Progresso di Lettura:
PERCHÉ HANNO LASCIATO I TESTIMONI DI GEOVA
Autore: Peter Hedley
Siamo veramente riconoscenti al Signore di poter presentare questo libro di Peter Hedley sul movimento dei Testimoni di Geova e sulle loro dottrine. Dopo il successo dei suoi quattro volumetti, pubblicati per la prima volta tre anni fa, ed ora del tutto esauriti, abbiamo preso in considerazione le molte richieste pervenuteci di raccoglierli in un solo volume.
Nel frattempo, l’autore ha messo insieme dell’altro materiale il quale rappresenterà certamente un utile complemento dell’opera. Essa opera si divide in due parti. La prima parte è un insieme di testimonianze redatte da persone che hanno abbandonato l’Organizzazione dei Testimoni di Geova. La seconda è costituita da uno studio biblico abbastanza ampio e particolareggiato, col quale l’autore si è proposto di mettere in luce inconfutabilmente, che il Signore Gesù Cristo è veramente Dio, e non una creatura – sia pur la più eccellente – come asserisce la Torre di Guardia.
Prima di essere mandato in tipografia, il testo intero è stato revisionato e aggiornato. La maggior parte delle citazioni scritturali sono della Versione Riveduta; negli altri casi – per ovvi motivi – sono stati presi dalla Traduzione del Nuovo Mondo. Quando poi l’autore ha voluto illustrare a fondo un vocabolo biblico presentandolo nella sua lingua originale (ebraica o greca, a seconda dei casi), ha fatto ricorso al metodo della traslitterazione, sostituendo cioè le lettere ebraiche o greche di tal vocabolo con lettere equivalenti dell’alfabeto in uso, al fine di una maggiore accessibilità per il grosso pubblico.
Sebbene quest’opera sia stata concepita per venire in aiuto a quanti fra i Testimoni di Geova o ex-Testimoni cerchino sinceramente Iddio, ci auguriamo che essa possa diffondersi largamente anche tra i cristiani, affinché la fede nel loro Salvatore risulti maggiormente confermata.
“Provate gli spiriti” {1 Giovanni 4:1}
Gli Editori
Negli ultimi anni migliaia di individui, da quasi tutte le parti del mondo, hanno abbandonato i cosiddetti Testimoni di Geova (1), (2). Molti di questi si sono associati a, o hanno formato, gruppi che si avvicinano alle dottrine della Società della Torre di Guardia; altri, amareggiati, sono ritornati alle cose mondane. Molti, invece, tramite la sola lettura della Bibbia, senza gli impacci della Torre di Guardia, o per aver avuto contatti con veri cristiani, si sono convertiti all’Iddio vivente, divenendo veri figli di Dio.
Il presente lavoro è un insieme delle testimonianze di alcune di queste persone che sono uscite dalla “Società” e che hanno scoperto soltanto in Cristo una piena salvezza ed una gioia ineffabile. La sua pubblicazione non è motivata da spirito di rancore o di cattiveria da parte nostra, ma piuttosto dal fatto che amiamo i seguaci della Torre di Guardia. Constatiamo la loro cecità spirituale, il loro stato di perdizione di fronte all’Iddio Santo ed il loro fallimento, e bramiamo tanto che possano pentirsi che possano conoscere personalmente l’unico Salvatore, Gesù Cristo.
I 144.000 e le altre pecore
Un fatto sbalorditivo che stupisce del continuo il vero cristiano è l’insegnamento strampalato e non biblico della Torre di Guardia per ciò che riguarda la Chiesa. Secondo
l’interpretazione che proviene dalla loro sede centrale a Brooklyn, la vera chiesa si trova soltanto “fra i componenti della Società del Nuovo Mondo”, perchè non tutti gli associati ad essa fanno parte della congregazione che Cristo stabili. Secondo i Testimoni, la Chiesa si limita a 144.000 persone, la cosiddetta “classe celeste”. Quando ci accorgiamo, però, che la selezione di questo numero ebbe inizio alla Pentecoste, possiamo vedere, secondo il loro insegnamento, che al massimo solo pochi di quel numero rimangono ancora in vita oggi. Difatti, secondo “La Torre di Guardia” del giugno 1974 p. 363, “c’è ancora un rimanente di circa diecimila… della “chiesa” che vivono sulla terra. Ecco perchè meno dell’uno per cento di quelli associati alla Società del Nuovo Mondo affermano di far parte del “rimanente celeste” o la “chiesa”. L’altro novantanove per cento costituisce per i Testimoni “le altre pecore” di Giovanni 10:16, le quali Cristo radunerà al momento della restituzione (restaurazione).
Possono i Testimoni giustificare questa limitazione del numero dei membri della chiesa a 144.000 persone? Personalmente non abbiamo mai incontrato uno che sia riuscito a fare… Questo numero appare soltanto nel libro dell’Apocalisse, ma in nessuna parte di quella “rivelazione” vediamo la chiesa di Cristo formata da una cifra cosi limitata (3)!
Per quanto riguarda le “altre pecore” menzionate nell’evangelo di Giov. 10:16, dobbiamo osservare che nessuno che abbia letto questo versetto NEL SUO CONTESTO potrebbe accettare la strana idea che queste pecore siano il rimanente del gregge di Cristo che non hanno una speranza celeste. Gesù si riferiva ovviamente ai Gentili che dovevano ancora diventare cristiani. Per di più, invece di riconoscere qualche distinzione eterna fra “le pecore” e “le altre pecore” (come fa appunto la Torre di Guardia) Gesù dice, “esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore” (4).
La Bibbia non ci permette di distinguere gradi di salvezza nello stesso senso della Torre di Guardia. Non possiamo parlare di quelli che sono salvati appieno e che erediteranno il cielo, e di quelli che sono meno salvati, che devono accontentarsi della terra. In questo periodo di grazia Cristo ha procurato una piena salvezza per tutti.
Che i Testimoni parlino del corpo di Cristo, la Chiesa, come “limitato” a 144.000 persone è davvero quasi incredibile. Essi possono farlo solo ignorando tutti i riferimenti al corpo di Cristo nel Nuovo Testamento. Paolo apostolo si indirizza a TUTTI i Romani, a TUTTI i Corinzi, a TUTTI i Colossesi e a TUTTI gli Efesini, come membri del corpo di Cristo (Rom. 12:4,5; 1 Cor.10:17; Efesini 1:23; 4:14-16; Col. 3:15).
L’apostolo Paolo è del tutto chiaro per quanto riguarda questo argomento nella lettera ai Galati dove scrive: “infatti, siete TUTTI figli di Dio per mezzo della vostra fede in Cristo Gesù (Gal. 3:26 TNM) (5). I Testimoni vogliono dividere i figli di Dio in contrasto con le Scritture che insegnano che sono uno, “… non vi è nè maschio nè femmina perchè siete TUTTI UNO in Cristo Gesù” (Gal. 3:28, il greco).
L’insegnamento del Nuovo Testamento è che ogni vero cristiano è un membro di Cristo, e, perciò, fa parte della Chiesa. Siamo costretti a concludere, quindi, che i Testimoni della Torre di Guardia non riescono a capire questa verità, o perchè non vogliono vederla, o perchè sono talmente accecati dal diavolo, da non poterla vedere.
La nuova nascita
Prima di riportarci alle testimonianze degli ex seguaci della Torre di Guardia, bisogna ricordare che per la “Societá” i nati di nuovo sono costituiti SOLO dal « piccolo gregge”. “‘Israele spirituale” o i 144.000 fedeli testimoni che appartengono a una speciale “classe celeste”. Questa classe della loro errata teologia va sempre diminuendo, come abbiamo visto, mentre aumenta quella della cosidetta “grande folla” (Apoc. 7:9 segg.) che dimorerà sulla terra. Per questi Testimoni non occorre nascere di nuovo per ereditare la vita eterna, basta essere fedeli sudditi della “teocrazia” della Società.
La Bibbia non conosce questa divisione fra cristiani. Non vi è un gruppo di “nati di nuovo” ed un gruppo senza questa esperienza rigeneratrice. Difatti, sino al 1935 gli stessi Testimoni credevano nella nascita spirituale e celeste di TUTTI quelli che appartenevano al movimento, benchè la divisione fra “piccolo gregge” e grande folla vi fosse già insegnata. Il secondo presidente della Società, Rutherford, scrisse che “le Scritture dimostrano due gradi o generi di celeste salvezza”(6). Inoltre, insegnava che vi erano due classi terrestri: le antiche persone illustri, Abrahamo, Isacco, Giacobbe, ecc… che dovevano essere i principi terrestri, ed il mondo degli uomini non rigenerati, che avrebbero avuto la possibilità di salvarsi durante il millennio (6).
Quando Rutherford ricevette la “nuova luce” sulla classe spirituale, che divenne ben presto l’insegnamento ufficiale, solo i 144.000 dovevano essere i “nati di nuovo”.
Comunque la Bibbia è molto chiara quando dice, “se uno non ha lo spirito di Cristo, questi non appartiene a lui (Rom. 8:9 TNM). “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo vivente in sè, NON E AFFATTO UN CRISTIANO” (“Vita Vera”, parafrasi della lettera ai Romani). Questo versetto è riferibile a tutta l’umanità. Lo Spirito di Cristo è lo Spirito Santo, designato in maniera tale perchè fu Cristo stesso che promise lo Spirito e lo mandò (Giov. 15:26).
Nel giorno della Pentecoste, Pietro disse alla folla che CHIUNQUE avesse creduto e si fosse pentito avrebbe ricevuto lo Spirito Santo: “Pentitevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il gratuito dono dello Spirito Santo. Poichè la promessa è per voi e per i vostri figli e per TUTTI QUELLI CHE SONO LONTANI…”° (Atti 2:38-39).
Galati 3:13-14 dichiara che la condizione necessaria per ricevere lo Spirito Santo promesso è quella della fede. La salvezza offerta in Cristo abbraccia un numero infinitamente maggiore delle 144.000 persone indicate dalla Torre di Guardia.
Giov. 7:38-39 indica che lo Spirito è posseduto da tutti quelli che ripongono fede in Cristo. Quindi, chiunque crede veramente in Gesù riceve lo Spirito Santo. “Chiunque crede che Gesù è il Cristo è stato generato da Dio, e chiunque ama colui che l’ha generato ama chi è stato generato da lui”‘ (1 Giov. 5:1 TNM). “Chiunque” è una parola universale che comprende tutta l’umanità.
Un altro brano biblico d’importanza rilevante a questo riguardo si trova in Giov. 3:3-7. Il versetto tre nella TNM suona così: “… A meno che uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. Il versetto cinque indicherebbe dunque che “vedere” il regno vuol dire entrarvi. I Testimoni pretendono che solo la “classe celeste” entrerà e farà parte di questo regno (7). Gli uomini fedeli del passato quali Abele, Abrahamo, Isacco ed i profeti ecc.., secondo la Torre di Guardia non fanno parte del regno di Dio, ma saranno rappresentanti di Dio sulla terra e sudditi sotto il Suo regno (8). Comunque, questo punto di vista non va affatto d’accordo con quello che la Bibbia insegna in Luca 13:28-29… quando vedrete (voi) Abramo e Isacco e Giacobbe e tutti gli altri profeti nel regno di Dio… Matt. 8:11-12 è il brano parallelo che sostituisce “regno di Dio” con “regno dei cieli”. Presi insieme, questi due brani non concordano con l’insegnamento della Torre di Guardia per quanto riguarda coloro che saranno nel regno di Dio.
Quindi, quando Gesù disse «… Dovete nascere di nuovo (Giov.3:7 TNM); per poter entrare nel regno di Dio, Egli intendeva dire che TUTTI, senza eccezione, devono essere nati di nuovo!
L’infallibilità della Società
Nello studio dei testi biblici si possono seguire diversi criteri, uno dei quali parte dal presupposto che la Bibbia non può essere capita senza la letteratura particolare del proprio gruppo o della propria chiesa. Le dottrine di ogni setta sono
basate, di solito, oltre che sulla Bibbia, su qualche altro libro o su un insieme di libri che sono opere di scrittori speciali, o forse sul bagaglio delle tradizioni passate. I Mormoni, ad esempio, hanno la Bibbia PIU’ il libro di Mormone e altre rivelazioni speciali. La Scienza Cristiana è basata sulla Bibbia e sul libro “La Scienza e la salute, con una chiave alle Scritture” ad opera di Mary Patterson Eddy Baker Glover Fry. Il sistema Cattolico Romano ha la Bibbia, ma, come altre confessioni religiose, fa appello all’autorità della chiesa per interpretarla. Lo stesso fenomeno si osserva fra i nostri cosidetti “Testimo ni di Geova”, anche se questi sono sinceri nelle loro credenze.
Effettivamente, nessuno è mai diventato un Mormone leggendo semplicemente la Bibbia, ma migliaia di persone in tutto il mondo sono diventate Mormoni per mezzo dello studio della Bibbia interpretata dalla letteratura della “Chiesa dei Santi degli ultimi giorni.’Ugualmente, nessuno è mai diventato un seguace della Scienza Cristiana studiando solo la Bibbia, ma molti sono diventati seguaci di questa setta studiando la Bibbia con l’aiuto degli scritti della Signora Fry. Ancora, nessuno è mai diventato Cattolico-Romano servendosi semplicemente dei testi biblici, ma tanti sono tali perchè accettano l’autorità della Chiesa Cattolica. Altrettanto possiamo affermare categoricamente: che nessuno è mai diventato un Testimone della Torre di Guardia per mezzo del semplice studio biblico. Comunque, migliaia sono diventati seguaci della “Società della Torre di Guardia” studiando la Bibbia con l’aiuto, quasi esclusivo, direi, della loro letteratura che proviene dalla sede centrale a Nuova York.
Quando il Testimone riceve il suo libro o la sua rivista più recente dalla “Società”, il suo dovere è di accettare ciò che esso contiene, anche prima di averlo letto! Il contenuto è considerato esente da errori di dottrina perchè la “Società””non può errare! Mentre il Testimone, come individuo, non possiede, a quanto pare, questo discernimento infallibile che appartiene alla “Società”.
A questo punto, mi propongo di provare che la “Società della Torre di Guardia” insegna che la Bibbia non può essere capita prescindendo dalla sua letteratura. Cito da pagina 273 della “Torre di Guardia” del maggio 1957 e traduco dall’inglese:
“Geova Dio ha provveduto la sua Santa Parola Scritta per tutta l’umanità, ed essa contiene il messaggio necessario perchè gli uomini possano prendere la via che mena alla vita. Ma Dio non ha voluto che la Parola parlasse da se stessa nè che risplendesse da se stessa la verità. La sua Parola dice: “La luce stessa ha brillato per il giusto” (Salmo 97:11). E’ per mezzo DELLA SUA ORGANIZZAZIONE che DIO PROVVEDE QUESTA LUCE… Se camminassimo alla luce di questa verità, dovremmo riconoscere non soltanto Geova Dio come nostro Padre, ma la sua organizzazione come la nostra Madre” (9).
La “Torre di Guardia” del febbraio 1973 echeggia questi sentimenti: “Come il corpo direttivo della prima congregazione cristiana, guidato progressivamente da Geova… investigava le Scritture per dirigere la congregazione secondo la guida di Dio, cosi fa oggi il corpo direttivo della congregazione.
Il corpo direttivo della congregazione è formato dai teologi della “Società’ che fanno parte dei 144.000 (la cosidetta classe celeste) che rimangono in vita. Questo corpo “dirige”, con la sua interpretazione delle Scritture, tutti i Testimoni del mondo, per mezzo dei suoi libri e delle sue riviste. Nella mia esperienza, ho avuto la prova che i veri Testimoni accettano tutto quello che la “Torre di Guardia” dice.
Perchè? Perchè, quando qualcuno accetta “lo schiavo fedele e discreto” di Matt. 24:4546 come il “servo” di Isaia 43:10, che, secondo la loro errata interpretazione, sarebbe la classe celeste, o meglio, i suoi teologi, allora si dovrebbe accettare pure qualsiasi cosa che proviene da essa come verità di Geova. I Testimoni devono per forza accettare “l’organizzazione? Perchè soltanto essa, secondo i loro teologi, sarà preservata dalla distruzione che verrà con Har-Maghedon.
Oualsiasi cosa che proviene dalla “Società” è presa come verità, e benche il Testimone debba ‘provare tutto» nessuno mai può trovare un errore o può mai contraddire ciò che dice la “Societa”. Quelli che l’hanno fatto, e sono tanti sono stati cacciati dalla organizzazione.
Quindi, vediamo che il Testimone crede e proclama con coraggio che la “Società” è il canale divino scelto per la proclamazione di ciò che egli crede essere la verità, e siccome questo è creduto sinceramente, il Testimone rifiuta di ascoltare la verità da qualsiasi altra fonte cristiana perchè ritenuta senz’altro falsa ed erronea.
Ci sono comunque certuni i quali credono che la Bibbia è un libro sovrannaturale che fu scritto in modo sovrannaturale, ed affermano quindi che, se vogliamo comprenderla, dobbiamo servirci di un aiuto sovrannaturale. Questa posizione è insegnata nella Bibbia stessa come vediamo nei seguenti passi: Giov. 14:26, 16:13, ecc.
La Bibbia ci informa che l’uomo naturale (non rigenerato) non ha la capacità di afferrare le cose dello Spirito di Dio perchè gli sono pazzia. Le cose di Dio si devono discernere spiritualmente (1Cor. 2:14). In 1Cor. 2:9 leggiamo: “Ma com’è scritto: le cose che occhio non ha vedute e che orecchio non ha udite e che non sono salite in cuor d’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che l’amano”. Questo versetto non parla dello stato futuro, ma del presente. Il versetto 10 dice: “Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito…”, e il versetto 12: “Or noi abbiamo ricevuto non lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinchè conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio”.
Dovrebbe essere ovvio che lo studio della Bibbia, con lo aiuto esclusivo di qualsiasi sistema religioso, produrrà una idea diversa da quello fatto sotto la sola guida dello Spirito Santo. Se ne potrebbero offrire tanti esempi. Il sistema della Chiesa Romana è falso proprio per questo motivo: che esso pone l’autorità della Chiesa al di sopra dell’autorità della Bibbia. Perciò, per tanti cattolici romani, il punto in discussione non è ciò che dice la Bibbia, ma, in ultima analisi, è ciò che dice la Chiesa. Questo è anche l’errore basilare dei Testimoni di Geova. Essi insistono nel dire che la Bibbia deve essere studiata con l’aiuto della loro letteratura. Essi hanno delle dottrine che vogliono dimostrare vere, e si mettono quindi a cercare nelle Scritture qualche versetto che potrebbe provare la verità di ciò che essi vogliono che la Bibbia insegni, e vi si impegnano a fondo, ottenendo, però, molte volte, risposte diverse dal vero insegnamento biblico.
Il falso profeta
La Torre di Guardia insegna che i Testimoni di Geova sono il profeta di Dio:
“… Oggi Dio ha sulla terra un’organizzazione simile a un profeta come ai giorni della primitiva congregazione cristiana (Atti 16:4-5). Egli definisce questi cristiani il suo “schiavo fedele e discreto” (Matt.24:45-47). (Torre di Guardia, 1.3.1965, pag. 150).
“Questo ‘profeta’ non era un solo uomo, ma un corpo di uomini e donne. Esso era il piccolo gruppo di seguaci di Gesù Cristo, conosciuto in quel tempo come Gli Studenti Biblici Internazionali. Oggi sono conosciuti come i Testimoni Cristiani di Geova”. (La Torre di Guardia (inglese) 1.4.72, pag.197).
Che cos’è un profeta? Lasciamo che parli la Torre di Guardia a questo riguardo: “Michea fu senz’altro un vero profeta del solo vero Dio, poichè soddisfece le tre fondamentali esigenze. Cioè:
1) Parlò nel nome del vero Dio.
2)Le sue profezie si avverarono.
3)Le sue profezie servirono e contribuirono a volgere le persone oneste al solo vero Dio…».
(La Torre di Guardia (inglese) 15.12.72, pag. 743). (10)
“Come si possono dimostrare veraci le profezie perché se ne attenda l’adempimento? La Bibbia stessa dà la regola che permette al vero adoratore di determinare se una profezia è vera o falsa… la profezia deve in qualche tempo avere un adempimento…” (Torre di Guardia, 1.10.52, pag. 298).
Naturalmente, è facile dire che questo gruppo agisce come un ‘profeta’ di Dio. Ma altra cosa è provarlo. L’unico modo per farlo sarebbe quello di rivedere la documentazione.
Esaminiamo dunque alcuni dei molti documenti della Società della Torre di Guardia allo scopo di constatare il vero carattere di questo “profeta”.
Il Pastore Russel, la Seconda Venuta di Cristo e Har-Maghedon
Anche se i Testimoni di Geova d’oggi non dicono di essere i seguaci del Pastore Russel (il fondatore del movimento ed il primo presidente della Società – La Torre di Guardia, 15.11.1969, pag. 691), sarà interessante vedere ciò che egli pensava della seconda venuta di Cristo. Nei suoi “Studies in the Scriptures”, vol. 2, p.170 (testo originale) il Russel afferma:
“Il prossimo capitolo presenterà la prova biblica che il 1874 d.C. era la data esatta dei Tempi della Restituzione’ e quindi del ritorno del nostro Signore”. Egli disse che il 1874 sarebbe stato il tempo esatto del ritorno del Signore; ma egli dovette cambiare la data quando ciò non avvenne. Il Russel scrisse circa il Regno di Dio: “La sua influenza ed azione porterà alla completa distruzione delle ‘potenze che sono’ di ‘questo presente malvagio secolo’, politiche, finanziarie, ecclesiasti che… prima della chiusura del tempo dei Gentili, cioè l’ottobre 1914 d.C.” (Millenial Dawn, Vol. 4, pag. 622). Alla pagina 99 del vol. 2, Russell affermò ancora: “La fine definitiva dei regni di questo mondo e la completa instaurazione del regno di Dio si realizzerà entro la fine del 1914 d.C.”
Nel libro “The Time Is at Hand” (Il Tempo è Vicino) Russell affermò:
“Nei prossimi 26 anni i presenti governi saranno rovesciati e distrutti” (pag. 98,99 edizione del 1889). Nella rivista “Zion’s Watch Tower” egli aggiunse:
“Bisogna ricordare che la fine del 1914 non è la data per l’inizio ma per la fine del tempo della tribolazione” 15.7.1894.
Nel vol.3., pag. 228 di “Studies in the Scriptures” (“Studi sulle Scritture”) Russell scrisse:
“Che la liberazione dei santi debba aver luogo qualche tempo prima del 1914 è evidente, poichè la liberazione dell’Israele carnale, come vedremo, è stabilito che debba avvenire in quel tempo, ed alle rabbiose nazioni sarà allora autoritariamente comandato di acquietarsi, e saranno costrette a riconoscere la potenza dell’Unto di Geova. Non siamo direttamente informati su quanto tempo prima del 1914 gli ultimi membri viventi del corpo di Cristo saranno glorificati; ma certamente ciò non avverrà finchè la loro opera nella carne non sia compiuta, né possiamo noi ragionevolmente presumere che essi vi rimangano a lungo dopo che tale lavoro sia compiuto”.
Quando questo non si avverò nel 1914, nella nuova edizione di “Studies in the Scriptures”, la frase fu cambiata da “prima del 1914” in “poco dopo il 1914.
Il Russell scrisse più tardi: … è possibile che Har-Maghedon si inizi la prossima primavera… probabilmente nei primi mesi” (La Torre di Guardia, 1.9.1914).
“La presente grande guerra in Europa è l’inizio dell’Har-Maghedon delle Scritture (Apoc. 16:16-20)” (Pastor Russell’s sermons, I Sermoni del Pastore Russell, pag. 676).
“… La primavera del 1918 riverserà sulla cristianità una paura più grande di quella sperimentata nell’autunno del 1914” (The Finished Mystery, La Fine del Mistero, pag. 62).
“E’ il giorno della Vendetta, in cui s’iniziò la guerra del 1914 e che scoppierà come un furioso temporale mattiniero nel 1918′ (The Finished Mystery, pag. 484).
“Pure, nel 1918, quando Dio distruggerà le chiese e i loro membri, coloro che scamperanno si rivolgeranno agli scritti del Pastore Russell per capire il significato di quello che accadrà…” (The Fini- shed Mystery, pag. 485).
Il “Giudice” Rutherford
Ci si attenderebbe che il “Giudice ” Rutherford ed i nuovi scrittori della Torre di Guardia avrebbero tratto profitto dagli sbagli del Pastore Russel, ma per loro non è necessario trarre profitto dagli sbagli dei loro predecessori. Hanno sottoposto i loro lettori ad un lavaggio del cervello in modo talmente sottile, che essi credono a qualsiasi cosa pubblicata dalla-Società della Torre di Guardia.
Il Rutherford scrisse nel suo libro, “The Harp of God» (L’Arpa di Dio), pag. 236: “Ci sono qui due date importanti che non dobbiamo confondere, ma differenziare chiaramente, cioè: l’inizio del ‘tempo della fine’ e della ‘presenza del Signore’. Il tempo della fine’ abbraccia un periodo dal 1799 d.C», come indicato sopra, fino al tempo del completo rovesciamento dell’impero di Satana e ‘instaurazione del regno del Messia. Il tempo della seconda presenza del Signore data dal 1874, come affermato sopra… (pag. 236).
“Questi fatti fisici non possono essere disputati e sono sufficienti a convincere qualsiasi persona ragionevole che noi siamo stati nel tempo della fine’ dal 1799… Dal 1874 c’è il tempo della seconda presenza del Signore ” (pag. 236).
“Fu nell’anno 1874, la data della seconda presenza del nostro Signore, che la prima organizzazione del lavoro nel mondo venne creata. Da allora in poi c’è stato un aumento meraviglioso delle conoscenze, e le invenzioni e scoperte sono state troppo numerose per poterle menzionare tutte qui (pag. 240).
Nel 1920 il “Giudice” Rutherford scrisse il libro. “Millions Now Living Will Never Die” (Milioni di persone ora viventi non moriranno mai). A pagina 88 di questo libro il Rutherford afferma: “Le scritture dicono chiaramente che ci sarà una risurrezione di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e degli altri fedeli del passato, e che questi avranno il primo lavore. Siamo convinti che il 1925 darà luogo al ritorno di questi uomini fedeli d’Israele dalla condizione di morte…” A pagina 89 egli continua: “Perciò noi possiamo fiduciosamente aspettarci che il 1925 segni il ritorno di Abramo, Isacco, Giacobbe e dei fedeli profeti antichi, in modo particolare di quelli nominati dall’Apostolo nel capitolo 11 degli Ebrei, alla condizione di umana perfezione”
“L’anno 1925 è ancora più precisamente indicato nelle scritture del 1914 “(La Torre di Guardia pag. 262, 1.9.1922).
“L’anno 1925 è qui; I cristiani guardano a quest’anno con grande attesa. Molti si aspettano con sicurezza che tutti i membri del corpo di Cristo in questo anno saranno trasformati. Ciò può avvenire” (La Torre di Guardia, pag. 3, 1.1.1925).
Il risultato, come sappiamo, fu un altro fallimento. Comunque, il libro “Vindication” (Giustificazione) cercò di calmare le acque.
“Ci fu una delusione non indifferente fra i fedeli di Geova a proposito degli anni 1914, 1918 e 1925… Più tardi essi impararono che queste date sono fissate con sicurezza nelle Scritture; essi impararono ancora a tralasciare di fissare le date per il futuro e di predicare ciò che avrebbe dovuto avvenire in una certa data…” (Vol. 1, pag. 338).
II Rutherford ebbe una nuova “rivelazione”, e scrisse nel 1928 che “si potrebbe ragionevolmente concludere che i vecchi personaggi illustri torneranno sulla terra come uomini perfetti, in un tempo breve” (“Government”, pag. 276). Nel 1929, per dare speranza al ritorno dei “principi, Rutherford costrui “BETH SARIM” (la casa dei Principi) in San Diego.
La casa doveva servire a provvedere una dimora ai principi, quando sarebbero tornati.
Nel 1939 Rutherford dichiarò: “Il proposito di acquistare quella proprietà e di costruire la casa era che vi potesse-essere una qualche prova tangibile che c’era sulla terra chi credeva pienamente in Dio, in Gesù Cristo e nel suo regno, e che gli uomini di fede del passato sarebbero stati risuscitati dal Signore, sarebbero ritornati sulla terra e avrebbero preso il governo degli affari visibili della terra… La casa è servita come testimonianza a molte persone di tutta la terra, e anche se i non credenti l’hanno schernita e hanno parlato insolente. Mente di essa, tuttavia essa è là come una testimonianza al nome di Geova…” (“Salvation”. “Salvazione”, pag. 311).
“BETH-SARIM”*, un simbolo di fede, fu venduta poco dopo la morte di Rutherford!
Il ‘”profeta” non poteva tacere. Con la pubblicazione del libro “Children” (Bambini) esso si mise di nuovo a profetizzare, affermando che il libro era lo strumento del Signore
“per il più efficace lavoro nei mesi che rimanevano prima di Har-Maghedon” (La Torre di Guardia, 15.9.1941, pag. 288).
E’ incominciato il Millennio alla fine del 1975?
“E’ vero, c’è stato nel passato chi ha annunciato la fine del mondo, anche indicando una data precisa. La fine non à avvenuta. Chi lo ha fatto è colpevole di aver detto false profezie. Perche? Che cosa mancava?… Mancavano i requisiti previsti dalla profezia biblica… M A OGGI ABBIAMO QUESTI REQUISITI MOLTO CHIARAMENTE!” (Awake, Svegliatevi 8.10.68, pag. 23).
“Il settimo periodo di mille anni della storia umana comincerà nell’autunno 1975 E.V…Come sarebbe appropriato che Geova Dio facesse di questo veniente settimo millennio un sabatico periodo di riposo…” (“Life Everlasting – In Freedom of the Sons of God” – “Vita Eterna nella libertà dei figli di Dio” pag. 29-30).
“Perchè si fa tanto parlare dell’anno 1975? Animate conversazioni, alcune basate su speculazione, sono state fatte in questi ultimi mesi fra seri studiosi della Bibbia. Il loro interesse è stato suscitato dalla credenza che il 1975 segnerà la fine di 6.000 anni di storia umana dalla creazione di Adamo… ” (Torre di Guardia, 1.2.1962, pag. 78).
“Dobbiamo noi supporre da questo studio che la BATTAGLIA DI HAR-MAGHEDON sarà completamente finita nell’autunno del 1975, e che il lungamente atteso regno millenario di Cristo comincerà allora? E’ POSSIBILE, ma aspettiamo, per vedere quanto il settimo periodo di mille anni d’esperienza dell’uomo coincida strettamente con il sabatico regno milleniale di Cristo… Non significa necessariamente che il 1975 segni la fine dei primi 6.000 del settimo “giorno’ creativo di Geova. Perchè no? Perchè, dopo la sua creazione, Adamo visse per un pò di tempo nel “sesto giorno’, il quale periodo di tempo, sconosciuto, si dovrebbe sottrarre dai 930 anni di Adamo, per determinare quando fini il sesto periodo o (giorno di settemila anni e quanto visse Adamo nel ‘settimo giorno. E tuttavia la fine di questo giorno creativo potrebbe avvenire entro lo stesso anno del calendario gregoriano della creazione di Adamo. Può comportare solo una differenza di settimane o mesi, NON ANNI” (Torre di Guardia, 1.2.1969, pag. 83).
“Anche supponendo che ragazzi di 15 anni capissero abbastanza da rendersi conto del significato di ciò che accadde nel 1914, oggi i più giovani di questa generazione avrebbero sempre quasi 70 anni. La grande maggioranza della generazione a cui Gesù si riferiva è dunque già morta. Quelli che rimangono sono prossimi alla vecchiaia. E ricordate che Gesù disse che la fine di questo mondo malvagio sarebbe venuta prima che quella generazione passasse per la morte… Possiamo confermare in un altro modo il fatto che viviamo negli ultimi pochi anni di questo ‘tempo della fine’ (Dan.12:9). La Bibbia mostra che ci avviciniamo alla fine di 6.000 anni interi di storia umana. Che significato ha questo? Apocalisse capitolo 20, versetto 6, mostra che il celeste regno di Dio comincerà sopra la terra per mille anni dopo la fine di questo sistema di cose. Quel millennio recherà un sabatico riposo alla terra e a tutti quelli che allora l’abiteranno… Quindi, i primi seimila anni dalla creazione dell’uomo si potrebbero paragonare ai primi sei giorni della settimana nell’antico Israele, Il settimo periodo di mille anni si potrebbe paragonare al settimo giorno, il sabato) di quella settimana, di come sarebbe appropriato che Dio, sostituendo questo modello, ponesse fine all’infelicità dell’uomo dopo seimila anni di norma umana e la sostituisse con la norma del Suo glorioso Regno per mille anni… Dall’autunno del 1968 rimarrebbero pertanto solo altri sette anni per terminare 6.000 anni interi di storia umana.
Questo periodo di sette anni finirà evidentemente nell’autunno dell’anno 1975” (Svegliatevi 22.4.1969, pagine 13-14).
Dov’è allora questo regno di Dio pieno di pace, di giustizia e di bontà? Quando si è verificato Har-Maghedon che doveva precedere questo millennio di Dio? Da quello che abbiamo constatato finora, siamo costretti ad affermare che i cosidetti Testimoni di Geova sono dei falsi profeti.
Guàrdati dai falsi profeti
La Bibbia ci avverte di tenerci lontani dai falsi profeti. “E l’Eterno mi disse: ‘Que’ profeti profetizzano menzogne nel mio nome; io non li ho mandati, non ho dato loro alcun ordine, e non ho parlato loro; le profezie che vi fanno sono visioni menzognere, divinazioni, vanità, imposture del loro proprio cuore” (Ger. 14:14, Riveduta).
“E Geova stroncherà… il profeta che dà false istruzioni…” (Isaia 9:14-15, Traduzione del Nuovo Mondo).
“Guardatevi dai falsi profeti che vengono da voi in manto da pecore, ma dentro son lupi rapaci” (Matt. 7:15, TNM).
“Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome qualcosa ch’io non gli abbia comandato di dire o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta sarà punito di morte”. E se tu dici in cuor tuo: “Come riconosceremo la parola che l’Eterno non ha detta? Quando il profeta parlerà in nome dell’Eterno, e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una parola che l’Eterno non ha detta; il profeta l’ha detta per presunzione; tu non lo temere” (Deut. 18:20-22, Riveduta).
“E’ vero che nel passato diversi hanno annunciato la fine del mondo indicando una data precisa… La ‘fine’ non è venuta. Erano colpevoli di aver fatto delle profezie false.
Perchè? Cosa mancava? Simili persone non erano in possesso della verità di Dio e non erano guidati e usati da Lui” (Awake, 10.8.68, pag. 23).
“Dobbiamo esaminare non solo ciò che personalmente crediamo, ma anche ciò che è insegnato da qualsiasi organizzazione religiosa alla quale siamo associati. Sono i suoi insegnamenti in piena armonid con la Parola di Dio, o si basano sulle tradizioni degli uomini? Se amiamo la verità, non c’è nulla da temere da tale esame. Ognuno di noi dovrebbe avere il desiderio di apprendere ciò che è per noi la volontà di Dio, e quindi metterla in pratica” (La verità che conduce alla vita Eterna, pag, 13).
Tempo fa la rivista “Svegliatevi” chiese, “E’ un peccato cambiare la propria religione?” La risposta che essa diede era no. Anzi, se la forma del nostro culto non è d’accordo con la Parola di Dio, diceva la rivista, sarebbe un vero peccato non cambiare religione. Nelle seguenti pagine lasciamo parlare delle persone che, con le loro mogli, si resero conto che la loro religione precedente non era secondo la Parola di Dio. Ci diranno pure come si resero conto del loro stato di peccato e come, tramite la nuova nascita, entrarono nel Regno di Dio.
La nostra preghiera è che i seguaci di questo falso “profeta” possano venire a quella Verità che conduce alla Vita Eterna. Le seguenti testimonianze sono tipiche delle esperienze di migliaia di ex-Testimoni di Geova che sono stati liberati dalla schiavitù della Torre di Guardia.
PRIMA PARTE
di Edoardo Dencher
Premessa
E’ con profonda gratitudine verso il mio risorto Signore e Salvatore, che desidero presentare questa testimonianza al pubblico. Per opera dello Spirito Santo, che per primo mi convinse del mio peccato, mi sono prima pentito e poi convertito. Dal momento del pentimento mi sono rivolto al Salvatore, che sulla croce diede se stesso per la mia riconciliazione con Dio; rivolgendomi a Lui, ho cosi trovato la salvezza e sono stato unito a Dio Padre. La mia preghiera è che altri, che non lo conoscono, possano divenire, come me, i suoi figli. Se coloro che non sono mai stati salvati potessero solo comprendere ciò che manca loro al presente e ciò che perderanno per tutta l’eternità, non aspetterebbero più, ma si rivolgerebbero subito a Lui per essere salvati.
Personalmente non posso fare nulla di definitivo per la salvezza di un’altra persona, posso solo parlare della mia esperienza con Dio e riferirmi a quanto le Sacre Scritture rivelano di come altri possano venire a Lui. Il resto appartiene a Dio e all’interessato. Io sono solo uno, e quindi posso fare ben poco, ma come me ci sono migliaia di Cristiani sparsi attraverso le molte denominazioni delle nostre chiese in diversi paesi. Amate il Cristo che vi ha riscattati? Vorreste rendere a Lui un servizio? Allora non dimenticate i miei ex-fratelli e non li ignorate: sono delle persone proprio come voi, con un cuore, una mente, una coscienza, un’anima e soprattutto un Salvatore che è morto per liberarli. Sono molto addolorato ogni volta che sento come molti Testimoni vengano maltrattati da voi. Come vi accoglierebbe Gesù se voi bussaste alla sua porta? Quello è il modo in cui dovreste trattare i Testimoni di Geova! Non dovete dimenticare il comandamento fondamentale della Fede Cristiana: fate agli altri come vorreste fosse fatto a voi.
Non potete trattare male delle persone per cui Gesù è morto non meno di quanto sia morto per voi.
Io cerco Dio
Nel 1945, mentre il nostro Paese stava uscendo dalla seconda guerra mondiale ed io avevo lasciato la scuola per lavorare, mi resi conto per la prima volta di quanto fosse difficile trovare Dio e il suo popolo. Ma questo era il proposito che avevo fatto a me stesso, perciò iniziai la mia ricerca. Non avevo ricevuto una educazione cristiana nè degli insegnamenti biblici, e di conseguenza rimasi per un pò incerto su ciò che dovevo fare; poi, siccome sono sempre stato profondamente sensibile alla musica, cominciai ad accompagnarmi con la chitarra e ad esprimermi cantando. Per mezzo dei canti spirituali negri, imparai alcune profonde verità delle Scritture: appresi ciò che Dio aveva e avrebbe ancora fatto per me; che Cristo doveva ritornare e aprire il cielo con la sua presenza, poi scoperchiare le tombe affinchè i morti potessero uscirne. Siccome non avevo una fonte di informazioni a mia disposizione molte domande cominciarono ad assillarmi: Cosa devo fare per vivere questa utile esperienza? Sarei mai pronto ad affrontare la morte? E il Gran Giudizio? Dove mi troverei io e quale sarebbe la mia posizione? Potrei affrontare il giudizio da solo? Se Gesù venne, venne anche per me?
Cominciai a curarmi in modo particolare di una cosa: del rispetto e della riverenza per Dio e del desiderio di leggere e comprendere la Bibbia. Quando però si trattò di mettere tutto questo in pratica, mi resi conto di quanto fosse difficile.
Da dove si può cominciare a leggere la BIBBIA, dalla prima pagina all’ultima, come ogni altro libro? Provai questo metodo, ma non mi sembrava di ottenere ciò che volevo. Tuttavia, la bellezza e singolarità di questo libro mi affascinavano, non potevo abbandonarlo. Desideravo ardentemente comprenderlo, trovare Dio ed essere riconciliato con Lui: ma non c’era nessuno che mi mostrasse la via per raggiungerlo.
Nel 1942 circa, a casa nostra, in Jenkintown, Pennsylvania, avevo ricevuto della letteratura da un Testimone di Geova che era venuto alla nostra porta. Nel libro che mi fu lasciato, “II Nuovo Mondo”, lessi però che i Testimoni non credevano nell’inferno come un luogo reale, di conscia punizione per i peccatori impenitenti, e dato che la Bibbia mi insegnava chiaramente l’opposto, non continuai questa lettura.
Fino ad allora, nessun Cristiano era venuto a casa mia per parlarmi di queste cose, nè da allora ne venne alcuno, e suppongo che nessun Cristiano ci verrà mai. Così fui lasciato solo, alla ricerca della Verità. Naturalmente non la trovai. Poi, nel 1946, lessi un articolo nel “Reader’s Digest” intitolato “Colportori di paradiso” che descriveva uno strano culto perseguitato da molti americani, per la fedeltà dei suoi appartenenti.
Parlava di come essi furono attaccati dalla folla per aver rifiutato di salutare la bandiera. Ebbene, qui c’era qualcosa di veramente diverso che meritava quindi tutta la mia attenzione. Ricordai che avevo accettato da loro, qualche anno prima, della letteratura: la ritrovai in casa (nel frattempo ci eravamo trasferiti a Filadelfia) e cominciai a leggerla. In fondo non era poi tanto male come mi era sembrata. La rivista “La Torre di Guardia? mi diceva che eravamo liberi dalla legge e che non avevamo l’obbligo di ubbidire ai dieci comandamenti. Ouesto mi rassicurava molto! Avevo già provato ad ubbidire a quei comandamenti e naturalmente non ero riuscito a farlo. La Torre di Guardia diceva che noi potevamo ugualmente trovare favore in Dio, e questo era quello che io avevo tentato di scoprire!
Decisi di scrivere alla società dei Testimoni di Geova per un abbonamento alla loro rivista, e, prima che essa cominciasse ad arrivare, due giovani Testimoni vennero a visitarmi.
Compresi che non credevano in una religione per corrispondenza! La Società aveva avvertito la locale congregazione (allora chiamata compagnia) la quale a sua volta aveva mandato due lavoratori a “pieno tempo” a farmi visita. Questi uomini conversarono con me e mi suggerirono che sarebbero stati felici di tenere uno studio biblico con me una volta alla settimana, a qualunque ora fossi disposto. Erano venuti alla casa giusta! Mi invitarono anche alla Sala del Regno, ma non accettai subito questa ultima offerta e permisi loro di venire solo a studiare con me.
Entrano i Testimoni di Geova
Poco dopo che avevamo incominciato a studiare un libro intitolato “Il Regno è vicino”, appresi che la società della Torre di Guardia avrebbe tenuto un convegno internazionale a Cleveland, Ohio, quell’estate (1946), e decisi di parteciparvi. Ci andai ed ebbi una buona impressione intorno a ciò che vidi e sentii: da quel tempo cominciai a frequentare le adunanze alla Sala del Regno. Tutto mi sembrava meraviglioso, sentivo che avevo finalmente scoperto quello che cercavo. Lo studio a casa nostra continuò ed io divenni un assiduo frequentatore della sala del Regno e delle riunioni che si tenevano nella zona. In breve tempo i Testimoni mi convinsero anche ad iscrivermi alla scuola di ministero teocratico (che in realtà consiste piuttosto in un corso di elocuzione). Questi corsi vengono tenuti la stessa sera dell’adunanza di servizio e servono per imparare a parlare davanti ad un uditorio: cosi ebbe inizio la mia carriera di predicatore in pubblico. Da questo corso, di solito, si passa alla fase successiva: andare di porta in porta.
Affronto il pubblico
Dopo aver regolarmente frequentato le adunanze per un paio di mesi, un Testimone amico mi convinse ad accompagnarlo di porta in porta per vedere come questo lavoro si svolge. Osservai che queste persone potevano parlare di soggetti di controversia religiosa a degli estranei, ed essere convincenti! Poco dopo andai di casa in casa da solo. Siccome gradatamente acquistavo fiducia in me stesso, cominciai a svolgere questo lavoro ogni fine settimana.
Poi svolgevamo un’attività anche per le strade, distribuendo manifestini che informavano il pubblico delle conferenze pubbliche alla Sala del Regno. Durante quest’opera portavamo cartelloni pubblicitari ed offrivamo riviste: “Consolation”, che ora si chiama “Svegliatevi”, e la “Torre di Guardia?
A questo punto, l’organizzazione mi aveva assolutamente convinto, e decisi di essere battezzato per immersione. In questo modo divenni un ministro ufficialmente autorizzato.
Comincio un ministero per la Torre di Guardia
Ma ora devo tornare un pò indietro per sottolineare alcuni fatti: ad esempio, ricordo che, ogni volta che facevo qualche nuova conoscenza nella organizzazione, ero colpito dal modo in cui essi dicevano agli altri quali erano i loro doveri. La corrente di pensiero quando io arrivai, consigliava: Non sposarti, Har-Maghedon è imminente. Sembrava che il matrimonio potesse paralizzare in qualche modo la personalità dell’individuo o mettere in dubbio la possibilità di uscire vivi dall’Har-Maghedon. Anch’io, quindi, giunsi a disapprovare il matrimonio, sebbene non mi fosse stato spiegato il perchè; in questo modo veniva considerata anche la cultura.
Credo che non vi siate dimenticati del mio interesse per la musica: esso, sebbene all’età di sedici anni mi fossi schiacciato una mano in un infortunio sul lavoro, mi convinse, appena guarii, a decidere di imparare a suonare la chitarra professionalmente per guadagnarmi la vita cantando e suonando la musica, che amo. I Testimoni di Geova misero prontamente freno a quell’idea: disapprovavano ogni tentativo che un individuo faceva per realizzare se stesso. Essi scoraggiano l’ambizione nel modo più assoluto, eccetto, ovviamente, se si tratta delle opere che uno svolge per l’organizzazione. Siccome è loro convinzione che una persona debba dedicarsi completamente all’organizzazione o non farlo affatto, sebbene continuassi a suonare per mio piacere personale o per qualche lavoro teatrale e radiofonico, decisi infine, forzato dall’organizzazione, di abbandonare tutto questo per dedicarmi completamente alla società.
Dato che ero convinto che questa fosse l’organizzazione di Dio, dovetti permettere che i miei naturali talenti fossero accantonati e, come la Società mi chiedeva, mi misi a sua completa disposizione.
Nel lavoro che svolgevo di casa in casa, durante il mio sermone dal pulpito della Sala del Regno e in tutte le riunioni a cui partecipavo, ero considerato un ministro, e anch’io, naturalmente, ne ero fermamente convinto. La convinzione di appartenere all’organizzazione di Dio mi indusse dunque a studiare tutte le pubblicazioni che potevo ottenere per prepararmi a rispondere alle domande che le persone mi facevano riguardo alle origini della Società ecc… Studiai molti libri di Charles Taze Russell e lessi molti discorsi tenuti dagli Studenti della Bibbia (non furono chiamati Testimoni di Geova fino al 1931) ai tempi di Russell, alle loro conferenze.
Superficialmente l’organizzazione non sembrava aver molto da offrire. I Testimoni di Geova non erano delle persone colte, nell’insieme. Erano intolleranti e di mentalità ristretta. Sembravano credere di avere il diritto di dire agli altri quello che dovevano fare, e anche come dovevano farlo. Ma io ignorai tutto ciò, perchè sentivo che, dal punto di vista delle Scritture, erano l’Organizzazione di Dio, e quello spiegava tutto, giustificava tutto. Dio sarebbe stato perciò il Giudice, e non io. Io mi preoccupavo principalmente di studiare la dottrina, e di ottenere l’abilità di presentarla al pubblico e ai Testimoni dal pulpito della Sala del Regno.
Ben presto scoprii che nessuno studio o ricerca individuale era ammessa, e che la conoscenza di una persona si doveva limitare a cio che la Torre di Guardia le permetteva di avere. Una persona non avrebbe potuto permettersi di pensare più Oltre. Non avrebbe potuto arrivare a nessuna conclusione a cui la letteratura della Torre di Guardia non fosse già arrivata! In questo modo, ogni pensiero privato veniva scoraggiato, e i membri in breve tempo divenivano degli automi.
Il completo lavaggio del cervello!
Nel giro di tre anni, il mio modo di concepire la vita e Dio stesso era completamete cambiato. Divenni mentalmente uno schiavo dei miei padroni spirituali. Viaggiai in diverse parti del paese e incontrai Testimoni di Geova nel Sud, Sud Ovest, Ovest, negli Stati Centrali e nel Nord. Più lontano si andava da New York e meno i Testimoni di Geova sembravano sapere! Essi erano tutti venduti all’Organizzazione. Sembrava che non importasse quanto poco sapessero, bastava che fossero ubbidienti all’organizzazione per essere rispettati dalla locale compagnia (ora chiamata congregazione).
Impressioni sull’Organizzazione
C’è un certo senso di soddisfazione che si ricava dal sapersi differente. I Testimoni di Geova hanno questo senso. Credono che Dio stia restaurando il vero culto nel mondo, e che questo sia il loro culto. Ciò naturalmente mi colpiva. Vedete, a qualcuno non molto istruito sulle Scritture, tutte le loro dottrine suonano logiche e solide. Essi credono di avere la risposta finale ai problemi che sono con noi da secoli. Fanno dei dogmi di soggetti quali la negazione della Deità di Cristo, la Sua Seconda Venuta, la punizione eterna, la Trinità, l’anima, ecc… Prendono Isaia 1:18, “Venite ora e ragioniamo insieme, dice il Signore”, e usano la ragione umana per tutte le loro conclusioni. Si basano su come essi farebbero se fossero Dio. Ovviamente, devono ammettere che di tanto in tanto ci sono dei cambiamenti su questioni di dottrina. E’ come se Dio cambiasse idea di tanto in tanto e tornasse indietro su alcuni punti. Ma questo non li preoccupa. Quando la Società tira fuori qualcosa di ‘nuovo’, i Testimoni lo accettano come “cibo adatto per il momento” che viene dalla tavola del Signore. Lo so, perchè anch’io ero generalmente un docile seguace, tanto ingenuo, col cervello “lavato” come gli altri.
Un’altra cosache mi colpì è il fatto che pochissime persone sembravano capaci di opporsi alla nostra “logica”! Questo faceva sembrare la dottrina dei Testimoni ancora più giusta. E, così, basandoci sul ragionamento della nostra mente, perseguivamo la nostra “religione della logica”
Convinti di essere nell’Organizzazione di Dio”, eravamo sicuri che i membri del clero fossero i nostri nemici principali. Se le loro dottrine erano del Diavolo, allora erano nell’”Organizzazione del Diavolo”. Era così semplice! Per conoscere la verità, dovevano cercarla dai Testimoni di Geova!
Solo la Torre di Guardia dice la verità
Qualsiasi cosa che provenga dalla Società viene accettata come verità, senza considerare che cosa sia! Ogni cosa che viene da qualsiasi altra fonte è falsa, non importa cosa sia. Così c’è poca speranza di fare una buona impressione su un Testimone di Geova con un qualsiasi argomento. Il mio punto di vista come Testimone di Geova era che tutta la verità di Dio passava attraverso quest’Organizzazione, e che tutto il resto era tenebre. Così non mi importava ciò che una persona mi diceva, non mi interessava, perchè io avevo la verità e gli altri non l’avevano! Oualunque persona con una mente aperta ammettera che la verità è universale, e che chi dice: “L’abbiamo tutta” dice assolutamente una sciocchezza. Tuttavia, io allora non lo capivo. Ricordo di aver dichiarato a volte: volte: Se questa non è la verità, allora non c’è Dio!” Questo dimostra com’ero sicuro di avere la verità.
La verità della Società cambia di volta in volta. Sulla Torte di Guardia del 15 ottobre 1954, legsiamo, a pagina 638: ” Nessuna organizzazione ha mostrato di essere flessibile nel cambiare i suoi punti di vista, di stare aggiornata coi tempi, di essere pronta a ricevere nuova luce che viene da Geova dal tempio: ogni altro gruppo è legato al suo credo secolare”.
Questi cambiamenti di dottrina vengono fatti per evitare che i Testimoni si stanchino di sentire sempre ripetere le stesse vecchie cose. Anche, si potrebbe dire, per liberarli da false dottrine! Ma se questo succedesse, essi dovrebbero abbandonare tutto ciò che credono! Dovrebbero ricominciare daccapo, perchè non rimarrebbe loro molto.
Le mie principali impressioni con l’andar degli anni
Con l’andar del tempo fui in grado di vedere molte di queste cose, ma dovevo tenerle per me stesso. Molti altri fratelli erano della stessa opinione (ne parlavamo in segreto), ma avevano paura di parlarne ad altri. Potevo vedere che per la maggior parte dei Testimoni questa era una cosa poco importante. Quanto alla mia vita, sapevo che questa religione andava bene solo fino ad un certo punto.
Sapevo di essere un peccatore, nessuno doveva dirmelo. Ma sapevo anche che tutte queste opere di porta in porta, prediche dal pulpito, studio dei libri, lavoro di conferenza ecc… non avevano rimosso un solo peccato. Capivo che queste opere non avevano potere contro il peccato, che io ero il peccatore di sempre, nonostante fossi diventato un Testimone di Geova. Ma, come tutti gli altri Testimoni, riponevo le mie speranze e responsabilità nell’Organizzazione. Molto di rado trovai dietro alla porta persone che asserivano che Cristo ha cancellato i peccati con il sangue sparso alla croce, e che al di fuori della croce c’è la morte eterna, perchè le opere sono incapaci di rimuovere il peccato. Nei dieci anni che passai in quel lavoro potei discutere questo argomento solo quattro volte. Circa la quarta volta, parlerò più oltre. Scoprii che la maggior parte dei Testimoni di Geova stanno nell’Organizzazione per circa 5 o 10 anni, e che poi o se ne vanno o vi rimangono, e diventano “la vecchia guardia”. Se sono delusi e lasciano l’Organizzazione, sono amareggiati contro la religione in generale, e di solito rimangono così in questo stato. E’ triste per una persona trovarsi così. Le sue orecchie sono completamente chiuse all’Evangelo, ed ella rimane nella sua sordità, indifferente alla chiamata di Gesù Cristo.
Contro ogni devozione
I Testimoni di Geova non adorano Dio. In dieci anni che rimasi con loro, non ci fu mai un culto di adorazione. Nel loro cuore non c’è riverenza per Dio, nessun timore per Lui. Io sentivo sempre che qualcosa mancava. Non potevamo adorare Gesù Cristo: era strettamente proibito! Avendolo ridotto a una creatura, Egli era solo un subalterno di Dio.
Per innario usavamo: “Canti di lode a Geova”, un libro di 99 canti che lodano le opere dell’Organizzazione e i compiti individuali compiuti dai Testimoni. Nessuna parola di adorazione a Dio e al suo Figliuolo, solo parole di adorazione per l’Organizzazione!
I Testimoni non si inginocchiano mai a pregare. Non hanno adunanze di preghiera o programmi di devozione. La preghiera viene fatta in un modo meccanico, all’ inizio e alla fine di ogni adunanza. Viene fissato un modello di preghiera e tutti lo seguono automaticamente.
C’è una classe di persone che i Testimoni non sono pronti ad affrontare: Coloro che sono nati di nuovo. I Testimoni non sono istruiti nella loro sala del Regno a rispondere alla testimonianza di una persona che ha esperienza della nuova nascita operata da Cristo. Sono istruiti a controbattere la dottrina di una denominazione, ma NON sanno discutere con successo sull’Evangelo di Cristo! Questo fatto si chiarirà quando leggerete la mia testimonianza personale, più avanti.
Effetto di un corpo di membri anonimi che governano
Avendo persa la verità della fede cristiana storica, i Testimoni hanno perso anche il loro diritto individuale di divenire figli di Dio. E’ solo con la totale rinuncia alle loro abitudini e con l’accettazione del Salvatore come Signore e Dio che essi troveranno la libertà dall’anonimità del sistema della Torre di Guardia.
Essi credono che i peccatori possono trovare favore presso Dio, senza il sangue purificatore di Cristo al cui posto si pone l’Organizzazione. In effetti, l’Organizzazione agisce come intercessore fra Dio e i Testimoni, accettando parziale responsabilità per la salvezza di questi ultimi. E’ una “Società Anonima Teocratica” che è un fenomeno peculiare in se stesso, senza precedenti. Praticamente essa possiede un’autorità riconosciuta come uguale alla Bibbia. I dissidenti sono considerati eretici ed espulsi.
Come gli anonimi pensano
L’effetto che tutto ciò può avere sulla mente di una persona è catastrofico. Il timore di Dio è perso e la salvezza per la fede in Gesù Cristo cede il posto a un sistema di opere e ricompense. I metodi usati sono quelli del moderno mondo degli affari, il punto d’arrivo è la produzione.
Tutti lavorano per una salvezza che non arriva mai. Cifre e statistiche vengono tenute per ogni cosa. La somma del lavoro compiuto viene esaltata in tutto il mondo. Ogni incremento è osservato accuratamente. Quelli che non producono sufficientemente vengono rimossi dalle loro posizioni di autorità, o anche radiati. Dio è visto come un Dio-Organizzazione, con un libro dei conti coperto di cifre e statistiche su faccende di affari. Egli non è mai soddisfatto. Critiche su tutto eccetto che sull’Organizzazione vengono incoraggiate. Tutto il resto è deriso.
La volontà di chi sarà fatta?
Il modo di pensare della Torre di Guardia ha condotto i Testimoni al punto di deificare l’Organizzazione, che è infallibile su argomenti di fede e nell’indicare opere di salvezza. Cosi si ha una GERARCHIA PONTIFICIA GOVERNANTE, che dirige i suoi membri in tutto il mondo. I singoli Testimoni hanno rinunciato alla loro volontà e sono ora governati dal-
la volontà dell’Organizzazione.
I Testimoni credono di fare la “volontà divina”. Ma di fatto questa “volontà divina” è filtrata attraverso la Torre di Guardia e la Società. La volontà dell’individuo, guidata da Dio, viene scoraggiata. E’ permessa una sola volontà: quella del corpo governante dei Testimoni – la Società stessa!
L’autorità che la Società della Torre di Guardia ha sopra, i Testimoni di Ceova è assoluta. In un confronto fra controversi brani della Bibbia e la Società, è la Società che vince sempre, vale a dire che i Testimoni sono molto più facilmente convinti dalla società della Torre di Guardia che dalla Bibbia stessa.
Primi incontri con degli evangelici
Durante i dieci anni che ho passato come Testimone ho incontrato ogni tipo di persona. Le persone religiose si identificavano in vari modi. Alcune avevano ‘attitudine di chi lascia fare: uno può credere ciò che vuole, e se è soddisfatto, allora la cosa per lui è giusta. Altre assumevano un atteggiamento di difesa nei confronti della loro chiesa: bisognava essere un membro di essa o non si poteva essere un vero cristiano (un pò come l’atteggiamento dei Testimoni stessi). Per quattro volte, in quei dieci anni, delle persone cristiane mostrarono sufficiente interesse verso di me invitandomi in casa loro e cercando di spiegarmi l’Evangelo. I primi tre tentativi non furono dei veri tentativi. Ma il quarto lo fu, e si ripetè per diverse volte. Questo accadde nel 1953. Inoltre, spesso, lavorando all’aperto il venerdi e il sabato sera, mi troavo vicino a uno o più gruppi di persone evangeliche all’angolo di una via e udii anche il loro messaggio. Quali furono le mie reazioni a tutto ciò?
Presi nota di diverse cose. Prima di tutto, nessuno mai mi si avvicinò durante queste riunioni agli angoli delle strade per dirmi una parola riguardo a Cristo. Venivano solamente distribuiti dei trattati e c’era la convinzione che si stava predicando l’Evangelo. Se io tentavo di cominciare una conversazione con qualcuno di loro, essi rifiutavano di parlare. Sembravano persone piuttosto ignoranti. Non sembravano conoscere la Bibbia molto bene. Noi Testimoni pensavamo che non potessero parlare di niente altro eccetto che di Gesù e di essi stessi, così li ignoravamo del tutto.
Affronto i membri delle chiese
Mi faceva pena sentire qualcuno che diceva: “Io ho la mia chiesa”. Io avevo più di quello! Ancora più da compiangere erano quelli che potevano dire soltanto: “Il mio prete si prende cura di ciò per me!’ Ma il colmo era di sentire un uomo esclamare: “E’ mia moglie che si prende cura della religione nella nostra famiglia!” E accadeva più d’una volta.
E’ strano che la gente dia tanta importanza a cose insignificanti, e invece, quando si tratta di Dio e della Bibbia si stringa nelle spalle come se ciò non importasse affatto. Anche quelli che dicevano di essere cristiani non sembravano molto ansiosi di aiutarmi a divenire uno di loro. Sembravano troppo intenti a vantarsi di essere cristiani!
La maggior parte dei membri di chiese, naturalmente, si presentava col nome della propria denominazione. Diceva cioè, “Io sono cattolico”, “Io sono battista”, o “Io sono metodista”. Io, come tutti i Testimoni, ero sempre pronto a discutere sulle denominazioni. Avevo studiato gli insegnamenti delle varie denominazioni, e ottenuto sufficienti informazioni su ognuna per essere in grado di discutere a loro riguardo. Naturalmente, noi Testimoni cercavamo di fare si che le persone fossero d’accordo con noi il più possibile, ma dovevamo però mostrare la falsità della loro religione, altrimenti avremmo dovuto ammettere che non noi ma esse avevano ragione.
Non so esattamente quanti veri cristiani incontrai, perchè ben pochi si rivelarono tali, o riuscirono a identificarsi sufficientemente tali, cosi che adesso non potrei ricordarli. Con tutto il loro predicare, pochi mi vennero incontro per dirmi che Gesù era morto per salvarmi, così che io potessi passare l’Eternità con Dio. E così io conclusi che ci dovevano essere poche persone che credevano in questo modo.
Affronto i cristiani
Nessuno mai era riuscito a battermi in una discussione su una data dottrina biblica. Ero tanto zelante nella mia fede come mai lo ero stato. E cosi, all’età di 24 anni, mi trovai a lavorare come pioniero (missionario locale) nella sezione di East Falls di Filadelfia, Lavoravo in cooperazione colla Sala del Regno di Germantown. Un motivo per cui avevo scelto questo territorio dove lavorare, era perchè esso non era stato visitato dai Testimoni da due anni ed era una zona prevalentemente cattolica. Questo costituiva per me una sfida, nonostante il fatto che almeno il 50% dei Testimoni erano stati cattolici. Decisi di lavorare in quest’area e vedere se potevo fare qualcosa.
Il mio successo mi sorprese. Distribuivo oltre 400 riviste al mese, vendevo numerosi libri e Bibbie della Società e face vo anche un buon numero di abbonamenti per le riviste “La Torre di Guardia” e “Svegliatevi’. Potei ripetere delle visite e condurre degli studi. Rimasi in questa zona alcuni mesi.
Un giorno stavo lavorando in una certa via dove trovavo qualche difficoltà. Soffro di febbre di fieno, e siccome in questa strada c’erano molte piante, ero tormentato. Ricordo che due volte dovetti andarmene, poichè soffrivo intensamente. Un giorno riuscii a resistere, e mi trovai alla fine in una certa casa. La donna delle pulizie, che veniva una volta alla settimana, venne ad aprire. Ascoltò tutto quello che le dissi, poi chiamò la padrona. Siccome lasciò la porta aperta, entrai!
Quando la signora arrivò, cominciai daccapo, con la mia tattica di vendita, e le ripetei la mia storia. Essa mi ascoltò e poi spiegò che faceva parte dei “salvati da Gesù”, vale a dire, degli Evangelici.
Accadde che facemmo una discussione e lasciai un libro gratis. lo ricevetti indicazioni di versetti riguardanti la salvezza. Non ne fui particolarmente colpito. Ma avevo ricevuto gentilezza e amore del tutto insoliti. Feci un’altra visita alla signora e suo marito. Accettai ancora della letteratura e continuai a ritornare molte volte. Ogni volta fui ricevuto cordialmente. Nonostante l’aggressività da parte mia, in essi non c’era odio, nè scherno, o derisione, o disprezzo. QUESTO ERA PARTE DEL SEGRETO DEL LORO SUCCESSO. L’altra parte era: TENEVANO LA BOCCA CHIUSA E LA BIBBIA APERTA! Invece di dirmi il loro punto di vista, o citarmi le Scritture, mi facevano leggere vari brani ad alta voce, e poi mi domandavano di spiegarli. Naturalmente, io cercavo a tutti i costi di convincerli del punto di vista dei Testimoni. Ma essi sembravano avere sempre una risposta dalla Bibbia pronta!
Sei mesi dopo che ebbi per la prima volta bussato alla loro porta, mi diedero un suggerimento. Dato che era ovvio che non potevano convincermi pienamente, mi chiesero se ero disposto ad andare a discutere con due uomini della loro chiesa. Acconsentii ad andare e accettai la sfida. Vedete, avevo sempre considerato che questa gente “salvata” fosse vittima di uno stato di esaltazione. Espressioni come: “Conosco Cristo come mio personale Salvatore” erano troppo per me! Che cosa voleva dire “conoscere il Signore”? Che cosa significava “Salvatore personale”? Nessuno si preoccupava di spiegarmi; così conclusi che nessuno lo sapeva!
Affronto l’Evangelo
Se non sapevano di che parlavano, potevo manovrarli io! Così la sera stabilita, c’incontrammo, io, i due uomini e i due ascoltatori. Cominciammo alle otto e finimmo all’una di notte. Cinque ore di veloce e fitto dibattito. Non perdemmo un secondo. Usammo solo la Bibbia, e ci attenemmo ad un unico soggetto: la Deità di Cristo. Se fossimo saltati da un soggetto all’altro, non si sarebbe concluso niente. Avremmo sciupato tutto il tempo!
Sentivo che era mio dovere correggerli. Essi pensavano che Cristo fosse Dio! Avevano proprio bisogno del mio aiutato! Naturalmente io credevo di avere ragione e che loro avessero torto. Ma in certo qual modo, quella sera non riuscii a convincerli. Però, d’altra parte, neppure essi mi convinsero. Così non ero preoccupato.
Sembrava che vedessero solo l’Evangelo di Giovanni 1:1. La Traduzione del Nuovo Mondo dice, “… la Parola era un dio”. Questo, secondo quello che pensavo allora, avrebbe dovuto convincere tutti, ma non accadde. Cosi, per disperazione, mi rivolsi all’appendice che appariva alla fine di quella traduzione delle Scritture Cristiane Greche del Nuovo Mondo (in lingua inglese) e lessi quello che i traduttori avevano messo li per sostenere la loro traduzione. Ecco ciò che lessi da pagina 776: “Per un’ulteriore prova che l’omissione dell’articolo determinativo nel predicato di Giov. 1:1, fu intesa dall’apostolo proprio per mostrare una differenza, citiamo ciò che la Grammatica del Dr. Robertson dice a pag. 767:”NOMI DEL PREDICATO. Questi possono anche avere l’articolo”.
Immaginate la mia sorpresa quando uno degli uomini produsse una copia della Grammatica di Robertson! Cercò poi la suddetta citazione e continuò a leggere più avanti, “Come già SPIEGATO, L’ARTICOLO NON E’ ESSENZIALE AL DISCORSO’. Può essere usato o no, senza fare nessuna differenza. Cosa avrei potuto dire? Niente! Cosa potevo fare? Questo per me era un problema perchè non sapevo che le cose potessero divenire cosi complicate. Nei nostri studi avevamo usato il Diaglotto Enfatico (una traduzione Greco-Inglese interlineare, stampata dalla Società della Torre di Guardia) e avevamo notato che la parola “Theos” nella frase “La Parola era Dio” non aveva l’articolo determinativo “‘ho” davanti; perciò noi, Testimoni, avevamo concluso che si poteva tradurre “un dio” (o “dio”) invece di “Dio”.
Ora se, la Grammatica di Robertson dichiarava: “l’articolo non è essenziale al discorso”, il quadro era diverso. Perchè la Società non aveva completato la citazione della Grammatica? Io non ero uno studioso (l’avevo appena scoperto!), così pensai di sottoporre il problema alla Società, e, non appena avessi ricevuto una risposta, di farla conoscere ai miei interlocutori.
Un mese dopo la risposta venne. Essa diceva, “Ebbene, noi ci atteniamo e aderiamo a quanto viene dichiarato nell’appendice della Traduzione del Nuovo Mondo”. Che risposta! Come avrei potuto mostrarla a quelle persone? Che imbarazzo! In parole povere, la Società non aveva nessuna risposta per Giovani. 1:1.
Era stato deciso che avremmo avuto un altro incontro. Questa volta la discussione fu condotta da un nuovo partecipante, un uomo d’affari cristiano, ben noto in quella zona. Egli mi permise di usare la Bibbia della Società; poi, immediatamente, procedette a darmi la prova scritturale che Gesù è Geova Dio, il Figlio! Stavamo leggendo nell’Apocalisse (Rivelazione) 1:1, 17, 18; 21:6; 22:12-16. Mi domandò di leggere i versetti lentamente, accuratamente, poi mi fece soffermare sul capitolo uno, versetto otto (1:8). Riguardo al quel versetto mi domandò: “Prova o non prova questo che Cristo è Dio?”.
Io non avevo mai avuto a che fare con tali cose prima di allora. Quanto avrei desiderato poterlo evitare ancora! Non potevo farlo. Sudavo. Questa era la Bibbia! Non potevo negare quello che diceva. Perchè avrei dovuto farlo? Per rimanere un Testimone di Geova, (ecco perchè!), affrontavo cose che non avevo mai affrontate prima. Ero chiamato a prendere una decisione. Ammisi che sembrava che il testo dicesse che Cristo era Dio. Decisi che ne avevamo avuti a sufficienza di questi incontri, e mi ritirai.
Affronto la chiesa
Prima che queste persone mi lasciassero andare, però, mi convinsero ad andare in chiesa la domenica mattina seguente. Sapevo che non sarei tornato per un altro incontro! per sei mesi questa coppia aveva cercato di farmi andare in chiesa: Non volevo andarci. Questa volta stringemmo un patto. Acconsentii ad andare in chiesa purchè loro promettessero che non avremmo avuto più incontri. Furono d’accordo, e io andai.
Con loro andai a una grande chiesa indipendente, appena fuori città a ovest di Filadelfia. Prima andai alla classe per adulti della scuola domenicale. Li, come visitatore, mi presentai e dissi chi ero. Fui deriso perché ero un Testimone. Ascoltai diverse cose scortesi, come: «Non ha nemmeno l’aspetto di un cristiano” ecc.. Era il tipo di trattamento che mi ero aspettato, e lo ricevevo! Mi sembrava che la Società avesse ragione, dopo tutto, riguardo a quanto aveva detto di questa gente! Mostrava i suoi veri colori. Questo mi convinse ancora di più che avevo ragione a rimanere un Testimone di Geova.
Dopo questa classe, andai al culto principale della mattina. Naturalmente, ascoltavo con risentimento. Quando finì, fui quasi buttato fuori, fra tante vivaci discussioni. Mentre uscivo, ricordavo che la coppia che mi aveva invitato a casa sua per sentire l’Evangelo, aveva detto che avrebbe pregato per me. Così, mentre me ne stavo andando, ricordai al più accanito dissidente che almeno certe persone avevano promesso di pregare per me. Egli disse sarcasticamente: “Va bene, noi pregheremo per lei!” Che modo di terminare una funzione!
Me ne andai da quella chiesa più deciso che mai di rimanere un Testimone. Mentre uscivo dalla porta, commentai: “Dopo aver sentito questo, sono contento di essere un Testimone di Geova!” E lo ero. La buona coppia ed io ci separammo. Le ultime cordiali parole di saluto furono: “Pregheremo per lei».
E cosi per me quello fu l’evento determinante di quel Panno più che la grande convenzione dei Testimoni di Geova tenuta allo stadio Y’ankee.
Questi furono gli unici “Salvazionisti” che mai avessero fatto uno sforzo per convertirmi. Avevano avuto davvero più successo di tutti gli altri nel conquistarmi. Tuttavia, dopo quell’esperienza in chiesa, quella domenica, tutto ciò che avevano detto sembrava essere stato annullato. Il modo in cui i membri di quella chiesa avevano agito sembrava smentire il loro cristianesimo. Eppure, questo trattamento non mi fu usato da quelli che avevano testimoniato a me, bensì da altri membri della stessa chiesa, ma io sentivo che quello che un membro faceva si rifletteva su tutti gli altri.
La mia reazione finale circa l’intero episodio fu tale che non volevo mai più rivederli. Non solo mi avevano imbarazzato a riguardo della dottrina, ma il modo con cui mi avevano trattato mi faceva sentire che stavo meglio alla Sala del Regno. Certamente avevo potuto vedere che conoscevano la Bibbia meglio di me, e che non sarebbero mai stati convertiti dalla Società. In quanto alla chiesa, sentivo che era meglio per me rimanere nell’Organizzazione, a meno che volessi un simile trattamento di nuovo. Così me ne tornai all’Organizzazione, pensando di rimanerci. Dico tornai, sebbene non l’avessi mai lasciata, naturalmente. Solo che quella coppia aveva creduto di potermi fare uscire, e, nel corso di quelle conversazioni, di influenzarmi. Era stato quasi un periodo di prova per me, che credevo di aver superato.
Affari come al solito
Mantenni il lavoro di pioniere e continuai ad avere abbastanza successo. Nel 1955, andai ad una grande conferenza a Forbes Field in Pittsburgh, dove riconfermai la mia fede, divenuta più forte che mai. Decisi che non avrei mai più parlato contro la Società. Sembrava che quegli incontri non mi avessero toccato affatto. La mia fede era forte come non mai. Sembrava da tutte le apparenze esterne che sarebbe sempre rimasta così.
Feci un resoconto della mia vita e delle mie esperienze come Testimone di Geova. Nell’anno che seguì continuai come al solito, e così feci ancora per tre anni e mezzo nell’opera dei Testimoni.Ma c’erano sempre delle cose che non potevo vedere, che non mi soddisfacevano, sia in me stesso, che negli altri. Compresi che noi tutti Testimoni di Geova avevamo qualcosa in comune: eravamo tutti nel peccato originale e personale, e perfino la nostra dottrina ci diceva che questi peccati non erano rimossi al presente. Speravamo di morire fedeli (il grado di fedeltà non fu mai deciso) e tornare nel Nuovo Mondo. Ma era solo un forse, non potevamo essere sicuri, mai.
I nostri peccati non erano eliminati, non erano perdonati;e ciò (che non sembrava preoccupare tutti gli altri ) a me recava non poco turbamento. Potevo capire che mancava qualcosa. Si aveva bisogno di qualcosa che proprio non c’era. Vedevo quante persone lasciavano l’Organizzazione! Dove andavano? Cosa avevano perso? Che cosa avevano guadagnato? Stavano meglio o peggio dopo essere stati fra noi? Dove poteva rivolgersi una persona dopo aver lasciato i Testimoni di Geova? Tutto il resto era tenebra, forze maligne destinate all’eterna dannazione di Har-Maghedon?
Avevo la sensazione che tutto ciò che facevamo come Testimoni: il lavoro di porta in porta, gli studi a domicilio, il frequentare le adunanze, il predicare sermoni, si anche la preghiera, tutto fosse vano. Nulla di tutto ciò sembrava raggiungere Iddio! Erano tutte nostre opere compiute nel peccato.
Tuttavia, dovevamo semplicemente credere che questa era la volontà di Dio per noi. Non osavamo credere altrimenti.
Non avevamo un’alternativa. O questo o nulla. Dopo tutto era logico! Bisognava prendere le cose come venivano. Eppure, rimescolando quanto avevo ricevuto dal 1946, cominciai a scoprire che la Società non aveva mai detto niente di nuovo.
La Bibbia del Nuovo Mondo alla riscossa
Ero convinto della traduzione del “Nuovo Mondo” fin dal principio. L’avevo ricevuta alla grande convenzione al Yankee Stadium nel 1950, ed essa aveva avuto un enorme successo. Pensavo che noi Testimoni avevamo la risposta finale una volta tanto. Il nostro studio superficiale di essa sembrava confermarlo.
Certi versetti difficili e preoccupanti furono chiariti dalla traduzione della Società. Colossesi 2:9 ora si leggeva, “Perchè in lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina” (14). Un altro difficile versetto era Giovanni 8:58 (se letto con Esodo 3:14). Fortunatamente la Bibbia della Società ora dice: … Prima che Abramo venisse all’esistenza, io sono stato 3. Benissimo! Questo chiariva l’imbarazzante difficoltà che era esistita con la traduzione ortodossa. La metteva a posto una volta per sempre! Poi, naturalmente, c’era Ebrei 1:8, «… Dio è il tuo trono per sempre…”. Come era prima non avrebbe potuto andar bene! Questa nostra traduzione era molto meglio! Più accurata! Proprio come avrebbe dovuto essere. E non trascurava neppure Tito 2:13, rendendolo così: “Mentre aspettiamo la felice speranza e la gloriosa manifestazione del grande Dio e del nostro Salvatore Cristo Gesù”, piuttosto che :”.grande Dio e Salvatore nostro, Cristo Gesù” (Diaglotto Enfatico). Risparmiava molto imbarazzo a quel modo! In Giovanni 20:28 Tommaso disse qualcosa che non avrebbe dovuto dire. Almeno, non avrebbe potuto essere un Testimone di Geova e cavarsela dicendola! Tommaso chiamò Cristo “suo Signore e suo Dio”. Ma la traduzione della Società è stata finora incapace di tradurre altrimenti questa affermazione.
Il Testimone medio presume che i traduttori della Bibbia del Nuovo Mondo abbiano fatto un bel lavoro con la loro traduzione. Egli mette se stesso al posto di quegli uomini e immagina ciò che avrebbe fatto al loro posto. E’ convinto di essere onesto e che avrebbe fatto una traduzione corretta, e così crede che i capi della Società abbiano fatto. Ed è qui che commette un grave errore perchè deifica i capi pensando che non possono sbagliare, mettendo in loro una cieca fiducia.
Per chi fu scritta la Bibbia?
Avevo sempre creduto che la Bibbia avesse l’ultima parola, ma l’avevo anche sempre letta alla luce degli insegnamenti della Torre di Guardia. Ci era stato detto che la Bibbia era stata scritta soltanto per 144.000 persone. Perchè questo? I Testimoni credono che soltanto 144.000 persone possono andare in cielo. Credono che il numero sia stato completato nel 1931 (15), e insegnano che soltanto poco più di 10.000 di queste persone sono tuttora viventi. E i principali capi (direttori) della Torre di Guardia sono in quel numero. Essi sono i capi spirituali della Società della Torre di Guardia e naturalmente i corretti interpreti della Bibbia.
Dato che queste sono le uniche persone che possono veramente interpretare la Bibbia, la Bibbia è stata scritta solo per loro. I Testimoni credono che sia un libro riservato ai capi di alto grado della Società. Credono che noi non abbiamo diritto, come individui, di interpretare la Bibbia, e che, a parte questi capi designati a compiere questa impresa, essa non debba essere interpretata. I semplici Testimoni possono leggerla, ma devono andare dal corpo governante per l’interpretazione. Coloro che non sono Testimoni possono giungere alla comprensione della Bibbia solo parlando con i Testimoni perchè essi ne hanno ricevuto l’interpretazione dal corpo governante! Così, senza l’aiuto del materiale prodotto da questo gruppo di capi spirituali, la Bibbia rimane un libro chiuso.
Affronto la “verità” e la Bibbia
Ora, ciò che accresceva la mia difficoltà era che avevo usato la Bibbia della Società nella serie di discussioni con i cristiani. E ciò nonostante non riuscivo a convincerli. In un certo qual modo essa mi aveva fatto fallire. Il versetto che mi aveva colpito, Apoc. 1:8, si leggeva differentemente nella Bibbia della Società, e questo non faceva che aumentare il mio problema. “Io sono l’Alfa e l’Omega”, dice Geova Dio, «Colui che è e che era e che viene, l’Onnipotente”.
Il motivo di questa difficoltà era Apoc. (Rivelazione) 22:12-16. Le virgolette della citazione che comincia al versetto 12 mostrano che la stessa persona parla per tutto il versetto 16. Il versetto 13 dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”. Poi il versetto 16 dice: “Io, Gesù, ho mandato il mio angelo a rendervi testimonianza di queste cose per le congregazioni. Io sono la radice e la progenie di Davide, la luminosa stella del mattino”.
Al versetto 13 un riferimento marginale si riferisce a Isaia 48:12, dove leggiamo: “Ascoltami, o Giacobbe, e tu Israele, mio chiamato. Io sono lo stesso. Sono il primo. Inoltre sono l’ultimo”. Questo E’ GEOVA DIO! C’era qualcosa che non andava.
Mi sentii messo con le spalle al muro da questi versetti della mia stessa Bibbia, e cominciai a preoccuparmi durante gli anni che seguirono quelle conversazioni del 1953.
Nessuno mi aveva mai mostrato queste cose. Come potevo far fronte ad esse, improvvisamente? La Società non mi aveva mai indicato argomenti da usare in casi simili! Che cosa si aspettava che i Testimoni facessero in situazioni simili? Avevo già fatto alla Società una domanda concernente il problema che mi rendeva perplesso riguardo a Giovanni 1:1, ma nessuno mi poteva aiutare. Così fui lasciato solo. Dove potevo andare per una risposta?
Secondo la Società, non avrei dovuto andare in nessun altro posto. Il corpo governante dei Testimoni era l’unico posto cui dovevo rivolgermi se avevo bisogno d’aiuto. Quando questo ti abbandona, sei proprio lasciato a te stesso! Gli altri Testimoni non sapevano nulla. Potevano appena delineare le cose più elementari. Era inutile tentare di fare loro domande difficili. Molti di loro non avrebbero capito di che cosa parlavo! Avevo scoperto ciò per esperienza personale. Cosi mi trovai forzato a studiare più a fondo, personalmente, la Bibbia.
Ecco la mia posizione di allora: confinato da due autorità di cui sentivo di potermi fidare, la Bibbia e la Società della Torre di Guardia. Una mi aveva confuso, e l’altra aveva rifiutato di chiarire quella confusione! Era davvero una bella situazione quella in cui mi trovavo!
Cercavo un amico, ma non lo trovai
Cercai di parlare di queste cose ad alcuni amici intimi, ma questo servi ad insospettirli nei miei riguardi, così che essi avvisarono i locali servitori (capi) di tenermi sotto osservazione. Questo non mi aiutò affatto! Che cosa dovevo fare?
Conoscevo da molti anni un certo Testimone che sapeva l’ebraico e il greco, e che, in più, aveva una biblioteca piena di libri di teologia. Di Testimoni come questo ve ne sono molto pochi! Avemmo molte discussioni, ed egli mi aiutò a comprendere alcuni di questi problemi che mi assillavano. Egli stesso non era soddisfatto nè dell’una nè dell’altra soluzione a questi problemi. La sua risposta era: “Forse c’è e forse non c’è, forse è così o forse non è cosi”. Ma, in ogni modo, mi aiutò ad ottenere una migliore comprensione delle cose, inclusa la lingua greca.
Non passò molto tempo che mi arrivò un altro colpo. Una sera, alla nostra Sala del Regno, vidi su una scrivania una copia de “Il Geova della Torre di Guardia”(16) di Martin e Klann. Gli diedi un’occhiata alla svelta e decisi di prendere una copia.
La conseguenza fu che scrissi un’altra lettera alla Societa facendo otto domande sulla Bibbia del Nuovo Mondo. Queste domande erano un sommario di spunti che avevo ricavato da questo libro. E’ ormai passato troppo tempo da quando la scrissi, per ricordare esattamente quali fossero quelle domande. Forse le ricorderei se la Società avesse risposto a quella lettera! Mai, prima di allora, in quei dieci anni, aveva mancato di rispondere ad una mia lettera. Ma questa volta lo fece. Ora, che cosa potevo fare con questo problema?
La faccenda continuò a complicarsi sempre di più, e la Società aveva davanti qualcosa con cui non poteva cavarsela. Non potevo proprio capire. Non avevo mai creduto che qualcosa di simile potesse succedere. Credetemi, fu un gran colpo per me. L’unica fonte a cui potevo rivolgermi per aiuto spirituale mi aveva deluso. Ora fui lasciato a sondare i problemi tutto da solo. Cosi cominciai a studiare la Bibbia ancora di più, per vedere che cosa insegnava veramente. Subito dopo trovai un altro libro, “Per trent’anni schiavo della Torre di Guardia”. Questo libro mise nella mia mente il sospetto che forse la Società non era “lo Schiavo fedele e discreto” (Matteo 24:46) che presumeva di essere.
Decisi di portare questo libro al mio amico Testimone che sapeva il greco e l’ebraico. Rispettavo la sua opinione e volevo che lo leggesse e mi dicesse che cosa ne pensava. Sua moglie si agitò molto per questo, e chiamò il servitore della sua congregazione. Cosa accadde dopo dietro le quinte, non so esattamente. Ma il risultato fu che il servitore della congregazione a cui apparteneva questa donna, disse ai suoi che io erc stato messo sotto osservazione dalla Società e che dovevo essere evitato. Questo fu nel 1956.
Ciò significava che ero sospettato di defezione, di aver deviato, e non c’era da fidarsi di me. Sebbene questa fosse una storia montata per l’occasione, la maggior parte di quelli del gruppo di Filadelfia West mi sospettarono, dopo quell’incidente.
Notai anche che, circa a quel tempo, qualunque cosa dicessi, veniva ascoltata attentamente nella mia Sala del Regno.
La pressione cominciò ad aumentare. Sentii che qualcosa stava per succedere. Ma non sapevo esattamente che cosa sarebbe stato. La mia coscienza cominciò a disturbarmi. Quanto avevo imparato in oltre tre anni di studi personali della Bibbia, mi preoccupava. Poichè avevo trovato la risposta al problema della Deità di Cristo. Era differente da quella data dalla Società! Cominciai a vedere che la Società e la Bibbia erano assolutamente all’opposto su certi punti importanti Eravamo alla fine del 1956. Consegnai un rapporto di lavoro per il gennaio 1957, e frequentai adunanze fino al febbraio. Ma stavo per prendere una decisione.
Una profonda ricerca
Qui voglio fare una pausa nella mia storia. Prima di proseguire, voglio dire che, dal 1953 al 1956, mi impegnai in uno studio serio della Bibbia per decidere una volta per sempre la questione della Deità di Gesù Cristo. Non sapendo dove rivolgermi, rimasi solo con la Bibbia. Non potevo credere a ciò che stavo leggendo. Due insegnamenti opposti non potevano essere entrambi veri. Se la Società aveva ragione, la Bibbia aveva torto. In teoria, avrebbero dovuto andare d’accordo, ma non era così. Ed è di questo che voglio discutere. Voglio tracciare per voi la lotta che ebbi mentre mi sforzavo di trovare la verità della Parola di Dio. Non fu facile. Non sapevo allora quello che so adesso. Se avessi solo saputo, all’età di diciassette anni, quello che so ora, non sarei divenuto un Testimone di Geova.
La miglior difesa contro questa eresia è la conoscenza della Bibbia. Con tale conoscenza non sarete mai smossi. Più imparavo dalla Bibbia, più potevo vedere l’errore degli insegnamenti della Società. La Bibbia divenne per me un libro differente quando cominciai a leggerla senza che gli insegue menti della Torre di Guardia mi influenzassero.
E cosi vi dirò come la mia coscienza ha lottato contro la mia mente, dopo che imparai e appresi la verità dalla Bibbia. Poi vi dirò come fui pienamente convertito. Ma poco alla volta. Vi ho già detto perchè cominciai, che cosa conclusi, e che cosa feci delle mie conclusioni.
La Deità di Gesù Cristo
Dopo che la serie di incontri del 1953 con gli evangelici ebbe avuto luogo, erano rimaste tre cose che non potevo levarmi di mente:
1) Apocalisse 1:8; 22:12-16 indicante che Cristo è Dio.
2) La Traduzione del Nuovo Mondo di Giovanni 1:1 era probabilmente sbagliata.
3) Avevo letto la Bibbia scorrettamente, attraverso le lenti della Torre di Guardia.
Ora trovai necessario pensare per conto mio. Ero solo con la Bibbia, e nessuna influenza estranea condizionava il mio pensiero. Decisi di cominciare uno studio che mi desse la risposta definitiva sulla Deità di Cristo.
La ricerca comincia
Pensai che il miglior modo di cominciare fosse quello di guardare i testi nelle numerose traduzioni della Bibbia, e vedere se differivano di molto. Mi attenni al soggetto della Deità di Cristo finchè non ebbi finito di provare una versione o l’altra. Per cominciare, attaccai Giovanni 1:1. I Testimoni che non conoscevano bene la Bibbia, sostenevano che ci sono DUE differenti parole greche per indicare Dio in questo versetto: THEOS e THEON, e pretendevano che questo provasse che qui si parlava di due differenti dèi. Queste parole significano tutte e due “Dio”. Esse sono solamente forme grammaticali diverse della stessa parola greca.
Più tardi i Testimoni cominciarono a mettere in evidenza il fatto che, a volte, THEOS appare con l’articolo e a volte senza. Questo, si suppone, per distinguere il supremo Dio Geova, da qualsiasi dio inferiore, come Cristo, il Logos o Parola. Ma i grammatici sono d’accordo? Mi limiterò qui a uno solo citando da “Un Lessico Cristiano e Concordanza al N.T. Greco” di E. W. Bullinger (1957). Leggiamo a pagina 331:
“Theos. Dio. Un nome recuperato dai pagani e usato per il vero Dio nel Nuovo Testamento… Theos, tuttavia, avendo perso il signifcato dell’unico Dio, venne a significare ‘un Dio’… Quindi, divenne necessario nel N.T., in generale, distinguerlo per mezzo dell’articolo: ho theos = l’essere supremo in cui è la fonte di vita e luce… Nei seguenti riferimenti (distinti da un asterisco) Theos è usato senza l’articolo, e denota il concetto di Dio, come Essere Infinito e Perfetto, uno che è Onnipotente, Infinito ecc…
Bullinger, poi, dà una lista di numerosi riferimenti in cui, nel N.T., Theos, senza l’articolo, è usato con riferimento a Dio, l’Infinito e Onnipotente. Giovanni 1:1 E’ INCLUSO IN QUESTA CATEGORIA!
Nell”Emphatic Diaglott” della Società, l’autore B. Wilson è stato abbastanza onesto traducendo correttamente, nella sua colonna a destra: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.
Cosicchè, Giovanni 1:1 provava del tutto la falsità e l’errore della teoria basata sull’espressione “un dio”.
La ricerca si approfondisce
Questo cominciava proprio a preoccuparmi: “La Parola era Dio?
dopo tutto! Ebbene, se era così, l’intero Nuovo Testamento avrebbe dovuto confermarlo. Così decisi di trovare tutto ciò che faceva al mio caso. Cercando più avanti, trovai Apocalisse 1:8, un versetto che mi aveva già fatto pensare quando l’avevo confrontato con Apocalisse 22:12-16. Mi aveva fatto vedere che “‘Alfa e l’Omega” erano sia Geova Dio che Gesù Cristo!
Continuando a leggere in Apocalisse, capitolo uno, arrivai ai versetti 17 e 18 (leggendo la Riveduta) “E quando l’ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come morto: ed egli mise la sua man destra su di me, dicendo: Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il vivente; e fui morto; ma ecco son vivente per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades” Certi Testimoni asserivano che solo Geova fosse veramente “il primo e l’ultimo” (Isaia 44:6), e che questo versetto volesse dire “primogenito” piuttosto che “il primo e l’ultimo”. Essi pretendevano che questo fosse ciò che l’originale greco dice. Vediamo un pò se è vero.
La parola “protos” significa “primo”, e “prototokos” si gnifica “primogenito”. Il testo in questione dice “EGO EIMI HO PROTOS KAI HO ESCHATOS’, cioè dice, “il primo e l’ultimo”. Questa stessa espressione appare in Apoc. 2:8 e parla di Gesù Cristo. Soltanto una persona molto illogica potrebbe dire che ci sono due “primi” e due “ultimi”, nel tentativo di sminuire la posizione di Cristo.
In Apocalisse 21:6 Geova il Padre dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”, e allo stesso modo viene chiamato in Apoc. 1:8. La medesima espressione è usata anche al capitolo 22:13: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e Pultimo? Ma chi parla qui? Al versetto 16 si può vedere che è Gesù che parla!
Colossesi 2:9 fu il prossimo logico passo. Che cosa dice realmente? Il testo greco è così: “HOTI EN AUTO KATOIKEI PAN TO PLEROMA TES THEOTETOS SOMATIKOS”. In questo caso la traduzione letterale (in italiano) è: “PERCHE’ IN LUI ABITA TUTTA LA PIENEZZA CORPORALE DELLA DEITA’.” La Bibbia della Società dice, invece, “Perchè in lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina”. Confrontando altre traduzioni di questo testo, si trova: “E’ in Cristo che tutta la pienezza della Deità si è stabilita corporalmente” (Moffatt, 1935). “Perchè in Lui abita tutta la pienezza della Deità, corporalmente” (Emphatic Diaglott). “Perchè è in Cristo che il completo Essere della Deità abita incorporato” (New English Bible).
“Perchè in Lui tutta la pienezza della Deità dimora corporalmente” (Berkeley Version).
Una volta di più i traduttori di Nuovo Mondo cercavano di ingannare.
La trama si complica!
Ouale rivelazione stava diventando per me la lettura della Bibbia! Mi sentii incoraggiato a proseguire. Sentivo che qualcosa doveva succedere, sebbene non sapessi dire cosa C’era ancora molto da scoprire, e così decisi di andare avanti.
Vi ricordate di Tommaso e di come aveva chiamato Gesi (Giov. 20:28). Tommaso, dopo aver dubitato che il Signore fosse risorto, si rivolse a Lui e disse: “HO KURIOS MOU KAI THEOS MOU’, che tradotto(in italiano)letteralmente suona Così: “IL SIGNORE DI ME E IL DIO DI ME’. Certamente queste sono parole di adorazione!
Ouando l’angelo, nell’Apocalisse, fu adorato, egli lo proibi dicendo: “Guardati dal farlo; io sono tuo conservo e dei tuoi fratelli che serbano la testimonianza di Gesù; adora Id-dio!” (Riveduta). Ciò significa che Gesù, che non rimproverò Tommaso, deve essere più alto di un angelo!
Notate che nel testo greco suddetto, Gesù viene chiamato “HO THEOS”, cioè, “theos” con l’articolo determinativo. E cosicheil PadrechiamaGesù in Ebrei 1:8, dove leggiamo: “II tuo trono, o Dio, è in sempiterno”. Il testo greco non dice semplicemente “o Dio”, ma “HO THEOS”, di nuovo.
Poi trovai qualcosa nell’Antico Testamento che mi colpi. Si tratta di Isaia 9:5, dove si parla del Messia con queste parole: “Il Suo nome sarà chiamato Consigliere Ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. In ebraico il titolo “Dio potente” è “EL GIBBOR” che significa “Dio il potente”. Così è anche chiamato Dio Geova in Isaia 10:21 e Geremia 32:18. Se c’erano due “Di potenti” si cadeva nel politeismo.
Quello che la ricerca rivelò
Trovai che c’era solo un Dio che si è rivelato nell’Antico Testamento come Geova; nel Nuovo Testamento come Gesù ( Geova il Figlio). Questo era molto anti-Torre di Guardia ed io non sapevo che fare. Decisi di continuare il mio studio finchè ne potessi essere veramente certo. Quando ne sarei stato sicuro, senza un’ombra di dubbio, allora avrei agito.
Vedete, essendo così strettamente legato all’Organizzazione, non era facile staccarsene. Pensavo, come tutti gli altri, che questa fosse l’Organizzazione di Dio, e volevo essere prudente nella mia reazione a quanto trovavo ora nella Bibbia. Se ci fosse stato un modo di mettere a posto le cose, volevo trovarlo. Volevo vedere se era possibile credere come credevo ora, riguardo a Cristo, e rimanere nell’Organizzazione. Scoprii presto che era impossibile.
Vidi che non potevo essere un Testimone con riserve. O tutto o niente. Non potevo guardare le cose in termini più ampi di quanto la Società permettesse. Dovevo mantenere il suo modo di pensare ristretto e bigotto, o andarmene. La faccenda era resa ancora più complicata dal fatto che ero costretto ad insegnare il modo di pensare della Società in casa della gente che visitavo, mentre avevo io stesso delle opinioni differenti. Cosa potevo fare? Non feci nulla per il momento. Aspettai il tempo opportuno continuando a predicare come Testimone.
Altri brani biblici
Vi è un versetto usato frequentemente per “provare” che Gesù fu creato – Apocalisse 3:14, che la TNM rende:”…Queste sono le cose che dice l’Amen, il Testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio”. La New English Bible rende giustamente il senso quando traduce: “La sorgente primaria di tutta la creazione di Dio”. La traduzione di Moffatt (1901) dice: “Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele verace, l’origine della creazione di Dio”.
Il testo deve armonizzarsi con Giovanni 1:3 che dice: “Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei (la Parola); e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta”. Vuol questo forse dire che Gesù creò se stesso? Assurdo. Se fosse cosi, avremmo un creatore creato! Evidentemente allora, Apoc. 3:14 identifica Cristo con Colui che cominciò la creazione.
Oui viene usata la parola greca “ARCHE” che può essere interpretata in vari modi. Qui non significa “prinicipio” nel senso che Cristo stesso comincio, ma piuttosto nel senso che Egli causò la creazione, iniziandola.
E come spiegare Colossesi 1:15? Primogenito non significa che Egli fu creato? Nel greco, primogenito è prototokos’. Se significasse, “creato per primo”, sarebbe ‘protoktisteos’. Questa parola ‘prototokos’ si trova otto volte in tutto il Nuovo Testamento. In nessun luogo significa creazione. Gesù non è un oggetto della sua propria creazione o di quella di Suo Padre. La New English Bible rende Colossesi 1:15 cosi : “Egli è l’immagine dell’Iddio invisibile; la sua è la supremazia sopra tutte le cose create”.
Riguardo alla salvezza
Connesso con la Deità di Cristo era il Suo carattere di Salvatore. Dovevo decidere quale ruolo Gesù poteva avere nella mia salvezza. Gesù non era mai stato più di un “fratello maggiore” e quindi un subalterno di Dio, come lo ero io. Con questa conclusione, appena imparata dalle Scritture, come potevo contemplarlo come Salvatore? La Sua Deità cambiava le cose? Sembrava di si. E cosi cominciai a fare quello che potevo per scoprire ciò che poteva significare per me il fatto che Gesù fosse Salvatore. Nemmeno questo era facile.
Per quanto potevo comprendere, la storia del sangue sparso per i miei peccati al Calvario sembrava rispondere al problema della Salvezza. Ma come? Non potevo dire di non essere salvato perchè non sapevo quello che significava essere salvato! Ma sapevo di essere nella stessa posizione di tutti gli altri Testimoni di Geova. Nessun miracolo era mai successo nella mia vita per rimuovere sia il peccato originale che i miei peccati personali contro Dio.
Tuttavia sapevo in modo vago che la morte di Cristo significava qualche cosa per me, personalmente, che mi riguardava da vicino. Sapevo che Cristo era il Salvatore, che era il Figlio di Dio. Ma non potevo spiegarlo, nè tentavo di farlo.
Reazioni dei Testimoni di Geova
Verso la fine del 1956, gradualmente spesi sempre meno tempo nell’opera di porta in porta. Avevo difficoltà nel raccomandare lo studio dei libri, e quasi non andavo più d’accordo con la Società.
Parlai a un paio di intimi amici, un giorno, in casa loro, della Trinità. Che furore ciò sollevò! Non menzionai più quel soggetto.
Il 1956 fini. Non avevo quasi il coraggio di cominciare un nuovo anno come Testimone. Riuscii a fare un debole sforzo. Avevo smesso di rispondere alle domande nello “Studio della Torre di Guardia” perchè non avevo il coraggio di farlo. C’erano troppe cose in quelle pubblicazioni che non andavano d’accordo con la Bibbia.
Ma non c’era nessuno a cui andare per domandare consiglio. Ormai la maggior parte dei miei amici mi ignorava. Sentivano che c’era una deviazione dalla “linea di partito”. Un paio di volte alcuni amici mi domandarono se ero stato messo fuori come membro. Dio sapeva quali voci stavano spargendo, e un giorno essi dovranno affrontarlo e dargli una risposta…
Il Giudizio e l’Organizzazione
Avevo imparato a temere il giudizio di Dio, perchè sapevo di Non essere pronto a incontrarlo. Non era una cosa da ridere. Non sarebbe stato allegro per me trovarmi faccia a faccia con Dio dopo tutto quello che avevo fatto.
“Mi accorsi che era inutile per me pregare. I mici peccar erano troppi per confessarli tutti. Crescevano continuamente. e non avevo un Salvatore che lip erdonasse. Sapevo che c’era qualcosa tra Dio e me.
In Romani 3:21-26 lessi quanto segue (Parafrasi di Vita Vera): “Ma ora Iddio ci ha mostrato una via diversa… non quella dell’essere “più buoni possibile”, e cercare di seguire le sue leggi più che possiamo, ma una via nuova; benchè l’Ántico Testamento ne abbia parlato tanto tempo fa. Oggi Iddio dichiara che ci accetterà… se abbiamo fede che Gesù Cristo realmente toglie i nostri peccati. E tutti, indistintamete, possono essere salvati in questo modo, cioè, venendo a Cristo per quanto malvage siano state le loro opere passate, e terribile sia la loro reputazione”.
“Si, tutti hanno peccato; e nessuno riesce a raggiungere il glorioso ideale stabilito da Dio per gli uomini. Eppure ora Iddio dichiara che ai suoi occhi siamo retti se crediamo in Gesù Cristo, il quale gratuitamente toglie i nostri peccati. Poichè Iddio mandò Cristo Gesù perchè prendesse su di se la punizione per i nostri peccati e ponesse termine alla sua ira verso di noi. Il sangue di Cristo ha placato l’ira di Dio, e noi ci appropriamo questa realtà mediante la fede; in questo modo la giustizia Divina è rimasta intatta, benchè Egli non abbia punito coloro che peccarono nei tempi antichi, perchè attendeva con impazienza il tempo in cui Cristo sarebbe venuto sulla terra per togliere quei peccati. Ora, anche in questi giorni Egli può accogliere i peccatori in questo stesso modo, perchè Gesù ha pagato per loro. Ma non è ingiusto, da parte di Dio, dichiarare innocenti dei criminali e lasciarli liberi? No, perchè dal momento che Cristo ha cancellato i loro peccati, Egli li giustifica se hanno fede in Lui”.
Perchè allora questo linguaggio è estraneo ai Testimoni di Geova? Per chi sono state scritte queste cose se non per tutti noi? Ne ero escluso io?
Tornai indietro con il pensiero a quello che non era stato fatto dall’Organizzazione della Torre di Guardia. Che successo: dieci anni di servizio e neanche un peccato perdonato! Che tipo di “salvatore” avevo io? Uno che non salvava. Come poteva uno che non salvava essere un salvatore? Ovviamente non lo era! Ma la Bibbia mi diceva di un Salvatore che salva dal peccato. Io non avevo quel Salvatore. Come potevo trovarlo? La risposta mi sfuggiva.
Una rivalutazione finale dell’Organizzazione
Il febbraio 1957 venne e io già cominciavo a sentirmi a disagio tra i Testimoni di Geova. Perchè essi non avessero mai investigato la Bibbia, come avevo fatto io, non lo potevo comprendere. Perchè avrei dovuto andare avanti in un sistema simile?
Andai solo a una o due adunanze quel mese; non imparavo più nulla li. Così non sapevo perchè continuare ad andarci. Potevo trovare materiale migliore nella Bibbia stessa. Sapevo che fra non molto avrei lasciato l’Organizzazione; era l’unica cosa onesta che potevo fare. Dovevo andarmene del tutto.
Ma quando me ne fossi andato, non avrei avuto dove rivolgermi. Molti pensieri mi entravano nelle mente. Era forse questo un voltare le spalle a Dio? O forse non ero mai stato con Lui dal principio? Certamente questa non poteva essere la Sua Organizzazione. Non dopo quanto avevo letto nelle Scritture! Allora dove erano i Suoi seguaci? Ne aveva alcuni?
Le chiese avevano ragione dopo tutto? Se fosse stato così, come avrei potuto imparare ad accettare ciò che un tempo avevo detestato, odiato e disprezzato?
Poi, di nuovo, consideravo l’Organizzazione della Torre di Guardia. Guardavo a quei vasti convegni e all’unità mondiale! Come mi sarei sentito se avessi lasciato tutto questo?
Me ne sarei pentito un giorno e sarei tornato? Nel qual caso, mi avrebbero accettato ancora? La mia coscienza rispondeva ad alcune di queste domande per me. Sapevo questo fatto elementare: ero nato nel peccato, vivevo nel peccato, e i dieci anni nella Organizzazione della Torre di Guardia lo avevano solo aumentato. E adesso? Il lasciare i Testimoni non avrebbe rimosso il mio peccato, ma almeno non sarei più stato un ipocrita.
Perchè parlo cosi? Perchè un Testimone è un ipocrita di prima categoria; un fraudolento, un impostore. Io non ero un’eccezione. Ero veramente un ministro? Essi dicevano che lo ero; ma cosa ne pensava Dio? Parlare dal pulpito della Sala del Regno e predicare di casa in casa era una cosa, ma vivere la propria vita privata era un’altra. In alcune occasioni, servitori di congregazioni si ubriacarono in casa mia; c’erano disaccordi matrimoniali e altre dispute. Io non ero esente dalle mie difficoltà. E tuttavia ci ritenevamo il popolo di Dio!
Ero stanco di tutta questa ipocrisia, della mia come di quella di tutti gli altri. Troppi dittatori sotto forma di servitori pretendevano di guidare la vita degli altri e si integravano negli affari altrui invece di guardare ai propri; costantemente criticando e ritenendo di essere irreprensibili, cercando di averla sempre vinta in ogni cosa, e negando agli altri l’opportunità di dire la propria opinione; cercando favori con metodi sospetti. Tali erano i nostri capi!
Un’organizzazione di questo tipo, proprio non andava d’accordo con il cristianesimo biblico. Essa non era ciò che Gesù aveva portato sulla terra. Gesù aveva portato qualcosa di molto migliore, di molto più bello e più santo di questo! Aveva va portato redenzione eterna, e io l’avrei cercata.
Alla fine del febbraio 1957, ne ebbi abbastanza. Rividi il tempo che avevo passato nell’Organizzazione. Dieci anni di tutti i tipi di lavoro – mentale e fisico: per che cosa? Ora potevo vedere la futilità di tutto! Vedevo i Testimoni di Geova andare e venire. Essi se ne andavano così come erano venuti: perduti. Che avevano guadagnato? Niente. Come me.
La fine si avvicina
Finalmente potevo vedere tutto chiaramente! Non c’era da meravigliarsi se il Salvatore era stato rimosso dalla Sua posizione nella Deità. L’intera macchina della Torre di Guardia si sarebbe fermata se il Salvatore fosse entrato. L’idea di guadagnarsi la salvezza era contraria all’esistenza di un Salvatore (leggete Romani capitoli tre e quattro) e ad una salvezza completa e gratuita. Noi Testimoni NON avevamo la libertà dei figli di Dio! Eravamo venduti alla schiavitù della Società della Torre di Guardia!
L’ultima settimana di febbraio andai alla mia ultima adunanza – per dare le mie dimissioni. Era in programma che io dessi un messaggio di quindici minuti alla scuola di ministerio la settimana seguente, ed io chiesi che questa volta il mio nome fosse tolto dal ruolo. Come feci a rimanere seduto durante tutta quell’adunanza finale, non lo saprò mai. Come mi sentivo strano! Sapevo che non sarei mai più tornato. Il Signore dall’alto non me l’avrebbe permesso!
Dopo che l’adunanza fu finita, mi avvicinai al servitore della scuola e dissi: “Per ragioni che verranno chiarite più tardi, do le mie dimissioni”
Diedi un ultimo sguardo all’Organizzazione della Torre di Guardia dal di dentro, sapendo che stavo per entrare in qualcosa di molto più grande, migliore di quanto avessi mai immaginato. Me ne andai dalla Sala del Regno dei Testimoni di Geova per non tornarci più! Ero libero!
Il crocevia – finalmente
Almeno “pensavo” di essere libero! La sera che seguì quella delle mie dimissioni, andai a trovare un giovane amico che era divenuto un Testimone proprio l’anno prima. I suoi genitori non erano Testimoni. Volevo raccontargli ciò che avevo scoperto, e cosi presi con me una copia del libro “Il Geova della Torre di Guardia” e la portai per farla leggere a lui e alla sua famiglia. Dissi loro che non ero più un Testimone e spiegai come mi ero dimesso.
Sei mesi più tardi tornai a visitarli, e trovai che anche lui non era più un Testimone. Ma sto correndo troppo nella mia narrazione. Come accennato, ero contento di sentirmi liberodalla stretta che l’Organizzazione aveva su di me e di respirare liberamente di nuovo. Non sapevo bene in quale direzione stavo andando, ma almeno ero padrone di me stesso.
Se qualcuno me l’avesse domandato, avrei detto di essere un ex-Testimone di Geova. Ero contento di essere uscito dalla Società, e non avevo nessuna intenzione di tornarci. Teologicamente sapevo che la Bibbia insegnava la Deità di Cristo e la Sua funzione di Salvatore.
Scrissi immediatamente ad alcuni vecchi amici Testimoni e spiegai loro perchè avevo lasciato l’Organizzazione e che cosa credevo adesso. Dissi chiaramente che non sarei tornato e che avevo finito per sempre di essere un Testimone.
Erano appena passate due settimane, quando ricevetti una lettera dalla locale Sala del Regno. Non era firmata. Conoscendo bene i Testimoni complici, intuii le loro intenzioni. Ma io, ormai, non ero più uno di loro, e non volevo apparire tra loro come se lo fossi ancora. Ero libero e intendevo rimanere libero. Tuttavia, essi non riconoscevano la mia libertà.
Sapevo quello che avrebbero fatto. Avrebbero lanciato delle accuse contro di me e denunciato la mia deviazione in qualità di Testimone. Perchè avrei dovuto andare ancora da loro, visto che mi ero dimesso? Non ero più uno di loro; mi ero staccato da loro volontariamente.
Sembrava che ciò non fosse permesso! Cosi scrissi una lettera in termini ufficiali perchè essi non avessero più scuse per non riconoscere le mie dimissioni. Ma era proprio questo che non potevano tollerare e volevano dimostrare che avevo torto.
Non seppi quanto era accaduto dietro le scene se non dopo un paio di settimane più tardi. Parlando a un amico Testimone al telefono, fui informato che a una recente riunione ero stato scomunicato! Ebbene, era bello saperlo per essere aggiornati.
Libero – ma non dalla punizione del peccato
Ora mi trovavo fuori dall’Organizzazione senza sapere dove andare. Sapevo che avevo bisogno di un Salvatore. Perchè? Perchè, liberandomi dalla Società della Torre di Guardia, non mi ero liberato anche dal peso del peccato. Ma essere liberati dalla punizione del peccato non è cosa facile a dirsi.
Cominciai a studiare il regno teocratico. Lo studio continuò per due anni – fino a dopo la mia conversione a Cristo (l’esperienza che narrerò fra poco) e mi convinse che la Società aveva assolutamente torto riguardo al suo “regno fantasma” e specialmente alla “seconda venuta” di Gesù Cristo nel 1914!
Fin da principio fui in grado di apprezzare il valore dello studio individuale della Bibbia, libero dall’influenza delle pubblicazioni della Società. Era differente. Uno poteva veramente imparare qualcosa in questo modo. E quello che trovavo più nuovo di tutto era che la Bibbia si adattava a noi come individui, piuttosto che a degli ingranaggi di una ruota. Sentivo che Dio ci apprezzava come individui.
Reazioni post-Organizzazione
Immediatamente dopo che ebbi lasciato l’Organizzazione, non sapevo che altra via seguire. Non avevo ancora una nuova àncora. Ero stato messo fuori dalla Società. Mi sentivo depresso, principalmente per questo motivo: a nessun altro Testimone era permesso di parlarmi, e tutti i miei amici erano Testimoni. A nessun Testimone era permesso di parlare a chi era stato dimesso dalla Società.
Ero isolato da tutti i miei amici, e non avevo nessuno a cui rivolgermi. Non volevo rivolgermi a quei cristiani che avevano trattato con me nel 1953, perchè non mi sentivo di essere uno di essi, a questo punto. Dove potevo andare? E’ una esperienza strana, questa di essere isolato da tutti gli amici.
Un giorno un’amica mi chiese dove avessi trovato questa nuova fede. Quando alzai una copia della Bibbia che avevo usato di porta in porta, si rifiutò di credermi, e semplicemente mi scherni. Per lei era incredibile che si potesse trovare nella Bibbia qualcosa all’infuori della propaganda della Torre di Guardia.
La salvezza si avvicina
Non avevo nessun progetto di frequentare qualche chiesa o unirmi a qualche gruppo, e per di più non ne conoscevo alcuno. Non sapevo come avvicinarmi a Dio e pensavo che, se Egli ed io dovevamo incontrarci, Egli doveva avvicinarsi a me! Era la primavera del 1957, e stavo rimettendomi dal colpo subito per aver lasciato i Testimoni, e stavo riadattandomi a un modo di vivere normale. Poi il fatto accadde – Dio mi venne incontro.
Una sera, a Filadelfia, camminavo lungo la strada e mi fermai. Avevo meditato sul Salvatore. Ero certo che il Suo sangue sparso al Calvario era quello che importava per la salvezza, e che era necessario e sufficiente. Egli venne sulla terra a morire per noi; ed adempi cosi il piano di Dio al Calvario, e il piano di Dio è che noi crediamo in Lui e Lo accettiamo come nostro Salvatore!
Perchè mi ero fermato non so. Il mio pensiero fu attirato dal cielo. La mia mente andò indietro di due mila anni – fino al Calvario. Vedevo chiaramente, con l’occhio della mente, la croce e Dio; e il Salvatore, appeso su di essa, morente per me.
Ero terrorizzato. La vista mi inorridiva. La morte di Gesù non mi era mai sembrata così reale prima di allora. Nessuna meraviglia che tutti si allontanassero dalla croce; anche io sarei fuggito. Poi, in un modo che sono incapace di spiegare, compresi la verità : GESU’ ERA MORTO PER ME! Mentre guardavo fissamente in sù, ripetei queste parole, due volte: “Gesù è morto per me! Egli è morto per me!” Dieci anni avevo atteso per questo momento, ma ne era valsa la pena!
Cominciai a pregare – come credente, perchè, da quella notte in cui contemplai Cristo, sono credente. Ho ricevuto la fede! E in fede ho ricevuto Lui come mio Salvatore. E attraverso Gesù Cristo sono giunto a conoscere Dio.
La domanda finale
Ricevetti una lettera per posta da uno di quei cristianiche avevano avuto a che fare con me nel 1953. Era una lettera che parlava di alcune attività della chiesa. Ma arrivò come un fulmine a cielo sereno. Risposi scrivendo l’intera storia di ciò che mi era successo. Cominciai la lettera dicendo: “E’ strano che voi mi scriviate proprio ora; ho rotto le mie relazioni con la Società della Torre di Guardia”. Poi seguiva la storia degli altri fatti. Ricevetti una risposta, e in essa c’era una strana domanda. Avevo allora ventisei anni, ma nessuno mi aveva mai chiesto: “Edoardo, cosa pensi di Gesù Cristo?”
Dovevo prendere una decisione nel mio cuore, e confessarla. Non mi vergognavo di dichiarare ciò che ora pensavo del Signore risorto. E così feci la mia confessione di fede, rispondendo: “Ho deciso di accettare Cristo come Dio, e come mio personale Salvatore”. Era tutto. Ero contento che non mi avesse domandato nulla riguardo le molte altre dottrine della fede cristiana. Ma su questo argomento ero pronto ad esprimermi senza riserve.
Redento
Ero nato di nuovo,ma, in quel momento, non lo sapevo. Non appena ebbi firmato il mio nome e mandata via quella lettera, delle cose cominciarono ad accadere. Sentivo una pace che trascende l’intelletto e la comprensione. Mi sentivo a mio agio con Dio. La sensazione di solitudine che mi aveva invaso dopo che mi ero allontanato dai miei amici, se n’era andata. Se ne erano andati anche i miei peccati nel mare de perdono di Dio.
Mentre queste nuove sensazioni cominciavano a inondare la mia anima, sentivo un cambiamento nel mio atteggiamento verso gli altri; potevo godere la comunione coi cristiani. La lettera che avevo spedito presto divenne una confessione pubblica.
Sentivo in me la presenza dello Spirito Santo di cui avevo negato l’esistenza personale in tutti quei dieci anni: Egli poteva condurmi e confortarmi. Avevo anche cominciato a cercare il modo di vita cristiana perchè volevo fare la volontà di Dio e non la mia, volevo trovare il mio posto nella chiesa ed essere battezzato, ma dovevo ancora attendere la guida della Sua mano.
Non c’era bisogno di fretta. I miei affannosi sforzi di compra vendita erano finiti; ora ero salvo nel suo amore per sempre (Rom. 8:28-38; Giov. 6:3740; Giov. 10:27-29). Che promesse rassicuranti! Egli si sarebbe preso cura di me e mi avrebbe usato come voleva, al momento giusto.
Aspettai sei mesi prima di entrare in una chiesa cristiana, ma, durante questo periodo, studiai la Bibbia. Pregai sempre di più. Sentivo quella mistica dolce unione dello Spirito di Dio col mio, che mi rendeva testimonianza che ero ora un Suo figlio. Quanto avevo perso tutti quegli anni La gioia di sapere i propri peccati perdonati è semplicemente impossibile a descriversi. Sorpassa ogni spiegazione. Deve essere sperimentata per essere capita. Tutto ciò che posso dire è che Rom. 8:1 ora aveva senso per me: “Non c’è dunque condanna ora per coloro che sono in Cristo Gesù”.
Benedetta sicurezza
Caro lettore, sai ciò che significa esser in Cristo Gesù? Sai cosa significa per te esser Suo, e per Lui essere tuo? Setu non sei Suo, allora Egli non è tuo. Ora posso comprenderla. Giov. 5:24 divenne prezioso per me: “In verità, in verità, lo vi dico che colui che ode la mia parola, e crede in colui che mi ha mandato, HA VITA ETERNA, E NON VIENEINGIUDIZIO, MA E’ PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA».
Mai, prima d’ora, in vita mia, la Bibbia mi aveva commosso fino alle lacrime. L’amore di Dio divenne quasi troppo grande per me; ci sono stati momenti in cui ho dovuto implorare Dio di trattenere la Sua presenza durante la preghiera e la meditazione, perchè potevo sopportarla solo per un certo tempo nel mio corpo mortale. Ho letteralmente sentito la presenza vivente dello Spirito Santo in me.
Pregare, e sapere che la mia preghiera veniva udita, e poi esaudita, era veramente meraviglioso. Perchè Dio ascolta la mia supplicazione? Chi può comprenderlo? Perchè Egli si piega per comunicare con uno come me? Non lo saprò mai, forse, fino a che lo vedrò faccia a faccia.
Aiuto cristiano
Ho ricevuto molto e meraviglioso aiuto dai credenti che per primi mi parlarono di Cristo. Questo aiuto è molto necesario guando uno comincia a crescere nel Signore. Ci dovrebe essere una crescita nella vita di ogni credente, senza eccezione. Per questo avevo bisogno di guida e di consiglio da parte di quelli che avevano camminato già per questo sentiero. Lo apprezzai molto.
Dunque, ricevetti l’affettuoso incoraggiamento di cui avevo bisogno. Lo scoraggiamento venne, come sempre viene, anche se uno non lo cerca, ma io rimasi vicino al Signore e sempre ne uscii vittorioso. Gli eventi si succedettero rapidamente, come lo fanno ancora nella mia vita. Non ero stato salvato per una vita di agio e dolce-far-niente! Ero stato salvato per lavorare nel vigneto del Maestro fino al Suo ritorno, ed intendo rimanerci occupato mentre Egli mi dà la vita per tale scopo.
Faccia a faccia coi miei ex-fratelli
Doveva venire anche il giorno in cui avrei dovuto affrontare i miei fratelli di un tempo; quelli con cui avevo lavorato per molti anni come Testimone di Geova. Avrei potuto far fronte a questa prova? Un mio amico ed io andammo allo Yankee Stadium, per un convegno di Testimoni, a distribuire trattati del vangelo. Andammo ad ascoltare parte delle sessioni giornaliere. La presa che avevano avuto su di me se n’era andata! Fu la più grande prova che abbia mai avuto finora, quella di affrontare i Testimoni con l’Evangelo di Cristo. Ma il Signore mi aveva chiamato anche per questo.
Sarebbe stata la cosa più facile al mondo per me ritirarmi nella sicurezza di qualche chiesa e nascondermi lì! Ma Dio mi chiamò per andare direttamente fra i Testimoni (come ho fatto e facciotuttora in occasione delle loro varie conferenze), e fare conoscere loro l’Evangelo. Lo Spirito Santo è stato la mia protezione in tali occasioni, e il mio cuore era pieno di canto, anche quando ero circondato da coloro che odiano l’evangelo di Cristo.
Si, odiano l’Evangelo. Ho visto molti Testimoni prendere un trattato dell’Evangelo che contiene le Scritture e stracciarlo a pezzi. Questo è, miei cari amici, quello che pensano del prezioso Salvatore che mori per loro.
Però ho visto ardenti Testimoni commuoversi davanti alla Parola di Dio. Ho visto servitori e pionieri colpiti dalla verità delle Sacre Scritture. Sì, esse li raggiungono a centinaia di migliaia. Spero che nessuno mai rifiuterà di parlare ai Testimoni di Geova del Signore e di quello che Egli può fare per loro.
Le esperienze dei Signori Terry
Nati di nuovo!
I Signori Terry sono stati per molti anni membri importanti ed attivi nelle congregazioni dei cosiddetti Testimoni di Geova. In una di esse Giorgio Terry è stato l’anziano responsabile. Alcuni mesi fa è stato invitato a tenere un discorso importante in un grande convegno della Torre di Guardia. Peggy, sua moglie, è stata prima “pioniere regolare” e poi “pioniere speciale”. Nelle ultime settimane entrambi sono stati disassociati, però sono riconoscenti a Dio perchè li ha fatti nascere di nuovo e ha dato loro la certezza della salvezza.
Molte circostanze, particolarmente negli ultimi quattro anni, li hanno spinti alla loro posizione attuale e a porre la loro fiducia in Cristo. Apparentemente, sembrava trattarsi di casi fortuiti, come quando a un cristiano capitò di bussare alla loro porta proprio al momento giusto, o quando si trovarono delle pubblicazioni cristiane nella Biblioteca Pubblica, proprio quel giorno in cui il Sig. Terry ci andò; e ancora quando egli trovò lavoro, come stuccatore, nello stesso edificio dove lavorava un cristiano evangelico fervente.
I Sigg. Terry avevano aderito al Movimento della Torre di Guardia in due modi differenti. I genitori della signora erano già Testimoni ed avevano allevato con molto scrupolo la figlia nella loro dottrina. Il Signor Terry invece non aveva mai sentito parlare di Dio. Fu soltanto quando suo padre stava morendo di cancro nel 1963 che si mise a pensare a Dio. Sua sorella però era una Testimone ed aveva delle risposte per i suoi dubbi e le sue domande. Queste risposte lo soddisfacevano e lo aiutavano, ed egli era convinto che riflettessero il pensiero della Bibbia. Cosi, in seguito, era stato contento di prendere il battesimo in un grande convegno a Twickenham, in Inghilterra, e di unirsi, nel 1964, alla congregazione dei Testimoni di Stratford, vicino a Londra. La sua futura moglie era già membro di questa congregazione. Dal 1960 era “pioniere regolare”, vale a dire essa aveva dovuto andare di casa in casa per cento ore al mese, e nello stesso tempo mantenersi. Ogni persona non sposata e le coppie senza figli sono incoraggiate a divenire “pionieri regolari” e Giorgio aveva risposto a questi inviti con entusiasmo. Lui e Peggy si sono sposati nel 1966 e poco più tardi sono stati nominati “pionieri speciali’. Questo titolo viene conferito a coloro che sono missionari a pieno tempo nella Società della Torre di Guardia. La Società paga uno stipendio, ed essi sono soggetti ad essere trasferiti in una zona nuova, a discrezione della Società.
I Signori Terry lavoravano nell’est di Londra e portavano parecchie persone nel Movimento. Un pomeriggio, a Londra, mentre andavano di casa in casa, incontrarono per caso un missionario evangelico. Egli dopo aver sentito il motivo della loro visita esclamò: “Pregherò Dio per voi adesso e qui!” I Terry, naturalmente rifiutarono di unirsi a lui, ma in seguito non si dimenticarono di questa esperienza.
Lavoro a pieno tempo a Barnsley
Nel 1968 furono inviati a Barnsley, Yorkshire, dove Giorgio divenne l’anziano responsabile. Essi accettarono questo cambiamento con gioia, contenti della sfida di una nuova zona. Era poco tempo che abitavano in questa città, quando il “Barnsley Chronicle”, il giornale del paese, pubblicò la lettera di un lettore che chiedeva: “Qual’è la vera religione?” Il Signor Terry considerò questa l’occasione propizia per testi moniare, e scrisse immediatamente all’editore. Una sola risposta alla lettera fu pubblicata, ed era la sua. In essa egli esponeva le dottrine in cui credeva con passione: che quella dei Testimoni soltanto fosse “/’Organizzazione di Dio”, che essa sola possedeva la verità e che in essa sola le persone potevano essere salvate.
Il sabato sera, successivo alla pubblicazione di questa risposta, un uomo bussò alla loro porta: “E’ lei quel Sig. Terry che ha scritto al giornale?” egli chiese. ‘ «Piacere, io sono Arturo Maples; anchio ho risposto al giornale, ma la mia lettera non è stata pubblicata. Vorrei discutere con voi questo argomento”.
Un cristiano vero fa visita
“Entri”, disse il Sig. Terry. Furono lieti di avere qualcuno che li cercasse anzichè dover andare essi stessi in case di altri. Erano sinceramente contenti di questa occasione per parlare della dottrina dei Testimoni, anche perchè ciò significava aggiungere un’ora o due di lavoro a quanto era loro mensilmente richiesto.
Arturo Maples mise subito in difficoltà Giorgio Terry. Egli era un cristiano sincero; il suo carattere pio, il suo amore genuino e la sua serena certezza di salvezza, immediatamente fecero nascere degli interrogativi nella mente del Sig.Terry. Parlando di molti aspetti delle dottrine dei Testimoni, sempre più diveniva evidente che il Sig. Maples conosceva Cristo. Mentre la conversazione procedeva, il Sig. Terry rimuginava nella sua mente questi pensieri: “Quest’uomo è chiaramente un cristiano, su questo non c’è dubbio. Egli conosce Cristo. Ma come può essere un cristiano se è fuori dalla Società? Io so che non ci può essere un vero cristiano che non sia un Testimone, eppure questo è un cristiano. Egli sa di essere salvato e perdonato, ed io no”.
Il Sig. Terry era molto abile nell’argomentare. Conosceva bene gli insegnamenti della Torre di Guardia, e tuttavia, lentamente, ogni sua possibilità di difesa veniva meno.
Altri sistemi sbagliati
Come Testimone aveva imparato che ogni altra religione è sbagliata. Gli era stato insegnato come affrontare e demolire le dottrine delle altre religioni, dalla Cattolica Romana al Mormonismo, dalla Chiesa Anglicana alla Battista. Ma, improvvisamente, si rese conto (sebbene non lo dichiarasse al Sig.Maples) di non poter trattare con un cristiano nato di nuovo. “E’ un uomo tanto buono, che certamente dev’essere sull’orlo di unirsi a noi”. Ecco l’unica risposta che riusciva a trovare per cercare di spiegare quella sicurezza del Sig.Maples che lo turbava.
Dopo questo incontro, egli si trovò altre volte col Sig. Maples in città. Ogni volta il Sig. Terry cercava di discutere con lui, ma ogni volta se ne trovava turbato e disturbato per un fatto: “Il Sig. Maples era uno nato di nuovo e il Sig. Terry lo sapeva?
I Signori Terry avevano conosciuto solo due o tre Testimoni che avessero dichiarato di essere nati di nuovo, e ciò significava che essi appartenevano al numero dei 144.000 salvati. Affermare ciò è cosa arrogante e pretenziosa per un normale Testimone senza nessuna esperienza o ragione eccezionale.
Eppure il Sig. Maples era nato di nuovo. Il Sig. Terry ritornava sempre su questo punto. Arturo Maples aveva lo Spito di Dio, conosceva Cristo, era sicuro del suo perdono, poteva pregare con un’intimità e comunione di cui i Testimoni parlavano, senza conoscerle. Così il Sig. Terry cominciò a preoccuparsi della sua posizione di fronte a Dio. Si recò alla Biblioteca pubblica, e lesse: “The Four Major Cults” (“Le quattro sette maggiori”) di Hoekema. Dopo questa lettura, cominciò a mettere in discussione il suo modo di vedere Cristo. Successivamente, sempre nella Biblioteca pubblica, trovo “Studies in the Sermon on the Mount” (“Studi del Sermone sul Monte”), del Dott. Martyn Lloyd-Jones. Non riusciva più ad abbandonare questi libri. Se li portava in una camera, da solo, dove sua moglie non potesse vederlo mentre li leggeva: essa era contraria alla lettura di qualsiasi libro “mondano”.
Una volta di più il Sig. Terry rimaneva perplesso. Si trovava di fronte a uno scrittore ripieno dello Spirito Santo, ma fuori dal Movimento. Come mai potrebbe essere cosi?
Nonostante questa contraddizione, si arricchiva di conoscenza e di una luce spirituale che non aveva mai trovato nella letteratura della Torre di Guardia. Attraverso la lettura, egli acquisiva una chiara conoscenza di peccato; si sentiva impuro di fronte a Dio.
Sopraffatto
Una mattina, mentre stava tagliando l’erba davanti alla fabbrica dove aveva un impiego a mezza giornata, fece una esperienza nuova che lo sopraffece. Si trovò a pregare come non aveva mai fatto prima (ed egli pregava ogni giorno come Testimone). Provò un senso di purezza interiore, di gioia e di pace indescrivibile. L’Iddio gli era andato incontro, quel Dio che egli credeva di servire ma che non aveva mai conosciuto. Non c’era bisogno di dirgli che era spiritualmente vivo, nato di nuovo. Il cielo aveva riempito il suo cuore.
Per due settimane egli visse un’esperienza ineffabile e celeste. Disse alla moglie: “Sono nato di nuovo, faccio parte dei 144.000”. Ella fu turbata al punto di pensare che suo marito, in base a questa esperienza, avrebbe potuto lasciare l’Organizzazione. Quando poi vide il reale cambiamento della sua vita, cominciò a nutrire seri dubbi. Pensava che Dio si fosse dimenticato di lei perchè vedeva che Dio aveva dato a Giorgio qual cosa che lei ancora non possedeva, e il peggio era che non poteva condividere questi pensieri con nessuno. Nessun Testimone avrebbe capito la situazione, e nessuno, al di fuori dell’Organizzazione, secondo ciò che le era stato insegnato, era cristiano.
Queste cose accaddero nel 1968; poi seguirono ancora quattro anni di agonia e di angoscia, anni in cui i Signori Terry furono estranei l’uno all’altro per quanto riguardava questo argomento. Entrambi avevano le loro convinzioni e non riuscivano a comunicarsele quando si parlava della Bibbia, perchè la discussione degenerava sempre in lacrime.
Nel 1968 il Sig. Terry pensò seriamente di lasciare il Movimento. Egli vedeva che l’Organizzazione stava mettendo da parte Cristo, sostituendo se stessa al Salvatore, ma di fatto continuava a rimanervi dentro perchè non conosceva nessuna altra Organizzazione che possedesse la verità. Nel Movimento aveva trovato molte persone gentili, molti amici intimi, ed era difficile dimenticare queste cose.
Domande ovvie
Invece di lasciare il Movimento, si scopri a far domande ai Testimoni, come: “Sei tu salvato? sei nato di nuovo? hai la certezza del perdono?” Da quando era venuto a Cristo, questi gli parevano i quesiti ovvi da porre agli altri, e la maggior parte delle persone lo considerava fuorviato. Non potevano sapere qualcosa della nuova nascita i membri comuni della Società della Torre di Guardia.
In questo periodo il Sig. Terry si trovò da solo ad essere cristiano. Egli stava ancora nell’Organizzazione, e, pur avendo conosciuto il Sig. Maples, non poteva credere di trovare dei cristiani al di fuori di essa. Per circa quattro anni rimase in un isolamento spirituale, anche se certamente vi fu nel suo lavoIo, presso la congregazione, entusiasmo e spiritualità.
L’area fabbricabile
In seguito si trasferi nella congregazione di West Byfleet, nella contea di Surrey, ancora come anziano. Pochi mesi dopo questo spostamento, si trovo a lavorare come stuccatore in una costruzione dove incontro un altro cristiano. Cristoforo aveva ventitre anni e un grande amore per il Signore Gesù. Sul lavoro lo rispettavano tutti per la sua gentilezza e disponibilità ad aiutare gli altri. Cristoforo era pronto a parlare di Cristo, e lunghe discussioni con Giorgio diventarono una cosa quasi giornaliera. Giorgio, ancora una volta, si trovo a combattere una battaglia su due fronti, avendo generalmente la meglio quando parlava con Cristoforo delle dottrine de Testimoni, ma trovandosi sempre sconfitto quando si poneva di fronte a Dio.
In questo periodo trovò di grande aiuto il libretto “Gesù di Nazaret, chi è Egli?” di Arthur Wallis. Fu utile anche cominciare ad incontrare delle persone della chiesa di Cristoforo: la Chiesa Evangelica di Marsh Lane.
Benchè egli pensasse sempre più spesso di lasciare l’Organizzazione, la sua educazione lo spingeva a cercare sempre un’organizzazione “alternativa”. Faceva parte di quella che credeva essere “l’Organizzazione di Dio”; se la lasciava, doveva avere un’altra dove andare. Inoltre, ingenuamente, voleva aiutare il maggior numero possibile di Testimoni a conoscere Cristo.
Comunque, sapeva che Dio lo aveva salvato da quattro anni, e col tempo venne il momento in cui seppe che doveva dire alla moglie, “Sto per lasciare la Società”. Glielo disse una sera, dopo che ella era andata a letto, per paura che, se le avesse comunicato una tale notizia mentre era in piedi, fosse presa da shock.
Un’esperienza insolita
Egli pregò per Peggy per altri due mesi. Per comprendere il modo in cui la sua preghiera fu esaudita, dobbiamo tornare ai tempi in cui ella aveva quindici anni. A quell’età aveva avuto un’esperienza spirituale insolita: aveva sentito fortemente, per qualche tempo, la presenza di Dio; era stata presa dal desiderio di conoscere di più Dio. Questo era avvenuto in un periodo in cui ella si preoccupava di conoscere Dio non più di qualsiasi altro membro adolescente del Movimento. L’esperienza la colpi così fortemente, che si rivolse all’unica persona da cui pensava di poter essere capita: un’anziana Testimone che diceva di far parte dei 144.000 salvati. Questa signora fu gentile con Peggy, ma non capì a fondo la sua esperienza, e le consigliò unicamente di leggere la letteratura della Società. Guardando indietro nel tempo, la Signora Terry ora crede che Dio si rivelò a lei e le diede nuova vita in quel momento, vita che per molti anni fu soffocata dal suo attivismo nell’Organizzazione.
Quando suo marito cominciò a pregare per lei, forse sperava di tornare un giorno dal lavoro e di udire dalla bocca della moglie “E’ avvenuto!’. Questo non accadde, ma egli potè notare in lei una crescente simpatia per la sua esperienza e per l’insegnamento della Bibbia. Poi, un giorno, sul lavoro, la verità incominciò ad apparirgli, “Peggy è già nata di nuovo!'” Tornò a casa quella sera e le disse, “Tu sei nata di nuovo quando avevi quindici anni!”
“Non sono sicura”, rispose. “Io invece lo sono”, disse Giorgio, “e lo Spirito Santo te lo rivelerà più chiaramente di giorno in giorno”. E così avvenne. Essi sono insieme felici di conoscere Gesù Cristo come loro divino Signore e Salvatore.
Molte persone non riuscivano a capire perchè essi lasciarono l’Organizzazione. Giorgio e Peggy non avevano nè rancori nè amarezza; piuttosto il contrario, perchè erano amati da molti che li consideravano amici. Non lasciarono il Movimento perchè avevano perso responsabilità e potere. Giorgio era un anziano nella congregazione di Byfleet quando si dimise; e non molto tempo prima era stato designato a tenere un discorso importante di fronte a 1.000 Testimoni all’assemblea annuale della zona. Non lasciarono i Testimoni per cattiva condotta, poi chè tutti quelli che li conoscevano potevano testimoniare della loro onestà e gentilezza. Non lasciarono l’Organizzazione per unirsi a qualche gruppo parallelo. Essi la lasciarono unicamente perchè erano divenuti di Cristo.
Tutto da Dio solo
Ripetutamente i Terry dicono di non aver fatto nulla di tutto ciò. Non è stata una loro decisione, una loro scelta: è venuto tutto da Dio. Non fecero essi il cambiamento, ma in un senso profondo, “accadde loro”. Non vollero uscire dal Movimento se non per la pressione dello Spirito Santo. “La cosa grande è che Dio ci parlò prima di Se stesso, di Suo Figlio, del nostro peccato, e non dell’Organizzazione. Questo venne più tardi. A volte non sapevamo se lasciarla, o quando o come. Ma Dio ci condusse a Lui e al tempo opportuno ci mostrò chiaramente queste cose. E’ tutta opera Sua”.
I Terry accennano anche al debito che hanno di fronte a Dio verso quei due cristiani evangelici. Alcuni credenti evangelici evitano i Testimoni come se non ci fosse speranza per loro. I Terry sono grati ai due che credettero che Dio poteva salvare i seguaci della Torre di Guardia.
di Riccardo e Yvonne Cotton
Diciotto anni nel Movimento
Un sabato pomeriggio dell’anno 1953 una signora venne a suonare alla mia porta e ben presto compresi di parlare con una Testimone di Geova. Mi diede una pubblicazione della Torre di Guardia che più tardi lessi. Questa visita mi condusse poco dopo a passare 18 anni nel Movimento della Torre di Guardia. Ma ora, per grazia di Dio e la potenza di Cristo vivente, io e mia moglie abbiamo conosciuto la vera salvezza.
Ora sappiamo che nessuna organizzazione umana può dire di essere lo strumento di Dio sulla terra. Sappiamo che Dio chiama nel suo regno chi vuole; che nessun intermediario umano può aprire o chiudere la porta che mena ad esso. Tutto dipende soltanto dalla potenza di Dio. Ora sappiamo che, guadagnando Cristo, abbiamo tutto; senza di Lui, come eravamo prima, non avevamo niente.
Il libro che quella signora mi diede era sulla dottrina dell’evoluzione. Mio padre era un cattolico romano e mia madre nominalmente un’anglicana, e io crebbi senza una fede ben definita in Dio. Come adolescente, a scuola, avevo accettato la teoria dell’evoluzione ed ero molto critico del racconto biblico della creazione. Sotto l’influenza delle teorie dell’evoluzione, la poca fede che avevo disparve. Dentro di me, capivo che c’era qualcuno nell’universo, ma non lo ricercavo.
Più che storielle popolari
Leggendo questo libro della Torre di Guardia, capivo che la Bibbia non è una storiella. Più tardi incontrai anche il maritodi questa signora, ed egli era convinto che l’evoluzione fosse soltanto una teoria e non di più. Essi erano molto gentili con me, ed io cominciai a studiare la Bibbia con l’aiuto dei miei nuovi amici e con un libro pubblicato dalla Torre di Guardia. Ero meravigliato per quello che imparai in quei pochi giorni. Presto cominciai a frequentare il piccolo locale d’affitto dove si tenevano cinque riunioni settimanali.
I Testimoni fecero molto per me. La mia seria balbuzie mi aveva tenuto per molti anni lontano dalle persone. Fui incoraggiato a partecipare a un corso organizzato presso la Sala del Regno per imparare a parlare in pubblico. Ricordo ancora la mia prima lettura pubblica della Bibbia – quella pagina sembrava non finire più! Ma, in poco più di dodici mesi, fui in grado di tenere un discorso pubblico di un’ora, tanto fu efficace l’insegnamento. Nel 1955 partecipai a un convegno internazionale nello stadio di Rugby Football a Twickenham. Là udii parlare i direttori americani del movimento e fui anche battezzato. Avevo paura di essere immerso e mi ci volle molto coraggio. Un membro della nostra congregazione, conoscendo il mio stato d’animo, era entrato gentilmente nella piscina prima di me e aveva spiegato la cosa ad un fratello anziano che era addetto a battezzare.
Quando entrai timidamente nell’acqua, il fratello sorrise e, prima che avessi la possibilità di fare qualcosa, caddi indietro nell’acqua. Mi sembrava di aver passato un’eternità sotto la superficie, guardando migliaia di scintillanti luci verdi; poi fui sollevato mentre tossivo; ero convinto che metà dell’acqua della piscina fosse finita dentro i miei polmoni. Cosi divenni un Testimone di Geova.
Il convegno fu uno dei molti che io frequentai attraverso gli anni, alcuni dei quali si tennero all’estero. Ero contento di vedere e incontrare persone di molte nazioni, alcuni che indossavano meravigliosi costumi nazionali.
Lo zelo è una parola che descrive bene i Testimoni, questo zelo nasce dalla conviozione che Dio giudicherà fra poco il nostro pianeta. La maggior parte di quelli che formano il Movimento sopravvivranno, essi insegnano, in quel giorno oscuro, per popolare la terra, instaurare il paradiso e vivere per sempre.
Si costruisce una sala
Molti, nella piccola congregazione che cominciai a frequentare, mostravano una grande devozione; vedevo il numero crescere per la predicazione instancabile dei Testimoni, e i nuovi venuti erano sempre accolti calorosamente. Avevamo bisogno di una sala che fosse nostra, e ricordo quando fu acquistato un pezzo di terreno per questo uso. Non c’è un lavoro simile a quello di demolire vecchi edifici. La congregazione subito demolì le sei baracche situate in quel luogo; erano così vecchie che quasi cadevano da sole! Come fu possibile non essere sepolti dalle macerie, non so. Presto il locale fu completato e inaugurato.
Ouesto piccolo avvenimento rappresentò qualcosa di molto significativo nella mia esperienza religiosa. Divenni un servitore ministeriale (diacono) ed ebbi vari incarichi di responsabilità.
Verso la fine degli anni ’50 un Testimone mi prestò il libro “Thirty Years a Watchtower Slave” (“Per trent’anni schiavo della Torre di Guardia”) di W. Schnell. Questo libro ebbe un profondo effetto su di me. Un vecchio Testimone a cui parlai delle rivelazioni del Signor Schnell mi disse che alcune cose del Movimento per ora era meglio dimenticarle. Questa risposta cambiò il mio atteggiamento nei confronti del Movimento. Consideravo ora con cura tutto ciò che mi veniva insegnato e cominciai a nutrire opinioni personali sulla dottrina.
Gesù e la nuova nascita
Il mio interesse per la storia mi indusse a cercare i vecchi libri del Movimento. Una volta ottenni una vecchia serie completa di “Studies in the Scriptures” – volumi pubblicati dalla Società a cavallo del secolo. Con mia sorpresa trovai che questi libri erano più facilmente leggibili che le moderne pubblicazioni della Torre di Guardia. Scopri che questi libri vecchi ponevano l’accento su Gesù e sulla nuova nascita. Presto misi insieme una collezione di volumi, alcuni dei quali molto rari. La mia ricerca rivelò che molti dati erano errati, molti calcoli inesatti, e che alcune predizioni non si erano mai realizzate. Il mio disagio aumentò.
Nel 1960 sposai Yvonne. Anch’ella era stata battezzata nel 1955 come Testimone, non a Twickenham, ma in un piccolo convegno, nella parte centrale dell’Inghilterra.Al tempo del nostro matrimonio la mia attività nel Movimento era quasi nulla. Poco alla volta altri problemi emersero. Mi resi conto di non essere sicuro della salvezza. Incontrai sempre maggiori difficoltà nella preghiera. Guardando alle mie spalle, vedevo che la preghiera nel Movimento non era mai stata facile.
La moderna teologia dei Testimoni sa poco o nulla sulla grazia del nostro Signore Gesù Cristo. Piuttosto divide i membri in due campi: o li pone nel numero dei 144.000 giustificati per fede, o nella grande folla che non è giustificata, non nata di nuovo e non sicura quindi della salvezza. Soltanto poche migliaia del “piccolo gregge” sono tutt’ora viventi sulla terra. Per ottenere la salvezza, la “grande folla” deve seguire da vicino la Società e ubbidire ad essa in ogni cosa. In altre parole, le “opere” hanno un posto importante nella speranza della salvezza; di conseguenza ci fu detto che dovevamo mantenere ad ogni costo l’integrità verso Dio.
Come evitare i dubbi!
Verso il 1962 cercammo di soffocare i dubbi, e, con lo aiuto di un membro gentile della congregazione, potremmo riprendere le nostre attività. Un Testimone mi disse: “La cosa migliore che puoi fare è essere attivo nella comunità, così non avrai altro tempo per pensare, ed eviterai i dubbi”. Dopo questo, sembrava che tutto andasse bene per un anno o poco più.
Pochi mesi prima della nascita del nostro secondo figlio, però, mi ammalai. I mici disturbi mi costrinsero a letto e mi resero inabile al lavoro per alcune settimane. Il nostro medico ora un cristiano evangelico che conosceva la mia dottrina. Durante il periodo della mia malattia, mi parlò delle cose spirituali. A quel tempo potevo capire poco di quel che mi diceva, ma capivo che era sincero e che possedeva qualcosa che io non avevo. Mi prestò molti libri che mi impressionarono molto. Uno di questi “The Genesis Flood” (“Il Diluvio della Genesi”) di Morris e Whitcombe era particolarmente interessante. Pensavo che solo i Testimoni credessero nella creazione, ma ecco un libro che non era dei Testimoni e che pure l’accettava. Mi domandavo come potessero delle persone, al di fuori del Movimento, possedere la verità.
A causa della malattia, il mio livello spirituale si abbassò e i dubbi ritornarono. Avevo sempre più tempo per ritornare su quei vecchi libri, e vedevo come era cambiata la dottrina, da allora. Pensandoci, capii che volevo essere giustificato per le opere, e quando la malattia mi toglièva la possibilità di praticarle, svaniva anche la mia possibilità di giustificazione. Uscito dalla malattia, fui preso da una crisi depressiva. Guardai la mia vita di Testimone e realizzai che era un fallimento totale. Non avevo più il coraggio di continuare.
Scosso in profondità
Con mio grande stupore, divenivano evidenti anche gli aspetti peggiori del mio carattere. Ero distrutto spiritualmente senza fede, certo di essere perduto per l’etemita. Persi la fede in Dio in guanto lo ritenevo colpevole della mia situazione. L’anno che segui fu un incubo. Anche mia moglie si ridusse in questo stato, e mentre ci comportavamo ancora come Testimoni, il nostro entusiasmo era morto. lo disperavo di poter uscire da queste tenebre e di vedere un pò di luce. Un pomeriggio, il mio medico mi fece un dono, un libro intitolato “An Exposition of Romans 3:20 to 4:25” (“Un commentario di Romani 3:20 a 4:25″) del Dott. D.M Llovd-Jones. Decisi che potevo leggerlo. In quel momento non lo sapevo, ma Dio stava per conquistare il mio cuore. Se avessi avuto orecchie spirituali mentre leggevo quelle pagine, avrei potuto udire una musica dal cielo.
Quando arrivai alla pagina 19, trovai una domanda. L’autore chiedeva come un cristiano possa essere riconosciuto. Il paragrafo suonava così:” Come puoi riconoscere se un uomo è un cristiano? La risposta è che la sua bocca è chiusa. A me piace questo linguaggio franco dell’Evangelo, perchè le persone hanno bisogno di farsi chiudere la bocca. Esse continuano a parlare di Dio e a criticarlo, giudicando quello che fa e dovrebbe fare, e domandando: Perchè Dio permette questo e quello?’ Tu non puoi essere un cristiano fino a quando la tua bocca non si chiude e non hai più nulla da ridire. Tu avanzi i tuoi argomenti, e tutta la tua giustizia, però quando la legge divina parla, non c’è più niente da dire, tutti quanti siam diventati come l’uomo impuro, e tutta la nostra giustizia come un abito lordato?
Seppi all’improvviso che c’era un nome solo che potevo implorare. Quando feci una preghiera esitante ma sincera, vi fu un movimento tangibile nel mio cuore. Iddio aveva conquistato davvero il mio cuore. Ricordo di essermi precipitato in cucina e di aver gridato a mia moglie: “Un cristiano è uno che ha la bocca chiusa!’ Ella non era neanche una cristiana e si domandava perchè io non tenevo la bocca chiusa.
Cose meravigliose
Non capivo bene quello che mi stava succedendo quella sera. Nel giro di pochi mesi cose meravigliose mi accaddero, ma ancora non capivo di essere nato di nuovo. Poco alla volta imparai a pregare con una libertà che prima non avevo conosciuto. Improvvisamente le lettere di Paolo divennero le mie lettere. Era stupefacente per me, perchè avevo sempre pensato che gli scritti di Paolo fossero solo per i 144.000. Cominciai a sentirmi più a mio agio fra la gente. Prima ero amaro con gli altri, persino con la mia famiglia, ma adesso non più. Molte cose stavano cambiando in me, eppure tutto ciò avveniva non per mia volontà, ma nonostante la mia volontà.
Mi ricordo molto bene di due cose. La prima mi accadde un giorno mentre guidavo in una città vicino a casa mia. Ad un tratto vidi nella mia mente l’immagine di una pianura coperta dalle macerie di numerosi pilastri e rocce. Al di sopra apparve un rubino enorme, vibrante di luce e con una croce in mezzo. Capii che le macerie erano le idee e le dottrine che avevo avute prima; il rubino simboleggiava quel Cristo che avevo ricevuto al loro posto. La seconda esperienza ebbe luogo qualche giorno più tardi, quando, ad un tratto, mi parve di essere ritto sotto una corrente di acqua pura come il cristallo, che mi cadeva addosso: era il simbolo della mia purificazione. Non avevo ricercato queste visioni nè pensato cose del genere. Credo che sia stato Dio a mandarmele per aiutarmi ad uscire dalle tenebre, per vedere la sua meravigliosa luce. Non si sono mai più verificate queste visioni, ma non le posso mai dimenticare.
Una sera, parlando con mia moglie di queste cose, scoprii che anch’ella aveva notato un cambiamento spirituale in me. Decisi di vedere il mio medico. Quando entrai nel suo ambulatorio, la prima domanda che mi rivolse non riguardò la mia salute fisica, ma fu: “Che cosa ha fatto di quel libro?
Meraviglioso e sconcertante
Gli dissi di averlo trovato meraviglioso e che mi ero recato da lui per dirgli come avevo sentito il bisogno della salvezza, e tutti i meravigliosi cambiamenti che avevo sperimentato. Gli dissi la mia perplessità e gli chiesi cosa ne pensava. Non dimenticherò mai il suo sguardo di stupore mentre mi diceva: “Lei è nato di nuovo!”
Parlammo a lungo, quella sera. I passi della Scrittura che mi citava si illuminavano. Mi precipitai a casa per raccontare tutto a mia moglie. Dopo quella sera, il cambiamento in me divenne sempre più evidente. Mia moglie ed io ci accingemmo a leggere la Bibbia con la mente aperta e nuova, e cominciammo dall’Evangelo di Giovanni. Il messaggio della salvezza balzava evidente in ogni pagina. Leggemmo la Bibbia notte dopo notte. Il mio amico medico ci diede buoni consigli, libri e nastri.
Poche settimane dopo sentii il bisogno di parlare della mia esperienza al mio amico Giovanni Bevins. Giovanni, mia moglie ed io incominciammo a incontrarci settimanalmente per studiare. Comprendemmo presto che i nostri giorni nel Movimento della Torre di Guardia erano contati. Se fossimo rimasti, avremmo dovuto parlare della nostra esperienza, cosa che non sarebbe stata tollerata. Avevamo dei buoni amici nel Movimento, gente che amavamo e stimavamo. Ci dispiaceva andarcene. Una volta lasciato il Movimento e trovato un altro luogo dove frequentare, la rottura sarebbe stata definitiva, con la dissociazione (la scomunica).
Una sera di luglio dell’anno in corso, Yvonne ed io lasciammo per l’ultima volta la sala del Regno. Yvonne era d’accordo di lasciarla benchè sapesse di non essere ancora nata di nuovo. Aspettammo una settimana prima di incominciare a frequentare la chiesa battista locale. Dopo poche settimane, alcuni Testimoni ci videro e ci chiesero di discutere il problema con tre anziani.
Fu una lettera dei Testimoni che finalmente indusse mia moglie alla conversione. Brevemente, la lettera ci chiedeva di presentarci davanti al corpo degli anziani per dare delle spiegazioni.
Mia moglie comprese bene che questo significava il preludio alla dissociazione. Il giorno in cui la lettera arrivò, ella era piena di dubbi: “ E se i Testimoni avessero ragione? Se stessi rovinando la mia vita? Se le esperienze di Ricardo fossero un trucco di Satana?” Era disperata.
Agonia dell’anima
Lasciò il nostro piccolo bambino nel salotto e si precipitò in camera da letto a piangere da sola: era un’agonia dell’anima. Voleva pregare e non poteva. Ma proprio allora scoprì che stava sinceramente pregando, che stava parlando personalmente con Dio, che il suo peccato era perdonato. La tenrazione più dura del Diavolo, la prospettiva di essere dissociata (scomunicata) dal Movimento, aveva accelerato la sua conversione. Dio scelse quel momento per darle perdono e sicurezza.
lo appresi queste cose la sera stessa, quando mi raccontò come, attraverso la preghiera, nel suo cuore travagliato era scesa la pace. Infatti quello stesso giorno ella andò ancora in preghiera davanti al Signore e sperimentò una libertà mai provata prima. Nei giorni seguenti vidi un cambiamento profondo in mia moglie, ella era attratta dalla Bibbia. La vidi in continuazione con la Bibbia in mano, entusiasta di qualche paro la appena scoperta nelle lettere di Paolo.
Fu nel novembre dell’anno scorso che fummo dissociati (scomunicati) dai Testimoni. Essi non ci scrissero spiegando il motivo della scomunica, ma alcune persone mi dissero che era sulla base di Il Giov. 9-11. Come è strano! Pur avendo conosciuto Cristo, fummo giudicati come quelli che non lo conoscono!
La dissociazione dal Movimento significa non aver più Milla a che fare con un Testimone, se non è parente. Essi evitano di incontrare un dissociato per la strada e credono die chi sia espulso in questo modo è fuori dalla grazia di Dio, è come spiritualmente morto.
La dissociazione rivela la vera natura del Movimento. Per fondare la loro religione in una nazione essi combattono perle libertà basilari di pensiero e coscienza. Dichiarano che ogni uomo ha diritto alla libertà religiosa, ma se un Testimone, sulla base della libertà di coscienza che ha in Dio, va altrove, è espulso. La libertà è una cosa relativa nel Movimento.
Ecco allora la fine della nostra storia. Giornalmente ci stupiamo dell’amore di Cristo per noi. Quotidianamente preghiamo per i nostri amici del Movimento. Da quando noi abbiamo conosciuto il Signore, altri sette membri hanno lasciato il Movimento. E’ meraviglioso essere chiamati dalle tenebre alla Sua meravigliosa luce.
di Giovanni Bevins
Nella tasca della giacca portava sempre la Bibbia che sapeva usare con molta abilita; qualunque fosse il soggetto della “discussione era capace di trovare il versetto adatto nella Scrittura e ad avere così dalla sua parte un’autorità che io, sostenuto solo dalle mie opinioni, non potevo contestare.
Questo era il carattere dell’uomo che incontrai sul lavoro, l’uomo che mi condusse a far parte dei Testimoni di Geova al tempo dei miei vent’anni, sebbene questo non fosse stato il mio primo contatto con la religione. Nacqui nel 1937 nel Leicestershire, Inghilterra; figlio unico, fui battezzato nella chiesa anglicana, benchè questo fosse stato principalmente il desiderio di mia madre. Mio padre aveva poco interesse per la religione. Durante la mia gioventù, ricordo di aver frequentato regolarmente la scuola domenicale e poi la chiesa.
All’età di 18 anni compii il servizio militare nelle forze aeree reali (R.A.F.), lontano dai miei familiari, fra persone eterogenee. Durante questo periodo, attorno al 1957, potei discutere di religione con un altro pilota della mia compagnia. Fu lui che per primo mi presentò quel testo che rispondeva alle mie esigenze religiose e mi portò ad una certa conoscenza di Dio che allora non potevo ancora apprezzare. Il testo era una parte di Giovanni 3:36 “chi crede in Lui ha vita eterna”. Il mio amico poneva l’enfasi sul verbo “ha” e sul suo valore per il tempo presente. Mi disse che la salvezza è un’esperienza presente e certezza di una speranza futura. In qualche modo compresi qualcosa intorno alla salvezza, ma dovetti attendere altri 15 anni prima di vedere la misericordia divina più da vicino.
Un amico zelante
Dopo aver completato il servizio militare, tornai al lavoro di prima e mi trovai a lavorare a fianco dell’uomo che più tardi mi condusse fra i Testimoni di Geova. Il mio interesse tiepido per la religione non poteva resistere di fronte al suo zelo, è in poco tempo le nostre conversazioni riguardarono tutta la parola di Dio. Capii presto che la religione stava al primo posto nella vita di quest’uomo.
La nostra amicizia crebbe. lo divenni un regolare frequentatore della sua casa, dove sovente mi fermavo fino alle prime ore del mattino allo scopo di parlare a lungo della Bibbia. Avevo molti dubbi circa le interpretazioni che i Testimoni davano ad alcuni brani della Bibbia, ma alcuni passaggi erano da loro interpretati in un modo molto attuale. Non potevo non credere che questo Movimento possedesse la vera rivelazione di Geova.
In aggiunta a tutto ciò, vedevo la loro fede solida, la loro attività zelante e, a parte le inevitabili eccezioni, la loro condotta esemplare. Nel giro di 18 mesi, voltai le spalle agli insegnamenti tradizionali del Cristianesimo per trovare, come molti altri, una nuova identità in questa setta. Nel 1960 fui battezzato. Da allora in poi feci dei progressi costanti e nel 1967 divenni un “servitore” (diacono).
Nel frattempo avevo sposato un membro della setta. Il padre di lei era stato un entusiasta Testimone per molti anni e l’esempio che aveva lasciato fino alla morte dolorosa, avvenuta all’età di 48 anni, era un incoraggiamento per tutti quelli che lo avevano conosciuto. Negli anni che seguirono divenni un Testimone leale e zelante.
Solo nella primavera del 1972 Iddio cominciò un’opera nella mia congregazione che portò alla conversione di sei Testimoni, tra i quali ebbi il privilegio di essere uno. Riccardo Cotton, un amico Testimone, aveva ricevuto in dono dal suo medico un libro del dott. Lloyd-Jones che esponeva una parte dell’epistola ai Romani. Leggendolo, fu particolarmente colpito da un passaggio.
Quando feci visita a casa sua, fu molto eccitato nel comunicarmi di aver trovato una nuova gemma di verità. Mi fece leggere il brano in questione, aspettando con pazienza che in me si compisse la stessa sua esperienza. Invece, nessuna reazione! Io vidi soltanto delle parole, così prevenuto, come ero, contro qualsiasi altro insegnamento cristiano. Ero pieno di pregiudizi verso qualsiasi interpretazione che non fosse della Società della Torre di Guardia. Questo fu il primo di una serie di tentativi che Riccardo fece per demolire i miei pregiudizi; e ancora per molti mesi egli dovette affrontare il mio scetticismo.
Circa in quel periodo, mia madre, che allora era una Testimone, aveva incontrato una giovane signora, mentre andava di casa in casa. La donna, che si chiamava Susanna, aveva discusso con mia madre e l’aveva invitata per una seconda volta. Mia madre mi invitò ad accompagnarla quando ritornò da lei, ed io accettai con piacere.
Appena arrivammo da Susanna, mi accorsi che la discussione non sarebbe stata la solita che i Testimoni erano abituati a tenere con coloro che si interessavano. Quella signora possedeva qualcosa in confronto alla quale le nostre argomentazioni non sembravano valide. Essa ci parlò delle benedizioni che riceveva da Dio e della necessità di una nuova nascita spirituale. Ricordo che citò II Corinzi 5:17: “Chiunque è in Cristo è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate; ecco sono diventate nuove”.
Avevo le idee talmente vaghe sulla nuova nascita, che potevo solo ascoltare affascinato; era Susanna che testimoniava. Da quel momento seppi che ciò che avevo imparato come Testimone non era tutta la storia. Lo scopo della mia religione si raggiungeva con le opere, e questo voleva dire aggiungere dei convertiti alla setta. Poter godere una relazione con Dio “in Cristo” e camminare nello Spirito come figlio di Dio non era mai stato mio desiderio; nè mi cra mai sembrato necessario per la salvezza. Vale a dire, fino a quel momento; perechè Susanna conosceva realmente Cristo.
Col passare del tempo godemmo di altre discussioni spirituali ed io mi sentivo sempre più estraneo alla grazia redentrice di Dio. Nell’autunno del 1972, Riccardo venne a Cristo e mi pario della gloriosa vita che aveva trovato in Lui. Mi resi conto che c’era qualcun’altro che, come Susanna, conosceva Cristo, ma per quanto mi concerneva, non mi sentivo più vi cino a questa esperienza di quanto lo ero stato prima. No nostante ciò, desideravo condividerla perchè capivo che era la strada per la quale Dio riconciliava i peccatori a Sè.
La mia attesa fini presto. Verso la fine dell’anno 1972 Riccardo ed io eravamo stati al matrimonio di un amico, e Riccardo aveva colto l’occasione per raccontarmi come lo Spirito lo aveva giudato dopo il nostro ultimo incontro. Per qualche motivo non ricordo nulla di quello che mi disse in quell’occasione, il che mi sorprese perchè, trentasei ore dopo, ero passato per la gioiosa esperienza che da tempo attendevo.
Non potevo pregare
La sera seguente il matrimonio, stetti in preghiera nella mia camera da letto. Appena incominciai mi resi conto che non potevo pregare. La mia mente sembrava essersi spenta. Una cosa del genere non mi era mai successa prima. Mentre, nella disperazione, cercavo le parole, le tenebre lasciarono la mia mente per far posto alla gloria di Dio.
Cercare di descrivere tutto con parole è impossibile, ma da quella visione capii che abisso infinito esistesse fra il Creatore e i peccatori indegni come me. Mi stupi il fatto che continuavo ad essere in vita. Non credevo più in me stesso.
La santità di Dio mi condannava per tutto ciò che ero; volevo nascondermi da Colui che stava esaminando il mio cuore, come fece Adamo quando il suo peccato lo fece vergognare di fronte a Dio. Ero perduto, e non avevo una risposta alla colpa della mia natura peccaminosa. Dopo qualche tempo (non so quanto), mi alzai scosso e col viso bagnato di lacrime.
Come il Cristiano di Bunyan (nel suo libro “Il Pellegrinaggio del Cristiano”), il mio cuore piangeva, “Che cosa posso fare?”. Nel giro di pochi giorni trovai la risposta. La mia esperienza della preghiera svaniva e Gesù prendeva il suo posto. Egli stava velocemente diventando il “mio Gesù’. Chi mai avrebbe potuto attraversare l’abisso che separava l’uomo da Dio? Chi, se non Dio fattosi carne?
Conobbi allora che ero nato di nuovo in Cristo Gesù. La mia vita aveva uno scopo nuovo, anche un nuovo Salvatore (perchè prima avevo avuto l’intenzione di salvarmi da me stesso!). La Bibbia divenne un libro nuovo, perchè non avevo mai conosciuto la parte che adesso mi si rivelò.
Spero che queste parole possano aiutare qualche lettore a ricordare quando e come l’Iddio di grazia mi mostrò, per la prima volta, il suo amore. Con una tale esperienza egli comprenderà come le parole siano insufficienti ad esprimere la gioia smisurata che trabocca dall’anima nei primi giorni della conversione.
La pienezza iniziale dello Spirito ci deve portare molto avanti nella fede, perchè, col passare del tempo, diventa evidente che la crescita spirituale non è un processo automatico. La profondità della malvagità del cuore stupisce del continuo l’uomo convertito. Ogni giorno ci sono conflitti e hattaglie, perchè Satana non si arrende mai. Alle volte si cade; spesso si è scoraggiati; sempre si è esposti alle tentazioni; ma mai, mai si è persi, perchè Dio è Colui che libera. Sappiamo che non è merito nostro. Noi siamo solo “fattura di Lui” (Efesini 2:10). Gloria al Suo nome!
Nel 1973 fui espulso dalla Società. Non entro nei dettagli, e dico solamente che fui invitato a presentarmi agli anziani entro la fine di novembre per dare chiarimenti circa il mio cambiamento. Fu un privilegio, e fui contento di accettare, perché avevo cosi ‘oppurtunità di testimoniare della mia fede in Gesti Cristo: Temo che per loro la mia testimonianza non sia stata di alcun significato, ma prego che anche in quell’occasione un seme sia caduto, come nel mio caso molti anni prima.
Tensione a casa
Nelle relazioni con mia moglie June ci fu tensione nelle settimane successive. June era risoluta a rimanere una Testimone, e non voleva avere implicazioni con la mia falsa religione. Per quanto mi riguardava, non volevo nè opprimerla nè confonderla, come risultato della nuova piega che le cose prendevano per me.
Susanna, la donna summenzionata, mi raccomandò di pregare per mia moglie; mi consigliava spesso: “Portala davanti al Signore”. Il risultato è che mia moglie si è convertita senza i miei sforzi personali. Lo Spirito guidava ogni cosa, ed io la incoraggiavo come potevo.
Sarò sempre riconoscente al Signore per aver incluso June nel Suo Regno proprio questo febbraio; e dire che l’anno scorso non ritenevo possibile una tal cosa. Perciò, ho ricevuto una doppia benedizione, e prego che anche altri possano sperimentare che “quel che fa ricchi è la benedizione di Geova” (Prov. 10:22).
La testimonianza di Guglielmo Cetnar
Il numero di “The Register” (Orange County, California) in data 7 agosto 1964, riportava un articolo col titolo, “Papa coinvolto nella scomunica di un Testimone di Geova II racconto, riportato da Bill Farr, metteva in luce la recente scomunica di mia moglie e quella mia precedente, del dicembre 1962. L’eresia di cui fui accusato era quella di mettere in dubbio la proibizione delle trasfusioni di sangue; mentre quella di mia moglie era “‘apostasia”, perchè aveva assistito ad una mia riunione dove si parlava appunto dei Testimoni. La mia vera rottura coi Testimoni di Geova, comunque, non era frutto della mia scomunica, ma piuttosto la conseguenza del fatto che avevo scoperto la risposta ad una domanda, che per me era la più importante della vita, e cioè: E’ la Società della Torre di Guardia l’Organizzazione di Dio?
Le esperienze e le indagini fatte mentre lavoravo alla Sede Centrale di detta Società, e più tardi nella Sala del Regno locale, mi convinsero che l’asserzione d’essere stata da Dio selezionata non è che una presunzione senza base. Ulteriori esami sono serviti per confermare e rafforzare tale convinzione
I primi anni
La mia storia, come pure quella di mia moglie Giovanna, rappresentano la nostra ansia di ricerca, la nostra esperienza con una pseudo-verità, quindi la nostra delusione, e finalmente la grande esperienza di pace con Dio tramite un rapporto personale con Gesù.
Nacqui in Ambridge, Pennsylvania, pochi mesi prima del crollo della Borsa del 1929. I miei genitori erano Cattolici e, da giovane, mio padre aveva anche pensato di farsi sacerdote. Intorno al tempo della mia nascita, mia madre rimase delusa del cattolicesimo a causa del comportamento poco corretto del suo parroco. Aveva seri dubbi sulla Chiesa Cattolica in quanto che essa asseriva essere la rappresentante di Dio sulla terra. Questa liberazione dall’incanto produsse un vuoto che avrebbe preparato la via per delle visite da parte dei Testimoni di Geova e l’accettazione dei loro insegnamenti. Mia madre si convinse che le dottrine cattoliche erano sbagliate, e cercò di persuadere mio padre a frequentare le riunioni dei detti Testimoni, ma egli rifiuto. Infatti, egli disse: “Usciamo da una confusione ed entriamo in un’altra!” Ma non doveva passare molto tempo, che anche lui finì con l’interessarsi dei Testimoni, perchè uno dei suoi compagni di scuola era uno di loro.
I miei primi ricordi della Società della Torre di Guardia risalgono al convegno di Washington, nel 1935. Il Giudice Rutherford era considerato Presidente della Organizzazione Teocratica di Dio sulla terra. Io credevo che qualunque cosa procedesse dalla Società non doveva essere mai messa in dubbio perchè essa Società era il mezzo di cui Dio si serviva per far capire la Bibbia.
Nel 1937, dopo avere frequentato le riunioni tre volte la settimana, per due anni, e studiato il libro “L’Arpa di Dio”, innalzai una preghiera sincera e fervente: “Padre, io dedico la mia vita al tuo servizio e sono pronto a fare qualunque cosa tu voglia”. Al convegno di Columbus, Ohio, di quell’anno, quando il Giudice Rutherford arrivò, io mi liberai dai miei genitori e corsi ed afferrai la sua giacca. Che gioia! Alla mia mente giovane egli appariva tanto glorioso; era il più grande lottatore per Geova Dio e per Gesù Cristo che questo mondo avesse mai visto. Qualunque cosa egli dicesse, per me era vera.
In quello stesso anno fui testimone di una persecuzione contro i Testimoni di Geova. Erano maltrattati, e alcune loro macchine erano rovesciate. Per effetto di questo trattamento alcuni Testimoni lasciarono il Movimento, ma coloro che rimasero divennero più ferventi e uniti nell’opera. Poco dopo, i miei genitori furono arrestati e messi in carcere in Monessen, Pennsylvania, per aver portato ed esibito in pubblico dei cartelli con l’iscrizione: “La Religione è un inganno e un imbroglio”.
Più tardi mi resi conto che i miei genitori non erano stati perseguitati per “amore di giustizia”, come si credeva al momento del loro arresto. Se i loro cartelli avessero detto: “La Religione falsa è un inganno e un imbroglio”, non sarebbero stati perseguitati. Mi ricordo ancora che passavo delle banane a loro e ad altri attraverso le sbarre della prigione. I miei genitori furono poi liberati dopo qualche giorno.
Nel 1940 fui battezzato al Convegno di Detroit. Il battesimo fu un segno esterno della mia dedizione a Geova. Durante l’estate del 1943, come studente di Liceo, io divenni un pioniere, dando 150 ore del mio tempo, ogni mese, nel servizio. Ho fatto cosi per quattro anni. Benchè avessi solo tredici anni, fui nominato servitore della propaganda, il che voleva dire che ero io che avevo il controllo dei giornali, degli attrezzi per gli altoparlanti e i giradischi. Io preparavo gli altoparlanti per le nostre riunioni in luogo pubblico e avevo cura di far suonare della musica prima e dopo le riunioni. Mi fu data questa responsabilità perchè altri avevano notato la mia dedizione. Prendevo con serietà il fatto che ero un Testimone di Geova. Quando ebbe inizio la Scuola per il ministero Teocratico, mi iscrissi, e ricordo il mio primo messaggio sul nome “Geova”. Non sapevo allora che “Geova” fosse un “erroneo e falso modo di leggere questo nome”. (Vedere”‘American College Dictionary” e “Webster’s New Collegiate Dictionary” 1973).
Nelle visite che facevo di casa in casa raramente sono stato sfidato in quanto a ciò che credevo. Ero tanto fiducioso che quello che mi erá stato insegnato era la verità, che ero contento quando incontravo opposizione. Ogni tanto qualcuno mi chiedeva se io fossi “nato di nuovo”. Io rispondevo di si, e pensavo fra di me, “ora parliamo di qualche cosa importante”. La frase “nato di nuovo” significava poco o niente per me.
Nel 1947 due cose divennero per me un vero problema. Era cosa sbagliata prestare servizio militare? Era la Società della Torre di Guardia l’Organizzazione di Dio? L’ultima di queste due domande era la più importante. Io conoscevo molte persone che non erano Testimoni, ed avevo rispetto per le loro capacità, la loro conoscenza della Bibbia, la loro intelligenza e il loro amore per Dio, che era ovvio. Io non capivo perchè mai Dio avesse scelto solo la Società come Sua Organizzazione, per poi distruggere tutti gli altri individui e gli altri gruppi. Che cosa era che rendeva diversi i Leaders della Torre di Guardia? Desideravo scoprirlo per mia propria soddisfazione. Ragionavo fra me, che, se fossi andato a lavorare a Bethel, avrei potuto parlare con questi capi. Avevo già chiesto di entrarci sin dal 1943 mediante una corrispondenza. Continuai a scrivere per diversi anni. Le risposte dicevano che dovevo aspettare almeno fino a quando non avessi terminato gli studi. Una delle condizioni per entrare a Bethel era che non ci si doveva sposare mentre si prestava tale servizio. Per me questo non presentava alcuna difficoltà, dato che era un servizio nel reparto Direzione della Organizzazione visibile di Dio.
Nel 1947, all’età di diciotto anni, mi dedicavo al servizio di pioniere a pieno tempo. Fui, per incominciare, assegnato a Beverly Hills, California, dove conobbi Jack Benny ed altri personaggi ben noti. Iniziai uno studio Biblico insieme ad altre persone, anche loro ben conosciute. Poi fui invitato dalla Società ad andare a Pacific Grove, California, per fare colà opera di pioniere. Poi, nella primavera del 1950, fui invitato a Bethel, per lavorare.
Il mio primo lavoro alla Sede Centrale della Torre di Guardia fu in qualità di cameriere, e, dopo un mese e mezzo, fui trasferito al Reparto Distribuzione degli Uffici di 117 Adams Street. Circa sei mesi più tardi, mi chiesero di prestare lavoro nel Reparto Servizio, sotto la direzione di T.J. Sullivan. Che privilegio! pensavo io. Fra le altre cose, questo
reparto era responsabile dell’organizzazione delle congregazioni, approvava assemblee di circuito e nominava i servitori… Si trattavano i problemi, si rispondeva alle domande Bibliche inviate dai gruppi, e si agiva da tribunale di appello nei casi di scomunica. La mia sfera di responsabilità comprendeva una terza parte degli Stati Uniti, dalla Mason-Dixon Line sud fino al Texas. Alle volte, per rispondere, non si doveva fare altro che spedire lettere ciclostilate e consigliare di leggere la pubblicazione indicata nel regolamento della Società della Torre di Guardia. Se giungeva sulla mia scrivania una lettera alla quale io non sapevo rispondere consultavo T.J. Sullivan. Qualche volta egli si consultava col vice Presidente Fred Franz o col Presidente Nathan Knorr. Franz, di solito, rispondeva alle domande di carattere profetico, mentre Knorr trattava i problemi di organizzazione.
La vaccinazione
Nel dicembre del 1951, quando il presidente Knorr venne ad ispezionare il mio reparto, avevo sulla mia scrivania una trentina di lettere scritte da genitori che chiedevano se fosse contrario alla legge di Dio permettere che i loro figli fossero vaccinati contro il vaiolo, come richiesto per legge dalle scuole pubbliche. Il punto di vista della Società in merito alla questione era già stato espresso chiaramente anni indietro: … siccome la vaccinazione è una iniezione diretta di sostanza animale nel sangue, essa è una violazione diretta della legge di Geova” (“The Golden Age”, aprile 24, 1935, pag. 465).
La mia risposta a queste lettere avrebbe dovuto essere cosa semplice, ma io non avevo fiducia in ciò che la Società pensava a questo riguardo. Dopo avermi chiesto alcune cose circa il mio lavoro, il Sig. Knorr mi disse: “E quelle lettere sulla scrivania che cosa sono?” Io risposi che trovavo difficoltà nel rispondere perchè non credevo che lo statuto della Società, in quanto alla vaccinazione, fosse corretto. Mi rispose: “Non sta a te decidere quale dev’essere lo statuto della Società”. Dopo questa conversazione, partii per Pittsburgh, Pennsylvania, per tenere una conferenza. Quando rientrai, trovai che qualcuno aveva già risposto alle lettere.
Più tardi visitai i “Lederle Laboratories” dove si faceva il vaccino per il vaiolo, e trovai che ciò che si sospettava era vero. Benchè la Società insegnasse che praticare la vaccinazione significava violare la legge di Dio, perchè così facendo si inseriva sangue animale negli esseri umani, scoprii che ciò non era vero. Il vaccino veniva fatto mediante un processo chiamato “avianization” con il quale il vaccino veniva sviluppato nell’embrione, e il fatto del sangue non ci entrava per niente. Rientrando alla Direzione, scrissi una lettera al Presidente esponendogli la mia scoperta, ma non ricevetti alcuna risposta.
Dio cambiò idea
Tramite una lettera che portava la data del 15 aprile 1952, mi accorsi, con grande sorpresa che, apparentemente, Dio aveva cambiato idea! In quella lettera, la Società, parlando da parte di Dio, mutò pensiero in quanto a ciò che credeva intorno alla vaccinazione, e cioè che si trattasse di “una violazione diretta della legge di Dio Geova”. Fra l’altro, quella lettera diceva che “la questione della vaccinazione è cosa che l’individuo deve decidere per sè…”. Quindi, sembrava che mancasse una base Scritturale per obiettare alla vaccinazione. Quando avvenne questo cambiamento, pensai, insieme a molti altri Testimoni, che l’Organizzazione di Dio non era più tale quando scopriva qualcosa che non andava bene.
Ciò che avei dovuto pensare era: come mai hanno potuto insegnare Terrore e metterlo tanto in vista come “Legge di Geova”, per tanto tempo? La proibizione erronea della vaccinazione aveva creato dei veri problemi. Per esempio, prima che un bambino potesse frequentare il primo anno in una scuola pubblica, doveva presentare un certificato di vaccinazione contro il vaiolo. Come era possibile questo per i Testimoni i quali credevano che tale pratica fosse contro la legge di Dio? I genitori di mia moglie fecero ciò che molti altri genitori erano costretti a fare. Portarono la loro figlia da un dottore che fingeva di dare la vaccinazione sulla gamba servendosi invece di un acido. Egli firmò il certificato e così non c’era più alcun problema per la scuola. Sua cugina ebbe una simile «vaccinazione”, ma sfortunatamente l’acido si versò sulla gamba e quindi porta fino ad oggi quella cicatrice. Mi fu detto che il Dott. A.E. Ilett, il medico di Bethel, rilasciava i certificati senza vaccinazione. Dev’essere stato così, perchè, senza la vaccinazione, i missionari dei Testimoni non potevano lasciare il paese e dovevano ottenere in qualche modo i certificati. Infatti, mi fu detto da uno dei fratelli, che la Società stava per trovarsi nei guai proprio per questo fatto, e quindi decise di cambiare idea. Io, personalmente, fui vaccinato, ma nè mia madre nè mia sorella lo furono.
Un altro problema che si presentò è stato spiegato da A. H. Macmillan, Testimone da molti anni, nel suo libro “Faith on The March” (La Fede in cammino).
Ad alcuni Testimoni era stata rifiutata l’esenzione militare concessa ai ministri di culto, e questi erano stati rinchiusi nelle prigioni federali. Un ordine del Dipartimento Sanitario richiedeva che tutti i detenuti fossero vaccinati. In una delle prigioni, alcuni Testimoni che rifiutarono di farsi vaccinare, furono messi nelle celle di isolamento Il Sig. Macmillan chiese di visitare quegli uomini, e gli fu permesso di parlare con loro. E interessante leggere come nella discussione, che durò due ore, egli confuta gli argomenti addotti per sostenere la tesi contraria alla vaccinazione. Una cosa che non spiegò fu che quegli uomini seguivano fedelmente lo statuto della Società in ciò che facevano. Essi accettarono poi di essere vaccinati.
Che cosa significa questa posizione presa dalla Società circa la vaccinazione, e mantenuta fino al 1952? Migliaia di genitori e i loro figli si trovavano nella posizione di dover “Osservare la legge di Dio” (detto erroneo della Torre di Guardia) e di mentire alla Direzione delle Scuole. C’erano degli uomini che si trovavano inutilmente nelle celle solitarie delle prigioni, per l’errore della Società. Perchè la Società non cambiò idea se non nel 1952? Si sarebbe forse scoperto che anche nel fatto delle trasfusioni di sangue la Società stava sbagliando?La questione, in quanto a quest’ultimo argomento, è che molti avranno già sacrificato la loro vita a causa dell’errore della Torre di Guardia.
Una Cadillac in dono
Un’altra esperienza che mi fece dubitare della Società della Torre di Guardia fu la relazione esistente fra l’Organizzazione di Dio e il Sig. Anton Koerber. Mi ricordo ancora come mio padre parlava di lui dopoil convegno di Washington D.C. nel 1935. Koerber aveva la responsabiltà dell’impianto sonor0, al convegno, e per qualche ragione interruppe i suoi rapporti col Giudice Rutherford. Quando Koerber ritornò a Bethel, scopri ch’era stato scomunicato dalla Società ed escluso dall’edificio. Egli riprese poi il suo lavoro di agenzia per la vendita delle case e dei terreni, ed ebbe molto successo e divenne molto ricco. Fino al 1952 non si senti altro che parlare male di lui. Era considerato un servitore infedele che aveva agito contro l’Organizzazione Teocratica di Dio, ed era quindi scomunicato.
Nel 1952 riprese contatto con la Società e chiese alla Direzione di diventare pioniere a tempo pieno. Da principio la sua richiesta fu respinta a causa della sua passata ribellione. Poi un giorno, comparve a Bethel, e T. J. Sullivan mi chiese di scendere all’ottavo piano per dirgli che non poteva essere un pioniere. Scesi e trovai il Sig. Koerber, uomo anziano che non godeva di buona salute. Mi chiese se poteva essere nominato pioniere, e gli spiegai che ciò non era possibile a motivo del suo passato. Poi gli dissi: “Sai, Anton, se tu ami veramente Geova, dovresti servirLo per quante più ore possibile senza avere il titolo di pioniere. Ti è negato solo il titolo e non il privilegio di servire”. Non fu contento di questo e mi fece capire che avrebbe continuato ad insistere. Nel salutarmi mi mise in mano un biglietto da dieci dollari.
Ritornato da T. J. Sullivan, gli dissi che Anton non era soddisfatto di ciò che gli avevo detto, ed aveva chiesto che un altro andasse a parlare con lui. E così ritornai da lui insieme al Sig. A. H. Macmillan che gli diceva le stesse cose che gli avevo detto io. E poi disse a Koerber che era un egoista, che mirava ad avere un titolo, ma che questo non gli sarebbe stato dato. Se voleva fare qualche cosa, poteva essere editore per una congregazione. Macmillan era stato molto più severo di quanto non fossi stato io.
Qualche giorno più tardi andai a Bethel per il pranzo e rimasi di stucco nel trovare seduto accanto a N. H. Knorr, quale suo ospite, il detto Anton Koerber. Dopo aver mangiato, lasciai la sala, quasi non credendo a ciò che avevo visto. Mi trovavo nell’ingresso, quando il Sig.Koerber mi chiamò e, attraverso la finestra mi indicò una macchina nuova che era parcheggiata sulla strada, e mi disse: “Vedi quella Cadillac? L’ho data a Knorr e potrà averne anche un’altra quando vorrà”. Alcuni anni più tardi, quando parlai di questo fatto al Sig. Russell Pollock, egli mi raccontò come Koerber aveva Preso contatto con i Dawn Bible Students (18) nel 1951, cioè poco prima di prendere contatto con la Società della Torre di Guardia. L’informazione si trovava in una lettera scritta da Pollock, in data 15 novembre 1971, della quale riportiamo un brano:
… Anton Koerber ha mandato alla Dawn un assegno per due mila dollari e ha chiesto di aver un colloquio con gli amministratori del Movimento. Ci siamo incontrati al Convegno Generale, nel 1951. Egli fece un’offerta alla Dawn a condizione che questa avesse dato inizio ad un’organizzazione, simile a quella dei Testimoni di Geova, che sarebbe stata controllata da una direzione centrale. Seguivano poi, ad intervalli, delle conversazioni telefoniche da casa sua in Florida. Noi, certamente non potevamo accettare le condizioni della sua cooperazione”.
Come mi disse un amico: “Il ‘servitore maligno’ ha rifiutato di essere comprato, ma “il servitore giusto e fedele’ ha accettato”.
Ma quel che segue è ancora più significativo. Anton Koerber, cui era stato rifiutato il posto di pioniere, posto alquanto insignificante, è stato poi “servitore di circuito” , posizione generalmente data a coloro che vengono scelti fra le file dei pionieri fedeli.
Nel 1953 fu nominato presidente del Convegno Internazionale allo Yankee Stadium. Mori il 19 novembre 1967, e il giorno 15 maggio 1968 il giornale della Torre di Guardia portava un articolo: “La Vita di Anton Koerber, raccontata dai suoi amici” (pag. 313-318). L’articolo sorvolava sul periodo che trattava degli anni 1935-1952, senza fare accenno a ciò che in realtà era accaduto.
Quel racconto de “La Torre» metteva l’enfasi sul fatto che il Sig. Koerber era “estremamente generoso in senso materiale” (pag. 318). Il giorno 22 luglio 1973 il vice presidente Franz, nel suo discorso allo Stadio Dodger, nominò Anton Koerber come esempio di “uomo che vedeva la necessità di concentrarsi sui valori spirituali, e di seguire fedelmente i passi del Signor Gesù Cristo”. Gli furono fatti degli elogi per aver rifiutato un affare che, in meno di un anno, gli avrebbe fatto guadagnare un milione di dollari. Perchè? Perchè non voleva interrompere il suo contributo di servizio a “pieno tempo nel ministero di Dio Geova”. I fatti indicano che Anton Koerber sarebbe stato tanto contento di stare con i Dawn Bible Students (il cosiddetto “servitore malvagio”) quanto con la Società della Torre di Guardia; a lui bastavano dei pubblici applausi.
Nel reparto editoriale
Oltre al mio lavoro nel Reparto Servizio, di cui sopra, mi fu affidato il compito di fare ricerche di articoli, e lavoravo sotto Bill Wheeler, nel Reparto Editoriale. Quali erano le mie qualifiche per una tale lavoro? Nessuna. Spesse volte tutto ciò che io sapevo intorno ad un dato soggetto non era altro se non quello che potevo trovare leggendo gli scritti di altri. Non avevo nessuna base per una valorizzazione oggettiva di testimonianza. Il principio che mi guidava era di conformarmi alla posizione della Società. Se il materiale raccolto era conforme a quello della Società si utilizzava, se no veniva rigettato. Da quanto potei osservare nella Direzione, conclusi che tale mancanza di qualifiche caratterizzava la maggioranza del personale editoriale. La maggioranza non aveva nessun titolo di studio oltre il liceo. Ciò è vero anche del Sig. N. H. Knorr, Presidente della Società, che entrò nel sevizio a Bethel dopo aver fatto il liceo e poi fece carriera nella Società raggiungendo il più alto grado nella scala gerarchica.
I Testimoni non sono incoraggiati a frequentare l’università nè di leggere libri che non siano della Società, perchècosi ci veniva detto: “Oueste cose sono opere di uomini mondani”. Recentemente, in un Convegno al Foro di Inglewood, California, i Testimoni furono consigliati da A. D. Schroeder a non leggere altri libri perchè rimanesse più tempo disponibile per il servizio della Società e la lettura dei suoi libri.
Fu loro detto che se si fossero trovati dei libri contenenti materiale di valore, la Società se ne sarebbe servita, lo avrebbe condensato e ridotto in forma tale da poter essere letto in pochi minuti. Quest’operazione infatti voleva essere una forma di censura, dato che non era lecito leggere qualunque libro scritto da ex Testimoni. Or i Testimoni dovevano limitare la loro lettura a ciò che era scritto dalla Società.
Oltre i progetti di ricerca, preparavo degli schemi per i discorsi che si tenevano a “La Scuola del Ministero Teocratico, e durante gli anni 1951 e 1952 scrivevo articoli per lo “Informant” (ora “Ministero Teocratico”). Dato che ero nel numero dei predicatori a Bethel, parlavo in varie Sale del Regno e in diversi convegni. Per circa un anno scrissi il testo dei messaggi e preparai programmi di mezz’ora per la stazione radio WBBR, di proprietà della Società.
La traduzione del “Nuovo Mondo”
Si lavorava alla traduzione del “Nuovo Mondo” e una buona parte fu portata avanti. mentre io mi trovavo a Bethel. Il comitato per la traduzione richiese che i nomi dei traduttori rimanessero segreti anche dopo che fossero morti (“Jehovah’s Witnesses in the Divine Purpose” pag. 258). Conoscendo i traduttori (poichè a Bethel tutti li conoscevano), anch’io, se fossi stato nel Comitato, avrei voluto che il mio nome rimanesse segreto! La ragione di tale anonimità dei traduttori è duplice: 1) In tale modo non si potevano nè controllare nè valutare le loro qualifiche. 2) Così facendo non vi sarebbe stato nessuno che avrebbe assunto la responsabilità della traduzione.
Comunque, quando fu chiesto a Franz, in un tribunale della Scozia la ragione di tale segretezza, egli rispose: “Perchè il comitato per la traduzione voleva che essa traduzione rimanesse anonima, e non cercava nessuna gloria nè onore per aver fatto il lavoro, e quindi non desiderava che apparissero i loro nomi” (Purser’s Proof of Douglas Walsh Vs. The Right Hon. James Lathan; M.P.P.C., Scottish Court of Sessions, Nov. 1954, pag. 92).
Non sarebbe cosa importantissima conoscere gli uomini ai quali affidare le nostre vite spirituali e conoscere altresì le qualifiche e le credenziali? Certamente non metteremmo la nostra fiducia in un chirurgo che non fosse pronto a dichiarare il proprio nome ed a produrre le prove della propria abilità. Per me era cosa interessante che a Bethel questi traduttori non cercassero di rimanere anonimi. Si alzavano dalla tavola da pranzo, e tutti insieme partivano nel macchinone del Presidente per Staten Island, e li rimanevano alle volte per delle settimane intere. Da quanto ho potuto osservare io, coloro che partecipavano a queste riunioni per la traduzione erano H. Knorr, F. W. Franz, A. D. Schroeder, D. G. Gangas e M. Henschel. A parte il vice Presidente Franz, nessuno dei membri del comitato aveva avuto un insegnamento scolastico sufficiente da renderli capaci di funzionare da traduttori della Bibbia, e quello di Franz era molto limitato; e la sua capacità di fare una buona traduzione dall’Ebraico era da mettere in dubbio (19). Questo fatto venne alla luce nella seduta della Corte Scozzese nel novembre 1954. Le domande e le risposte che ora seguono sono state scambiate fra l’avvocato e Franz, e sono state trascritte dai documenti della causa:
Ciò che Franz non voleva “provare” di tradurre in ebraico era un esercizio semplice, tale che uno studente normale del primo o secondo anno del seminario non avrebbe per niente trovato difficile. Così ha detto un professore di lingua ebraica.
A causa dell’incapacità dei traduttori le traduzioni non rendevano fedelmente, in molti casi, il senso del testo originale, ma davano piuttosto ciò che i Testimoni credevano. Questo fatto è stato già confermato da molti professori in materia fra i quali vi è anche il Dott. A. Hoekema il quale ha detto: “La loro traduzione della Bibbia, la traduzione del Nuovo Mondo, non riproduce affatto, nella lingua inglese moderna, il testo biblico originale, ma è piuttosto una traduzione addomesticata nella quale sono stati inclusi, di contrabbando, molti insegnamenti della Torre di Guardia”.
Nel marzo 1954 mi fu affidato l’incarico d’intervistare il dott. Edgar J. Goodspeed, ben noto traduttore della Bibbia, per sentire la sua opinione sul primo volume della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Ebraiche. Dovevo cercare di ottenere da lui il bene-stare per la pubblicazione. Durante le due ore che passai con lui mi resi ben conto che conosceva bene il volume, perchè era in grado di citare il numero delle pagine dove si trovavano dei passi sui quali egli aveva argomenti da obiettare. Uno dei brani che egli mi fece vedere, e che, secondo lui, resentava errori di grammatica era Giudici 14:3 (pag. 803 della prima edizione), nel quale Sansone dice: “Prendimi proprio lei…». Prima di partire, chiesi al dott. Goodspeed se egli credesse di poter raccomandare quella traduzione al pubblico. Mi rispose “No, temo proprio di non poterlo fare. La grammatica è così ostica: non piace a nessuno. Badate alla grammatica. State attenti ad essere precisi”
Divergenze di opinione fra i Direttori?
Quando io andai a Bethel, nel 1950, la posizione della Società contro la trasfusione di sangue non era ancora diventata una questione di grande importanza. Da allora in poi, tale dottrina sarebbe stata proposta all’opinione pubblica attraverso la stampa. Mentre mi trovavo a Bethel, diversi casi di Testimoni che avevano rifiutato una trasfusione di sangue vennero a mia conoscenza. Io mi misi a studiare le Scritture di cui ci servivamo per sostenere la nostra tesi, e conclusi che la nostra posizione era sbagliata. Discussi l’argomento con Colin Quackenbush che era allora l’editore di “Svegliatevi” Altri membri del reparto editoriale sapevano anch’essi come io la pensassi personalmente. Forse persi di prestigio nei loro confronti, ma non fui scomunicato, come sarebbe avvenuto se avessi assunto la stessa posizione nella locale Sala del Regno. Io accettavo ciò che la Bibbia dice in Atti 15 quanto al bere il sangue, ma sapevo anche che non va contro la legge di Dio a motivo di ciò che Gesù disse in Marco 7:15: “Non V’é nulla al di fuori dell’uomo che, passando in lui, lo possa contaminare; ma le cose che escono dall’uomo son quelle che lo contaminano” (TNM).
Penso che fosse a motivo del fatto che non mi trovavo d’accordo con la regola della Società quanto alla trasfusione del sangue, che io fui trasferito dal mio posto nel Reparto Servizio e destinato al No 117 Adams Street come impiegato addetto alla ricezione. Questa era una filiale del “Service Department”, e anche qui avevo un posto di responsabilità in quanto ricevevo tutti coloro che entravano nell’edificio. Mentre occupavo questo posto, incontrai per la prima volta il Sig. Walter R. Martin, autore del libro “Kingdom of the Cults un volume di alto valore per chiunque abbia da fare con le sette false. Malgrado la nostra divergenza di idea, e senza che il Sig. Martin ne sapesse nulla, egli aveva gettato un seme di verità che mi è stato poi di aiuto nel comprendere la teologia cristiana. Volli leggere Isaia 44:6, là dove Geova dichiara d’essere Lui solo il Primo e l’Ultimo e l’Unico Dio, il che elimina una volta per sempre qualunque confusione per quanto riguarda l’essenza di due primi ed ultimi. Dato che Geova è l’unico Iddio, come può allora il Logos essere un dio? un dio minore di Geova, come dicono i Testimoni?
Il libro dell’Apocalisse aggiunge ancora peso alla testimonianza della deità di Cristo. Il capitolo 1:17-18 e 2:8 Lo rivelano quale Primo e Ultimo, che morì, ma che vive nei secoli dei secoli. In Apocalisse 22:13 Gesù dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega; il Principio e la Fine; il Primo e l’Ultimo”. Io dovevo quindi,o accettare questa testimonianza o negare l’autorità della Scrittura. Incontrai il dott. Martin 20 anni più tardi, ed egli fu felice di apprendere che avevo lasciato la Società.
Al Centro Direzionale, gli uomini che facevano parte del reparto editoriale avevano spesse volte divergenze di opinione, ma ognuno doveva stare in guardia quando parlava per non essere considerato un eretico. Nel 1952 dopo che alcuni di questi avevano avuto una discussione su un punto dottrinale, il Presidente Knorr fece una dichiarazione molto significativa. Disse: “Fratelli, potete discuterne quanto volete, ma una volta che il libro ha lasciato il 6° piano, esso è verità”. Ciò voleva dire che, una volta stampato, il libro doveva considerarsi come Verità rivelata. Il Franz ammise la stessa cosa nel tribunale benchè non dicesse il vero quando affermava che non c’erano diversità d’opinione.
Il caso di Charles De Wilda
Uno degli episodi tragici che ebbero luogo durante il mio servizio alla sede centrale della Torre di Guardia, ebbe come protagonista Charles De Wilda. Charlie, come noi lo chiamavamo, aveva disertato dalla cavalleria dopo la prima guerra mondiale e, in cerca di lavoro, entrò un giorno nella Sede Centrale e chiese di essere assunto. Gli fu detto che il lavoro c’era, ma che la paga era di soli 20 dollari al mese più l’alloggio ed il vitto. Egli accettò, e quando io lo conobbi aveva già lavorato per più di trent’anni. Charlie era ormai diventato anziano ed era invecchiato nell’aspetto, ma lavorava ancora bene. Il Presidente Knorr, spesse volte si serviva di lui come esempio di quanto lavoro si potesse fare. Era il migliore rilegatore del quarto piano.
Charlie, come tutti coloro che lavoravano a Bethel, non poteva sposarsi se desiderava rimanere a Bethel. Knorr, più di una volta, lo richiamava su questo punto e Charlie se ne risentiva. Ma nel 1952, violando la regola, il Presidente Knorr si sposò con Audrey Mock, una delle sorelle di Bethel). Alcuni anni dopo il matrimonio, Charlie andò dal Presidente e li disse che, avendo egli infranto la sua legge, avrebbe fatto meglio a dare le dimissioni. Gli disse ancora: ‘Tu predichi più degli altri intorno all’amore ma lo pratichi meno di tutti» come punizione per tale affronto, Charlie non potè piu occupare il solito posto nella sala da pranzo e dovette accontentarsi di sedere in un angolo. Il motivo? Si diceva che eli aveva usato un linguaggio non corretto. Era ovvio che si trattava di una punizione. Egli rifiutò di restare al nuovo posto assegnatogli, e ritornò a quello di prima. Ma le cose diventarono talmente difficili per lui a Bethel, che un giorno fece la sua valigia e se nè andò. Bethel, per lui, era stata la sua vita. Aveva passato anche le sue vacanze là dentro. Non sapeva dove andare e non aveva dove andare, ma in quel momento qualunque posto era meglio di Bethel. Io lo incontrai poco dopo e lo trovai che dormiva in un orribile alloggio a 50 cents per notte. Quando non ebbe più soldi, incominciò a chiedere denaro per mangiare a coloro che lavoravano a Bethel e ad altri Testimoni. Anch’io gli diedi del denaro per aiutarlo. Poi fu detto agli impiegati di Bethel di non dargli più niente e fu mandata una lettera con le stesse istruzioni a tutte le congregazioni della zona. Si fece questo per indurlo a ritornare. L’ultima notizia che ebbi di Charles De Wilda fu che egli mori su una panca in un parco pubblico. Tale fu la ricompensa per un uomo che aveva dato 40 anni di servizio fedele alla “Organizzazione di Dio”, solo perchè aveva osato far risaltare un’incoerenza quanto mai evidente. Questo episodio mi fece vedere quanto poco amore regnasse nella Sede Centrale.
Mi viene in mente un altro episodio. Una giovane aveva perduto quattro dita in una tagliatrice… Non era più utile in fabbrica, e quindi fu mandata fuori come pioniere. La sua disgrazia non fu ricompensata per niente perchè l’assicurazione per tali incidenti era “troppo costosa”. Una simile giustificazione non era accettabile. Perchè? Mi era stato detto da Myron Quackenbush (un dirigente della Società) che il costo totale della stampa di un libro quale “Sia Dio Riconosciuto Verace”
, che era in vendita per cinquanta centesimi, costava alla Società solo sette centesimi! Si stampavano, ogni giorno, tante copie di questo libro, che se fossero state messe una sull’altra avrebbero superato l’altezza dell’Empire State Building (l’edificio più alto di Nuova York).
C’erano guadagni pari a questo in altri settori. Inoltre, ogni anno migliaia di Testimoni di Geova lasciano in eredità i loro beni alla Società. Altre migliaia fanno delle offerte costanti ogni anno. Quindi la scusa che ‘assicurazione era “troppo costosa” per coprire gli operai della fabbrica, non reggeva alla prova dei fatti e dimostrava l’assoluta mancanza di assistenza verso coloro che lavoravano alla Sede Centrale.
Una giovane della Tailandia
Un altro doloroso evento scosse la mia fiducia nell’Organizzazione e nei suoi dirigenti. Nel 1956 o 1957 due giovani donne vennero dalla Tailandia per un corso di addestramento missionario a Gilead. Lo sforzo cui si sottoposero per imparare la lingua e delle altre materie necessarie, fece sì che una di esse si ammalò di esaurimento nervoso. Periodicamente ella era soggetta ad irrefrenabili impulsi a spogliarsi ed a correre per i locali dell’edificio. Per questo fu mandata a Bethel nella speranza che potesse riposarsi e guarire. Ma le sue condizioni peggiorarono ed ella fece il tentativo di lanciarsi da una finestra della casa di Bethel per togliersi la vita.
Il Presidente Knorr disse a Worth Thornton, segretario addetto ai trasporti, di rimandare al più presto possibile la ragazza in Tailandia col mezzo più economico. Furono cosi presi accordi per mandarla in treno fino a San Francisco, dove si sarebbe poi imbarcata per la Tailancia. Quando ella venne a conoscenza di ciò, chiese di poter fare il viaggio in aereoplano o di essere accompagnata da un’altra missionaria. Giustificò la sua richiesta col dire che quando era colta dai periodici attacchi del male, non riusciva più a controllarsi, e se si fosse trovata su di una nave, avrebbe potuto gettarsi in mare. Ma entrambe le richieste furono respinte perchè troppo costose. Worth Thornton rimase molto turbato a cagione di ciò, come ebbi modo di sapere nel corso delle discussioni che ebbi con lui su tale questione.
La ragazza fu dunque fatta partire in treno, e, giunta a San Francisco, s’imbarcò su un mercantile. Dopo che la nave ebbe oltrepassato le Hawaii, ella ebbe uno dei suoi attacchi e si lanciò in mare. La nave tornò indietro e fece ogni possibile ricerca, ma la giovane non fu ritrovata. Si suppose che potesse essere stata divorata dai pescicani. La nave informò per radio la Società dell’accaduto, ed il messaggio fu ricevuto da Arturo Barnett, addetto alle apparecchiature radio elettriche di Bethel. Russel Kurzen, del servizio ricezioni r.t. di Bethel, ebbe anch’egli notizia della tragedia.
Entrambi furono molto scossi e riferirono la cosa ad altri della “famiglia” di Bethel. Il Presidente Knorr rimase sconvolto dal fatto che la notizia era stata divulgata, e tanto Arturo quanto Russel furono rimossi dai loro uffici (dalle loro cariche).
Questo episodio mi turbò profondamente. Vi era sufficiente disponibilità di fondi per assicurare un’ottima sistemazione di viaggio in 1′ classe ed ogni comodità al Presidente della Società, ma per la giovane Testimone non fu trovata alcuna disponibilità affinchè potesse giungere felicemente a casa. Questa dura decisione le costò la vita.
Si dimette dall’Amministrazione Bethel
Avevo visto e sperimentato molte cose negli otto anni e mezzo di servizio trascorsi nel Quartier Generale della Torre di Guardia. Mi dimisi da Bethel nell’ estate del 1958; in quel tempo non avevo alcun desiderio di accettare altri posti nella Società.
Giovanna aveva completato il periodo di servizio a Bethel, ed anch’essa diede le dimissioni. Mi fu chiesto se volevo assumere un incarico quale servitore di distretto o di circuito, ma io rifiutai tanto l’uno quanto l’altro. Non volevo neanche essere un pioniere. Volevo soltanto riflettere per mio conto, senza sottostare ad alcuna pressione da parte del Quartier Generale. Avevo dei dubbi sulla Società per effetto delle esperienze fatte a Bethel, ma non furono queste che m’indussero a distogliermi dall’Organizzazione dal punto di vista dottrinale; fu piuttosto l’essermi rifatto alla Bibbia per un raffronto con i nostri insegnamenti, e l’averli trovati in contrasto con quelli delle Sacre Scritture, che provocarono il mio distacco.
Giovanna ed io ci sposammo nel settembre del 1958. Il nostro buon amico Colin Quackenbush, già redattore di “Awake” (Svegliatevi) predicò il sermone alle nostre nozze. Mio suocero, Carlo Howell, mi chiese che cosa intendessi fare per procurarmi da vivere. Io risposi: “Tutto quello che sono stato addestrato a fare è il predicare”. Egli disse che avrei potuto lavorare nella sua fattoria, e che Giovanna ed io avremmo potuto avere a nostra disposizione una metà della casa per dimorarvi. Io accettai questa offerta ed andai a lavorare in fattoria, una delle migliori della Pennsylvania. Carlo ed io andammo avanti molto bene, ed io ero molto contento del mio lavoro.
Poco per volta tornai alla mia attività di Testimone, ed alla fine accettai il posto di servitore nella Scuola del Ministero, e poi quello di servitore per lo studio biblico nella congregazione locale.
La scomunica
La mia rottura con i Testimoni di Geova divenne definitiva quando i nonni di un bimbo, che aveva bisogno di una trasfusione di sangue, mi chiesero che cosa avrei fatto se mio figlio ne avesse avuto bisogno. Risposi che avrei lasciato al medico di decidere. A causa di tale risposta la Commissione giudiziale del Quartier Generale mi convocò per interrogarmi in merito alla questione, presso la Brodheadsville Kingdom Hall. La ragione per la quale alla fine fui scomunicato fu appunto per la questione della trasfusione di sangue. Ciò riveste un significato tutto particolare e merita di essere spiegato dettagliatamente.
Il 1° luglio 1945, data di pubblicazione de “La Torre di Guardia”, il giornale conteneva il bando ‘interdizione delle trasfusioni di sangue. Il relativo paragrafo è qui trascritto, integralmente:
‘”Considerato allora che l’Altissimo e Santo Iddio ha dato chiare istruzioni circa il sangue ed il modo di usarne, in armonia con il suo patto perpetuo con Noè e tutti i suoi discendenti; considerato che l’uso del sangue che Egli ha autorizzato per dar vita al genere umano doveva valere quale propiziazione o espiazione per il peccato; considerato altresì che ciò doveva essere fatto sul suo sacro altare o dinanzi al suo soglio di misericordia e NON con l’immissione di esso sangue direttamente nel corpo umano; per questi motivi è d’uopo che tutti gli adoratori di Geova che cercano la vita eterna in questo nuovo mondo di giustizia, rispettino la santità del sangue e si conformino alle giuste leggi di Dio concernenti tale vitale esigenza” (pag. 201).
Il proclama sulla trasfusione era chiaro per mio suocero e per suo cugino Hayden, poichè essi avevano spiegato la Ilgola della Società ad una sorella della comunità, Mae Altemose, la quale disse che se ella avesse avuto bisogno di una trasfusione, l’avrebbe ricevuta. Ella fu richiamata all’ordine e le fu detto che se avesse accettato una trasfusione, avrebbe potuto essere scomunicata. Ciò che dimostro chiaramente la loro ipocrisia fu che nel 1949, il nonno di Giovanna, Guglielmo Kimmel, facente parte dei 144.000, ricevette unatrasfusione; e tanto suo padre, Carlo Howell, ministro presidente, quanto suo zio, Hayden Howell, diedero entrambi il proprio sangue ed incoraggiarono anche i loro vicini a fare altrettanto. E ciò essi fecero pur sapendo che il nonno era affetto da leucemia.
Quando al padre di Giovanna fu contestata questa trasgressione delle “giuste leggi di Dio”, egli dichiarò che a quel tempo la dottrina non era chiara in proposito. lo risposi: “Non era forse molto chiara quando il Presidente dei Testimoni di Geova ed altri dirigenti della Organizzazione vennero alla vostra fattoria e mangiarono alla vostra tavola? E se essa (la dottrina) non era chiara, non avreste potuto telefonare a Brooklyn come solitamente fate per altre questioni?” Allora io dissi a Carlo: “Io non ho mai dato il sangue per una trasfusione e non ne ho mai ricevuto.lo fui scomunicato per aver reso noto il mio punto di vista sulla trasfusione di sangue”. Quelli che erano stati coinvolti nella questione della trasfusione di sangue, ricevuto dal nonno di Giovanna, non furono nemmeno rimproverati, sebbene la cosa fosse ormai nota.
Un giorno importante
Ora, se mi volgo a guardare indietro nella mia esperienza passata, sento che l’essere stato scomunicato occupa, in ordine d’importanza, il 2° posto tra gli avvenimenti della mia vita. Il giorno più importante, invece, fu quello nel quale dedicai la mia vita a Dio. Perchè l’essere stato scomunicato fu cosa di sì brave momento? Perchè ciò determinò un distacco da un’organizzazione e da un sistema che non mi sentivo più di accettare. Mi impedì di restare più a lungo sospeso tra ciò che sapevo essere vero e ciò che avrei dovuto credere come Testimone. Mi liberò anche dalla pressante esigenza di sforzarmi di coltivare l’amicizia di Testimoni che mi erano cari, accettando solo apparentemente dottrine che non mi piacevano. Senza la scomunica avrei continuato a vivere ipocritamente la frustrante esperienza di molti Testimoni, al giorno d’oggi.
Che molti Testimoni vivano ipocritamente non è una mia opinione ma è dimostrato dalle mie stesse esperienze ed osservazioni fatte tra i Testimoni che ho conosciuto. Per esempio, almeno sei Testimoni, miei amici, sono venuti da me, dopo la scomunica e mi hanno fatto all’incirca questo discorso: “Bill, di soltanto che sei d’accordo con loro sulla questione delle trasfusioni. Nemmeno io credo ad ogni cosa che s’insegna”. Un servitore della congregazione mi ha detto: “Credi a ciò che vuoi, Bill, ma resta con noi”. Nel corso degli anni, un certo numero di Testimoni avevano fatto altre riserve mentali sugli insegnamenti della Società. In numerose occasioni, che sarebbe troppo lungo riferire qui dettagliatamente, appariva chiaro che spesso i Testimoni non si curavano affatto di ciò che Geova Dio avrebbe pensato di una certa azione, ma avevano cura di tener nascosta ad altri Testimoni ogni idea che essi potessero avere in contrasto con il sistema dottrinale della Società. Era dunque evidente che l’approvazione della Società contava più dell’approvazione di Dio.
Un’altra esperienza, che è propria di altri, avvalora quanto sopra è stato detto. Un servitore della Kingdom Hall, di cui io ero membro, mi parlò di uno studio che egli aveva fatto per circa due anni con una certa famiglia. Io ebbi occasione di visitare quella stessa famiglia e di chiedere informazioni su quel fratello. Mi dissero che non lo avevano visto da molti mesi e che egli non stava facendo alcuno studio colà. Quel fratello “presiedeva” lo studio biblico riempiendo semplicemente il modulo di presenza. Il suo servizio domenicale consisteva nel recarsi in un vicino caffè, fare colazione e leggere il giornale. Ebbi occasione di osservare che molti moduli di presenza o erano falsi o erano falsificati. Era ed è cosa molto semplice, riempire un modulo di presenza senza l’indicazione dell’orario, specialmente quando il servizio è richiesto.
Se dovessimo lasciare i Testimoni, dove potremmo andare?
Sono convinto che molti Testimoni di Geova i quali sanno benissimo che molte cose della Società sono errate, hanno paura di staccarsene. Essi si lasciano suggestionare dalla domanda che spesse volte la Società presenta loro: “Se dovessimo lasciarla, dove otremmo andare?” (La Torre di Guardia, 1° luglio 1973, pag. 404 inglese). Alcuni di quelli che si separano e che sono più orientati verso le verità bibliche, trovano presto in Cristo il loro Salvatore. Almeno uno di coloro che lasciarono Bethel, lavorò più tardi con la Organizzazione di Billy Graham, ed altri sono diventati conduttori spirituali in chiese evangeliche. Per i dirigenti della Società questi ultimi sono i più riprovevoli. Avrebbero preferito che essi si fossero allontanati come scettici o atei.
Personalmente rimasi molto deluso del fatto che quei dirigenti dei Testimoni di Geova i quali non sono più disposti ad accettare alcune delle dottrine della Società, invece di prendere posizione contro ciò che è sbagliato, preferiscono restare neutrali per il timore di essere scomunicati (20). A questo riguardo la Bibbia dice: “Vi è dunque peccato in colui che sa fare il bene, e non lo fa” (Giacomo 4:17). Quali ragguardevoli esponenti della Società, questi uomini hanno fatto dei discorsi e scritto articoli. Essi hanno spinto altri a rifiutare le trasfusioni di sangue e ad accettare la pretesa che vi era “una sola religione giusta”, quella dei Testimoni di Geova. Poi hanno cambiato rotta, ma non vogliono rendere pubblicamente note le loro vedute. Sembrano paralizzati in uno stato d’inazione, temendo ciò che potrebbe far loro la Società, piuttosto che temere la propria ultima resa dei conti dinanzi a Geova Dio.
Dove può andare uno che lasci l’Organizzazione? La risposta si trova, di fatto, in quello stesso passaggio della Scrittura che i Testimoni citano spesso nel porre il quesito, Giovanni 6:66-68: “D’allora molti de suoi discepoli ritrassero indietro e non andavano più con lui. Perciò Gesù disse ai dodici: Non ve ne volete andare anche voi? Simon Pietro gli rispose: Signore, a chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna” (Riveduta).
Dove si può andare? Che si può fare? Il ricercatore sincero può andare direttamente al Signore Gesù Cristo e chiedergli la via. Può leggere la Bibbia cosi com’è scritta, senza interpretazioni suggerite da questa o quella organizzazione, chiedendo la guida dello Spirito Santo “in ogni verità” (Giovanni 16:13), proprio come il Signore Gesù ha promesso di fare.
Quando sono io nato di nuovo? (Giov. 3:3,5,7). Credo che ciò avvenne nel 1937, quando io mi diedi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. In quel tempo non pregavo Iddio per diventare un Testimone di Geova. Mi riconoscevo come peccatore e mi rendevo conto che avevo bisogno di Gesù Cristo quale mio Salvatore. Volevo fare qualunque cosa che Dio volesse. A quel tempo non comprendevo che Gesù Cristo aveva fatto abbastanza per me nel morire sul Calvario, un’opera che io potevo far mia per mezzo della fede.
In che posizione mi trovo ora io? Credo di essere salvato per la fede che ho nella morte di Cristo per me. La salvezza è un dono di Dio (Efesini 2:8-9), non basata su ciò che io posso fare, ma piuttosto su ciò che Cristo ha già fatto. La salvezza non sta in una organizzazione, ma in una Persona. Basandomi su ciò che la Bibbia chiaramente dichiara, io SO che ho vita eterna (1 Giov. 5:13). Un Testimone di Geova non può dire queste cose perchè non può vedere la salvezza al di fuori della organizzazione.
Iddio ha benedetto la nostra famiglia da quando noi abbiamo letteralmente lasciato tutto per seguire Lui: religione, amici, senitori, eredità, famiglia, lavoro. Iddio ha provveduto a tutti i nostri bisogni appena abbiamo preso posizione per ciò che era giusto. Egli si è anche servito dei nostri sforzi per liberare altri Testimoni dalla loro Organizzazione.
Spesse volte mi sono domandato perchè Iddio mi permise di trovarmi implicato nella Organizzazione dei Testimoni e di rimanere per molti anni intrappolato nell’errore della Torre di Guardia. Parecchi servitori del Signore ritengono, ed io ne condivido il pensiero, che le mie esperienze nella Società della Torre di Guardia furono volute per il bene di altri, i quali poterono essere aiutati a liberarsi dall’errore per il mio tramite. Io prego e compio ogni sforzo a questo fine. Possa Geova Dio ed il Signore Gesù Cristo essere glorificato in questa mia opera.
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Dopo che io ebbi lasciato la Società, nel 1962, molti ex-Testimoni di Geova mi hanno fatto premure perchè io pubblicassi il racconto di questi casi della mia vita e delle esperienze vissute al Quartier Generale della Torre di Guardia. La mia reticenza iniziale fu dovuta all’idea che tutti gli esseri umani sono imperfetti, e perciò commettono atti ed azioni imperfette. Tuttavia, dovrei far presente che i dirigenti della Torre di Guardia si sono attribuiti l’autorità di parlare come rappresentanti dell’Onnipotente Iddio, e la loro presunzione, nonchè la falsità di tale pretesa, valsero a rimuovere ogni mia riserva in proposito.
Un motivo chiave che m’indusse a parlare in quell’occasione fu data dal fatto che si trattava di una questione di vita o di morte. I Testimoni di Geova ed i loro figli, di fronte alla necessità di ricevere una trasfusione di sangue, non dovrebbero trovarsi esposti al pericolo di morire a causa degl’infondati precetti, in proposito, della Torre di Guardia. Ne va in parte della mia buona coscienza; serbando il silenzio su tale questione, io verrei in sostanza ad avvalorare un principio che rischia di mettere a repentaglio la vita di persone che hanno bisogno di sangue. Non voglio avere sulla coscienza la morte di bambini innocenti.
Dopo aver letto la mia relazione, molti vorranno ragionevolmente respingere buona parte di ciò che io affermo esser falso. Se il lettore verrà a tale conclusione, lo invito a ricercare queste cose per proprio conto. Vi sono molti exTestimoni di Geova che possono essere di aiuto in tale ricerca, e sugli argomenti non trattati nella mia storia vi sono molti libri buoni a disposizione per uno studio più approfondito.
La testimonianza di Giovanna Cetnar
Certamente i Testimoni di Geova non erano degli estranei per la nostra famiglia. I miei bisnonni, Sebastiano e Caterina Kresge, genitori di S.S.Kresge divennero studenti della Bibbia (come si chiamavano in quel tempo) nel 1890, leggendo i libri del Pastore Russel. Due delle loro figlie sposarono due fratelli Howell; uno di questi fu mio nonno. Entrambi i miei genitori erano, e lo sono tuttora, devoti Testimoni di Geova. Nel 1914, quand ‘erano ancora ragazzini, essi furono testimoni delle fallite profezie del 1914, 1918 e 1925. Mia madre era molto attiva nel distribuire il libro “Milioni di persone ora viventi non moriranno mai” (Pubblicato nel 1920, che predicava la risurrezione di Abramo, Isacco e degli altri patriarchi del Vecchio Testamento nel 1925, e l’instaurazione del periodo terreno del Regno).
Come si dimostrarono precise le predizioni per quell’anno?! Lo giudichi il lettore dalla seguente citazione di detto libro: … Quel periodo di tempo… avrebbe termine nell’autunno dell’anno 1925, epoca nella quale finisce il tipo ed incomincia il grande antitipo. Che cosa, allora, ci si dovrebbe aspettare che avvenga? Nel tipo vi dev’essere una piena restaurazione; perciò, il grande antitipo deve segnare il principio della restaurazione di tutte le cose.La cosa principaleda ripristinare è il richiamo in vita della razza umana; e poichè altre Scritture stabiliscono chiaramente che ci sarà una risurrezione di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e degli altri fedeli del passato, e che questi avranno il primo favore, siamo convinti che il 1925 darà luogo al ritorno di questi uomini fedeli in Israele dalla condizione di morte… Come abbiamo fino ad ora dichiarato, il grande ciclo del giubileo deve avere inizio nel 1925. In quel tempo la fase terrena del regno sarà riconosciuta… Perciò noi possiamo fiduciosamente aspettarci che il 1925 segni il ritorno di Abramo, Isacco, Giacobbe e dei fedeli profeti antichi…» ” (pagine 88, 89).
Io non venni a conoscenza del fallimento di questa predicazione e di altre che la Società aveva fatte, se non dopo aver lasciato i Testimoni. Chiesi a mia madre informazione circa la campagna propagandistica sul libro “Milioni di persone ora viventi non moriranno mai”, e se lei avesse appoggiato l’ipotesi del 1925 nel suo lavoro di testimonianza. Ella disse che lo aveva fatto, e poi aggiunse: “Ma io non lo credevo” Questa risposta mi sorprese, ed io risposi: “Non lo credi ora ma allora devi averlo creduto!?
Ricordo che, quando andavo in giro, di porta in porta, per il mio lavoro propagandistico, la gente mi diceva che noi avevamo previsto la fine di questo mondo prima di allora. Io volevo rispondere: “No, non lo abbiamo fatto”, ma conclusi che ciò era vero, in quanto era ciò che i miei genitori mi avevano detto in risposta a domande da me fatte sull’argomento.
Mio padre fu il servitore della congregazione dopo l’istituzione della Sala del Regno, al principio degli anni 30, nella città di Brodheadsville, in Pennsylvania. Crebbi tra riunioni, assemblee e convegni. Mi recai agli studi biblici tenuti nelle case dai miei genitori, ed appena fui in grado di farlo, lessi le Scritture ed aiutai mio padre a tenere gli studi. Durante l’anno, con la pioggia o col sole, passai il tempo testimoniando agli angoli della strada e nel lavoro fatto di casa in casa. Faccio menzione di queste attività per far capire che non prendevo la fede alla leggera, come una cosa passiva.
Quando fui più grande, vennero spesso a casa nostra dei visitatori dal Ouartier Generale della Torre di Guardia. Molti, da Bethel, trascorsero le loro vacanze nella nostra fattoria.
Nathan Knorr ed i miei genitori erano amici da anni, ed io lo conobbi come amico di famiglia, e non soltanto come il Presidente della Società.
Durante il tempo in cui il saluto alla bandiera era obbligatorio, il presidente della Scuola Unificata di Chestnuthill si mostrava comprensivo e permise ai figli dei Testimoni di esercitare la loro libertà religiosa. Due ragazzi che erano stati espulsi dalla vicina scuola di Stroudsburg per essersi rifiutati di salutare, frequentavano la scuola di Chestnuthill e vivevano con noi. Io avevo dei ragazzi che si burlavano di me perchè io non prendevo parte ai loro trattenimenti o ad altre attività della scuola, connesse con alcune festività quali Pasqua o Natale. Riguardo ad un sol punto mi rendo conto che la nostra consuetudine di famiglia non era conforme alla linea di condotta della Società: ed era quella riguardante la celebrazione del mio compleanno. I Testimoni di Geova insegnano da anni che le celebrazioni del compleanno sono errate. Ma, basandomi sulla mia esperienza, era chiaro che il divieto non si applicava sempre a tutti. Mio padre era un servitore della congregazione ed in stretto contatto con il Quartier Generale della Torre di Guardia; tuttavia, ogni anno, al mio compleanno, ricevevo una torta e organizzavo una festa; ciò durò per tutta la mia fanciullezza, fino al 1949, quando frequentavo il 9° anno dei miei studi. Ouesto accadeva molto tempo dopo la notificazione della Società sull’osservanza del compleanno. Bert Cummings di Bethel, che ha in comune con me il compleanno inviò cartoline augurali; e Max Larson, direttore della fattoria, mi mandava spesso un ricordino (un piccolo dono). Quelli di Bethel erano perfino presenti ad alcuni trattenimenti, in occasione del compleanno. E fino al momento della mia scomunica, nel 1964, erano soliti mandarmi qualche cosa all’avvicinarsi della data del mio compleanno.
All’età di 13 anni mi resi conto che il mio desiderio era quello di dedicare la mia vita al servizio di Dio e di fare la Sua volontà per il resto della mia esistenza terrena.
Perciò, nel 1948, presso l’assemblea distrettuale di Hazelton, in Pennsylvania, mio padre mi battezzò, volendo dare un carattere simbolico a questa mia dedicazione. A 16 anni presi il diploma di scuola media, completai un corso per segretario della durata di 13 mesi presso la Scuola Commerciale di Churchman, e poi lavorai per un anno. Una delle mie aspirazioni era quella di diventare membro della ” famiglia” di Bethel. Seppi da uno dei miei amici di Bethel che una delle ragazze stava per andar via, e che vi sarebbe stata quindi un’occasione favorevole. Mi fu detto che se avevo interesse alla cosa ed avessi fatto una domanda, vi sarebbe stata una buona probabilità di essere accettata, dato che la mia famiglia era ben conosciuta. La regola della Società era che le ragazze dovessero prima lavorare presso lo stabilimento per la produzione di alimenti in scatola, nell’isola di Staten, per una estate. Coloro che aspiravano a lavorare a Bethel sarebbero state selezionate tra le ragazze dello stabilimento di Staten Island. Queste ragazze erano normalmente delle pioniere che avevano compiuto due o tre anni di servizio. Nel luglio del 1954 mi recai ad un’assemblea distrettuale a Toronto e presi parte ad una adunanza per persone interessate al servizio di Bethel. Il Presidente KnoIr, che era presente, mi domandò: “Volete davvero venire a lavorare a Bethel? Sapete che dovrete restarci per tre anni?” “Si”, risposi io. “Potete presentarvi il 12 agosto?” mi chiese. Io gli dissi che avevo impegni di lavoro ed avrei dovuto dare un preavviso di due settimane al mio datore di lavoro, ma che ritenevo di potermi presentare per quella data.
A quel tempo la mia idea era che la Società fosse l’Organizzazione di Dio; non vera alcun dubbio riguardo a ciò. lo volevo servire Geova. Se ciò esigeva che io trascorressi il resto della mia vita a Bethel, ero disposta a farlo. Ero anche disposta a rinunziare al matrimonio e ad avere figliuoli, se era questo che Dio voleva da me. Nel caso mi fossi maritata, avrei voluto che mio marito fosse un servitore distrettuale o avesse un lavoro simile a tempo pieno.
Il mio compito, durante i primi otto mesi a Bethel, consisteva nell’accudire alle faccende domestiche. Ogni ragazza aveva una ventina di stanze da tener pulite, e doveva fare i letti ogni giorno, meno la Domenica. Un giorno mi fu comunicato di presentarmi al fratello Larson, nello stabilimento, per essere assegnata ad un nuovo compito. Egli m’informò che avrei avuto un ufficio nel Reparto Corrispondenza. Il mio lavoro consisteva nell’aprire la corrispondenza proveniente da un certo settore del territorio, e smistarla ai vari reparti dello stabilimento. A volte si rendeva necessario scrivere delle lettere, firmandole con la stampiglia di gomma “Società Biblica della Torre di Guardia” e con le lettere di codice del mio ufficio. Ero molto contenta di poter servire Geova in questa posizione di responsabilità, quale io la ritenevo. Così, quando, dopo parecchi mesi, mi fu detto di presentarmi nel piano inferiore, al Reparto Deposito, per lavorare, mi sentii avvilita perchè considerai la cosa come una retrocessione. Senti che non mi ero mostrata fedele nel posto che Geova mi aveva assegnato. Inoltre, non riuscivo a comprendere perchè il mio sovintendente, il fratello Harley Miller, non fosse venuto da me per dirmi amorevolmente in che modo mi fossi dimostrata indegna. Dato che io avevo conosciuto fin dalla fanciullezza il fratello Larson, servitore della comunità, sentivo che avrei potuto trattare la questione con lui. Egli m’informò che la mia rimozione dal posto fu la conseguenza di una certa espressione del viso che io avevo mostrato al fratello Miller, che denotava mancanza di rispetto per lui. Seppi più tardi che egli, fin dal principio, non mi aveva mai gradito nel Reparto Corrispondenza, e che questa era stata una buona scusa per il mio trasferimento. Questa fu la mia prima esperienza presso la “cara” Organizzazione di Dio, ed io ne rimasi molto scossa.
Il Presidente Knorr
Spesse volte, le questioni sorte tra la Direzione della Società e i dipendenti venivano portate in discussione nella sala da pranzo. Il Presidente Knorr faceva valere il suo prestigio mettendosi a capo tavola, e servendosi di un microfono, per redarguire coloro con i quali si erano manifestati dei dissensi. Una tale posizione di contrasto si era stabilita in modo evidente tra il Presidente Knorr e Colin Quackenbush, che era a quel tempo il redattore del giornale “Awake” (Svegliatevi). Il risultato di questo disaccordo fu una serie di scontri e di intemperanze verbali nella sala da pranzo, ed infine l’estromissione di Colin dal suo posto di redattore, ed anche la sua rimozione dall’ufficio di oratore di Bethel. Gli fu invece assegnato un duro lavoro manuale nello stabilimento. In seguito egli lasciò Bethel.
Era data molta pubblicità, e lo è ancora, al fatto che ognuno, a Bethel, incluso il Presidente della Società della Torre di Guardia, riceveva soltanto vitto ed alloggio e 14 dollari al mese. Tuttavia, ciò che non si spiega è in che modo il Presidente possa permettersi, con una tale somma, di possedere una Cadillac, viaggiare per il mondo, portare la gente ai ristoranti più cari e visitare i teatri e gli spettacoli di Broadway. In effetti, la gente usa fargli dei doni ed egli mette in conto spese il prezzo del viaggio in prima classe.
Era anche evidente che vi era una grande differenza nel tenore di vita dei Knorr nel loro appartamento sito nell’attico, al 10° piano di Bethel, e quello del comune lavoratore di Bethel. Dopo aver trascorso alcune settimane a Bethel, io Ticevetti l’invito di visitare il Presidente Knorr e sua moglie, al 10° piano. Il suoappartamento era splendido, con dipinti sulle pareti, cucina privata, televisione ed altri conforti. In Più, il Presidente aveva un fratello di Bethel a suo personale servizio, e che fungeva anche da cuoco. Dico questo perchè si credé ingenuamente che il posto di Presidente della Torre di Guardia rappresenti un sacrificio. Ma che senso ha il ricevere ufficialmente soltanto 14 dollari al mese quando si può vivere come un re?
Si lascia Bethel
Quando io mi dimisi da Bethel nel 1958, dopo 4 anni di servizio, il mio fidanzato Bill ed io parlammo ai nostri genitori di quanto avevamo osservato al Quartier Generale. Dissi che non avevo visto alcuna manifestazione di quell’amore del quale se ne parlava continuamente nell’Organizzazione.Essi risposero che occorreva aver pazienza e che i risultati si sarebbero visti col tempo. Ma io fui proprio contenta di farla finita con tutto ciò. Bill ed io ci sposammo sul cominciare dell’autunno, nel settembre del 1958, e vivemmo felicemente nell’appartamento accanto a quello dei miei genitori, fino a che Bill fu scomunicato addi 12 dicembre 1962.
Alcune cose meritano di essere menzionate riguardo alla scomunica di Bill. Quando dalla Società arrivò la lettera con la quale si richiedeva la sua presenza per essere ascoltato, egli mi chiese di chiamare il maggior numero possibile di membri della Congregazione e chieder loro di essere presenti quando doveva essere esaminato il suo caso. La lettera della Società diceva che egli poteva avere dei testimoni a proprio favore. Ma quando si presentarono alla porta alcune dozzine di persone, il servitore distrettuale si oppose alla loro ammissione nella sala. Disse che avrebbero potuto attendere nelle loro auto fino a che fosse terminato l’interrogatorio. A causa del freddo e del tempo nevoso, Bill riuscì a persuaderlo a permettere loro di aspettare in una stanza, sul retro dell’edificio. Ma egli non seppe, fino a che fosse terminata l’udienza, che la stanza nella quale la gente era in attesa non aveva porta, così che la gente potè udire l’intero dibattimento. Egli si adirò perchè avrebbe voluto che la cosa non si sapesse.
L’ultimatum del padre
Mio padre fu sconvolto per la scomunica di Bill, e gli chiese: “Che intendi fare ora?” e poi aggiunse: “Tu sai che non puoi restare qui. Hai già fatto parecchio danno”. Mio padre disse ciò perchè un certo numero di persone, che avevano assistito al procedimento per la scomunica di Bill, si allontanarono dalla Sala del Regno. Quando coloro che non erano stati presenti all’udienza ebbero notizia che egli era stato dichiarato colpevole di “apostasia”, vennero a chiedere quale fosse la ragione dell’accusa che gli era stata mossa.
Uno di quelli che lasciarono la Sala del Regno fu Dawson Gillem che era stato, per molto tempo, vicino di casa dei miei parenti. Dopo che Bill fu scomunicato, Dawson ci chiamò nella sua fattoria e si mostrò pronto a cedercela. Ci offri anche 2.500 dollari per arredarla alla sola condizione che egli potesse restare con noi per il resto della sua vita. Dawson potè restare lontano dalla Sala del Regno per parecchi anni fino ad una certa estate, quando cioè mio padre si rifiutò di tagliare il suo grano fino a che egli non si fosse associato di nuovo. Ecco l’esempio di un uomo che va alla Sala del Regno ed è riconosciuto come Testimone di Geova, sebbene non creda che la Società sia l’Organizzazione di Dio.
Benchè io non fossi stata ancora scomunicata, ero d’accordo su ciò che Bill aveva fatto in quel tempo. Genitori, parenti ed amici facevano tutti pressione su di me perchè io rimanessi fedele all’Organizzazione e salvassi così la famiglia da una distruzione certa. Sebbene non mi si dicesse che dovevo lasciare Bill, era chiaro che, se lo avessi fatto, avrei ricevuto la necessaria assistenza. Io non sentivo di dover lasciare mio marito, perchè non avevo proprio alcuna ragione di rigettare la posizione che egli aveva assunta. Avevo la sensazione che molte cose fossere errate nelle dottrine professate dai Testimoni di Geova, ma non al punto da averne la prova concreta. Questo sarebbe avvenuto più tardi.
Trasferiti in California
A seguito dell’ultimatum di mio padre, Bill chiamò al telefono Leo, suo fratello Testimone, a S. Anna, California, e gli disse ciò che era accaduto. Egli era un appaltatore in vernice ed offri a Bill un lavoro, impegnandosi ad insegnargli il mestiere. Con questa prospettiva, caricammo la nostra auto ed una roulotte a rimorchio, e partimmo per la California con i nostri tre figlioletti. Nell’allontanarci dalla Sala del Regno che io avevo conosciuto fin dalla mia fanciullezza, sentii il bisogno di esprimere a parole il sentimento che era nel mio cuore: “Non voglio mai più rimetterci piede”.
Dopo l’arrivo a Sant’Anna, prendemmo in affitto un appartamento, e Bill incominciò il suo nuovo lavoro con suo fratello Leo. Egli imparò rapidamente, ed in pochi anni divenne istruttore dell’apprendistato. Fu soltanto dopo poche discussioni con Bill che Leo smise di far parte dei Testimoni di Geova. Leo rimase disgustato quando altre persone, che avevano in passato servito nel Quartiere Generale della Torre di Guardia, gli dissero privatamente che anch’essi non approvavano il manifesto sulla trasfusione di sangue, e tuttavia continuarono ad essere dei Testimoni. “Che ipocriti”, diceva.
Fillide, la moglie di Leo, vide anch’essa questa ipocrisia, e dovette riconoscere che i dirigenti dei Testimoni erano falsi profeti, dopo avere scoperto che essi avevano falsamente annunziato la fine del mondo per ben tre volte (1914, 1918, 1925). Il fatto che le rivelò quanto ridicola fosse la posizione della Società accadde quando, per suggerimento del suo veterinario, ella fece praticare una trasfusione di sangue al suo barboncino, per prolungargli la vita.
Ella non potè credere a Bill quando questi le disse che la Società avrebbe detto che ella aveva violato la legge di Dio. In seguito a sue insistenze, ella pose quesito in proposito alla Società, e la risposta fu che aveva fatto male. Fillide pensò che ciò era ridicolo. Allora scrisse di nuovo per chiedere se il fatto che un gatto mangiasse un topo costitiusse anche un problema: era anche questo contro la legge di Dio? Le fu risposto che ella avrebbe dovuto tenere il gatto sotto controllo ed essere più attenta nell’occuparsi di esso. Ella pensò tra sè: “Quanti gatti ho visto prosciugare il sangue delle loro vittime topo, prima di mangiarli!’. La posizione della Società era divenuta davvero una “reductio ad absurdum” Dopo aver abitato nell’appartamento preso in affitto, per otto mesi, potemmo acquistare la casa nella quale attualmente viviamo. Iddio aveva benedetto il nostro passo di fede.
In fine la scomunica
Nell’ottobre del 1963 i miei genitori vennero a farci visita per vedere se io avevo cambiato idea o se essi potevano aiutarmi a farlo. Essi non stettero nella nostra casa, ma presso la zia e lo zio di Bill, pochi isolati più avanti. In quel frattempo 10 avevo potuto scandagliare meglio i miei pensieri, e così i tentativi dei miei genitori per farmi cambiare idea non ebbero successo. Dopo di allora essi partirono, e non sono più venuti in casa nostra. Tuttavia, non fui scomunicata se non più tardi, quando si venne a sapere che avevo partecipato ad un discorso che Bill aveva tenuto sui Testimoni e sulla trasfusione di sangue, in una chiesa dei dintorni. Fui visitata prima dal servitore locale della congregazione e da un servitore distrettuale, e più tardi da due sorelle della Sala del Regno. Quando mi fu chiesto se condividessi le idee di mio marito, risposi di si.
Poco tempo dopo appresi che stavo per essere scomunicata senza processo da un comitato giudiziale della Sala del Regno di Brodheadsville, in Pennsylvania, dove mio padre era servitore della congregazione. Chiesi di essere sentita in un’udienza locale, e il comitato giudiziale di Sant’ Anna fece le funzioni di procuratore in sostituzione di quello della Pennsylvania.
A seguito di un articolo giornalistico concernente la mia scomunica, apparso sul “Register” del 7 agosto 1964, un certo numero di Testimoni e di appartenenti a vari gruppi di “Studenti della Bibbia” presero contatto con noi. Da essi apprendemmo molte cose sul passato della Società di cui non eravamo a conoscenza. Studiammo anche soggetti inerenti alle dottrine delle Confessioni Evangeliche e le risposte alle pretese dei Testimoni di Geova. Restammo stupiti nello scoprire fino a che punto eravamo stati ingannati quali Testimoni. Finii col rendermi conto che, sebbene, come Testimone, avessi studiato attentamente la letteratura della Torre di Guardia, non potevo realmente considerarmi una studiosa della Bibbia. Infatti non avevo mai potuto permettermi di andare a fondo nello studio di alcun testo biblico per mio conto.
Dove andare?
Per circa 4 anni, dopo aver lasciato la Pennsylvania, continuai ad avere rapporti epistolari con i miei genitori. Poi mia madre cessò di scrivere, e da allora non ha più scritto. Io scrivo ancora delle lettere, ma esse rimangono sempre senza risposta. Quando noi facciamo loro visita, non abbiamo il permesso di entrare in casa, ma i nostri figli sì. Due anni fa, quando andammo a visitare la fattoria, mia madre mi venne incontro sulla porta. Io le chiesi: “Mamma, che cosa vuoi che faccia perchè siano riprese le nostre relazioni?” La sua risposta può essere sintetizzata in una sola frase. “Toma all’Organizzazione”, Dal punto di vista materiale, sarebbe una cosa molto vantaggiosa, vantaggiosa, poichè i miei genitori sono ricchi. Ma Bill ed io non avremmo mai potuto tornare a far parte di un’organizzazione e di un sistema che sono cosi sfacciatamente falsi. Come disse Bill nella sua testimonianza, il Testimone trova molto difficile staccarsi dal Movimento, perchè non saprebbe dove andare. Egli cerca un’altra organizzazione alla quale poter essere fedele. Ebbene, dove andai io? Alla Bibbia, alla Parola di Dio ed a Gesù Cristo, mio Salvatore. Mi ci volle del tempo prima che potessi rendermi conto che la mia fiducia nella salvezza era interamente riposta in Lui. Nessuna organizzazione morì per la mia salvezza. Si trattava di una faccenda tra Gesù Cristo e me. Io sentii che Egli aveva cura di me. Applicai a me personalmente il versetto 16 del capitolo 3 dell’Evangelo di Giovanni: “Poichè Iddio ha tanto amato il mondo che Egli ha dato il suo Unigenito Figliuolo affinchè chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Io vorrei raccomandare a chiunque lasci i Testimoni di cercare e trovare una chiesa che creda nella Bibbia, dove egli possa adorare, crescere spiritualmente, ed avere comunione con altri cristiani: egli ha bisogno del contatto fraterno.
Ringrazio il Signore per il modo con il quale ha benedetto la nostra famiglia ed ha provveduto ai nostri bisogni: spirituali, fisici e materiali. Lo ringrazio anche che sono più vicino a Lui ora di quanto lo fossi dieci anni fa. La comunione del cristiano con Dio è una comunione di vita, di benedizione e di crescita spirituale. Sia lode a Lui!
SECONDA PARTE
[Abbreviazioni: INM=Traduzione del Nuovo Mondo. LXX=La Versione greca dei settanta]
INTRODUZIONE
Lo studio che segue ha avuto inizio a seguito di diverse conversazioni intorno alla Deità di Cristo con i Testimoni di Geova. Perciò, più che altro, è stato scritto per ogni ricercatore onesto fra gli stessi Testimoni nonchè per ogni persona sincera che vuole conoscere “la verità che conduce alla vita eterna”
Sarà bene precisare sin dall’inizio che non potremo prendere in esame ogni versetto di cui i Testimoni si servono a sostegno della loro tesi, e perciò ammettiamo i limiti del presente studio. Ciò nonostante, miriamo a rispondere in modo soddisfacente alle cosiddette prove principali secondo cui Gesù sarebbe una creatura, e quindi non sarebbe da considerarsi come l’unico vero Dio.
Circa 400 anni dopo Cristo, Aurelius Agostino (nel suo “De Trinitate”, II:1,3) osservò che le Scritture che parlano di Cristo possono essere classificate sotto tre aspetti. Ci sono dei brani che insegnano la subordinazione di Cristo al Padre. Per esempio, il Figlio di Dio era nato come un bambino, cresceva come un ragazzo, aveva sete, aveva fame, si stancava, dormiva ed era sottoposto ad ogni tentazione comune all’uomo. In questa condizione umana il Padre era più grande di Lui, ed il Signore Gesù cercava costantemente la guida di suo Padre (Vedasi Giov. 14:28; Luca 2:40; Giov. 5:19; 8:42; 16:28).
Un secondo gruppo di brani biblici affermano che Gesù, prima della fondazione del mondo, era distinto dal Padre. Si distingueva dal Padre come i raggi si distinguono dal sole, ed un’immagine perfetta si distingue da ciò che rappresenta (Ebrei 1:3).
Però vi è un terzo gruppo di passi biblici i quali insegnano che il Padre e il Figlio non sono due esseri separati, ma piuttosto un’unica essenza e un’unica sostanza spirituale. A questo riguardo il Figlio è uguale a Dio. Questa unità non cambia comunque il fatto che ci sono tre persone distinte nell’unico vero Dio. La vera dottrina biblica è volta a spiegare che la Deità è una, in quanto all’essenza, ma tre in quanto alle persone (distinte) e tre in quanto al ruolo del programma creativo e della redenzione.
L’insegnamento della Torre di Guardia fallisce totalmente di fronte all’evidenza ampia che sostiene quest’ultimo punto, cioè, la piena Deità di Cristo.
All’accusa che questo insegnamento di un Dio trino non è ragionevole, rispondiamo che un Dio che poteva essere concepito appieno da parte di intelligenze finite non è degno di essere chiamato Dio. Quando qualcuno ci dice di non poter capire un Dio che si rivela in tre persone, la nostra risposta è questa: si può allora comprendere la Sua esistenza in una persona sola? In che cosa consiste l’unità di quell’Essere che è presente personalmente in milioni di mondi nella stessa unità di tempo? Che cos’è la sua eternità, quella esistenza che non ha mai avuto inizio? Si può comprendere con l’aiuto della ragione la sua onnipresenza, o come avrebbe potuto creare un mondo là dove prima non vi era nulla? L’Iddio della Bibbia è diverso da qualsiasi altro essere, sia nella sua eternità, sia nella sua esistenza, autonoma, sia nella sua onnipresenza, sia nella sua natura trina (vedesi Giobbe 11:7; Isa. 40:18). Nonostante tutto questo, non diremmo che Dio è contro la ragione, ma piuttosto che va oltre la ragione, oltre la nostra limitata capacità di afferrare la sua vasta infinità.
Avvicinandoci alla persona del Signore Gesù, faremmo bene a ricordare le parole del profeta Agur: “Chi è salito in cielo e n’è disceso?… Qual’è il Suo nome e il nome del Suo figlio? Lo sai tu?… Non aggiungere nulla alle sue parole (Prov. 30:4,6).
Ecco allora alcune delle parole del Figlio di Dio: “Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e NIUNO CONOSCE APPIENO IL FIGLIUOLO, SE NON IL PADRE…”.
(Matt. 11:27). Il Signore Gesù soggiunge poi: “e niuno conosce appieno il Padre, se non il Figliuolo, e colui al quale il Figliuolo avrà voluto rivelarlo…”. Notate che non c’è una
frase aggiunta riguardo alla conoscenza o la rivelazione del Figlio, “NIUNO CONOSCE IL FIGLIUOLO (greco), SE NON IL PADRE”.
Più chiare ancora sono le parole, “Nessuno conosce CHI E’ IL FIGLIUOLO, se non il Padre” (Luca 10:22). Questo è assoluto! E, alla luce di una tale dichiarazione, leggiamo le parole dell’apostolo Paolo: “La completa conoscenza del mistero di Dio, mistero che è Cristo” (Col. 2:2). Cristo è il “sacro segreto” dell’essenza di Dio, e nessuno può penetrare la profondità di questo segreto se non l’Iddio Padre.
Il nostro atteggiamento di fronte alla persona maestosa di Gesù dovrebbe essere simile a quello che si assume, per esamepio, dinanzi alla domanda, “Come risuscitano i morti? e con qual corpo tornano essi?” (1 Cor. 15:35). Paolo apostolo non cerca di “spiegare” il mistero. La sua risposta è “INSENSATO!” Se, così ragiona l’apostolo, non possiamo spiegare il processo più familiare della natura – come la crescita del grano nudo, morto, sepolto nella terra – come possiamo spiegare la risurrezione dei morti?
Davanti al “sacro segreto” della persona del Signore Gesù dobbiamo accettare, si, tutto ciò che le scritture ci rivelano, ma la piena spiegazione è nascosta nel cuore del Padre perchè “Nessuno conosce appieno il Figliuolo SE NON IL PADRE’.
Nel presente studio invito il lettore a considerare bene alcune mie osservazioni tratte dalla Bibbia sull’argomento del Signore Gesù Cristo.E’ vero che a tal fine mi sono servito di qualche autorevole testo greco ed ebraico, come, ad esempio, libri di grammatica e lessici di vari studiosi, ma, come vedrete, questi non provengono esclusivamente da una sola scuola di pensiero.
Sin dall’inizio, però, mi sono voluto avvicinare alle Sacre Scritture allo scopo di attingere da quella sorgente divina. Questo metodo mi ha portato lontano dalle conclusioni di coloro che dirigono da Brooklyn la Società della Torre di Guardia. Spero così che ogni sincero Testimone di questa Società possa lasciare da parte i suoi libri e le riviste che provengono da Brooklyn e possa invece rivolgersi soltanto alla Bibbia ed al suo messaggio divino.
I NOMI DI DIO
In questo capitolo introduttivo, mi propongo di fare un breve studio sui nomi ed i titoli di Dio. Non sarà una ricerca esauriente perchè non costituisce lo scopo essenziale della presente opera. Ciò nonostante, spero che vi si potranno trovare elementi utili d’informazione per suscitare nel lettore il desiderio di andare più a fondo nell’argomento.
Allo scopo di determinare bene il significato di qualsiasi parola, diversi fattori importanti dovrebbero essere sempre presi in considerazione, e cioè: 1) Il significato della parola all’epoca in cui era adoperata; 2) Il significato della parola nell’uso generale dello scrittore in altri suoi scritti; 3) Il contesto del brano nel quale si trova la parola.
Nelle Sacre Scritture si nota una cura particolare e costante per evitare qualsiasi confusione nell’uso delle parole adoperate per indicare Dio. Gli scrittori della Bibbia seguivano un loro metodo preciso quando volevano indicare il vero Dio in un brano dove vi era possibilità di fraintendere il significato della parola usata per Dio (cioè laddove qualcuno avrebbe potuto pensare che la parola si riferisse ad un essere inferiore al Dio supremo). Ogni qualvolta un brano poteva sembrare ambiguo, gli scrittori biblici davano sempre una descrizione complementare per indicare l’unico vero Dio. Questo non vuol dire che i titoli complementari sono dati soltanto al vero Dio, ma vuol dire semplicemente che, quando una delle parole indicanti Dio è accompagnata da un titolo complementare, ci si vuole riferire sempre al vero Dio (22). Quando una di queste parole usate per “Dio” si riferisce chiaramente ad un essere inferiore al vero Dio, vedremo che non è accompagnata da alcun attributo complementare. Quando è indicato un altro essere (oltre a Dio o ad un angelo), come Per esempio un giudice, gli scrittori vi danno poco risalto perchè sanno che nessuno confonderebbe tale parola con il vero Dio. Inoltre, quasi ogni volta che si vuole indicare un dio falso, il contesto ci fa vedere che il dio è:
creato – in contrasto al Dio creatore;
limitato – in contrasto all’Iddio supremo e potente;
straniero – in contrasto all’Iddio di Abrahamo, Isacco e Giacobbe, all’Iddio d’Israele che menò i suoi figli dalla terra della schiavitù alla terra promessa;
un dio falso – inventato, o che assume il nome di Dio in contrasto col vero Dio.
Ora passeremo subito allo studio di queste parole, cioè
dei nomi e titoli usati per Dio nella Bibbia.
1) Elohim
La Bibbia ha inizio con queste parole maestose: “Nel principio Iddio (Elohim) creò i cieli e la terra” (Gen. 1:1). Questa parola, per Dio, è adoperata 32 volte nel primo capitolo della Genesi e viene usata per un totale di 34 volte prima che ci imbattiamo nel nome YHWH che è introdotto in Gen. 2:4. Elohim si trova menzionato 2.570 volte nel Vecchio Testamento, ed è una parola di numero plurale (è il plurale di “Eloah”). L’ebraico ha un singolare, un duale e un plurale (tre o più). Quindi, Gen. 1:1 dove il plurale è adoperato con un verbo al singolare (“creò”- “bara”), potrebbe indicare unità nella Deità, benchè esso possa riferirsi soltanto ad un “pluralis maiestatis”. La parola vuol dire “il Supremo”.
Elohim viene adoperato circa 200 volte per esseri inferiori a Dio. Nella maggior parte dei casi si riferisce indiscutibilmente a falsi dèi. Una volta viene usato in senso aggettivale, per Abrahamo, da parte di un incredulo (Gen. 23:6). Dio stabili Mosè come “Elohin” per Faraone (Esodo 7:1), però nessuno potrebbe confondere Mosè con il Supremo Elohim perchè il contesto dimostra chiaramente che Mosè è puramente e semplicemente uno strumento di Dio. Nessuna parola di lode è attribuita a Mosè, così l’uso del nome Elohim è del tutto conforme alla regola.
“Giudici” sembrerebbe una traduzione appropriata per Elohim in Esodo 21:6; 22:8,9,28; Giudici 5:8;1 Sam. 2:25 e Salmo 82:1-6. Osservate che a nessuno dei personaggi menzionati in questi versetti vengono attribuiti titoli di lode.
La frase che più si avvicina ad un’espressione di lode si trova nel Salmo 82:6: “Io ho detto : Voi siete di, siete tutti figliuoli dell’Altissimo”. Ma dal contesto si vede che questi “elohim” sono uomini e giudici redarguiti da Dio (vedasi versetti 2,3,4,5 e 7). Egli si era adirato per le loro ingiustizie, e probabilmente si serve della parola “elohim” ironicamente. In altre parole, Dio dice loro: “Va bene, voi governanti, dall’aspetto di Dio. Certamente siete discendenti di Dio stesso…..ognuno di voi! O che follia! Ognuno di voi morrà come tutti gli altri uomini e cadrà dal suo alto piedistallo negli abissi più profondi”‘.
Il fatto che Israele distinguesse il suo vero Dio dai falsi dei per essere stato liberato dalla schiavitù di Egitto viene messo in evidenza in Esodo 32:4-8; I Sam. 4:8 e I Re 12:28 mentre gli increduli avrebbero voluto che Israele riconoscesse altri dei quali autori di quella grande impresa.
“Elohim” in Salmo 8:5 è tradotto da alcuni studiosi come “angeli”‘, “esseri celesti’ e “quelli divini”. “Eppure tu l’hai fatto poco minore degli angeli”. Questo è il senso dato in Ebrei 2:7 (cfr. Salmo 97:7 e Ebrei 1:6). In tali casi i LXX (23) preferiscono parlare di “aggeloi” (angeli) o di “huoi theou” (figli di Dio) perchè i traduttori hanno capito che “elohim” è stato usato in senso metaforico, ed essi volevano evitare ogni apparenza di politeismo. Ancora una volta nessuna espressione di lode viene qui attribuita. Quindi il passo non interessa il nostro studio.
Gli altri usi di “Elohim”, quando non si riferiscono al vero Dio, possono esser collocati sotto una o più delle categorie già citate:
1) – di esseri creati: Gen. 31:30-32; Ger. 16:20;
2) – molto limitati: Gen. 35:2; Sofonia 2:11;
3) – gli dèi stranieri: 2 Re 17:29; Isaia 36:19;
4) – gli dèi posti al confronto col vero Dio: Deut. 6:14; Sal.95:3.
2) YHWH
Il nome composto “YHWH Elohim” ci viene presentato in Gen. 2:4, e le sue parole sono adoperate 19 volte, finchè YHWH non si trova usato da solo per la prima volta in Gen.4:1.
Nella maggior parte delle nuove traduzioni della Bibbia, compreso il testo Masoretico ebraico, “Eterno” è adoperato al posto di “YHWH’. Ciò perchè “YHWH’ è il nome ineffabile di Dio ed era considerato troppo santo per essere pronunciato. Gli scrittori ebraici infatti erano spaventati all’idea di trasgredire il terzo comandamento del Decalogo usando il nome del loro Dio YHWH invano. Quindi la pronuncia originale non si conosce fino ad oggi. Tra le consonanti YHWH si potrebbe inserire qualsiasi vocale, e quindi in teoria il nome di Dio potrebbe risultare in qualunque forma, da YoHeWaH a YiHiWiH e così via, senza con ciò fare alcuna violazione alla grammatica della lingua. A volte gli ebrei leggevano queste quattro consonanti (YHWH) o con la vocalizzazione “Adonai” o con quella “Elohim”.
“YHWH” è stato tradotto in vari modi. In inglese è reso di solito con “Lord'” benchè l’American Standard Version del 1901 e la versione di J. N. Darby del 1890 dânno “Jehovah” e così pure quella della Torre di Guardia (“Geova” in italiano). Di solito la parola è resa con “Eterno” nelle versioni italiane. La forma “Jehovah” o “Geova” era adoperata per YHWH molti secoli dopo il completamento della Bibbia, e quindi rappresenta una forma MAI usata nè dagli ebrei del Vecchio Testamento nè dai cristiani del periodo del Nuovo Testamento. Ecco perchè molti studiosi preferiscono non usare “Geova”, ma piuttosto “Eterno”.
“YHWH” è il nome personale e proprio di Dio. Spesso le Scritture contengono frasi come “mio Dio” e “‘Iddio vivente”, ma giammai “mio YHWH” o “il YHWH vivente”, perchè YHWH non veniva mai applicato a un dio staniero o falso come “Elohim”; perciò non vi era necessità di qualificare o di precisare di quale YHWH s’intendesse parlare.
L’etimologia di YHWH non è conosciuta, ma gli ebrei associavano la parla con “HAYAH’ che vuol dire “essere” , perciò molti hanno visto in “YHWH” Colui che possiede esistenza e vita intrinseca in Se Stesso. Nel capitolo due ritorneremo ancora una volta su questa parola.
3) El
Questo titolo di Dio ci viene presentato in Genesi 14:18 ed appare 224 volte in ventidue libri del Vecchio Testamento, segnatamente nei libri di Giobbe, nei Salmi e in Isaia. Di solito viene tradotto “Dio” e vuol dire il vero Dio.
Comunque, alle volte la parola viene tradotta in altro modo: “dèi”, “potente”, o “potere”. Non si sa da dove deriva, ma, come “Elohim”, era collegata nella mente ebraica con “potenza””
Quando “E1? vuol dire un dio falso, il contesto rivela che esso è creato, molto limitato, straniero e messo in contrasto con il vero Dio. Ecco alcuni esempi: Esodo 15:11; 34:14; Dan. 11:36; Mal. 2:11; Deut. 3:24 e 32:12; Sal. 81:9; Is.44:10,15,17;45:20;46:6; Ezech.28:2.
“Potente”, “potenza” o “potere” possono essere le traduzioni di “El’ in Gen. 31:29; Deut. 28:32; Prov. 3:27; Salmo 29:1; 50:1; 89:6; Ezech. 31:11; 32:21; Michea 2:1. In tutti questi passi soltanto una volta la voce “El” viene accompagnata da un titolo eccelso, e cioè nel Salmo 50:1, dove esso è applicato a “Elohim YHWH”, l’unico Dio vero.
Isaia 7:14 dichiara che Colui che doveva venire sarebbe stato chiamato “El con noi”. I cristiani hanno interpretato questa affermazione nel senso che essa si riferisce al Signore Gesù il quale, pur essendo Dio, ha dimorato fra di noi in carne. I cristiani ritengono altresi che anche in Isaia 9:5-7 si trovi vigorosamente affermata la Deità di Gesù Cristo.
Ciò nonostante, negli ultimi anni c’è chi ha suggerito che “E1”, in questo versetto 5, dovrebbe essere reso per un “angelo” o “un essere potente” anzichè per il Dio Supremo. Ma queste traduzioni non hanno alcun fondamento. “El” non significa mai “angelo” nè “giudice” o “governatore”. Difatti le Scritture non parlano mai di un “angelo potente ” o un “governatore potente” ecc.. Lo Spirito Santo, nell’ispirare il Vecchio Testamento, evita con cura particolare di dare titoli gloriosi ad esseri rispettati come governatori, giudici o angeli, affinchè il contrasto con l’unico vero Dio non sia smentito. Nel capitolo 3 ho fatto un esame dettagliato di Isaia 9:5 con riferimento a questo glorioso appellativo di “potente”
4) Adonai
Questo titolo viene adoperato per la prima volta in Genesi 15:2 ed è legato strettamente con YHWH. Si trova ripetuto circa 290 volte nel Vecchio Testamento e non è mai applicato all’uomo, ma esclusivamente alla Deità, anzi adoperato alternativamente con YHWH. Di solito è tradotto “Signore”. Esso è l’unica forma, oltre a YHWH, che è usata esclusivamente per l’Essere Supremo, ed è un nome di Dio, non soltanto un titolo.
Nel Salmo 110:1 leggiamo, “YHWH ha detto a mio “Adon (una parola usata per Dio e gli uomini)”: “Siedi alla mia destra finchè io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi”. Ecco allora un uomo che siede alla destra di YHWH! Che uomo sarà mai? Il versetto 5 dello stesso Salmo ci permette di identificare questo personaggio presso YHWH: “Adonai alla tua destra…..’. YHWH parla ad Adon (vers. 1), un uomo, e questi nel versetto 5 è chiamato “Adonai” che si riferisce sempre all’Iddio Supremo, la Dèità. L’Iddio Supremo che è ugualmente uomo alla destra di YHWH Padre! Chi è questa persona? I primi cristiani sapevano la risposta. Basta vedere Ebrei 1:13; Atti 2:25 e Matt. 22:41- 46. Gesù Cristo si servì del Salmo in Matt. 22:41- 46 per dimostrare che il Cristo non è soltanto il figlio di Davide ma anche il Signore, l’Iddio di Davide, e così mise a tacere iFarisei. Negli altri brani citati Cristo viene nominato come Colui che è alla destra del Padre, dopo la Sua morte e la Sua risurrezione. Quindi “Adonai”, il Signore Supremo, non è altro che il nostro Signore Gesù.
5) Adon
“Signore” è menzionato la prima volta in Genesi 18:12 dove Sara chiamò Abrahamo signore. Il nome è usato per gli uomini e anche per Dio. Viene usato oltre 300 volte; comunque circa 30 volte si riferisce al vero Dio. Negli altri casi 10 stesso nome potrebbe essere tradotto “maestro”, “padrone” o “signore”.
6) YH
Questa è una contrazione di YHWH e viene usato 41 volte nei Salmi e in Esodo 15:2; 17:16; nonchè in Isaia 12:2; 26:4 e 38:11.
7) Eloah
Questa parola è il singolare di Elohim. Si trova 57 volte nel Vecchio Testamento e viene adoperata per la prima volta in Deut. 32:15. Appare 41 volte nel solo libro di Giobbe. In II Cronache 32:15: Dan. 11:37,39 e Hab. 1:11 la parola è usata per gli dèi stranieri e creati dagli uomini.
8) Ab
Questa è la parola per “padre” ed è applicata a Dio diverse volte (II Sam. 7:14; I Cron. 17:13; 22: 10; 28:6; Giobbe 38:28; Salmo 68:5; 89:26; 103:13; Prov. 3:12; Isaia 9:5; 63:16, due volte, 64:8; Ger. 3:19 ecc.
9) Elah
Introdotto per la prima volta in Esdra 4:24, questo nome è usato 43 volte nel libro, 45 volte in Daniele e una volta in Geremia 10:11, e si riferisce tanto al vero Dio quanto agli dèi falsi. Come abbiamo già visto, questi dèi falsi sono creati, limitati, stranieri e messi in contrasto con il vero Dio (Ger.10:11; Dan. 3:12,14, 18, 28; 4:8, ecc…). Il titolo “Elah” in Dan. 2:11 è adoperato da non credenti, perciò può avere il significato di “Dio” o “dèi”, ma probabilmente dèi.
10) Mare
Viene adoperata soltanto quattro volte, e soltanto in Daniele. Due volte si riferisce al “Signore” (Dan. 2:47; 5:23) e due volte a “signore” (4:19; 4:24).
11) Theos
La parola greca per “Dio”. Nel Nuovo Testamento essa corrisponde a “Elohim” del Vecchio Testamento, salvo che Theos ha un significato più ristretto. Ouesta limitazione è vista in due modi:
1) o nel senso che “Theos” viene adoperato più spesso per indicare il vero Dio;
2) 0, che non vuol dire “Giudice” o “angelo”, ma piuttosto “Dio” o “dèi falsi”‘
Le uniche eccezioni sono in Giov. 10:34-35 dove Cristo adopera “theos” nello stesso senso ironico in cui “Elohim” venne usato mille anni prima nel Salmo 82:6; ed in Filippesi 3:19, dove Paolo denuncia sarcasticamente quelli il cui dio è il loro ventre (ed in questo senso è inteso che si tratti di un “dio falso”).
“Theos” viene usato 1276 volte nel Nuovo Testamento, e si trova la prima volta in Matteo 1:23. In meno dell’uno per cento di questi casi è usato nel significato di un essere diverso dall’Iddio Supremo. Il singolare di “Theos è usato non più di quattro volte per indicare un qualcuno diverso da Dio: Atti 12:22; 28:6; 2 Cor. 4:4; Fil. 3:19. Il plurale di “theos” non porta mai il significato del vero Dio: Giov. 10:34-35; Atti 7:40; 14:11; 19:26; 1 Cor. 8:5 due volte e Gal. 4:8.
I cristiani sono stati sempre d’accordo nel ritenere che il nome “theos” di Giov. 1:1 debba riferirsi al vero Dio. Di recente, però, diverse persone si sono schierate contro questa credenza. Comunque, come abbiamo visto, “theos” nel singolare deve significare o il vero Dio o un dio falso. Siccome nessuno oserebbe dire che “theos” in Giov. 1:1 è un dio falso, l’evidenza ci incoraggia a credere che “theos”, come in più del 99% dei casi ricorrenti nel Nuovo Testamento, è l’unico vero Dio. Non si può tradurre l’ultima clausola di Giov. 1:1 come “e la Parola era un dio” (o “e la Parola era dio”). La regola grammaticale dello studioso del greco Koine, Colwell, dice chiaramente che un predicato nominativo definito (“theos” – Dio) NON PRENDE l’articolo quando precede il verbo (“era”) come abbiamo qui in Giov. 1:1. Inoltre, l’assenza dell’articolo definitivo davanti a “Theos” non vuol dire che sia indicato “‘un dio” oltre all’unico vero Dio. Basta esaminare i seguenti passi dove l’articolo non è usato davanti a “Theos” per comprendere che la traduzione “un dio” (o “dio” con la lettera minuscola) non ha senso: (Matt. 5:9; 6:24; Luca 1:35,78; 2:40; Giov. 1:6,12,13,18; 3:2,21; 9:16,33; Rom. 1:7,17,18; 1Cor. 1:30; 15:10; Fil.2:11,13; Tito 1:1 e tanti altri passi). Per uno studio esauriente sull’argomento il lettore dovrebbe leggere attentamente il capitolo 4 del presente lavoro (“Una considerazione su Giovanni 1:1”).
12) Kurios
“Signore”. Si trova oltre 700 volte nel Nuovo Testamento. In circa il 10 % di questi casi il termine indica chiaramente un essere inferiore al vero Dio. Negli altri casi si riferisce solitamente a Cristo, e molte volte anche a Dio in maniera esplicita.
Le parole del Vecchio Testamento: “Adon, Adonai, YHWH e Mare” sono rese con “Kurios” nella versione dei Settanta (LXX) e anche quando brani del Vecchio Testamento vengono citati nel Nuovo Testamento. In tali casi non c’è alcun dubbio: gli scrittori del Nuovo Testamento dànno tutto il significato di Adon, Adonai, YHWH e Mare alla parola “Kurios”
13) Despotes
“Signore”. E’ menzionato cinque volte nel Nuovo Testamento (Luca 2:29; Atti 4:24; II Pietro 2:1; Giuda 4; Apoc. 6:10;). In ogni caso si riferisce alla Deità.
Da questo breve capitolo possiamo trarre le seguenti conclusioni:
1) Dio rivela Se Stesso tramite i Suoi nomi;
2) Ogni nome e titolo ha un significato specifico;
3) Siccome questi nomi e titoli vengono usati alternativamente, essi si riferiscono allo stesso Dio;
4) Benchè Dio avesse potuto scegliere un solo nome o un solo titolo per Se Stesso, non l’ha fatto;
5) Vi è una regola ben chiara per distinguere il vero Dio dagli dei falsi.
IL DIO SUPREMO: YHWH
In questo capitolo vorrei ritornare alla considerazione della parola “YHWH”, la quale, come abbiamo già osservato, è il nome personale di Dio più comune del Vecchio Testamento. Esso è menzionato oltre 7.600 volte ed è sempre il nome proprio del Supremo, e di Lui soltanto. L’ebreo poteva dire “¡] Elohim il vero Dio, in opposizione a tutti gli dei falsi, ma non diceva mai “il” YHWH, perchè di YHWH ce n’è soltanto uno. Esso è il vero nome del vero Dio.
Tra gli ebrei questo nome non veniva mai pronunziato, ed era scritto senza vocali, cioè denotato da quattro sole consonanti Y, H, W, H; ecco perchè è spesso contrassegnato come il “Tetragrammaton”, cioè, il nome dalle quattro lettere.
A questo nome augusto e maestoso vengono assegnati tutti gli attributi superlativi di Dio. Ecco alcuni degli attributi più importanti che sono dati a YHWH:
YHWH è Eterno: Isaia 26:4; 40:28; Ger. 10:10;
YHWH è Immutabile: Malachia 3:6;
YHWH è Sovrano: I Sam. 2:6-8;
YHWH è Creatore: Prov. 3:19; Isaia40:28; Ger. 10:10;
YHWH è Onnipresente: 2 Cron. 16:9; Sal. 33:13; 139:1-12;
YHWH è Onniscente: I Sam. 23:5-14; Is. 42:8-9; Ger. 38:17;
YHWH è Onnipotente: Giobbe 42:1-2; Ger. 32:27;
YHWH è Santo: Lev. 19:2; I Sam. 2:2;
YHWH è Giusto: 2 Cron. 19:7; Isaia 45:21;
YHWH è Lodato: Sal. 68:4; 102:18 (24) ;
YHWH è Amore: Ger. 31:3; Mal. 1:2-4;
YHWH è Colui che soccorre: Sal. 116:1 (24); 118:5 (24);
Questo Essere Supremo ha dichiarato in termini categorici di essere l’unico , all’infuori del quale non ve n’è alcun altro. In Deuteronomio 6:4 Egli si rivela in questa maniera: “Ascolta, Israele: YHWII, l’Iddio nostro è l’unico YHIWH”.
Questo fatto è ripetuto e sottolineato molte volte nella Bibbia. Ecco alcuni versetti dal Vecchio Testamento: “Tu sei stato fatto testimone di queste cose affinchè tu riconosca che YHWH è Dio, e che non ve n’è altri fuori di Lui”‘ (Deut. 4:35).
«Affinchè tutti i popoli della terra riconoscano che YHWH è Dio e non ve n’è alcun altro” (I Re 8:60).
“E davanti a YHWH pregò in questo modo: O YHWH, Dio d’Israele, che siedi sopra i cherubini, Tu, Tu solo sei l’Iddio di tutti i regni della terra; Tu hai fatto i cieli e la terra” (2 Re 19:15).
“E YHWH sarà Re di tutta la terra; in quel giorno YHWH sarà l’unico, e unico sarà il suo nome” (Zaccaria 14:9).
Nel Nuovo Testamento si trova un’eco di questo chiaro insegnamento:
“E questa è la vita eterna: che conoscano Te, il solo vero Dio, e Colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo” (Giovanni 17:3).
“Noi sappiamo… che non c’è alcun Dio fuori d’uno solo” (I Cor. 8:4).
“Nondimeno per noi c’è un Dio solo…” (1 Cor. 8:6).
“Ora, un Mediatore non è Mediatore d’uno solo; Dio invece, è uno solo” (Galati 3:20).
“Tu credi che v’è un solo Dio, e fai bene; anche i dèmoni lo credono e tremano” (Giacomo 2:19).
Nella Bibbia vi sono altri esseri che possono pretendere di possedere il nome di Dio, o ai quali è stato dato il nome di Dio, ma in realtà essi sono dèi falsi oppure esseri che non esistono affatto; sono finzioni o invenzioni della mente umana. L’unico vero Dio è YHWH.
YHWH è achad
Proseguendo il nostro studio sul nome personale di Dio, vogliamo rivolgerci ancora una volta a Deuteronomio 6:4:
‘”Ascolta, Israele, YHWH, I’Iddio nostro, è l’unico (ACHAD) YHWH.
Vi è da notare che la parola “unico” di questo versetto è la parola ebraica che in molti passi dell’Antico Testamento vuol dire una “unità composta” e non soltanto “uno solo” in senso assoluto, “ACHAD” è la parola qui adoperata, mentre il concetto di “uno solo” in senso assoluto è espresso dalla parola ebraica «YACHID”. Il significato di “YACHID” può ritrovarsi nel suo uso comune nel Salmo 25:16; Geremia 6:26 e Zacc. 12:10, ad esempio. L’uso di “ACHAD”, l’unità collettiva”, può essere riscontrato invece nei versetti che seguono.
In Genesi 1 leggiamo: “Così fu sera, poi fu mattina: e fu un giorno” (Gen. 1:5, ebraico). Qui viene adoperata la parola “achad” e implica che la sera e la mattina – due oggetti distinti – vengono chiamati “uno”. Questo dimostra chiaramente che la parola va intesa nel senso di una cosa unita. Ancora in Genesi 11:6 leggiamo… ecco, essi sono un solo popolo” Ecco una unità collettiva. Vediamo in che cosa consiste questa unità composta servendoci di un esempio tratto dalla storia di Israele. Mosè mandò 12 spie in Canaan (Num. 13:23) che, al loro ritorno, portarono un grande grappolo d’uva (“ESCHOL ACHAD”). Poichè su questo tralcio vi erano centinaia di chicchi, non poteva certamente esservi unità assoluta o formata di un solo elemento, e tuttavia, per indicare il grappolo, viene usata la parola “achad” (uno). Questa è una dimostrazione conclusiva del fatto che i chicchi venivano considerati uno in quanto aventi la stessa origine. In Gen. 2:24 leggiamo: “perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa (“sola”, ebraica) carne”. Anche qui il significato della parola “achad” ci fornisce un’altra prova che essa vuol dire “un’unita” benchè si riferisca a due persone separate. In un matrimonio l’uomo e sua moglie non diventano una sola persona, ma raggiungono un’unità nella loro sostanza.
Quindi, quando YHWH dichiara di essere “un solo YHWH” (ACHAD YHWH) in Deut. 6:4, l’idea può indicare non soltanto “uno solo” nel senso assoluto, che sarebbe “YACHID”, ma uno nel senso di unità di Dio. E’ importante notare che questa rappresenta una vera unità; tuttavia non formata necessariamente da una sola persona, ma composta o collettiva.
Si pone così la domanda: Si può ammettere che ci sia più di una persona nell’Essere Supremo? I brani che seguono ci dânno l’impressione che sia proprio così.
La traduzione del “Nuovo Mondo delle Sacre Scritture” pag. 978, rende come segue il passo di Zaccaria 2:8-11: «Poichè GEOVA degli ESERCITI ha detto questo: Dietro alla gloria MI HA MANDATO alle nazioni che vi spogliavano; poichè chi tocca voi tocca la pupilla del mio (cioè, Geova degli eserciti) occhio. Poichè, ecco, io agito la mia mano contro di loro, e dovranno divenire spoglie ai loro schiavi. E voi per certo conoscerete che lo stesso GEOVA DEGLI ESERCITI MI HA MANDATO. Grida altamente e rallegrati o figlia di Sion; poichè, ecco, io (cioè Geova) vengo e per certo risiederò in mezzo a te, è l’espressione di Geova. E molte nazioni per certo si uniranno a Geova in quel giorno, ed effettivamente diverranno mio popolo; e per certo risiederò in mezzo a te. E dovrai conoscere che Geova degli eserciti stesso mi (cioè Geova) ha mandato a te” Qui vediamo chiaramente che Geova (YHWH) manda un altro Geova. Però secondo i testimoni di Geova, YHWH è “una sola persona”. Qui, invece ci sono due persone, e tutte e due sono chiamati YHWH.
In Isaia 48:12-16 vediamo un altro esempio. Colui che parla è “Il primo e l’ultimo” (vers. 12) cioè YHWH. Al versetto 16 Egli dice: “Avvicinatevi a me, ascoltate questo: Fin dal principio io non ho parlato in segreto; quando questi fatti avvenivano, io ero presente; e ora YHWH il Signore mi manda col suo spirito?
Qual’è la spiegazione di questa rivelazione sbalorditiva?
Può mai essere che ci siano “due” YHWH, e che uno mandi l’altro? No, non ci sono due YHWH, ma, come abbiamo già visto, YHWH è “achad”, e come Adamo ed Eva erano due persone diverse ma “una sola” (“achad”) carne, cosi YHWH è “uno”, ma, nell’unità del suo essere, abbiamo scoperto due persone: Il Padre (YHWH) e un altro accanto al Padre, che viene mandato dal Padre e che è chiamato anche lui YHWH (25).
Parecchi brani stanno a dimostrare la stessa cosa. Ad esempio, in Genesi 1:26-27 si leggono queste parole: “Facciamo (plurale) l’uomo a nostra immagine (singolare, in ebraico) e somiglianza (singolare)…”. In Genesi 11:6-8 leggiamo: “Orsù, scendiamo (plurale) e confondiamo (plurale) quivi il loro linguaggio… Cosi YHWH li disperse…?
In nessun passo della Bibbia è detto che l’uomo fu creato all’immagine di angeli, ma solo all’immagine di Dio. Comunque, questo Dio di cui l’uomo possiede l’immagine è plurale,”… a nostra immagine”
A questo riguardo c’è da notare che in nessun posto dell’Oriente pre-cristiano abbiamo un esempio della prima persona plurale usata per la prima persona singolare. Quindi, in questo caso, l’espressione “la nostra” deve intendersi come un vero plurale e non un plurale di maestà, benchè si riferisca all’Iddio solo.
La risposta a questa difficoltà apparente è che l’altra persona che viene nominata come YHWH è Gesù Cristo. Questo fatto diventa chiaro per l’insegnamento del Nuovo Testamento.
YHWH Gesù
Ecco un elenco di diversi testi biblici dai quali risulta che Gesù e YHWH sono lo stesso Dio:
1) In Isaia 6 leggiamo: “Nell’anno della morte del re Uzzia, io vidi il Signore assiso sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo manto riempivano il tempio… l’uno (dei serafini) gridava all’altro e diceva: Santo, santo, santo è YHWH degli esercitil Tutta la terra è piena della sua gloria!» L’apostolo Giovanni ci informa che queste parole si riferiscono al Signore Gesù. In Giovanni 12: 41 leggiamo infatti. “Queste cose disse Isaia, perchè vide la gloria di lui e di lui parlo”. Se il lettore studierà con uno spirito di preghiera Isaia 6:1-10 paragonandolo a Giov. 12:37-41 rimarrà convinto che ciò che dico è la verità. Giovanni cita da Isaia 6 e afferma che Isaia vide Gesù. Isaia, come abbiamo visto, vide YHWH.
2) In Matteo 3:1-3 leggiamo: “Or in quei giorni comparve Giovanni il Battista, predicando nel deserto della Giudea e dicendo: Ravvedetevi, poichè il regno dei cieli è vicino. Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: “V’è una voce d’uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri?
In Marco 1:1-3 leggiamo: “Principio dell’evangelo di Gesù Cristo, Figliuolo di Dio. Secondo ch’egli è scritto nel profeta Isaia:”
“Ecco io mando davanti a te il mio messaggero a prepararti la via… V’è una voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri”.
In Luca 3:4 leggiamo: “Secondo che è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia: “V’è una voce d’uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri?
In Giovanni 1:23 leggiamo: “Egli disse: “Io sono la voce d’uno che grida nel deserto: Addirizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia”.
Lo Spirito Santo si è servito dei quattro evangelisti per dichiarare che Giovanni Battista fu il precursore del Signore Gesù Cristo, e fu mandato a preparare la via davanti a Lui. Qualsiasi lettore onesto vedrà che questo è vero, ma i Testimoni non possono accettare questo annunzio come vero perchè ciò distruggerebbe la loro dottrina. Ognuna delle attestazioni trova riscontro nel passo contenuto in Isaia 40 v.3, “La voce d’uno grida: Preparate nel deserto la via di YHWH, appianate ne ‘luoghi aridi una strada per il nostro Dio!” Non potete ammettere, cari Testimoni, che i succitati versetti dei quattro vangeli siano applicati a Gesù, perchè il farlo equivarrebbe ad ammettere che Gesù è YHWH.
3) In Isaia 8:13 abbiamo: “YHWH degli eserciti, quello, santificate! Sia lui colui che temete e paventate!” Il testo greco di I Pietro 3:15 suona così: “Ma santificate Cristo come Signore nei vostri cuori”. E’ molto interessante notare che la «Traduzione del Nuovo Mondo” della Torre di Guardia, sebbene traduca di solito “kurios” come Geova quasi tutte le volte in cui il N. T. riporta una citazione dell’Antico Testamento in cui compare il nome di YHWH, non lo fa in questo caso. Se lo facesse anche qui, il versetto suonerebbe: “Ma santificate Cristo come Geova nei vostri cuori”. E questo sarebbe veramente troppo per la Torre di Guardia!
4) Geremia 23:5-6 contiene il preannunzio del Messia, il re che doveva venire, il discendente di Davide. In questo brano YHWH dà il nome di questo Messia: “…..e questo sarà il nome col quale sarà chiamato: YHWH, nostra giustizia” (26). Sia la vecchia e sacra letteratura ebraica (Zohar), sia l’insegnamento cristiano attraverso i secoli, hanno applicato questo brano al Messia (27).
5) Nel Salmo 93:1,2 leggiamo: «YHWH regna; Egli s’è rivestito di maestà…il tuo trono è saldo ab antico, tu sei ab eterno”. In Salmo 90:2 leggiamo: “Avanti che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e il mondo, anzi ab etemo in eterno, tu sei Dio”. Di Gesù, il Messia che doveva venire, leggiamo in Michea 5:1: “Ma da te, o Bethleem Bfrata, il piccolo per essere fra i migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”. Non è questo lo stesso Dio?
6) In Zaccaria 12:10 abbiamo: …ed essi riguarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faran cordoglio…. Ouando diamo un’occhiata al contesto (v.4, ad esempio), vediamo che è YHWH che parla. Comunque, Cristo è l’unico della Deità che si potrebbe dire che fu trafitto (Apoc. 1:7). Tutte le versioni antiche e i migliori manoscritti ebraici hanno la prima persona singolare “a me”‘ (non “a Colui” come la T.N. M.). L’interpretazione tradizionale fra gli ebrei era che il passo si riferiva al Messia.
7) In Isaia 45:23 leggiamo: “Per me stesso io l’ho giurato; è uscita dalla mia bocca una parola di giustizia, e non sarà revocata: Ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ogni lingua mi presterà giuramento”. Il versetto 21 ravvisa YHWH nello speaker. Ora, questo versetto 23 viene citato in Romani 14:11 dove viene riferito a Gesù. “Infatti sta scritto (Isaia 45:23): Com ‘io vivo, dice il Signore (sappiamo dai riferimenti che questo è YHWH), ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio”. Sappiamo che questo si riferisce al Signore Gesù perchè Rom. 14:9 e 10 parlano della “bema” di CRISTO, cioè di Cristo come giudice. Sappiamo anche che la Bibbia insegna che il Padre ha dato tutto il giudizio al Figlio (Giov. 5:22; Atti 17:31).
Anche Filippesi 2:11 è una citazione di Isaia 45:23; quindi c’è da domandarsi perchè mai la traduzione del “Nuovo Mondo” non ha seguito la solita regola di tradurre “Geova” nel N. T. quando si riferisce a YHWH nel Vecchio Testamento!
8) Tre dei più bei versetti della Bibbia che mostrano la via della salvezza sono Rom. 10:9-11. Il versetto 11 è una citazione di Isaia 49:23: … e tu riconoscerai che io sono YHWH, e coloro che sperano in me non saranno confusi”.
Ecco allora un altro esempio dove il Vecchio Testamento si riferisce a Gesù. Prima di perdere di vista il citato testo, vorrei farvi notare che la Torre di Guardia nel tradurre il versetto 9, usa la seguente espressione: “Che Gesù è il Signore…
Siccome i traduttori di questa versione hanno tradotto “kurios” come “Geova” per ben 237 volte, come abbiamo osservato poco innanzi, quando gli scrittori del N. T. citano passi che contengono YHWH nel Vecchio Testamento, non si spiega il perchè non l’abbiano fatto anche qui! La sola spiegazione è che se l’avessero fatto la loro dottrina sarebbe stata distrutta: … che Gesù è YHWH…
9) Quando Pietro predicò nel giorno della Pentecoste, citò dal profeta Gioele: “Ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Atti 2:21). Questa, come sappiamo, è una citazione da Gioele2:32a : «E avverrà che chiunque invocherà il nome di YHWH sarà salvato…”. Il problema che i Testimoni devono affrontare è questo: in Atti 4:12, Pietro, riferendosi al Signore Gesù, predicò: “E in nessun altro è la salvezza; poichè non vi è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati’. Sì, siamo salvati quando chiamiamo il nome di YHWH, ma quando invochiamo il nome di Gesù invochiamo YHWH perchè Gesù è YHWH.
10) In Isaia 42:8 YHWH dice: “Io sono YHWH; tale è il mio nome e io non darò LA MIA GLORIA ad un altro… E’ facile accorgersi da questa citazione che YHWH ha irrevocabilmente dichiarata la sua gloria divinamente intrinseca alla sua natura e che non può essere e non sarà data ad alcun altro all’infuori di Lui (vedete anche Isaia 48:11). Eppure Gesù in Giov. 17:5, pregò: “Ed ora, o Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo presso di te avanti che il mondo fosse”. Gesù pregò perchè la gloria gli fosse restituita! Cioè la gloria del Padre, restituita al Figlio! La parola “presso” (para) viene impiegata con il dativo in Giov. 17:5 e non può essere tradotta “attraverso” (che sarebbe “dia”), ma viene resa correttamente secondo il lessico Thayer con “presso”. La gloria di cui Egli parlo non brillò solo attraverso il Padre; essa era eternamente intrinseca nel Figlio.
11) Un titolo significativo assunto dal Signore Gesù nell’Apocalisse è “il Primo e l’Ultimo” (1:18;2:8;22:13). “Queste son le cose che egli dice, Il Primo e l’Ultimo’, che fu morto e rivisse” (2:8, I. N. M.). Queste parole sono ripetute tre volte in Isaia (41:4; 44:6; 48:12), e in ogni caso Colui che parla è YHWH. “Questo ha detto Geova, il Re d’Israele e il suo Ricompratore, Geova degli eserciti: Io sono il Primo e io sono l’Ultimo, e oltre a me non c’è NESSUN Dio’ “(Isaia 44:6; TNM). Quindi, se non c’è NESSUN DIO oltre a Geova, il Primo e l’Ultimo, chi è Gesù che la Bibbia chiama Dio (Giov.1:1) e che dichiara di essere “il Primo e l’Ultimo”, nell’Apocalisse?
Nel capitolo 22:12-16 (tra singole virgolette nella TNM) Colui che parla è Gesù (vers. 16). Al versetto 13 Egli dichiara di essere non solo “il Primo e l’Ultimo” ma “l’Alfa e l’Omega”. Sempre nella traduzione del “Nuovo Mondo”, capitolo 1 e versetto 8, leggiamo: “Io sono l’Alfa e l’Omega”, dice Geova Dio, “Colui che è e che era e che viene, l’Onnipotente”. Quindi, gli stessi Testimoni affermano che Gesù è YHWH. Ecco la logica:
C’è da notare che non vi è un solo caso in cui la Bibbia Parli della seconda venuta del Padre (28), ma ci sono centinaia di riferimenti alla seconda venuta del Figlio (Apoc. 22:12-13, ecc.). Non ci sono due “Alfa e Omega ” e due “Primie Ultimi” (Isaia 41:4; 44:6; 48:12): perciò questi brani ci dimostrano che YHWH del Vecchio Testamento è Gesù del Nuovo Testamento. Apocalisse 1:8 parla di Gesù che verrà.
12) Ouando Dio apparve a Mosè, disse: “Io sono quegli che sono”: poi aggiunse: “Dirai cosi ai figliuoli d’Israele: “L’IO SONO” mi ha mandato a voi” (Es. 3:14). Come è stato detto prima, non possiamo sapere con certezza come fosse pronunciato “YHWH”, ma da Esodo 3:14 sappiamo che deriva dal verbo “essere” che in questo caso vuol dire: “l’Uno avente vita in Sè che si rivela”?
Più di una volta Cristo parla di se stesso usando l’espressione “Io sono”, con un chiaro riferimento allo stesso titolo di YHWH nel Vecchio Testamento. In una controversia con i giudei Egli dichiarò: “Prima che Abrahamo fosse, io sono” Se Egli fosse stato semplicemente un essere preesistente, avrebbe dovuto dire: “Prima che Abrahamo fosse, io ero” (ved. Giov. 8:58) (29).
La straordinaria portata di questa affermazione non sfuggì ai Giudei, i quali reagirono violentemente e tentarono di lapidarlo, dicendo che Egli aveva bestemmiato (30). Egli usò anche le parole “Io sono” per descrivere se stesso al momento del suo arresto. Quando chiese a coloro che erano venuti per catturarlo “Chi cercate?”, essi risposero: “Gesù di Nazareth’. La risposta, che suscitò una reazione drammatica, fu “Io sono” (greco), e gli uomini caddero al suolo per lo spavento (Giov. 18:5-6). Il semplice senso letterale di queste parole non avrebbe potuto produrre un effetto così straordinario.
13) In Ebrei 1:2 leggiamo: “In questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante il suo Figliuolo, ch’Egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale pure ha creato i mondi”. Poi lo scrittore, proseguendo nel suo argomento, cita Salmo 102:25, riguardo al Figlio, nel vers. 10: “… Tu, Signore, nel principio, fondasti la terra, e i cieli son opera delle tue mani”. Quando ci mettiamo a studiare Sal. 102:25 (ved.i vers. 16, 19, 21, 22-25), il riferimento è a YHWH. Il Figlio, il Creatore è YHWH.
14) Il Salmo 68:18 dice che YHWH ha “menato in cattività dei prigionieri e ha preso doni dagli uomini, anche dai ribeli’» dopo essere salito in alto. L’apostolo Paolo applica questo passo a Gesù Cristo in Efesini 4:8, 10, 11. La descrizione sublime che il Salmista fa del Signore Dio (vs. 17 e 18) è una descrizione di Cristo!
15) Il profeta Isaia esorta gli Ebrei: “YHWH degli eserciti, quello, santificate…ed Egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, un sasso d’inciampo…”. Il Padre non è mai raffigurato come una pietra d’intoppo agli ebrei, ma Cristo lo è in I Pietro 2:7 e 8 dove ‘apostolo applica la profezia a Gesù Cristo.
Alcuni versetti da confrontare
Prima di concludere il capitolo, vorrei chiedere al lettore di confrontare diligentemente i seguenti brani i quali dimostrano che YHWH e Cristo sono lo stesso Dio:
1) Signore dei Signori: Deut. 10:17 con Apoc. 19:16;
2) Salvatore: Sal. 106:21; Isaia 43:11 con Luca 2:11; Atti 4:12;
3) Creatore: Isaia 42:5: Isaia 45:18; I Cor. 8:6;Salmo 102:
25 con Col. 1:16: Giov. 1:3; Ebrei 1:2; Ebrei 1:8-12;
4) Rocca: Sal. 18:2: 2 Sam. 22:2; Deut. 32:4 con I Cor. 10: 4;
5) Nostra Forza: Isaia 40:29 con Fil. 4:13;
6) Onnipotente: Ger. 23:24; Sal. 139:7-10 con Matt. 28:18; Matt. 18:20;
7) Retributore: Ger. 17:10; 2 Cron. 6:30 con Apoc. 2:23, 2 Tess. 1:7-9;
8) Pietra d’intoppo: Isaia 8:13-14 con Rom. 9:32-33; 1 Piet.2:7-8;
9) Giudice: Salmo 96:13 con Giov. 5:22;
10) Luce della Nuova Gerusalemme: Isaia 60:19 con Apoc.21:23;
11) Colui che viene con i santi: Zacc. 14:5 con 1 Tess. 3:13;
12) Nostra speranza: Ger. 17:7-13 con 1 Tim. 1:1;
13) Edificatore di tutte le cose: Salmo 102:25 con Ebrei 1:10; Col. 1:16; Ebrei 3:4;
14) Immutabile: Salmo 102:27 con Ebrei 1:8,12; Giacomo 1:17;
15) Colui che perdona: Esodo 34:7 con Marco 2:5-12;
16) Santo d’Israele: Salmo 71:22; Isaia 41:16 con Atti 3:14;
17) Luce: Salmo 27:1 con Giov. 8:12;
18) Signore della gloria e il Re dei re: Salmo 24:7-10 con 1 Cor. 2:8;
19) Rifugio: Salmo 32:7; Isaia 32:2 con Col. 3:3;
20) Acqua vivente: Ger. 17:13 con Giov. 4:14;
21) Gloria: Salmo 29:1-3; Ger. 13:16; Isaia 42:8 con Giov.17:24; Luca 9:26; Giac. 2:1; poc. 1:6.
La rivelazione di Dio nella persona di Gesù Cristo è cosi chiara nella Bibbia che mi domando come mai i Testimoni della Torre di Guardia non la vedono. Ecco alcuni brani che dimostrano in pieno la Deità di Gesù:
1) Isaia 9:5
I Testimoni dicono che Gesù è “un dio potente”, ma non ‘Onnipotente che è Geova (31). Comunque, il fatto è che l’espressione ebraica tradotta “Dio potente” in Isaia 9:5 è anche usata in Isaia 10:21 da cui risulta evidente che il “Dio potente” (El Gibboor) al quale il residuo di Giacobbe sta per tornare non è altro che YHWH, il Santo d’Israele (vedasi anche il versetto 20). Inoltre è precisamente la stessa espressione che viene usata in tutti e due i passi, cioè, Isaia 9:5 e 10:21. Se “El Gibboor”, in Isaia 10:21 significa YHWH, come potrebbe quella stessa espressione contenuta nel capitolo 9:5 essere adoperata per significare qualcuno inferiore a YHWH? Per di più, in ambedue i casi l’articolo determinativo non esiste. Basta leggere l’elenco dei titoli complementari in Is. 9:5 per rendersi conto che essi si riferiscono a YHWH.
A questo punto, si dovrebbe anche notare che la parola ebraica “El Gibboor” senza la seconda parte, cioè semplicemente “El’, in Isaia generalmente indica YHWH, l’unico vero Dio; quando non lo è (44:10, 15, 17;45:20; 46:6) denota un idolo fatto per opera di mani, e certamente Isaia non intende dire che il Messia che doveva venire sarebbe stato un dio idolo, cioè un dio falso.
A tali considerazioni non dobbiamo dimenticare di aggiungere che l’espressione “El Gibboor”, nella letteratura dell’Antico Testamento, è una designazione tradizionale di YHWH. Ger. 32:18: “….tu sei l’Iddio grande, potente, il cui nome è YHWH degli eserciti”; Deut. 10:17: “Poichè YHWH, il vostro Dio, è l’Iddio degli dèi, il Signore dei signori, l’Iddio grande, forte, (gibboor) e tremendo……” (ved. Neh. 9:32; Salmo 24:8). L’unica differenza fra l’espressione usata in questi versetti e quella di Isaia 9:5 è l’aggiunta della parola «Gadool” (grande) e l’articolo determinativo.
2) Filippesi 2:5-8
“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; il quale, essendo in forma di Dio, non reputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichili se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce”
Questo brano è così chiaro che la “Traduzione del Nuovo Mondo” non poteva lasciarlo rimanere tale. Essa rende il versetto 6 come segue, “il quale, benchè esistesse nella forma di Dio, non la considerò una cosa da afferrare, cioè che dovesse essere uguale a Dio”. Questa è una falsa traduzione che cambia tutto il senso dell’originale e ci fa vedere a che grado di doppiezza i traduttori della Torre di Guardia sono pronti a scendere per negare la piena Deità del Signore Gesù.
I Testimoni credono che Cristo è il Logos, e che una volta era stato in compagnia di Lucifero. Si servono di Isaia 14 e di Ezechiele 28 per affermare che la defezione di Lucifero si deve al fatto che questi volle essere uguale a Dio. Egii voleva afferrare il trono di Dio. Invece il Logos non volle mai afferrare il trono di Dio. Tutt’altro, egli “vuotò se stesso e prese la forma di uno schiavo” (TNM) (32).
Quello che dicono di Cristo come Logos è pura fantasia. L’apostolo Paolo dichiara nella sua lettera ai Filippesi che Gesù non considerò la sua uguaglianza con Dio una cosa “da essere afferrata” o “rubata” o “da essere rapinata” (harpagmos) perchè Egli era sempre esistito, come Parola eterna di Dio (Giov. 1:1) prima della Sua incarnazione (Giov. 1:14), e come tale egli condivideva gli attributi e le prerogative del Padre. Qiundi non aveva e non poteva avere alcun desiderio di ambire qualcosa che era sua, per natura e quale prerogativa personale.
Vorrei citare il “Lessico Greco del Nuovo Testamento” di J. H. Thayer a sostegno della mia tesi. Scelgo questo lessico per tre motivi: 1) per il suo merito intrinseco; 2) perchè gli autori della traduzione del “Nuovo Mondo” si sono serviti di esso più di una volta; e 3) perchè l’autore non credeva personalmente nella Deità di Cristo, ma era onesto in presenza dei testi biblici. Thayer spiega il brano in questa maniera: “Sebbene Egli (Cristo Gesù), anteriormente, quando era “Logos asarkos” portasse la forma (nella quale apparve agli abitanti del cielo) di Dio… tuttavia Egli non pensò che questa uguaglianza con Dio fosse da ritenere o conservare tenacemente” (pag. 418, col. 6).
Arthur S. Way, un famoso studioso di greco e latino rende così il versetto 6: “Egli, anche quando sussisteva nella forma di Dio, non ritenne egoisticamente per Sè la prerogativa di uguaglianza con Dio…?
Altre traduzioni rendono: ‘… esisteva in forma di Dio, ma non reputò cosa da ritenere con avidità l’essere uguale a Dio… I professori F. F. Bruce e W. J. Martin, commentando questo brano, dicono: “Nessuno contesterebbe che quando Paolo dice di Cristo che era nella “forma di un servo”, egli volesse dire che Cristo era un servo nel senso vero e proprio della parola. Ed allora non c’è alcun fondato motivo per ritenere che la frase “essendo in forma di Dio” debba significare qualcosa di meno”.
La parola “uguale” (isa) denota assoluta identità di natura, e conferma in tal guisa la vera Deità di Cristo.
Si, è chiaro che Paolo dissipa ogni dubbio sulla questione, quando scrive che Gesù non ha mai cessato di essere YHWH, anche durante il periodo trascorso nella carne sulla terra. La parola greca YPARCHON, tradotta “essendo” in Filip. 2:6, significa letteralmente “rimanendo” o “non cessando di essere” quindi in questo contesto si afferma che Cristo non ha mai cessato di essere Dio ed è rimasto tale nella sostanza fondamentale. Gesù fu realmente “Dio manifestato nella carne”, benchè fosse “nell’esteriore come un uomo”.
La traduzione di J. B. Phillips rende il brano: “Perchè Egli, che era sempre stato Dio per natura, non ritenne per Se Stesso le prerogative di uguaglianza con Dio, ma si spogliò di tutti i suoi privilegi consentendo di essere uno schiavo per natura?
3) Colossesi 2:9
“Poichè in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità…”.
La traduzione letterale del greco “THEOTETOS” è “DEITA”, talchè, in Cristo, tutta la pienezza (PLEROMA) della Deità risiede nella carne (SOMATIKOS). Ecco un altro brano molto chiaro. Tuttavia, la traduzione della Torre di Guardia non può lasciarlo così, e lo traduce falsamente: “Perchè in lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina”, “Theotetos” è la forma genitiva di “Theotes”, che vuol dire “Deità” e non “qualità divina”. La parola greca “Theiotes” (Rom. 1:20) è la parola per “qualità divina'”, ma questa non viene adoperata in Col. 2:9.
Il Prof. W. R. Martin fa un’osservazione molto importante sulla parola Theotetos: “Nel ‘Greek English Lexicon of the New Testament’ del Thayer, che, alla pagina 19 della ‘Traduzione del Nuovo Mondo’, viene dichiarata opera esauriente, si fa una completa analisi di ‘THEOTETOS’ (Dio, Deità), specialmente in relazione al contesto di Col. 2:9. I Testimoni di Geova fanno bene a ricordare che Thayer era un unitario (e che perciò negava la divinità di Cristo), e di conseguenza più incline ad accettare le loro interpretazioni che quelle della corrente evangelica del cristianesimo. Ma, malgrado le sue idee, Thayer era pur sempre uno studioso la cui integrità nell’esposizione dei puri fatti, anche se questi contrastavano con le sue vedute, era la caratteristica che lo distingueva e che distingue tutti i buoni critici e gli studiosi onesti. Alla pagina 288 della sua edizione del 1886, Thayer spiega che THEOTETOS (Dio, Deità) è una forma di THEOT (Deità) o, secondo le sue stesse parole, lo stato di essere Dio, Divinità’ (Col. 2:9). In altre parole, Cristo era la pienezza della Deità (Geova) nella carne!” (35).
I Testimoni non dovrebbero tradurre “qualità divina” perchè queste parole sono la traduzione di un’altra parola greca. Lo stesso Thayer dice: “Theot (Deità) differisce da Theiot (divinità), così come la natura o essenza differisce dalla qualità o dall’attributo” (36). Secondo il testo greco di Col.2:9, Gesù ha la stessa “essenza” e “sostanza” di cui è dotato YHWH, poichè l’essenza (Deità) si differenzia dalla “qualità” (divinità). Dunque, Gesù Cristo è Dio – TES THEOTETOS (la Deità) – YHWH manifestato nella carne.
Ecco alcune traduzioni che rendono in pieno il significato delle parole greche.
“Perchè in Lui tutta la pienezza della Deità continua a dimorare in forma corporale…” (The Amplified New Testament).
“Perchè in Lui abita tutta la pienezza della Deità, corporalmente” (The Emphatic Diaglott).
“Siccome che in Lui il complemento intero della Deità abita corporalmente” (The Concordant Version of the Sacred Scriptures).
“Perchè in Cristo vi è tutto di Dio in un corpo umano” (The Living Bible, K. N. Taylor).
4) Giovanni 5:18; 10:30-33; 19:7 “uguale a Dio”
Queste tre citazioni dell’Evangelo di Giovanni pongono subito in risalto due punti, entrambi fuori di ogni dubbio. II primo è questo: Udendo Gesù definirsi figliuolo di Dio e chiamare Dio suo Padre, era pacifico e scontato per i Giudei che Egli, in quel momento, stava proclamando la sua divina uguaglianza con Dio, cioè si faceva Dio. Ed è interessante rilevare che Gesù non ha mai cercato di correggere questo loro modo di pensare e non ha mai detto che stavano travisando le sue parole.
Il secondo punto è quest’altro: le ripetute affermazioni e dichiarazioni, fatte da Gesù, di essere il figliuolo di Dio, l’avere rivendicato e preteso per Sè tale posizione, sono stati il vero capo d’accusa di lui davanti al Sinedrio, e il vero motivo della sua condanna alla crocifissione.Nel suo libro “Jesus Christ”, l’ebreo M. Salvador esamina ampiamente la posizione di un giudeo il quale fosse venuto a trovarsi davanti ad una persona che, come Gesù, sostenesse di essere di origine divina: di fronte ad un’affermazione come quella di Gesù si poteva soltanto o crederci, o condannare quel tale a morte. Non vi era altra scelta, altra alternativa. Se i Giudei non credevano alla provenienza divina di Gesù, era loro preciso dovere condannarlo a morire. Non si può pensare che i Giudei condannassero Gesù soltanto perchè non capivano il vero carattere delle sue affermazioni. Secondo diverse fonti del Nuovo Testamento, essi lo avevano invece capito benissimo, ma, anzichè crederci, rifiutarono di accettare il rapporto di figliolanza di Gesù con Dio. Infatti, poco tempo dopo la morte di Gesù, Pietro ricorda al popolo: “Voi rinnegaste il Santo e il Giusto” (Atti 3:14).
La struttura della frase, in Giov. 5:18, mostra chiaramente che queste parole furono dette da Giovanni l’apostolo, e non dai Giudei, come dicono i Testimoni. Giovanni voleva dimostrare che Gesù è pienamente “uguale a Dio”, e si serve della stessa parola greca che viene usata da Paolo in Filip. 2:6: “L’essere uguale (ISON) a Dio”.
Dal contesto vediamo tre cose importanti in questo scontro di Gesù con i giudei: 1) Sebbene Cristo avesse rotto il sabato delle tradizioni ebraiche (vs. 10, 11, 17); 2) non aveva però rotto il sabato divino (vs. 19-23); 3) Si faceva uguale a Dio (vers. 18-23).
I Giudei si interessarono non del miracolo della guarigione, ma piuttosto delle loro regole. Non si resero conto che, in fin dei conti, l’uomo prese soltanto un “lettuccio” (Crabattos – “stuoia”, “giaciglio”, “pagliericcio”) (vers. 10, 11). Quando gli chiesero, in vers. 12, chi gli aveva detto: “Prendi il tuo lettuccio… la parola “lettuccio” (crabattos) non è nell’originale. Secondo loro, il peccato che l’uomo aveva commesso era 1) che aveva “preso” qualcosa, qualsiasi cosa, non importava quale, e 2) che egli camminava con essa!
Per questo motivo (la guarigione dell’uomo e l’ordine di prendere qualcosa e di camminare nel giorno di sabato), i Giudei cercavano di uccidere Gesù (vers. 16). Nella sua difesa il Signore indica che, facendo quell’opera, Egli aveva agito in conformità al mandato che gli era stato dato. Sembrerebbe che, per quei Giudei, l’essenza del sabato fosse la pigrizia, e che ogni tipo di lavoro in quel giorno fosse sbagliato. Se ragionavano così, stavano accusando Dio stesso di violare il sabato. Poichè il Creatore, il Padre di Gesù Cristo, ha compiuto fino ad oggi, indipendentemente del sabato l’opera di preservazione e di redenzione; e il Figlio, che è della sua stessa natura (19-23), compie la medesima opera in stretta relazione con Lui. Il Padre e il Figlio operano insieme per il bene della creatura. Ecco perchè leggiamo: “Il Padre mio opera fino ad ora, ed anch’io opero” (vers. 17).
Oltre alla sua posizione riguardo al sabato, Gesù pretende di essere uguale a Dio. Ancora una volta l’autore del Vangelo sottolinea la ragione per cui scrisse il suo documento. La ragione era quella di fortificare i credenti in modo che potessero continuare a credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio (Giov. 5:18 e 20:30, 31). E’ inutile citare Giov. 5:19 per cercare di provare che Cristo non è uguale al Padre. Leggiamo con cura le parole di questo versetto: “Gesù quindi rispose e disse loro: ‘In verità, io vi dico che il Figliuolo non può da se stesso far cosa alcuna, SE NON LA VEDE FARE DAL PADRE; perchè le cose che il Padre fa, ANCHE IL FIGLIO LE FA SIMILMENTE’. “Pensate un pò! Se Gesù fosse soltanto un essere creato, come mai potrebbe VEDERE qualsiasi cosa che il Padre fa? Il versetto dice che ciò che il Padre fa, il Figlio lo fa “similmente”, nella stessa maniera! Come potrebbe farle se fosse inferiore a Dio? Il Figlio non può fare cosa alcuna, perchè ciò che il Padre fa, lo fa similmente anche il Figlio. Non per imitarlo, ma in virtù dell’uguaglianza di natura.
Questi versetti dimostrano dunque ‘uguaglianza del Figlio che, per amore verso il Padre, non agì autonomamente, ma in comunione col Padre, essendo uguale a Dio.
In quanto a Giov. 10:30: “Io e il Padre siamo uno” la Torre di Guardia afferma che Geova e Cristo sono “uno nel proposito, nello scopo e nella organizzazione”, e si riferisce a Giov. 17:21 dove Cristo pregò il Padre che i credenti “siano tutti uno, che come tu o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi…” e conclude che se Cristo fosse Dio, allora quei credenti diventerebbero una parte della Trinità. Ma, si badi bene, Cristo non pregò che i credenti divenissero “uno di NOI’, ma piuttosto “uno in NOI’. Da osservare che «in noi” non si riferisce solo al Figlio, ma al Padre e al Figlio insieme. Dunque, che cosa significano parole del genere? Si tratta di una dichiarazione di uguaglianza in modo assoluto con Dio o s’intende soltanto una speciale armonia di Gesù con il Padre? Affermano, queste parole, una comunanza di natura, o soltanto una comunanza di opere, di intenti e di vita? A questo punto dobbiamo rivolgerci al contesto del brano per una risposta.
A quanto pare, Gesù Cristo pretendeva molto più che essere soltanto in armonia con Dio. Egli pretendeva di essere uno col Padre, in essenza, ed i giudei lo capirono subito. “I Giudei presero di nuovo (si veda 5:17,18 e 8:58,59) delle pietre per lapidarlo” (v. 31). Ora, se Gesù non fosse Dio, questi Giudei avrebbero avuto ragione di considerare la dichiarazione di Gesù una bestemmia. Essi dicono: “Noi non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e perchè tu, che sei uomo, TI FAI DIO” (V.33) (37).
Mettendo insieme i versetti 33 e 36, vediamo che, quando il Signore Gesù si definiva “Figlio di Dio”, questo titolo fu interpretato da parte dei Giudei come una dichiarazione di uguaglianza al Padre.
A questo riguardo bisogna ricordare Matt. 26:63 e 65. Quando Gesù rispose alla domanda di Caifa (v. 63) affermativamente, il sommo sacerdote disse. “Egli ha bestemmiato: che bisogno abbiamo più di testimoni?” (versetto 65). Ovviamente, il sommo sacerdote interpretò l’espressione “Figlio di Dio” come una dichiarazione di piena uguaglianza a Dio, perchè la defini una bestemmia.
Se Gesù avesse inteso per “Figlio di Dio” qualcosa di meno che la piena uguaglianza a Dio, sarebbe stato colpevole di menzogna, in quanto sapeva quale significato aveva tale affermazione per il Sinedrio. Per i Giudei era una dichiarazione di Deità. Bene, se Gesù non avesse voluto che le sue parole fossero intese nel significato che il sommo sacerdote e il Sinedrio davano a queste , avrebbe potuto e dovuto correggere il loro significato. Giov. 19:7 conferma questo. I Giudei intesero l’espressione “Figlio di Dio” (che Gesù ammetteva come giusta definizione di se stesso) come piena uguaglianza con Dio, in quanto a natura.
Il riferimento ai versetti 34-36 del capitolo 10, per dimostrare che Gesù non intendeva dire che era Dio nel senso assoluto, ma era soltanto un dio, è davvero pietoso. In effetti, Gesù disse loro: “Se i giudici fallibili e peccaminosi d’Israele furono chiamati dei, molto più io, che sono uno col Padre, posso pretendere il titolo di “Figlio di Dio”. L’argomento usato da Gesù è irrefutabile ed è basato sul Salmo 82:6. il quale dipinge Dio nell’atto di entrare nell’assemblea dei giudici, condannandoli a motivo della loro ingiustizia. L’argomento è questo:
Infine, il v. 38, che si riferisce al Figlio come ” nel Padre”, e al Padre come “nel Figlio” (non “unito a” come nella TNM), conferma l’affermazione del versetto 30, “Io e il Padre siamo uno?
5) Giovanni 8:58
“… Prima che Abrahamo fosse nato, IO SONO’. La traduzione del “Nuovo Mondo” traduce questo versetto in maniera sorprendente e senza alcun giustificato motivo da parte del greco: “Gesù disse loro: “Verissimamente vi dico: Prima che Abramo venisse all’esistenza, io sono stato” (TNM).
Questa è una falsa traduzione. Ciò che è ridicolo,è che le stesse parole greche, “egò eimi”, che sono da loro tradotte falsamente “io sono stato”, appaiono nei versetti 24 e 28 dello stesso capitolo 8, laddove i traduttori hanno tradotto “Sono Io”, non “Io sono stato”. L’ordine giusto delle parole è “Io sono ” (egò eimi). Il Signore Gesù dichiarò di essere YHWH, “L’IO SONO’.
Vale la pena osservare che Cristo non si servi della espressione “egò èn” (io ero o io sono stato) in Giov. 8:58, ma piuttosto di “egò eimi” (io sono). Il versetto seguente ci fa vedere che gli Ebrei volevano lapidarlo. Come mai? Perchè dicevano che Egli bestemmiava. Vediamo la stessa cosa in Giov. 10:33. Gli dissero infatti: “Non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e perchè tu, che sei uomo, ti fai Dio”. Se Gesù avesse annunziato soltanto che Egli esisteva prima che Abrahamo fosse, come pretende la traduzione del “Nuovo Mondo”, non ci sarebbe stata alcuna ragione per accusarlo di bestemmia e per volerlo lapidare.
“A tale proposito”, dice lo studioso Dott. Martin, “la legge ebraica indica cinque casi in cui la morte per lapidazione era riconosciuta legale, ed è bene ricordare che i Giudei erano ossequienti alle leggi. Questi casi erano: 1) Spiriti indovini (Lev. 20:27); 2) Bestemmia (Lev. 24:10 e 23); 3) Falsi profeti che incitano all’idolatria (Deut. 13:5-10); 4) Figliuoli ribelli (Deut. 21:18-21); 5) Adulterio e violenza carnale (Deut. 22:20-24 e Lev. 20:10).
“Ogni onesto studioso della Bibbia dovrà ammettere che l’unica base giuridica che Giudei avrebbero avuta per lapidare Cristo (sempre che l’avessero avuta) sarebbe stata la seconda, quella di bestemmia. Molti zelanti Testimoni di Geova sostengono che Giudei volevano lapidarlo perchè li aveva chiamati “figliuoli del diavolo’ (Giov. 8:44). Ma se questo fosse stato vero, perchè non tentarono di lapidarlo in altre occasioni (Matt. 12:34; 23:33; ecc.), come, per esempio, quando li chiamò ‘razza di vipere’? La risposta è semplicissima. Non potevano lapidare Cristo su quella base, perchè impediti dalla legge che stabiliva cinque soli casi ammessi per tal genere di pena, e che perciò li avrebbe condannati sulla base fornita da loro stessi, nel caso avessero fondato la loro accusa sul pretesto dell’insulto ricevuto. Ma non è tutto qui: in Giov. 10:33, ci è detto che i Giudei tentarono nuovamente di lapidare Gesù accusandolo di proclamarsi Dio (non “‘un dio”). Occorre essere logici:se i Giudei non osservarono la legge sulla lapidazione in altre occasioni, in cui avrebbero potuto sentirsi più che insultati, perchè l’avrebbero violata nel caso di Giovanni 8:58, come sarebbe avvenuto se fosse vero quanto affermano i Testimoni di Geova? Non occorre aggiungere altro. Dato il contesto, il ragionamento è ridicolo; nelle Scritture vi è un solo IO SONO’ (Isaia 48:12; 44:6; Apoc. 1:8,17 e 18) e Gesù sostiene di essere quello”.
La Torre di Guardia dice che, mentre Gesù si servi di “egò eimi” in Giov. 8:58, la traduzione dei Settanta di Esodo 3:14 adopera “ho òn” e non “egò eimi”. (Tutti e due vogliono dire “io sono”) Quindi, ritengono che le espressioni siano diverse e che abbiano, in effetti, significati diversi.
Questo è un modo di evadere la questione. In ebraico “io sono” è “ehyeh” che denota “‘esistenza incondizionata e assoluta”, ed è simile a YHWH in quanto ambedue hanno la medesima radice “hayah”. La traduzione dei Settanta (LXX) rende l’ebraico “ehyeh” come ” ho ön” che sembra essere l’unica traduzione possibile, secondo la Torre di Guardia. Comunque, sebbene la versione dei Settanta traduca due volte “ehyeh” di Esodo 3:14 come “ho òn”, la traduce anche una volta come “egò eimi” , che altrove è la traduzione comune. Quindi, non si può pretendere che “egò eimi” non sia il giusto equivalente dell’ebraico “ehyeh”.
La traduzione dei Settanta, tanto per dare qualche esempio, rende il testo di Isaia 41:4: “egò theos protos, kai eis to eperchomena egò eimi” che sarebbe, tradotto letteralmente: “Io, Dio, il Primo e a tutto il futuro, IO SONO”. La traduzione del «Nuovo Mondo” lo rende: “Io, Geova il Primo; e con gli ultimi sono lo stesso”. Per Deut. 32:39 abbiamo: “Idete idete hoti egò eimi kai ouk esti theos plen emou», che sarebbe, tradotto letteralmente: “Ecco, ecco che IO SONO (Colui) e che non vi è dio accanto a me”.
Talvolta i Testimoni dicono che Gesù avrebbe potuto parlare non soltanto in aramaico, ma anche in ebraico ai Farisei, e si servono di due traduzioni di Giov. 8:58 rese dal greco in ebraico, in cui “hych” (di Esodo 3:14) non viene usato per tradurre “egò eimi”. Però, possiamo noi, a nostra volta, servirci di due traduzioni di Giov. 8:58 dove queste parole greche sono rese”ehyeh”. ” Il Nuovo Testamento Ebraico” (17 dotto dal greco da I. Frey e G. G. Collyer nel 1817 e pubblicato dalla “Società Ebraica Londinese”, rende il versetto: «…. terem yihyeh Abraham ehyeh” (letteralmente: “prima che venisse ad essere Abrahamo, IO SONO”). Un’altra traduzione, «II Nuovo Testamento Ebraico” pubblicato da «The British and Foreign Bible Society”, Londra, nel 1880, ha: … ani ehyeh”, l’enfatico, “… IO, IO SONO’. Si, se il Signore avesse parlato in ebraico, avrebbe potuto dire “ehyeh”! Gesù è YHWH!
Prima di concludere, dobbiamo dire qualcosa sulla falsa nota che si trova al piè di pagina de “The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures’, pag. 467, pubblicata dalla Torre di Guardia. Questa nota dice che, dopo l’infinito aoristo (che si riferisce al passato di Abrahamo), le parole “egò eimi” devono essere rese nel tempo passato (Io sono stato). Questo non è vero. “Eimi” è il presente del modo indicativo del verbo “essere” , preceduto dal pronome enfatico “Io”. Tradotto letteralmente, vuol dire “Io sono” ( si veda Giov. 8:24; 13:19; 18:5). L’infinito aoristo nella prima clausola (prin Abraam genesthai) “prima che Abrahamo fosse nato”(Riveduta) NON RICHIEDE che il verbo nella clausola seguente sia resa nel tempo passato. Il senso nella Riveduta, come in tutte le altre traduzioni riconosciute, è “IO SONO”.
Inoltre, non deve essere considerato un “presente storico”. Questo è un esempio classico degli errori della Torre di Guardia. Gesù non stava narrando, ma argomentando, e il presente storico è usato nel narrativo, NON nell’argomentare, come qualsiasi libro grammaticale rivela (39).
In quanto a ciò che la loro nota dice del greco di Giov. 8:58, “Non e lo stesso come ‘ho òn’ (che vuol dire’ l’Essere’ o ‘I’Io Sono) di Esodo 3:14, nella versione LXX”, rispondiamo che il testo pieno di LXX di Esodo 3:14 è, “egò emmi ho òn” ön” (“Io sono Colui che è”). E’ probabile che “egò eimi” del signore Gesù, nel quarto vangelo, si trovi nell’affermazione divina “ani hu”, “Io sono Colui” (“egò emmi” nella LXX), che si trova in Deuterate 32:39. Isaia 41:4; 43:10; 46:4, dove la Signoria di YHWH è attestata. In altre parole, il Signore Gesù afferma la sua piena Deità.
6) Tito 2:13
L’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Gesù Cristo”. La traduzione di questo versetto da parte della Torre di Guardia è del tutto falsa: «… aspettiamo la felice speranza e la gloriosa manifestazione del grande Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo”. Come vedete, questa traduzione parla di due persone, mentre quella ortodossa unisce il “grande Dio” e “il Signore Gesù” in una persona sola.
La Torre di Guardia ha dimenticato una regola della grammatica greca antica, scoperta dello studioso Granville Sharp. In breve, questa regola dice che, quando “kai” (“e”) collega o unisce due nomi nello stesso caso, se l’articolo precede il primo nome e non si ripete prima del secondo nome, esso si riferisce sempre alla stessa persona o alla stessa cosa che viene descritta e nominata dal primo nome. Perciò, questo versetto, secondo il greco, dev’essere reso: “aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù”.
In difesa di questa traduzione, possiamo citare una molittudine di studiosi della lingua greca antica. J. H. Moulto, (“Una Grammatica del Nuovo Testamento” Pag. 84); P. W. Schmiedel e G. B. Winer (“Grammatik des Neutestamentlichen Sprachidioms”, pag. 158); A. T. Robertson “Una Grammatica del Greco del Nuovo Testamento alla luce della ricerca storica”, pag. 785 – 786).
Le seguenti traduzioni hanno la stessa interpretazione:
Wevmouth, Goodspeed, Berkeley, R. S. V., J. N. D., la Riveduta, ecc..
Ouesta traduzione è certamente corretta, non soltanto dal punto di vista grammaticale, ma anche perchè: a) Il termine “apparizione” non è mai usato in riferimento al Padre; b) Noi attendiamo l’ “apparizione” del Figlio e non quella del Padre; c) Il contesto, subito dopo, afferma che il “Dio e Salvatore, Gesù Cristo” ha dato se stesso per riscattarci. Senza dubbio, questa è un’affermazione molto categorica della Deità del Signore Gesù.
7) II Pietro 1:1
“… in virtù della giustizia del Dio nostro e Salvatore Gesù Cristo…”.
In questo versetto abbiamo una costruzione grammaticale simile a quella di Tito 2:13, il che ci spinge a concludere che probabilmente Pietro voleva dare a Gesù Cristo entrambi i titoli “Dio” e “Salvatore”. In II Pietro 1:11 sentiamo parlare dell’ “ingresso nel regno eterno del Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo”. Qui non si può ragionevolmente dubitare che “Signore” e “Salvatore”
costituiscano due titoli attribuiti alla persona di Gesù, e pare logico dare a Il Pietro 1:1 un’interpretazione analoga a II Pietro 1:11. Quando, invece II Pietro 1:2 intende distinguere tra Dio Padre e Gesù, si serve di un’altro ordine nelle parole: .Per la conoscenza perfetta di Dio e di Gesù, nostro Signore” (en epignosei tou theou kai lesou tou kyriou hemon).
8) Il Signore Gesù è oggetto di adorazione
Le creature devono la loro adorazione a YHWH e a LUI solo, secondo quanto dice la Scrittura:
“Adora il Signore, lddio tuo, e a LUI SOLO rendi il culto” (Matt. 4:9-10). La parola greca per
“adorare”, in questovpasso, è “proskuneo”.
“L’adorazione di qualunque altro dio, sia esso uno spirito, un angelo o un’immagine fatta dagli uomini, è pura idolatria.” SOLO” a YHWH dobbiamo rendere la nostra adorazione e il nostro culto.
Se, mediante le Scritture, si potesse dimostrare che non c’è alcun obbligo, da parte degli uomini, di adorare Cristo, e che Egli stesso ha rifiutato ‘adorazione (proskuneò) dovuta a Dio, allora sarebbe chiaro che Egli non è Dio. Ma le Scritture dimostrano invece che gli uomini hanno adorato Gesù quale Dio; dimostrano pure che Egli ha prontamente accettato tale adorazione; e infine riportano ripetuti inviti da parte di Dio ad adorare Cristo. In tal modo si stabilisce, in maniera definitiva, che Egli è veramente Dio.
Nel Nuovo Testamento, la parola greca che noi traduciamo con “adorare” (proskuneò) ricorre sessanta volte, e viene adoperata in riferimento all’adorazione che si deve a Dio, ma che tante volte, nella loro ignoranza e follia, gli uomini rivolgono ad altri uomini o a statue e immagini create dalle loro mani. Nel Nuovo Testamento troviamo più di una persona timorata di Dio che rifiuta tale tipo di adorazione da parte dei suoi simili. Abbiamo, ad esempio, il caso di Pietro, il quale respinge l’adorazione di Cornelio (Atti 10:25-26); e di Paolo e Barnaba che, con grande prontezza e determinazione, impediscono agli abitanti di Listra di tributare loro onori e sacrifici (Atti 14:14-15). Anche gli angeli si comportano nello stesso modo: durante le sue visioni a Patmos, per ben due volte, l’apostolo Giovanni vuol adorare l’angelo che gli ha dischiuso visioni grandiose,e per due volte si imbatte in un netto rifiuto: “Guardati dal farlo! Adora Iddio” (Apoc.19:10; 22:8-9).
Però, quella stessa adorazione che gli angeli non accettano dagli uomini, viene, per espressa volontà di Dio, subito tributata da “una moltitudine dell’esercito celeste” a Gesù Cristo, al momento della 2 venuta: “Tutti gli angeli di Dio l’adorino” (proskuenò)! (Ebrei 1:6). Quell’adorazione che Gesù Cristo negò a Satana venne invece tributata dai Magi al Figlio di Dio ancora bambino: “Si prostrarono e lo adorarono” (Matt. 2:11). Il racconto evangelico ci offre molti esempi di uomini che hanno adorato Gesù mentre Egli viveva (Matt. 8:2; 9:8; 14:33; 15:25; 20:20; Marco 5:6; Matt.28:9; 28:17; ecc…).
Forse qualcuno potrebbe pensare che quegli atti di adoratione resi a Cristo fossero semplicemente un omaggio dovuto a un grande maestro, oppure un tributo di riconoscenza di certe persone per colui che le aveva beneficate, sia in maniera vistosa (guarendo cioè le loro infermità fisiche), sia salvando le loro anime. Ma si tratterebbe di argomentazioni insostenibili. L’uomo nato cieco non adorò Gesù, nè gli rese alcun omaggio se non quando Gesù gli rivelò la propria identità; fu allora che, saputo chi Egli era, lo adorò (Giov. 9:35-38). Il suo modo di agire rivela quindi chiaramente che egli non adorò Gesù per quello che gli aveva fatto, ma per quello che Egli era.
Benchè la parola “proskuneò” possa avere il significato di inchinarsi e di rendere semplicemente omaggio (41), si può
sostenere che ‘adorazione data a Gesù, il Messia, sia di un genere inferiore a quella dovuta a YHWH, come pretende la Società della Torre di Guardia? La prova più convincente contro tale concetto ci viene offerta dal libro dell’Apocalisse che è appunto la rivelazione di una persona definita con i nomi più diversi: il primo e l’ultimo, l’Alfa e l’Omega, il Re dei re e il signore dei signori, l’Agnello che siede sul trono. E’ tale la gloria di questa persona, che, dice Giovanni: “non appena ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come morto” (Apoc. 1:17).
Giovanni non esita ad attribuirgli “la gloria e il dominio nei secoli dei secoli” (Apoc. 1:5-6), e ci mostra miriadi di angeli intorno al trono “che dicevano con gran voce: “Degno è l’Agnello… Di ricevere la potenza e le ricchezze e La Sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione” (Apoc. 5:11-12) Questo non è certo un genere di lode che degli esseri
creati rendono a un loro simile, per quanto stimato ed esaltato; nè questo genere di lode è di qualita inferiore a quella che si tributa all’Onnipotente.
E’ degno di nota inoltre, il modo con cui la visione continua: “E tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sotto la terra e sul mare, e tutte le cose che sono in essi, le udii che dicevano: “A Colui che siede sul trono, e all’Agnello,
siano la benedizione, l’onore, la gloria, e il dominio nei secoli dei secoli” (Apoc. S:13). Si noti qui che TUTTI GLI ESSERI CREATI DELL’UNIVERSO INTERO rendono omaggio al loro Creatore. Ma l’Agnello NON LO TROVIAMO FRA COLORO CHE RENDONO OMAGGIO AL CREATORE; LO VEDIAMO ANZI RICEVERE QUELLO STESSO TRIBUTO DI ADORAZIONE che le creature innalzano all’ Altissimo (confrontare Apoc. 7:10). Paolo ci ricorda come Dio abbia decretato che “nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio (delle cose create) nei cieli” (Filippesi 2:10-11).
E’ espresso desiderio del Padre, dice il Signore Gesù, che tutti onorino il Figliuolo COME (cioè nella stessa assoluta maniera; la parola “kathòs” è usata anche in Giov. 17:2,11, 14,16, 18,21,22, 23, ed essa significa “COME”, “NELLA STESSA MANIERA COME” onorano il Padre” (Giov.5: 23), e questo lo vediamo in pieno nell’Apocalisse.
Questi passi ci mostrano, senza possibilità di equivoco, che la gloria del Padre è indissolubilmente legata a quella del Figlio. Dio ha detto:
“Io sono YHWH; tale è il mio nome; e non darò la mia gloria a un altro” (Isaia 42:8).
Come mai lo vediamo, invece, spartire la sua gloria con l’Agnello sopra il trono? Se Dio si comporta in modo simile, è evidente che Egli non ritiene il Figlio “un altro”, cioè un essere inferiore a Lui; ma lo considera invece un suo pari, uno che ha pieno diritto all’onore e alla gloria che sono dovuti Se Stesso.
Prima di lasciare l’argomento, invito il lettore a confrontare i seguenti versetti nell’Apocalisse, che dimostrano che l’adorazione dovuta al Padre è resa al Figlio:
Capitolo quattro
Capitolo cinque
vers. 4
vers. 5
vers. 6
vers. 9-10
vers. 10
vers. 11
Capitolo cinque
vers. 5
vers. 6
vers. 8
vers. 14 (1:18;2:8)
vers. 8
vers. 12 (Giov. 1:3; Col. 1:16)
9) Giovanni 20:28
“II Signore di me e il Dio (ho Theos) di me” (42). Queste parole dimostrano che Gesù Cristo è YHWH. Secondo la legge mosaica, nessuno doveva adorare un essere creato. YHWH doveva essere l’unico oggetto di adorazione (Esodo 20). Quindi, quando Tommaso adorò Gesù come “il Signore di me e il Dio di me”, avrebbe pronunciato in effetti una bestemmia per la quale Cristo avrebbe dovuto rimproverarlo, A MENO CHE ciò che Tommaso disse non fosse vero, vale a dire, che Gesù era il suo Signore e il suo Dio, YHWH, il Figlio. Gesù non lo rimproverò perchè Tommaso aveva detto bene. Quindi, se Tommaso chiamò il risorto Gesù YHWH, e Cristo non lo negò, anzi lo confermò dicendo: “Perchè mi hai
veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno veduto, e hanno creduto” (v. 29), nessun rimaneggiamento del testo può modificare il pensiero base, e cioè, che Gesù Cristo è YHWH Dio!
E’ fuori di dubbio che queste parole sono indirizzate a Gesù, (“Tommaso rispose e GLI disse…”, v.28), e non possono essere capite se non come una confessione di fede nella Sua persona.
A volte i Testimoni tentano di evadere il significato del brano dicendo che le parole di Tommaso erano un grido di sbalordimento non una confessione di fede. Si presume che essi intendano dire che Tommaso si servì del nome di Dio in modo blasfemo, come tanti oggi purtroppo fanno, con il nome di Gesù. Ma soltanto quelli che a tutti i costi vogliono negare la Deità di Gesù scenderebbero ad una tale interpretazione. Come il dott. S.T. Bloomfield osservò nel suo commentario Sul Nuovo Testamento Greco, “L’usare del nome divino come un’esclamazione di sorpresa, non era per niente il costume degli ebrei fra i quali la riverenza esteriore per il nome della divinità era osservata in modo meticoloso, sebbene non lo fosse fra i pagani”.
Effettivamente, quale potrebbe essere il significato delle parole “Mio Dio’ se non “mio vero Dio”? Il N. T. non riconosce un vero Dio oltre a YHWH Dio. Qualsiasi dio oltre a YHWH è, per gli scrittori del N. T., un dio falso o un idolo. Tommaso, essendo ebreo, era un monoteista rigido e preciso. Per lui non vi era dio oltre a YHWH. Quindi, quando disse “mio Dio”, non avrebbe potuto intendere nessun altro se non “l’unico solo e vero Dio”.
Ecco allora un ebreo monoteista che dice a Gesù “Mio Dio”! Il fatto che Gesù non lo rimproverò dimostra decisamente che Gesù era uguale a Dio, cioè che Egli stesso era proprio Dio!
Il libretto della Torre di Guardia “The Word: Who Is He According to John?”, a pag. 51 dice: “Quindi, se Tommaso chiamò Gesù ‘Dio Mio’, bisogna interpretare che egli riconosceva il Padre di Gesù come il Dio di un Dio, cioè come un Dio più alto di Gesù Cristo, un Dio che Gesù stesso adorava” Se Gesù fosse un altro Dio oltre a YHWH, come dicono i Testimoni, allora avremmo “il Dio di un Dio”! Ma siccome Gesù è YHWH, abbiamo un Dio solo nella persona del Padre e del Figlio. Non vi è altro Dio, all’infuori di XHWH, che non sia falso (Isaia 45:21-33; 44:6-8; 37:16,20 ecc…)!
10) Gen. 18:1-22 – Abrahamo e Il Figlio di Dio
Una manifestazione di Dio in forma umana la troviamo in Gen. 18:1-22. Tre personaggi fanno una visita ad Abrahamo. Due di questi sono angeli (19:1) ed il terzo è XHWH(18:22). All’inizio, Abrahamo li riceve come semplici ospiti umani, ma poco dopo, uno, che si chiama YHWH, parla (v. 13). Due visitatori partono per Sodoma (v. 16 e 22), mentre XHWH parla ancora (v. 17,20). Il versetto 22 è molto chiaro. La traduzione del Nuovo Mondo lo rende: “A questo punto gli uomini partirono di là e si misero in cammino verso Sodoma; ma in quanto a GEOVA, stava ancora davanti ad Abrahamo”
Biblicamente, è impossibile dire che questo personaggio non sia YHWH stesso, ma un rappresentante che porta il suo nome. E’ chiaro che, se questi tre fossero stati soltanto angeli, sarebbero partiti tutti. Ma la Bibbia non dice che la terza persona fosse un angelo. Tutt’altro! Il terzo era YHWH stesso. Abrahamo vide YHWH!
I cristiani sono convinti che questo terzo personaggio non è altro che YHWH il Figlio.
11) I Giov. 5:20 con I Giov. 1:1-2 – Il vero Dio
Quando questi due brani sono letti insieme, risulta chiaro che Gesù è il vero Dio. Nella traduzione del Nuovo Mondo suonano così:
“… e noi siamo uniti al Vero, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo. Questi è il vero Dio e la vita eterna” (1 Giov. 5:20).
“…abbiamo visto e rendiamo testimonianza e vi comunichiamo la vita eterna che era col Padre e ci fu resa manifesta” (1* Giov. 1:1-2).
A chi si riferisce “quello” (Riveduta), “questi” TNM (houtos)? Sotto l’aspetto grammaticale bisognerebbe preferire un riferimento all’antecedente più vicino, e questo sarebbe “Gesù Cristo”, La TNM lo fa e chiama Gesù vero Dio.
Schnackenburg (“Die Johannesbriefe”, in “Herders theologischer Kommentar”, 2′ ed., Herder, Freiburg, 1963, pag. 291), dice che dalla logica del contesto e dallo sviluppo dell’argomento si conclude con forza che “Questi è il vero Dio” si riferisce a Gesù Cristo. Il primo periodo di 5: 20 termina rilevando che noi cristiani dimoriamo in Dio Padre, “II Vero”, in quanto dimoriamo nel Figlio suo, Gesù Cristo. Perchè? Perchè Gesù è il vero Dio e la vita eterna. Schnackenburg conclude che la seconda parte di 5: 20 ha un senso solo se riferita a Gesù; se riportata al Padre, sarebbe una tautologia. Il suo argomentare è convincente, e perciò c’è più di una probabilità che 1 Giov. 5: 20 chiami Gesù Dio, un uso non insolito nella letteratura Giovannea.
Gesù Cristo è ” il vero Dio “, benchè Egli sia un “Dio Figlio” (Ebrei 1:8). Questo Dio è la vita eterna che fu presso il Padre, ma è stato fatto carne “ed ha abitato per un tempo fra noi”.
12) Rom. 9:5 – Cristo è l’Iddio benedetto in eterno
“… il Cristo secondo la carne, il quale è al di sopra di tutti, Dio benedetto per tutti i secoli”.
La TNM preferisce cambiare la punteggiatura e il senso del versetto: “… Cristo secondo la carne: Dio, che è sopra tutti (sia) benedetto per sempre”. In questo caso il termine “Dio” sarebbe applicabile non a Cristo, bensì al Padre.
Le difficoltà di questa loro traduzione sono:
Siccome non esisteva la punteggiatura nel testo originale, la traduzione di questo versetto 5 non può essere decisa per mezzo degli argomenti di interpunzione. Occorre quindi aver riguardo agli elementi grammaticali e all’ordine delle parole adoperate nel brano, e tali elementi favoriscono la traduzione che Cristo è Dio. Ci sono tre considerazioni che dànno appoggio a questo:
Inoltre, le dossologie, negli scritti di Paolo, si riferiscono di solito a qualcuno che è stato nominato prima. Il nome di Dio non appare in Rom. 9 finchè raggiungiamo la fine del quinto versetto. Cristo, invece, è menzionato diverse volte. Se Rom. 9 segue la tendenza generale delle dossologie paoline, essa è attribuita a qualcuno nominato nelle frasi precedenti. L’unico antecedente possibile è Cristo (ad. es.: Rom. 1:25; Gal. 1:5).
Quindi possiamo affermare che, sotto l’aspetto grammaticale, questa è la lezione migliore. Anche il susseguirsi delle idee è eccellente; difatti, prima Paolo parla della discesa di Gesù secondo la carne, poi sottolinea la sua posizione come Dio “… il Cristo secondo la carne, il quale è al di sopra di tutto, Dio benedetto per tutti i secoli”.
Prima di concludere, bisogna rispondere ad una sola obiezione sollevata da alcuni studiosi, i quali dicono che non è possibile che Paolo potesse identificare Gesù con Dio perchè questo tradirebbe il suo monoteismo ebraico.
Questo argomento non è convincente. Non siamo in grado di dire infallibilmente quale sarebbe stata psicologicamente la posizione di Paolo. I suoi scritti che ci sono rimasti sono pochi, e già altrove egli parla di Cristo come Dio (Tito 2:13) e, come abbiamo visto, altri scrittori neotestamentari attribuiscono il termine “Dio” a Gesù. Sembra che molti critici abbiano preferito una traduzione di Rom. 9:5 meno esatta nei confronti grammaticali a causa di quello che assumono di essere l’atteggiamento monoteista di Paolo.
13) Le glorie del Figlio di Dio: La lettera agli Ebrei
La maggior parte della lettera agli Ebrei espone la grandezza della persona di Gesù. Questo può essere constatato dall’elenco che segue:
Il Figlio di Dio è più grande delle persone quali:
1) Gli angeli 1:5 a 2: 18
2) Mosè 3:1-6
3) Giosuè 4:1-10
4) Aaronne 4:14 a 5: 10
Il Figlio di Dio è più grande delle istituzioni quali:
1) Il santuario 8:1-6
2) I patti 8:7-13
3) Il tabernacolo 9:1-10
4) Il giorno dell’espiazione 9:11-28
5) Gli olocausti 10: 1-8
In modo particolare il primo capitolo ci fa vedere la grandezza e le glorie del Figlio. Dio ci ha parlato in tale guisa della persona di suo Figlio. Questa persona è:
Basta vedere alcune cose per renderci conto della piena Deità di Cristo. Il Figlio di Dio è lo “Splendore della gloria di Dio” (v.2). Non è “il riflesso” (TNM) ma “il fulgore” (“apaugasma”) della gloria di Dio. Il sole, tramite i suoi raggi, diffonde la luce. Il Padre, tramite il Figlio, manifesta la sua gloria. Il sole non è mai visto senza il suo fulgore, nè il Padre senza il Figlio.
Il Figlio di Dio è “l’impronta (“l’espressione esatta”) della Sua essenza” (o “sostanza”). Effettivamente, le parole indicano la rappresentazione esatta dell’essenza intrinseca di Dio.
Il Figlio di Dio non è un angelo, un essere creato, bensì Dio Figlio. Egli divenne inferiore agli angeli quando prese figura d’uomo (2:9), e, dopo la sua risurrezione, divenne superiore agli angeli, sempre quale uomo (1:4, 5). Però, intrinsecamente, egli è Dio (1:8 e 9):
“Il tuo trono, o Dio, è nei secoli dei secoli, e lo scettro di rettitudine è lo scettro del tuo regno. Tu hai amata la giustizia e hai odiata l’iniquita; perciò Dio, l’Iddio tuo, ha unto Te d’olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni”.
La ragione principale per cui l’autore cita il Salmo 45 g di contrapporre il Figlio agli angeli. Egli gode di un dominio eterno, mentre gli angeli sono soltanto dei servi. Egli è I’Iddio Creatore, mentre essi sono creature. Ecco perchè la TNM qui non regge. Dio non è il trono del Figlio, ma piuttosto è Dio ed ha un trono (Apoc. 22:1,3). Che Cristo sia una creatura, secondo i Testimoni, e che si sieda su Dio, è un’assurdità. Ripeto, l’autore contrappone il Figlio agli angeli e cita il Salmo 45 (nella traduzione ortodossa) per dimostrarlo. Essendo Creatore non può essere un angelo. Il versetto 10 è una citazione del Salmo 102:25-27 che si riferisce a YHWH il Creatore. Se Gesù fosse un angelo creato perchè lo scrittore degli Ebrei si serve di questo Salmo che parla di YHWH applicandolo al Figlio di Dio?
14) Dio e l’Agnello
Nell’Apocalisse 21:22 leggiamo: “E non vidi in essa alcun tempio, poichè Geova Dio, 1’Onnipotente, è il suo tempio e (lo è) l’Agnello” (trad. del Nuovo Mondo).
Non vi è tempio nella Nuova Gerusalemme, perchè “il Signore Iddio, ‘Onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio'”Tutti e due (Padre e Figlio) compongono UN TEMPIO.
Il versetto 23 nella TNM dice: “E la città non ha bisogno del sole nè della luna che risplendano su di essa, poichè la gloria di Dio la illuminò, e la sua lampada era l’Agnello”. Tutti della città.
ti e due (Padre e Figlio) compongono LA LUCE sfolgorante Il capitolo 22, versetti 1 e 3, parlano del “trono di Dio e del’Agnello”. Tutti e due (Padre e Figlio) hanno un TRONO.
UN TRONO, UN TEMPIO, UNA LUCE -Dio e l’Agnello inseparabilmente UNO. L’unità è cosi assoluta, che “Ie leggi del pensiero” e “le regole grammaticali” sono insufficienti ad esprimerla. Benchè Dio e l’Agnello siano l’essenza della visione, è il SUO NOME (del Padre e dell’Agnello-si
veda il greco dei vss. 3 e 4 del 22° capitolo) che i riscattati portano sulle loro fronti, e vedranno la SUA FACCIA (del Padre e dell’Agnello – si veda il greco). Ecco, allora, abbiamo:
Dio e l’Agnello
insieme si siedono su UN TRONO;
insieme sono un TEMPIO e UNA LUCE;
insieme hanno UN NOME e UNA FACCIA.
Dopo aver letto questo passo, sembra incredibile asserire che Gesù è soltanto una creatura, quando il greco di questi versetti ci fa vedere l’unità assoluta del Padre e del Figlio.
In questo capitolo vogliamo considerare a fondo una delle dichiarazioni più chiare della Deità di Cristo e l’atteggiamento della Torre di Guardia nei suoi confronti.
La “Traduzione del Nuovo Mondo” (43) rende Giov. 1:1: “Nel principio era la Parola e la Parola era con il Dio, e la Parola era dio”. La loro versione in inglese è più chiara ancora perchè ha: “…la Parola era un dio”. Un’altra versione, da loro preferita, esistente prima della traduzione ufficiale, la “Emphatic Diaglott” (44) rende la frase: “….e un dio era la Parola??
Il quesito che ci proponiamo in questo capitolo è il seguente:
è giustificabile la versione dei Testimoni di Geova o possiamo accettare ancora quella ortodossa: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” la quale afferma categoricamente la Deità assoluta del Figlio di Dio?
Noi siamo convinti che la traduzione del “Nuovo Mondo” sia del tutto falsa per un buon numero di ragioni che possono raggrupparsi sotto i seguenti titoli: 1) Il monoteismo ebraico; 2) L’argomento del vocabolario; 3) La grammatica del greco Koine.
1) Il monoteismo ebraico
La base religiosa del N. T. è il monoteismo ebraico. Giovanni apostolo non avrebbe potuto riferirsi a Gesù come a “‘un dio”, perchè, se lo avesse fatto, si sarebbe reso colpevole di politeismo, mentre è noto che, essendo ebreo, egli era monoteista.
C: Crede Lei in un solo Dio?
T: Si!
C: Chi è allora “il Dio” della vostra traduzione?
T: Egli è Geova.
C: Ed Egli è Onnipotente o Potente.
T: Egli è Onnipotente.
C: Allora, chi è “un dio
“‘ nella vostra traduzione?
T: Egli è Gesù, la Parola.
C: E questo Gesù, è anch’egli onnipotente?
T: No, egli è un dio potente.
C: E donde è venuto?
T: Egli è stato creato da Geova.
Oui vediamo l’assurdità della loro interpretazione, perchè essi credono in un Dio grande ed in un dio piccolo, e, secondo loro, il Dio grande avrebbe creato il dio piccolo. Eppure, all’inizio del dialogo surriportato, il Testimone afferma di credere in un solo Dio, mentre qui ce ne sono due, uno grande e uno piccolo.
Dovrebbe apparire evidente, a chi conosce la Bibbia, che questo loro insegnamento è diametralmente opposto al monoteismo ebraico e cristiano. Isaia 43:10 (ultimo periodo) dice: “Prima di me nessun Dio (“Elohim” = “Dio, dei o qualsiasi oggetto di lode, incluso un dio”) fu formato, e dopo di me non ve ne sarà alcuno” Colui che parla è YHWH. Non dimostra conclusivamente, questo brano, che YHWH NON HA MAI CREATO UN ALTRO DIO? Dunque, da dove è venuto il cosiddetto “piccolo dio” della Torre di Guardia?
Risponde la Torre di Guardia
Segue la risposta della Torre di Guardia all’accusa di politeismo: “Paolo parla di Satana in II Cor. 4:4 come di un dio’, eppure egli era monoteista e cristiano. Gli scrittori della Bibbia parlano dell’esistenza di altri dei in molti casi. Paolo lo fa anche in 1 Cor. 8:5,6, e il salmista nel Salmo 96:
4,5. E° vero che quegli altri dei sono inferiori all’Iddio Supremo, Geova, ma la loro esistenza non è messa in dubbio. E certamente l’espressione Dio Onnipotente’ , in sè, implica l’esistenza di altri dèi non onnipotenti, ma inferiori. Senza dubbio, l’argomento del politeismo o del monoteismo non verte sulla fede in un solo Dio o in molti dèi. I cristiani credono nell’esistenza di altri di, ma adorano soltanto Geova Dio”.
Il nostro commento
Qui vi è molta confusione. In primo luogo, dobbiamo chiarire alcune definizioni. Qualunque cosa dicano i Testimoni di Geova, nell’uso comune e secondo i dizionari, politeismo significa la fede in molti dèi e monoteismo la fede in un solo Dio. Il “Dizionario di Teologia” di Baker, pagina 362, definisce monoteismo come “la fede che ammette l’esistenza di un solo Dio. Monoteismo deve essere distinto da ateismo (la convinzione che non c’è Dio) e politeismo (la convinzione che ci sono alcuni o molti dèi); deve anche essere distinto da monolatria (‘adorazione di un Dio supremo, senza
negare l’esistenza di altre deità)…”.
Questo ci porta ancora alla questione del politeismo. Poniamoci una domanda: Se un monoteista dicesse: “Quello uomo fa del suo denaro il suo dio”, sarebbe solo per questo un politeista? La risposta è ovviamente “no”! In questo caso l’uso di “dio” è metaforico. Non comprometterebbe, il suo monoteismo, neanche se parlasse degli “dèi dei Greci”. Nemmeno i versetti citati dai Testimoni contraddicono il monoteismo di Paolo. Infatti, in I Cor. 8:5-6, Paolo afferma in primo luogo chiaramente che gli altri dei sono soltanto “cosiddetti dei”, e questo include anche Satana con la sua falsa ambizione di essere come Dio; ma poi Paolo aggiunge che “per noi c’è un Dio solo”, un’affermazione che non trova riscontro nel commento della Torre di Guardia.
Il fatto è che questi “cosiddetti dei” NON SONO DEITA’ PER NATURA. Ancora una volta l’apostolo Paolo ci informa: “In quel tempo, è vero, non avendo conoscenza di Dio, voi avete servito a quelli che PER NATURA non sono dèi” (Gal. 4:8). E’ vero che Dio fece apparire Mosè come un dio davanti agli occhi di Faraone (Esodo 7:1), ma egli non era un dio per natura. Tanto più Satana, certi giudici d’Israele e gli idoli pagani vengono descritti come dèi nella Bibbia. Tuttavia, essi non sono “dèi per natura”. Piuttosto sono “dèi” per mezzo dell’acclamazione angelica o umana, e vengono nominati in quel senso.
Nel Salmo 96:4-5 vengono ancora una volta condannati la posizione e l’atteggiamento dei Testimoni in quanto agli “dèi”, perchè la parola tradotta “idolo”, nella versione Riveduta, vuol dire letteralmente “nullità”, un termine che sta ad indicare la vera posizione e il vero atteggiamento degli ebrei verso gli dèi delle nazioni. Ed infatti, questi non hanno per niente un’esistenza reale.
Il monoteismo degli Ebrei è chiaramente attestato in versetti come i seguenti: Isaia 44:6; 45:5,18,21,22; 46:9; Deut.4:35-39. Quindi, i Testimoni ammettono in maniera sorprendente di essere politeisti.
Altri studiosi si sono resi conto della posizione teologica della Torre di Guardia e lo dicono in modo schietto. Allo scopo di confutare questa loro idea, il prof. Anthony Hoekema scrive: «Vi è da notare in primo luogo che essi si mettono nella posizione di politeisti, affermando che esiste, oltre a Geova Dio, qualcuno che è un dio inferiore. Però questa posizione è in contrasto diretto con le Scritture le quali affermano, in Deut. 4:35: *A te, a te sono stati mostrati, onde tu conosca che Geova è Dio, e che non ve n’è altri fuori di Lui. Allora, come possono i Testimoni affermare che Gesù Cristo à ‘un’ dio? Per essere precisi, il Nuovo Testamento parla di tanto in tanto di altri dei, oltre Geova ma solo nel senso di dei falsi. Cosi, ad esempio, in Atti 28:6, il termine ‘un dio’ (theon) descrive ciò che gli abitanti superstiziosi di Malta pensavano che Paolo fosse, dopo aver visto che la vipera non gli aveva fatto alcun male. E in Gal.4-8 Paolo osserva: Tuttavia, quando non conoscevate Dio, voi eravate schiavi di quelli che, per natura, non erano dèi’ (theois) (Trad. del Nuovo Mondo). Forse che i teologi della Torre di Guardia pretendono d’insegnare che Gesù Cristo è
un dio in uno dei due sensi suddescritti? Se cosi fosse, i Testimoni di Geova si renderebbero colpevoli d’idolatria e di politeismo, poichè tutte le volte in cui il N.T. parla di altri dei, oltre Geova, intende riferirsi sempre a dèi falsi o agli idoli”.
La Torre di Guardia insiste nell’affermare che gli Ebrei accettarono l’idea di molti “elohim”, mentre credevano in un solo Dio. E Gesù, per i teologi di Brooklyn, è l’angelo principale fra tutti gli angeli (elohim) (47), il cui nome è Michele.
E’ vero che la parola “elohim” può essere tradotta “angeli’ (Salmo 8:5 e Salmo 97:7), ma è altrettanto vero che Gesù non è un angelo. La lettera agli Ebrei 1:5 ce ne fornisce una prova schiacciante:
“Infatti, Dio non ha mai detto ad un angelo, Tu sei il mio Figliuolo…” (“The New English Bible”).
“Infatti, Dio non ha mai detto a qualsiasi angelo, “Tu sei il mio Figliuolo…” (“The Living Bible”).
“Infatti, a quale degli angeli Dio disse mai: “Tu sei il mio Figliuolo…?” (Riveduta).
Il contesto ci fa vedere che Gesù, essendo Figlio, è più grande degli angeli, anzi Egli è Dio stesso: “E mentre degli angeli dice: Dei suoi angeli Egli fa dei venti… e dei suoi ministri fiamme di fuoco, dice del Figliuolo: Il tuo trono, o Dio (Ho Theòs), è nei secoli dei secoli… e lo scettro di rettitudine è lo scettro del Tuo regno ” (Ebrei 1:7,8 Riveduta).
Conclusione
In conclusione, si deve dire che ogni ebreo sapeva che vi è un solo Dio, e quando egli diceva “un dio”, si riferiva a un dio falso (inventato dall’uomo, o al nome assunto da un certo personaggio, come ad esempio, Satana). L’ebreo monoteista, che parlava di un dio, parlava infatti di un “non dio»
in senso strettamente metaforico, se non proprio ironicamente.
La parola “theos” (Dio), nella forma del plurale, non è mai usata per l’Iddio vero, nel N. T. La forma singolare è usata più di 1.200 volte, ma in solo quattro casi essa è chiaramente. riferita a qualcuno inferiore a Dio! Effettivamente, tutti e quattro indicano un dio falso. Non ci sono usi del singolare di “Dio” (Theos) nel N. T., che significhino qualcosa di diverso dal Dio vero o da un dio falso. Perciò, chi dice che Giov. 1:1, non significa il vero Dio e neanche un dio falso, può ugualmente dire che il rosso è verde e che il giusto è sbagliato.
Cristo Gesù è Dio ed era con Dio, secondo Giov. 1:1. In Deut. 32:39 YHWH disse: “non vi è altro dio accanto a me” (Riveduta). Quindi, se “un dio” (un co-signore di qualsiasi genere), fosse con Dio, ci sarebbe una contraddizione nelle Scritture. Riferendoci ora a Giov. 1:1, nella traduzione del Prof. Fausto Salvoni, leggiamo: “Sin dal principio esisteva la Parola e la Parola stava accanto a Dio, anzi la Parola era Dio”.
Il Figlio di Dio è YHWH, ma Egli non è la stessa persona del Padre. Qui abbiamo un Dio solo che si è rivelato in due persone, Padre e Figlio. La Parola si poteva distinguere da Dio: eppure, Dio era la Parola. Du Bose (“Ecumenical Councils” pag. 70-73) scrive: “La Dottrina cristiana della Trinità era forse sopratutto un tentativo per esprimere come Gesù Cristo era Dio (theos), e in un altro senso era Dio (no theos), cioè, non era tutta la deità”.
2) L’argomento del vocabolario
Nel loro libro “The Word: Who Is He According to John”, a pagina 4, i Testimoni si soffermano sul fatto che parecchi traduttori rendono Giov. 1:1: “La Parola era divina”. Essi citano la traduzione di Moffatt, quella di Smith-Good-speed, quella di Hugh J. Schonfield, insieme con altre, dalla Germania.
Prima di soffermarci a commentare le citate traduzioni, vale la pena di osservare che questi uomini sono noti per le loro forti tendenze moderniste. Le loro traduzioni sono incerte in vari punti, e la maggior parte di essi, se non tutti, negano l’ispirazione delle Sacre Scritture ed un certo numero di dottrine basilari. Quindi, dobbiamo stare in guardia quando ci serviamo delle loro traduzioni (49).
Tanto per cominciare, si dovrebbe osservare che la parola greca resa per “divino” è THEIOS, non THEOS”. Questa parola THEIOS viene usata per i credenti in II Pietro 1:4 (noi saremo partecipi “della natura divina”), ma non è mai usata per Gesù Cristo. Egli non è chiamato “divino” (THEIOS),
ma “deità” (THEOTES), Col. 2:9 (50).
I sostantivi astratti formati da queste parole (THEIOS e THEOS) sono THEIOTES “divinità” e THEOTES “deità”, e non hanno lo stesso significato. Furono distinte nell’uso dagli scrittori greci, Platone e Plutarco, ecc.., ed hanno significati chiaramente diversi nel linguaggio Paolino dove THEIOTES (Rom. 1:20) e THEOTES (Col. 2:9) appaiono una volta. In Rom. 1:20 gli attributi divini di Dio vengono rivelati nella natura, ma in Cristo “abita corporalmente tutta la pienezza della Deità” Col. 2:9). La “Traduzione del Nuoro Mondo” traduce Col. 2:9 (THEOTES), erroneamente, come «qualità divina”, e, in riferimenti marginali, indica Atti 17:29 (THEIOS, “divino”) e Rom. 1:20 (THEIOTES, “divinità”) che non hanno a che fare con la parola THEOTES “deità».
Se Giovanni apostolo avesse voluto dire “la Parola era divina”, si sarebbe servito di THEIOS e non di THEOS.
La risposta della Torre di Guardia
“Però, controllando la ‘Chiave Biblica’ inglese di Strong, troviamo che non esiste una tale differenza nelle parole greche. Tale concordanza permette di tradurre ‘THEOS’ come ‘una deità, specialmente la Suprema Divinità’, per “THEIOS’ si ha ‘celeste, divino’, per ‘THEOTES’ mette divinità’ e per ‘THEIOTES’ di nuovo “divinità. Lei parla anche della differenza fra divinità’ e ‘deità’, dicendo che i filosofi greci mostrarono che i due termini avevano significati diversi. Però, nel vocabolario ‘Concise Oxford Dictionary°, per deità’ si ha ‘stato, qualità o natura divina; un dio’ e per “divinità si ha l’essere divino, essenza divina; un dio Quindi, il suo discorso piuttosto complicato non viene sostenuto da tutti gli studiosi della materia”.
Il nostro commento
Per dire la verità, rimango stupito da questa risposta della Torre di Guardia che rivela la sua voluta ignoranza. Prima di tutto, i Testimoni dimostrano ‘ignorare completamente lo argomento. In secondo luogo, nessuno studioso d’oggi accetterebbe la testimonianza di Strong, quale autorità in materia di locuzioni greche, e sono convinto che La Torre di Guardia è consapevole di questo fatto. Il riferimento al “Concise Oxford Dictionary» non c’entra affatto, ed è completamente inapplicabile, perchè qui non si mette in discussione il significato delle parole inglesi o italiane, ma quelle greche. Quindi, la nostra tesi rimane intatta. Dobbiamo poi aggiungere che i Testimoni, a nostro avviso, sono, responsabili di aver rappresentato i fatti sotto una falsa luce, nel brano sopracitato.
Nella sua opera recente, “The Trinity In The New Testament'”, a pagina sei, lo studioso A W. Wainright osserva: Comunque, è stato osservato che in questa proposizione (cioè, di Giov. 1:1) Theos, essendo aggettivo e significa “divino”. Ma se, in questo caso, fosse
stato richiesto l’aggettivo, si sarebbe dovuto adoperare la parola THEIOS che appare tre volte nel Nuovo Testamento (Atti 17:29; II Pietro 1:3,4)”.
to l’idea di qualità (come è detto nell’appendice della ‘Traduzione del Nuovo Mondo’ pag. 773-7.74).
Gli autori stessi di queste appendici rendono più tardi lo stesso nome THEOS come ‘un dio’ , non con l’idea di qualità. Nel contesto, dunque, questa è una contraddizione” (“The Kingdom of the Cults”, pag. 76-77).
Conclusione
In conclusione, vorrei suggerire ai teologi della Torre di Guardia di esaminare le seguenti autorevoli opere sull’uso delle parole greche di cui qui si discute, per ottenere una risposta
chiara e definitiva:
1) “A Greek-English Lexicon of the N.I.”W.F. Arndt e F. W. Gingrich;
2) “Biblico-Theological Lexicon of the N. T. Greek”, Hermann Cremer;
3) “Expository Dictionary of N. T. Words”, W. E. Vine;
4) “The Grammar of the Greek N. T.”. Robertson;
5) “Grande Lessico del Nuovo Testamento” (12 volumi), Gerhard Kittel e G. Fredrich.
Le autorità del greco Koine sono d’accordo che THEOS, anche senza l’articolo non dovrebbe essere tradotto “divino” e quindi la traduzione ortodossa è preferibile.
3) L’argomento della grammatica
La “Traduzione del Nuovo Mondo” (TNM) rende Giovanni 1:1 “Nel principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, la Parola era un dio”. Questa traduzione è basata sul presupposto che l’omissione dell’articolo determinativo davanti a «heos”, in questo versetto, mostra che la parola deve essere per forza tradotta in modo indefinito e non definito, cioè, come “un dio”, e non come “Dio”. Per dimostrare che l’articolo viene adoperato con il complemento predicativo, la “Torre di Guardia” nella sua opera “The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures” (pagg. 1158-1160, edizione 1969), aggiunge una lunga nota citando 35 versetti, che contengono 36 esempi, dal Vangelo di Giovanni. Questo è un elenco di grande effetto, però dobbiamo ricordare che in Giov. 1:1 il complemento predicativo, che è senza l’articolo, è messo PRIMA del verbo, NON DOPO, e questo semplice fatto rende invalida la maggior parte dell’argomento dei Testimoni.
A questo punto, e a scopo di rendere l’argomento più facile al lettore, bisogna dire che, mentre la lingue greca non ha l’articolo indeterminativo corrispondente a “un” italiano, ha
un articolo determinativo “ho”, spesso tradotto “il’ in italiano. Per esempio, ho Kyrios, “il Signore” e ho Theos, “il Dio”. Spesse volte, nella lingua greca antica, i sostantivi ricorrono senza l’articolo. I grammatici si riferiscono a questi sostantivi come “anarthrous”, che vuol dire “usati senza l’articolo” in modo interessante, nella parte finale di Giovanni 1:1, la
parola greca per “Dio” (THEOS), non ha prima di essa l’articolo determinativo ho. Come deve essere reso allora questo sostantivo greco in un’altra lingua? Come abbiamo già osservato, il sostantivo nell’ultima frase di Giov. 1:1 ricorre prima del verbo, e per questo caso vi è una regola formulata dallo studioso E. C. Colwell che illumina molto la nostra discussione:
Belli scrive: “Un complemento predicativo determinate prende l’articolo quando segue il verbo, ma NON PRENDE L’ARTICOLO QUANDO PRECEDE IL VERBO: Il primo versetto del Vangelo di Giovanni è uno fra i tanti passi nei quali guesta regola suggerisce la traduzione del complemento predicativo come sostantivo determinato… Il contesto non lo richiede nel Vangelo di Giovanni” (“A Definite Rule for the Use of the Article in the
Greek New Testment”, Journal of Biblical Literature, LI. 12-21.1933).
In Giovanni 1:1 il sostantivo predicato “anarthrous’ (THEOS) precede il verbo, essendo l’ordine delle parole greche letteralmente: “Dio (predicato) era (verbo) la Parola (soggetto)”.
I Testimoni stessi rendono testimonianza alla regola di Colwell traducendo come segue il testo di Giovanni 19:21, “I capi sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: ‘Non scrivere “Il Re dei Giudei ma che egli ha detto: “Io sono Re dei Giudei”.
Benchè nella prima parte del versetto laparola “re” prenda l’articolo determinativo (ho basileus), nella seconda parte la stessa parola si trova senza l’articolo determinativo (basileus eimi toon loudaioon). Il costrutto qui corrisponde proprio a Giov. 1:1, perchè “basileus” è un sostantivo predicativo che nel greco del testo precede il verbo Copulativo “cimi” (io sono). Quindi, secondo la teoria dei Testimoni, queste parole avrebbero dovuto essere tradotte “Io sono un re dei Ciude?”. Però, del tutto incoerentemente, essi considerano qui il sostantivo predicativo come determinato, anche se manca l’articolo determinativo. Perché, dunque, non hanno considerato determinato il sostantivo predicativo in Giov. 1:1?
Dei 36 esempi citati dalla “Torre di Guardia”, 33 sono inapplicabili. Per gli altri tre il lettore è invitato a consultare l’appendice per una spiegazione adeguata.
A questo punto vogliamo chiedere ai Testimoni perché non sono coerenti e perchè non seguono la loro regola? Essi dovrebbero tradurre, ogni volta che l’articolo manca davanti alla parola in questione, con le forme: “un dio” (nominativo), “di un dio” (genitivo), “a un dio” (dativo), ecc.. ma non lo fanno in Matteo 5:9; 6:24; Luca 1:35,78; Giov.1:6,12,13, 18; Rom. 1:7,17 e in molti altri passi.
In Giov. 1:6 leggiamo, nella TNM: “Vi fu un uomo mandato come rappresentante di Dio: il suo nome era Giovanni”. Siccome il greco ha “para theou” (senza l’articolo determinativo), i Testimoni, per coerenza, dovrebbero tradurre “inviato da un dio”. Ma traducono, “theos” (senza l’articolo) come “Dio”. Perchè?
Nel versetto 12 l’espressione “tekna theou” (di nuovo senza articolo) viene tradotta “i figli di Dio”, e nel versetto 13 le parole “ek theou egenneetheeson” vengono tradotte “nati da Dio”. Perchè non “i figli di un dio” e “nati… da un dio”?
Nel versetto 18 leggiamo: “Nessun uomo ha, in nessun tempo veduto Dio”. Ma di nuovo nel greco c’è il “theos” senza articolo: “theon oudeis heooraken”. Perchè i Testimoni non traducono “Nessuno ha mai visto un dio”, in accordo con la loro regola? Questi esempi (e ce ne sono altri) ci mostrano chiaramente che i Testimoni non credono veramente alla loro dichiarazione intorno alla costruzione del sostantivo con o senza articolo, perchè non si attengono sempre a questa regola nella traduzione del “Nuovo Mondo”. Siamo perciò indotti a concludere che essi traducono l’espressione di Giov. 1:1 “theos en ho logos” come “un dio” (la loro traduzione in inglese) non sulla base di un accurato studio grammaticale, ma sulla base dei loro errati presupposti dottrinali.
[…] “theos” è usato talvolta con l’articolo e talvolta senza articolo. Nel prologo del quarto Vangelo non ha mai l’articolo tranne che nella seconda clausola del primo versetto. Nei versetti 6,12.13 e 18 appare senza articolo.
Prima di concludere questo capitolo, vorrei porre in risalto tre cose assai importanti. La Torre di Guardia ha l’abitudine di citare parzialmente o erroneamente un’autorità riconosciuta per sostenere la sua falsa traduzione di Giovanni 1:1. Eccone alcuni esempi. Nella pagina 1159 dell’appendice alla loro traduzione, i Testimoni citano le parole del Dott. A.T. Robertson sui nomi predicativi, nella sua “Grammatica” pag. 767. Essi citano così:
“I nomi predicativi. Questi possono anche avere l’articolo”.
Però, quando leggiamo nella “Grammatica” di Robertson, troviamo che la frase che segue, e che non viene citata dalla Torre di Guardia, è di molta importanza: “Come abbiamo spiegato prima, l’articolo non è indispensabile al discorso”.
In altre parole, l’articolo può essere usato o non usato, senza fare una vera differenza. E di ciò abbiamo già dato sopra ampia prova.
Un altro esempio di una citazione incompleta della “Grammatica” di Robertson è questa: «Tra gli scrittori antichi HO THEOS veniva usato per il dio della religione assoluta, per distinguerlo dagli di mitologici”. Ciò è interessante, però, in questa seconda citazione, riportata nella loro appendice, la frase del Robertson viene troncata a metà. Egli prosegue: “Ma nel N. T., mentre abbiamo ‘pros ton theon (Giov. 1:1,2), è molto più comune trovare semplicemente “theos’ (cioè, senza articolo), specialmente nelle epistole”.
In altre parole, ripeto, gli scrittori del N. T. spesso non usano l’articolo davanti a “theos”, e, ciò nonostante, risulta chiaro dal contesto che si deve intendere l’unico vero Dio (vedasi Matt. 4:3,4; 12:28 Luca 20:37,38; Giov. 3:2; 13:3; Atti 5:29,30; Rom.1:7,8,17-19;2:16,17;3:5,22,23;4:2,3;ec…).
La seconda cosa che volevo porre in risalto è la vera ragione per la quale i Testimoni hanno tradotto Giov. 1:1 come “un dio”. Alle pagine 1158 e 1159 di “The Kingdom Inter-linear Translation of The Greek Scriptures”, in ordine alla nota su Giov. 1:1, essi dicono:
E’ presuntuoso dire… che la frase, in conseguenza, vada tradotta “e la Parola era Dio”. Ciò significherebbe che la Parola era il Dio con cui essa era detta di essere. Questo non è ragionevole; perchè, come può la Parola essere con il Dio e nel medesimo tempo essere lo stesso Dio?”
E’ ormai chiaro, quindi, che, in fondo, la traduzione della Torre di Guardia non si basa sull’autorità della Scrittura né sulle regole grammaticali, ma sulla loro teologia razionalistica e anti-trinitaria. Dicono, in effetti: noi rifiutiamo di accettare come scritturale ciò che non riusciamo a capire con la mente.
Noi risponderemmo che, anche se non si può spiegare razionalmente il rapporto fra il Padre e il Figlio, esso non è in sè contrario alla ragione. Se Dio è un’unità composta in un essere unico, il Figlio può essere al tempo stesso Dio e con Dio. La terza cosa che dobbiamo sottolineare è la citazione del libro “A Manual Grammar of The Greek New Testament” di Dana e Mantev di cui i Testimoni si servono nell’opera “The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures” pagine 1158-59. Questa “Grammatica ” è citata come testo autorevole a sostegno della traduzione “‘un dio”. Comunque, il Dott. Julius R. Mantey, coautore dell’opera suddetta, scrive in una lettera personale: “Essi mi citano fuori dal contesto.
Diligenti ricerche hanno recentemente scoperto diverse testimonianze le quali provano che tradurre Giov. 1:1 “la Parola era Dio” con “la Parola era un dio”, nel testo originale greco è grammaticalmente scorretto”.
Una lettera indirizzata alla Società della Torre di Guardia, datata 11/7/74, il Dott. Mantey scrive:
“Quanto alla vostra dichiarazione il loro lavoro ha permesso la versione di Giov: 1:1 data dal Kingdom Interlinear Translation of the creek Scriptures’, non c’è affermazione, nella nostra grammatica, che consenta di dire che ‘un dio’ sia una traduzione accettabile di Giov. 1:1.
2) Dagli articoli di Colwell e di Harner, nel ‘Tournal of Biblical Literature’, specialmente da quello di Harner, non è ragionevole tradurre Giov. 1:1 con ‘La Parola era un dio’. Dato l’ordine delle parole nel testo greco, una simile traduzione è scorretta.
3) La vostra citazione della regola di Colwell è inadeguata perchè cita solo una
parte delle sue scoperte…
4) Entrambi gli studiosi hanno scritto che, quando c’era indeterminatezza, gli scrittori del
vangelo regolarmente sistemarono il sostantivo predicativo dopo il verbo; ed entrambi, Colwell e Harner, hanno stabilito che THEOS in Giov. 1:1 non è indefinito, e che non dovrebbe essere tradotto ‘un dio’. Gli scrittori della Torre di Guardia ora sono GLI UNICI CHE ACCETTANO UNA SIMILE TRADUZIONE. Comunque, pare che l’evidenza sia al 99 % contro i Testimoni.
“Tenendo presenti questi fatti, e specialmente perchè mi avete citato fuori dal contesto, vi invito a non citare più il ‘Manual Grammar of the Greek New Testament’, ciò che avete fatto negli ultimi 24 anni, e neppure me, in nessuma delle vostre pubblicazioni, da questo momento in poi”.
Il fatto è che i Testimoni di Geova non possono citare nessuno studioso recente del greco a favore della loro traduzione errata, e quando citano studiosi evangelici come Mantey, Dana, Robertson, Colwell, ecc… li citano fuori fonte.
Ritorniamo a Giovanni 1:1. Il greco suona così:
“En arche èn bo logos (Nel principio era la Parola) kai bo logos en pros ton theon (e la Parola era con Dio) kai theos in ho logos (e la Parola era Dio)”.
[…] L’apostolo Paolo afferma la stessa verita: “Prima che qualsiasi cosa fosse creata, Egli esisteva”, (Colossesi 1:17 – Jerusalem Bible). Il profeta Michea lo conferma: “Ma da te, o Bethleem Efrata, piccola per essere fra i migliai di Giuda, da te mi uscirà Colui che sarà il dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni” (Michea 5:1, Riveduta).
La seconda frase di Giov. 1:1 indica che l’essere personale della Parola era realizzato in una relazione attiva, con e nella personale comunione con Dio. Molte delle nostre più moderne traduzioni cercano di rendere questo pensiero più chiaro.
Prendiamo i seguenti esempi: “La Parola era in comunione con Dio Padre” (“The N. T., An Expanded Translation” di Kenneth Wuest). “La Parola era a faccia a faccia con Dio” (C.Williams). “La Parola abitava con Dio” (“The New English Bible”).
La terza frase del versetto indica che quello che era Dio lo era pure la Parola. Williams traduce: “La Parola era Dio Stesso.” Kenneth Wuest rende con le parole: “La Parola, quanto alla Sua essenza, era Deità assoluta”. Il Dott. J.R. Mantey traduce: “La Parola era Deità”.
Il complemento “Dio”, nell’ultima proposizione, nel testo greco, sta prima per enfasi, come in Giov. 4:24, e non ha l’articolo davanti perchè è un complemento predicativo che suggerisce la natura della Parola, cioè, la sua Deità. Se l’apostolo Giovanni avesse scritto nella terza proposizione:
“o theos èn ho logos” avrebbe voluto dire “tutta” la Deità era la Parola, e ciò non è vero. L’autore del Prologo preferì adoperare “theos”, senza articolo, perchè voleva distinguere la Parola dal Padre (ho theos), ma nello stesso momento affermare la sua piena essenza con il Padre. La natura della Deità è essenziale nel Figlio (la terza proposizione), ma nello stesso tempo il Figlio può essere individuato dal Padre (la seconda proposizione). Dovrebbe essere chiaro che i “ho theon” della seconda proposizione si riferisce a Dio Padre.
Nel versetto uno, di Giovanni, abbiamo allora due persone che condividono la stessa identica essenza, ma la Parola, benchè sia Dio proprio nello stesso senso in cui il Padre è Dio, non è Egli stesso il Padre. L’implicazione degli argomenti grammaticali della Torre di Guardia potrebbe condurci a supporre che, se l’articolo fosse posto davanti a “theos” (kai ho theos èn ho logos) la traduzione ortodossa (“La Parola era Dio”) sarebbe giusta.
Ma questo non è il caso. A. T. Robertson ci informa che “se l’articolo è usato sia con il complemento predicativo che con il soggetto, essi sono intercambiabili”.
Un esempio ci è dato da I Giov. 3:4 che può essere tradotto o “il peccato è la violazione della legge”, o “la violazione della legge è il peccato” (questo è anche il caso di Giov. 6:51 e 15:1). Quindi, se ci fosse l’articolo davanti al complemento predicativo
“theos”, nella terza proposizione di Giov.1:1, avremmo avuto una traduzione possibile dal punto di vista grammaticale, ma, in tal caso, la frase sarebbe totalmente contraria all’insegnamento biblico sulla Deità, il quale afferma che Gesù non è “tutta” la Deità, benchè sia Dio come il Padre è Dio.
Assumendo per un momento che la posizione ortodossa sia corretta, cioè che Cristo è Dio, ma non tutta la Deità; che Egli è Dio in essenza, nel senso assoluto, ma non è il Padre, come avrebbe scritto Giovanni questa proposizione in greco?
I teologi della Torre di Guardia non hanno MAI risposto a questa domanda, nonostante che siano stati richiesti di farlo, molte volte. Essi non possono dire che il testo greco in discussione può essere tradotto nel modo trinitario, perché ritengono che una tale traduzione non è valida dal punto di vista grammaticale.
Eppure sono costretti ad ammettere che se davanti a “theos” si mettesse l’articolo, non si potrebbe affatto distinguere se il soggetto della proposizione sia “theos” o la “Parola”. E sarebbe inoltre una dichiarazione contraria al concetto ortodosso della Trinità, il quale vuole che il Padre non è il Figlio, benchè siano una stessa essenza. Se il testo greco avesse “ho theos” ciò significherebbe quello che abbiamo già detto, che la Parola era tutta la Deità (Padre incluso) o Dio in senso esclusivo, il che non è vero. La Torre di Guardia non risponde. Ma è possibile dare una risposta a tale domanda? Si, certo! Giovanni, per esprimere che Gesù era la Deità (YHWH) ma non il Padre (YHWII), avrebbe scritto la frase esattamente come è scritta!
Ci proponiamo ora di studiare alcuni brani della Bibbia usati dalla Torre di Guardia per sostenere che Gesù Cristo fu creato.
1) La Sapienza
Proverbi 8:22. La Società della Torre di Guardia si è sempre servita di questo brano allo scopo di dimostrare che Cristo ebbe un inizio e fu creato. La T. N. M. rende il versetto 22: “Geova stesso mi produsse come il principio della sua via, la prima delle sue imprese di molto tempo fa”. La versione ebraica della Società traduce il verbo “qanah” con “creare” come prova che “la Sapienza” (che per i Testimoni sarebbe Gesù) fu creata.
In primo luogo bisogna sapere che la parola ebraica per “creare” è “barà” (Gen. 1:1,27; 2:3; 5:2; 6:7; Deut. 4:32 ecc…), e che questa parola NON E’ MAI ADOPERATA NEL LIBRO DEI PROVERBI. Quindi, se l’autore avesse voluto dire che la “Sapienza” fu “creata”, avrebbe potuto servirsi di tale voce verbale. Inoltre, la parola “produsse” (della TNM) come traduzione di “ganah” non può reggere, perché è la traduzione in italiano della parola ebraica “garab”, che non si trova in Prov. 8:22.
In secondo luogo, nell’antico Testamento, questo verbo “ganah” significa “ottenere”, e quindi “possedere” (si veda Prov. 4:5,7 dove la sapienza è l’oggetto, come qui). Solo in alcuni degli 84 passi dove appare questo verbo, esso POTREBBE AVERE il senso di “creare” (ad es.: Deut. 32:6); e perfino questi non devono automaticamente essere tradotti con “creare”. Facilmente si potrebbe sostituire il verbo “formare”, “comprare”, o “possedere” (si veda Deut. 32:6 nella New American Standard Bible, Louis Segond, ecc..). I sostantivi derivati, sottolineano ancora di più l’idea di “possesso”.
Nella versione “Riveduta” il verbo viene tradotto “comprare”, “acquistare”, “formare”, ma NON C’E’ UN SOLO CASO IN CUI SIAMO COSTRETTI A TRADURRE TALE VERBO CON “CREARE”.
La Torre di Guardia fa appello alla traduzione dei Settanta (LXX) come prova che Cristo, la sapienza di Dio, non era eterno. Comunque, stiamo occupandoci del significato normale del verbo nella sua lingua d’origine.
Altre traduzioni rendono Prov. 8:22: “Mi ebbe con sè”; “Mi possedette”; “Mi possedeva”. Da queste osservazioni si vede che non è possibile affermare che la “Sapienza” fu creata.
Difatti, la sapienza di Dio, essendo un Suo attributo, non avrebbe potuto essere creata: essa è una parte integrale della Sua natura eterna.
In Prov. 8:22-36 siamo di fronte a una personificazione della “sapienza” divina; essa è, per così dire, descritta come la figlia maggiore dell’Onnipotente (dato che “sapienza” in ebraico è un sostantivo femminile).
Se vogliamo servirci di questo passo per descrivere il ruolo cosmico di Cristo – e questo senz’altro è più che lecito – dobbiamo ricordarci che non tutto è necessariamente di fatto applicabile a Lui, cioè, tutto quello che in Prov. 8:22-36 può eventualmente essere riferito a Cristo non ci permetterebbe di concludere che anche di fatto sia a Lui applicabile. Gesù è la sapienza di Dio, non soltanto come una personificazione per mezzo di una figura retorica (come in Prov. 8:22) ma come persona realmente esistente.
L’unica cosa che Prov. 8:22-36 dimostra, è che la “Sapienza” era “pre-esistente”; se in questo senso vogliamo vedere nel brano un qualche riferimento al Signore Gestl, non siamo per questo in contrasto con Giov. 1:1-2. Ma se, nel passo in esame, Cristo fosse la sapienza personificata, e fosse stato creato, come dice la Società dei Testimoni, allora dovremmo dire che ci fu un tempo in cui YHWH fu senza sapienza, e questo è ridicolo.
2) Il principio della creazione di Dio
Apocalisse 3:14. Talvolta la Torre di Guardia cita Apoc.3:14 come la prova che Gesù è stato creato, e che quindi è inferiore a Dio. Il passo dice: “All’angelo della chiesa di Laodicea scrivi: “Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio”.
Quest’ultimo attributo viene interpretato come la prova che Gesù sarebbe stato il primo essere creato da Dio. Ma esaminiamo un pò questa affermazione alla luce della Bibbia.
La parola “principio” (archè) si trova soltanto altre due volte nel libro dell’Apocalisse. Nel capitolo 21:6, dove Dio dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio (archè) e la fine”.
Ora, nessuno di coloro che credono in Dio si sognerebbero mai di affermare che tali parole vogliano significare che Dio abbia avuto un principio, e che quindi un giorno avrà fine; egli è il principio e la fine di ogni cosa, Colui dal quale tutte le cose esistenti hanno avuto inizio, e nel quale avranno termine.
L’altra menzione che si fa di questa parola è al capitolo 22:13, dove è usata con un significato quasi identico al precedente: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio (archè) e la fine”. Questa volta, però, chi parla non è più il Padre, ma colui che nel versetto prima aveva detto, “Ecco, io vengo tosto”, cioè Gesù. Quindi, la parola “principio” (archè) vale sia per il Figliuolo che per il Padre, Colui dal quale hanno avuto inizio tutte le cose e nel quale tutte avranno fine, Colui che porterà a compimento tutto ciò che ha avuto un principio. Ma come potrebbe egli stesso essere stato a sua volta creato? L’Apocalisse 3:14 non dice che il Figlio è “Il principio della creazione DA Dio”, ma “di’ Dio.
La parola “principio” (archè), dice il lessico di Thayer, viene usata in cinque sensi nel N.T.:
Nonostante Thayer fosse un unitario, ritiene di poter dare ad Apocalisse 3:14 l’interpretazione indicata con la lettera “c»: il mezzo per il quale qualsiasi cosa ha il suo inizio, l’origine, la causa attiva.
Concludiamo perciò che la parola “principio” di Apoc.3:14 ha il preciso significato di “origine” o “causa attiva”, come pure negli altri due passi summenzionati, per cui si deve intendere che Gesù è “l’origine della creazione di Dio”, cioè, Colui che ha dato origine alla creazione; un fatto, questo, che tutta la Bibbia conferma unanimemente (Giov. 1:3; Col. 1:16).
Ecco alcune traduzioni del versetto che rendono più che chiaro il significato del greco e che identificano dunque Cristo in Colui che “iniziò” la creazione:
Il Signore Gesù non ebbe principio, ma, come Dio, esiste in eterno. Ebrei 7:3 lo conferma:
«Senza padre, senza madre, senza genealogia, SENZA PRINCIPIO (arche) di giorni nè fin di vita, ma RASSOMIGLIATO AL FIGLIUOL DI DIO”. Qui Melchisedec viene paragonato al Signore Gesù, al Figlio di Dio, come ad uno “SENZA PRINCIPIO” (archè).
3) Il primogenito (pròtotokos)
Col. 1:15, 18. Dobbiamo esaminare qui due cose: a) La Traduzione della Torre di Guardia su questo brano e b) il significato della parola “primogenito”.
esiste, sia di materiale che di immateriale; dal che si deduce che Egli stesso non può essere una creatura. La Torre di Guardia, con l’aggiunta della parola “altre”, muta il senso del testo e giunge così ad affermare che Cristo creò ogni cosa ad eccezione di se stesso, essendo Egli stesso stato creato dal Padre.
Per giustificare questa aggiunta falsa (atto che è condannato nella Bibbia, Prov. 30:5, 6; Apoc. 22:18) la Torre di Guardia ci rinvia alla traduzione, che porta il “Nuovo Mondo”, di Luca 13:2, 4 dove la parola “altri” (non presente nell’originale greco) è inserita arbitrariamente con la scusa che essa è implicita nel testo a motivo del paragone fatto da Gesit. Pur ammettendo che Gesù stesso fa un paragone tra certi Galilei ed i loro compatrioti, non è affatto giustificabile l’aggiunta di parole allo scopo di provare un punto dottrinale. In Colossesi non si trova alcun paragone di questo genere, e l’aggiunta della parola “altre”, fatta dai teologi della Torre di Guardia, portando così ad asserire che Cristo è una creatura o una cosa, sembra voler conformare le Sacre Scritture ad una teologia preconcetta. Difatti, non esiste nessuno studioso del greco che può essere citato a giustificazione del tentativo falso di ridurre da Creatore a creatura il Figlio di Dio.
I Testimoni non osano neppure discutere le loro storture con gli studiosi, per tema di mettere a nudo la loro evidente incapacità dell’esegesi dei testi greci.
Il vero parallelo non è Luca 13, ma Ebrei 2:10, dove il greco suona così: “Infatti, per condurre molti figliuoli alla gloria, ben si addiceva a Colui per cagion del quale sono tutte le cose (ta panta) e per mezzo del quale sono tutte le cose (ta panta), di rendere perfetto, per via di sofferenze, il duce della loro salvezza”. Mi domando perchè la traduzione della Torre di Guardia non abbia inserito la parola “altre” qui, dove il greco è uguale a quello di Colossesi 1:16, 17. Spero di trovare un giorno un Testimone che mi possa dare una risposta soddisfacente.
Il Figlio di Dio ha creato “tutte le cose” (Giov.1:1,3). La parola usata per “tutte” significa proprio “tutte, senza alcuna eccezione”. Se Cristo fosse un essere creato, egli avrebbe dovuto aver creato anche se stesso, in quanto Giovanni afferma categoricamente che “ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lei (la Parola), e senza di lei NEPPURE UNA delle cose fatte è stata fatta”. Il Figlio di Dio, ripeto, è dunque il Creatore. La lettera agli Ebrei aggiunge: “Poichè ogni casa è fabbricata da qualcuno; ma chi ha fabbricato TUTTE LE COSE (ta panta) E’ DIO” (capitolo 3:4). Isaia è d’accordo su questo punto quando dice del Creatore: “Io sono YHWH, che ha fatto tutte le cose; io SOLO ho spiegato i cieli, ho distesa la terra, SENZA CHE VI FOSSE ALCUNO CON ME’ (saia 44: 24). Il Figlio di Dio è il Creatore, e, come abbiamo appena osservato, il Creatore è YHWH con il quale non vi fu alcuno nel momento della creazione.
Un altro punto che vale la pena di chiarire a questo riguardo è che il Signore Gesù non ha soltanto creato tutte le cose, ma che le ha create per SE STESSO (Col. 1:16). Se Egli non fosse Dio nel senso assoluto, perchè avrebbe creato tutte le cose per se stesso? Lasciamo che parlino le Scritture:
“Tu, tu solo sei YHWH! Tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutto il loro esercito, la terra e tutto ciò che sta sov’essa, i mari e tutto ciò ch’è in essi, e tu fai vivere tutte queste cose…” (Nehemia 9:6).
“Io sono YHWH, che ha fatto tutte le cose: io solo ho spiegato i cieli, ho distesa la terra, SENZA CHE VI FOSSE ALCUNO CON ME” (Isaia 44:24).
“La Parola era Dio … ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei: e SENZA DI LEI NEPPURE UNA DELLE COSE FATTE E’ STATA FATTA” (Giov. 1:1, 3).
“Poichè in lui (Gesù Cristo) sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra; le cose visibili e le invisibili… tutte le cose sono state create per mezzo di lui. (Colossesi 1:16)
A questo riguardo v’è da notare che in greco esiste il verbo “creare”, e che, se Paolo avesse voluto esprimere quell’idea in Col. 1, avrebbe potuto servirsi della parola “protok-tisteos” (creato per primo); invece egli si servi di “prototokos” che ha un altro significato. Per di più, il verbo “creare” non è mai adoperato nella Bibbia per indicare il rapporto tra il Figlio ed il Padre. Quindi, possiamo concludere che Cristo, come “primogenito di tutta la creazione”, non fu creato, e che la Torre di Guardia ancora una volta si è dimostrata falsa interprete delle Scritture.
La parola “primogenito” viene adoperata nove volte nel Nuovo Testamento (Matt. 1:25; Luca 2:7; Rom. 8:29; Col.1:15, 18; Ebrei 1:6;11:28; 12:23; Apoc.1:5) ed ha due sensi. Essa indica, come nell’uso comune, giustamente: a) il primo nato di una donna, se si fa riferimento al genere umano (Matt. 1:25; Luca 2:7; Ebrei 11:28), ma serve anche ad esprimere: b) il rango, la dignità e la preminenza di una persona, ed anche può indicare un erede. Perciò, in questo secondo senso, non ha niente a che fare con l’ordine di nascita (Rom. 8:29; Col. 1:15, 18; Ebrei 1:6; 12:23; Apoc. 1:5). Vale la pena di aggiungere che nè il primo nè il secondo senso implicano l’idea di qualcuno che sia stato creato.
L’uso di “pròtotokos”, nel secondo senso, cioè, per indicare il rango, la preminenza, la dignità e l’eredità, senza riferimento all’ordine di nascita o al tempo, risulterà molto chiaro dagli esempi che seguono, tratti sia dall’Antico che dal Nuovo Testamento:
Salmo 89:27 “Io altresì lo farò il primogenito, il più eccelso dei re della terra”. Il Salmo parla di Davide (vers. 20-37) che non fu il primo nato della sua famiglia. Anzi, egli era il più giovane dei figli di Isai (1 Sam. 16:11-13). Eppure Dio l’ha fatto diventare il primogenito. In quanto a rango e a preminenza Davide fu “il più eccelso dei re della terra”.
Geremia 31:9 “… perchè sono diventato un padre per Israele, ed Efraim è il mio primogenito”. Ora sappiamo che Efraim non fu il primo nato (Gen. 41:52), ma il secondo figlio di Giuseppe. Tuttavia gli viene attribuito il titolo di “primogenito”, perchè si parla di rango e di preminenza.
Esodo 4:22 «E tu dirai a Faraone: Così dice YHWH: Israele è il mio figliuolo, il mio primogenito”. La nazione d’Israele, benchè non fosse la prima delle nazioni formate, viene definita “Il primogenito di Dio”, per significare la sua preminenza fra le altre.
1 Cron. 5:1,2 e Gen. 25:28-34 “Figliuoli di Ruben, primogenito d’Israele (cioè, di rango ed eredità). Poichè egli era il primogenito (cioè, il primo nato di Giacobbe e Lea, Gen.29:32); ma siccome profanò il talamo di suo padre, la sua primogenitura (cioè di rango ed eredità) fu data ai figliuoli di Giuseppe, figliuolo d’Israele. Nondimeno, Giuseppe non fu iscritto nelle genealogie come primogenito; Giuda ebbe, è vero, la prevalenza tra i suoi fratelli, e da lui discese il principe; ma il diritto di primogenitura appartiene a Giuseppe” (Riveduta).
“Vendimi prima di tutto la tua primogenitura”. Ed Esaù disse: “Ecco io sto per morire; che mi giova la primogenitura?… Ed Esaù glielo giurò, e vendè la sua primogenitura a Giacobbe… Così Esaù sprezzò la primogenitura”.
Ecco due brani che ci fanno vedere come Ruben ed Esaù persero la posizione di primogenito, e perciò l’eredità e la preminenza.
Ebrei 12:23 “e alla Chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli… “. Prima che la chiesa avesse inizio c’erano dei santi. Eppure, qui troviamo la parola “primogenito” usata figratamente per indicare una realtà spirituale, in un significato completamente diverso da primo nato di donna. Ogni individuo che fa parte del gruppo particolare dei riscattati è qui designato col termine di “primogenito”, che sta ad indicare la sua dignità, la sua preminenza e il suo privilegio speciale.
Da questi ed altri esempi (Deut. 21:16; I Cron. 26:10 ecc…), possiamo vedere che il termine non indica invariabilmente l’ordine di nascita, ma piuttosto priorità di rango, dignità e ufficio di capo. I proff. F. F. Bruce e W. S. Martin, nel loro studio, “La Divinità di Cristo”, scrivono che “la parola primogenito, al tempo in cui la usò Paolo, aveva già cessato da molto di essere usata esclusivamente in senso letterale, come ‘primo’ (dal latino ‘primus’) nella nostra lingua. Il Primo Ministro non è il primo ministro che una nazione abbia mai avuto, ma il più importante. Primogenito non indica necessariamente una priorità nel tempo, ma una preminenza di rango”.
Consideriamo ora i cinque brani che parlano del Signore Gesù come primogenito, in questo secondo senso di preminenza. Essi possono essere raggruppati in quattro modi:
1) Il Figlio di Dio è “il primogenito di tutta la creazione” (Col. 1:15).
Dal contesto (verss. 13-20) è più che chiaro che “prototokos” si riferisce al rango di Cristo, alla Sua posizione di prestigio e preminenza nella creazione. La grande prova che Paolo ci fornisce a giustificazione del suo ufficio di capo è che Cristo ha creato tutte le cose, prova che anche Giovanni ci dà quando dichiara che “la Parola era Dio”. L’intero testo di Col. 1:15-22 è ricco di superlativi. L’apostolo Paolo esalta il Figlio di Dio in cui “sono state create tutte le cose” (vers.16) e dice che Egli era “avanti ogni cosa” e che “tutte le cose sussistono in Lui” (vers. 17). Poichè Egli è il primogenito, è anche l’erede, “tutte le cose sono state create .. PER LUI’ (eis auton) vers.16. Questo fatto è in accordo con Ebrei 1:2 dove il Figlio è “erede di tutte le cose”. Poichè Egli è erede di Dio, deve necessariamente avere la preminenza in tutte le cose (Esodo 20:3 con Col. 1:18; Fil. 2:10 con Isaia 45:23).
Per riassumere: nel contesto di questo brano di Colossesi, Gesù Cristo viene presentato nel Suo “ufficio di Capo”, al di sopra della creazione: “affinchè in ogni cosa Egli tenga il primato” (vers. 18). Anche se Cristo fosse l’ultimo nato, nel senso letterale, sarebbe ancora il primogenito, perchè questo termine esprime la sua dignità intrinseca. La “New English Bible” rende perfettamente l’idea di Paolo quando traduce, “Egli è l’immagine dell’Iddio invisibile; la sua è la supremazia sopra tutte le cose create”.
2) Il Figlio di Dio è “il primogenito dai morti” (Col. 1.18, Apoc. 1:5).
Mentre il versetto 15 parla del suo ufficio di capo della creazione naturale, l’appellativo qui indica la sua preminenza nella risurrezione. Il fatto che Egli è il primogenito dai morti non implica che sia tale perchè fu risuscitato per primo. Anche se fosse l’ultimo risuscitato, sarebbe ugualmente il primogenito dai morti.
Nella sua risurrezione, Gesù è la speranza di nuova vita anche per i suoi, cioè, per la Chiesa. La sua risurrezione è garanzia e caparra della loro risurrezione. “Primogenito” significa quindi che Cristo occupa il primato nella sua chiesa, perchè Egli è Colui che dà e che mantiene una vita spirituale in essa. Come capo Egli governa, unisce, sostiene i suoi. Egli è la sorgente della loro vita.
Mentre «primogenito”, in Col. 1:18, indica preminenza sopra i morti e nella chiesa, “primizia” invece, indica primo in ordine di tempo (1 Cor. 15:20): “Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono.” Egli è la “primizia” di una futura raccolta, quando tutta la chiesa sarà risuscitata. Per l’uso della parola, vedere Levitico 23:10 ecc…
Le due parole non hanno lo stesso significato, ma sono entrambe riferite a Cristo.
3) Il Figlio di Dio è “il primogenito fra molti fratelli” (Rom. 8:29).
Qui è indicata la posizione d’onore di Gesù quale Redentore glorificato del Suo popolo. Egli è il Duce che mena molti figli alla gloria. Qui, ancora una volta, vediamo il suo rango, e la sua preminenza fra i suoi.
Il Figlio di Dio sarà “il primogenito” nel mondo che seguirà la sua seconda venuta (Ebrei 1:6). Cristo avrà un posto di preminenza e dignità durante l’epoca messianica. Nel contesto del capitolo uno degli Ebrei, vediamo che la parola “di nuovo” (palin) non è adoperata al versetto 6 nella stessa maniera in cui è usata al versetto 5, dove sta ad introdurre un’altra citazione. Al versetto 6 “palin” (” di nuovo”) indica un evento futuro, e in particolare si riferisce a quando Dio introdurrà ancora una volta il suo primogenito nel mondo, vale a dire, come abbiamo detto poc’anzi, alla sua seconda venuta. Alla sua nascita, c’era “una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Iddio…” (Luca 2:13), ma, alla sua seconda venuta sulla terra, in gloria, “TUTTI gli angeli lo adoreranno” (ved. Matt. 16:27; 25:31; II Tess. 1:7; Apoc.19:14). Questa frase è tratta dalla versione dei Settanta (XX) di Deut. 32:35-43, in cui si parla del periodo della seconda venuta: il giudizio dei nemici di Israele, la liberazione finale della nazione, e le benedizioni concesse ai Gentili.
Da questo breve studio, quindi, vediamo che la parola ha due sensi: a) Il primo nato di donna; b) il titolo di onore, preminenza e rango. Nè l’uno nè l’altro danno appoggio all’idea che il Figlio di Dio sia stato creato.
4) L’Unigenito (Monogenes) Giovanni 1:14,18;3:16, 18 ecc…
Molti seguaci della Torre di Guardia asseriscono che “unico generato” è la sola traduzione possibile per la parola greca “monogenes”. Partendo da questa erronea concezione, i Testimoni affermano che la parola dimostra che Cristo è solo una creatura, e perciò non può essere la seconda Persona dell’Iddio trino.
E’ vero che etimologicamente “unigenito” è in italiano l’equivalente preciso della parola greca “monogenes”; ma ciò che c’interessa non è l’etimologia della parola, bensì il suo significato nell’uso neotestamentario, quando è riferita al Figlio di Dio in rapporto con Suo Padre. A tale riguardo occorrerebbe quindi notare che il linguaggio del N.T. è basato maggiormente sulla versione greca dell’Antico Testamento (dei Settanta, LXX), e che questa parola “monogenes” viene adoperata dalla LXX come traduzione di una parola ebraica che esprime affetto e tenerezza, di un termine, cioè, che non ha in sè l’idea di “generare”. La parola ebraica significa propriamente “unico”, ma, nell’uso comune del tempo, arrivava a significare anche “amato grandemente».
In sei dei dodici versetti in cui appare, la versione dei Settanta traduce con “diletto” (agapetos), la quale è la parola con cui il Signore Gesù venne indicato dal cielo al suo battesimo, e ancora sul monte santo. In ognuno di questi sei brani i nostri traduttori usano “unico”. Al Salmo 68:6, invece, è resa, sia nella Bibbia greca (LXX) che nella italiana, con “solitario” (Riveduta), e, in Proverbi 4:3, è resa con un termine esprimente affetto “tenero ed unico”. Negli altri quattro brani che rimangono (Giudici 11:34; Salmo 22:20; 25:16 e 35:17), la versione dei Settanta (LXX) porta “monogenes” che in italiano è resa “unico” o”solo”. Alcune traduzioni rendono la parola del Salmo 22:20 con “diletto”. L’idea di questi quattro versetti è quella di “unicità” (cioè, unico del suo genere). Nel Nuovo Testamento, in tre dei nove versetti in cui si trova, “monogenes” significa un “unico” o “solo” ragazzo (Luca 7:12;8:42; 9:38).
Nel caso di Ebrei 11:17, dove Isacco viene chiamato “unigenito” figlio di Abrahamo, è chiaro che ‘monogenes” significhi “prediletto”, perchè Isacco, benchè non fosse il solo figlio di Abrahamo, era certamente il suo “unico” figlio prezioso, nel senso che era amato dal padre in maniera unica.
Questa verità è sostenuta dal fatto che in Gen. 22:2 l’ebraico “YACHID”, nella versione dei Settanta (LXX), è tradotta “agapetos” (“diletto”), mentre lo scrittore della lettera agli Ebrei la rende con “monogenes”.
Negli altri 5 versetti dove appare “monogenes”, si nomina Gesù Cristo (Giov. 1:14,18; 3:16,18; I Giov. 4:9). Il significato della parola, in questi casi, corrisponde all’italiano “unico” e “prediletto”, e non ha in sè l’idea di qualcuno che sia stato generato.
Gli studiosi del greco echeggiano quello che abbiamo osservato sull’uso della parola “monogenes”:
1) Liddell e Scott nel “The Greek English Lexicon”, vol. 2 pagina 1144, scrivono: “come solo o unico del genere”;
2) Nello stesso senso si esprimono Moulton e Milligan nel loro vocabolario del Nuovo Testamento Greco, dove, alle pagine 416 e 417, scrivono: “tanto nel greco classico quanto in quello del Koine, ‘monogenes’ ha il significato di solo, unico del genere, unico appartenente ad una certa specie;
3) Lo stesso Thayer, nel suo lessico del Nuovo Testamento, alla pagina 417, afferma della parola “monogenes”: “Unico del suo genere, solo… usato riguardo a Cristo, denota il SOLO Figliuolo di Dio”;
4) B. F. Westcott, nel suo “St. John”, dice: “Il pensiero dell’originale è accentrato sull’essenza personale del Figlio, e non sulla sua generazione”;
5) Il lessico di Grimm definisce “monogenes” come “singolare nel suo genere, unico”, poi aggiunge: “Egli (Gesù) è definito tale da Giovanni non perchè Egli sia generato da Dio, ma perchè Egli è, di natura o essenzialmente, Figlio di Dio”;
6) Bloomfield dice, riguardo ad “amato”, di Efesini 1:6 “può essere paragonato a ‘monogenes’ di Giovanni 1:14,18; 3:16,18; I Giov. 4:9, dove il significato pieno è ‘unico, prediletto maggiore’ (Comm. del Test. Greco).
In conclusione, quindi, è chiaro che il termine riferito al Figlio di Dio, per indicare il tipo di legame che Egli ha col Padre, esprime unicità e affetto, ma non porta in sè l’idea di “generato”. La frase “la generazione eterna” del Figlio di Dio non ha niente a che fare con l’insegnamento in merito al rapporto fra la prima e la seconda persona dell’Iddio trino.
5) “Tu sei il mio Figliuolo, oggi t’ho generato” Salmo 2:7: Atti 13:33; Ebrei 1:5; 5:5.
Che cosa vogliono dire queste parole “oggi t’ho generato”? Indicano forse che Gesù abbia avuto un inizio? No, affatto! Si riferiscono all’occasione in cui la condizione di Gesù, quale “Figlio”, fu proclamata o manifestata in modo speciale.
Il Salmo 2 s’inizia con la ribellione del popolo contro il Signore e contro il suo unto (si veda l’interpretazione divina negli Atti 4:25,26, dove le parole sono riferite alla opposizione d’Israele e dei Gentili al Cristo). Il versetto 6 dice: “Eppure, dirà, io ho stabilito il mio re sopra Sion, monte della mia santità”. Dio risuscitò il suo unto (Cristo) dai morti e gli die-
de gloria. Ed è di questo evento che il Figlio testimonia al versetto 7, “Io spiegherò il decreto: L’Eterno mi disse: Tu sei il mio figliuolo, oggi io ti ho generato.
Questo fatto è confermato negli Atti 13:33 dove abbiamo la prima citazione nel N.T. del Salmo 2:7. Nel capitolo 13 la buona novella che Paolo annuncia non è solo relativa alla venuta del Salvatore, Gesù, ma anche al compimento delle promesse di Dio, fatte ai padri, mediante LA RISURREZIONE DI GESU’. Dopo aver citato il Salmo 2, al vs. 33, Paolo prosegue: “E siccome lo ha risuscitato dai morti, per non tornare più nella corruzione, Egli ha detto così: Io vi manterrò le sacre e fedeli promesse fatte a Davide. Difatti egli dice anche in un altro luogo: Tu non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione”. Paolo apostolo, nella sua ultima lettera, sottolinea:
“Ricordati di Gesù Cristo, risorto d’infra i morti, progenie di Davide…” (2 Tim. 2:8). Quindi, è chiaro che Paolo si serve di questa citazione del Salmo 2:7 per dare una prova della risurrezione di Gesù.
Nella lettera agli Ebrei 5:5, abbiamo un’altra citazione del Salmo 2:7, e la domanda che ci dobbiamo porre è questa:
quando fu ordinato sommo sacerdote il Signore Gesi? Possiamo rispondere chiedendoci qual’era l’ordine del suo sacerdozio. Non era l’ordine di Aronne, il quale era terreno, ma piuttosto quello di Melchisedec, che è celeste. La lettera agli Ebrei è chiara su questo punto: Gesù è Sommo Sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec, e tale venne proclamato dopo la RISURREZIONE e la GLORIFICAZIONE alla destra di Dio (Salmo 110:1-6). Il primo capitolo della lettera agli Ebrei lo conferma. Il versetto 3 ha: “… quando ebbe fatta la purificazione dei peccati, si pose a sedere alla destra della Maestà, nei luoghi altissimi”. Poi, a prova di quanto ha detto, lo scrittore cita il Salmo 2:7: “Infatti, a qual degli angeli diss Egli mai: Tu sei il mio Figliuolo , oggi ti ho generato”?
Perciò, per concludere, la parola “generato” del Salmo 2 e delle sue tre citazioni nel N.T., non si riferisce alla nascita del Signore e non indica che fu creato. La parola si riferisce alla condizione di Gesù, quale Figlio, nella sua risurrezione.
6) “… Colui che nacque da Dio… ” 1 (Giovanni 5:18).
La traduzione del “Nuovo Mondo” rende il versetto 18: «Sappiamo che ogni (persona) che è stata generata da Dio non pratica il peccato, ma Colui ch’è stato generato da Dio vigila su di lui, e il malvagio non fa presa su di lui”. Se, a questo proposito, accettiamo la T.N.M., che concorda con la Riveduta (“Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; ma Colui che nacque da Dio lo preserva”), possiamo comprendere facilmente che si sta facendo riferimento all’incarnazione di Gesù. Luca 1:35 si serve dello stesso verbo che si trova al versetto 18 della prima epistola di Giovanni, capitolo 5 (gennao) e suona cosi: “… Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò ancora il santo che nascerà (gennao), sarà chiamato Figliuolo di Dio” (Si veda 1 Giovanni 5:6; Giov.1:14). Questa traduzione del versetto 18 potrebbe, semmai, indicare il ministero di Cristo quale sommo sacerdote (Ebrei 2:17 – 18); Colui che ha cura del Suo popolo.
D’altronde, dobbiamo porre in risalto che altre traduzioni, basate su una medesima autorità per quanto riguarda i vecchi manoscritti del testo greco, rendono il versetto diversamente. Una di queste traduzioni è usata dalla stessa Torre di Guardia come versione autorevole, e si chiama l’Emphatic Diaglott:
7) Il significato della parola “figlio” nella Bibbia Non è necessario esaminare quei brani dove la parola indica antenati lontani, come ad esempio, il primo versetto del vangelo secondo Matteo. Non vogliamo notare nemmeno gli usi numerosi della parola nel suo senso primario e comune.
Quello che ci interessa è che spesso, nella Bibbia, “figlio” è usato col preciso scopo di indicare il carattere e la natura intrinseca, ed è bene osservare che, quando è impiegato in questo senso etico, non ha in sè alcuna idea di discendenza. I Gentili cristiani galati, ad esempio, non potevano avere nessuna pretesa di essere descrive così: “figli di Abrahamo”, eppure Paolo dice: “coloro hanno la fede son figliuoli d’Abrahamo” (Gal. 3:7).
La parola, qui, viene adoperata in senso strettamente figurato (si veda “figli del tuono”, Marco 3:17; “Gigli d’ira”, Ef. 2:3; “figli di disubbidienza”, Col. 3:6), e descrive quello che gli uomini sono essenzialmente in relazione alla propria natura.
In Atti 3:25 Pietro apostolo fa appello agli ebrei e li chiama “figli dei profeti”. Fra i suoi uditori avrebbero potuto esserci dei reali discendenti dei profeti, ma le parole che seguono “e del patto” chiariscono che non vi era questo pensiero nella sua mente. Parlando loro come a “i figliuoli dei profeti e del patto”, egli li faceva eredi delle speranze e delle promesse di cui il patto e le profezie parlano.
Ancora una volta vediamo che, quando ‘apostolo Paolo chiama Elima, il mago, “figliuolo del diavolo” (Atti 13:10), i suoi uditori orientali intendono quelle parole come descriventi il carattere e la natura dell’uomo. Nel medesimo modo il Signore Gesù bolla d’infamia il tipico proselito dei Farisei, chiamandolo “figluolo della geena” (Matteo 23:15).
Anche l’appellativo dato al Signore Gesù, ” Figliuolo d’uomo”, non vuol dire che Egli fu generato dall’uomo, ma che è umano nel vero senso della parola. Esso indica la sua natura quale uomo. Similmente, l’altro appellativo, “Figliuolo di Dio”, non indica un principio della Sua esistenza, ma che Egli è essenzialmente Dio.
8) Il Figlio di Dio non fu creato.
Prima di concludere questo capitolo, che confuta pienamente il falso insegnamento della Torre di Guardia, ci rimane solo da sottolineare un passo dove è dimostrato che il Signore Gesù, in confronto alla creazione, esiste in sempiterno. Nei primi due versetti del Prologo di Giovanni apostolo, (Giov. 1:1,2) la parola “era” appare quattro volte, e indica il Creatore. Nel terzo versetto, invece, il verbo “è stata fatta” (che il greco rende con una parola sola) appare due volte, e parla della creazione.
La parola “era” dei primi due versetti (en, in greco) è la forma imperfetta del verbo “imi” che nella nostra lingua vuol dire “essere” o “esistere. Ma la parola tradotta due volte con “è stata fatta” (egeneto, in greco) è l’aoristo (passato remoto) del verbo “ginomai” che ha significato totalmente diverso.
Quando Giovanni apostolo si riferisce al Figlio di Dio quale creatore, si serve del verbo “en” di cui lo studioso Westcott dice: “Il verbo non esprime un passato completo o terminato, ma piuttosto uno stato continuo. Il tempo imperfetto dell’originale (di Giov. 1:1,2) suggerisce, a questo riguardo, nella misura in cui è possibile a una lingua umana di farlo, la idea dell’esistenza assoluta e al di fuori del tempo” (St. John, in loco). La forma imperfetta non fa riferimento ad un principio, ma equivale a “IO SONO’ o a “IO ERO SEMPRE’.
Quando, invece, Giovanni parla della creazione che “è stata fatta” per mezzo del Signore Gesù, si serve del passato remoto del verbo “ginomai” il quale vuol dire “esistere” ma da un certo momento ben definito. La parola può essere tradotta “essere nato”, “venire ad essere”, “generare”, “diventare”. Essa implica, ripeto, l’esistenza non eterna ma con un principio.
Da questa semplice osservazione risulta chiaro che l’apostolo, parlando della “Parola”, cioè del Creatore, si serve della forma imperfetta di “eimi” per dimostrare la sua Deità e pre-esistenza non creata. Ma quando parla della creazione, sceglie un altro verbo che denota un’azione con inizio da un momento preciso.
Tenendo presente queste precisazioni, esaminiamo Giovanni 1:4, dove è detto che nel Signore Gesù “era” (en, senza principio) la luce, mentre al versetto 6, dove si parla del Battista, leggiamo: “vi fu (“egeneto”, esistenza con un principio) un uomo mandato da Dio…
“La vita del Battista ebbe un principio, mentre il Figlio di Dio non ha avuto un principio”.
Del Battista leggiamo ancora, al versetto 8, che “Egli stesso non era la luce”. Anche qui il verbo è “en”, preceduto da “non”, per distinguere il Battista, che era un uomo, da Gesù che è Dio. Ancora, al versetto 10, “Egli era (en) nel mondo, e il mondo fu fatto (egeneto) per mezzo di lui”‘. Gesù era sempre nel mondo e prima del mondo, ma esso, il mondo, ebbe un principio.
Infine vogliamo soffermarci sul versetto 14 perchè è molto importante: “E la Parola è stata fatta carne, ed ha abitato per un tempo fra noi.” La Parola “divenne” o “è stata fatta” (egeneto) carne. Questa frase vuol forse dire che il Figlio di Dio ebbe un principio? No, ma vuol dire che l’uomo Gesù, o l’umanità del Figlio di Dio ebbe un principio, e si riferisce all’Incarnazione della seconda persona dell’Iddio trino. Il verbo “egeneto” non vuol dire che “la Parola” cessò di essere ciò che era eternamente, ma che assunse contemporaneamente un corpo materiale. Il Figlio eterno di Dio divenne realmente “uomo”, benchè rimanesse sempre ciò che era presso il Padre. Le due nature, divina e umana, sono unite in una sola Persona.
Quando leggiamo Giov. 1:1 e 14, insieme, possiamo vedere i tre momenti più grandi dell’Incarnazione della “Parola”, il Figlio di Dio:
Il profeta Isaia conferma quello che abbiamo detto. Egli scrive, “Poichè un fanciullo ci è nato” (v.5). “La Parola” divenne il Figliuolo dell’uomo, il figlio di Davide, il figlio di Abrahamo. Ma Isaia aggiunge, “un figliuolo ci è stato dato” che è “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre d’eternità, Principe della Pace” (vs.5). Questi sono titoli della Deità; questo Figlio è YHWH (si veda Isaia 7:14 con Matt. 1:21 “Dio (ho theos) con noi”, Matt. 1:23).
In questo capitolo esamineremo diversi argomenti e diversi brani della Bibbia che La Torre di Guardia adopera con la convinzione di poter distruggere la dottrina biblica della
Deità di Gesù Cristo.
1) La Dottrina è contro la ragione
Abbiamo già osservato che i Testimoni si sono schierati contro la Deità di Cristo non tanto perchè la Bibbia non l’affermi, quanto perchè sono convinti che la dottrina è contro la ragione. Essi dicono: “Sostenere che Geova Dio il Padre e Gesù suo Figliuolo siano coeterni significa fare affronto alla ragione” (“Torre di Guardia”, gennaio 1953, p.22).
Comunque, a quanto ci risulta, non dovrebbe essere irragionevole ammettere che il Figlio è Dio e al tempo stesso con Dio, purchè teniamo presente che l’Iddio della Bibbia è unità composta, il che abbiamo dimostrato altrove, in questo lavoro. Tra i diversi esempi di questa ‘unità composta’ basti ricordare che Adamo ed Eva furono chiamati “una sola carne”, benchè fossero due distinte persone.
La natura stessa ci ricorda che tre elementi possono essere in uno simultaneamente, senza che ciò sia nè contro la logica nè contro la ragione. E’ ben noto, infatti, agli studiosi di chimica, che l’acqua (H20), in un recipiente vuoto, sottoposta ad una pressione di 230 millimetri e a una temperatura di 0° centigradi, “si solidifica” nel fondo del contenitore, rimane “liquida” nel centro e “si volatilizza” (diventa vapore) in cima. In un istante, quindi, la stessa acqua è contemporaneamente materia solida, liquida e gassosa; eppure tutti e tre gli elementi sono manifestazioni della stessa sostanza, vale a dire, H20 – idrogeno: due parti; ossigeno: una parte.
Se una delle più semplici di tutte le sostanze create può assumere contemporaneamente tre forme distinte, pur rimanendo “una” in natura, a maggior diritto il Creatore di quella sostanza può presentarsi come Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè tre persone in un solo essere, senza affatto violare la logica o la ragione!
Uno sbaglio comune a coloro che si oppongono alla dottrina biblica dell’Iddio trino è il tentativo assurdo di disfarla matematicamente. La Torre di Guardia ragiona così: 1 + 1 + 1 = 3. Rispondiamo che la Bibbia non dice mai così, e che i cristiani non credono che “il Padre + il Figlio + lo Spirito Santo = Dio! ovvero che Gesù Cristo sia la terza parte di Dio.
Dio non è la somma di tre persone (1 + 1 + 1 = 1). Egli è trino (1x1x1 = 1), e benchè si manifesti in persone diverse, ognuna di esse è ugualmente partecipe dell’essenza di Dio.
A questo punto ci conviene illustrare con diversi esempi l’esistenza di “unità composta” nelle nostre esperienze:
mente indispensabile nel totale indivisibile. Lo spazio è tre in uno. Ciò che vale per lo spazio può altrettanto valere per Iddio trino rivelato nella Bibbia.
La luce non è il suono ed il suono non è il calore. Eppure, come abbiamo tutti imparato a scuola, la luce è corrente elettrica, e il calore è corrente elettrica, ed il suono è corrente elettrica. In altre parole siamo di fronte a un altro esempio dell’unità composta.
Una volta era un giorno ” dell’anno prossimo”, poi “del mese prossimo”, poi “domani”. Ben presto, comunque, diventa “ieri” e poi “la settimana scorsa” ecc… Il futuro è invisibile e sconosciuto tranne nel momento in cui si manifesta nel presente, subito dopo diventa ancora una volta invisibile. Il tempo quindi è un’unità composta perchè non può esistere senza futuro, presente e passato.
Da questi pochi esempi dell’unità composta ci accorgiamo subito che la Torre di Guardia sbaglia nell’asserire che la dottrina dell’Iddio trino è irragionevole. La verità palese, come abbiamo dimostrato, è tutt’altro.
Dio, nel Padre, è la sorgente invisibile; si fa visibile soltanto nel Figlio, poi diventa invisibile ancora una volta, mentre il Figlio opera per mezzo dello Spirito Santo. L’Iddio rivelato nella Bibbia è uno, ma si tratta di un’unità composta. Tutto questo è un mistero, è vero, ma non dovrebbe essere ugualmente una pietra d’intoppo per noi.
2) La parola “mistero”
A quanto pare, la Torre di Guardia ha tanta difficoltà nel capire questo termine. E’ vero che nella storia la parola “mistero” ha provocato tanti malintesi, e molti credono che il suo uso sia soltanto una cattiva scusa per affermare cose strampalate ed assurde. Comunque, quando la usiamo noi, non la usiamo in questo modo.
Gli scienziati che investigano la natura dell’universo fanno degli esperimenti che talvolta portano a risultati apparentemente contraddittori (un esempio pertinente sarebbe il comportamento degli elementi come onde e particelle). Lo scienziato ora ha un problema. Egli non riesce ad armonizzare i risultati; eppure i risultati ci sono, e questa è la cosa più importante. Oggi la scienza si accorge che l’universo non può essere concepito appieno dalla mente umana. Esso è un mistero. Di questi fatti contraddittori ce ne sono tanti.
Perciò, quando adoperiamo il termine “mistero”, intendiamo riferirci a qualcosa che non può essere afferrata completamente dall’intelletto umano. Se invece, volessimo credere soltanto a quello che si può capire appieno, il prezzo sarebbe molto elevato. Dovremmo negare tanti fatti palesi. Lo scienziato potrebbe ignorare una serie di dati e avere senz’altro una spiegazione soddisfacente di certi fenomeni; ma le spiegazioni di questo genere non possono essere facilmente un sostituto della verità.
Ora, se la scienza testimonia dell’incapacità dell’uomo di capire l’universo, e anche se stesso, come può capire a fondo la natura di Dio? L’unica sorgente della verità a cui possiamo riferirci è la rivelazione di Dio, la Bibbia; e se questa c’insegna cose che non riusciamo ad afferrare nella loro pienezza, dobbiamo per questo rifiutarle?
Se indietreggiamo davanti alle dichiarazioni chiare della Bibbia soltanto perchè non possiamo capirle fino in fondo con la nostra ragione umana, diventiamo proprio come lo scienziato che ignora una parte dei suoi risultati scientifici. Cristo è Dio e uomo perchè la Bibbia lo afferma. Non ci ha chiesto di capirlo a fondo, ma siamo chiamati ad accettare la testimonianza biblica.
3) La Torre di Guardia si schiera contro l’Incarnazione e ledue nature di Cristo
A tale riguardo vogliamo esaminare Fil. 2:5-11. Abbiamo già osservato nella prima parte di questo studio quanto è falsa la traduzione che il “Nuovo Mondo” fa di questo brano.
Ora vogliamo osservare più da vicino l’insegnamento contenuto in queste parole meravigliose.
L’Apostolo Paolo ci vuole dimostrare che l’esempio supremo del “medesimo sentimento” di umiliazione si trova proprio nell’abnegazione totale del Figlio di Dio. Nel farlo, Paolo ci fa una rivelazione sublime del fatto straordinario dell’Incarnazione. Il brano ci mostra le due nature del Figlio di Dio: umana e divina:
La natura divina: “Il quale, essendo in forma di Dio… (v.6). Il participio “huparchon” (“essendo” o “sussistendo”) indica che Egli era già in esistenza prima che si facesse uomo.
Si potrebbe tradurre la parola greca, “rimanendo o non cessando di essere”. Il Prof. J. Gwynn dice: “Il tempo (imperfetto) messo in contrasto con gli aoristi (tempi passati remoti) che seguono pone in risalto la continuità indefinita dell’essere” (“The Epistle to the Philippians”, Speaker’s Commentary).
Le parole “in forma di Dio” sono importanti. Cristo aveva la forma di servo (vs.7) perchè era vero servo; altresì ha la forma di Dio perchè è vero Dio. Il termine designa la natura e l’essenza della Deità. Lo studioso Bengal scrive: “La parola ‘forma’ è diversa dalla parola ‘esteriore’ (schema) del versetto 8 in quanto ‘forma’ designa ciò che è intrinseco ed essenziale, mentre ‘esteriore’ parla di ciò che è esterno e fortuito” (“Gnomen”, in loco). Queste parole hanno un significato simile a quelle di Colossesi 1:15 (“l’immagine dell’invisibile Iddio) ed Ebrei 1:3 (“essendo lo splendore della sua gloria e l’impronta della sua essenza”).
Nell’annichilirsi si vuotò dell’apparenza esterna e dei suoi privilegi quale Dio, ma non dell’essenza intrinseca che la parola “forma” implica.
Le parole “non reputò rapina l’essere uguale a Dio” possono essere tradotte “non reputò cosa da ritenere con avidità l’essere uguale a Dio”, quando gli si presentò l’alternativa di salvare l’uomo o di lasciarlo perire. “Harpagmos” (“rapina”) dev’essere intesa in senso passivo. Egli non giudicava l’essere uguale a Dio, per quanto riguarda la maestà, un tesoro da essere tenuto fermamente o qualcosa da essere sfruttata per il proprio vantaggio.
La natura umana: “Ma annichilì se stesso… ma si vuotò di se stesso” (v.7). La parola “kenos” indica un abbassamento completo. Il Figlio di Dio preferi svuotarsi dell’apparenza esteriore e dei privilegi che si addicevano a Lui, essendo uguale a Dio, per poter prendere la forma di uno schiavo e compiere la redenzione. Egli si spogliò delle insegne di Maestà e si vesti con gli stracci della natura umana, “divenendo simile agli uomini (si veda Ebrei 2:7).
Il suo annichilimento volontario presuppone la Sua pienezza quale Dio. Si vuotò non della sua pienezza ma della sua altezza, cioè, della gloria e dell’esercizio delle sue prerogative di Deità.
La “forma di servo” lo distinse nei giorni della sua umiliazione. Fu allevato in famiglia povera, lavorando probabilmente col padre come falegname. Tutta la sua vita fu piena di povertà e di disgrazia. Non ebbe luogo dove posare la testa per riposare, visse delle elemosine, fu un “uomo di dolore, familiare col patire” (Isaia 53:3). Non apparve con nessun segno di gloria o di onore, e, come servo fedele, fece sempre la volontà di Suo Padre. Così la “forma di Dio”‘ in terra non fu mai rivelata; eppure, anche nella sua “forma di servo”, Egli manifestò la gloria morale di Dio (Giov. 1:14).
“Ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce” (v.8). Le parole “ed essendo trovato nell’esteriore” non sminuiscono e non detraggono nulla alla sua vera umanità, anzi avvalorano il fatto essenziale che si tratta di Dio in carne.
La totalità di questo abbassamento dell’Iddio vivente si esprime nella sua ubbidienza “fino alla morte” (si veda Isaia 53: 12). Con questa morte toccò il gradino più basso della sua umiliazione. Maledetto, bestemmiato, afflitto, pieno di dolore, il corpo inchiodato pendente dal palo: la morte di un malfattore e di uno schiavo. Uno spettacolo pubblico che l’universo vide in quel giorno. Quanto grande fu la condiscendenza del beato Figlio di Dio!
La sua esaltazione quale uomo: Se i versetti 7 e 8 parlano dell’abbassamento, i versetti 9-11 ci parlano della sua esaltazione. Esaminiamo quattro cose:
Tutto il creato dev’essere sottomesso a Lui. Tutte le cose celesti e terrestri, i vivi e i morti, fanno parte del regno vasto di Cristo: il cosmo, la terra e gli abitanti dell’ades. Ecco una specie di onore che è dovuto solo a Dio (si veda Isaia 45:2-23).
4) Il Padre è maggiore di Me
Giov.14:28. In questo versetto il Signore Gesù parla come uomo, e, come tale, dice che il Padre è “maggiore” di Lui.
La parola “maggiore” nel greco è “meizon”. Se studiamo il versetto alla luce del contesto, comprendiamo facilmente in che senso il Signore Gesù si serve di questa espressione.
Per poter afferrare meglio l’idea, basterà ricordare un’altra parola greca: “kreitton” che viene usata, ad esempio, in Ebrei 1:4 per fare un confronto fra Cristo e gli angeli. In inglese essa è tradotta con “migliore” (la versione del re Giacomo); nella Riveduta, Diodati ecc… con “superiore”. Facendo un parallelo tra il confronto di Giov. 14:28 tra Gesù e il Padre, e quello di Ebrei 1:4 tra Gesù e gli angeli, un fatto sorprendente attira la nostra attenzione. Il Signore Gesì, in quanto Figliuolo dell’uomo che si è spogliato delle sue prerogative di Deità (Fil. 2:8-11) e che ha preso sembianza di schiavo, può dire in tutta verità: “Il Padre è maggiore di me”.
Questa parola “maggiore” è un termine esprimente quantità che indica una “posizione”; in nessun caso potrebbe essere inteso come un termine di paragone in quanto a natura, essenza, dignità.
Tuttavia, nel primo capitolo della lettera agli Ebrei, il paragone fatto tra il Signore Gesù e gli angeli riguarda manifestatamente la natura. Il termine “kreitton” descrive qualità, e afferma che Cristo è qualitativamente superiore agli angeli, perchè è il loro Creatore (Col. 1:16, 17). Poichè la sua intrinseca natura è quella divina (Giov. 8:58), Egli è qualitativamente Dio manifestato in carne, mentre, quantitativamente parlando, è limitato dalla natura umana e può dunque in tutta verità dire: “il Padre è maggiore di me”. Dovremmo tuttavia riconoscere che, se il Signore Gesù, nel testo di Giov. 14:28, avesse detto che il Padre era “migliore” (kreitton) di Lui, il problema sarebbe stato diverso; ma, in realtà, il confronto tra Cristo e il Padre, in quel contesto, e in quel versetto, indica chiaramente che Gesù parlava nella sua qualità d’uomo, e non dell’Iddio Figlio. E’ perciò perfettamente comprensibile che Egli dovesse umiliarsi davanti al Padre e dichiarare che, relativamente alla posizione in cui in quel momento si trovava, suo Padre era certamente maggiore di Lui. Pur accettando che il Presidente di una repubblica sia, in virtù della sua posizione ed autorità, un uomo più importante e “maggiore” degli altri, sarebbe, ciò nondimeno, tutt’altra cosa affermare una sua “superiorità” qualitativa sui suoi concittadini.
Alla stessa maniera, quindi, Gesù, l’incarnato Figlio di Dio, che, con un atto volontario, si spogliò delle sue prerogative intrinseche di Deità, poteva dire che suo Padre era maggiore di Lui “per posizione”, senza minimamente violare il suo proprio carattere di Deità.
A questo riguardo dobbiamo notare che Cristo non dice:
“Dio è maggiore di me”, ma bensì “Il Padre è maggiore di me”. E’ ancora più chiaro, quindi, che si tratta di posizione, e non di essenza. Le parole “maggiore di” in questo caso vogliono dire “di potenza maggiore e di autorità maggiore di” (si veda Giov. 4:12; 8:53; 10:29; 13:16; 1 Giov. 3:20).
5) Il capo di Cristo è Dio
1 Cor.11:3. La scrittura ci aiuta a comprendere il mistero della subordinazione nella Deità, prendendo come esempio la subordinazione della donna all’uomo: “Il capo della donna è l’uomo, e il capo di Cristo è Dio” (1 Cor. 11:3). In altre parole, Dio è il capo di Cristo nel medesimo modo in cui l’uomo è il capo della donna. Non si può dire che l’uomo sia un essere umano a maggior diritto della donna, per il semplice fatto che ne è il capo; nemmeno si può dire che la donna sia un essere umano a minor diritto dell’uomo, per il fatto di essergli subordinata. La questione della subordinazione non tocca minimamente la questione dell’essenza. Le cose stanno proprio cosi anche riguardo alla Deità, dove troviamo una perfetta uguaglianza nell’essenza, anche se c’è una differenza di posizione. Possiamo quindi dire che, benchè il Figlio sia, e sarà sempre, subordinato al Padre, tuttavia egli non è Dio in minor misura del Padre. Da ragazzo Cristo era subordinato a Giuseppe e Maria, ma ciò non vuol dire che Egli era di meno di loro perchè era loro subordinato. E se nella sostanza il Figliuolo è perfettamente uguale al Padre, pure, a causa del suo posto di umiliazione nel mondo, egli può dire: “Il Padre è maggiore di me” (Giov. 14:28).
6) Uno solo è buono, cioè Dio
Luca 18:18, 19. Questo brano non ha bisogno di una lunga spiegazione. Non dobbiamo pensare che il Signore Gesù muova un rimprovero al giovane, altrimenti avremmo torto a chiamare Gesù “buono”, mentre Egli stesso si chiamava a volte “buono” (ad esempio, “il buon Pastore”). L’idea di ciò che Cristo voleva comunicare al giovane ricco si può esprimere con una parafrasi: “Se tu credi che io non sia altro che un Maestro umano, perchè mi chiami ‘buono’? Nessuno è buono, salvo uno solo, cioè Iddio”. Il giovane non vedeva in Cristo che un maestro particolarmente dotato, e perciò non doveva servirsi della parola “buono” che spetta solo a Dio. Se egli invece avesse avuto il giusto concetto di Cristo, avrebbe ben potuto attribuire l’aggettivo “buono” al Signore, che lo avrebbe accettato. “Ma che cosa sono per te?’ gli chiese Gesù, ‘Dio o soltanto un maestro umano?”. Gesù cerca di portare l’uomo alla percezione della propria Deità, cioè vuol dimostrargli ciò che realmente si suppone che sia, quando si rivolge a lui l’appellativo “buono”.
7) Giovanni 5:19
I Testimoni si servono di questo versetto per provare che il Signore non era uguale al Padre. Ebbene, leggiamo con cura le parole: “Gesù quindi rispose e disse loro: In verità, in verità io vi dico che il Figliuolo non può da se stesso far cosa alcuna, SE NON LA VEDE FARE DAL PADRE; perchè le cose che il Padre fa, ANCHE il Figlio LE FA SIMILMENTE”.
Pensate un po’: se Gesù fosse soltanto un essere creato, come mai potrebbe “VEDERE” qualsiasi cosa che il Padre fa? Per di più, il versetto dice che ciò che il Padre fa,il Figlio lo fa “SIMILMENTE’. Come potrebbe farlo se fosse inferiore al Padre, e soltanto una creatura? Questo versetto dimostra dunque, ‘uguaglianza del Figlio che, per amore verso il Padre, agisce non autonomamente, ma in comunione col Padre.
8) Giovanni 6:57; Giovanni 5:26
La Torre di Guardia afferma che le parole di questi versetti dimostrano che il Signore Gesù non poteva essere assolutamente coeterno col Padre. A prima vista ciò potrebbe sembrare plausibile. Ma una volta collocate queste parole nel loro contesto, si vede subito che non possono significare che il Figlio di Dio abbia ricevuta esistenza dal Padre. Il testo di Giov.1:1 testimonia che “la Parola era Dio”; perciò l’eternità era intrinseca per natura alla sua esistenza. La conclusione logica dev’essere quindi che la “vita” dimorante in Dio come “Parola” entrò nel tempo sotto forma di “Figliuolo dell’uomo” (si veda 5:27; 6:53) e, attraverso questa operazione, il Padre, per l’azione dello Spirito Santo, permise al “Figliuolo dell’uomo” di avere “vita in se stesso”, la stessa vita che era eternamente sua per il suo stato di Parola eterna.
Dovrebbe essere chiaro che il Signore Gesù qui parla come uomo, il mandato di Dio, il Servo, e non in qualità di Dio. L’unità della Deità viene affermata in Giov. 6:57: “Io vivo perchè il Padre vive”.
9) Il solo vero Dio
Giov. 17:3. Non vi è che un solo YHWH rivelato a noi nella persona di Suo Figlio. ” Chi ha veduto me”, dice Gesù, “ha veduto il Padre …” (Giov. 14:9). La “vita eterna” è la conoscenza personale (ginosko) di due persone: il Padre e il Figlio.
Comunque, la Torre di Guardia sostiene che vi è più di un solo “vero Dio”! Crede che Gesù sia “dio potente” (Isa. 9:5), e, secondo la traduzione di Giov. 1:1 nella TNM. “un dio” (nella versione inglese). La Torre di Guardia non direbbe mai che Gesù NON è un VERO dio potente, perchè crede che YHWH è “vero” e che Gesù è “vero”. Tutti e due sono Dèi veri. Comunque, Giov. 17:3 afferma che vi è un “solo vero Dio (theos)”. Tuttavia, i veri cristiani credono in un solo Dio (Ef. 1:3, 17;1 Cor. 8:6; I Tim. 2:5, ecc.) il quale si è rivelato nella persona di Gesù Cristo che “è il vero Dio” (I Giov. 5:20).
Negli scritti neotestamentari, molti sono i passi che distinguono tra Gesù e Dio. Non vogliamo dire che questi testi provino che Gesù non è Dio; piuttosto essi riflettono il problema terminologico che ora noi stiamo dibattendo. Per lo ebreo “Dio” indicava Dio il Padre, Colui che è nei cieli, e non aveva senso per lui applicare questo appellativo a Gesù, il quale non era il Padre ed era venuto sulla terra per rivelare il Padre. Eppure, col passare del tempo, i primi cristiani si resero conto che Gesù era Dio benchè non fosse il Padre. Il testo greco di Ebrei 1:2 rende perfettamente l’idea:
“In questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante il suo Figlio”. Il testo mette in rilievo il carattere di Colui che parla. Dio parlò prima tramite servi e profeti, ma poi ha parlato nella persona del Figlio. Non più tramite profeti ma come Dio Figlio. Ripeto, il testo greco vuol dire che Colui che parla è Dio, ma non parla nè per mezzo di un altro, nè in qualità di Padre, ma in forma di Figlio. Questa idea concorda con Fil.2. Dio apparve in terra non come Padre, ma come Figlio.
10) I Testimoni obiettano
“Se Cristo fosse Dio, avrebbe pregato se stesso. Se Cristo fosse Dio, dovremmo dire che Dio è morto in croce. Se Cristo fosse Dio, chi avrebbe sostenuto l’universo durante i tre giorni in cui è stato nella tomba?”.
Ecco il grande problema che i Testimoni devono affrontare quando sono messi di fronte alla Deità del Figlio di Dio.
Come abbiamo visto, bisogna capire le due nature di Gesù (Dio e uomo) per afferrare che Gesù poteva indirizzarsi al Padre in preghiera perchè proprio come uomo pregava Suo Padre. Non offriva preghiera a sè stesso, perchè, come abbiamo constatato, vi è una distinzione reale fra il Padre e il Figlio. Ripeto, il Figlio, nella sua natura umana, pregava suo Padre.
Dio riconciliava a Sè il mondo in Cristo, e Colui che moriva in croce era l’uomo Gesù, e non la natura divina. L’unione mistica fra il Padre ed il Figlio è inspiegabile (si veda Giov.12:45: “Colui che mi vede, vede Colui che mi ha mandato”. traduzione di Weymouth; anche Giov. 13:20). L’Iddio Figlio sosteneva l’universo (Ebrei 1:3), mentre il suo corpo era nella tomba. Gesù moriva come uomo, ma, come Dio, sempre nel seno di suo Padre (Giov. 1:18), sosteneva il cosmo. Ripeto, davanti alla persona del Figlio di Dio, bisogna saper riconoscere le due nature: divina e umana. A quanto pare, La Torre di Guardia non vuole farlo, e da ciò deriva il suo problema.
La Bibbia non ci spiega come i due possano essere “uguali”, pur essendo separati, e come possano essere un solo Dio, pur non essendo la stessa persona. Ma lo insegna. E noi cristiani siamo contenti di accettarlo, avendo la certezza che Dio sa chi Egli stesso è: questo ci basta.
11) L’ignoranza di Gesù uomo
Marco 13:32. In questo passo Gesù dice di non sapere né il giorno nè l’ora della venuta del Figliuolo dell’uomo. Questo è un brano molto difficile a capirsi dato che tutti i vangeli attribuiscono a Gesù la capacità di conoscere le cose future. Gesù conosce ciò che accade altrove, al di là delle possibilità della vista umana (ad esempio, Giov. 1:48-49; Marco 14:13-14 e Luca 22:10; Matteo 17:24-27), e dichiara la sua conoscenza degli eventi futuri (Luca 24: 19-26; Giov. 2:19; Matteo 12:39-40; Giov. 6:70-71; Marco 14:21 e Giov. 13:18, 21) nel riferirsi alla distruzione di Gerusalemme e agli eventi dell’ultima generazione (Marco 13:14; Matteo 24:25; Luca 21).
Come possiamo allora spiegare la mancanza di conoscenza rivelata da Marco 13:32? Se la sua conoscenza appare limitata secondo le testimonianze evangeliche, tale limitazione dimostra semplicemente quanto grande fu ‘abbassamento divino nell’incarnazione: quindi quanto umana fu l’umanità di Gesù. Cirillo di Alessandria scrisse a questo riguardo: “Abbiamo ammirato la sua bontà nel fatto che, per amor nostro, non si è rifiutato di abbassarsi fino ad assumere tutto quello che appartiene alla nostra natura umana, non esclusa l’ignoranza”.
Se i teologi della Torre di Guardia mettono in rilievo i limiti della conoscenza di Gesù, questo ci fa vedere ancora meglio che Dio ci ha tanto amati da assoggettarsi alle nostre più dolorose miserie. Come uomo e servo fedele di Suo Padre, Gesù diceva soltanto le cose che aveva ricevute dal Padre (Giov. 8:28; 5:20).
12) “Mi è stata data”
Matt. 28:18. Questo versetto ci presenta il Signore Gesù come mediatore. Come tale Egli è il destinatario, il beneficiario dell’autorità che il Padre gli conferisce. Ma può Egli essere il destinatario di “OGNI PODESTA’, in cielo ed in terra”, se non possiede gli attributi della Deità per poterla sostenere e per poterla esercitare? Un essere finito, beneficiario di TUTTA L’AUTORITA’ sull’universo rappresenta un mistero molto più grande della dottrina biblica della Deità; è una contraddizione di termini.
13) “Sarà sottoposto”
1 Cor. 15:24-28. Per capire il versetto 28, dovremmo leggere il testo dal versetto 20 fino al 28. Uno dei ministeri più grandi di Cristo è quello di mediatore alla destra del Padre (Atti 2:34; Ebrei 1:13). Tutto ciò che il Padre e il Figlio fanno è in armonia perfetta. Non vi è uno spirito di gelosia fra di loro. Ma il tempo di questo ministero ha avuto un inizio e avrà una fine: esso ha dei confini precisi, da entrambi i lati, con l’eternità. Durante il suo ministero Cristo ha ricevuto dal Padre il compito di sottoporgli ogni cosa. Quando questo tempo avrà termine (alla fine del regno messianico del Signore Gesù), noi entreremo nell’eternità. Allora non ci sarà più bisogno che Cristo ci faccia da mediatore, e che in tale sua qualità Egli sia subordinato al Padre. In quel momento, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo saranno di fatto “Dio, tutto, in tutti”.
Come abbiamo visto in Fil. 2:9-11, il Signore Gesù è stato innalzato quale “Figliuolo dell’uomo”. Sempre in qualità di uomo Egli, per l’autorità ricevuta dal Padre, sottopone ogni cosa ai suoi piedi. Durante questo governo, Cristo compie un’opera mediatrice fra Dio, il mondo e l’universo. Quando avrà sottoposto ogni cosa a Sè, Cristo (sempre quale Figliuolo dell’uomo) “si sottoporrà” (così traduce Conybeare in “Le epistole di Paolo”) a Dio, cosicchè ‘Iddio trino regnerà direttamente sull’universo, nell’eternità, affinchè “Dio sia tutto in tutti” (si veda I Cor. 12:4-6; Col. 3:11; Fil. 2:5-11; Giov.5:22-23).
Malcom Coffey, nella rivista “Ricerche Bibliche e Religiose” (Anno IX, No. 4, p. 32), ci espone una sua idea interessante. Egli scrive: “Nel I Cor. 15:27 è reso chiaro che, nel sottomettere tutto al Figlio, il Padre ne è eccettuato. Quindi è chiaro che non v’è stato mai un tempo, da quando il Verbo si svuotò della sua gloria ed assunse la posizione di “sottomesso” al Padre, che il Figlio non fosse subordinato al Padre (e lo è tuttora). Pertanto, è pacifico che l’espressione “si sottometterà”, del versetto 28, va inteso alla luce del 24 dove questa “sottomissione” si articola nel CONSEGNARE IL REGNO conquistato, nel compimento della missione affidatagli dal Padre. Quindi, la forza del verbo “si sottometterà” del versetto 28, è assai addolcita dallo stesso contesto immediato che dice IN CHE MODO avverrà la “sottomissione” del versetto 28.
“Nulla v’è, in 1 Cor. 15 o altrove, che ci spieghi ogni minimo particolare di come saranno le cose dopo la consegna del regno al Padre. La nostra informazione esplicita ci porta solo fino a quel momento della consegna, salvo che l’espressione “affinchè Dio sia tutto in tutti non abbia implicazioni che non vengono particolareggiate. Comunque, va notato che, a questo punto, nel passo non si parla più di “Padre”, ma di “Dio”. Non si dice: “affinchè il Padre sia tutto in tutti”, bensì: “Dio sia tutto in tutti”.
Una sintesi della dottrina di Gesù Cristo
Tanto per riassumere tutto quello che è stato scritto fin qui sulla dottrina di Gesù Cristo, lasciamo che Malcom Coffey concluda questo capitolo con il suo utilissimo schema:
1) Il Logos, che esisteva prima che il mondo fosse, era con Dio ed era Dio (Giov. 1:1).
2) Tramite il Logos, ogni cosa creata è stata creata, e senza di Lui nessuna cosa creata è stata creata (Giov. 1:3).
3) Nella Bibbia non esiste il minimo accenno ad un subordinazionismo del Logos PRIMA della sua incarnazione.
4) Quel Logos aveva una gloria con Dio Padre prima che il mondo fosse, che NON aveva durante il soggiorno fra gli uomini, qui sulla terra (Giov. 17:1-5).
5) Il mutamento DALLO stato di maggior gloria che aveva avuto ALLO stato di minor gloria, deve pure essere avvenuto in QUALCHE momento o periodo, visto che le “variate condizioni di gloria” (dalla maggiore alla minore) vengono asserite nella Scrittura. E’ stato Gesù stesso ad informarci chiaramente in Giov. 17:5 di che cosa si svuotò al tempo che “prese forma di servo”, cioè “la gloria che avevo presso di Te prima che il mondo fosse”. Ritengo che questo passo, giustamente inteso, faccia scomparire ogni difficoltà per quanto riguarda i famosi passi correttamente definiti “Espressioni subordinazioniste”. Alla luce del fatto che il Verbo (Logos) si svuotò SPONTANEAMENTE della gloria che aveva col Padre prima che il mondo fosse, allo scopo di compiere il necessario per la salvezza dell’uomo peccatore, v’è un’impeccabile logica ed armonia dei fatti, quando Gesù ed altri usano termini che esprimono subordinazione per Lui, mentre era sulla terra.
6) Se quel mutamento di gloria (dalla maggiore alla minore) non è avvenuto al tempo della”kenosis” ossia lo “svuotamento” di Fil. 2:7, la Bibbia mantiene un silenzio assoluto in merito al QUANDO di quel mutamento.
7) Ma, contemplando quella”kenosis” come atto compiuto al momento dell’incarnazione del Logos, e quindi la umiliazione della Parola al tempo in cui il Logos prese forma d’uomo e di Unigenito Figlio NEL e DAL seno di Maria, vedo una perfetta coincidenza di circostanze per adempire ogni requisito, sia per la “kenosis” che per l’incarnazione del Logos quale Figlio (ma sempre Logos) di Dio in terra.
8) Avvenuto ciò, c’è da aspettarsi naturalmente, in questa nuova relazione di “Figlio al Padre” (il quale viene man mano identificato come “Gesù”, “Messia”, “Cristo”, “Unigenito”, “Salvatore”, ecc.), che Egli ASSUMA una “condizione” o “relazione” di SUBORDINATO. Ma L’ASSUNZIONE di questa condizione o relazione non implica affatto che questa subordinazione esistesse nella “preesistenza” del Logos. Anzi, il fatto stesso che l’ASSUME testimonia proprio il contrario.
9) Alla luce di quanto sopra, ogni problema scompare quando leggiamo le espressioni subordinazioniste come CONSEGUENZA NATURALE DELLA KENOSIS descritta in Fil. 2:7.
10) Ma non finisce qui! Avvicinatosi Gesù alla fine del periodo della sua subordinazione terrestre, Egli, nella cosiddetta “preghiera sacerdotale” di Giov. 17, chiede di essere restaurato a quella gloria che aveva avuto con il Padre prima che il mondo fosse. A questo punto riporto la traduzione integrale di Giov. 16:28-29 fatta da Fausto Salvoni. E’ Gesù che parla: “Io sono venuto dal Padre e sono giunto nel mondo, di nuovo lascio il mondo e me ne vado al Padre. Gli dissero allora i suoi discepoli: Ecco ora parli apertamente senza usare alcuna similitudine”. Gesù segna QUATTRO TAPPE: 1) Venuto dal Padre, 2) Giunto nel mondo, 3) Lascia il mondo, 4) Se ne va al Padre.
11) Ora, questa restaurazione alla pristina gloria che aveva avuta con il Padre è l’antitesi della famosa “kenosis” (svuotamento) a cui Egli si assoggettò in Fil. 2.
12) Che la risurrezione e l’ascensione di Gesù siano tempi importantissimi in questa restaurazione a maggior gloria, nessuno vorrà negare.
13) Che la sua comparsa da “agnello degno di aprire i suggelli” (Apocalisse capitoli 5 e 7) faccia parte, in ordine cronologico, di quella restaurazione alla sua gloria primitiva, a me pare pacifico.
14) Ma Paolo apostolo, per ispirazione dello Spirito Santo vuole che il “tocco finale” al periodo di subordinazione abbia luogo quando il Figlio, Vincitore assoluto dei nemici di Dio, rimetterà ogni cosa nelle mani del Padre (1 Cor. 15:20-28). Solo allora cesserà la relazione di ORDINANTE e SUBORDINATO, relazione che fu assunta volontariamente dal Logos al momento di svuotarsi della gloria di essere “uguale a Dio”, espresso nel brano paolino di Fil. 2. Dal momento che il Figlio (“relazione provvisoria e subordinata”) rimetterà ogni cosa nelle mani del Padre, sarà completamente esaudita la preghiera di Gesù in Giov. 17:5. Nemici vinti, avendo il subordinato compiuto il compito assegnatogli e volontariamente assunto, non vi sarà più bisogno della relazione di “ordinato” e “volontariamente subordinato”. Il Logos tornerà alla sua gloria primitiva con alle spalle un compito eseguito alla perfezione in forma di servo (en morfèdoùlou), e sarà come in Giov. 1:1-3 con Dio e, allo stesso tempo, Dio, senza ulteriore bisogno di distinzione fra Ordinante e Subordinato, relazione di disparità che non abbiamo motivo biblico di credere che esistesse prima della kenosis’ di Fil. 2:5 ss.
Spero che la veracità della Deità del Figlio di Dio sia stata ampiamente dimostrata in questo breve studio, e che le obiezioni abbiano perso il loro valore. Ora voglio concludere con cinque considerazioni importanti:
1) L’unitario dichiara di essere d’accordo con l’affermazione che “Dio è amore”. Ma queste parole non hanno un significato vero se Dio non è almeno due persone. L’amore è qualcosa che una persona mostra a un’altra persona. Se Dio fosse una persona sola, allora, prima della creazione dell’universo, egli non sarebbe stato amore. Se l’amore è proprio dell’essenza di Dio, allora Egli deve amare sempre, ed essendo eterno, Egli deve aver posseduto un oggetto eterno del suo amore. Inoltre, l’amore perfetto è possibile soltanto tra pari o simili. Come l’uomo non può soddisfare o realizzare la sua piena capacità di amare con gli animali, cosi Dio non può soddisfare o realizzare il suo amore con l’uomo o con qualsiasi altra creatura. Essendo infinito, Egli deve aver posseduto un oggetto infinito del suo amore, un “alter ego”, o, per usare il linguaggio tradizionale della teologia cristiana, un Figlio consustanziale, coeterno e coeguale.
2) Un essere umano diventa conscio di quello che è soltanto quando si distingue da quello che egli non è. Ebbene, la dottrina biblica di Dio indica che sin dall’eternità il Padre e il Figlio erano persone distinte, capaci di conoscersi l’un l’altro e di auto-conoscersi. Il cristiano, quindi, non ha difficoltà a credere che Dio fosse conscio di Sè anche prima della creazione dell’universo, vale a dire, prima che un “non -io”, dal quale egli potesse distinguersi, fosse creato.
L’unitario, invece, ha difficoltà a dimostrare che Dio possa essere conscio di Sè eternamente; in altre parole, a capire che Dio abbia potuto dire “Io” quando non c’era un’altra persona, un oggetto eterno, al quale potersi rivolgere dicendo “Tu”.
3) La credenza nell’Iddio trino non è contraria alla ragione, bensì va oltre la ragione. Se Dio potesse essere concepito appieno dalle nostre menti finite, non sarebbe degno di chiamarsi Dio. Quando l’uomo inventa una cosa, è poi in grado di spiegarla appieno in termini umani. Quindi, se i cristiani avessero inventato la dottrina dell’Iddio trino, ora sarebbero capaci di spiegarla fino in fondo. Ma proprio perchè non si tratta di una invenzione umana, ma di una rivelazione divina, non riescono ad afferrare appieno il mistero della Deità.
4) Parlando dell’unità dell’Iddio trino, è necessario che non abbiamo presente soltanto il concetto di unità che ci fornisce la matematica, per il quale uno e tre sono fra loro inconciliabili in quanto si riferiscono a categorie diverse. Vi sono altri concetti di unità, ad esempio quello che possiamo ricavare dall’estetica, la quale ricerca l’unità in un quadro che potrebbe essere “La Primavera” del Botticelli, o un altro. Si può poi citare l’unità organica: elementi diversi, riuniti in un unico organismo, quanto più in cima alla scala animale, tanto più complesso. E, per venire a quello che ci interessa: se gli elementi della Deità sono persone nel senso pieno della parola, allora l’unità della Deità deve oltrepassare in intensità le unità minori conosciute in terra. Le unità terrestri sono analogie imperfette rispetto a quella divina.
5) Se Gesù non è vero Dio, allora noi non conosciamo Dio. Anche se Gesù fosse stato la creatura più perfetta, molto più perfetta di tutte le altre, egli avrebbe potuto dirci soltanto cose di seconda mano su Dio, che in realtà rimarrebbe quasi altrettanto distante da noi quanto il “motore immobile” di Aristotele. Questo Dio potrebbe essere stato così sensibile alla storia umana, da mandare un salvatore, ma tutto ciò non gli sarebbe costato nulla, almeno personalmente. Soltanto se Gesù è da Dio, l’amore di Dio è cosi vero, che ha dato Se Stesso per noi. Solo se Gesù è da Dio, è peculiare della sua natura redimere la creazione che ha portato all’esistenza.
Unicamente se Gesù è da Dio, possiamo conoscere Dio, perchè è in Gesù che lo vediamo riflesso in termini comprensibili per noi. D’altra parte, se non comprendiamo anche che Gesù è stato veramente uomo, non possiamo capire la profondità dell’amore di Dio.
(Apoc. 7 e 14)
Vi sono diverse osservazioni che vogliamo fare per quanto riguarda i 144.000 individui nominati in questi due capitoli. Prese individualmente, queste osservazioni danneggiano molto la posizione della Torre di Guardia; prese insieme, la distruggono completamente. Le osservazioni sono: 1) La successione degli eventi del cap. 7, nel contesto dei sette suggelli; 2) La posizione e il carattere delle 144.000 persone, nel capitolo 14; 3) I due gruppi del capitolo 7: i 144.000 in terra, e “la grande folla” nel cielo.
1) La successione degli eventi di Apoc. 7, nel contesto deisette suggelli
Allo scopo di interpretare bene l’Apocalisse, bisogna capire la posizione e il significato dei “sette suggelli’ che vengono aperti dal Signore Gesù nei capitoli sei e otto. Pare che l’ordine degli eventi, in questi capitoli dell’Apocalisse, sia molto simile a quello di Matteo 24.
Ecco un possibile schema:
1) Anticristo – Apoc. 6:1-2
2) Guerre – Matt. 24:7-8; Apoc. 6:3-4
3) Carestie – Matt. 24:7-8; Apoc. 6:5- 6
4) Pestilenze, morte – Matt. 24:7-8; Apoc. 6:7-8
5) Tribolazione – Matt. 24:9,21; Apoc. 6:9-11
6) Segni celesti – Matt. 24:29-30; Apoc. 6:12-17
7) Seconda venuta – Matt. 24:31; Apoc. 8:1 segg.
Il capitolo sette dell’Apocalisse è una parentesi fra il sesto e il settimo suggello. Nel quinto e nel sesto suggello abbiamo la Grande Tribolazione e i segni celesti che provocano il terrore e la paura sulla terra. Il settimo suggello è quello che annuncia l’ira di Dio e alla fine culmina nella seconda venuta, o presenza, di Cristo.
Quindi, pare chiaro che i due gruppi del capitolo sette sono posti dopo la Grande Tribolazione, perchè questa appare nel quinto suggello (capitolo 6:9). Il contesto lo conferma, perchè, quando l’Apostolo Giovanni, nel capitolo sette, chiede l’identità della grande folla, la risposta è: “Questi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione… (Apoc. 7:14. TNM). Perciò la Grande Tribolazione è chiaramente passata quando Giovanni vede queste persone. Per di più, per quanto riguarda il primo gruppo di 144.000 persone, si alza il grido: “Non danneggiate la terra né il mare, nè gli alberi, finchè non abbiamo suggellato gli schiavi del nostro Dio sulle loro fronti” (vs. 3., TNM). Comunque, questo danneggiare la terra, il mare e gli alberi accade nel capitolo seguente (8:7-8) a cagione del giudizio di Dio, sotto il settimo suggello (cap. 8:1). Logicamente, il suggellamento dei 144.000 avviene immediatamente prima del settimo suggello. Non è allo scopo di proteggere i 144.000 della Grande Tribolazione, perchè quella si è già verificata sotto il quinto suggello. Il suggellamento è allo scopo di identificare e proteggere i 144.000 dai giudizi di Dio che stanno per cadere sulla terra, il mare e gli alberi descritti nel capitolo otto.
Gli eventi qui ricordati sono ovviamente ancora nel “futuro”, (dopo la Grande Tribolazione e prima del grande giorno dell’ira di Dio sotto il settimo suggello), e quindi, dal nostro punto di vista, devono ancora verificarsi. Perciò, come può la Torre di Guardia applicare il numero di 144.000 alla cosiddetta “classe celeste”, quando, per loro stessa confessione, la maggior parte di queste persone fra i Testimoni sono già morti? Sembra più che palese che il cap. 7 dell’Apocalisse non abbia niente a che fare con l’interpretazione della Torre di Guardia, ma ci rappresenta una scena ancora futura con 144.000 persone che sono TUTTE VIVE IN QUEL MOMENTO “sulla terra” (7:3), e che sono suggellate da Dio, dopo la Grande Tribolazione, per i giudizi che cadranno sotto il settimo suggello.
2) La posizione e il carattere dei 144.000 in Apocalisse 14
La scena si svolge sul monte Sion dove l’Agnello sta in piedi. Questo senz’altro è il Sion celeste, perchè Cristo non scende su quello terrestre finchè gli eventi dei versetti 17-20 non si siano verificati. L’ultima visione del capitolo 14 probabilmente è la stessa che viene dipinta nel cap. 19:11-21 dell’Apocalisse, e anche in Isaia 63:1-6.
Il cantico che queste persone intonano sale “DAVANTI AL TRONO e davanti alle quattro creature viventi e alle persone anziane…” (Apoc.5:3). Questa frase “davanti al trono” indica, sempre nell’Apocalisse, la presenza intima di Dio, quindi essa conferma, a quanto pare, la presenza nel cielo di questo gruppo.
La frase si ripete diverse volte nell’Apocalisse, e penso che valga la pena controllare:
Apoc. 1:4 “… dai sette spiriti che sono dinanzi al trono”. Questo è il luogo dove stanno il Padre, lo Spirito ed il Figlio.
Apoc. 4:5,6: Qui vediamo le frasi: “dal trono”, “in mezzo al trono”, “intorno al trono” e “davanti al trono”. Quest’ultima non può essere dissociata dalle altre. Se il mare di cristallo che è “davanti al trono” potesse trovarsi altrove che in cielo, allora potrebbe indicare un’altra regione. La sua posizione, però, indica senza dubbio la presenza di Dio nei cieli. L’Agnello, gli anziani, le quattro creature viventi sono presenti.
Apoc. 4:10: “Le ventiquattro persone anziane cadono davanti a Colui che siede sul trono e adorano colui che vive per i secoli dei secoli, e gettono le loro corone davanti al trono”. Ovviamente gli anziani non agiscono in modo tale sulla terra, ma piuttosto nella presenza intima di Dio.
Apoc. 7:9,11,15: La “grande folla” che viene “dalla grande tribolazione” è “davanti al trono di Dio” (vs.15), in lunghe vesti rese bianche dal sangue dell’Agnello. Dio si trova “sul” trono; queste persone sono “davanti” al trono; gli angeli sono in piedi “intorno” al trono (vs.11) e con gli anziani e le quattro creature, essi cadono “davanti al trono” (VS.11). Apoc. 8:3: Questa è una scena celeste, perchè l’angelo prende “il vaso d’oro per l’incenso”, lo riempie col fuoco dall’altare d’oro che è “davanti al trono”, e lo getta (scagliò) sulla (“nella” eis) terra; quindi egli non era in terra, e neanche l’altare.
Apoc. 14:3: Non vi è la minima ragione di cambiare il senso della frase in questo brano, perchè anche qui la posizione dei 144.000 è il luogo dove sono poste le “quattro creature viventi e le persone anziane…” (v.3).
Due altri fatti possono essere accennati allo scopo di dimostrare che questi 144.000 sono in cielo. Viene detto di essi che sono stati comprati “di fra il genere umano” (vs.4, TNM), che indica che sono stati portati via dal luogo dove erano stati comprati. Il testo originale greco è:
“via di fra gli uomini?” In secondo luogo, queste persone seguono “Agnello ovunque vada” (v. 4, TNM). Nell’originale è usato il gerundio presente: “Questi sono quelli che seguendo l’Agnello… cioè, in quel momento. Però, in quel momento, l’Agnello è ancora nel cielo, perchè il testo ci fa vedere che Egli non verrà finchè non ci sarà il periodo della raccolta. Quindi, possiamo concludere che la posizione di questo gruppo di 144.000 persone è chiaramente nel cielo. In quanto al loro carattere e identità, dobbiamo osservare che sono chiamati “le primizie” a Dio e all’Agnello, (v.4).
Nell’uso biblico, “le primizie” significano primi frutti seguiti da altri. Le primizie sono l’indicazione di una più grande raccolta che verrà. In che senso, allora, sono questi 144.000 le primizie? Se fossero gli stessi del capitolo sette, essi sarebbero il primo grande gruppo della nazione d’Israele che si rivolgerà al Signore negli ultimi tempi. Se invece rappresentassero tutti i redenti d’Israele, essi sarebbero le primizie delle nazioni che si pentiranno in seguito e che accetteranno Cristo. Se, invece, rappresentassero tutta la chiesa, essi sarebbero le primizie di una grande raccolta durante il millennio.
3) I due gruppi di Apoc. 7: i 144.000 in terra e la “GrandeFolla” nel cielo
Nel capitolo sette dell’Apocalisse ci vengono presentati due gruppi distinti. Il primo gruppo è nominato nei versetti 1- 8 e raggiunge il numero di 144.000; il secondo gruppo è menzionato nei versetti 9-17 ed è chiamato “la grande folla” che nessuno potrebbe contare (v.9). Chi sono questi due gruppi?
Il primo gruppo è “ebraico”. I 144.000 sono delle tribù di Israele, 12.000 per ogni tribù. Non sembra che siano simboliche, perchè le tribù sono chiamate per nome. I Testimoni affermano che queste persone appartengono alla chiesa, il che non è giusto, perchè se fossero tali, esse sarebbero “i figli di Abrahamo” e non d’Israele (Gal. 3:29). Se prendiamo il numero 144.000 letteralmente, dobbiamo necessariamente intenderlo, anche dal punto di vista esegetico in senso letterale; cioè “di ogni tribù dei figli d’Israele”.
Se si obietta che il numero di 144.000 della nazione d’Israele sarebbe troppo poco, basta ricordare le parole di Dio: “Poichè, quand’anche il tuo popolo, o Israele, fosse come la rena del mare, un residuo soltanto nè tornerà; uno sterminio è decretato…? (Isaia 10:22). Sembra infatti che la maggioranza della nazione d’Israele perirà sotto i terribili colpi dell’ultimo nemico di Dio, l’Anticristo (Salmo 83; Zacc.14; Isa. 28:14-21; Apoc. 12:6,13- 17).
Dio non ha respinto il popolo da Lui eletto ab antico (Rom. 11:2,5). Lo ha soltanto posto fuori della Sua grazia per un periodo, allo scopo di allargare la grazia ai Gentili. Comunque, quando il periodo della grazia per i Gentili sarà compiuto, tutto Israele sarà salvato (Rom. 11:22,26). Il secondo gruppo è dei “Gentili” (vs. 9). Questa grande moltitudine viene da “ogni nazione e tribù e popolo e lingua” (v. 9). Queste persone sono venute “dalla grande tribolazione” e sono dei martiri cristiani dell’ultimo periodo dell’Anticristo.
Il primo gruppo è visto SULLA TERRA! Leggiamo: “… vidi quattro angeli della TERRA, che trattenevano i quattro venti della TERRA, affinchè nessun vento soffiasse sulla TERRA nè sul MARE nè su alcun ALBERO. E vidi un altro angelo che ascendeva dal sol levante, avente il suggello dell’Iddio vivente; ed egli gridò ad alta voce ai quattro angeli ai quali fu concesso di danneggiare la TERRA e il MARE, dicendo: ‘Non danneggiate la TERRA nè il MARE nè gli ALBERI, FINCHE’ non abbiamo suggellato gli schiavi del nostro Dio sulle loro fronti’.E udii il numero di quelli che erano suggellati, centoquarantaquattromila…? (7: 1-4, TNM).
I giudizi del terzo versetto, che accadono sotto il 7° suggello (Apoc. 8:7-8), cadono “sulla TERRA”, e siccome i 144.000 sono suggellati contro questi, essi devono essere vivi quando i giudizi si compiono. Notate la parola “FINCHE'” del terzo versetto.
Il secondo gruppo è visto NEL CIELO. Questa conclusione è basata sulle seguenti considerazioni:
1) La grande moltitudine (folla) è dichiarata essere “davanti al trono di Dio” (vss. 9 e 15). Questa frase, come abbiamo già notato, si riferisce sempre alla presenza intima di Dio nel cielo (si veda Apocalisse 1:4; 4:5, 6; 4:10; 8:3; 14:3). L’esatta espressione è usata per gli anziani e gli angeli (capitolo 7:11).
2) Questa folla viene dalla (preposizione greca “ek”, “fuori della”) tribolazione sulla terra (v. 14), quindi non è più sulla terra, anzi queste persone sono nel tempio di Dio (v. 15) che è, secondo Apocalisse 21:22, la presenza dell’Iddio Onnipotente.
3) Dio stesso li conforta, e l’Agnello li ciba (vs. 17). L’Agnello, che è nel mezzo del trono, custodisce questa moltitudine e la guida “alle fonti delle acque della vita” (vs. 17) che è nel cielo (Apoc. 22:1). Quest’acqua si trova nella nuova Gerusalemme dove Dio abita col Suo popolo e dove Egli asciuga “ogni lacrima dai loro occhi’ (7:17; 21:4).
4) Colui che siede sul trono dimora in mezzo a questa grande folla, ed essa Gli rende sacro servizio (latreuo) (vs. 15).
5) L’espressione del vs. 15 “giorno e notte” è presa, a volte, come dimostrazione che questa scena non sia celeste. Comunque, questo falso ragionamento distorce la visione sublime dei cieli del capitolo 4, perchè nel cap. 4:8, è detto che le quattro creature viventi, che sono “in mezzo al trono e intorno al trono” (4:6). non hanno riposo “giorno e notte”‘. E’ ovvio che l’espressione vuol dire semplicemente un’unità di tempo che noi uomini possiamo ben capire. Essa si riferisce all’attività continua di adorazione da parte di queste creature (4:8) e degli esseri salvati (7:15).
Queste osservazioni dimostrano appieno che la Torre di Guardia sbaglia completamente quando insegna che la “Grande Folla” è la classe terrestre. Come abbiamo visto, la verità biblica afferma il contrario.
L’Israele di Dio
Galati 6:16. A questo punto bisogna ricordare che la Società della Torre di Guardia non vede nessun futuro profetico per Israele, e quindi “spiritualizza” i passi della Bibbia che si riferiscono a Israele, attribuendoli gratuitamente ai 144.000 della loro errata teologia. Questo li porta a concludere che Apocalisse 7:1- 4 non può riferirsi letteralmente agli Ebrei, ma deve piuttosto riferirsi a ciò che essi definiscono la “classe celeste”.
Sebbene noi prontamente ammettiamo che la Chiesa sia lo sbocco finale della storia ebraica (Geremia 31:31; Ebrei 8:8; 10:16-18) e che gli Ebrei non fedeli cessino di essere i veri membri della famiglia di Dio (Efesini 2:19) e siano strappati dal “ceppo” d’Israele (Rom. 9:6 e 11:17), è ugualmente vero che qualche volta il Nuovo Testamento usa il termine “Israele” riferendosi a quella parte della nazione ebraica che non crede, particolarmente quando parla della sua conversione, alla seconda venuta del Signore (Rom.11:25-27).
Inoltre, vi sono numerosi passi della Bibbia i quali indicherebbero che Israele, quale nazione, ha un futuro profetico:
Il Patto con Abrahamo: Deut. 30:3-5; Ezechiele 20:33-37, 42-44; Genesi 12:1-3, 6-7; 13:14-17; 15:1-21;17:1-14;22:15-18; Isaia 10:21-22; 19:25; 43:1; 65:8-9; Ezech. 34:24, 30-31; Mal. 3:16-18 ecc.;
Il Patto con il Re Davide: Isa. 11:1-2:55:3,11; Ger. 23: 5-8; 33:20-26; Ezechiele 34:23-25; 37:23-24; Osea 3:5; Mic. 4:7-8;
Il Patto della Palestina: Isaia 11:11-12; 65:9; Ezechiele 16:60-63; 36:28-29; 39:28; Osea1:10-2:1; Mic.2:12; Zacc. 10:6
Se, secondo la Società, i 144.000 individui dell’Apocalisse 7:1-4 rappresentano “la Chiesa”, e hanno preso il posto delle tribù che non esistono più, come può essa onestamente interpretare Luca 22:28-30, dove il nostro Signore dice che la vera chiesa “giudicherà le dodici tribù d’Israele?
Inoltre, sebbene siamo d’accordo che molti commentatori applichino Gal. 6:16 alla Chiesa, d’altra parte ce ne sono altri che mostrano che questa interpretazione non dovrebbe essere presa come una certezza. Citiamo due commentatori per dimostrare quanto è stato detto:
“Nella prima espressione, ‘E su quanti cammineranno secondo questa regola’, Paolo guarda specialmente, io penso, ai CREDENTI GENTILI, quali i Galati erano. ‘Questa regola’ è la regola della nuova creazione: Cristo stesso. Paolo aggiunge ‘pace sia su di loro, e misericordia, e sull’Israele di Dio’. Israele di Dio’ sembra essere usata qui, non come una espressione generale adatta per ogni santo della Chiesa, ma solo per i credenti in Israele, per quegli Ebrei, cioè, che hanno ripudiato le loro proprie opere e hanno trovato riparo solo in Cristo Gesù.” (“Letture sull’Epistola di Paolo ai Galati”, da W Kelly, pagg. 196,197).
“Io non penso che Paolo si stia riferendo alla Chiesa come tale, perchè si è riferito ad essa quando parlava della nuova creazione. Penso che egli riconosca come vero Israele le persone dell’Israele carnale che realmente accettano la testimonianza di Dio e si fidano del Salvatore provveduto da Dio (“Commenti all’Epistola ai Galati”, pag. 234 da H. A. Ironside).
(Giov. 10:16)
Il contesto di questo versetto ci fa vedere in maniera chiara e limpida che il Signore Gesù stava parlando delle Sue pecore; ma gli Ebrei non l’avevano capito (10:6 con 9:40, 41).
Egli inizia il suo discorso servendosi dell’antica allegoria delle pecore e del pastore. Se gli ebrei avessero capito l’Antico Testamento, avrebbero certamente apprezzato le Sue parole; ma è chiaro che lo stesso Antico Testamento era per loro alquanto oscuro. Ecco il ragionamento di Gesù:
1) Nell’Antico Testamento YHWH è il pastore d’Israele, ed anche dei credenti individui che sono considerati come pecore, (Salmo 23; 79:19; 80:1; 95:7; Ezech. 34:15; Salmo 119:176: Isa.53:6).
2) Vi sono anche pastori malvagi (Ger. 23:1 segg.; Ezech.34:1, 2; Zac. 11:17) dei quali gli Scribi ed i Farisei rappresentavano un tipico esempio nel periodo in cui insegnava Gesù (ad es. Giov. 9:13-41).
3) Il Messia sarà il Pastore unico del rimanente riunito (Ezech. 34:23; Ger. 23:5).
4) Però, non tutte le pecore che saranno raccolte (riunite) insieme, come uno, appartengono all’ovile d’Israele. Il buon Pastore ha delle altre pecore. Egli le ha ora nel senso che Gli sono state date dal Padre nel decreto della predestinazione dall’eternità (Giov. 6:37, 39; 17:6,24). Ecco il motivo per il quale possono essere chiamate” Sue pecore” anche prima che siano riunite.
5) Il gregge di Cristo (non era l’ovile ebraico con le sue restrizioni) non sarà mai più limitato a credenti fra il popolo ebraico. La Chiesa sarà internazionale. Tramite gli sforzi di Paolo apostolo ed altri grandi missionari che dovevano seguirlo sarebbero stati aggiunti alla chiesa altri credenti fra i Gentili. La grande benedizione della Pentecoste e l’epoca dell’evangelo che la seguiva sono qui predette (profetizzate).
6) In certo qual modo questo tema fu predetto anche nell’Antico Testamento (Gen. 12:3; Sal. 72:8,9; 87:4-6; Isa.60:3; Gioele 2:28; Zac. 2:11;Mal..1:11). Però nell’Antico Testamento, l’idea che gli eletti dei Gentili avrebbero una uguaglianza con gli eletti d’Israele non è sottolineata. L’idea che i Gentili sarebbero stati co-eredi e co-membri del Corpo di Cristo Gesù degli ebrei eletti, è il sacro segreto (il mistero) annunziato da Paolo (Ef. 1:9, 10;3:1-6).
7) La stessa idea è proclamata qui da Gesù. Notate che Egli non mena le pecore del paganesimo nell’ “ovile” d’Israele; ma riunisce insieme le pecore d’Israele e le pecore del paganesimo (delle nazioni) come un solo gregge. Gesù non parla mai di due classi distinte di questo gregge. Anzi, egli afferma che queste pecore (credenti in Cristo fra gli Ebrei e i Gentili) “diventeranno UN GREGGE”
Un fatto che meraviglia l’autore di questo libro è l’intransigente autoritarismo della Società della Torre di Guardia. E evidente che coloro che aderiscono a questa religione possano capire le Scritture solo come vengono interpretate dai capi della Società.
Anche se apparentemente i capi della Torre di Guardia asseriscono che la Bibbia è la loro unica autorità, di fatto dicono ai loro aderenti: voi dovete interpretare la Bibbia come noi vi diciamo, altrimenti dovete lasciare il movimento e correre così il rischio di una distruzione eterna! Come prova di questa accusa citiamo quanto segue:
1) Charles Taze Russell, il fondatore del Movimento, affermò che chiunque studia da solo la Bibbia, senza l’aiuto degli “Studies in the Scriptures” (“Studi sulle Scritture”) si sarebbe trovato ben presto in uno stato di oscurità spirituale.
Citiamo queste parole da “The Watch Tower”, 15 Settembre, 1910, pag. 298: “I sei volumi di Studi sulle Scritture sono praticamente la Bibbia, sistemata per argomenti, con testi biblici a loro sostegno…. Si tratta, pertanto, non di semplici commenti biblici, ma in realtà questi commenti sono la Bibbia…. Non si può conoscere il piano divino studiando solamente la Bibbia; anzi, quand’anche si lasciassero da parte gli Studi sulle Scritture, con lo scopo di tornare unicamente alla Bibbia, la nostra esperienza ci insegna che, dopo appena due anni, si tornerebbe nelle tenebre. Invece, leggendo semplicemente gli Studi sulle Scritture, con le loro note, anche senza leggere una sola pagina della Bibbia, due anni basterebbero per essere illuminati dalla sua luce” ni di Geova?
Ermanno Rostan, nel suo libretto “La Sfida dei Testimomi…”, osserva (pag. 4): “Il giudizio di Russell è presuntuoso, oltre che unilaterale. Nessuno il quale si accinga a studiare la Bibbia può fare a meno di un aiuto; ma il Russell è più che un aiuto, è l’interprete vero delle Scritture, colui che prende il posto dello Spirito Santo. E’ un pò troppo, sia pure per il fondatore della Società dei “Testimoni di Geova”! Perciò, non possiamo fare a meno di dissentire, per amore di verità».
2) Nel 1909 certi conduttori di corsi di studio dissero di non voler usare più le pubblicazioni della Torre di Guardia, ma soltanto la Bibbia. Russell stesso rispose in un articolo sulla Torre di Guardia: “La proposta sembra conforme alla Parola di Dio, ma non è così. E’ solo un tentativo di quegli insegnanti di interporsi fra il popolo di Dio e la luce divina che è provveduta sulla sua Parola”. (La Torre di Guardia, 1909, pag. 371).
3) Nel libro “Sia Dio riconosciuto verace”, gli autori ci informano che Gesù Cristo è colui che oggi provvede il cibo spirituale per il suo popolo, e che lo fa tramite lo strumento visibile che si chiama lo “schiavo fedele e discreto” (Matteo 24:45- 47, TNM): “Ciò mostra chiaramente che il Signore avrebbe adoperato una sola organizzazione, e non una moltitudine di diverse e contrastanti sette, per distribuire il suo messaggio. Lo ‘schiavo fedele e discreto’ è un gruppo di persone che seguono l’esempio del loro Capo. Questo ‘schiavo’ è il rimanente dei fratelli spirituali di Cristo. Il profeta di Dio identifica questi Israeliti, dicendo: ‘Voi siete i miei testimoni, dice Geova, e il mio servitore che io ho scelto” (Isa. 43:10).
“Dal 1918 d.C. in poi la classe di questo ‘schiavo ha proclamato il messaggio di Dio alla cristianità che si pasce ancora delle tradizioni religiose degli uomini. La verità in tal modo proclamata opera una divisione, come fu predetto, per cui quelli che accettano la verità sono presi e condotti al luogo di sicurezza, mentre gli altri sono abbandonati. Quelli che hanno ricevuto il favore di comprendere ciò che sta accadendo, e che han preso la determinazione di sostenere la Teocrazia di Geova, provano ora una indicibile gioia. La luce della sua verità non è limitata a un piccolo luogo, o a un angolo del globo. La sua proclamazione è mondiale. Nei trentatrè anni trascorsi dal 1919 al 1952 i Testimoni di Geova hanno distribuito più di mezzo miliardo di libri e di opuscoli, centinaia di milioni di riviste, trattati e fogli, e hanno dato centinaia di milioni di testimonianze orali, in più di 90 lingue” (pagine 193,194).
4) Come abbiamo già constatato nell’introduzione a questo libro, “la Torre di Guardia”, del maggio 1957, pagina 273, affermò che “… E’ per mezzo DELLA SUA ORGANIZZAZIONE CHE DIO PROVVEDE la luce per interpretare giustamente la Bibbia”.
5) All’ultima pagina del libro: “Divine Victory. Its Significance for Afflicted Humanity”, parlando del libro “La Verità che conduce alla Vita Eterna”, leggiamo: “Allora non potete fare a meno di leggere la nuova pubblicazione per lo studio biblico che indica INFALLIBILMENTE la via della vita eterna”. Ecco una dichiarazione della Società che indica che uno dei suoi libri è una guida INFALLIBILE alla verità.
Ora, da quello che abbiamo visto finora, certe cose emergono e diventano chiare:
Dovrebbe ora essere chiaro che, nonostante le pretese del Movimento di dipendere unicamente dalla Bibbia, la reale fonte di autorità dei cosi chiamati Testimoni di Geova è l’interpretazione della Bibbia data dagli “unti”‘ al Quartier Generale della Torre di Guardia, a Brooklyn, negli Stati Uniti. Per usare il loro linguaggio, i Testimoni insistono nel dire che la Società della Torre di Guardia è “lo strumento o canale impiegato da Geova per ammaestrare il suo popolo sulla terra” (“Qualificati per essere ministri”, pag. 329).
Tutti i cristiani, al di fuori della loro Organizzazione, sarebbero nelle tenebre, non importa se e quanto diligentemente studino le Scritture. Solo i Testimoni sono quelli che camminano nella luce, dal momento che i loro unti sono il canale di Dio per illuminare tutte le persone del mondo.
Invece di ascoltare realmente le Scritture, quindi, i Testimoni di Geova impongono con autorità il loro sistema d’interpretazione della Bibbia, che permette loro di dire solo ciò che essi vogliono che dica.
I membri dell’Organizzazione sono obbligati a un’obbedienza incondizionata. Il loro compito è di accettare la parola di Dio solo nell’interpretazione offerta loro dalle pubblicazioni di Brooklyn. La Società della Torre di Guardia, di fatto possiede un monopolio delle verità spirituali, ed è proibito ai membri di nutrirsi da soli da altre fonti o di avere opinioni personali.
Tutto questo pare incredibile ai veri credenti in Gesù Cristo. Ogni vero credente sa che la Bibbia è il migliore interprete di se stessa, e che il prezioso ministero dello Spirito Santo insegna le verità della parola di Dio alla sua Chiesa.
“Lo schiavo fedele e discreto”
Matt. 24:45-51. La parabola, in riferimento al suo immediato contesto, tratta della presente assenza di Cristo, della fedeltà e dell’infedeltà, nella sua famiglia, durante questo periodo di tempo transitorio, e del suo ritorno, con i premi e le punizioni che toccheranno ai suoi servitori (si potrebbe confrontare con Luca 12:42- 46, dove molto di ciò che è detto qui è ripetuto). Si possono osservare alcune cose:
1) “I propri domestici” (INM) (vS. 45). Questa è sicuramente la “casa di Dio” (INM) (Efesini 2:19), la Chiesa del Signore Gesù. Noi siamo la casa di Cristo (Ebrei 3:5-6), ed Egli è il nostro Signore.
2) Il Signore ha provveduto dei servitori che si curino della sua famiglia, in sua assenza. Noi, come cristiani, siamo tutti “compagni di schiavitù” (INM) “conservi” (Riveduta)(vs.49), ai quali sono affidati molti doveri e ministeri. Tuttavia, il nostro Signore riferisce che qui a questi servitori, sono affidati due doveri particolari.
3) Il lavoro dei servitori, in questa parabola, presenta due facce. Egli è “costituito sopra i propri domestici” (vs.45 TNM), e, a suo tempo, dà il vitto alla famiglia (vs.45). Ora è chiaro che, nel Nuovo Testamento, le congregazioni cristiane hanno una pluralità di responsabili o anziani che si occupano del benessere spirituale dei santi. C’erano quelli che erano “‘atti ad insegnare” (I Tim. 3:2 Riveduta), ma il loro compito, in generale, era quello di pascere il gregge e di curarsi del suo stato spirituale.
Essi erano costituiti sopra la famiglia di Cristo. Erano costituiti per pascere “il gregge di Dio che è fra voi, non forzatamente, ma volenterosamente, secondo Dio; non per un vil guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che vi son toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge” (I Pietro 5:2-3 Riveduta). I servitori devono dare alla famiglia di Cristo cibo al tempo opportuno, devono dare alla Chiesa quelle dottrine che, se debitamente digerite, saranno un nutrimento per le anime. Essi devono dare, non il veleno di false dottrine, ma del cibo sano e salutare.
4) Durante l’assenza del Signore, i servitori dimostrano di essere fedeli e saggi, come nel caso del primo menzionato (vs. 45), o di essere a) malvagi b) di dire nel cuore: il mio signore indugia a venire c) e cominciare a battere i compagni servitori d) e mangiare e bere con gli ubriachi (v. 48,49).
E’ IMPORTANTE NOTARE CHE IL PRONOME “QUELLO” (vs. 48) INDICA CHE E’ DIVENTATO UN MALVAGIO SERVITORE COLUI CHE PRIMA ERA UN BUON AMMINISTRATORE, che è scacciato come ipocrita colui che prima era fedele e discreto.
5) Quando il Signore tornerà, dirà: “benedetto” a chi avrà eseguito le sue istruzioni, prevedendo ai suoi il cibo al tempo opportuno. A questo servitore il Signore darà una grossa ricompensa: “Lo costituirà sopra tutti i suoi averi” (v. 47 TNM).
Si allude qui all’esempio dei grandi uomini, i quali, se gli amministratori della loro grande casa si comportano bene, preferiscono che essi assumino anche la direzione delle proprie aziende. Ma il più grande onore che il padrone più benevolo fece mai ai suoi servitori più abili in questo mondo, è niente in confronto alla gloria che il Signore Gesù darà ai suoi servitori fedeli e vigilanti nel mondo a venire.
Ma, quando il Signore ritornerà, senza essere aspettato dal malvagio servitore: 1) Lo punirà con la massima severità; 2) Gli assegnerà la sorte degli ipocriti; 3) Ivi vi sarà il pianto e lo stridor dei denti.
6) Oltre tutto, se i Testimoni identificano nella loro Organizzazione “Lo schiavo fedele e discreto” durante l’assenza del Signore, come mai invece essi dicono che il Signore è già presente, fin dal 1914?
Chi è “Il canale” che mena a Dio?
La Società della Torre di Guardia, il corpo governante dei Testimoni di Geova, si definisce come “l’unico canale collettore di Dio per il flusso della verità Biblica agli uomini sulla terra” in questi ultimi giorni (“La Torre di Guardia” 15.7. 1960, pag.439, inglese). Da quanto tempo Dio ha usato questa Società?
“La Società dei trattati e delle Bibbie della Torre di Guardia è la più grande corporazione del mondo, perchè dal momento della sua organizzazione fino ad ora il Signore l’ha usata come il Suo canale, attraverso il quale far conoscere la Buona Novella” (“La Torre di Guardia”, 1917, pag.22, inglese, citato nel “Studies in the Scriptures”, VII, pag. 144). Comunque, da alcuni esempi che seguono – ve ne sono a centinaia – dimostriamo che le altezzose pretese della T. di G. non trovano fondamento in un’analasi delle sue pubblicazioni.
Il libro di Ruth
Affermazione: “Nonostante il libro di Ruth non sia profetico, ma solo storico, ci è utile in molte cose”. (Watchtower Reprints, IV, 15 Novembre, 1902, pag. 3110). Contraddizione: Non solo il libro è storico, ma è anche profetico, e ‘adempimento della profezia ha luogo in questi giorni presenti… Dobbiamo concludere che il libro di Ruth divenne parte della Parola di Dio come una profezia per il be neficio speciale dei rimanenti negli ultimi giorni… il libro è una profezia”. (J.F. Rutherford, “Preservation” pagg. 169, 175,176).
I Sodomiti
Affermazione: “Cosi il nostro Signore ci insegna che i Sodomiti non ebbero piena opportunità: e garantisce loro questa opportunità” (C.T. Russell, “Studies in the Scriptures”, I, pag. 110).
Contraddizione: “Egli stava indicando la completa impossibilità di salvezza per i non – credenti o per quelli volontariamente malvagi, perchè Sodoma e Gomorra furono irrevocabilmente condannate e distrutte, senza alcun recupero possibile” (The Watchtower, 1 Feb., 1954, pag. 85).
Ritorno alla posizione iniziale: “Come nel caso di Tiro e Sidone, Gesù mostrò che Sodoma, peccatrice com’era, non era arrivata allo stato di essere incapace di pentirsi… Così il recupero spirituale dei morti di Sodoma non è senza speranza” (The Watchtower, 1 Marzo, 1965, pag. 139, inglese).
Gesù Cristo oggetto di adorazione
Affermazione: “Domanda… Era veramente adorato, o è la traduzione sbagliata? Risposta… Sì noi crediamo che il nostro Signore (Gesù) mentre era sulla terra fu veramente adorato, e giustamente… Era giusto che il nostro Signore ricevesse la lode…” (Watch Tower Reprints, III, 15 Luglio, 1898, p.2337).
“Egli era oggetto di adorazione anche da bambino, adorato dai Re Magi che vennero a vedere il Re appena nato… Egli non rimproverò mai nessuno per atti di adorazione offertigli… Se Cristo non fosse stato più di un uomo non avrebbe potuto essere adorato…” (Watch Tower Reprints, I, Ottobre 1880, p. 144).
“Gli scopi di questa Società sono: pubblica adorazione cristiana di Dio onnipotente e di Gesù Cristo; organizzare e mantenere assemblee locali e mondiali per questa adorazione…” (“Charter of the Watch Tower Society of Pennsylvania”‘ Articolo II).
Contraddizione: “Nessuna distinta adorazione deve essere data a Gesù Cristo, ora glorificato in cielo. La nostra lode deve andare a Geova Dio” (“The Watch Tower”, 1 Gennaio, 1954, p.31).
“Se la traduzione (di Ebrei 1:6) ‘adorare’ è preferita, allora bisogna capire che questa ‘adorazione’ è solo relativa” (“The Watch Tower,” 15 Nov., 1970, p. 704).
Da Israele letterale a Israele spirituale
Affermazione: “Che il ristabilimento di Israele nella terra di Palestina sia uno degli eventi attesi in questo Giorno del Signore, ci è assicurato dalla frase sopracitata del profeta (commentando Amos 9:11, 14, 15). Notate, specialmente, che la profezia non può essere interpretata in senso simbolico” (C.T. Russell , “Studies in the Scriptures”, III, p. 244).
“La promessa, ripetuta svariate volte, che il Signore li avrebbe raccolti e benedetti nella terra e tenuti lì e benedetti per sempre è una prova conclusiva che la promessa deve essere adempiuta… Ecco, quell’ora sta per venire!” (J.F.Rutherford, “Comfort for the Jews”, p. 55. Si veda pure il suo libro “Life”).
Contraddizione: “Nulla del moderno ritorno dei Giudei in Palestina e della formazione della repubblica israelita corrisponde alle profezie della Bibbia concernenti la restaurazione del popolo di Geova al suo favore e alla Sua organizzazione… Il rimanente degli israeliti spirituali, come Testimoni di Geova, hanno proclamato a tutto il mondo ‘instaurazione del regno di Dio nel 1914” (“Let God Be True”, second edition, Pp.217,218).
La grande folla
Affermazione: “La Grande Folla riceve vita direttamente da Dio nel piano spirituale? Risposta – Si, essi ricevono vita diretta perchè sono stati generati dallo Spirito Santo, e quando sono generati sono come il piccolo gregge, perchè siamo chiamati nell’unica speranza della nostra chiamata. Essi… ricevono vita nel piano spirituale” (“What Pastor Russell Said” p. 297).
“C’è sempre qualcuno che avanza la conclusione che “la grande moltitudine” non sarà una classe spirituale. La profezia di Ezechiele mostra che questa conclusione è errata. Il fatto che la loro posizione sia di sette gradini più elevata dell’esterno mostra che debbono essere state fatte creature spirituali… Devono essere creature spirituali per essere nel cortile esterno della struttura divina, descritta da Ezechiele” (J.F. Rutherford, “Vindication” III, p. 204).
Contraddizione: “Così la grande moltitudine è definitivamente identificata, non come classe generata dallo spirito con la Speranza celeste, ma come classe che crede in Dio, e spera nella vita eterna sulla terra” (J.F. Rutherford, “Riches” Pp. 324-325).
Da questi pochi esempi vediamo che la pretesa della Società di essere il canale di Dio è falsa.
di E. C. Gruss
“Abbiamo già constatato che la falsa profezia e le date sbagliate per gli avvenimenti degli ultimi giorni sono state pubblicate dalla Società.
Ciò che rende questi errori ancora più biasimevoli è che i Testimoni li devono accettare come vengono pubblicati, senza discutere. La Società può cambiare opinione su una interpretazione in qualsiasi momento, ma un Testimone che, dopo aver studiato la spiegazione di un passo, data dalla Torre di Guardia, conclude che è sbagliata e continua a crederlo prima che la Società riconosca l’errore, viene scomunicato.
Risulta chiaro, dal frammento di dialogo che segue, che l’autorità della gerarchia della Torre di Guardia e l’unità dell’organizzazione, visibile nell’adesione dei Testimoni alle concezioni correnti, sono, per i responsabili della Società, più importanti della verità. La testimonianza che segue è tratta dalla “Pursuer’s Proof”‘ di un processo tenutosi nel novembre 1954 nella “Scottish Court of Sessions” (Corte d’Assise della Scozia). Il legale della Società, Haydon C. Covington, Iispondeva alle domande del procuratore del Ministero dellavoro e del Servizio Nazionale:
La testimonianza di Covington per la Società è certamente significativa:
1) Come legale della Società e come ex-suo Vice Presidente, ammette di non avere neanche letto i sette volumi di “Studies in the Scriptures”, tutti, tranne l’ultimo, scritti da Charles Taze Russell, il fondatore della Società;
2) Egli ammette che la Società è colpevole della pubblicazione di “falsa profezia”;
3) Le sue dichiarazioni circa l’unità sono certamente un esempio di falso, non di vero cristianesimo.
Una “unità a tutti i costi… basata sull’accettazione forzata di falsa profezia” sotto pena di morte eterna, non è insegnamento cristiano. Non c’è da meravigliarsi che il procuratore chieda a Covington: “Chiama questo, cristianesimo? Una vera unità cristiana non è creata, sostenuta, difesa e forzata da nessuna istituzione umana. Dove si trova nella Bibbia un’affermazione che Dio insista sull’unità “a qualsiasi prezzo” o a spese della verità? Una posizione come quella difesa da Covington, che riproduce la linea di condotta della Società della Torre di Guardia, deve essere respinta come un chiaro esempio di falso cristianesimo.
La Bibbia ci insegna che tutta l’umanità è sotto il regno del peccato. “L’Eterno ha riguardato dal cielo sui figliuoli degli uomini per vedere se vi fosse alcuno che avesse intelletto, che cercasse Iddio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti: non v’è alcuno che faccia bene, neppure uno” (Salmo 14:1-3; Rom. 3:10-12). “Tutti”, conclude Paolo apostolo, “giudei o pagani che siano, sono sotto l’impero del peccato” (Rom. 3:9).
Il peccato è rottura dell’armonica gradazione di valori esistente nel creato, è capovolgimento di valori; e poichè ciò che regola, nell’intero universo, tale armonia, è una legge data da Dio, il peccato, essenzialmente, è trasgressione di questa legge (I Giov. 3:4), è mancanza di conformità ad essa nei pensieri, nei voleri e nelle opere.
Lo stesso Gesù, pur riconoscendo che l’uomo è suscettibile di buoni impulsi, di slanci generosi, ammette che il male, nella maggioranza degli uomini, è immensamente più forte del bene.
Cosi, vediamo che, benchè la sua volontà sia libera, l’uomo stesso è schiavo: “Chi commette il peccato, è schiavo del peccato” (Giov. 8:34).
E’ stato detto che un uomo libero, appunto perchè libero, può rendersi schiavo; ma un uomo schiavo, appunto perchè schiavo, non può farsi libero.
E l’uomo stesso è conscio di essere libero, e, nello stesso tempo, conscio di non poter spezzare le catene della sua schiavitù morale e di cambiare indirizzo alla propria vita. Per l’impero che il male ha su di lui, l’intelletto e la volontà (in una parola il cuore, con cui sovente, sia Gesù che gli scrittori del Nuovo Testamento, indicano, secondo l’uso ebraico, la parte spirituale dell’uomo) divengono fissi nel male, creando quello stato o condizione di peccato da cui l’uomo non può più uscire con le sue sole forze.
Il peccato, perciò, è universale, sia nel senso dei fatti esterni come delle disposizioni e dello stato del cuore. E’ scritto che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio; non v’è alcun giusto, neppure uno” (Rom. 3:23, 10), “cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente maligno; chi lo conoscerà?” (Geremia 17:9).
Per natura l’uomo si trova nel regno del primo Adamo, e nessun grado di cultura, di civiltà, di riforma o di religiosità può far entrare un solo uomo nel regno di Dio. Sì, pur aven- do l’aiuto della religione allo scopo di fare dei progressi nella carne, altro non si ottiene che carne religiosa. La maggioranza delle persone religiose non conoscono la forza pratica di questa verità, che è la porta di accesso al regno di Dio. Tutti considerano la salvezza come il punto terminale di una lunga serie di sforzi umani, per ottenere un certo grado di perfezione. Dio, invece, mette la salvezza dell’anima al principio.
L’iniziativa di Dio
Conoscendo questa tragica condizione degli uomini e l’impossibilità di svincolarsene, Dio stesso ha preso l’iniziativa ed è intervenuto coll’ inviare nel mondo il Suo stesso Figliuolo, perchè, presa carne umana, li salvasse, cioè li guarisse e liberasse dal loro smarrimento morale, e li conducesse a quell’armonica condizione di vita che era stata loro propria prima del fallo dei progenitori nel giardino di Eden: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, cosi bisogna che il Figliuol d’uomo sia innalzato, affinchè chiunque crede in Lui abbia vita eterna. Poichè Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:15, 16).
La vita che abbiamo ricevuto da Adamo è perduta; il Figliuolo dell’uomo innalzato è il riscatto di quella perdita. Satana che ha il potere della morte e tiene ogni uomo sotto di sè (poichè tutti hanno peccato) è stato distrutto in quanto a quel suo potere; la sua testa è stata schiacciata da Cristo sulla croce (Eb. 2:14). Ma Cristo è ora risorto, e può comunicarla propria vita a tutti quelli che credono in Lui, avendo Egli soddisfatto ad ogni richiesta di Dio.
Dio sapeva che, per sanare l’uomo, per liberarlo dal suo smarrimento morale e ricondurlo sulla retta via, era necessario risanare l’interno di ogni essere umano, cioè, le sue tre facoltà spirituali (intelletto, volontà, emozioni) ammalate e debilitate, in modo che si potesse operare in lui un cambiamento tale, che fosse una rottura col passato, tanto profonda, e un rinnovamento talmente radicale, da poter giustamente dirsi di avere un uomo nuovo, e di conseguenza una nuova società umana, dedita ad opere di giustizia, d’amore e di onestà.
E tale processo, che è alla base di tutto il Suo insegnamento evangelico, e condizione indispensabile per poter entrare in quel regno di Dio, che Egli ha stabilito sulla terra, si chiama NUOVA NASCITA. Questa nuova natura non è impiantata per mezzo di qualche lunga e tediosa operazione, ma ricevuta per mezzo di un atto di fede.
Le questioni più importanti non sono: Conosco la dottrina? conosco la Bibbia? conosco le prove del Cristianesimo? Conosco che Cristo è Salvatore? che egli può salvarmi? Uno può sapere tutto ciò, eppure andare perduto per sempre. Ma la questione capitale è questa: sono io nato di nuovo? Ho io una nuova vita? – una vita comunicata dallo Spirito di Dio per mezzo della verità – una vita nata non dalla carne, ma dall’acqua (la Parola di Dio, Ef. 5:26), e dallo Spirito? Sono io nato due volte? Una volta nel mondo di Adamo, una seconda volta nel mondo di Dio? Ma come avviene questa esperienza, ci si domanda. Lo Spirito di Dio applica la Parola che ci annunzia il Cristo innalzato, il quale noi riceviamo, sul quale ci riposiamo per la nostra slavezza, e questo è la nuova nascita. Una tale vita non viene offerta che al peccatore. Nessuno può entrare nel regno di Dio in virtù della propria giustizia, o della propria salvezza, o delle proprie ricchezze. Vi si entra unicamente come peccatori rigenerati!
Entriamo nel regno di Dio per la porta della nuova nascita. Abbiamo fin da ora la vita eterna. Possediamo già quaggiù i germi del cielo. Quella vita noi non l’aspettiamo più, perchè già la possediamo: “Chi crede nel Figliuolo HA vita eterna” (Giov. 3:36).
“Verissimamente vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha vita eterna e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giov. 5:24, TNM).
“E questa è la testimonianza che Dio ci diede, la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio ha questa vita; chi non ha il Figlio di Dio non ha questa vita. Vi scrivo queste cose affinchè conosciate che avete vita eterna, voi che riponete la vostra fede nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:11-13, TNM).
“Ed è come gratuito dono che son dichiarati giusti per sua immeritata benignità con la liberazione mediante il riscatto (pagato) da Cristo Gesù” (Romani 3:24, TNM).
“Non per alcuna opera di giustizia che noi avessimo compiuta, ma secondo la sua misericordia egli ci salvò per mezzo del bagno che ci portò alla vita e per mezzo del nostro rinnovamento mediante lo Spirito Santo” (Tito 3:5, TNM).
“Sapendo che l’uomo è dichiarato giusto non a motivo delle sue opere della legge, ma solo per mezzo della fede verso Cristo Gesù, noi pure abbiamo riposto la nostra fede in Cristo Gesù, affinchè siamo dichiarati giusti a motivo della fede verso Cristo, e non a motivo delle opere della legge, perchè a motivo delle opere della legge nessuna carne sarà dichiarata giusta” (Galati 2:16, TNM).
Due brani difficili per i Testimoni di Geova
A questo punto vogliamo rispondere a due obiezioni sollevate dalla Torre di Guardia per negare questa verità della salvezza per fede. Come prova che questa non è una dottrina biblica i Testimoni si appellano a due passi biblici: Giacomo 2:14-26 e Filippesi 2:12.
Fede senza opere?
Sì, almeno per quanto riguarda il tipo di opere che compiono i Testimoni di Geova. I Testimoni si servono spesso di Giacomo 2:17. Comunque, per quanto ne sappiamo noi, essi si curano poco del benessere sociale degli altri (eccetto quello dei propri membri, come i Farisei anticamente). Essi lasciano che gli altri si arrangino, mentre loro vanno in giro a vendere la letteratura della Società.
Qual’è il vero significato di Giacomo 2:14-26? E’ piuttosto curioso, a prima vista, notare che l’epistola di Giacomo cita Genesi 15:6 per dimostrare che la giustificazione richiede opere, tanto quanto fede. In realtà, non c’è una vera contraddizione. Ciò che Giacomo rimprovera è una fede intesa come sterile ortodossia o consenso a una verità dottrinale.
L’unica specie genuina di fede è la fede che si manifesta in una condotta morale. Ciò che Paolo intende (Rom. 4:3-5) per fede è l’esperienza spirituale dell’essere unito a Cristo che, se genuina, ha la sua realtà in una fruttuosa condotta morale.
L’editore della rivista “Il Cristiano”, Samuele Negri, inquadra molto bene il significato delle parole di Giacomo (2:14-26). Egli scrive: “Questo brano è uno dei più discussi e spesso è stato mal compreso. Si è visto un contrasto fra Paolo e Giacomo. Infatti: Paolo parla della giustificazione per fede, senza le opere. Si tratta delle verità centrali del suo insegnamento. Giacomo invece afferma che la fede senza le opere è morta, vedi 2:17-26.
All’osservatore superficiale questa può sembrare una contradizione, ma chi studia attentamente con preghiera, vede invece un completamento, due aspetti della stessa realtà. Non bisogna mai considerare un’affermazione fuori del suo contesto; in questo caso Giacomo non fa un’esposizione dottrinale (come Paolo ai Romani), ma tratta della vita pratica. D’altra parte, se questo insegnamento fosse stato errato, Paolo l’avrebbe senz’altro denunciato, come fece nei riguardi di Pietro (Gal. 2:9-21). Notiamo ancora che certe parole possono avere un significato tecnico più ristretto, e un altro più generale. Il contesto ci dice come dobbiamo intenderle. Così è delle tre parole chiave di questo brano: fede – opere – giustificare. E’ interessante notare il valore che Giacomo e Paolo danno ad ognuna di queste tre parole.
Per Giacomo: Fede è la semplice accettazione intellettuale, l’adesione fredda della mente. Essere a conoscenza – vedi Giac.2:19.
Per Paolo: Fede è la fiducia nell’opera espiatoria di Cristo. L’abbandono di sè nelle mani del Signore. Una realtà che coinvolge l’essere.
Per Giacomo: Opere sono le azioni del credente, i frutti della rigenerazione e del contatto con Dio. Sono una conseguenza naturale.
Per Paolo: Opere sono l’azione della carne, il prodotto dell’uomo senza Dio, l’uomo che ‘inorgoglisce e si ritiene autosufficiente. Perciò sono dannose (Col. 2:23).
Per Giacomo: Giustificare vuol dire provare davanti agli uomini la realtà che si proclama. Qualcosa che deve caratterizzare la nostra vita!
Per Paolo: Giustificare indica il termine giuridico riguardante la posizione del credente. E’ l’azione della GRAZIA di Dio per mezzo dell’opera di Cristo. Dichiarare giusto.
Tenuto conto di ciò, non vi è più contraddizione. Domandiamoci ora:
La salvezza ottenibile solo per mezzo della fede
La salvezza è gratuita. Non le opere, per quanto numerose, bastano ad acquistarla. Non è in vendita, altrimenti sarebbe acquistabile a prezzo e ci si dovrebbe chiedere: quanto costa la salvezza? Nonostante che nessun credente potrà mai lavorare per il dono della salvezza, bisogna dire purtroppo che a nessun Testimone è permesso di accettare la piena e gratuita salvezza. Essi sono costretti a rimanere in dubbio, riguardo ad essa, fino a che saranno in vita. Questa non è la benedetta sicurezza che Cristo ci ha portato!
Un altro brano favorito dai Testimoni è Filippesi 2:12. La seconda parte del versetto dice: “compiete la vostra salvezza con timore e tremore” (Riveduta). Di solito, queste sono le uniche parole che vengono citate, mentre, quando leggiamo il brano nel suo contesto, il significato diventa chiaro. Citiamo tre traduzioni moderne che rendono molto bene il giusto senso del brano:
“Così, miei cari diletti amici, come sempre siete stati ubbidienti, così ora, con riverenza e timore, continuate a lavorare fedelmente fino alla fine della vostra salvezza, non solo come se io fossi con voi, ma ancora di più perchè io sono assente: perchè è Dio stesso che è all’opera in voi per aiutarvi, tanto a desiderare questo, quanto a compierlo” (Charles Williams).
“Miei cari, voi siete stati sempre ubbidienti, non solo quando sono stato con voi, ma ancora di più quando sono stato assente. Così, ora, voi dovete dimostrare la vostra salvezza con riverenza e timore. E’ veramente Dio che opera in voi, così che voi non siate solo desiderosi, ma anche capaci di compiere i Suoi amorosi propositi” (The Simplified New Testament).
“Così allora, miei carissimi amici, dato che avete sempre seguito il mio consiglio – e ciò non solo quando io sono stato presente a darvelo – così ora che sono lontano, siate più zelanti che mai nell’eseguire la salvezza che Dio vi ha dato, con un adatto senso di responsabilità e riverenza. Perchè è Dio che è all’opera in voi, dandovi la volontà e la forza di raggiungere il suo scopo” (J.B. Phillips).
L’articolo posto prima di “profeta”, in Giov. 1:21, è determinativo, cioè, “l’atteso predetto profeta”. La “Traduzione del Nuovo Mondo” dimostra di saperlo bene, perchè fa uso di lettere maiuscole, “Sei tu il Profeta?” Gli altri due esempi (Giov. 6:51 e 15:1) sono anch’essi dello stesso genere.
La Torre di Guardia afferma che Atti 28:6 è un caso simile a quello di Giov. 1:1, in quanto ha la stessa esatta costruzione predicativa, vale a dire, con un “theos” senza articolo. Però, nel testo greco, il predicato segue il verbo, e perciò si conforma alla regola di Colwell. In Atti 28:6 non solo vi è un cambiamento nell’ordine delle parole, ma il soggetto è un pronome, e, come tale, non può prendere l’articolo.
Un caso esattamente parallelo è Rom. 8:33 dove il greco è THEOS HO DIKAION (Dio l’uno che giustifica). THEOS non ha l’articolo, e precede il complemento predicativo (il verbo è omesso). La TNM lo rende correttamente “Dio è Colui che (li) dichiara giusti”. Perchè non hanno tradotto, “un Dio è Colui…”? Se è giusto, quindi, non mettere l’articolo in Rom. 8:33, lo stesso principio vale anche per Giov.1:1. Inoltre, Atti 28:6 ci riferisce i commenti dei Maltesi sul fatto, e sappiamo che erano politeisti. E’ vero che Luca scrisse il libro, ma ricorda qui le parole dei Maltesi, e non dà la propria opinione. Il contesto, in questo caso, è assai importante (cioè, se colui che parla è monoteista o politeista). Nel Prologo del Vangelo di Giovanni, l’autore è un monoteista, mentre in Atti 28:6 coloro che parlano credono in molti dei.
L’esatta traduzione che i Testimoni fanno di Rom. 8:33 dimostra che sono consapevoli di quello che abbiamo detto; è una prova significativa contro di loro.
La loro risposta è “Eppure, anche se dovessimo ritrattare la nostra traduzione di Giov. 1:1, ciò non proverebbe la Trinità. Infatti, soltanto due persone, Geova e Gesù Cristo, sono considerati nel versetto”. E’ vero, ci sono soltanto due persone considerate in questo versetto; però la personalità e la deità dello Spirito Santo sono ampiamente dimostrate altrove nella Bibbia.
NOTE AL TESTO
1) Secondo W. J. Schnell, l’autore del libro “Per trent’anni schiavo della Torre di Guardia”, circa 145.000 Testimoni sono usciti dalla Società fra gli anni 1962 e 1967. Da allora il numero si è triplicato.
2) In passato la Società dei “Testimoni di Geova” si chiamava “Associazione Internazionale degli Studenti della Bibbia”. Ma sotto la guida di J. F. Rutherford, assunse il suo nuovo nome nel 1931 a Columbus, Ohio, in seguito alla formazione di alcuni gruppi dissidenti. Prima di quell’anno il nome di “Testimoni di Geova” non era stato mai menzionato da loro.
3) Si veda l’Appendice N. 1 per uno studio approfondito sull’argomento dei 144.000.
4) Si veda l’Appendice N. 2 per una considerazione più approfondita dell’argomento.
5) TNM = “Traduzione del Nuovo Mondo”
6) The Finished Mystery, p. 134.
7) “Let God Be True” pp. 136-138.
8) “Let God Be True”‘ p. 263.
9) Si veda l’Appendice N. 3 per ulteriori prove a questo riguardo.
10) La maggior parte delle citazioni che si trovano in questo libro sono tradotte dall’originale (inglese), dalle riviste e dai libri pubblicati dalla Società della Torre di Guardia. Si possono ottenere gli originali dalla loro sede a Nuova York. Da osservare che, di solito, le citazioni dall’inglese non corrispondono alle date italiane. Ad esempio 15 dicembre 1972, pag. 743 (inglese) si trova nella Torre di Guardia italiana 1 maggio 1973, p. 263.
11) Si veda l’Appendice N. 4
12) Nella versione inglese la traduzione del N.M. ha ” undio”.
13) Per una prova schiacciante della Deità di Cristo si veda la seconda parte del libro.
14) A parte la falsità della traduzione delle parole “qualità divina”, è interessante osservare che qui la Bibbia della Società afferma la risurrezione CORPORALE di Cristo in quanto che traduce giustamente “dimora” (KATOIKEI – tempo presente, non “dimorava”) CORPORALMENTE (SOMATIKOS). Quindi, il senso del greco è che, nel momento in cui Paolo scrisse (vale a dire, qualche anno dopo la risurrezione), affermò che “tutta la pienezza della Deità abita (adesso) CORPORALMENTE” in Cristo. Il risorto Gesù ha un corpo! Per un approfondimento dell’argomento si veda il nostro libretto “Non sono un Testimone di Geova” – P.H.
15) Tuttavia, secondo la Torre di Guardia del 15 aprile 1975, pag. 238, il numero non è ancora compiuto, ma sarà completato fra poco – P.H.
16) Ediz: Centro Biblico, Napoli.
17) Si veda l’Appendice N. 5 per uno studio sulla fede salvifica ed operante.
18) Il Movimento “Dawn Bible Students” è un gruppo numeroso che si staccò dai Testimoni di Geova.
19) Ad eccezione di Franz, nessuno di quelli che facevano parte del Comitato aveva frequentato un corso universitario, e lo stesso Franz ha lasciato l’università di Cincinnati dopo il secondo anno. Nessuno del Comitato legge il greco del Nuovo Testamento nè l’ebraico o l’aramaico. Essi “tradussero” un testo che non sapevano leggere.
20) Per molte persone già appartenenti ai Testimoni di Geova, l’essere scomunicati può essere un’esperienza traumatica. Se il lettore si trovasse in una simile posizione, o dovesse trovarsi in futuro, dovrebbe rendersi conto che egli non è affatto scomunicato nel senso vero della parola, poiché egli può avere comunione con chiunque voglia. In realtà, sono piuttosto i Testimoni ad essere degli scomunicati, poichè essi non possono avere comunione con degli ex-Testimoni!
21) S. S. Kresge e la sua famiglia non divennero mai Testimoni di Geova, ed i membri della famiglia che io conosco sono cristiani attivi.
22) Ad esempio, leggiamo “Poichè l’Eterno è giusto; Egli ama la giustizia” (Sal. 11:7). Questo non vuol dire che la parola “giusto” è usata soltanto per Dio (Gen. 6:9; Prov. 29:7; ecc.), ma che quando ci potrebbe essere ambiguità le parole “Dio giusto” indicherebbero sempre il vero Dio.
23) La versione dei Settanta, LXX.
24) In questi versetti si trova la forma contratta YH in luogo di YHWH.
25) Questo fatto diviene palese per la seguente considerazione. In Deut. 32:39 YHWH dice: “Ora vedete che io solo son Dio, e che non vi è altro dio accanto a me”. La parola “Elohim”, adoperata qui per Dio, vuol dire: Dio, dei, o qualsiasi oggetto di lode in qualsiasi posizione o categoria, incluso un dio! Eppure, Gesù, nominato come “la Parola” in Giov. 1. 1 è detto essere eternamente “accanto a Dio” (Trad. di F. Salvoni). Secondo la traduzione del “Nuovo Mondo” la Parola è “un dio” con “il Dio”. Però, “la Parola non è “un dio” perchè ciò sarebbe contro l’insegnamento delle Scritture.
“La Parola”, invece, è la seconda Persona dell’Iddio Trino.
26) Il nome composto di YHWH, “YHWH nostra giustizia” è una usanza comune del Vecchio Testamento. Eccone alcuni esempi che trovano una rispondenza nella persona di Gesù:
YHWH JIREH = YHWH provvede (Gen. 22:14 con Giov. 1:29 e 1 Giov. 1:7);
YHWH RAPHAIS = YHWH guarisce (Es. 15:26 con Lu-ca 4:23; 5:31);
YHWH SHALOM = YHWH la nostra pace (Giud. 6:24; Is. 9:6; Ef. 2:14);
YHWH RA’AH = YHWH il mio pastore (Sal. 23:1; 1 Piet. 2:25; Giov. 10:11);
YHWH TSIDKENU = YHWH nostra giustizia (Ger. 23:6;1 Cor.1:30).
27) Ecco perchè il Messia che stava per entrare nel mondo è chiamato “Dio con noi” (Meth hèmön ho Theos. Da notare l’articolo determinativo davanti a Theos) in Matt.1:23.
28) Il Salmo 96:13 non parla della venuta del Padre ma del Signore Gesù (Giov. 5:22; Atti 17:31; Apoc. 6:16, 17; 19:11-16). In quanto nell’Apoc. 1:4 e 4:8 l’idea suggerita non è che Dio stia per venire. Le parole si riferiscono alla Sua natura intrinseca e all’eternità del suo essere. In un certo qual modo Dio è sempre passato, sempre presente e sempre futuro. Per Lui il tempo non esiste. Egli è “T’IO SONO”.
29) Ved. pag. 168 per una risposta alla falsa traduzione del “Nuovo Mondo” di Giov. 8:58 e per una discussione più ampia del brano.
30) Come abbiamo veduto, i Giudei del Vecchio Testamento avevano una gran paura (non semplicemente un timore reverenziale) di offendere Dio nell’usare il Suo nome invano. Per questa ragione non pronunciavano mai “YHWH Lo stesso atteggiamento mostravano nel N.T. I Giudei cercarono diverse volte di uccidere Gesù perchè pretendeva di affermare in termini chiari di essere Dio.
31) “The Truth Shall Make You Free”, pag. 47.
32) I Testimoni dicono che Paolo consigliava i cristiani a non lasciarsi spingere dall’egocentrismo, ma ad essere di spirito umile, come lo era Cristo che, pur esistendo prima di venire sulla terra, nella forma di Dio, non ambi divenire uguale a suo Padre.
Però, dal contesto, si vede che Paolo non ha mai inteso parlare dell’ambizione di Cristo di pervenire ad una posizione superiore e neppure della sua mancanza di ambizione, poichè ivi nel brano citato non vi è alcuna parola greca che si possa tradurre con “ambizione”.
33) A. S. Way, “The Letters of St. Paul”, 5a ediz. (Londra 1921), pag. 155.
34) “Christianity Today”, 18 Dec. 1964, p. 17.
35) “Il Geova della Torre di Guardia”, pag. 70.
36) pag. 288 del suo lessico.
37) La TNM rende il versetto 33: … perchè tu, benchè sia un uomo, fai di te stesso un Dio”. Però, alla luce di Giov. 5:18,iGiudei accusarono Gesù di aver dichiarato la sua uguaglianza a YHWH Dio. Benchè l’articolo determinativo manchi davanti a “theon” in 10:33, esso si trova in Giov. 5:18, dove si vede che la ragione per cui i Giudei cercavano di ucciderlo era che Egli si faceva uguale a Dio (TO THEO). Quindi, 10:33 deve essere reso come nella Riveduta: “TI FAI DIO”. Per il monoteismo ebraico si veda capitolo 4.
38) “Il Geova della Torre di Guardia”, pag. 66 – Ediz. Centro Biblico, Napoli.
39) Tempo fa l’autore ha ricevuto una lettera da un Testimone della Torre di Guardia che voleva sostenere questa idea del “presente storico” in Giov. 8:58. La sua tesi fu riferita al Prof. F.F. Bruce d’Inghilterra che è uno degli esperti più riconosciuti nel campo del greco Koine. Ecco una parte della sua risposta: “In quanto all’argomento del suo corrispondente, esso dimostra la sua incompetenza nel parlare del soggetto. Il presente storico, nel narrativo, è ben attestato nel N.T. e altrove, ma il nostro Signore, nel brano menzionato, non racconta una storia. Quello che Egli disse in Giov. 8:58, come giustamente reso nella New English Bible, era: ‘Prima che Abrahamo fosse nato, IO SONO”.
Il Prof. Bruce aggiunge: “Le parole Io sono stato’ sono una possibile traduzione del tempo presente SE l’idea che si vuole esprimere è “Sono stato (esistito) e sono (esisto) ancora’. Comunque, l’uso italiano del tempo passato, per tradurre questa dichiarazione del Signore,
lascia sfuggire il pensiero giovanneo. Il motivo dell’affermazione “‘si trova nel contrasto dei verbi genesthai (venire ad essere), e einai (essere) nel presente continuo. L’implicazione è che Gesù… sta al di fuori della gamma dei rapporti temporali. Egli può dire: egò eimi. Questo è lo “ani bu” dell’Antico Testamento, la dichiarazione dell’auto-esistenza dell’unico ed eterno Dio’ (C.H.Dodd, ” The Interpretation of the Fourth Gospel”, pag. 261 segg.).
40) “Proskuneò” appare 60 volte nel N.T. Di questi casi due denotano omaggio civile; 15 si riferiscono a riti idolatrici; tre sono usati per l’adorazione rifiutata dalla creatura; venticinque casi di adorazione al Padre e 15 casi di adorazione resa a Gesù Cristo. Quindi, dei 58 casi su 60, la parola è usata col significato dell’omaggio supremo dovuto a Dio, o quello che doveva essere tale.
41) La Torre di Guardia afferma che l’omaggio, l’adorazione (proskuneò) resa a Gesù da parte di certe persone (Matt.9:18; 14:33; 15:25; Giov. 9:35,38; Matt. 28:9,17 ecc.) era soltanto una forma di rispetto, e non indica che Gesù è Dio. E’ chiaro che “proskuneò” non implica sempre l’adorazione di Dio nel N.T., e che viene usato per un atto di rispetto verso una creatura. Comunque, è altrettanto chiaro, dalle parole di Gesù (Matt. 4:10), che, quando “proskuneò” indica un atto di venerazione religiosa, essa vuol dire “adorazione’, e che il culto descritto dalla parola può essere offerto SOLO A DIO. I versetti sopracitati indicano dei casi specifici di atti di venerazione religiosa verso Gesù.
La Torre di Guardia dice che Gesù, mentre era in terra, fu soltanto un uomo, esatto equivalente di Adamo, prima della sua caduta (“New Heavens and a New Earth”, pagg.151-152). Quando Pietro disse a Cornelio di non adorarlo (Atti 10:25-26), egli spiegò la ragione di questo rifiuto, “Anche io sono uomo” (TNM). Qui la TNM rende “proskuneò” con “rese omaggio”. Bene, se Pietro dovesse dire a qualcuno di non rendere omaggio a lui perchè è soltanto un uomo, con quale diritto potrebbe Gesù Cristo, il quale, secondo la Torre di Guardia, era soltanto un uomo, ricevere omaggio dalla gente, senza rimproverarla?
42) Da notare che qui “Theos” è accompagnato dall’articolo determinativo. Quindi, secondo il ragionamento della Torre di Guardia, esso deve necessariamente significare “il Solo vero Dio” e non “un dio” (ved. osservazioni su Giov.1:1 pag. 186 segg.).
43) Questa è la traduzione ufficiale della “Società”. Il Nuovo Testamento fu messo in vendita nel 1950 a Yankee Stadium Convention, e nel 1960 la Torre di Guardia pubblicò tutta la Bibbia. Questa fu riveduta nel 1961 ed è notevolmente diversa dalla pubblicazione originale, in molti passi.
44) “The Emphatic Diaglott: An Interlinear Greek Testament”, pubblicata originalmente nel 1864 da Benjamin Wilson, di Geneva (Illinois), un redattore autodidatta. Una volta, i Testimoni si servivano spesso di questa traduzione.
45) La “T.N.M.” aggiunge “…che Geova è il (vero) Dio… YHWH è l’unico Dio per natura, mentre gli altri sono dèi falsi”.
46) “The Four Major Cults” pagg. 332-333″. Qualcuno potrebbe obiettare che in Giov. 10:34-35 il termine dèi è applicato ai giudici dell’A.T. (Sal. 82:6). Eppure è chiaro che i Testimoni non intendevano dire che Cristo è un dio nello stesso senso che questi giudici potevano essere chiamati dèi, perchè essi affermano che Cristo è superiore ad ogni altra creatura. Il passo indica chiaramente che i giudici erano dèi o nel senso che avevano autorità ed eseguivano giudizi come Dio, o nel senso metaforico, ovvero anche ironicamente. Non erano dèi per natura. (Vedasi pag.135).
47) «The Word’: Who is He According to John”, pag. 59. Per l’uso della parola “elohim”, vedasi pag. 135 segg. Dobbiamo ricordarci che, nel Nuovo Testamento, “the-0s” NON VIENE MAI USATO IN RIFERIMENTO AGLI ANGELI. Come sappiamo, esiste già la parola angelo (aggelos), e “theos” vuol dire o Dio o un dio falso.
48) Questa è una citazione del Salmo 45:6,7 dal testo dei Settanta (LXX). La prima domanda, che ci dobbiamo porre, è se “ho Theòs” (“O Dio”) del versetto 8 sia un nominativo o un vocativo. Leggiamo nel versetto precedente del Salmo 45, secondo la LXX: “Le tue armi, o Potente, sono affilate”; la legge del parallelismo indicherebbe che il prossimo versetto dovrebbe dire: “Il tuo trono, o Dio, è per tutta l’eternità”. Inoltre, il parallelismo con le parole che seguono immediatamente: “e lo scettro di rettitudine è…”, suggerisce che “trono”, e non “Dio” è il soggetto del versetto in considerazione. Non possono quindi sussistere dubbi seri circa l’esattezza della lezione del versetto 8, da noi proposta. Oscar Cullman (“La Cristologia del Nuovo Testamento” S.C.M. London 1959, pag. 310), assicura che “la lettera agli Ebrei applica in modo inequivocabile iltitolo “Dio” a “Gesù”‘. “O Dio” è vocativo, e perciò Gesù è Dio in senso assoluto.
49) Il cattolico R. Brown osserva che Moffat “vorrebbe tradurre”: “Il Verbo era divino”; poi aggiunge, “Ma questa traduzione è troppo debole. Dopo tutto, il greco ha un aggettivo per ‘divino’, ‘theios’, che l’autore non ha voluto usare”. (Gesù Dio e Uomo, pag.
38). Si veda “Cristologia del Nuovo Testamento”, pagg. 396-7 di Oscar Cullmann.
50) THEOTES o THEOTETOS. La differenza è questa: THEOTETOS è la forma genitiva singolare di THEOTES.
51) Si veda l’Appendice N. 6.
52) Ecco dei passi che hanno “theos” con l’articolo determinativo (ho) e che si riferiscono a Gesù come (il) Dio: Matteo 1:23; Giov. 20:28; Ebrei 1:8.
53) La “New English Bible” parafrasa la terza proposizione in questo modo: “Ciò che Dio era lo era pure la Parola”.
54) Si capisce che “Dio” è un termine ampio, e non dovrebbe essere limitato allo stesso fine, riferendosi soltanto alla Deità nella sua totalità. A volte esso potrebbe abbracciare il Padre e Gesù, e a volte una delle persone dell’Iddio trino.
55) “‘A New Short Grammarof the Greek New Testament” pag. 279.
56) F.C. Burney lo rende con “concepisce” (Christ as the APXH of Creation”, 1926) dicendo che i versetti 23-25 potrebbero avvalorare l’idea dell’embrione che si sviluppa.
Questo significato è interessante, e l’uso della parola, in Gen. 4:1, si presta all’idea. Le merci sono “possedute” per mezzo di un “acquisto” e un figlio per mezzo di una nascita.
57) Le tre preposizioni di Col. 1:16 “in lui (en)… per mezzo di Lui (di)… in vista di (eis “per’) Lui” sono interessanti. La prima (in) significa che Egli era personalmente al centro del pensiero divino a riguardo della creazione, prima che essa fosse, così come il disegno architettonico esiste nella mente dell’architetto prima della sua realizzazione. La seconda preposizione” per mezzo di”‘indica in Gesù lo strumento, la Causa prima, quella che rese possibile la creazione. La terza preposizione”‘in vista di”‘ significa che Egli è l’oggetto per la cui gloria l’universo è stato fatto. Ved. Ebrei 2:10.
58) Giov. 1:18 ha la voce “unigenito Dio” nei migliori manoscritti greci, dalla versione siriaca, da Ireneo, da Clemente Alessandrino e da Origene. Inoltre, le conferisce grande importanza il fatto che registrino questa voce i due papiri Bodner, di recente scoperta, che risalgono all’anno 200 circa.
Non si può sostenere che questa voce sia stata introdotta nelle copie del Vangelo di Giovanni al tempo della polemica antiariana, perchè gli Ariani non obiettavano se si dava tale titolo a Gesù. Qui, allora, abbiamo l’affermazione che “l’unico Dio che sarebbe (è) il Signore Gesù, rivela l’Iddio Padre, e che solo Gesù ha visto il Padre.
“Che è nel seno del Padre” è un termine che indica affetto e tenerezza.
59) Il Salmo 2:7 usa la parola “decreto” che vuol dire “statuto, dichiarazione”. Paolo, in Rom. 1:4, afferma che il Signore Gesù è “dichiarato Figlio di Dio con potenza”. Ma in che modo? “… mediante la sua risurrezione”.
60) Ecco un diagramma che ci fa vedere la differenza fra l’unità assoluta e l’unità composta nello spazio:
La prima figura può rappresentare “distanza” (lo spazio ad una dimensione) ed è esempio di unità assoluta. La seconda figura può rappresentare “area” (lo spazio a due dimensioni). La terza figura può rappresentare “volume” (lo spazio a tre dimensioni). Questo cubo è pur sempre un solo oggetto, non tre oggetti. La sua forma tri-dimensionale ci presenta un esempio dell’unità composta.
61) Tutti gli uomini sono uguali relativamente alla loro natura, avendo una natura inferiore a quella degli angeli, ma superiore a quella delle bestie. Questo fatto però non nega, ad esempio, la sottomissione di Isacco a suo padre. Quando affermiamo che il Figlio di Dio non è inferiore al Padre, intendiamo che Egli non è inferiore nel medesimo senso in cui gli animali sono inferiori all’uomo, o che l’uomo è inferiore agli angeli, ma, ciò nonostante, il Signore Gesù, come insegnano le Scritture, era ed è tutt’ora totalmente ubbidiente a suo Padre in tutte le cose, benchè gli sia uguale per natura.
62) “‘Ricerche Bibliche e Religiose”, Anno IX, N.4, pagg. 27-30.
63) Come questi autori abbiano potuto applicare l’espressione “lo schiavo fedele e discreto” a una organizzazione, è uno dei molti misteri dell’esegesi dei Testimoni di Geova. In principio, l’espressione fu applicata da questo gruppo a C.T.Russell, e fu al tempo di Rutherford che cominciò ad essere riferita alla cosiddetta classe degli unti (“Jehovah’s Witnesses in The Divine Purpose” pag. 69 segg.). In realtà, è chiaro a qualsiasi lettore attento che Gesù, in questa parabola, non si riferisce affatto a una organizzazione terrena, ma ai responsabili spirituali del popolo di Dio (pastori, dottori e anziani), considerati come individui, che possono essere sia fedeli che infedeli al loro dovere spirituale. Per un approfondimento maggiore di questa parabola, si veda la fine dell’Appendice N.3.
64) Una copia di un microfilm dell’intero processo (in lingua inglese) può essere richiesta a: The Scottish Record Office, Her Majesty’s General Register House, Edinburgh, Scozia. L’ordinativo dovrebbe riferirsi alla “Purser’s Proof” di Douglas Walsh vs. The Right Honourable James Latham Clyde, M.P., P.C. come rappresentante del Ministero del Lavoro e del Servizio Nazionale. La copia del microfilm costa circa 20 sterline. Le pagine sopracitate sono 340-343.
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