”, “giorno appartenente al Signore”, o “giorno del Signore”. {Apocalisse 1: 10} non dice che il primo giorno è il giorno del Signore o che il settimo giorno è il giorno del Signore. Sono quindi altre le Scritture che devono decidere quale giorno è il giorno del Signore. [RFOS 79.3]
Poiché in tutta la Scrittura esiste un solo giorno del Signore, e poiché il Signore rivendica il settimo giorno, e non il primo, come Suo, è il settimo giorno ad essere il giorno del Signore. “Ma il settimo giorno”, dice il Signore dei signori, “è sabato, sacro all’Eterno il tuo DIO; non farai in esso alcun lavoro” {Esodo 20: 10}. “«Se tu trattieni il piede dal violare il sabato, dal fare i tuoi affari nel mio santo giorno, se chiami il sabato delizia, il giorno santo dell’Eterno, degno di onore, se lo onori astenendoti dai tuoi viaggi, dallo sbrigare i tuoi affari e dal parlare dei tuoi problemi, allora troverai il tuo diletto nell’Eterno, e io ti farò cavalcare sulle alture della terra e ti darò da mangiare l’eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca dell’Eterno ha parlato»” {Isaia 58: 13}. [RFOS 80.2]
Pertanto, il settimo giorno è il “giorno del Signore”. [RFOS 81.1]
Caro lettore: Ogni obiezione contro il Sabato, basata sulla mancanza di informazioni, può essere risolta solo attraverso lo studio e la preghiera; ma le obiezioni che nascono dalla mancanza di consacrazione possono essere eliminate solo cedendo a Dio e prendendo la croce di Cristo. La croce apparirà sotto forma di inconvenienti, forse la perdita di amici, di reputazione e di piaceri mondani. Ma non parlate di disagi dal momento che Cristo ha sofferto così tanto per salvarci; non parlate neanche di perdita degli “amici” [o così detti fratelli di denominazione], perché in cambio avrete Dio, Cristo e lo Spirito di Dio come vostri amici speciali. Non parlate di perdita della reputazione, perché questa è una reputazione vergognosa che viene mantenuta solo a costo di sacrificare la verità e di perdere l’onore che viene da Dio. Non parlate dei piaceri del mondo. I piaceri del peccato sono vani, ingannevoli e fugaci, e finiscono in tristezza e dolore. Nessun piacere terreno può essere paragonato a quello di una vita di santità e obbedienza. [RFOS 68.1]
Potreste essere tentati di pensare che non riuscirete ad avere successo nei vostri affari, e che potreste uscirne in perdita, ma Dio, che conta i capelli del vostro capo, non vi farà mancare nulla. Se gli obbedite e confidate in Lui, siete sulla strada della vera prosperità. E se doveste anche perdere economicamente, il vostro esempio nella perdita sarebbe un guadagno per la verità. [RFOS 68.2]
Non cedete alla tentazione di aspettare che altri vi guidino nell’obbedienza. La verità è giunta a voi e Dio vuole che rispondiate ora, non perché lo fanno gli altri, ma perché è giusto che sia così e ciò glorificherà Dio. Appoggiatevi a Dio e ai meriti della verità e resterete in piedi. È solo obbedendo che si può indurre gli altri a obbedire, e più pesante è la croce, più grande sarà la ricompensa. Quando vediamo la forza vincolante del Sabato, scopriremo che infrangerlo è peccaminoso come violare qualsiasi altro precetto della legge. Come ci si può incontrare con Dio pur continuando a infrangere la Sua legge? Prendete la croce e impegnatevi con gioia nell’opera conclusiva della riforma. Accogliete i comandamenti di Dio e la fede di Gesù (Rif. Apocalisse 14: 12). Guardate verso Cristo per il perdono e l’aiuto di cui avete bisogno. Obbedite e vivrete. [RFOS 69.1]
Dio non è un uomo o un bambino che possa sbagliare. Quando parla, vuole che ascoltiamo e obbediamo. Il fatto che Dio ci ordini di osservare il settimo giorno dovrebbe essere sufficiente per indurci ad osservare quel giorno. Ma oltre a questo fatto, Dio ci dà buone ragioni per indurci all’obbedienza. Dalla storia del passato apprendiamo che gravi conseguenze sono derivate da deviazioni apparentemente piccole dalla parola di Dio. La caduta dei nostri primi genitori fu dovuta al fatto che non fecero differenza tra i frutti che Dio aveva dato loro e quello che aveva saggiamente trattenuto. Dio punì Nadab e Abihu, figli di Aronne, con la morte, perché nell’officiare come sacerdoti non fecero differenza tra fuoco sacro e fuoco profano (Rif. Levitico 10). Naaman, il siriano, poté essere guarito dalla lebbra solo quando, per ordine di Dio, si sottopose a lavarsi sette volte nel Giordano, invece di lavarsi nei ruscelli limpidi e invitanti del suo paese (Rif. 2 Re 5). Si legga anche (1 Samuele 6: 19; 1 Samuele 15: 10-23; 2 Samuele 6: 7; Atti 5: 1). Dio non cambia. È stata la deviazione dalla Parola di Dio in cose apparentemente piccole che ha portato lo sviluppo del “mistero dell’iniquità” e dell’errore. Ora, affinché la verità possa essere ristabilita, è necessario tornare alla sana dottrina della Parola di Dio. [RFOS 76.2]
“Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato”
{Giacomo 4: 17}
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