False profezie su Israele, Babilonia e Armageddon – Steve Wohlberg

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False profezie su Israele, Babilonia e Armageddon

Steve Wohlberg

Autore: Steve Wohlberg

Traduzione dall’originale inglese: Cristina Manfredini Lea

Tra […] le pagine dell’originale inglese.

PREFAZIONE

[p.5] La Bibbia è un libro per tutti, ma ruota attorno a un popolo specifico: gli Ebrei. È impossibile avere un quadro chiaro degli eventi finali senza prima avere una corretta comprensione del vero posto della Nazione Ebraica nella profezia.

Come ebreo cristiano, sono profondamente preoccupato per le distorsioni ampiamente accettate riguardanti l’Israele moderno e la profezia. Quando Gesù venne per la prima volta, il popolo ebraico non era preparato a riceverLo perché avevano frainteso le profezie riguardanti il Suo regno. Quando morì sulla croce, anche i Suoi discepoli rimasero scioccati. Cercavano un regno letterale in cui il Messia avrebbe rovesciato i loro nemici in modo che potessero riconquistare la gloria terrena dei tempi di Salomone. Ma quando Gesù venne per la prima volta, venne per stabilire un regno spirituale {Luca 17:21}.

Ora, poco prima della Sua seconda venuta, il mondo cristiano sta ripetendo l’errore della Nazione Ebraica. Le persone stanno trasformando le cose spirituali in cose letterali e poi spiritualizzando la semplice lettera! La tragedia è che in questo processo si preparano ad una delusione devastante. Steve Wohlberg espone coraggiosamente questi malintesi popolari, ma pericolosi, in uno stile chiaro e progressista che è irrefutabile per gli onesti studenti della Bibbia. Prega, leggi e poi prendi la tua posizione!

Doug Batchelor
Direttore di Amazing Facts Radio and Television Ministries

INTRODUZIONE DELL’AUTORE

[p.7] Questo libro è esplosivo. Riguarda Israele e la profezia biblica.

Il 6 dicembre 2017, il presidente Donald J. Trump ha annunciato al mondo che gli Stati Uniti avrebbero riconosciuto ufficialmente Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele. Il presidente Trump ha anche ordinato al Dipartimento di Stato americano di avviare il processo di trasferimento della sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, cosa avvenuta cinque mesi dopo, il 14 maggio 2018. Mentre la controversa decisione di Trump ha scatenato una protesta araba globale e un’indignazione per i Palestinesi che considerano parte di Gerusalemme essere la loro capitale, la mossa è apparsa anche come un chiaro campanello d’allarme per molti cristiani credenti nella Bibbia: il pianeta Terra aveva appena fatto un altro passo verso l’apocalittica fine dei tempi. Il popolare sito web cristiano, endtimestruth.com, riporta:

“Questa è una mossa importante per gli Stati Uniti e un evento significativo legato alla profezia della Fine dei Tempi. La Bibbia riporta chiaramente Israele nella sua terra e al controllo di Gerusalemme prima che si verifichino i principali eventi degli Ultimi Giorni” *(1).

Due giorni dopo il monumentale annuncio del presidente Trump, CNN.com ha pubblicato un articolo intitolato: “Per molti evangelici, Gerusalemme riguarda la profezia, non la politica”. La scrittrice, Diana Butler Bass, ha detto:

“Mentre guardavo Donald Trump annunciare che gli Stati Uniti avrebbero riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele e avrebbero trasferito la nostra ambasciata in quella città, potevo pensare solo a una cosa: il mio studio biblico del gruppo giovanile del liceo.

So che sembra strano; soprattutto proveniente da una episcopale liberale come me. Ma questo è tutto. Il Presidente fa una dichiarazione di importanza mondiale sulla politica globale, e nasce un pensiero assurdamente apocalittico: ‘Gerusalemme? Gli ultimi giorni devono essere vicini!’

[p.8] Quando ero adolescente negli anni ’70 frequentavo una “chiesa basata sulla Bibbia”, una congregazione non confessionale che si vantava di una singolare devozione alla Scrittura. Leggevamo la Bibbia continuamente, nello studio biblico personale e nelle lezioni bibliche serali. Ascoltavamo i sermoni della domenica mattina della durata di un’ora. Per noi la Bibbia non è stata solo una guida alla pietà, ma ha anche rivelato il disegno di Dio sulla storia. Attraverso di essa, abbiamo imparato come Dio aveva operato nel passato e cosa avrebbe fatto in futuro.

Al centro di quel piano c’era Gerusalemme, la città della pace e la casa di Dio. Era speciale per gli Ebrei perché era la casa di Abramo e Davide. Per noi era speciale perché era il luogo dove Gesù morì e resuscitò. Credevamo che Cristo alla fine sarebbe tornato a Gerusalemme per regnare come suo re. Abbiamo desiderato questo risultato e abbiamo pregato affinché la storia umana aiutasse a raggiungere questa conclusione biblica.

Gerusalemme è stata il nostro indicatore profetico. Il piano di Dio dipendeva dal suo destino. Ogni volta che Israele guadagnava più territorio politico, ogni volta che Israele estendeva i suoi confini, era la volontà di Dio e la fine dei tempi veniva raccontata nei notiziari della sera. Gerusalemme, in quanto cuore spirituale di Israele, era importante. Gerusalemme era la città santa di Dio, dell’antico passato, nel suo presente conflittuale e per il futuro biblico.

Per molti evangelici conservatori, Gerusalemme non riguarda la politica. Questi non sono piani di pace o soluzioni palestinesi o a due Stati. Qui si tratta di profezia. Si tratta della Bibbia. E, sicuramente, riguarda la fine dei tempi” *(2).

Questo è vero? La decisione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele è stata parte dell’adempimento della profezia della fine dei tempi? Che tu te ne renda conto o no, proprio adesso il collegamento Israele/Gerusalemme/profezia viene discusso con fervore nei libri, nelle riviste, nei video, su YouTube, alla radio, in televisione, dal pulpito, nei seminari, su Internet, e nelle conferenze sulla profezia biblica. E come l’incertezza e i conflitti globali aumentano, soprattutto in Medio Oriente, ci aspettiamo pienamente che questa accesa controversia aumenterà e si intensificherà nei giorni a venire.

[p.9] Anche se oggi ci sono divergenze di opinione tra gli studiosi cristiani che insegnano sui tempi finali della terra, la maggioranza ha in comune alcune idee fondamentali. I più fermamente credono che i seguenti cinque eventi siano stati chiaramente predetti nella Parola di Dio:

  1. La rinascita dello Stato d’Israele nel 1948
  2. La ricostruzione di un terzo tempio ebraico sul Monte del Tempio a Gerusalemme
  3. Un “Periodo di Sette Anni di Grande Tribolazione” imminente
  4. L’ascesa dell’Anticristo durante questa Tribolazione, che entrerà nel tempio ebraico ricostruito e proclamerà di essere Dio
  5. Una guerra finale contro la nazione di Israele, che si tradurrà in una battaglia di Armageddon incentrata sul Medio Oriente

Un articolo del 3 settembre 2016 pubblicato dal World Net Daily, “Preparativi Messianici in Corso come Pianificato per il Terzo Tempio”, ha offerto la prova che sono effettivamente in corso i preparativi tra alcuni ebrei religiosi a Gerusalemme per ricostruire un terzo tempio ebraico *(3). E come abbiamo visto chiaramente, è anche vero che i cristiani che credono nella Bibbia stanno ora collegando gli eventi in Israele, incluso il controverso annuncio di Trump, con gli eventi degli ultimi giorni. E tanto per essere chiari, il libro dell’Apocalisse predice che un giorno verrà combattuta la battaglia di Armageddon {vedere Apocalisse 16:14-16}.

Eppure, in mezzo a tutte queste discussioni su Israele e sulla fine dei tempi, c’è un grande inganno a galla. Questo inganno è ancora più pericoloso dell’enorme blocco di ghiaccio sottomarino che affondò il Titanic. Per il bene dell’intero mondo cristiano, è tempo che questo inganno venga smascherato. Se così non fosse, potrebbe portare milioni di persone non sul fondo dell’Oceano Atlantico, ma nel “lago di fuoco” {vedere Apocalisse 21:8}.

Per favore, leggi questo libro attentamente e in preghiera.
Il suo messaggio potrebbe salvarti la vita.

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(1) https://endtimestruth.com/trump-to-recognize-jerusalem-as-israels-capital/

(2) https://www.cnn.com/2017/12/08/opinions/jerusalem-israel-evangelicals-end-times-butler-bass-opinion/index.html

(3) http://www.wnd.com/2016/09/messianic-preparations-underway-as-3rd-temple-planned/

 

CAPITOLO 1 – TUTTI GLI OCCHI PUNTATI SU ISRAELE

“Ciò che è giusto non è sempre popolare e ciò che è popolare non è sempre giusto.”

Albert Einstein (1879-1955)

[p.11] Dopo tanto clamore, quando gli orologi del mondo finalmente segnarono le 00:01 del terribile anno 2000 d.C., divenne subito evidente che le profezie del giorno del giudizio Y2K [*anno 2000] erano fallite. Le più sincere previsioni su un massiccio caos informatico, interruzioni di corrente, fallimenti bancari, crollo dei mercati azionari, lancio di missili nucleari e il conseguente terrore globale, si sono tutte rivelate false profezie.

È possibile che anche alcune previsioni sulla fine dei tempi attorno a Israele falliscano?

Nello stesso Capodanno del 1999, la polizia israeliana si riunì in numero record a Gerusalemme. Erano determinati a mantenere la pace in mezzo alle crescenti preoccupazioni per il terrorismo e le possibili azioni esplosive dei fanatici religiosi. Migliaia di pellegrini e fedeli si accalcavano verso il Monte del Tempio e il Muro del Pianto mentre giornalisti da tutto il mondo sciamavano nella Città di Davide. Con l’avvicinarsi del tanto atteso nuovo millennio, l’interesse apocalittico era al culmine. Innumerevoli cristiani pensavano: Se l’arrivo dell’anno 2000 ha qualcosa a che fare con la profezia biblica e la fine del mondo, allora sicuramente Gerusalemme è il posto da tenere d’occhio!

Eppure non è successo nulla.

Perché così tanti occhi sono fissi su Gerusalemme? Ci sono molte ragioni, ma una grande è chiara. Il fatto è che, letteralmente, milioni di cristiani che studiano le profezie credono fermamente che gli eventi finali del Pianeta Terra un giorno si sposteranno attorno al Medio Oriente, a Gerusalemme e agli Ebrei. Secondo quanto comunemente inteso, ciò che accade alla moderna nazione di Israele è sicuramente connesso con l’imminente sanguinosa battaglia di Armageddon, con il ritorno di Gesù Cristo e con la fine dei tempi.

[p.12] Basta semplicemente cercare su Google “Israele e le profezie bibliche”. Appariranno miriadi di siti web. Digita le stesse parole su YouTube per scoprire innumerevoli video. Oppure visita Amazon.com. L’elenco dei libri su questo argomento è infinito. In verità, il brusio è globale. Secondo gli insegnanti delle profezie bibliche di tutto il mondo, “Israele”, “gli ultimi giorni” e “profezie sulla fine dei tempi” sono inseparabilmente legati. L’autore apocalittico bestseller Carl Gallups ha detto al World Net Daily:

Alla fine, tutto ruota attorno al ritorno di Gesù Cristo… È venuto la prima volta, secondo le profezie, e quelle stesse profezie dichiarano che verrà di nuovo. Non solo questo, le profezie dicono chiaramente che Egli sarebbe tornato nei giorni subito dopo il ritorno di Israele nel paese, Gerusalemme avrebbe avuto il controllo di quell’Israele che era ritornato e le nazioni di {Ezechiele 38} avrebbero iniziato il loro allineamento contro Israele. Quei giorni sono arrivati, e noi siamo la prima generazione storica a vederlo accadere… *(4).

Mi rendo conto che ad alcuni potrebbe sembrare una bestemmia, ma lo scopo di questo libro è riesaminare l’accuratezza di questi insegnamenti popolari, specialmente alla luce sfolgorante di Gesù Cristo, del Nuovo Testamento e del libro dell’Apocalisse. Cosa insegna veramente la profezia biblica? Nelle pagine seguenti scoprirai risposte scioccanti ma bibliche.

Nel nostro viaggio affronteremo queste domande fondamentali:

-Cosa intendeva il Maestro quando disse di Natanaele: “Ecco un vero Israelita in cui non c’è inganno!”? {Giovanni 1:47, corsivo aggiunto}.

-Cosa aveva in mente Paolo quando scrisse: “Non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele”? {Romani 9:6}.

-Perché il Nuovo Testamento si riferisce a due Israele: un “Israele secondo la carne” {1 Corinzi 10:18} e “l’Israele di Dio” {Galati 6:14-16} in Gesù Cristo?

-Infine, qual è il vero significato delle misteriose profezie dell’Apocalisse sui 144.000 da tutte le tribù d’Israele, la Babilonia Mistero, [p.13] il fiume Eufrate che si prosciuga, e Armageddon, “la battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”? {Apocalisse 16:14-16}.

Prima di andare oltre, voglio sottolineare una cosa importante: sono ebreo e amo gli Ebrei. Molti dei miei parenti sono Ebrei, ma purtroppo la maggior parte non crede alla Buona Novella di Gesù Cristo. Non si rendono conto che Gesù stesso visse una vita ebraica perfetta e che la Sua morte adempì le antiche profezie ebraiche sulla nascita, la vita senza peccato, la sofferenza, la morte e la resurrezione di un Messia ebreo {vedi Michea 5:2 e Isaia 53}. Come Paolo, “il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per Israele è che possano essere salvati” {Romani 10:1}.

Ma ecco un punto chiave. Nel mezzo del mio amore per il popolo ebraico e Israele, sono anche uno studioso di profezia. E nella mia ricerca sono giunto a una conclusione spaventosa. Sono convinto che in mezzo alle teorie profetiche popolari sulla moderna nazione israeliana, sulla città di Gerusalemme devastata dalla guerra e su Armageddon, ci sono in realtà errori giganteschi – false profezie – ora insegnate in tutto il mondo che non sono in armonia con le parole esatte di Gesù Cristo o con il vero significato del libro dell’Apocalisse. Ai Suoi discepoli ebrei nostro Signore avvertì: “Guardate che nessuno vi inganni” {Matteo 24:4}. Come credente ebreo, ho preso sul serio questo avvertimento.

Le profezie sull’anno 2000 sono fallite. A Gerusalemme alla vigilia del nuovo millennio non si sono verificate esplosioni terroristiche.

Stai per scoprire la prova concreta del Nuovo Testamento che anche molte predizioni popolari sull’Israele moderno falliranno. Eppure la Parola di Dio si adempirà.

Mentre continui a leggere questo libro, questa etichetta è appropriata: “Attenzione: gestisci con la preghiera!”

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(4) http://www.wnd.com/2016/09/messianic-preparations-underway-as-3rd-temple-planned/

 

CAPITOLO 2 – LOTTANDO CON UN ANGELO

“L’umiltà, quella radice bassa e dolce, da cui germogliano tutte le virtù celesti.”

Thomas Moore (1779-1852)

[p.15] Hai mai sentito parlare di un incontro di lotta tra un essere umano e un angelo? Per quanto ne sappiamo, è successo solo una volta nella storia. I dettagli di questa antica storia assumeranno presto un significato esplosivo nel nostro studio di Israele e delle profezie bibliche.

Abrahamo visse circa 4.000 anni fa. Aveva un figlio di nome Isacco che aveva un figlio di nome Giacobbe. Fu Giacobbe a lottare con l’“Angelo”. In seguito a quell’incontro di lotta, l’“Angelo” cambiò il nome di Giacobbe in “Israele”. Per comprendere questo strano incontro e il suo significato profondo per noi oggi, dobbiamo studiare la storia di Isacco, Rebecca, Esaù e Giacobbe, come riportato in {Genesi 27}.

“Quando Isacco era vecchio e i suoi occhi erano offuscati, così che non poteva vedere”, decise di benedire Esaù, il suo figlio primogenito, prima di morire {Genesi 27:1-4}. Ma prima mandò Esaù nei campi a cercare un pasto gustoso. La moglie di Isacco, Rebecca, aveva altri piani. Comprendendo l’importanza della benedizione di suo marito sul primogenito, desiderò quella benedizione per il suo figlio minore Giacobbe, che era più concentrato spiritualmente di Esaù. Mentre Esaù era fuori a caccia nel campo, Rebecca preparò rapidamente un pasto e convinse Giacobbe a portare il cibo a Isacco fingendo di essere Esaù {Genesi 27:5-17}.

Quando Giacobbe portò il pasto a suo padre, mentì dicendo: “Io sono Esaù, il tuo primogenito; ho fatto come tu mi hai detto. Deh, alzati, mettiti a sedere e mangia della mia cacciagione, affinché l’anima tua mi benedica” {versetto 19}. Quando Isacco gli chiese come mai avesse ucciso un animale così in fretta, Giacobbe mentì di nuovo, dicendo: “Perché l’Eterno, il tuo Dio l’ha fatto venire a me” {versetto 20}. Con sospetto, Isacco chiese: “Sei tu veramente mio figlio Esaù?” Giacobbe mentì una terza volta, dicendo: “Sì, lo sono” {versetto 24}. Alla fine, Isacco credette all’inganno di Giacobbe e gli diede la benedizione {versetti 25-29}.

[p.16] Poco dopo, Esaù tornò dalla caccia e Isacco si rese conto di essere stato ingannato. “Tuo fratello è venuto con inganno e si è presa la tua benedizione” {versetto 35}, disse il padre al figlio maggiore. Allora “Esaù prese ad odiare Giacobbe” e disse in cuor suo: “Ucciderò mio fratello Giacobbe” {versetto 41}. Rebecca scoprì il complotto di Esaù e mandò Giacobbe dai suoi parenti in un paese lontano, dove rimase per 20 anni {Genesi 27:43, 31:41}. Giacobbe non rivide mai più il volto di sua madre.

Vent’anni dopo, Giacobbe tornò a casa. Circondato da una grande carovana di familiari e servi, mandò messaggeri davanti al gruppo per informare Esaù del suo arrivo. Ma gli uomini tornarono con la notizia che Esaù e 400 soldati stavano andandogli incontro. La paura attanagliò il cuore di Giacobbe. Provava un profondo senso di colpa per il suo passato peccato di inganno ed era terrorizzato per la sicurezza della sua famiglia. Quindi Giacobbe “quella notte si alzò” e “rimase solo” ad implorare Dio per ottenere perdono e liberazione {Genesi 32:22, 24}.

Allora “un uomo lottò con lui fino allo spuntar dell’alba” {v. 24}. Quest’uomo era davvero “l’Angelo” {Osea 12:4}. Ignaro di ciò, e supponendo che si trattasse di suo fratello Esaù, ancora arrabbiato, Giacobbe lottò per la sua vita tutta la notte. Alle prime luci dell’alba, questo potente Straniero si rivelò non come un nemico, ma come un Amico celeste. Toccò la coscia di Giacobbe, “e la cavità della coscia di Giacobbe si slogò, mentre lottava con lui” {Genesi 32:25}.

Giacobbe improvvisamente si rese conto che questo Essere potente era ormai la sua unica speranza. Sconfitto e impotente, si aggrappò al Messaggero, dicendo: “Non ti lascerò andare, a meno che tu non mi benedica”.

L’angelo allora chiese: “Come ti chiami?”
“E lui disse: ‘Giacobbe’.
“Ed egli disse: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele; poiché tu hai lottato con Dio e con gli uomini ed hai vinto” {versetti 26-28, corsivo dell’autore}.

Questa è la prima volta che nella Bibbia viene usata la parola “Israele”. Il contesto rivela il suo profondo significato spirituale.

All’inizio “Israele” era un nome speciale dato a un solo uomo, a Giacobbe, da un Angelo di Dio. Nella Bibbia i nomi delle persone significano più di quanto abbiano oggi. A quei tempi, i nomi erano spesso descrizioni dei caratteri delle persone.

[p.17] Giacobbe significava letteralmente “ingannatore” o “truffatore”. Quando Esaù scoprì il peccato di inganno di Giacobbe, disse a Isacco: “Non è egli a ragione chiamato Giacobbe {Genesi 27:36}? Pertanto il nome “Giacobbe” era una descrizione del suo carattere e del suo peccato. Quando l’Angelo gli chiese: “Qual è il tuo nome?”, conosceva la risposta. Ma voleva che Giacobbe pronunciasse il proprio nome, che rappresentava un’umile confessione e un allontanamento dal suo peccato. Giacobbe superò la prova, si pentì e ripose tutta la sua fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio.

La risposta: “Il tuo nome non sarà più chiamato Giacobbe, ma Israele”, rivelò che Dio gli aveva dato un nuovo carattere. La parola “Israele” significa letteralmente “Principe con Dio” (vedere margine della NKJV). Pertanto il nome stesso “Israele” era un nome spirituale, che simboleggiava la vittoria spirituale di Giacobbe sul suo passato peccato di inganno. In altre parole, l’uomo “Giacobbe” era ora un “Israele” spirituale. Come vedremo, questa verità sull’Israele spirituale assumerà un significato esplosivo nel nostro studio di Israele e delle profezie bibliche.

Israele ebbe 12 figli “che vennero in Egitto” {Esodo 1:1-5}. Un figlio, di nome Giuseppe, aveva sogni vividi {Genesi 37}. Ricordatelo, perché ci ritorneremo. I figli d’Israele si moltiplicarono in Egitto e furono costretti alla schiavitù fino al tempo di Mosè. Allora Dio disse a Mosè: “E tu dirai al Faraone: <Così dice l’Eterno: Israele è il mio figlio, il mio primogenito… Lascia andare il mio figlio>” {Esodo 4:22-23, LND}.

Ecco uno sviluppo importante nel pensiero biblico. Il nome “Israele” viene ora ampliato. Non si riferisce più solo a Giacobbe, ma anche ai suoi discendenti. La nazione ora è “Israele”. Quindi “Israele” si riferiva prima a un uomo vittorioso, poi a un popolo. Era desiderio di Dio che anche questa nuova nazione di Israele fosse vittoriosa, come lo fu Giacobbe, attraverso la fede in Lui. Dio chiamò questa nuova nazione “mio figlio… il mio primogenito”. Ricorda anche questo. Diventerà importante a breve.

Il paragrafo successivo contiene piccole frasi su Israele che a prima vista potrebbero sembrare aride. Ma possono accadere cose sorprendenti quando innaffi un seme secco. Queste piccole frasi presto germoglieranno e diventeranno alberi di enorme significato quando ci rivolgeremo al Nuovo Testamento. Prendi nota di loro in modo speciale.

Israele era “una vite” che Dio portò “fuori dall’Egitto” {Salmo 80:8}.
Dio disse: “Ma tu, Israele, sei il mio servitore… il seme di Abramo” {Isaia 41:8, NKJV}. Dio parlò anche di “Israele mio eletto” {Isaia 45:4}.

[p.18] Ancora una volta, il Signore parlò tramite Isaia, dicendo: “Ecco il mio servo, che io sostengo; il mio eletto, in cui l’anima mia si compiace. Ho posto il mio Spirito su di Lui: Egli porterà la giustizia alle nazioni. Egli non griderà, non alzerà la voce, non farà udire la sua voce per le strade. Egli non spezzerà la canna rotta, non spegnerà il lucignolo fumante; presenterà la giustizia secondo verità” {Isaia 42:1-3, LND}.

Tutte queste parole originariamente si applicavano alla nazione letterale di Israele. Non dimenticarlo.

Intorno all’800 a.C. il Signore disse attraverso il profeta Osea: “Quando Israele era fanciullo io l’amai e dall’Egitto chiamai mio figlio” {Osea 11:1, LND}. Eppure a quel punto Israele non era riuscito a essere all’altezza del significato del proprio nome. Non aveva vissuto vittoriosamente, come un “Principe presso Dio”. Il Signore dichiarò tristemente: “… hanno sacrificato ai Baal e hanno bruciato incenso alle immagini scolpite” {Osea 11:2}.

Eppure Dio aveva un piano speciale. Quella frase solitaria: “Quando Israele era fanciullo, (allora) lo amai e dall’Egitto chiamai (fuori) mio figlio”, è in realtà come una mini-bomba che presto esploderà con enorme importanza quando ci volgiamo al Nuovo Testamento.

 

CAPITOLO 3 – UN NUOVO SGUARDO SU GESÙ CRISTO

“Un viaggio esplorativo non consiste nel cercare nuovi paesaggi,

ma nell’avere nuovi occhi”.

Marcel Proust (1871-1922)

[p.19] Erano trascorsi circa 800 anni dal tempo del profeta Osea. Alla fine, l’orologio profetico del Cielo suonò le dodici: “Gesù era nato in Betlemme di Giudea al tempo del re Erode…” {Matteo 2:1}.

Poiché il re Erode si sentiva minacciato da questo nuovo potenziale rivale al suo trono, mandò dei soldati che crudelmente “uccisero tutti i bambini che erano a Betlemme” {Matteo 2:16}. Eppure Dio avvertì Giuseppe prima del massacro. “Ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e rimani lì finché io non ti avvertirò” {versetto 13}. Così la famiglia si alzò e “si rifugiò in Egitto” {versetto 14}.

La frase successiva a {Matteo 2:14} è quasi incredibile nelle sue implicazioni profetiche. Sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, Matteo scrive che Giuseppe, Maria e Gesù rimasero in Egitto “fino alla morte di Erode, affinché si adempisse ciò che fu detto dal Signore per mezzo del profeta, che dice: <Ho chiamato mio figlio fuori dall’Egitto>” {versetto 15}.

Ti rendi conto di quello che hai appena letto? Matteo cita {Osea 11:1} che, nel suo contesto storico, si riferiva alla nazione d’Israele chiamata fuori dall’Egitto al tempo di Mosè. Eppure ecco che proprio il primo scrittore del Nuovo Testamento riprende questo testo e lo dichiara “compiuto” in Gesù Cristo! Qui Matteo comincia a rivelare un principio sviluppato in tutto il suo libro. Anche Paolo insegnò lo stesso principio, come vedremo.

Ricorda, la prima volta che il nome “Israele” viene usato nella Bibbia era un nome spirituale dato a un uomo: Giacobbe {Genesi 32:28}. Quel nome aveva a che fare con la vittoria spirituale di Giacobbe. Significava “Principe con Dio”. Anche così, all’inizio del Nuovo Testamento lo stesso nome comincia ad essere applicato a un Uomo, a Colui che è Vittorioso, a Gesù Cristo, il Principe di Dio.

[p.20] Ci sono sorprendenti parallelismi tra la storia di Israele e la storia di Gesù:
Nella storia ebraica un giovane di nome Giuseppe fece dei sogni e andò in Egitto {Genesi 37, 39}.
Nel Nuovo Testamento troviamo un altro Giuseppe che fece dei sogni e andò in Egitto {Matteo 2}.
Nella storia ebraica, quando Dio chiamò Israele fuori dall’Egitto, chiamò quella nuova nazione “mio figlio” {Esodo 4:22}. Quando Gesù uscì dall’Egitto, Dio disse: “Ho chiamato il mio figlio fuori dall’Egitto” {Matteo 2:15}.
Quando la nazione d’Israele lasciò l’Egitto, il popolo attraversò il Mar Rosso. Furono “battezzati… nel mare” {1 Corinzi 10:2}. Nel terzo capitolo di Matteo leggiamo che Gesù fu battezzato nel Giordano per <adempiere ogni giustizia> {versetto 15}. Poi Dio chiamò Gesù, il Suo “amato figlio” {versetto 17}.
Dopo aver attraversato il Mar Rosso, gli Israeliti trascorsero 40 anni nel deserto. Immediatamente dopo essere stato battezzato nel Giordano, Gesù fu “condotto dallo Spirito nel deserto” per 40 giorni {Matteo 4:1-2}. Al termine di quei quaranta giorni, Gesù resistette alle ingannevoli tentazioni del diavolo citando tre Scritture. Erano tutti tratti dal Deuteronomio, lo stesso libro che Dio diede a Israele durante i suoi 40 anni di soggiorno nel deserto! Cosa significa questo? Vuol dire che nel libro di Matteo Gesù ripeteva punto per punto la storia di Israele e vinceva laddove questi avevano fallito. In altre parole, Cristo si mostrava come il primo Israele, il Principe di Dio, Colui che è il Vittorioso che vince ogni peccato.

Dopo aver guarito un gran numero di persone, Gesù “e ordinò loro severamente di non rivelare chi egli fosse, affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta Isaia, che dice: <Ecco il mio servo che io ho scelto; l’amato mio in cui l’anima mia si è compiaciuta. Io metterò il mio Spirito su di lui, ed egli annunzierà giudizio alle genti. Egli non contenderà e non griderà e nessuno udrà la sua voce per le piazze. Egli non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia>” {Matteo 12:16-20}.

[p.21] Qui Matteo sta facendo la stessa cosa che ha fatto con {Osea 11:1}. Sta citando {Isaia 42:1-3} che, nel suo contesto originale, si riferiva al “servo” di Dio, che era “Israele… il mio servitore” {Isaia 41:8}. Ancora una volta, sotto ispirazione dello Spirito Santo, il primo scrittore del Nuovo Testamento disse che {Isaia 42:1-3} era stato “adempiuto” dal “servo” di Dio, Gesù Cristo.

Che dire di quelle altre frasi apparentemente aride sulla nazione di Israele? È ora di annaffiare anche loro. Ora devono diventare alberi che raggiungono il cielo.

Nel {Salmo 80:8}, Israele era chiamata “vite”. Eppure Gesù Cristo dichiarò: “Io sono la vera vite” {Giovanni 15:1}.

Dio si riferì alla nazione di Israele come “Mio figlio, sì, il mio primogenito” {Esodo 4:22}. Eppure Paolo in seguito chiamò Gesù Cristo “il primogenito di ogni creatura” {Colossesi 1:15}.

Il profeta Isaia chiamò chiaramente Israele “la stirpe di Abramo” {Isaia 41:8}. Eppure Paolo scrisse: “Ora le promesse furono fatte ad Abramo e alla sua discendenza. Non dice: <E alle discendenze>, come come se si trattasse di molte, ma come di una sola: <E alla tua discendenza >, cioè Cristo” {Galati 3:16}.

Quest’ultimo testo è il più chiaro ed esplosivo di tutti. Cosa significa questo? Significa che quando Paolo guardò indietro alle dichiarazioni dell’Antico Testamento su “Israele”, le vide come una prefigurazione intrinseca della venuta del Messia, Gesù Cristo. Per Paolo il Messia è “il Seme”.

Gesù Cristo è il perfetto Israele!

Ma c’è di più. Nella Genesi e nell’Esodo il nome “Israele” non si riferiva solo a un uomo vittorioso, Giacobbe, ma anche ai suoi discendenti, che divennero Israele. Lo stesso principio è rivelato nel Nuovo Testamento. Subito dopo aver chiamato Gesù “la Progenie”, Paolo disse ai suoi convertiti Gentili: “E se siete di Cristo, allora siete della progenie di Abramo…” {Galati 3:29}. Pertanto, nel Nuovo Testamento, il nome Israele non si applica solo all’unico Uomo Vittorioso, il vero Seme, Gesù Cristo, ma anche a coloro che sono in Cristo. I credenti in Gesù sono infusi nel “Seme”. In altre parole, i veri cristiani fanno parte dell’Israele spirituale di Dio.

Dio fece un patto con le dodici tribù d’Israele ai piedi del Monte Sinai. Venivano offerti sacrifici di animali. Poi “Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, e disse: <Ecco il sangue del patto che l’Eterno ha fatto con voi>” {Esodo 24:8}. Alla fine del Suo ministero, Gesù Cristo stipulò una nuova alleanza con [p.22] i dodici apostoli in una stanza superiore sul monte Sion. Prima di offrire Se stesso come Sacrificio Finale, nostro Signore dichiarò: “Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati” {Matteo 26:28}.

Cosa significa questo? Significa che Gesù Cristo, il vero Seme, stava stipulando un nuovo patto con il Suo Israele spirituale. Questi fatti fondamentali del Nuovo Testamento assumeranno presto un significato esplosivo quando esamineremo ciò che insegna realmente il libro dell’Apocalisse su Israele, Babilonia la Grande e Armageddon.

Posso suggerirti di allacciare le cinture di sicurezza?

 

CAPITOLO 4 – CHIAREZZA ATTRAVERSO LA DOPPIA VISIONE

“Attenzione alle mezze verità. Potresti aver preso la metà sbagliata.”

Autore sconosciuto

[p.23] Ti è mai capitato di essere stato colpito così forte alla testa da iniziare a vedere doppio? Da quello che ho studiato, il mondo cristiano ha bisogno di essere colpito duramente dalla verità del Nuovo Testamento. Allora sempre più cristiani inizieranno a vedere il doppio riguardo al tema Israele. Secondo Paolo ci sono due Israele. La prova? L’apostolo ebreo scrisse: “Non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele” {Romani 9:6}. In questo capitolo scopriremo che esiste un “Israele secondo la carne” {1 Corinzi 10:18} e un “Israele di Dio” {Galati 6:16} composto sia da Ebrei che da Gentili che hanno fede personale in Gesù Cristo, il vero Messia di Dio.

Paolo scrisse: “Così Abrahamo <credette a Dio e questo gli fu messo in conto di giustizia>; sappiate pure che coloro che sono dalla fede sono figli di Abrahamo” {Galati 3:6-7}. L’argomentazione di Paolo è che Abrahamo aveva fede, quindi coloro che hanno fede sono suoi figli. Potremmo chiamarlo il concetto di “lignaggio di fede”. Questa verità è come una chiave che può aprire una serratura nella nostra testa. Una volta aperta la serratura, possiamo comprendere il principio scioccante dei due Israele.

Giovanni Battista capì e predicò coraggiosamente il lignaggio della fede. Quando un gruppo di Farisei e Sadducei astuti venne a mettere in dubbio il diritto di Giovanni di battezzare, il profeta del deserto li stupì gridando: “E non pensate di dire dentro di voi: <Noi abbiamo Abrahamo per nostro padre> perché io vi dico che Dio può far sorgere dei figli di Abrahamo anche da queste pietre. E la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco” {Matteo 3:9-10}.

Quei Farisei e Sadducei erano Israeliti “secondo la carne” {1 Corinzi 10:18}. Non avevano fede come Abrahamo, eppure affermavano di essere suoi figli. Giovanni Battista ha smascherato questa illusione. [p.24] “Non pensatelo!” tuonò. Giovanni poi pose la “scure” alla radice degli alberi dicendo che se non avessero portato “buon frutto” attraverso la fede in Dio come fece Abrahamo, sarebbero stati “tagliati e gettati nel fuoco” {versetto 10}.

Chiaramente il lignaggio naturale da solo non è sufficiente. Senza fede e connessione spirituale con l’Onnipotente, quegli uomini erano condannati.

Gesù Cristo insegnò la stessa verità. Un certo gruppo di Giudei una volta Gli disse: “Il padre nostro è Abrahamo”. Gesù rispose: “Se foste figli di Abrahamo, fareste le opere di Abrahamo” {Giovanni 8:39}. Affermavano anche di essere figli di Abrahamo, ma non ne avevano la fede. Dicendo: “Se foste figli di Abrahamo”, Gesù negò la loro affermazione. Cristo continuò: “Ma ora cercate di uccidere me, uomo, che vi ho detto la verità che ho udito da Dio; Abrahamo non fece questo. Voi fate le opere del padre vostro…” {Giovanni 8:40-41}.

“Perciò essi gli dissero: <Noi abbiamo un solo Padre, Dio>… Allora Gesù disse loro: <Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste… Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non é rimasto fermo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna>” {Giovanni 8:41-42, 44}.

Che testo atomico! Qui Gesù Cristo pronunciò parole che mandarono in frantumi una teoria profetica attualmente sostenuta nel mondo evangelico. Gesù stava parlando ad alcuni ebrei che affermavano di essere israeliti, figli di Abrahamo, eppure seguivano Dio solo esteriormente, non nel cuore. Gesù disse che non erano affatto figli di Abrahamo perché non avevano fede e seguivano bugie. Il loro “lignaggio di fede” in realtà risaliva a Satana, il padre della menzogna. Presto separeremo la verità di Dio dalle bugie di Satana quando esamineremo cosa veramente l’Apocalisse insegna riguardo a Israele, ai 144.000, alla Babilonia misteriosa e ad Armageddon.

Gesù Cristo insegnò anche il lignaggio della fede in {Giovanni 1}. Un ebreo dalla mentalità spirituale di nome Natanaele si chiedeva se Gesù di Nazareth fosse davvero il Messia. Ritirandosi nel suo posto preferito sotto un albero di fico, pregò al riguardo.

[p.25] Ben presto un amico lo presentò al Salvatore. Quando Gesù vide Natanaele, dichiarò con gioia: “Ecco un vero Israelita in cui non c’è inganno!” {Giovanni 1:47}. Natanaele aveva un lignaggio naturale che risaliva ad Abrahamo. Eppure aveva di più. Nella sua vita spirituale aveva riportato vittorie sull’“astuzia”, il che significa inganno. Quando Gesù riconobbe la discendenza spirituale di Natanaele da Abrahamo e Giacobbe, lo definì “un vero Israelita”. Proprio come Giacobbe stesso era divenuto un Israele spirituale, così Natanaele era divenuto “un vero Israelita”. Faceva parte del vero Israele spirituale di Dio.

Proprio come ci sono due Israele, così ci sono due tipi di Ebrei. Ci sono Ebrei nella carne ed Ebrei nello Spirito. In parole di avvertimento verso certi Ebrei che violavano i Dieci Comandamenti, Paolo scrisse: “Ecco, tu ti chiami Giudeo, ti fondi sulla legge e ti glori in Dio… perché la circoncisione è vantaggiosa se tu osservi la legge, ma se sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. Perciò se l’incirconciso osserva gli statuti della legge, non sarà la sua incirconcisione reputata circoncisione?… Infatti il Giudeo non è colui che appare tale all’esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente, e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, e non nella lettera; e di un tal Giudeo la lode non proviene dagli uomini, ma da Dio” {Romani 2:17, 25-26, 28-29}.

Hai capito questo? Qualcuno che è “chiamato Ebreo [*o Giudeo]” perché è un discendente fisico di Abramo, e tuttavia vive come un trasgressore, “non è un Ebreo”. La sua “circoncisione diventa incirconcisione”. Per Dio, è un Gentile. E per il Gentile credente, che mediante la fede osserva “la giustizia della legge”, la sua incirconcisione è “contata come circoncisione”. Per Dio, è un Ebreo. Pertanto Giovanni Battista, Gesù Cristo e Paolo concordano tutti che il lignaggio naturale non è sufficiente.

Che qualcuno sia o meno “un vero Israelita” dipende dalla sua fede e dal suo carattere spirituale. Paolo riassume: “I veri circoncisi infatti siamo noi che serviamo Dio nello spirito e ci gloriamo in Cristo Gesù, e non confidiamo nella carne” {Filippesi 3:3}. Chiunque oggi può diventare uno di questi “Ebrei”, non importa chi siano i suoi genitori terreni.

Questi concetti di lignaggio di fede, cioè che gli Ebrei vengono considerati gentili e viceversa, ci portano a uno dei maggiori problemi che il mondo cristiano, orientato alle profezie, deve affrontare. Questa questione è al centro dell’interpretazione profetica. In esso ci troviamo di fronte a due opzioni. Una è la verità, l’altra una bugia. Uno porta al paradiso e l’altro, forse, all’inferno.

[p.26] La domanda è: “Che dire delle promesse che Dio fece a Israele nell’Antico Testamento?” Se concludiamo che tali promesse devono essere mantenute a Israele secondo la carne, allora dobbiamo concludere che Gerusalemme e la moderna nazione ebraica finiranno per diventare l’epicentro della battaglia finale di Armageddon. Ma se concludiamo che quelle promesse possono essere legittimamente adempiute per l’Israele di Dio nello Spirito, allora dobbiamo ristudiare il libro dell’Apocalisse per scoprire come le sue profezie sul tempo della fine si applicano ai veri cristiani – Ebrei o Gentili – che amano Gesù il Messia con tutto il loro cuore.

Paolo affronta questa questione esplosiva in {Romani 9:2-8}. Le sue parole richiedono un’attenta riflessione. Con dolore, Paolo scrisse riguardo al suo “parente ebreo secondo la carne”: chi sono gli Israeliti; a chi appartengono l’adozione, la gloria, i patti, la legge, il servizio di Dio e le promesse” {versetti 2-4}. Dio fece delle promesse a Israele nell’Antico Testamento. Ma cosa succederebbe se alcuni Ebrei non credessero in Lui? Può Dio mantenere le Sue promesse ad un Israele non credente secondo la carne? In caso contrario, la Sua Parola ha fallito?

La risposta di Paolo a queste importanti domande è fondamentale: “Tuttavia non è che la parola di Dio sia caduta a terra, poiché non tutti quelli che sono di Israele sono Israele” {versetto 6}. Si noti che la verità dei “due Israele” è la garanzia di Paolo che la Parola di Dio non verrà meno. Osserva attentamente: “Non sono tutti Israele [l’Israele di Dio] quelli che sono d’Israele [della Nazione Ebraica]”. Quindi un Ebreo può appartenere alla Nazione Ebraica e tuttavia non far parte dell’Israele di Dio. Ora ecco la domanda esplosiva: verso quale Israele Dio adempirà le Sue promesse?

Paolo prosegue: “E neppure perché sono progenie di Abrahamo sono tutti figli; ma <in Isacco ti sarà nominata una progenie>” {versetto 7}. Poiché non tutti i discendenti fisici di Abrahamo sono automaticamente figli di Dio, perciò le Sue promesse sono per coloro “in Isacco”.

Abrahamo aveva due figli. Il primo fu Ismaele, che nacque secondo la carne. Il secondo fu Isacco, che nacque quando Abrahamo ebbe fede nella promessa di Dio {Genesi 16:1-3, 15; 21:1-3; Romani 4:18-21}. In {Galati 4:22-31}, Paolo rivela in modo scioccante che Ismaele rappresenta gli Ebrei non credenti, mentre Isacco rappresenta gli Ebrei e i Gentili che hanno fede in Cristo! “Ora noi, fratelli [come credenti in Cristo], alla maniera di Isacco, siamo i figli della promessa” {Galati 4:28}.

I “figli della promessa” sono coloro che ricevono “la promessa dello Spirito mediante la fede” {Galati 3:14}. Pertanto, l’Israele che è “in Isacco” è l’Israele di Dio nello Spirito Santo. Paolo conclude: [p.27] “Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come progenie” {Romani 9:8, corsivo aggiunto}. “Considerati come progenie” significa che, anche se alcuni possono essere Gentili, essi sono considerati parte.

Ecco un riassunto in otto punti del ragionamento dettagliato di Paolo:

  1. Dio fece delle promesse alla “discendenza [*il seme]” di Abrahamo {Galati 3:16}.
  2. La progenie di Abrahamo sarebbe continuata “in Isacco” {Romani 9:7}.
  3. Isacco nacque quando Abrahamo ebbe fede nella promessa di Dio {Romani 4:19-21}.
  4. Isacco rappresenta tutti coloro che credono in Gesù e ricevono la promessa dello Spirito Santo mediante la fede {Galati 3:14; 4:22-28}.
  5. Tutti coloro che hanno fede in Gesù Cristo, Ebrei o Gentili, “sono considerati come la progenie” {Galati 3:14; Romani 9:8; 10:12}.
  6. Questo seme è “l’Israele di Dio” in Cristo {Galati 3:16, 29; 6:14-16}.
  7. Dio adempirà le Sue promesse a questo Israele {Galati 3:29; 4:28; 6:14-16}.
  8. Pertanto le promesse di Dio a Israele non sono state fatte “senza alcun effetto: la parola di Dio caduta a terra” nonostante alcuni Ebrei naturali non credano nel loro stesso Messia {Romani 9:6-8}.

Qui abbiamo la risposta alla questione che significa così tanto nell’interpretazione profetica. La Bibbia è chiara. Dio adempirà le Sue promesse dell’Antico Testamento a quelli “in Isacco”, cioè a qualsiasi essere umano che segue l’esempio di Abrahamo e che diventa parte del Suo Israele nello Spirito attraverso la fede nel Messia. Quindi la questione non è la razza, la linea di sangue, la genealogia o l’etnia, ma la fede personale, una fede ora disponibile a tutti {Romani 10:12}.

Coloro che sono solo “i figli della carne, questi non sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza” {Romani 9:8}. Non dovremmo aspettarci che Dio mantenga le Sue promesse agli Israeliti non credenti della carne (o ai Cristiani “a parole” della [p.28] carne, del resto), a meno che, naturalmente, non diventino individualmente veri credenti nel Messia.

Diamo un’occhiata ad un’altra sezione controversa prima di chiudere questo capitolo. Che dire della domanda di Paolo: “Ha Dio rigettato il suo popolo?…” {Romani 11:1}. Queste parole vengono citate in tutto il mondo per provare che Dio non ha rigettato alcun Israelita della carne. Innanzitutto, lo stesso capitolo descrive il “rigetto” di alcuni che non credono {versetto 15}. In secondo luogo, leggendo ulteriormente il versetto 1, notate attentamente la risposta di Paolo alla sua stessa domanda [*ha Dio rigettato il suo popolo?]: “Così non sia, perché anch’io sono Israelita, della progenie di Abrahamo…”. Così Paolo usa se stesso come esempio per dimostrare che Dio non ha “rigettato il suo popolo”.

Chi è il “Suo popolo”?

Nei tre versetti successivi Paolo fa riferimento all’apostasia di Israele ai tempi di Elia. Dio disse a Elia: “Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal” {Rom.11:4}. Anche ai tempi di Eliac’erano due Israele. Uno seguiva Baal, l’altro seguiva Dio.

Quindi Paolo ha applicato quel fatto al suo tempo. “Così dunque anche nel tempo presente è stato lasciato un residuo secondo l’elezione della grazia” {versetto 5}. Proprio come al tempo di Elia c’era un residuo fedele di Israele, così anche al tempo di Paolo c’era un residuo fedele di Ebrei credenti, che, come lui, erano stati salvati per grazia. Nell’Antico Testamento, il Signore disse a coloro che seguivano gli idoli: “…voi non siete Mio popolo” {Osea 1:9}. Ma a coloro che sperimentano il Nuovo Patto e hanno la Sua legge nel cuore, Egli dice: “Saranno il Mio popolo” {Ebrei 8:10, NKJV}. È questo residuo fedele di Israele, composto da popolo ebraico come Paolo, che Dio non ha certo “rigettato”.

Presto vedremo proprio questo problema affrontato nel misterioso libro dell’Apocalisse. Come ai giorni di Elia, ora ci troviamo nel mezzo di una terribile apostasia. Eppure oggi Dio ha i Suoi “settemila” che non “hanno piegato il ginocchio davanti a Baal”. Sono il Suo fedele residuo, la Sua Israele nello Spirito Santo, che fanno affidamento sulla potenza di Dio invece che sulla loro carne. Come Elia, saranno dalla parte di Gesù Cristo e della Sua verità all’Armageddon.

 

CAPITOLO 5 – LA SCELTA E LA NAZIONE ELETTA

“L’uomo non ha altra scelta che scegliere…”

Jean Paul Sartre (1905-1980)

[p.29] Dalla vetta del monte Sinai, Dio Onnipotente tuonò a Mosè: “Così dirai alla casa di Giacobbe e questo annuncerai ai figli d’Israele: <Voi avete visto ciò che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sulle ali d’aquila e vi ho condotti da me. Ora dunque, se darete attentamente ascolto alla mia voce e osserverete il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare, poiché tutta la terra è mia. E sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa>” {Esodo 19:3-6}.

Nota le parole “se” e “allora”. Dio disse che “se” Israele avesse obbedito, “allora” sarebbe stato il Suo “tesoro particolare”. Quella minuscola parola “se” implica un grosso problema. Riguarda le condizioni. Dio ha amato Israele e l’ha scelto senza alcuna obbedienza da parte sua. Fece uscire il popolo dall’Egitto, lo caricò su ali d’aquila e lo condusse a sé. Eppure, contrariamente all’opinione popolare, l’uso del “se” da parte di Dio rendeva chiaro che la continuazione del Suo favore verso gli Israeliti era condizionata dalla loro risposta alla Sua bontà, dalla loro scelta di obbedire {vedere anche 1 Samuele 2:30; Geremia 18 :7-10}. In altre parole, gli stessi cittadini della nazione prescelta devono scegliere correttamente, altrimenti le conseguenze sarebbero catastrofiche.

Quaranta anni dopo, Israele entrò nella Terra Promessa e vi rimase per circa 800 anni. Durante questo periodo, molti risposero all’amore di Dio e scelsero di obbedire alla Sua voce. Ma la maggioranza si allontanò dalla via della rettitudine. Ancora e ancora, Dio manifestò la Sua misericordia inviando profeti e supplicando Israele di ritornare al Suo patto. Eppure l’apostasia continuò e si approfondì. Alla fine, dopo centinaia di anni di avvertimenti, avvenne il disastro. Nel 722 a.C. le tribù settentrionali furono assalite e portate via dai crudeli Assiri. Nel 586 a.C. Giuda fu portato a Babilonia. Questo è stato il risultato di scelte sbagliate.
[p.30] Nel 586 a.C. gli eserciti di Babilonia demolirono Gerusalemme e ne incendiarono il tempio. Gli Ebrei furono rimossi dalla loro terra e portati in cattività. Tuttavia, nella misericordia di Dio, questo esilio non doveva essere permanente.

Il profeta Geremia predisse che secondo la parola dell’Eterno “si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, e cioè settant’anni” {Daniele 9:2}. Dopo 70 anni gli Ebrei avrebbero lasciato Babilonia, sarebbero tornati nella loro terra e avrebbero ricostruito il loro tempio e la loro città. Dio stava dando alla Sua nazione eletta un’altra possibilità di rispondere al Suo amore e fare le scelte giuste. In termini semplici, il Signore stava dicendo: “Hai fallito. Proviamo di nuovo!”

Questa nuova opportunità è rivelata in un’importante profezia di “settanta settimane”. Verso la fine della cattività babilonese, l’angelo Gabriele notificò al profeta Daniele che “settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città, per far cessare la trasgressione, per mettere fine ai peccati, per espiare l’iniquità e per far venire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il Luogo Santissimo” {Daniele 9:24}.

Questo periodo profetico di 70 settimane, basato sul principio di un giorno per un anno riportato in {Numeri 14:34 ed Ezechiele 4:6}, ammonta a 490 anni letterali. L’intero periodo fu “determinato” per il popolo di Daniele, gli Ebrei. Durante quel periodo, la nazione prescelta avrebbe avuto un’altra possibilità di “porre fine alla trasgressione” e di “porre fine ai peccati”. Verso la fine di quel periodo sarebbe successo qualcosa di grosso. Il Messia di Israele sarebbe venuto “per portare una giustizia eterna”. Come vedremo presto, lo status di Israele come nazione speciale sotto il favore divino sarebbe stato determinato dalla sua scelta di ricevere, o di rifiutare, quel Messia. Gabriele disse a Daniele esattamente quando sarebbero iniziate le “settanta settimane”. “Sappi perciò e intendi”, dichiarò l’angelo di Dio, “che da quando è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il Principe, vi saranno sette settimane, e altre sessantadue settimane” {Daniele 9:25}.

[p.31] La Persia conquistò Babilonia nel 538 a.C. Poco dopo, il re persiano Ciro emanò un decreto affinché il popolo ebraico tornasse nella propria terra e ricostruisse il proprio tempio {Esdra 1:1-3}. Successivamente, il re Dario emanò un altro decreto che portò al completamento del tempio {Esdra 6:1, 8}. Ancora più tardi, il re Artaserse diede a Neemia il permesso di ricostruire le mura demolite attorno alla città {Neemia 1:3; 2:1-9}. Eppure il predetto “comandamento di restaurare e costruire Gerusalemme” in realtà si verificò poco prima, quando lo stesso re Artaserse emanò un lungo decreto, conferendo a Esdra l’autorità ufficiale di “stabilire magistrati e giudici” su Gerusalemme e di “eseguire il giudizio” su tutti coloro che si rifiutavano di seguire le leggi di Dio e del re {Esdra 7:21, 25-26}. Di queste quattro opzioni da considerare come punto di partenza per la profezia di 70 settimane/490 anni, il decreto o comandamento del re Artaserse riportato nel capitolo 7 di Esdra fu l’unico che restaurò completamente l’autorità civile a Gerusalemme e nello stato ebraico.

Quel comandamento ebbe luogo “nel settimo anno di Artaserse” {Esdra 7:7}, ovvero nel 457 a.C. Questa data precisa (457 a.C.) è elencata a margine di {Esdra 7} in molte Bibbie moderne. Anche l’acclamata Enciclopedia delle difficoltà bibliche (Zondervan, 1982) individua il 457 a.C. come punto di partenza della profezia delle 70 settimane *(5). L’angelo Gabriele disse: “Da quando è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il Principe, vi saranno sette settimane [49 anni], e sessanta [60] e due settimane [62 settimane = 434 anni]” {Daniele 9:25}.

7 settimane (49 anni) + 62 settimane (434 anni) = 69 settimane (483 anni)

Andando avanti di 483 anni dal punto di partenza del 457 a.C. si arriva al 27 d.C., il tempo dell’apparizione del “Messia il Principe” {Daniele 9:25}. La parola Messia significa “Unto” e nel 27 d.C., l’anno esatto specificato nella profezia di Gabriele *(6), Gesù fu “unto” dallo Spirito Santo al Suo battesimo {Matteo 3:16, 17; Atti 10:38}, iniziando, perciò, ufficialmente il Suo ministero pubblico.

Poco dopo il Suo battesimo, il nostro Salvatore dichiarò: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Pentitevi e credete all’evangelo” {Marco 1:15, NKJV, corsivo aggiunto}. Le parole del Maestro, “il tempo è compiuto”, non possono riferirsi a nessun’altra profezia temporale eccetto {Daniele 9:25}.

Gesù sapeva che stava adempiendo quell’antica predizione.

Come abbiamo visto, la profezia di Gabriele specificava un periodo totale di “settanta settimane” {Daniele 9:24}. Poi suddivise quel periodo in tre periodi più piccoli composti da sette settimane {versetto 25}, sessantadue settimane {versetto 25} e poi un’ultima settimana {versetto 27}.

7+62+1=70.

[p.32] Finora abbiamo visto soddisfatte 69 settimane, il che significa che rimane solo “una settimana”. Quest’ultima settimana è spesso chiamata “la settantesima settimana di Daniele”. Quel testo altamente controverso a riguardo dell’ultima settimana dice letteralmente:

“Egli stabilirà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione… {Daniele 9:27}.

Basato sul principio giorno-anno, anche la “settimana” rimanente in questa profezia si riferisce a un periodo di sette anni. Gli insegnanti delle profezie spesso applicano questo concetto a un futuro periodo di tribolazione di sette anni. La loro idea è che mentre le prime 69 settimane (o 483 anni) arrivarono alla prima venuta di Gesù Cristo, l’orologio profetico poi si fermò, perché il popolo ebraico Lo rifiutò in gran parte. Poi catapultano la settantesima settimana (gli ultimi sette anni) fino alla fine dei tempi, la chiamano “la Tribolazione” e dicono che entrerà in azione per il popolo ebraico dopo un evento chiamato “Il Rapimento” che presumibilmente rapirà tutti i veri cristiani da questa terra, portandoli in paradiso. Tali insegnanti solitamente interpretano {Daniele 9:27} come segue:

“Egli stabilirà pure un patto con molti per una settimana.”

“Lui” si applica a un futuro Anticristo che stringerà un patto (o trattato di pace) con gli Ebrei durante i sette anni della Tribolazione.

“Nel mezzo della settimana farà cessare il sacrificio e l’oblazione…”

Nel mezzo della tribolazione di sette anni, l’Anticristo romperà il suo patto, si rivolterà contro Israele e interromperà i loro sacrifici animali. La frase “farà cessare il sacrificio…” è vista come una prova inconfutabile che un tempio ebraico deve essere ricostruito sul Monte del Tempio all’interno di Gerusalemme, che i sacrifici animali devono essere ripresi e che un futuro Anticristo fermerà quei sacrifici durante la Tribolazione in adempimento della profezia biblica.

Pertanto, secondo innumerevoli interpreti moderni, {Daniele 9:27} si applica a un futuro Anticristo, a un futuro trattato di pace con Israele, a una [p.33] futura tribolazione di sette anni e a un futuro tempio ebraico all’interno di Gerusalemme. Tutti questi eventi presumibilmente inizieranno con il Rapimento. Ma pensiamoci seriamente per un momento. In realtà, è un’enorme quantità [*di informazioni] da estrapolare da un singolo versetto della Bibbia, soprattutto quando {Daniele 9:27} stesso non dice specificamente nulla su una “Tribolazione” di sette anni, su un “Anticristo” o su un tempio ebraico “ricostruito”.

Potrebbe esserci qualcosa di sbagliato in questa immagine?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Successivamente, esamineremo il vero significato della predetta apparizione di Gesù Cristo alla fine delle 69 settimane/483 anni per lo status ufficiale di Israele come nazione eletta da Dio.
Ancora una volta, le cinture di sicurezza sono altamente raccomandate.

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(5) Gleason L. Archer, Enciclopedia delle difficoltà bibliche (Grand Rapids, MI: Zondervan, 1982), pag. 290.
(6) Ibid=stessa citazione

 

CAPITOLO 6 – LA 70A SETTIMANA DELLA DELUSIONE DI DANIELE

“Una bugia può viaggiare fino all’altra parte del mondo,

mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”.

Mark Twain (1835-1910)

[p.35] Come forse saprai, i cristiani attenti alle profezie in tutto il Pianeta Terra a volte si impegnano in un acceso dibattito sul fatto se Gesù Cristo ritornerà per la Sua Chiesa prima dei sette anni di Tribolazione (la visione “Pre-Trib”), nel bel mezzo dei sette anni (la visione “Mid-Trib”), o alla fine dei sette anni (la visione “Post-Trib”).
Eppure la domanda di gran lunga più esplosiva che troppo pochi sembrano porsi è: “In primo luogo, un ‘periodo di tribolazione di sette anni’ per il tempo della fine è davvero l’interpretazione corretta di {Daniele 9:27}?”

Nel 1945, dopo mesi di angosciose deliberazioni, il presidente degli Stati Uniti Harry Truman emanò alla fine l’ordine di sganciare due bombe atomiche sul Giappone durante la seconda guerra mondiale. Il 6 agosto, la prima bomba chiamata “Little Boy” cadde su Hiroshima. Tre giorni dopo un’altra bomba chiamata “Fat Man” fu sganciata su Nagasaki. Circa 130.000 persone furono immediatamente vaporizzate. Si sono svolte molte accese discussioni sul fatto se fosse o meno la cosa giusta sganciare quelle bombe. Una cosa è certa: nella mente di coloro che presero quella terribile decisione, essi credevano che fosse per il bene ultimo dell’America.

Caro amico, è per il beneficio dei cristiani di tutto il mondo che la bomba della verità di Dio venga ora lanciata su quella che ho chiamato “La 70a settimana della delusione di Daniele”. Seguimi da vicino. {Daniele 9:27} dice letteralmente:

“Egli stabilirà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione” {Daniele 9:27}.

Ciò potrebbe scioccarvi, ma storicamente la stragrande maggioranza degli studiosi biblici e dei commentatori biblici di tutto rispetto non ha affatto applicato {Daniele 9:27} ad un futuro periodo di sette anni di “tribolazione”.
Né hanno interpretato il “lui” come riferito a un futuro Mr. Deadly.

[p.36] Invece, l’hanno applicato a Gesù Cristo.
Notate cosa dice il famoso commentario biblico di Matthew Henry riguardo a {Daniele 9:27}:

“Offrendo sé stesso in sacrificio una volta per tutte, Lui [Gesù) metterà fine a tutti i sacrifici levitici” (7).

Matthew Henry applicò {Daniele 9:27} a Cristo, non all’Anticristo.

Un altro famoso commento del metodista britannico Adam Clarke afferma che durante il “termine di sette anni” di {Daniele 9:27}, Gesù stesso avrebbe “confermato o ratificato il nuovo patto con l’umanità” *(8).

Un altro vecchio noto commentario biblico rivela: “Egli confermerà il patto: Cristo. A Lui è assegnata la conferma del patto” *(9).

Ecco un’altra affermazione tratta da un vecchio libro, Cristo e l’Anticristo, pubblicato nel 1846 dal Presbyterian Board of Publication. A pagina 2, sotto Raccomandazioni, troverai l’approvazione di ministri presbiteriani, metodisti e battisti, incluso un rappresentante ufficiale della Convenzione Battista del Sud *(10). Commentando l’ultima settimana di {Daniele 9:27}, quell’antico volume afferma:

“…ad un certo punto durante i rimanenti sette, Lui [il Messia] sarebbe morto come sacrificio per il peccato, e così avrebbe portato ‘la giustizia eterna’. Qui ci sono allusioni a eventi così palpabili che si potrebbe pensare che le persone tra le quali si sono verificati non avrebbero potuto applicare erroneamente la profezia” *(11).

[p.37] Ok, eccoci qui. I seguenti 10 punti forniscono una prova logica e convincente che la famosa 70a settimana di Daniele non ha alcuna applicazione per nessuna futura “Tribolazione” di sette anni. Piuttosto, questo grande periodo profetico si è perfettamente adempiuto 2.000 anni fa.

  1. L’intera profezia di {Daniele 9:24-27} copre un periodo di “settanta settimane”. La logica richiede che “settanta settimane” si riferisca a un periodo di tempo consecutivo, in altre parole, a settanta settimane consecutive e in sequenza. La verità è che non c’è alcun esempio nella Scrittura (o altrove) di un periodo di tempo stabilito che inizi, si interrompa e poi ricominci. Tutti i riferimenti biblici sul tempo sono consecutivi: 40 giorni e 40 notti {Genesi 7:4}, 400 anni in Egitto {Genesi 15:13}, 70 anni di prigionia {Daniele 9:2}, ecc. Nella profezia di Daniele, le ” settanta settimane” dovevano iniziare durante il regno di Persia e continuare fino al tempo del Messia.
  2. La logica richiede inoltre che la 70a settimana segua immediatamente dopo la 69a settimana. In caso contrario, non può essere propriamente chiamata la settantesima settimana!
  3. È illogico inserire un intervallo di 2.000 anni tra la 69a e la 70a settimana. Nessun accenno di lacuna si trova nella profezia stessa. Non c’è intervallo tra le prime sette settimane e le successive 62 settimane, quindi perché inserirne uno tra la 69a e la 70a settimana?

Nota: se dicessi a tuo figlio di andare a letto entro 70 minuti, ovviamente intendi 70 minuti consecutivi. E se cinque ore dopo tuo figlio si lamentasse: “Ma papà, lo so sono passati 69 minuti, ma il 70esimo minuto non è ancora iniziato!”? (Dopo aver ricevuto un adeguato rimprovero, verrebbe rapidamente mandato a letto).

  1. {Daniele 9:27} stesso non dice nulla su un periodo di sette anni di “Tribolazione”, un futuro tempio ebraico ricostruito, o qualsiasi “Anticristo” (la parola esatta, “Anticristo”, non è nemmeno usata fino al Nuovo Testamento).
  2. Il fulcro dichiarato della profezia è il Messia, non l’Anticristo. Dopo che il Messia è stato “sterminato” (riferendosi alla morte di Cristo), il testo dice: “E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario”. In passato, questa [p.38] predizione è stata costantemente applicata alla distruzione di Gerusalemme e del secondo tempio da parte degli eserciti romani guidati dal comandante Tito nel 70 d.C. *(12).
  3. “Egli confermerà il patto…” Paolo disse che “il patto” fu “confermato prima da Dio in Cristo” {Galati 3:17}. Gesù Cristo è venuto “per confermare le promesse fatte ai padri” {Romani 15:8, corsivo dell’autore}. {Daniele 9:27} non dice “un patto” o un trattato di pace, ma “il patto” (KJV), che può applicarsi solo al Nuovo Patto. In nessun punto della Bibbia l’Anticristo stipula o conferma un patto con qualcuno. La parola “patto” è messianica e si applica sempre al Messia, non all’Anticristo.
  4. “Egli confermerà l’alleanza con molti”. Gesù Cristo disse: “Questo è il mio sangue della nuova alleanza, versato per molti…” {Matteo 26:28, corsivo dell’autore}. Ecco, quadra perfettamente! Gesù stava citando specificamente {Daniele 9:27}.
  5. “Nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione”. Dopo esattamente tre anni e mezzo di santo ministero, Gesù Cristo morì sulla croce “a metà della settimana [a metà dei sette anni]”. Nel momento esatto della sua morte, “il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo…” {Mt 27:51}. Questo atto di Dio significò che tutti i sacrifici animali da quel momento cessarono di avere valore. Perché? Perché era stato offerto il Sacrificio Perfetto! Sulla base di questo meraviglioso evento, Dio sicuramente non ha bisogno di alcun futuro tempio in Israele. Non solo, ma se mai un tempio fosse ricostruito, e se i sacrifici animali cruenti fossero ripresi, quel tempio sicuramente non sarebbe il tempio di Dio, poiché quegli stessi sacrifici sarebbero un’aperta negazione del sacrificio perfetto, fatto una volta per tutte, di Suo Figlio. Quindi, quel tempio stesso sarebbe anti-Cristo.
  6. “Per la diffusione delle abominazioni la renderà una desolazione”(KJVersion). “L’abominazione della desolazione” {cfr Mt 24:15} non è un argomento semplice, eppure sappiamo che Gesù chiaramente [p.39] applicò questo evento al tempo in cui i Suoi seguaci dovevano fuggire da Gerusalemme prima della distruzione del secondo tempio nel 70 d.C. In un testo parallelo a {Matteo 24:15}, Gesù disse ai Suoi discepoli: “Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti… [Gli eserciti romani guidati dal generale Tito], sappiate allora che la sua desolazione è vicina” {Luca 21:20, LND}. I discepoli “videro” proprio quegli eventi. A causa delle “abominazioni” dei farisei, Gesù disse loro: “Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta” {Matteo 23:38}. Pertanto, l’affermazione di Gabriele in {Daniele 9:27} riguardo al fatto che Gerusalemme sarebbe diventata “desolata” si adempì perfetta- mente nel 70 d.C.
  7. Gabriele disse che la profezia delle 70 settimane si applicava specificamente al popolo ebraico {Daniele 9:24}. Durante il periodo del ministero pubblico di Cristo, durato tre anni e mezzo, l’attenzione del Maestro era in gran parte rivolta alle “pecore perdute della casa d’Israele” {Matteo 10:6}. Dopo la Sua risurrezione e poi per altri tre anni e mezzo, i Suoi discepoli predicarono soprattutto agli Ebrei {Atti 1:6}. Dopo quel secondo periodo di tre anni e mezzo, nel 34 d.C., il coraggioso Stefano fu brutalmente lapidato dal Sinedrio ebraico {Atti 7}. Questo atto infame segnò il rifiuto definitivo e ufficiale del vangelo del nostro Salvatore da parte dei leader ebrei allora al potere. Allora il Vangelo andò ai Gentili. In {Atti 9} Saulo divenne Paolo, l'”apostolo delle genti” {Romani 11:13}. In {Atti 10}, Dio diede a Pietro una visione rivelando che era giunto il momento di predicare ai Gentili {Atti 10:1-28; vedere anche Atti 13:46}. Così, circa tre anni e mezzo dopo la crocifissione – e alla fine della profezia delle 70 settimane stabilite per il popolo ebraico – il Vangelo passò ai Gentili esattamente come predetto nella profezia biblica.

[p.40] Le prove esplosive sono schiaccianti. Punto dopo punto, gli eventi della 70a settimana di Daniele si sono già realizzati nel passato. Queste otto parole che si trovano in {Daniele 9:27} (“stabilire”, “patto”, “molti”, “mezzo”, “sacrificio”, “cessare”, “abominazioni”, “desolato/devastato”) trovano tutte il perfetto adempimento in Gesù Cristo e nei primi tempi della storia cristiana. Nelle parole di quella pubblicazione presbiteriana del 1846:

“Le settanta settimane di Daniele quindi sono certamente finite molti secoli fa. Non dobbiamo guardare al futuro per l’adempimento di queste previsioni. Dobbiamo guardare al passato. E se al passato; chi può avere una qualche pretesa adeguata di essere il soggetto di queste profezie, se non Gesù? Lui, e solo Lui può reclamarle; e a Lui si riferiscono sicuramente” *(13).

…uno potrebbe pensare che le persone (gli Ebrei), tra le quali [questi eventi] si sono verificati, non avrebbero potuto applicare erroneamente la profezia *(14).

Ma lo hanno fatto! In effetti, uno dei motivi principali per cui la nazione ebraica nel suo insieme rifiutò il suo Messia fu perché i suoi studiosi interpretarono male {Daniele 9:27}. Non riuscivano a vedere Gesù Cristo come Colui che era stato predetto e che sarebbe morto a metà della settantesima settimana. Sorprendentemente, la stessa cosa sta accadendo oggi. Studiosi cristiani sinceri stanno ora applicando erroneamente la stessa profezia.

L’intera teoria del “periodo di tribolazione di sette anni” è un enorme mega-mito e potrebbe persino passare alla storia come la più grande interpretazione errata evangelica di tutti i tempi. L’intero concetto è come una bolla gigantesca. Una volta compreso correttamente {Daniele 9:27} e inserito lo spillo appuntito della verità, i sette anni scoppiano!

È un dato di fatto: non esiste alcun testo nella Bibbia che insegni una “tribolazione di sette anni”. Se la cerchi, finirai come il famoso esploratore Ponce de Leon, che cercò instancabilmente la mistica Fontana della Giovinezza, ma non la trovò mai.

L’attuale dibattito e l’enorme confusione su Pre-trib, Mid-trib o Post-trib è in realtà una cortina di fumo del nemico per nascondere un problema molto più ampio. Qual è il problema? Lo scopriremo studiando attentamente cosa insegna realmente il libro dell’Apocalisse su Israele, Babilonia la Grande e Armageddon.

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(7) Matthew Henry, Commentario all’intera Bibbia, vol. IV-Isaia a Malachia, Edizione Completa (New York: Fleming H. Revell Co., 1712), p. 1094, note su {Daniele 9:27}

(8) Adam Clarke, La Sacra Bibbia con commenti e note critiche, vol. IV, Isaia a Malachia (New York: Abingdon-Cokesbury Press, ~1825), p. 602, note su {Daniele 9:27}

(9) Rev. Robert Jamieson, Rev. A.R. Fausset e Rev. David Brown, A Commentary Critical and Explanatory on the Whole Bible, Complete Edition (Hartford, CN: S.S. Scranton Co., 1871), p. 641, note su {Daniele 9:27}.

(10) Samuel J. Cassels, Cristo e l’Anticristo (Philadelphia, PA: Presbyterian Board of Publication, 1846), p. 2. (Ristampato da Hartland Publications, Rapidan, VA.)

(11) Ibid [= lo stesso] pag. 47

(12) Vedere le note su Daniele 9:26 nei commenti di Matthew Henry (p. 1095), Adam Clarke (p. 603) e Jamieson, Fausset e Brown (p. 641)

(13) Cristo e l’Anticristo, p. 49.
(14) Ibid (stesso), pag. 47

 

CAPITOLO 7 – CALVARIO E IL DIVORZIO DIVINO

“Egli guardò la città e pianse su di essa.”

{Luca 19:41}

[p.41] “Allora Pietro, accostatosi, gli disse: <Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?>. Gesù gli disse: <Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette>” {Matteo 18:21-22, LND}.

La risposta di Cristo alla domanda di Pietro è piuttosto interessante. Anche se ovviamente non stava dicendo che il perdono umano verso i trasgressori avrebbe dovuto avere un limite, questo “70 × 7” uguale a 490 poteva essere un sottile riferimento alla profezia delle 70 settimane di {Daniele 9}!

Come abbiamo visto, il periodo di 70 settimane rappresentava un’altra opportunità per la nazione prescelta di dimostrare fedeltà a Dio. Il primo tempio di Israele era stato distrutto e i suoi figli portati a Babilonia perché avevano rifiutato gli avvertimenti di Dio pronunciati tramite i Suoi profeti. Tuttavia, attraverso l’amore e la misericordia divini, fu loro concessa un’altra opportunità “per far cessare la trasgressione e per mettere fine ai peccati” {Daniele 9:24}. Israele ritornò nella sua terra e costruì un secondo tempio.

Sebbene Israele avesse peccato più di “sette volte”, il perdono di Dio verso la nazione fu esteso a “settanta volte sette”. Verso la fine di questo periodo sarebbe venuto Uno più grande dei profeti. Allora il destino di Israele come nazione sarebbe stato determinato dalla sua risposta al Figlio di Dio.

Verso la fine della vita terrena di Gesù Cristo, Egli vide Gerusalemme “e pianse su di essa, dicendo: <Oh, se tu, proprio tu, avessi riconosciuto almeno in questo tuo giorno le cose necessarie alla tua pace! Ma ora esse sono nascoste ai tuoi occhi. Poiché verranno sopra di te dei giorni in cui i tuoi nemici ti faranno degli argini attorno, ti accerchieranno e ti assedieranno da ogni parte. E abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te, e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata>” {Luca 19:41-44, LND}
[p.42] Quando Gesù parlò a Pietro della proroga del perdono “fino a settanta volte sette”, sapeva che la profezia delle settanta settimane sarebbe presto finita. Conosceva anche il suo terribile significato per Israele come nazione, per Gerusalemme e per il secondo tempio. I capitoli {21-23 di Matteo} rivelano gli incontri tristi, finali ed esplosivi tra Gesù Cristo e i leader del Suo popolo eletto. È giunto il momento di vedere il vero significato di quegli incontri.

Durante la settimana prima della Sua crocifissione, “Gesù entrò nel tempio di Dio, ne scacciò tutti coloro che nel tempio vendevano e compravano, e rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi. E disse loro: < Sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne avete fatto un covo di ladroni>” {Matteo 21:12-13, LND}. A questo punto, Gesù chiamava ancora il secondo tempio “La mia casa”. Ma un cambiamento sarebbe arrivato.

“La mattina dopo, ritornando in città, ebbe fame. E vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: <Non nasca mai più frutto da te in eterno!> E subito il fico seccò” {versetti 18-19}.

Qui il fico era simbolo della nazione ebraica. Il conto alla rovescia “settanta volte sette” stava per concludersi.

“E quando entrò nel tempio, i capi sacerdoti e gli anziani del popolo si accostarono a lui, mentre insegnava” {versetto 23}. Il loro piano era quello di smascherare l’umile Nazareno come un falso Messia e farlo mettere a morte. Gesù raccontò a quei leader una parabola che delineava l’intera storia di Israele in un colpo d’occhio, culminando con i loro disegni omicidi:

[p.43] “…Vi era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, la cinse di una siepe, vi scavò un luogo dove pigiare l’uva, vi costruì una torre e, dopo averla affidata certi vignaioli, se ne andò in viaggio. Ora, giunto il tempo della raccolta, egli mandò i suoi servi dai vignaioli, per riceverne i frutti, ma i vignaioli, presi i suoi servi, uno lo bastonarono, un altro lo uccisero e un altro lo lapidarono. Di nuovo egli mandò altri servi, in maggior numero dei primi [misericordia continua]: e quei vignaioli li trattarono allo stesso modo. In ultimo [notate la parola “ultimo”] mandò loro il proprio figlio [verso la fine di “settanta volte sette”], dicendo: Avranno almeno rispetto per mio figlio. Ma i vignaioli, visto il figlio, dissero fra loro: <Costui è l’erede; venite, uccidiamolo e impadroniamoci della sua eredità>. E, presolo, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero” [il loro peccato finale] {versetti 33-39}.

Gesù chiese a quei capi: “<Ora, quando verrà il padrone della vigna, che cosa farà a quei vignaioli?> Essi gli dissero: <Egli farà perire miseramente quegli scellerati, e affiderà la vigna ad altri vignaioli, i quali gli renderanno i frutti a suo tempo>” {versetti 40-41}.

Si rendevano conto di quello che dicevano? Difficilmente! Avevano pronunciato la propria condanna.

Guardando i Suoi assassini dritto negli occhi, Gesù dichiarò con parole di bruciante verità: “Perciò io vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente che lo farà fruttificare” {versetto 43}.

Lo ha detto il Maestro stesso. Il regno di Dio sarebbe stato “tolto” all’Israele non credente nella carne e dato a un’altra nazione”. Perché? A causa del loro orribile peccato di crocifiggere “il Figlio” {versetti 38-39}.

Nella Sua parabola successiva, Gesù delineò la stessa sequenza storica aggiungendo dettagli sulla distruzione di Gerusalemme e sulla chiamata dei Gentili.

“Il regno dei cieli è simile a un re, il quale preparò le nozze di suo figlio. E mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi, dicendo: <Dite agli invitati: ecco, io ho apparecchiato il mio pranzo, i miei vitelli e i miei animali ingrassati sono ammazzati ed è tutto pronto; venite alle nozze>. Ma essi, non curandosene, se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari. E gli altri presi i suoi servitori, li oltraggiarono e li uccisero. Il re allora, udito ciò, si adirò e mandò i suoi eserciti per sterminare quegli omicidi e per incendiare la loro città” {Matteo 22:2-7, LND}.

[p.44] Ciò avvenne letteralmente nel 70 d.C. quando si adempì la profezia di Daniele: “…il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario…” {Daniele 9:26}.

Continuando la parabola, Gesù disse: “Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque agli incroci delle strade e chiamate alle nozze chiunque troverete” {Matteo 22:8-9}. Cristo rappresentava così la chiamata dei Gentili al termine delle “settanta settimane”, specificatamente “determinate” per gli Ebrei.

“Venne tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” {Giovanni 1:11}.

{Matteo 23} contiene le ultime parole di agonia del Salvatore su Israele, la Sua nazione eletta. Otto volte durante il suo ultimo scambio pubblico con i leader di Israele, Gesù gridò: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!” Infine, con il cuore spezzato, il Figlio del Dio Infinito dichiarò: “O Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, proprio come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta” {Matteo 23:37-38}.

Questa volta Dio non stava dicendo: “Hai rovinato tutto. Proviamo di nuovo.” La decisione di Israele di crocifiggere Cristo avrebbe avuto conseguenze permanenti. Il risultato sarebbe stato una separazione bruciante: un doloroso “divorzio divino”. Essendo io stesso un cristiano ebreo, voglio sottolineare che il dolore era dalla parte di Dio. Fu l’Israele non credente a divorziare da Cristo, il suo Amante Fedele, e non viceversa.

Allora “mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si accostarono per fargli osservare gli edifici del tempio. Ma Gesù disse loro: <Non vedete tutte queste cose? In verità vi dico che non resterà qui pietra su pietra che non sarà diroccata>” {Matteo 24:1-2}. Nel 70 d.C., il secondo tempio fu distrutto dai Romani e morìpiù di un milione di Ebrei. Tali furono i terribili risultati di quel Divorzio Divino.

Basandoci su {Daniele 9} e sull’insegnamento del nostro Messia, scopriamo che la profezia di “settanta volte sette” rappresentava i limiti del perdono nazionale per la nazione ebraica (questo non si applica ai singoli individui). Quando Stefano fu lapidato dal Sinedrio nel 34 d.C., quel momento fu carico di terribile significato. Era così vitale che [p.45] Stefano, “pieno di Spirito Santo, guardò il cielo e vide la gloria di Dio, e Gesù che stava alla destra di Dio”. “Ecco!” gridò il santo martire. “Io vedo i cieli aperti e il Figlio dell’Uomo che sta in piedi alla destra di Dio!” {Atti 7:55-56, NKJV}.

Gesù non si è “alzato” senza motivo. Si stava verificando uno spostamento sismico. Stava sorgendo un nuovo giorno. Cosa sarebbe successo dopo?

Era giunto il momento che il muro crollasse.

 

CAPITOLO 8 – QUANDO IL MURO CROLLÒ

“Si può resistere a un’invasione di eserciti,

ma non a un’idea il cui momento è giunto”.

Vittorio Hugo (1802-1885)

[p.47] Nel 1989 crollò il muro di Berlino. Oggi non ne è rimasto più nulla. Non esiste più una separazione fisica tra la Germania dell’Est e quella dell’Ovest; le due parti sono diventate una sola. Secondo la Bibbia, questo è esattamente ciò che Gesù Cristo, Colui che fa crollare i muri, compì per Ebrei e Gentili. Come è scritto: “Egli infatti è la nostra pace, Colui che ha fatto dei due uno e ha demolito il muro di separazione” {Efesini 2:14}.

La solida verità del Nuovo Testamento è spesso molto diversa da ciò che viene insegnato nei seminari e discusso nei circoli teologici. Una delle maggiori aree di confusione riguarda Ebrei e Gentili. A molti è stato insegnato che Dio ha due piani separati: uno per gli Ebrei, l’altro per i non-Ebrei. Il Suo piano per i Gentili viene spesso applicato all’“Epoca della Chiesa”. Questa dottrina è un pilastro di un sistema teologico chiamato “Dispensazionalismo”.

Il famoso dispensazionalista Charles Ryrie ha chiarito: “La distinzione Chiesa/Israele è il modo migliore per determinare se qualcuno è o meno un dispensazionalista: il criterio più importante” *(15).

Inoltre, “il Dispensazionalismo affonda le sue radici nella [J.N.] distinzione di Darby tra Israele e Chiesa” *(16).
Tuttavia dobbiamo chiederci: il Nuovo Testamento sostiene davvero questa “distinzione in due piani?”

[p.48] Per prima cosa, facciamo una piccola revisione. La fine dei “settanta volte sette”, quei “guai” sui Farisei, il trasferimento del regno, il Divino Divorzio e la distruzione del secondo tempio: niente di tutto ciò significava che tutto Israele avesse rigettato il suo Messia. Neppure è giusto dire categoricamente: “Gli Ebrei hanno ucciso Cristo”. NO! Questa idea ha alimentato in modo orribile, ingiusto e crudele l’antisemitismo per 2000 anni. Non furono principalmente “gli Ebrei” a uccidere Cristo, anche se ci fu un gruppo di leader Ebrei che fece pressioni sul governatore romano, Ponzio Pilato, affinché lo mettesse a morte. A un livello più profondo, si trattava della natura umana davvero orgogliosa che resisteva a Quell’umile. Era la tua natura e la mia. Gesù Cristo morì per “i peccati di tutto il mondo” {1 Giovanni 2:2}.

Molti Ebrei hanno accolto il loro Messia. I 12 discepoli erano tutti Ebrei. Lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste scese solo su Ebrei. Furono 3.000 gli Ebrei che furono allora battezzati {Atti 2:5, 22, 36, 41, 46}. La prima Chiesa di Gerusalemme era ebraica. Ben presto “un grande numero di sacerdoti ubbidiva alla fede” {Atti 6:7}. E a parte Luca, l’intero Nuovo Testamento è stato scritto da Ebrei.

Bisogna porsi la domanda: “Dovremmo chiamare questo gruppo di credenti Ebrei a Gerusalemme “Israele” o “Chiesa”? È ovvio che lo fossero entrambi! Considera questo: quando Stefano pieno di Spirito guardò indietro alla storia israelita, come chiamò l’Israele del tempo di Mosè? La chiamò “la chiesa [*assemblea] nel deserto” {Atti 7:38}. Quindi, secondo Stefano pieno di Spirito, l’Israele dell’Antico Testamento era la chiesa di Dio!

Quando la primitiva Chiesa ebraica si espanse nel mondo romano, fu finalmente sollevata questa domanda:
“Il nostro Messia è solo per noi? E i Gentili?” Poi, inaspettatamente, lo Spirito Santo scese sui non Ebrei {Atti 10:44-45}. Lentamente, la ristrettezza e il pregiudizio crollarono. Un consiglio ebraico di credenti si riunì a Gerusalemme per discutere la questione Ebrei-Gentili {vedere Atti 15}. Alla fine, lo Spirito Santo squarciò la nebbia e rivelò ciò che era stato veramente compiuto dal Messia. Era sorto un nuovo giorno. Il muro era caduto. Era stato demolito dalla Sua croce.

Anni dopo, Paolo scrisse questo ai credenti Gentili:

“Perciò ricordatevi che un tempo voi Gentili di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono stati fatti nella carne per mano d’uomo, eravate in quel tempo senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza di Israele ed estranei ai patti della promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che [p.49] un tempo eravate lontani, siete stati avvicinati per mezzo del sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, Colui che ha fatto dei due uno ed ha demolito il muro di separazione (tra di noi)… per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare ambedue con Dio in un sol corpo per mezzo della croce…” {Efesini 2:11-16, LND}.

Qui Paolo è abbastanza chiaro. I credenti non Ebrei erano “nel passato Gentili… stranieri dalla comunità di Israele”. Ma “ora in Cristo Gesù”, Ebrei e Gentili sono diventati “uno”. È la verità. Allora usciamo dalla nebbia. Colui che fa crollare i muri ha distrutto “il muro di divisione intermedio”.

Paolo rimase affascinato da questo tema e scrisse molto al riguardo.

“Nel leggere questo, voi potete capire quale sia la mia conoscenza del mistero di Cristo, che non fu fatto conoscere nelle altre età ai figli degli uomini, come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito, affinché i Gentili siano coeredi dello stesso corpo, e partecipi della sua promessa in Cristo mediante l’Evangelo” {Efesini 3:4-6, LND}.

Qui Paolo chiama questa unione di Ebrei e Gentili nello “stesso corpo” il “mistero di Cristo”, che “ora” viene rivelato “mediante lo Spirito”. Questo mistero è più importante di qualsiasi film misterioso che potresti vedere. Ancora una volta, Paolo scrisse: “Non c’è né Ebreo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” {Galati 3:28}. I pastori spesso dicono durante le cerimonie matrimoniali: “Ciò che Dio ha unito, nessun uomo lo separi!” Questo ora si applica agli Ebrei e ai Gentili in Gesù Cristo.

Secondo il Nuovo Testamento, i credenti Ebrei e i credenti Gentili sono ora una cosa sola. I due insieme sono “il seme di Abramo” {Galati 3:29}. Questo è “l’Israele di Dio” {Galati 6:15-16}. Questo “mistero” è stato compiuto dall’agonia di Gesù Cristo sul Calvario. Ce l’ha fatta. Quando morì, abbatté il muro. Ora pensaci. I cristiani dovrebbero raccogliere mattoni e ricostruire il muro per cui Gesù Cristo è morto? Non sarebbe anche questa una cosa “anti-Cristo” da fare?

Che dire della controversa affermazione di Paolo secondo cui “tutto Israele sarà salvato”? {Romani 11:26}. Molti applicano questo a una conversione di massa di Israeliani ad Armageddon. Il contesto rivela altrimenti. Quando Paolo [p.50] scrisse che “tutto Israele sarà salvato”, non intendeva dire che a un certo punto ogni Ebreo sarebbe stato salvato. Nello stesso capitolo scrisse: “Per provare se in qualche maniera posso provocare a gelosia quelli della mia carne e salvarne alcuni” {Rom.11:14, corsivo dell’autore}. Ancora, nello stesso capitolo, Paolo dichiarò: “E anch’essi, se non perseverano nell’incredulità, saranno innestati” {versetto 23, corsivo dell’autore}. C’è di nuovo quella minuscola parola “se”.

“Tutto Israele sarà salvato”, ma come abbiamo studiato in precedenza, la grande domanda è: “Quale Israele?” Ricorda: “Non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele” {Romani 9:6}. Esiste un “Israele secondo la carne” {1 Corinzi 10:18} e un “Israele di Dio” {Galati 6:16} fatto di Ebrei e Gentili che credono nel Messia. Applicare “tutto Israele” che “sarà salvato” a un gruppo di Ebrei o Israeliani del tempo della fine che sono separati dalla Chiesa di Dio significa negare il meraviglioso risultato compiuto da Colui che ha fatto crollare il muro sulla croce.

Chi è “tutto Israele” in {Romani 11:26}? La risposta è nel contesto. Paolo scrive: “Parlo a voi, Gentili, in quanto sono apostolo dei Gentili, io onoro il mio ministero, per provare se in qualche maniera posso provocare a gelosia quelli della mia carne, e salvarne alcuni” {versetti 13 -14}. Paolo sperava che la risposta dei Gentili a questa predicazione sul Messia avrebbe “provocato… alcuni di questi fratelli Ebrei a riesaminare le affermazioni di Cristo. Si spera che questo porti “alcuni” di loro a credere in Gesù. Quindi questo gruppo combinato di credenti Ebrei e credenti Gentili formerebbe “tutto Israele” che “sarà salvato”.

Ora per l’intero contesto:

“Perché non voglio, fratelli, che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi in voi stessi, che ad Israele è avvenuto un indurimento parziale finché sarà entrata la pienezza dei Gentili, e così tutto Israele sarà salvato come sta scritto: “Il liberatore verrà da Sion, e rimuoverà l’empietà da Giacobbe. E questo sarà il mio patto con loro, quando io avrò tolto via i loro peccati” {Romani 11:25-27, LND}.

Nota: “La pienezza dei Gentili” deve “entrare” {versetto 25}, allora “tutto Israele” sarà salvato {versetto 26}. In cosa “entrano”? Nel “buon olivo” {versetto 24}, che è Israele! Quindi “tutto Israele” nel [p.51] versetto 26 è un gruppo unito di credenti Ebrei e Gentili che hanno tutti risposto alla Buona Novella e sono “entrati”. Credere diversamente significa negare il contesto, rifiutare “il mistero di Cristo” e ricostruire il muro che Gesù stesso ha infranto sul Calvario.

Dio tuonò sul Monte Sinai che “se” gli Israeliti avessero obbedito alla Sua voce, “allora” sarebbero stati “un tesoro particolare”, un “regno di sacerdoti” e una “nazione santa” {Esodo 19:5-6}. In una lettera ai credenti, Pietro cita queste stesse parole e le applica alla Chiesa di Dio:

“Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio… voi, che un tempo non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio” {1 Pietro 2:9-10, LND}

Ai tempi dell’Antico Testamento, Dio parlava di “Israele mio eletto” {Isaia 45:4}. Ai tempi del Nuovo Testamento, anche Paolo chiamò i veri credenti nel Messia – sia Ebrei che Gentili – “gli eletti di Dio” {Colossesi 3:11-12}.

Così Pietro e Paolo erano d’accordo. Entrambi hanno citato le parole esatte che Dio ha detto riguardo a Israele e le hanno applicate ai credenti in Cristo.

Entrambi insegnavano che gli Ebrei credenti e i non-Ebrei insieme sono “il popolo di Dio”, “gli eletti di Dio” e “l’Israele di Dio” {1 Pietro 2:9-10; Colossesi 3:11-12; Galati 6:16}.

I “due” sono “uno” e sono “dello stesso corpo” {Efesini 2:14-16; 3:6}.

Attraverso la Sua croce, il Messia stesso ha compiuto questa misteriosa cerimonia nuziale. Ciò che Dio ha congiunto, nessun uomo lo separi!

Per chi ha familiarità con il termine, questa non è “Teologia della Sostituzione”, che insegna che “la Chiesa” ha categoricamente “sostituito” Israele. Neppure si tratta della “Teologia della Separazione” (l’errore opposto del Dispensazionalismo), che insegna la nozione non biblica secondo cui Israele e la Chiesa di Dio sono due entità distinte e che non si incontreranno mai. Piuttosto, questa verità potrebbe essere chiamata una “Teologia dell’Israele di Dio” {Galati 6:14-16} che vede Dio avere un Israele fedele nel corso della storia composto da veri Ebrei e veri Gentili che credono nel Messia (entrambi che guardano alla Sua croce ai tempi dell’Antico Testamento o che guardano indietro alla Sua espiazione bastante per tutto). Dal punto di vista biblico, non dovremmo mai esaltare il popolo ebraico (per timore di creare un condannabile orgoglio nei loro cuori) o umiliarlo (mostrando noi stessi una [p.52] superbia letale). Leggere {Romani 11:17-23}. Dovremmo invece renderci conto che siamo tutti uguali ai piedi trafitti dai chiodi del Crocifisso. Tutti i nostri peccati Lo hanno messo lì. Egli ci ama tutti.

La nebbia fitta su un’autostrada può essere pericolosa. Spesso provoca incidenti mortali. Come vedremo presto, se non usciamo dalla nebbia della menzogna su Ebrei e Gentili, potremmo schiantarci ad Armageddon.

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(15) Charles C. Ryrie, Dispensationalism Today (Chicago, IL: Moody Press, 1965), pp. 44-5, 132, citato in David MacPherson, The Rapture Plot, (Simpsonville, SC: Millennium III Publishers, 2000), p. 88.
(16) Clarence Bass, Backgrounds in Dispensationalism (Grand Rapids, MI: Eerdmans, 1960), citato in The Rapture Plot, p. 88

 

CAPITOLO 9 – 1948: UNA DOTTRINA INAFFONDABILE?

“La verità non è determinata dal voto a maggioranza”.

Doug Gwyn

[p.53] Quando gli orrori della Seconda Guerra Mondiale furono finalmente finiti e il Terzo Reich di Hitler giunse al termine, il mondo si svegliò con l’incubo della “Soluzione Finale” del dittatore tedesco. Circa sei milioni di Ebrei innocenti furono brutalmente assassinati. L’opinione pubblica era allora favorevole al ritorno del popolo ebraico nella sua antica patria.

Gli inglesi controllarono la Palestina fino al maggio del 1948. Il 14 maggio, autorizzato da una risoluzione delle Nazioni Unite, il movimento sionista proclamò la rinascita dello Stato di Israele. Per quasi 2.000 anni il popolo ebraico è stato “vagabondo tra le nazioni”. Adesso erano a casa. Eppure le loro lotte erano appena iniziate.

Una Lega Araba composta da Egiziani, Iracheni, Siriani e Giordani invase rapidamente la Palestina nel tentativo di schiacciare la nuova nazione. I combattimenti furono pesanti. Eppure nel 1949 gli Arabi furono sconfitti e Israele era ancora nel paese. Nel maggio del 1967, Egitto, Giordania e Siria si prepararono per un altro attacco. Gli Israeliani attaccarono per primi e la guerra finì in sei giorni. Nel 1973, all’inizio della stagione ebraica dello Yom Kippur, Egiziani e Siriani attaccarono nuovamente. Le battaglie furono feroci e sanguinose. Eppure, nel 1974, Israele era di nuovo al vertice e ancora sul territorio.

Negli ultimi 70 anni questi eventi sorprendenti hanno attirato l’attenzione di gran parte del mondo cristiano. Milioni di persone sono giunte ad una conclusione ferma: ciò a cui il mondo ha assistito è un adempimento diretto della profezia biblica. Questa convinzione viene ora espressa in TV, radio, libri e riviste, nelle conferenze sulle profezie, nei seminari cristiani e sul World Wide Web. La rinascita dello Stato di Israele nel 1948 è oggi considerata da innumerevoli cristiani l’evento profetico più significativo del XX secolo.

Lo scrittore apocalittico Randal Ross ha dichiarato:

[p.54] Chiamo la creazione dello Stato di Israele “la bomba a orologeria della profezia definitiva”, perché quando Israele divenne uno stato legittimo agli occhi del mondo nel maggio 1948, quell’unico incidente apparentemente isolato fece ticchettare l’orologio profetico verso l’“ora zero” e la fine dei tempi *(17).

L’autore evangelico più venduto Hal Lindsey, il cui libro di profezie di successo The Late Great Planet Earth ha venduto oltre 28 milioni di copie, ha affermato:

Dalla restaurazione di Israele come nazione nel 1948, abbiamo vissuto il periodo più significativo della storia profetica *(18).

Ancora oggi, la maggior parte delle credenze cristiane sulla fine dei tempi poggia saldamente su questa piattaforma del 1948.

Il 10 aprile 1912 il Titanic salpò dall’Inghilterra per l’America. La nave più grande del mondo a quel tempo era considerata inaffondabile. Ma dopo quattro giorni di navigazione tranquilla, colpì il ghiaccio. Tre ore dopo era sott’acqua, diretta verso il fondo dell’Oceano Atlantico. Per molti versi la teoria del 1948 è come il Titanic. Nella mente di innumerevoli credenti, è considerata inaffondabile. Tuttavia, tra pochi istanti, questa teoria popolare colpirà il ghiaccio della Parola di Dio. Se comincia ad affondare, dovremmo abbandonare la nave il prima possibile.

Ci sono tre argomenti principali ora utilizzati a sostegno della teoria secondo cui la profezia biblica si sarebbe adempiuta nel 1948. Esaminiamoli.

  1. L’argomento del “fico”:
    In The Late Great Planet Earth, Hal Lindsey scrisse:

Gesù predice un indizio temporale estremamente importante. Dice: ‘Ora impara una parabola del fico’ {Matteo 24:32,-33 citato}. Il segno più importante in Matteo deve essere la restaurazione degli Ebrei nella terra nella rinascita di Israele… Quando il popolo ebraico… divenne di nuovo una nazione il 14 maggio 1948, il “fico” fece germogliare [p.55] le prime foglie. Gesù disse che questo avrebbe indicato che Egli era “alla porta”, pronto a ritornare *(19).

È davvero questo ciò che Gesù “ha detto?” In un passo parallelo Luca riporta:

“Poi disse loro una parabola; <Osservate il fico e tutti gli alberi: Quando essi cominciano a mettere i germogli, vedendoli, voi stessi riconoscete che l’estate ormai è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino” {Luca 21:29-31, LND}

Poichè Luca ha scritto: “e tutti gli alberi; quando essi cominciano a mettere i germogli”, possiamo chiaramente discernere che Gesù non aveva in mente un albero solo che rappresentasse Israele nel 1948. Nel Vangelo di Matteo, Gesù spiegò la Sua parabola del fico: “Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, anzi alle porte” {Matteo 24:33} LND. Quando i fichi, e tutti gli alberi, iniziano a fiorire alla fine dell’inverno, noi sappiamo che l’estate è vicina. “Così allo stesso modo”, disse Gesù, quando vediamo “tutti questi” vari segni dati in Matteo 24 che si verificano nello stesso momento, allora sappiate che il Suo ritorno è vicino. Il fico non è il segno. Rappresenta semplicemente “tutti” i segni in Matteo 24, nessuno dei quali è la rinascita specificata di Israele nel 1948. Il ghiaccio della Parola di Dio ha appena squarciato il primo buco nel fondo della nave del 1948.

  1. L’argomentazione delle “Vittorie Israeliane”:

Molti vedono le vittorie israeliane nel 1949, 1967 e 1973 come una prova evidente che Dio aveva riunito nuovamente Israele e ora stava combattendo per la Sua nazione eletta, anche se la leadership di quella nazione ancora non crede nel Messia Gesù. Ancora una volta, esaminiamo l’argomento.

Prima di tutto, “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno {Ebrei 13:8, NKJV}. Dio dice: “Io sono il Signore, non cambio…” {Malachia 3:6}. Con questo principio in mente, chiediamoci: Dio era in grado di combattere per Israele nell’Antico Testamento quando erano increduli?

Dopo l’Esodo, Dio promise di portare Israele nella terra di Canaan {Esodo 33:1-3}. Dodici uomini furono inviati ad esplorare il territorio. Dodici uomini erano stati mandati a controllare il territorio. Eppure, dopo che tutto il popolo aveva sentito la “brutta notizia” sui “giganti” nel [p.56] paese, “mormorarono contro Mosè”, dicendo: “torniamo in Egitto” {Numeri 13:32-33; 14:2, 4}. Allora Dio pronunciò questo giudizio: “Quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. E i vostri figli pascoleranno le greggi nel deserto per quarant’anni… E conoscerete cosa sia l’essermi ritirato da voi” {Numeri 14:32, 34 LND; corsivo aggiunto}.

Pertanto, a causa dell’incredulità di Israele, Dio non fu in grado di mantenere la Sua promessa a quella generazione. Ciò dimostra che Dio può fare una promessa, ma non mantenerla a un certo gruppo di persone {vedere anche 1 Samuele 2:30}.

Gli antichi Israeliti non erano disposti ad accettare quella condanna a 40 anni. Il popolo proponeva di salire comunque “al luogo di cui ha parlato l’Eterno” {Numeri 14:40}. Mosè disse: “La cosa non riuscirà. Non salite, perché sareste sconfitti dai vostri nemici, poiché l’Eterno non è in mezzo a voi… Perciò l’Eterno non sarà con voi… Ciò nonostante essi ebbero l’ardire di salire… Allora gli Amalekiti… scesero giù, li batterono” {Numeri 14:41-45}.

Questo passaggio è pieno di istruzioni. A causa dell’incredulità di Israele, Dio non poteva combattere per essi. Anche se lo aveva promesso, non lo avrebbe mantenuto. Anni dopo, quando Israele nuovamente “abbandonò il Signore… non poterono più tener fronte ai loro nemici” {Giudici 2:13-14}. Questa verità è ripetuta molte volte in Giosuè, nei Giudici, in Samuele, nei Re, nelle Cronache, in Geremia, ecc.

Ancora una volta, Dio non cambia {Malachia 3:6}. Nel corso della storia sacra, Egli non ha potuto combattere per Israele mentre era incredulo, quindi non avrebbe potuto combattere per la nazione ebraica nel 1949, 1967 e 1973. Solo perché una nazione vince le battaglie non è di per sé una prova che Dio sta combattendo per quella nazione.

Dio stava combattendo per Hitler quando vinse così tante battaglie? Il Signore era con i nazisti quando uccisero crudelmente sei milioni di Ebrei? Ovviamente no! Caro amico, l’argomento della “vittoria israeliana” non si basa su uno studio approfondito della Parola di Dio. Il ghiaccio ha appena aperto un secondo buco nello scafo di questa teoria “inaffondabile”.

  1. L’Argomento della Riunione del Tempo della Fine:
    Questa è la cosa più importante. Oggigiorno in tutto il mondo viene espressa l’idea che le antiche profezie

che prevedevano un nuovo raduno di Israele nella loro terra si siano avverate nel 1948. La profezia principale citata si trova in {Ezechiele 36-38}.

[p.57] Nel capitolo 4 di The Late Great Planet Earth, Hal Lindsey fornisce le seguenti tre ragioni per cui la profezia di Ezechiele deve indicare un adempimento nel 1948:

  1. Dio disse riguardo a Israele: “Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi e vi ricondurrò nel vostro paese” {Ezechiele 36:24}.
  2. La frase “fuori dalle nazioni” deve applicarsi alla “dispersione mondiale” e quindi non può applicarsi alla cattività babilonese.
  3. La profezia di Ezechiele si adempirà “negli ultimi giorni” {38:16}, che presumibilmente è una frase

“definita” che si applica al “tempo appena precedente” alla seconda venuta di Gesù Cristo *(20).

Queste ragioni sono accettate come prova inaffondabile di un adempimento del 1948.

A prima vista, le argomentazioni di Hal sembrano conclusive. Ma le cinque risposte seguenti non solo mettono in dubbio i tre punti appena elencati, ma dimostrano anche che la profezia non avrebbe potuto realizzarsi nel 1948.

  1. Dio disse specificatamente all’antico Israele che li avrebbe radunati “da tutte le nazioni” immediatamente “Quando settant’anni saranno compiuti per Babilonia” {Geremia 29:10, 14, 18}. Pertanto un raduno di “tutte le nazioni” non è necessariamente applicabile alla fine dei tempi.
  2. Il periodo di tempo immediatamente successivo alla cattività babilonese fu chiamato anche “ultimi giorni” {Geremia 29:10-14; 30:24; 27:2-7; 48:47; 49:39; 50:1}, quindi questa frase non è sempre un “termine definito” applicabile al “tempo appena precedente” il ritorno di Cristo, come sostiene Hal Lindsey. Perfino Mosè disse all’antico Israele: “Poichè io so che, dopo la mia morte… negli ultimi giorni vi colpirà la sventura” {Deuteronomio 31:29}.
  3. Tre volte in {Ezechiele 38}, gli Israeliti riuniti sono descritti come un popolo che “abita al sicuro… dimora in luoghi senza mura” {versetti 8, 11, 14}. Queste parole “in sicurezza” e “senza muri [di protezione]” sicuramente non si applicano agli israeliani moderni che ora “dimorano” in mezzo ai terroristi, che vengono spesso attaccati dai jihadisti islamici e che assistono alla morte dei loro amici fatti saltare in aria dagli attentatori suicidi.
  4. Il motivo per cui Israele fu disperso ai tempi dell’Antico Testamento fu perché abbandonò Dio, infranse
    la Sua legge e disobbedì alla Sua parola {Geremia 16:10-13; 29:18, 19}. Se guardi attentamente, secondo gli stessi passaggi dell’Antico Testamento, Israele deve prima pentirsi dei suoi peccati prima che un tale ricongiungimento possa essere compiuto da Dio.

[p.58] Ecco la prova. Dio disse a Israele:

“Così, quando ti saranno venute addosso tutte queste cose, la benedizione e la maledizione… e tu le richiamerai alla mente fra tutte le nazioni, tra le quali l’Eterno, il tuo Dio, ti avrà scacciato, e ritornerai all’Eterno, il tuo Dio, e ubbidirai alla sua voce… allora l’Eterno, il tuo Dio, ti farà ritornare dalla cattività, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo fra tutti i popoli…” {Deut. 30:1-3, corsivo aggiunto} LND.

Secondo queste parole ispirate, quando Dio disperderà Israele fra “tutte le nazioni”, se esso ritornerà e obbedirà alla Sua voce, allora Egli lo riunirà nuovamente. Se non ritorna e non obbedisce, allora Dio non potrà adempiere questa profezia. Poiché il Messia è venuto, questo “ritorno al Signore” deve includere l’abbraccio di Gesù Cristo. I fatti della storia rivelano che il sionismo ebraico non soddisfaceva questa condizione spirituale nel 1948.

Ancora una volta Dio disse all’antico Israele. “Se peccherete, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me… di là io li raccoglierò…” {Neemia 1:8-9}.

“Mi cercherete e mi troverete, quando mi cercherete con tutto il vostro cuore. Ed io mi lascerò trovare da voi, dice l’Eterno e vi farò tornare dalla vostra cattività; vi raccoglierò da tutte le nazioni” {Geremia 29:13-14, LND}.

Queste Scritture sono chiare. Israele deve prima pentirsi, poi Dio lo radunerà. Ancora una volta, questa condizione non venne soddisfatta dal movimento [p.59] sionista nel 1948. La teoria “inaffondabile” sta andando giù. “Abbassare le scialuppe di salvataggio!” È il grido dal cielo!

Anche {Ezechiele 36} contiene elementi condizionali. Notate attentamente: “Così dice il Signore, l’Eterno. <Nel giorno in cui vi purificherò da tutte le vostre iniquità, vi farò abitare nuovamente le città e le rovine saranno ricostruite>” {Ezechiele 36:33}.

Pertanto, “nel giorno” Dio purificherà Israele da “tutti” i suoi peccati, in quel giorno Egli “li farà anche dimorare” nelle sue città. Ciò non accadde nel 1948. Israele come nazione non fu purificata da “tutte” le sue iniquità in quel momento, specialmente se non avesse abbandonato il suo peccato di rifiuto del Figlio, di fronte al Cielo {Matteo 21:37-39}.

Giona predisse: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta” {Giona 3:4}. Eppure, 40 giorni dopo, Ninive era rimasta intatta. Perché? Perché la profezia era condizionale. Ninive si pentì, quindi il giudizio di Dio fu rinviato. Gli stessi elementi condizionali si trovano anche nelle profezie sulla riunificazione. Poiché Israele per prima cosa non si pentì e non ritornò al Signore Gesù Cristo, le promesse di nuovo raduno non avrebbero potuto essere mantenute da Dio nel 1948.

  1. Ezechiele dichiarò: “E la parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo: Figlio d’uomo, volgi la tua faccia verso Got, del paese di Magog…” {Ezechiele 38:1-2} “Negli ultimi anni verrai contro il paese sottratto alla spada, i cui abitanti sono stati raccolti da molti popoli…” {versetto 8}. “Tu salirai e verrai…” {versetto 9} “contro un popolo raccolto fra le nazioni…” {versetto 12} “Ma avverrà in quel giorno, nel giorno in cui Gog verrà contro la terra di Israele, dice il Signore, l’Eterno, che il mio furore mi salirà alle narici” {versetto 18}. “Farò venire una pioggia inondante

e pietre di ghiaccio, fuoco e zolfo, su di lui, sulle sue schiere e sui molti popoli che sono con lui… E riconosceranno che io sono l’Eterno” {versetti 22-23, LND}.

Il capitolo 5 di “The Late Great Planet Earth” si chiama “Russia Is a Gog”. Lì Hal Lindsey applicò la profezia di {Ezechiele 38} al 1948 e poi al conflitto finale in Medio Oriente tra Russia e Israele. Eppure la verità esplosiva è che il libro dell’Apocalisse applica effettivamente la profezia di Ezechiele su un evento globale previsto che si verificherà alla fine del millennio.

[p.60] In precedenza abbiamo scoperto come Matteo prese {Osea 11:1}, che originariamente si applicava a Israele, e poi lo dichiarò “adempiuto” in Gesù Cristo {Matteo 2:15}. Abbiamo anche visto come Paolo fece una simile applicazione dall’Antico Testamento al Nuovo Testamento quando applicò “il seme di Abramo”, che era sicuramente “Israele”, a “uno… che è Cristo” {Isaia 41:8; Galati 3:16}. Sorprendentemente, {Apocalisse 20} fa la stessa cosa con {Ezechiele 38}:

“E quando quei mille anni saranno compiuti, Satana sarà sciolto dalla sua prigione, e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle per la guerra; il loro numero sarà come la sabbia del mare. Esse si muoveranno su tutta la superficie della terra e circonderanno il campo dei santi e la città diletta. Ma dal cielo scenderà fuoco, mandato da Dio dal cielo e le divorerà”. {Apocalisse 20:7-9, LND}.

Gli elementi principali sono gli stessi. Sia {Ezechiele 38} che {Apocalisse 20} parlano di Gog, Magog, di un grande esercito, di un raduno finale per la battaglia contro Gerusalemme e di fuoco dal cielo. Eppure {Apocalisse 20} applica queste cose alla fine del millennio, a Gog e Magog globali e a una battaglia globale finale contro i santi e la città amata, che è la Nuova Gerusalemme {Apocalisse 3:12; 21:10; Ebrei 12:22}. Pertanto {Apocalisse 20} prende ciò che originariamente si applicava a Israele e lo applica a una battaglia globale finale contro i santi di Gesù Cristo che si trovano nella Nuova Gerusalemme alla fine del millennio.

Perché l’Apocalisse fa questo? Per lo stesso motivo di cui abbiamo parlato prima. Quindi la “parola di Dio” non avrà “nessun effetto” nonostante l’incredulità di alcuni Ebrei naturali {vedere Romani 9:6}. Dio ha promesso in {Ezechiele 38} e in {Zaccaria 14} che avrebbe difeso Israele e Gerusalemme durante la battaglia finale. E lo farà. Egli difenderà il Suo Israele nello Spirito che abiterà la Nuova Gerusalemme di fine millennio. Secondo {Apocalisse 20}, questo è il modo in cui si adempirà {Ezechiele 38}. La grande domanda è: Siamo disposti ad accettare l’applicazione delle profezie dell’Antico Testamento da parte del Nuovo Testamento? Se non lo siamo, noi non siamo fedeli a “tutto il consiglio di Dio” {Atti 20:27, corsivo aggiunto}.
[p.61] Il 15 aprile 1912, alle 2:20 del mattino, l’inaffondabile Titanic era completamente sott’acqua. Un terzo dei passeggeri sedeva tremante nelle scialuppe di salvataggio, ma la maggior parte erano cadaveri che affondavano senza vita nelle acque scure verso il fondo dell’Oceano Atlantico. E noi? Abbandoneremo la “Nave 1948” prima di finire nei guai seri? Il nostro Capitano implora: “Sali sulle scialuppe di salvataggio!” Se rifiutiamo, potremmo sprofondare nel fondo del mare.

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(17) Randall Ross, I prossimi 7 grandi eventi del futuro (Lake Mary, Florida: Creation House, 1979), p. 23.
(18) Hal Lindsay, L’ultimo grande pianeta Terra (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1970), p. 51.
(19) ibid (stessa fonte), p.43
(20) Ibid (stessa fonte), pp. 49-50

 

CAPITOLO 10 – QUANDO L’EUFRATE SI PROSCIUGA

“Se si dimostrasse che l’Israele apocalittico non è l’Israele letterale,
non esiste alcun futurista che non ammetterebbe che la sua causa è persa.”

Edward B. Elliott (1793- 1875) *(21)

[p.63] Siamo arrivati al cuore del libro. È finalmente giunto il momento di studiare l’ultimo libro del Libro: Apocalisse. Quando apriamo la sua pagina sacra scopriamo affermazioni sul “monte Sion” {Apocalisse 14:1, NKJV}, “le dodici tribù di Israele” {7:4-8}, “Gerusalemme {21:10}, “il tempio” {Apocalisse 11:19} “Sodoma ed Egitto” {Apocalisse 11:8}, “Babilonia” {Apocalisse 17:5}, “Gog e Magog” {Apocalisse 20:8} “il grande fiume Eufrate” {Apocalisse 16:12} e “Armageddon” “{Apocalisse 16:16}. Pertanto è ovvio che l’Apocalisse utilizza la terminologia e la geografia del Medio Oriente nelle sue profezie.

Ciò che sta accadendo proprio ora su tutto il Pianeta Terra è che gli studiosi evangelici stanno applicando la maggior parte di questi termini letteralmente a quei luoghi letterali e alla nazione ebraica in Medio Oriente. Ecco la domanda esplosiva: nostro Signore intende che queste profezie siano letteralmente applicate a “Israele secondo la carne” {1 Corinzi 10:18} o dovrebbero essere applicate a “Israele di Dio” {Galati 6:16} in Gesù Cristo?

Per scoprire la risposta, l’inizio è il posto migliore da cui cominciare. La primissima frase dell’ultimo libro di Dio chiama questo: “La Rivelazione di Gesù Cristo” {Apocalisse 1:1}. Quindi Gesù stesso è la Sorgente, il Centro e l’Interprete della Rivelazione. Ciò diventerà presto immensamente significativo. Al di là di questo, nel capitolo uno, Giovanni era “nello Spirito” quando ricevette la sua visione {versetto 10}. Quindi l’intero libro fu originariamente visto da Giovanni attraverso gli occhi illuminati dallo Spirito, non con la visione carnale. Una lezione chiave è: Anche noi abbiamo bisogno che i nostri occhi siano illuminati dallo Spirito Santo per interpretare correttamente il messaggio dell’Apocalisse.

Giovanni vide il Risorto camminare “in mezzo ai sette candelabri d’oro” {versetti 12 e 13}. L’idea dei “sette candelabri d’oro” riporta la nostra mente indietro al candelabro a sette braccia [p.64] all’interno del tempio ebraico prima che fosse distrutto nel 70 d.C. dagli eserciti romani. Eppure nell’Apocalisse i “sette candelabri d’oro” non sono letterali, ma chiaramente simbolici. Cosa rappresentano? Spiegando “il mistero”, l’”Interprete Risorto” dichiarò: “I sette candelabri che hai visto sono le sette chiese” {Apocalisse 1:20, corsivo aggiunto}. Pertanto, nel primissimo capitolo dell’Apocalisse, Gesù prese qualcosa di estremamente ebraico e lo usò simbolicamente per rappresentare la Sua Chiesa. Come vedremo, questo è uno dei principi interpretativi chiave per comprendere l’intero libro.

In {Apocalisse 2}, in una lettera dettata alla “chiesa di Tiatira” {versetto 18}, Gesù rimproverò il Suo popolo per aver permesso “a quella donna Jezebel, che si dice profetessa, di insegnare e di sedurre i miei servi…” {versetto 20}. Jezebel era una donna malvagia ai tempi dell’Antico Testamento che entrò in Israele e causò problemi. Gesù stava forse dicendo che “Jezebel” si era reincarnata, o resuscitata, e stava letteralmente insegnando l’inganno a Tiatira? Ovviamente no. Una piccola riflessione rivela che Egli usò la parola “Jezebel” come simbolo di un movimento malvagio che stava colpendo la Sua Chiesa. Come con i sette candelabri d’oro, il Messia di Dio prese qualcosa dalla storia ebraica e lo applicò alla Sua Chiesa, “l’Israele di Dio” {Galati 6:16}.

In {Apocalisse 3} l’”Interprete Celeste” dettò un’altra lettera alla “chiesa di Filadelfia” {versetto 7} in cui disse che un cristiano poteva diventare “una colonna nel tempio del mio Dio” e avere un posto “nella città del mio Dio”, che è la Nuova Gerusalemme” {versetto 12}. Non perdere il significato di questo. Non solo Gesù usò nuovamente l’immagine ebraica – il tempio – e la applicò simbolicamente alla Sua Chiesa, ma identificò anche un’altra città, “la Nuova Gerusalemme”, come quartier generale di Dio. E questa città non sarà una Gerusalemme terrena rimodellata con i fori dei proiettili coperti e il sangue degli attentatori suicidi spazzato via. Questa “scende dal cielo” {verso 12}.

Che dire della profezia della Rivelazione relativa al prosciugamento del fiume Eufrate prima di Armageddon? La Parola dice: “Il sesto angelo versò la sua coppa sul grande fiume Eufrate; e la sua acqua si prosciugò per preparare la via dei re che vengono dal sol levante”. {Apocalisse 16:12}. Questo si applica letteralmente al fiume Eufrate che scorre vicino a Baghdad, che le nostre truppe americane hanno attraversato nell’Operazione Iraqi Freedom, o è qualcosa di più significativo?

[p.65] Hal Lindsey applica la profezia di {Apocalisse 16:12} a “un vasto esercito orientale” e a una futura “guerra in Medio Oriente”. Ha scritto:

L’Eufrate ha rappresentato un problema formidabile per i gruppi degli ingegneri di molti antichi eserciti del passato. In questa futura invasione, però, Dio stesso farà in modo che il fiume venga prosciugato in modo che venga tesa una trappola per scatenare l’ultima grande guerra dell’umanità *(22).

Quando Hal Lindsey (e innumerevoli altri) lessero del prosciugamento dell’Eufrate, lo interpretarono alla lettera. Si ritiene spesso che i “re dell’est” siano re o guerrieri cinesi i cui fanti un giorno attraverseranno il letto asciutto di un fiume prima di attaccare Israele ad Armageddon. Questo è il modo in cui ci si aspetta che si adempia {Apocalisse 16:12}, ma non possiamo fare a meno di chiederci: perché un paese asiatico dovrebbe mai lanciare un simile esercito contro Gerusalemme? E se qualcuno attaccasse Israele, perché i suoi leader dovrebbero prima inviare il proprio esercito così a nord per attraversare l’Eufrate? Perché non pianificare un attacco più diretto, inviare aerei, lanciare missili o sganciare bombe?

Sto per dimostrare che questo letteralismo mediorientale non riesce a cogliere il vero significato e la genialità del libro dell’Apocalisse. Non riesce a discernere che l’Apocalisse sta semplicemente usando termini, storia e geografia dell’Antico Testamento come simboli, proprio come fece Gesù quando menzionò “Jezebel”, che devono essere applicati in un senso speciale e spirituale. Come notato in precedenza, il 9 agosto 1945, il governo degli Stati Uniti decise alla fine di sganciare una bomba atomica chiamata “Fat Man” su Nagasaki. È giunto il momento di sganciare la nostra versione del “Fat Man” sul metodo di interpretazione della profezia biblica sul Medio Oriente, globalmente popolare, ma sbagliato.

“Il sesto angelo versò la sua coppa sul grande fiume Eufrate; e le acque si prosciugarono, affinché la via dei re dell’oriente potesse essere preparata” {Apocalisse 16:12, NKJV}. Per comprendere questa profezia, dobbiamo prima studiare un po’ dell’antica storia biblica riguardante Israele e Babilonia. Nel 605 a.C. Babilonia conquistò Gerusalemme e tenne prigionieri gli Ebrei per 70 anni {Daniele 9:2}. Dopo questi 70 anni, si verificò una serie sorprendente di circostanze. L’Eufrate si prosciugò, Babilonia fu conquistata da est e Israele fu liberato. Come vedremo, questo costituisce lo sfondo per una vera comprensione di {Apocalisse 16:12}.

[p.66] L’antica Babilonia era situata sul fiume Eufrate {Geremia 51:63-64}. Un muro circondava la città. Il fiume Eufrate attraversava Babilonia, entrando e uscendo attraverso due porte con chiodi acuminati attraversate da sbarre che arrivavano fino al letto del fiume. Quando queste doppie porte erano chiuse e tutti gli altri ingressi erano chiusi, Babilonia era inespugnabile. Eppure sarebbe caduta all’improvviso e sarebbe stata distrutta {Geremia 51:8}. Allora Dio avrebbe chiamato Israele, dicendo: “Popolo mio, uscite di mezzo a lei” {Geremia 51:45}. Come vedremo presto, queste esatte parole sono ripetute nell’Apocalisse all’Israele spirituale di Dio sull’importanza di uscire dalla Babilonia Misteriosa {Apocalisse 17:4-5; 18:2-8}.

Nel 538 a.C., la notte della caduta dell’antica Babilonia, il suo re e i suoi sudditi erano ubriachi di vino {Daniele 5}. Anche le guardie lo erano e si dimenticarono di chiudere completamente le doppie porte. Oltre 100 anni prima, Dio aveva predetto riguardo a Babilonia e all’Eufrate: “Io prosciugherò i tuoi fiumi” {Isaia 44:27}. Il Signore parlò anche di un uomo chiamato “Ciro”, che (poi) conquistò Babilonia, dicendo: “…per aprire davanti a lui le porte a due battenti e perchè le porte non rimangano chiuse” {Isaia 45:1, LND}. Inoltre Dio chiamò Ciro “il Mio pastore” e “il Suo unto” {Isaia 44:28; 45:1}. Quindi Ciro era un tipo di Gesù Cristo. Ed egli venne “da est”! {Isaia 46:11}.

All’interno del British Museum di Londra si trova il famoso Cilindro di Ciro, che descrive come Ciro conquistò Babilonia. Ciro e il suo esercito scavarono trincee a monte lungo il fiume Eufrate. Deviando le acque, il fiume diminuì lentamente mentre attraversava la città di Babilonia. Nessuno se ne era accorto. Di notte, al culmine del banchetto di Baldassarre, in cui tutti [guardie incluse] si ubriacarono, l’acqua divenne abbastanza bassa da permettere a Ciro e ai suoi uomini di intrufolarsi silenziosamente sotto le doppie porte, che erano state lasciate aperte. Rapidamente [*i Persiani] invasero la città condannata, uccisero il re {Daniele 5:30} e conquistarono Babilonia. Quindi Ciro emanò un decreto per consentire ad Israele di andare via {Esdra 1}.

L’Apocalisse utilizza gli eventi, la geografia e la terminologia dell’Antico Testamento e li applica universalmente a Gesù Cristo, all’Israele di Dio e alla Babilonia spirituale alla fine dei tempi. L’incapacità di discernere questo principio ha portato a un diffuso fraintendimento dell’Apocalisse, a un’errata focalizzazione sul Medio Oriente e a enormi illusioni sulla fine dei tempi.

[p.67] In {Apocalisse 17} un angelo splendente disse a Giovanni: “… Vieni, io ti mostrerò il giudizio della grande meretrice che siede su molte acque… Quindi egli mi trasportò in spirito in un deserto; e vidi una donna che sedeva sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia… e aveva in mano una coppa d’oro piena di abominazioni… Sulla sua fronte era scritto un nome: MISTERO, BABILONIA LA GRANDE, LA MADRE DELLE MERETRICI…” {Apocalisse 17 :1, 3-5, LND}.

Proprio come nel primo capitolo dell’Apocalisse, Giovanni era di nuovo “nello Spirito” quando vide questo seduttore satanico. Così anche noi dobbiamo essere “nello Spirito” per capire di cosa tratta veramente questa Prostituta Apocalittica.

Giovanni vide questa meretrice seduta “su molte acque”, proprio come l’antica Babilonia sedeva sul fiume Eufrate. Tuttavia, nell’Apocalisse, queste “molte acque” non si riferiscono al letterale fiume Eufrate che oggi scorre tra gli edifici iracheni bombardati. NO! Lo stesso angelo interprete dell’Apocalisse disse: “Le acque che hai viste, dove siede la meretrice, sono popoli, moltitudini, nazioni e lingue” {Apocalisse 17:15, LND}.

La genialità dell’Apocalisse è che utilizza la storia dell’Antico Testamento e poi la applica spiritualmente a una Babilonia Misteriosa, che ora giace sulle “molte acque” di un spirituale fiume Eufrate. Secondo l’interprete angelico, questo fiume dalle “molte acque” rappresenta in realtà “i popoli, le moltitudini, le nazioni e le lingue” di tutto il mondo che sostengono la Meretrice e i suoi inganni globali {Apocalisse 17:15; 18:23}. Facendo eco alle antiche parole di Geremia, ma applicandole spiritualmente e globalmente, l’Apocalisse dice: “È caduta, è caduta Babilonia, la grande città, che ha dato da bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua fornicazione” {Apocalisse 14:8, LND}.

L’errore di coloro che adottano il Metodo interpretativo del Medio Oriente Letterale deriva da:

  1. La convinzione che queste profezie debbano applicarsi all’Israele della carne.
  2. Un fallimento nello studio delle radici storiche dell’Antico Testamento che stanno dietro le profezie dell’Apocalisse.
  3. Un fallimento nell’applicare quella storia spiritualmente e universalmente all’Israele nello Spirito Santo.
  4. Un fallimento nel centrare interamente l’Apocalisse in Gesù Cristo e nella Sua guerra contro i Suoi nemici globali.

[p.68] Gli interpreti moderni di solito applicano le parole “Babilonia”, “Eufrate” e “re dell’oriente” a una città letterale, a un fiume letterale e a eserciti mediorientali letterali che attaccano Ebrei letterali. Eppure l’Apocalisse parla di ciò “che spiritualmente è chiamato Sodoma ed Egitto”, di una “Babilonia Mistero” e di “molte acque” che rappresentano “popoli, moltitudini, nazioni e lingue” {Apocalisse 11:8; 17:1, 5, 15}.

Nel 1887, uno dei più grandi insegnanti di profezie protestanti inglesi, H. Grattan Guinness, scrisse perspicacemente:

“Il futurismo è letteralismo, e il letteralismo nell’interpretazione dei simboli è una negazione del loro carattere simbolico. È un abuso e un degrado della parola profetica e una distruzione della sua influenza. Sostituisce il reale con l’immaginario, il sobrio e il ragionevole con il grottesco e il mostruoso” *(23).

Questo problema può essere paragonato all’indossare due paia di occhiali diversi. Se indossiamo gli “occhiali letterali del Medio Oriente” “vedremo” le profezie dell’Apocalisse come applicabili solo a luoghi letterali e all’Israele letterale secondo la carne. Ma se indossiamo gli “occhiali del simbolismo del Medio Oriente” e leggiamo l’Apocalisse con l’aiuto dello Spirito Santo, “vedremo” queste profezie applicarsi all’Israele di Dio in Gesù Cristo. Paolo scrisse ai cristiani: “Ma voi non siete nella carne, ma nello Spirito”. {Romani 8:9}. Se indossiamo gli occhiali sbagliati e interpretiamo la profezia secondo la carne, diventeremo più ciechi di un pipistrello alla luce del giorno. Ma se indossiamo gli occhiali giusti e interpretiamo la profezia attraverso l’illuminazione dello Spirito Santo, allora diremo: “Ero cieco, ora vedo” {Giovanni 9:25}.

Una donna nella profezia rappresenta una chiesa. La vera Chiesa di Gesù Cristo è chiamata “la Sua sposa”, che si “prepara” per la cena delle nozze dell’Agnello {Apocalisse 19:7-8}. Che dire della falsa donna così vividamente descritta in {Apocalisse 17}? Tieniti stretto al tuo posto. Tra pochi istanti dimostrerò – come hanno fatto i protestanti per secoli – che la meretrice babilonese rappresenta una falsa forma di cristianesimo che allontana “popoli, moltitudini, nazioni e lingue” dalla pura verità dell’Agnello del Cielo. Lei è il risultato netto di una “caduta storica”, [p.69] cosa che Paolo aveva chiaramente predetto in {2 Tessalonicesi 2:3-4}. Come ha rivelato Guinness, “Il contrasto è tra Chiesa e Chiesa: la “Chiesa fedele e la Chiesa apostata” *(24).

Nello specifico, la prostituta infernale ha queste caratteristiche identificabili:

  1. Lei è una “Madre” {Apocalisse 17:5}.
  2. Ha figlie prostitute {Apocalisse 17:5}.
    3. Ella siede su “sette monti” {Apocalisse 17:9}.
    4. I suoi colori sono “porpora e scarlatto” {Apocalisse 17:4}.
    5. È estremamente ricca e possiede molto “oro” {Apocalisse 17:4}.
    6. Lei è “inebriata del sangue dei santi” {Apocalisse 17:6}.
    7. È una “grande città” {Apocalisse 17:18}.
    8. Ha governato “sui re della terra” {Apocalisse 17:18}.
    9. Ella inebria “tutte le nazioni” con il suo “vino” {Apocalisse 14:8}.
    10. Molti membri del popolo di Dio sono ancora dentro di lei {Apocalisse 18:4}.

L’autore evangelico più venduto Dave Hunt, i cui oltre 20 libri hanno venduto complessivamente più di 3.000.000 copie, ha affrontato questo argomento direttamente nel suo libro penetrante, A Woman Rides the Beast: The Roman Catholic Church and the Last Days [*Una Donna Cavalca la Bestia: la Chiesa Cattolica Romana e gli ultimi giorni]. I titoli dei capitoli includono: “Mistero, Babilonia”, “Una città sui sette colli”, “Sangue dei martiri”, “Dominio sui re”, “E circa Maria?” “Il sacrificio della Messa” e “La riforma tradita”. Raccogliendo una grande quantità di prove provenienti dalle Scritture, dalla storia e dalla Riforma protestante, Hunt conclude: “I leader della Riforma erano certi che lei [la prostituta di Apocalisse 17] rappresentasse la Chiesa cattolica romana…” *(25).

Con una penna intrisa di preoccupazione sia per i protestanti (che hanno perso la loro conoscenza della storia) che per i cattolici romani disorientati, il Sig. Hunt rivela che una forma apostata di “cristianesimo prenderà il sopravvento sul [p.70] mondo… non il vero cristianesimo, ma una sua contraffazione dell’Anticristo” *(26). Sono completamente d’accordo con il signor Hunt sull’identità della prostituta infernale, ma non siamo d’accordo sul ruolo di Israele nella profezia.

Durante la prima guerra del Golfo Persico (1990-1991) Saddam Hussein fece un debole tentativo di iniziare a ricostruire l’antica città di Babilonia, le cui rovine ora si trovano a circa 50 miglia a sud di Baghdad. Quando lo fece, i libri delle profezie uscirono dalle stampe cristiane dichiarando: “Guarda! La profezia della Bibbia si sta avverando. Babilonia sta sorgendo!”

Nello stesso periodo, l’articolo di John Elson, “Apocalypse Now?” apparve sull’ultima pagina del numero dell’11 febbraio 1991 della rivista TIME. Elson ha acutamente commentato: “La tentazione di cercare indizi sulla Seconda Venuta sulla CNN è facile da capire, dal momento che Saddam Hussein si è autoproclamato successore di Nabucodonosor, il re babilonese che ridusse in schiavitù gli antichi israeliti. Ciò rende ingannevolmente facile per i mercanti di profezie identificare l’Iraq con Babilonia. In modo un po’ strano, ciò mina anche una lunga tradizione protestante secondo cui questo simbolo di corruzione si riferisce alla Chiesa di Roma” *(27).

Incredibile!

“False profezie su Israele, Babilonia e Armageddon” supportano la visione storica protestante, non le favole dispensazionaliste futuristiche. Insieme a Lutero, Calvino, Wesley, Spurgeon, Wylie, Hunt e innumerevoli altri, comprendiamo anche che la “Donna” che “cavalca la bestia” simboleggia “la Chiesa di Roma”. Nessun’altra chiesa si adatta a tutte le specifiche della profezia, né lo fa nessun’altra organizzazione. In modo agghiacciante, la Chiesa Romana si autodefinisce addirittura “Santa Madre Chiesa”, “La madre e maestra di tutte le chiese” *(28).

La profezia la chiama “la Madre delle prostitute” {Apocalisse 17:5}.

  1. Grattan Guinness offre questo riassunto difficile da confutare:

Ora, in conclusione, leggi questa meravigliosa profezia riguardante “Babilonia la Grande” alla luce chiara e rivelatrice della storia. Chiedo a quelli di voi che hanno letto la storia degli ultimi diciotto secoli: la Roma cristiana non è diventata una prostituta? [p.71] La Roma papale non si è alleata con i re della terra? Non si è vantata di essere una regina e non si è autodefinita la Signora del Mondo? Non ha cavalcato forse sul corpo della bestia, o quarto impero, e non ne ha governato le azioni per secoli? La Roma papale non si è adornata d’oro, di pietre preziose e di perle? Non è ancora questo il suo abbigliamento? Facciamo appello ai fatti. Andate nelle chiese e vedete. Guardate i preti; guardate i cardinali; guardate i papi; guardate le vesti viola che indossano; guardate le vesti scarlatte; guardate i gioielli incrostati; guardate i lussuosi palazzi in cui vivono; guardate le undicimila sale e camere del Vaticano, e la ricchezza e la gloria illimitate ivi raccolte; guardate i gloriosi spettacoli di San Pietro a Roma, che mettono in ombra anche la magnificenza della regalità. Andate a vedere queste cose, oppure leggete la testimonianza di chi le ha viste. Roma indossa spudoratamente la stessa veste, le stesse tonalità e colori, ritratti nelle pagine della profezia ispirata. Potresti riconoscere la prostituta dal suo abbigliamento, così come dal nome sulla sua fronte” *(29).

La Babilonia misteriosa è chiamata “la madre delle prostitute”. Ma aspetta un attimo! Pensa attentamente. Una “Madre” deve avere figli. La profezia dice che la Signora in Rosso è in realtà una madre di “prostitute”. Quella “s” minuscola [*per il plurale inglese: harlots] alla fine della parola rivela che la Chiesa Madre ha figlie prostitute. Se la “Madre” si riferisce a una chiesa, allora una piccola riflessione rivela che le sue figlie devono riferirsi anche a chiese e organizzazioni che, pur rivendicando la separazione da Roma, insegnano tuttavia dottrine fondamentali che in realtà hanno origine dalla “Mamma”. Pensiero solenne! *(30).

Un’ulteriore prova che la Madre e le Figlie rappresentano, come afferma Dave Hunt, “non il vero cristianesimo ma una sua contraffazione dell’Anticristo”, viene dal fatto che, prima che il Re Gesù Cristo ritorni tra le nuvole, Dio chiama il Suo popolo a lasciare la presa infernale di Babilonia. “E udii un’altra voce dal cielo che diceva: ‘Uscite da essa, o popolo mio, per non condividere i suoi peccati e per non ricevere le sue piaghe’” {Apocalisse 18:4}.

[p.72] Nell’Antico Testamento, quando Ciro prosciugò l’Eufrate letterale, Dio fece la stessa identica chiamata agli Ebrei letterali esortandoli a uscire dalla Babilonia letterale. “Uscite di mezzo ad essa, o popolo mio,” implorò il Signore tramite Geremia, “e salvi ciascuno la propria vita davanti all’ardente ira dell’Eterno” {Geremia 51:45, LND}. Questo identico appello viene rivolto nell’Apocalisse ai cristiani sinceri che si trovano nella Babilonia spirituale. Ora non perdere questo punto. Se Babilonia nell’Apocalisse è una Babilonia spirituale, allora l’Israele che viene chiamato fuori deve essere un Israele spirituale. Noi tutti dobbiamo uscire da essa per non “aver parte ai suoi peccati” {Apocalisse 18:4, LND}.

“Uscite da essa, o popolo mio” {Apocalisse 18:4}, dice il Signore. Quindi Dio considera che molti del Suo popolo siano ancora all’interno della Babilonia Mistero. Ciò deve riferirsi a un gran numero – sia protestante che cattolico – di veri cristiani che servono il Signore al meglio delle loro capacità. Ciò deve applicarsi anche a molti che anche adesso insegnano false profezie. Eppure Dio li chiama ancora “il mio popolo” perché conosce i loro cuori. Dio misericordiosamente li vede ancora come parte della Sua Israele spirituale. Ma sono confusi! Infatti “Babilonia” significa “confusione”. A causa dell’odierna confusione religiosa globale, soprattutto riguardo alle profezie bibliche, milioni di persone del Signore ora credono in false illusioni su Babilonia e Israele. Tuttavia, secondo {Apocalisse 18:4}, Gesù Cristo ora chiama tutti noi a “uscire” dalla confusione spirituale e ad entrare nella piena verità della Sua Parola. Dobbiamo lasciare Babilonia prima che sia troppo tardi. Perché? Perché presto il suo fiume si prosciugherà.

“Il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate, e le sue acque si seccarono” {Apocalisse 16:12}. “Babilonia la Grande” si trova sul “grande fiume Eufrate”. Secondo l’angelo di Dio, il fiume ora rappresenta “popoli, moltitudini, nazioni e lingue” {Apocalisse 17:15} in tutto il mondo che, rifiutandosi di uscire, continuano a sostenere le false dottrine della Babilonia Mistero. Presto “il sesto angelo” verserà “la sua coppa sul grande fiume Eufrate”. Questa coppa è una delle sette “coppe dell’ira di Dio” {Apocalisse 16:1}. Pertanto, sarà l’ira di Dio – non la Turchia o qualche altra nazione del Medio Oriente – a prosciugare l’Eufrate.

Cosa significa questo? Preparati. Significa che l’ira di Dio alla fine si riverserà sulle persone in tutto il mondo che scelgono di sostenere gli inganni della Babilonia Mistero fino alla fine!

[p.73] Quando i “popoli, moltitudini, nazioni e lingue” che hanno resistito alle frecce della verità dello Spirito Santo e hanno scelto di sostenere La Madre delle Tentazioni fino alla fine sperimenteranno finalmente l’ira ardente di Dio, i loro paraocchi spirituali verranno strappati dai loro occhi. Si renderanno conto di essere stati ingannati alla grande. Ciò che la convinzione amorevole non è riuscita a realizzare, alla fine lo farà la giustizia di Dio. Si scaglieranno contro i loro insegnanti, predicatori e preti con follia e furia. Che orribile incubo! Essi “odieranno la meretrice, la renderanno desolata e nuda, mangeranno le sue carni e la bruceranno col fuoco” {Apocalisse 17:16} LND. Il loro sostegno alla Prostituta Scarlatta svanirà. È così che le acque di Babilonia si prosciugheranno, preparando la strada ai “re dell’oriente” {Apocalisse 16:12}.

Ciro venne da “oriente” per conquistare l’antica Babilonia {Isaia 44:26-28; 46:11}. La parola “est” significa letteralmente “sole che sorge”. Il nome “Cyrus” significa “sole”. Ciro era un tipo di Gesù Cristo, “il Sole di giustizia” {Malachia 4:2}. Nell’Apocalisse, i santi angeli di Dio vengono dall’oriente, dal sol levante {Apocalisse 7:2}. Gesù disse: “Come il lampo esce da est e splende fino a ovest; così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo” {Matteo 24:27}.

Gesù Cristo verrà dall’oriente con gli eserciti del cielo come “RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI” {Apocalisse 19:14, 16). Pertanto, i “re dell’est” non sono orde asiatiche, legioni cinesi, eserciti russi o guerrieri jihadisti islamici, ma il Re Gesù e i Suoi eserciti che presto scenderanno dai cieli orientali per conquistare Babilonia e liberare Israele ad Armageddon!

Ma quale Israele libererà Gesù? Sarà sicuramente un Israele nello Spirito che, avendo scelto di camminare nello Spirito e di interpretare la profezia secondo lo Spirito, ha anche scelto di “uscire” dalla Babilonia Mistero e di abbandonare le sue vie carnali {Galati 5:16, 25; Apocalisse 18:4}.

Allora facciamo parte di quell’Israele. _____________________________________________________________________

(21) EB Elliott, Horae Apocalypticae, vol. 4, quinta edizione (1862), p. 609.
(22) L’ultimo grande pianeta Terra, pp. 70, 71.
(23) Henry Grattan Guinness, Romanism and the Reformation (1887), p. 163. (Ristampato da Hartland Publications nel 1995 (24) Ibid (lo stesso) pag. 88
(25) Dave Hunt, “A Woman Rides the Beast: the Roman Catholic Church, and the Last Days” [*Una Donna Cavalca
la Bestia: la Chiesa Cattolica Romana e gli Ultimi Giorni] (Eugene, OR: Harvest House Publishers, 1994), p. 14.

(26) Ibid (lo stesso) pag. 45
(27) John Elson, “Apocalisse adesso?” TIME, 11 febbraio 1991, pag. 88 (corsivo aggiunto).
(28) Rev. Peter Geiermann, C. SS. R, Il Catechismo della dottrina cattolica dei convertiti (St. Louis, MO: B. Herder Book Co., 1946), pp. 102, 103.
(29) Romanism and The Reformation (Romanesimo e La Riforma), pp. 89, 90.
(30) Per saperne di più sul ruolo della Chiesa Cattolica Romana nella profezia del tempo della fine, vedere il più ampio dell’autore, End Time Delusions, ora disponibile presso White Horse Media.

 

CAPITOLO 11 – RANE, FAVOLE E ARMAGEDDON

“La verità è l’unico terreno sicuro su cui poggiare.”

Elizabeth Cady Stanton (1815-1902)

[p.75] Alla maggior parte delle persone non piacciono le rane, ma a me piaceva catturarle quando ero ragazzo. Sapevi che il libro dell’Apocalisse parla delle rane? Sorprendentemente, li collega alla battaglia di Armageddon. Giovanni ha scritto:

“Vidi uscire dalla bocca del dragone, dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta tre spiriti immondi, simili a rane. Essi infatti sono spiriti di demoni che fanno segni e che vanno dai re della terra e del mondo intero, per radunarli per la guerra di quel grande giorno di Dio Onnipotente… E li radunò insieme in un luogo in ebraico detto: Armageddon” {Apocalisse 16:13-14, 16}.

Il drago, la bestia e il falso profeta rappresentano le tre parti del Mistero Babilonia {versetto 19}. Una lettura attenta di {Apocalisse 16:13-16} rivela chiaramente che Armageddon comporta una battaglia globale finale tra il drago, la bestia, il falso profeta, i tre spiriti simili a rane, i re di tutto il mondo e Dio Onnipotente.

Ancora una volta qui è coinvolto il simbolismo. In precedenza si dice che il “drago” abbia sette teste e dieci corna {Apocalisse 12:3}, così come “la bestia” {Apocalisse 13:1}. Il “falso profeta” – il terzo membro di questa empia trinità – viene anche definito “un’altra bestia” con “due corna come un agnello” ma che parla come un dragone {Apocalisse 13:11}. Tre spiriti simili a rane alla fine parlano al mondo intero attraverso le labbra di questi tre ingannatori. Chiaramente questo comporta enormi delusioni globali sul tempo della fine. Il “drago” è principalmente un simbolo di Satana stesso {Apocalisse 12:9}.

[p.76] Secondo storicisti protestanti come H. Grattan Guinness e innumerevoli altri, “la bestia” simboleggia il potere papale” *(31).

Che cosa si può dire sul “falso profeta”? Pensaci. Cosa viene comunque dai falsi profeti? Falsa profezia. Pertanto, anche se questo potrebbe non essere il pieno significato del testo, la profezia altamente simbolica dell’Apocalisse su uno spirito simile a una rana che parla a livello globale attraverso le labbra di un falso profeta rappresenta sicuramente l’avvertimento di Dio riguardo a un falso sistema di interpretazione profetica che ora sta ingannando milioni di persone con false idee sulla bestia stessa, Babilonia, Israele e Armageddon.

La piaga delle rane è stata una delle 10 piaghe d’Egitto. “Aaronne stese la mano sulle acque dell’Egitto; e le rane salirono e coprirono il paese d’Egitto” {Esodo 8:6}. Questo costituisce lo sfondo di {Apocalisse 16:13}. Nell’Antico Testamento, le rane uscivano dalle “acque dell’Egitto”. In {Apocalisse 16:12-13}, i tre spiriti simili a rane provengono dal “grande fiume Eufrate”, le cui acque rappresentano “i popoli, le moltitudini, le nazioni e le lingue” che sostengono la Meretrice {Apocalisse 17:15}. Il terzo spirito simile a una rana che parla a livello globale attraverso le labbra del falso profeta implica un gigantesco sistema di falsa profezia che anche adesso “copre il paese”. In contrasto con le bugie di tutte e tre le rane c’è il contro-messaggio del Cielo dei tre angeli, che dicono la verità “ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo” {vedi Apocalisse 14:6-12}. Studia attentamente: sono le Tre Rane contro i Tre Angeli.

La terza rana della falsa profezia sta ora insegnando un Rapimento segreto all’inizio di una tribolazione di 7 anni, un futuro Anticristo, un letterale prosciugamento dell’Eufrate letterale e un letterale Armageddon nel Medio Oriente che coinvolge eserciti letterali che attaccano gli Ebrei letterali. Caro amico, tutto questo è una falsa profezia. Fa parte del “vino” di Babilonia, che inganna tutte le nazioni {Apocalisse 14:8; 18:23}.

Nel Nuovo Testamento, Gesù usò la frase “vino nuovo” per rappresentare il Suo insegnamento puro mentre “vino vecchio” simboleggiava le false dottrine dei Farisei {vedi Luca 5:36-39}. Il vino confonde la mente. Nell’Apocalisse, il “vino di Babilonia” rappresenta la pozione allettante delle delusioni della fine dei tempi con cui Babilonia confonde e inganna il mondo.

Gran parte di questo vino riguarda Israele. Questo è uno dei motivi per cui la Prostituta è chiamata un “Mistero” contraffatto. Lei nega “il mistero di Cristo” di cui abbiamo letto prima. Ha ricostruito un muro tra Ebrei e Gentili,
un muro che Gesù Cristo ha infranto sulla croce {Efesini 2:14-17}.

[p.77] Paolo predisse chiaramente che sarebbe venuto il tempo in cui la maggioranza “avrebbe distolto gli orecchi dalla verità e si sarebbe rivolta alle favole” {2 Timoteo 4:3-4}. L’orologio ha battuto le dodici. Oggi viviamo nel tempo delle rane e delle favole.

Hai letto la favola di un bel principe che fu trasformato in una rana? Che disastro! Eppure questo principe ranocchio aveva ancora il potere della parola. Un giorno lo sfortunato principe ranocchio incontrò una principessa straordinariamente bella. Aprì la bocca, parlò e convinse la fanciulla a baciarlo. Presto! La rana divenne di nuovo un principe.

La morale di questa storia per noi oggi è che se noi stessi siamo caduti involontariamente sotto la sottile influenza delle rane e delle favole, è giunto il momento di tornare dal Principe. Abbiamo bisogno del bacio della regalità. La Sacra Bibbia dice: “Baciate il Figlio…” {Salmo 2:12}. Attraverso le parole di verità che escono dalle labbra di Colui che dice la verità, possiamo essere liberati dalla terza rana della falsa profezia.

“E li radunò in un luogo chiamato in lingua ebraica Armageddon” {Apocalisse 16:16}. Questa è l’unica volta in cui nella Bibbia viene usata la parola esatta Armageddon. La verità è che non esiste un luogo letterale chiamato “Armageddon” in nessuna parte del mondo. Questa parola misteriosa è una combinazione di due parole: Ar, che significa “montagna”, e mageddon, che ricorda l’antica valle di Megiddo {vedi 2 Cronache 35:22}. Nell’Antico Testamento, Megiddo era un luogo di sanguinose battaglie e grandi massacri. In effetti, molti studiosi suggeriscono che il significato letterale di Megiddo sia “macello” o “stroncato”. Pertanto la parola misteriosa, Armageddon, potrebbe letteralmente significare una “montagna” di “strage” sulla quale i nemici di Dio vengono “stroncati”.

In {Daniele 2}, una “montagna” è sicuramente usata simbolicamente per riferirsi al regno globale di Dio che un giorno “riempirà tutta la terra” {Daniele 2:35, 44-45}. In {Apocalisse 16:14} leggiamo di un raduno globale dei “re della terra e di tutto il mondo” fino alla battaglia finale. Queste forze mondiali di Satana compongono il suo regno globale. Saranno tutti riuniti ad “Armageddon”, sulla Montagna del Massacro. Concludiamo che “Armageddon” si riferisce a una battaglia mondiale in cui il regno globale di Satana sarà finalmente “sterminato” dall’avvicinarsi del regno di Dio Onnipotente.

L’effettivo massacro del regno globale di Satana viene descritto immediatamente dopo l’uso della parola “Armageddon”. Leggilo tu stesso:

[p.78] “Ed egli li radunò in un luogo in ebraico detto “Armageddon”. Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; e dal tempio del cielo, dal trono, uscì una gran voce che diceva: <È fatto>. Allora ci furono voci, tuoni e lampi e ci fu un gran terremoto, tale che da quando gli uomini sono stati sulla terra, non si ebbe mai terremoto così grande e così forte. E la grande città fu divisa in tre parti, e le città delle nazioni caddero; e Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle Il calice del vino della sua furente ira. E ogni isola fuggì e i monti non furono più trovati”. {Apocalisse 16:16-20, LND}.

Contrariamente all’onnipresente insegnamento della terza rana, queste parole descrivono chiaramente l’ira divina sulla Babilonia spirituale e un massacro globale che si estende ben oltre il Medio Oriente.

Prima di Armageddon, i tre spiriti simili a rane “vanno dai re della terra e del mondo intero, per radunarli per la battaglia di quel gran giorno di Dio Onnipotente” {Apocalisse 16:14}. Giovanni scrisse in un passaggio parallelo: “Vidi la bestia e i re della terra con i loro eserciti radunati (assieme) per far guerra contro Colui che cavalcava il cavallo e contro il suo esercito” {Apocalisse 19:19, LND, corsivo aggiunto}. Contro chi è realmente il raduno di Armageddon? Ebrei letterali? NO! È un raduno delle forze mondiali della Babilonia Mistero contro il Santo Guerriero su un cavallo bianco e contro il Suo esercito. Quel Guerriero è il Re Gesù stesso {vedi Apoc. 19:11-16}.

E il Suo esercito? Chi comporrà il Suo santo battaglione? Sarà un esercito di “legioni di angeli” {Matteo 26:53} che ritorneranno con il re Gesù alla Sua seconda venuta {Matteo 16:27; 24:31}.

Il passaggio seguente descrive l’effettiva battaglia di Armageddon, la vittoria del Re Gesù, la condanna della Meretrice Infernale e il massacro finale di tutte le “nazioni” che sono state ingannate dai legionari bugiardi di Lucifero. Leggilo con riverenza e con cuore umile:

“Ora vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco, e Colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace, ed egli giudica e guerreggia con giustizia. I Suoi occhi erano come una fiamma di fuoco e sul suo capo vi erano molti diademi, e aveva un nome scritto che nessuno conosce se non Lui; ed era vestito di una veste intrisa nel [p.79] nel sangue: e il suo nome si chiama la Parola di Dio. E gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano su cavalli bianchi, vestiti di lino finissimo, bianco e puro. E dalla Sua bocca usciva una spada acuta per colpire con essa le nazioni; ed Egli le governerà con una verga di ferro ed Egli pigerà il tino del vino dell’indignazione, e dell’ira di Dio Onnipotente. E sulla Sua veste e sulla coscia portava scritto un nome: IL RE DEI RE E IL SIGNORE DEI SIGNORI” {Apocalisse 19:11-16, LND}.

La fatidica mattina dell’11 settembre 2001, Steve Miller si trovava all’interno della Torre Sud del World Trade Center, completamente intatta, a New York City, pochi minuti dopo che la Torre Nord prese fuoco. Mentre lui e i suoi soci scendevano dall’80° piano, si fermò al 55° piano per usare il bagno degli uomini. Erano poco dopo le 9:00.

Che debba telefonare a mia moglie? rifletté.
All’improvviso una voce echeggiò nell’impianto PA: “Niente panico. L’edificio è sicuro. Ritornate ai vostri uffici.”

Quando il signor Miller guardò di traverso l’edificio in fiamme proprio accanto e vide la gente che saltava dalle finestre a trecento metri dal suolo, la sua innata sfiducia nei confronti delle voci ufficiali ebbe la meglio. Si lanciò verso le scale proprio mentre un secondo aereo esplodeva nella Torre Sud, pochi piani sopra di lui. Corse fuori e, mentre attraversava in fretta il ponte verso Brooklyn, si guardò indietro giusto in tempo per vedere il suo edificio svanire in una nuvola di fumo. Al suo arrivo a casa cadde tra le braccia della moglie che aveva le lacrime agli occhi.

“Oh, mio Dio”, gridò. “Pensavo fossi morto.”

Mentre ci avviciniamo alla “battaglia del gran giorno di Dio Onnipotente” {Apocalisse 16:14}, il mio sincero appello a voi è questo: non fidatevi di ogni voce evangelica, dispensazionalista o cattolica romana dal suono ufficiale che sentite, altrimenti potreste finire morti. Ci sono momenti in cui dobbiamo andare controcorrente, nella direzione opposta alla folla. Gli insegnanti di profezie sinceri che ora si concentrano sull’Israele letterale e sulla Gerusalemme terrena potrebbero dire: “Niente panico. Le nostre teorie sono sicure. Rimani nell’edificio.” Ma il fatto è che un giorno queste torri gemelle dell’errore profetico saranno completamente vaporizzate.

Nonostante la descrizione di Apocalisse di un massacro globale, il messaggio di fondo di Armageddon è in realtà una buona notizia! Un incoraggiamento [p.80] del Paradiso: Un giorno le forze mondiali del regno di Satana crolleranno. Quindi fatti coraggio! Il Cavaliere sul cavallo bianco, il cui nome è Fedele e Verace, vincerà. “I miti erediteranno la terra; e si diletteranno nell’abbondanza della pace” {Salmo 37:11}.

L’amore di Dio durerà per sempre e un giorno “…e la morte non ci sarà più, e non vi sarà più cordoglio, né grido, né fatica, perché le cose di prima sono passate. Allora Colui che sedeva sul trono disse: <Ecco, io faccio tutte le cose nuove>. Poi mi disse: <Scrivi, perché queste parole sono veraci e fedeli>” {Apocalisse 21:4-5, LND}.

In mezzo alle rovine di Armageddon giacerà la terza rana della falsa profezia. Quella rana non diventerà mai un principe. Ma noi, invece, possiamo! Mentre Steve Miller cadeva tra le braccia della moglie preoccupata, perché non cadere proprio adesso tra le braccia amorevoli di Gesù Cristo e lasciare che la Sua abbondante misericordia baci la nuova vita nella tua anima?

Abbandoniamo tutte le rane e le favole mentre seguiamo il Re. _____________________________________________________________________

(31) Vedi il libro più ampio dell’autore su questo argomento, End Time Delusions.

 

CAPITOLO 12 – TUONO DAL TEMPIO DEL CIELO

“Mosè non venne dal Monte Sinai con i Dieci Suggerimenti,

ma con i Dieci Comandamenti”.

Autore sconosciuto

[p.81] “Ed egli li radunò in un luogo in ebraico detto: <Armageddon>. Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; e dal tempio del cielo, dal trono, uscì una gran voce che diceva: <È fatto>. Allora ci furono voci, tuoni e lampi; e ci fu un grande terremoto… {Apocalisse 16:16-18} LND.

Immediatamente dopo la menzione di Armageddon, il versetto successivo si concentra sul “tempio del cielo”. Ci sono voci, tuoni, lampi e un grande terremoto. Dio sta sicuramente cercando di attirare la nostra attenzione! Il suo fragoroso messaggio è: “Guardate al Tempio Celeste!”

La terza rana vuole che guardiamo nella direzione opposta, verso un terzo tempio sulla terra che si suppone venga ricostruito. È una strategia di diversione di base. Nel 1991, durante la Guerra del Golfo Persico e l’Operazione Desert Storm, gli alleati costruirono le loro forze appena ad est dell’Iraq nel Golfo Persico. Saddam Hussein pensò allora che un attacco provenisse da est, ma gli alleati attaccarono da ovest. Questo attacco ebbe successo perché Saddam non guardava in quella direzione. Oggi la terza rana sta facendo la stessa cosa. Vuole che guardiamo nella direzione sbagliata e ci aspettiamo un futuro terzo tempio ricostruito all’interno di Gerusalemme sulla terra. Se seguiamo i suoi gracidi consigli, non riusciremo a discernere le verità salvavita che provengono da un’altra direzione.

[p.82] Ancora Giovanni scrisse: “Allora fu aperto nel cielo il tempio di Dio e nel Suo tempio apparve l’arca del Suo patto, e ci furono lampi, voci, tuoni, un terremoto… {Apocalisse 11:19, LND}. Qui vediamo le stesse manifestazioni della potenza di Dio di cui abbiamo appena letto in {Apocalisse 16}. Eppure ora questi “fuochi d’artificio” sono collegati alla visione dell’“arca” nel tempio del cielo. Milioni di persone hanno visto il film “I predatori dell’arca perduta”. In esso, Indiana Jones trova l’Arca dell’Alleanza perduta. Quel film è fantasia, mentre l’Apocalisse è realtà. Come risultato della subdola strategia di diversione della terza rana, la conoscenza dell’arca celeste è andata perduta. Ma la profezia dice che la conoscenza dovrà essere riconquistata e la Sua arca sarà “vista” da coloro che scopriranno questa verità.

Le stesse manifestazioni della potenza di Dio descritte nell’Apocalisse si verificarono anche quando l’Onnipotente scese sul Monte Sinai per dare i Dieci Comandamenti {Esodo 19:16-18; 20:1-17}. I Dieci Comandamenti sono chiamati “le tavole di testimonianza, le tavole di pietra, scritte con il dito di Dio” {Esodo 31:18}. Dopo aver ricevuto le tavole di pietra, Mosè <scese dal monte e pose le tavole nell’arca> {Deuteronomio 10:5}. Poiché quelle due tavole furono poste all’interno dell’arca, quella cassa speciale fu chiamata “l’arca della testimonianza” {Esodo 40:20-21}.

{Apocalisse 11:19} dice: “Il tempio di Dio si aprì nel cielo e si vide nel Suo tempio l’arca del Suo patto…” Dentro quell’arca ci sono i Dieci Comandamenti originali. Ecco la verità che Dio vuole che vediamo. Eppure il diavolo è determinato ad accecarci, e questo è il motivo della sua strategia diversiva. Attraverso la terza rana della falsa profezia, il nemico cerca di dirottare le nostre menti verso un terzo tempio ricostruito sulla terra. Perché? Perché quel tempio non ha un’arca! Se seguiamo i suoi gracidi consigli, guarderemo nella direzione sbagliata, aggireremo il tempio del cielo e non riusciremo a discernere il significato della Sacra Legge di Dio per il tempo della fine.

La Babilonia Mistero non solo ha ricostruito un muro tra Ebrei e Gentili, ma spesso insegna anche che i Dieci Comandamenti furono dati solo per Israele, non per la Chiesa. Ma Gesù Cristo, il Fondatore della Chiesa, testimoniò coraggiosamente:

“Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti: io non sono venuto per abolire, ma per portare a compimento. Perché in verità vi dico: finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà trasgredito uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma colui che li metterà in pratica e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli” {Matteo 5:17-19, LND}.

[p.83] Hai capito questo? Qui il Supremo Maestro ha detto che dovremmo “mettere in pratica” e “insegnare” i “comandamenti”, e non “infrangerne nemmeno uno” di essi!

Pochi versetti dopo, Gesù cita specificamente il settimo comandamento: “Non commettere adulterio” {Matteo 5:27}. Quindi il Puro lo spiegò, dicendo: “Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” {versetto 28}. Qui Gesù ha rivelato la profondità spirituale del settimo comandamento, e lo ha applicato anche a “chiunque”, cioè a tutti nel mondo. In un’epoca in cui la pornografia su Internet esplode, la massiccia proliferazione di DVD per adulti, gli scandali sessuali di Hollywood, i programmi televisivi che ostentano la nudità e l’infedeltà coniugale, quanto abbiamo bisogno di questo comandamento!

Gesù rimproverò anche alcuni scaltri Farisei per il loro modo astuto di aggirare il quinto comandamento di Dio, che afferma: “Onora tuo padre e tua madre” {Matteo 15:4}. Cristo dichiarò: “Così avete reso inefficace il comandamento di Dio mediante la vostra tradizione” {Matteo 15:6}. In un’epoca in cui i bambini spesso si ribellano contro mamma e papà, e in cui il testo di una canzone rock dice addirittura di “uccidere i propri genitori”, quanto abbiamo bisogno della Legge di Dio!

Se guardi attentamente, Gesù Cristo e il Nuovo Testamento sostengono pienamente ciascuno dei Dieci Comandamenti originariamente dichiarati in Esodo 20. Prendi la tua Bibbia e leggi tu stesso:

  1. Mettere Dio al primo posto {Matteo 4:10}.
    2. Evitare gli idoli {1 Giovanni 5:21; Apocalisse 22:15}.
    3. Rispetta il nome di Dio {Romani 2:24}.
    4. Santificare il sabato originale del settimo giorno {Matteo 12:12; Luca 23:56} *(32).
  2. Onora i tuoi genitori {Matteo 15:4; Efesini 6:1-3}.
    6. Non uccidere {Matteo 19:18; 1 Giovanni 3:15}.
    7. Non commettere adulterio {Matteo 5:27-28; Galati 5:19}.
    8. Non rubare {Marco 7:22; Efesini 4:28}.
  3. Non mentire {Romani 13:9; Apocalisse 21:8}.
  4. Non concupire {Luca 12:15; 1 Corinzi 6:12}.

[p.84] È un dato di fatto: Gesù Cristo ha sostenuto i “Grandi Dieci” e ha rimproverato gli altri per averli infranti. Eppure oggi, molti sedicenti cristiani contrappongono Cristo ai Dieci Comandamenti, anche se Gesù ha detto specificamente: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge…” {Matteo 5:17, corsivo aggiunto}.

Si riferiscono davvero al Gesù del Nuovo Testamento? Potremmo anche chiederci: “Il vero Gesù, per favore, si alzerà?” I Dieci Comandamenti sono immutabili, ecco perché Dio li ha iscritti con il Suo dito Onnipotente sulla solida roccia. Hai sentito l’espressione: “Possiamo cambiare questo o quello, perché non è scritto nella pietra”? Questa illustrazione deriva dai Dieci Comandamenti. In altre parole, ciò che è sulla pietra non può essere alterato.

Giacomo scrive ai cristiani:

“Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma viene meno in un solo punto, è colpevole su tutti i punti. Infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere. Per cui se Tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore della legge” {Giacomo 2: 10-11, LND}.

Pensaci. Come può un cristiano del Nuovo Testamento “diventare un trasgressore della legge” se la legge non esiste più? Un automobilista per eccesso di velocità può ricevere una multa per aver trasgredito una legge sulla velocità che non esiste? Ovviamente no! Esistono leggi sulla velocità. E se solo rallentiamo e leggiamo attentamente le parole di Gesù Cristo e di Giacomo, scopriremo che i Dieci Comandamenti rimangono e si applicano ai cristiani.

Paolo è chiaro nel dire che i cristiani non sono salvati dalla legge, ma dalla grazia di Gesù Cristo. “Poiché per grazia siete salvati, mediante la fede, e questa non viene da voi stessi, è il dono di Dio” {Efesini 2:8}. Ancora una volta, siamo “giustificati per la fede senza le opere della legge” {Romani 3:28}. Eppure Paolo è altrettanto chiaro sul fatto che i “Grandi Dieci” rimangono e hanno uno scopo. Qual è questo scopo? Paolo dichiarò: “Mediante la legge vi è la conoscenza del peccato {Romani 3:20}. “Io non avrei conosciuto il peccato, se non mediante la legge” {Romani 7:7}. “Affinché il peccato attraverso il comandamento diventasse estremamente peccaminoso” {Romani 7:13, NKJV}. La legge fa sorgere il peccato davanti ai nostri occhi il quale [p.85] perciò diventa “estremamente peccaminoso” di fronte ai nostri occhi stupiti. Ciò è particolarmente vero quando ci rendiamo conto che Dio ha scritto i Dieci Comandamenti, non i Dieci suggerimenti.

La legge è come uno specchio. Quando le persone si alzano dal letto la mattina e si guardano allo specchio, spesso non a loro non piace ciò che vedono. Eppure lo specchio è importante. Dobbiamo guardarlo. Lo stesso vale per la legge di Dio. Se abbiamo il coraggio di guardare, potrebbe non piacerci ciò che vediamo, ma questa scomoda rivelazione ci aiuterà a sentire il nostro bisogno del sangue purificatore di Gesù Cristo. “Così la legge è stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede” -Versione Riveduta- {Galati 3:24}.

La buona notizia è che “Cristo morì per i nostri peccati” {1 Corinzi 15:3}. Quali sono i “nostri peccati”? La risposta del Cielo è: “Il peccato è la trasgressione della legge” {1 Giovanni 3:4}. Quando guardiamo la legge di Dio vediamo i nostri peccati e discerniamo cosa ha ucciso il nostro Salvatore.

Duemila anni fa, fuori Gerusalemme, su una collina chiamata Calvario, l’innocente Agnello del Cielo divenne colpevole. Ha sperimentato i nostri peccati di violazione dei Dieci Comandamenti. I “nostri peccati” entrarono nella Sua mente e Gli trafissero il cuore. Sentì la spada dell’ira di Dio {vedere Zaccaria 13:7}: la piena esecuzione della Sua giustizia contro la trasgressione.

Mosso da un amore e da una pietà insondabili, Gesù accettò la nostra condanna a morte. Ha pagato il prezzo intero per aver infranto la Legge di Dio. È la verità. Gesù Cristo è morto sul monte Calvario perché l’intera famiglia umana (a cominciare da Adamo ed Eva) ha violato i Dieci Comandamenti proclamati sul monte Sinai. Il libro evangelico, Revival’s Golden Key, di Ray Comfort con Kirk Cameron, sostiene correttamente l’attuale autorità dei Dieci Comandamenti per i cristiani di oggi mentre mostra la sua giusta relazione con la grazia di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo *(33).

Giusto per chiarire, sul monte Sinai Dio diede un’altra legge che riguardava il Suo tempio terreno e il sangue gocciolante degli animali sacrificali. Quella legge prevedeva “sacrificio e offerta, olocausti e sacrifici per il peccato” {Ebrei 10:1, 8}. Paolo disse che era proprio questa “legge [sacrificale] di comandamenti contenuti in ordinanze” a formare “il muro di separazione intermedio” tra Ebrei e Gentili {Efesini 2:14-16}. Quando Gesù morì, “ha causato la cessazione del sacrificio [p.86] [*e delle offerte].” {Daniele 9:27}. Prese quella legge dei sacrifici e “la inchiodò alla croce” {Colossesi 2:14}.

Ma quella legge abolita non erano i Dieci Comandamenti. I “Grandi Dieci” sono eterni, furono scritti sulla solida roccia e ora si trovano nell’arca celeste {Apocalisse 11:19}. La moderna “Babilonia”, che significa “confusione”, non solo ha ricostruito un muro tra Ebrei e Gentili, ma ha anche erroneamente inchiodato alla croce la legge sbagliata.

“Dio non è autore di confusione” {1 Corinzi 14:33}. Per superare gli inganni della Tentatrice Scarlatta dell’Apocalisse, dobbiamo accettare le parole di Gesù Cristo {Matteo 5:17-19}, di Paolo {Romani 3:19-20; 7:7, 12-13}, di Giacomo {Giacomo 2:10-12}, e di Giovanni {1 Giovanni 3:4} riguardo alla perpetuazione dei Dieci Comandamenti. Dobbiamo guardare dritto ai “Grandi Dieci” e renderci conto che senza la grazia e il sangue di Cristo siamo condannati. Perdendo ogni fiducia in noi stessi, dobbiamo pentirci dei nostri peccati e confidare pienamente nei meriti e nella dignità del nostro Salvatore. Allora abbiamo la promessa del perdono completo per tutti i nostri peccati.

“Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” {1 Giovanni 1:9}. L’Agnello stesso ci laverà da ogni sporcizia “nel Suo proprio sangue” {Apocalisse 1:5} e ci vestirà con “vesti bianche” {Apocalisse 3:18}, le vesti bianche della Sua giustizia immacolata {Apocalisse 7:9 }. Attraverso la potenza dello Spirito Santo, ora che abbiamo un nuovo inizio, saremo abilitati in modo soprannaturale a obbedire alla Legge di Dio {Romani 8:4)} Gesù stesso disse: “Se mi amate, osservate i miei comandamenti” {Giovanni 14:15}. Stava citando il secondo comandamento {confronta con Esodo 20:6}.

Questo ci porta al cuore della grande divisione che alla fine separerà l’Israele di Dio nello Spirito dalle vie carnali della Meretrice Scarlatta. È una questione morale riguardante l’amore per Gesù Cristo, dimostrato praticamente dall’osservanza piena di Spirito dei Dieci Comandamenti, ora custoditi nell’arca del cielo. Nell’Apocalisse questa questione è rappresentata simbolicamente come se fosse gridata al mondo intero, come con un megafono, da un angelo, precisamente da uno chiamato “il terzo angelo”. “E un terzo angelo li seguì, dicendo a gran voce… Qui è la costanza dei santi: qui sono coloro che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù” {Apocalisse 14:9.12, LND}. Questo esatto problema è ripetuto in {Apocalisse 12:17 e 22:14}. Sarà compreso da tutti coloro che evitano la [p.87] strategia diversiva della terza rana, che guardano al tempio giusto e i cui occhi illuminati dallo Spirito discernono l’arca celeste {Apocalisse 11:19}.

Il vero “Israele di Dio” {Galati 6:16} si concentrerà sul “tempio di Dio” {Apocalisse 11:19} e osserverà “i comandamenti di Dio” {Apocalisse 14:12} mediante “lo Spirito di Dio” {Romani 8:9, 14} mentre viaggia verso quella che il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo chiamò “la città del mio Dio… la Nuova Gerusalemme” {Apocalisse 3:12}.

Non lasciare che la terza rana ti conduca dal terzo angelo a un immaginario futuro terzo tempio il quale non ha l’arca. _____________________________________________________________________

(32) Vedere il tascabile dell’autore, Discovering the Lost Sabbath Truth.
(33) Ray Comfort con Kirk Cameron, Revival’s Golden Key (Gainesville, FL: Bridge-Logos Editori, 2002).

 

CAPITOLO 13 – 144.000 VERI ISRAELITI

“Possiamo facilmente perdonare un bambino che ha paura del buio.

La vera tragedia della vita è quando gli uomini hanno paura della luce”.

Attribuito a Platone (427-347 a.C.)

[p.89] “Il dragone si adirò contro la donna e se ne andò a far guerra col resto della progenie di lei, che custodisce i comandamenti di Dio e ha la testimonianza di Gesù Cristo” {Apocalisse 12:17}. “Qui è la costanza dei santi: qui sono coloro che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù” {Apocalisse 14:12}. Proprio come un “rimanente” dell’antico Israele uscì dalla Babilonia letterale e ricostruì un secondo tempio {Aggeo 1:12}, così un “rimanente” finale dell’Israele spirituale uscirà dalla Babilonia spirituale per osservare i Dieci Comandamenti ora custoditi al sicuro dentro l’arca nel tempio del cielo {Apocalisse 11:19}.

Il residuo finale di Dio viene indicato nella profezia come i 144.000 {Apocalisse 14:1-5}. Sono descritti come provenienti da “tutte le tribù dei figli d’Israele” {Apocalisse 7:4}. Questo significa che sono tutti Ebrei letterali? Milioni di persone la pensano così. Alcuni popolari insegnanti paragonano questo gruppo a 144.000 Billy Graham Ebrei che evangelizzeranno il mondo durante la Tribolazione dopo il Rapimento. Ma è giusto? Abbiamo visto in precedenza che Paolo scrisse che Ebrei e Gentili sono ora “uno” e fanno parte dello “stesso corpo” attraverso Gesù Cristo {Efesini 2:14; 3:4-6}. L’ultimo libro della Bibbia contraddice le parole di Paolo? L’Apocalisse ricostruisce quel muro tra Ebrei e Gentili che Gesù Cristo ha abolito sulla croce? Ovviamente no!

Indossiamo i nostri “occhiali dello Spirito del Nuovo Testamento” e diamo un’occhiata più da vicino. I 144.000 sono descritti mentre stanno sul “monte Sion” con l’Agnello {Apocalisse 14:1, NKJV}. Nell’Antico Testamento, il Monte Sion è il luogo in cui sorgeva Gerusalemme. Eppure nell’Apocalisse “Monte Sion” non si riferisce ad alcuna montagna del Medio Oriente.

[p.90] Giovanni scrisse: “E mi trasportò in spirito su di un grande ed alto monte, e mi mostrò la grande città, la santa Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio” {Apocalisse 21:10}. Come Giovanni era “nello Spirito”, così anche noi dobbiamo essere “nello Spirito” per vedere la verità riguardo al Monte Sion e ai 144.000. Paolo disse ai credenti: “Ma voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, che è la Gerusalemme celeste… all’assemblea universale e alla chiesa dei primogeniti, che sono scritti nei cieli…” {Ebrei 12: 22-23}. Esiste quindi un monte Sion celeste su cui poggia la Nuova Gerusalemme. È la casa della Chiesa.

Qui è dove Giovanni vide i 144.000.

Nel Nuovo Testamento, Giacomo scrive la sua lettera “alle dodici tribù disperse” {Giacomo 1:1}. Chi erano queste dodici tribù? Nella frase successiva Giacomo li chiamò: “I miei fratelli”. Poi scrisse loro della “messa alla prova della [loro] fede” {Giacomo 1:3}. Pertanto, queste “dodici tribù”, a cui Giacomo scrisse come unità, erano credenti in Cristo. Nella stessa lettera consigliò a quelli di queste “dodici tribù” che erano malati di “chiamare gli anziani della chiesa” per una preghiera speciale {Giacomo 5:14}. Quindi per Giacomo le “dodici tribù” facevano sicuramente parte della Chiesa.

I 144.000 “seguono l’Agnello ovunque vada” {Apocalisse 14:1, 4, NKJV}. Quindi sono cristiani che amano Gesù. Essi “non si contaminano con donne; poiché sono vergini” {Apocalisse 14:4}. Ciò non significa che i 144.000 siano composti solo da uomini letterali, Ebrei, non sposati o celibi. No. Se così fosse, questo equivarrebbe a insegnare il celibato di massa, un dogma che Paolo definì una “dottrina dei demoni” {1 Timoteo 4:1-3}. In {2 Corinzi 11:2}, anche Paolo usò la parola “vergine” e la applicò alla Chiesa. Che dire dei 144.000 che non si sono “contaminati con donne”? Si tratta delle Donne Prostitute di {Apocalisse 17}.

La verità atomica è che i 144.000 rappresentano un residuo finale dell’Israele di Dio nello Spirito, composto da Ebrei e Gentili credenti, che non sono “contaminati” dagli inganni e dalle false profezie della Madre e delle Figlie della Babilonia del Mistero {Apocalisse 17:5}. La ragione per cui l’Apocalisse si riferisce a loro come provenienti da “tutte le tribù dei figli d’Israele” è perché, nel processo di uscita dalla moderna Babilonia, da ogni inganno e persino dai loro stessi peccati, hanno attraversato una simile “esperienza di lotta” con il Signore come fece Giacobbe quando il suo nome fu cambiato in Israele {Genesi 32:24-28}. In precedenza abbiamo appreso che il nome “Giacobbe” significava letteralmente “truffatore” o “ingannatore”. Questo nome era una descrizione accurata del carattere di Giacobbe. Egli mentì di proposito a Isacco tre volte {Genesi 27:19-24} e poi rubò la benedizione finale di suo padre a suo fratello maggiore Esaù. A causa del suo malvagio inganno, Giacobbe andò in esilio per 20 anni. Sulla via del ritorno a casa, Giacobbe scoprì che Esaù sarebbe venuto ad incontrarlo con 400 uomini {Genesi 32:6}. Pieno di senso di colpa, vergogna e terrore, Giacobbe temeva che la sua vita sarebbe stata stroncata a causa del suo peccato.

[p.91] Poi arrivò quella notte solitaria di lotta con l’Angelo di Dio. Alla fine, poco prima dell’alba, Giacobbe rinunciò a sé stesso, si pentì del suo peccato e afferrò saldamente il Messaggero celeste, dicendo: “Non ti lascerò andare se non mi avrai prima benedetto!” {Genesi 32:26}. Poi arrivò questa risposta dell’Angelo: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, poiché tu hai lottato con Dio e con gli uomini ed hai vinto” {versetto 28}. Attraverso il pentimento, l’abnegazione, l’umiltà e la fede, Giacobbe vinse la sua natura naturalmente ingannevole. Dio gli diede un cuore nuovo, un nome nuovo, un carattere nuovo. Aveva ottenuto la vittoria.

Quella stessa esperienza che trasformò Giacobbe in un “Israele spirituale” è un tipo dell’esperienza di trasformazione che produrrà i 144.000. Questo è un pensiero profondo, eppure è vero. Questa intuizione è più significativa della riscoperta dello scafo affondato del Titanic. E vale per noi. Per natura siamo tutti come Giacobbe: peccatori, disonesti e ingannevoli. Forse, leggendo questo libro, hai scoperto la scioccante verità che tu stesso hai involontariamente ingannato gli altri riguardo alle profezie bibliche. Il pensiero è terrificante!

La Bibbia dice: “Il falso testimone non rimarrà impunito, e chi dice menzogne non scamperà” {Proverbi 19:5}. Proprio come Esaù stava andando incontro a Giacobbe, così la profezia biblica prevede che Dio Onnipotente alla fine verrà a punire la Babilonia del Mistero per le sue bugie {Apocalisse 18:8}. Tutti coloro che “amano e praticano la menzogna” si ritroveranno inaspettatamente fuori

dalla Nuova Gerusalemme {Apocalisse 22:15}. “Tutti i bugiardi” saranno scagliati nello stagno di fuoco {Apocalisse 21:8}. Quindi Verità contro Bugia è una questione di Vita contro Morte.

Eppure Gesù Cristo ci ama tutti. Su una croce crudele Egli agonizzò, soffrì, sanguinò e morì per tutti i nostri peccati, compresi i nostri peccati di inganno. È risorto dai morti ed è asceso al cielo. E ora, come nostro misericordioso Sommo Sacerdote che sta davanti all’arca nel tempio del Cielo, Gesù Cristo ci ha dato il libro dell’Apocalisse per insegnarci la verità. In questo preciso momento, il Buon Pastore ci supplica di abbandonare gli inganni della [p.92] Babilonia del Mistero prima che sia troppo tardi. “Uscite da essa, o popolo mio”, è la Sua ultima chiamata dal cielo {Apocalisse 18:4, 8}. Presto la moderna Babilonia sarà “completamente bruciata dal fuoco, perché forte è il Signore Dio che la giudica” {Apocalisse 18:8}. Essa verrà polverizzata.

Questa è ora la nostra notte di lotta spirituale. Presto l’oscurità finirà. Fu allo spuntare del giorno che il Messaggero celeste alla fine toccò la coscia di Giacobbe {Genesi 32:24-25}. Fu allora che la fiducia di Giacobbe in sé stesso fu finalmente infranta mentre si aggrappava all’Angelo di Dio per la sua vita. Così potrebbe accadere con noi. Secondo la profezia, siamo già adesso allo “splendido giorno”. Gesù Cristo verrà presto! Oh, possa il Maestro toccarci adesso e spezzarci! Possa lo Spirito Santo far esplodere ogni grammo di orgoglio malvagio che così spesso pulsa nelle nostre vene intasate dal peccato. Seguendo l’esempio di Giacobbe, aggrappiamoci a Gesù Cristo per la nostra stessa vita e diciamo: “Non ti lascerò andare a meno che tu non mi benedica”.

Come nel caso di Giacobbe, se ci umiliamo, ci pentiamo dei nostri peccati e dipendiamo interamente dalla misericordia di Dio, il re d’Israele non ci abbandonerà. Se ci aggrappiamo a Gesù Cristo con fede semplice, Egli ci perdonerà, ci cambierà e ci darà un nuovo nome. Per fede possiamo sentire il Maestro dire: “Il tuo nome non sarà più chiamato Giacobbe, ma Israele; poiché come un principe hai lottato con Dio e con gli uomini e hai prevalso” {Genesi 32:28, KJV}. Gesù è il vero Seme di Abramo. Egli è il Vittorioso. Attraverso la fede in Lui, Dio ci farà “trionfare in Cristo” {2 Corinzi 2:14}. Attraverso Colui che dice la Verità, possiamo sfuggire alle distorsioni della Babilonia del Mistero. Attraverso la grazia sconfinata di Dio, ognuno di noi può diventare, come Giacobbe, un Israele spirituale.

La Bibbia dice specificamente riguardo ai 144.000: “Nella loro bocca non è stata trovata frode [inganno], perché sono irreprensibili davanti al trono di Dio” {Apocalisse 14:5}. Come Natanaele, sono “veri Israeliti, nei quali non c’è frode” {Giovanni 1:47}. Essi sconfiggono la prostituta infernale, i suoi inganni e le sue false profezie. I 144.000 sono come Giacobbe. Prevalgono sulla propria natura ingannevole attraverso la grazia dell’Agnello del Cielo.

Il passaggio di cui sopra in {Apocalisse 14:5} sui 144.000 trova le sue radici nell’Antico Testamento. “Il residuo d’Israele non commetterà iniquità, né dirà menzogne; né si troverà nella loro bocca una lingua ingannatrice” {Sofonia 3:13}. Così il residuo finale di Israele sarà [p.93] composto da persone che dicono la verità. Devono essere uno con Gesù Cristo, che è “la Verità” {Giovanni 14:6}. Devono anche essere guidati dallo “Spirito di verità” {Giovanni 16:13}. Composto da Ebrei e Gentili che credono nel Messia, saranno l’ultimo Israele di Dio nello Spirito. È mia personale opinione che il numero “144.000” sia simbolico. Tuttavia, in senso letterale o simbolico, spero che saremo tutti “in quel numero, quando i santi vi entreranno marciando”.

Questo libro esplosivo può essere paragonato ad un missile guidato dall’emissione di calore il cui scopo è quello di far esplodere la falsità profetica. Nel portare avanti la sua missione, la sua intenzione non è quella di promuovere l’antisemitismo contro gli Ebrei, o di offendere i sinceri Cristiani che credono nella Bibbia. Piuttosto il suo obiettivo è illuminare le menti e salvare le anime. In questo preciso momento, la Chiesa Cristiana è piena di gigantesche interpretazioni errate della profezia – sulla 70a settimana di Daniele, sull’identità di Babilonia, su Israele e sui Dieci Comandamenti – che non sono in armonia con il vero insegnamento di Gesù Cristo e del Nuovo Testamento. Trasformazioni sismiche devono avvenire all’interno delle chiese, dei ministeri profetici, dei seminari, dei siti web e dei canali YouTube. Affinché ciò accada, il missile di Dio deve colpire alcuni grandi obiettivi!

Se sei stato portato a credere che tutti i Cristiani scompariranno con un “puff!” prima che arrivi la fine del periodo di tribolazione di sette anni, questa menzogna deve essere smascherata. Se ti è stato insegnato che le dichiarazioni dell’Apocalisse su Gerusalemme, il monte Sion, il tempio, Gog, Magog, Sodoma, Egitto, Babilonia e il fiume Eufrate si applicano a quei luoghi letterali del Medio Oriente, questi errori devono essere distrutti. Se persone ben intenzionate ti hanno convinto che i principali contendenti di Armageddon sono la Russia, la Cina o i Musulmani contro lo Stato Ebraico, allora qualcuno deve nascondere questo errore all’interno di un pannello degli strumenti e premere un pulsante rosso luminoso con la scritta “Lancia missile adesso”. È tempo di fuggire da tutte le rane e le favole.

Ognuna di queste teorie apparentemente inaffondabili finirà nel ghiaccio ad Armageddon. Affonderanno tutti proprio come il Titanic. “Abbandonare la nave!” è il grido del nostro Capitano. “Uscite da essa, o popolo mio” è la supplica del nostro prossimo Liberatore {Apocalisse 18:4}. Invece di guardare verso una Gerusalemme terrena a sud di Haifa e a est di Tel Aviv, la nostra attenzione dovrebbe essere “la città santa, la Nuova Gerusalemme” che un giorno “scenderà giù dal cielo d’appresso a Dio” {Apocalisse 21:2}.

[p.94] Piuttosto che soffermarsi sul Muro del Pianto o sul Monte del Tempio, la nostra visione dovrebbe incentrarsi sul “santuario” in cielo, “il vero tabernacolo” {Ebrei 8:1-2} dove il nostro fedele Sommo Sacerdote ora amministra il Suo sangue cremisi in nostro favore. Gesù è il seme di Abramo, il vero Israele {Isaia 41:8; Galati 3:16}. “E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo ed eredi secondo la promessa” {Galati 3:29}. Non dimenticare mai queste parole.

Possa Dio aiutarci tutti a essere tra il residuo finale d’Israele dell’Apocalisse nello Spirito di cui è scritto: “Qui sta la pazienza dei santi: ecco coloro che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù” {Apocalisse 14 :12}. Secondo la “sicura parola profetica” del Signore {2 Pietro 1:19}, un tale residuo che osserva i comandamenti esisterà proprio prima del ritorno di Gesù Cristo su una “nuvola bianca” {Apocalisse 14:14-16}. Saranno pronti per la discesa del Figlio dell’Uomo con la Sua “falce affilata” {versetto 14} e avranno una dimora eterna all’interno della Nuova Gerusalemme {Apocalisse 21:9-27}.

Charing Cross è il nome di una stazione della metropolitana di Londra. Mi hanno detto che lì c’è una croce, che serve da punto di riferimento per i viaggiatori. Una volta una bambina si perse nella grande città e si sedette all’angolo di una strada, piangendo.

“Cosa c’è che non va, ragazzina?” chiese un poliziotto di passaggio.
“Mi sono persa! Non riesco a trovare la strada di casa”, singhiozzò la bambina.
Volendo accompagnarla a casa lui stesso, l’uomo le chiese il suo indirizzo. Lei non lo sapeva. Il nome della sua strada?

Nessuna idea. Il suo numero di telefono? Non riesco a ricordare!” gemette tra le lacrime la ragazzina perduta”.

Frustrato, il poliziotto alla fine chiese: “Ragazzina, cosa sai?” Dopo aver pensato per un momento, il viso della bambina si illuminò. “Signore, so come tornare a casa dalla croce. Se solo potesse portarmi alla croce, da lì potrò trovare la mia casa!” Caro amico, per noi è lo stesso. Dobbiamo tutti arrivare alla croce: Dispensazionalisti, Protestanti, Cattolici, Ebrei, Arabi, Musulmani, atei, rock ‘n roller e tutti gli altri. Possiamo trovare la strada di casa da lì. Mentre viaggiamo verso la Nuova Gerusalemme, il nostro Amico Gesù ha preso tutte le misure affinché potessimo arrivare sani e salvi. Egli ci ama, sottolinea i nostri pericoli, rimprovera, convince e purifica {vedi Daniele 12:10}. Grazie al Signore, Egli ci ha dato “lo Spirito di verità” e la Sua “sicura parola profetica” per guidarci sulla strada stretta {Giovanni 16:13; 2 Pietro 1:19; Matteo 7:13-14}.
[p.95] Si applichino a noi le parole di Paolo: “Ma voi non siete nella carne, ma nello Spirito” {Romani 8:9}. Viviamo nello Spirito e interpretiamo la profezia secondo lo Spirito. Attraverso l’amore, la misericordia, la gentilezza e l’insondabile grazia di Gesù Cristo, possa ciascuno di noi ricevere il coraggio e la forza per diventare “un vero Israelita, in cui non c’è frode” {Giovanni 1:47}.

In questi ultimi giorni di oscurità prima della manifestazione del giorno eterno, è mia fervente preghiera che Dio utilizzi “False profezie su Israele, Babilonia e Armageddon” per colpire, penetrare, far esplodere e illuminare alcuni obiettivi veramente grandi.