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I GIORNI DI FESTA
Vance Ferrell
386 citazioni o riferimenti dalla Bibbia e dallo Spirito di Profezia.
Gli Statuti, i Giorni di festa e altre cerimonie: quali sono ancora validi? Ecco le informazioni che stavi cercando! Cosa ti è permesso fare? Che cosa dobbiamo fare? Cosa ci è vietato? Le risposte sono in questo libro.
Sulla copertina: Quando Gesù è morto sulla croce, è stato un grosso evento. “E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo; la terra tremò e le rocce si spaccarono” {Matteo 27: 50-51}; (Marco 15: 38, Luca 23: 45).
L’intero sistema cerimoniale di modelli si è improvvisamente, drammaticamente concluso. Dio in persona si è avvicinato e ha chiaramente mostrato la Sua decisione sull’argomento. “In mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta”. Nella primavera dell’anno 31 d.C.
Gesù, il vero sacrificio, fu offerto sul Calvario. In quel momento la cortina del tempio si lacerò, indicando che il valore simbolico dei vari sacrifici era finito. Si era concluso il tempo dei sacrifici e delle offerte terreni” {Gesù di Nazaret, 165}.
“Quando Gesù sulla croce gridò: “«È compiuto!»” {Giovanni 19: 30} e la cortina del tempio si strappò in due, il Signore annunciò che il popolo ebraico aveva respinto definitivamente Colui che era stato prefigurato da tutti i loro tipi, Colui che era la realtà di tutti i loro simboli” {Gesù di Nazaret, 540}. Non servivano più le ordinanze cerimoniali sulla terra, perché ora c’era una via viva nel Luogo Santo, in paradiso, dove c’era Gesù (Ebrei 10: 20).
I DIECI COMANDAMENTI
La legge morale dei Dieci Comandamenti è stata ripetuta da Dio sul Monte Sinai. Non è stata data lì per la prima volta. I Dieci Comandamenti sono al di sopra e separati da qualsiasi altra regola e regolamento. Per mezzo della grazia di Cristo che ci rende capaci, dobbiamo obbedire a questa legge.
“Quando è stata comunicata la legge, il Signore, il Creatore del cielo e della terra, era accanto a Suo Figlio, circondato da fuoco e fumo sul Monte. Ma non era lì che la legge è stata data per la prima volta: ma è stato proclamato per la prima volta che i figli di Israele, che avevano idee confuse sull’idolatria in Egitto, dovevano ricordarsi i termini e capire cosa volesse dire la vera adorazione di Geova” {Commentario sulla Bibbia, vol. 1, pp. 1103-1104}.
“Adamo ed Eva, alla creazione, conoscevano la legge di Dio. Era impressa nel loro cuore, e capivano le sue pretese nei loro confronti” {Commentario sulla Bibbia, vol. 1, pp. 1104}.
“La legge di Dio esisteva prima della creazione dell’uomo. Era adattata alla condizione degli esseri santi, persino gli angeli ne erano governati. Dopo la caduta, i principi di giustizia non sono mutati. Non è stato tolto nulla dalla legge, nessuno dei precetti poteva essere migliorato. E siccome esisteva dall’inizio, continuerà a esistere per tutti i secoli dei secoli. “Da lungo tempo ho saputo dei tuoi precetti, -dice il salmista- che hai stabiliti in eterno” {Commentario sulla Bibbia, vol. 1, pp. 1104}. “I Dieci Comandamenti, cosa dovrai fare e non fare, sono dieci promesse, che ci sono garantite se obbediamo alla legge che governa l’universo. “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Ecco la somma e la sostanza della legge di Dio. Sono delineati i termini della salvezza per ogni figlio e figlia di Adamo” {Commentario sulla Bibbia, vol. 1, pp. 1105}.
GLI STATUTI MORALI E I GIUDIZI
“I dieci sacri precetti proclamati da Cristo sul Monte Sinai erano la rivelazione del carattere di Dio e hanno fatto conoscere al mondo il fatto che aveva il dominio su tutto il patrimonio umano. Quella legge dei dieci precetti del più grande amore che può essere presentato all’uomo è la voce di Dio dal cielo che parla all’anima promettendo: ‘Fa’ questo e non cadrai sotto al dominio e al controllo di Satana’. Non c’è la parte negativa in quella legge, anche se potrebbe sembrare. Dice Fa’ e vivi” {Commentario sulla Bibbia, vol. 1, pp. 1105}.
Ci sono pochissimi casi in cui lo Spirito di Profezia dice che dovremmo obbedire ad altre leggi che non siano quelle date da Mosè. Ma ci sono alcuni casi in cui dobbiamo farlo. Cercheremo di citare il maggior numero possibile di queste affermazioni di seguito.
Gli “Statuti e i Giudizi” sono delle speciali regole morali di comportamento che spiegano più nel dettaglio alcuni dei principi dei Dieci Comandamenti. La maggior parte delle regole riguarda le relazioni con gli altri.
Si chiamano anche “giudizi” perché il giudice deve decidere la punizione in caso di offesa. “Queste istruzioni furono chiamate “giudizi”, sia perché erano state formulate con saggezza ed equità infinite, sia perché i magistrati le avrebbero utilizzate per amministrare la giustizia. A differenza dei Dieci Comandamenti, esse furono rivelate solo a Mosè, che poi le comunicò al popolo” {Patriarchi e Profeti, 257}.
Nel brano che segue ci viene detto con precisione che tipo di istruzioni sono. Si noti che le affermazioni che seguono riguardano statuti morali di comportamento. Nessuna di esse è un comandamento che richiede l’osservanza dei giorni di festa.
“A causa delle continue trasgressioni, la legge morale [i Dieci Comandamenti] è stata ripetuta con maestosità sul Sinai”.
“Cristo ha dato a Mosè [anche] dei precetti religiosi per governare la vita quotidiana. Queste istruzioni sono state date per proteggere i Dieci Comandamenti. Non sono simboli che sono stati superati con la morte di Cristo. Sono stati fatti per essere vincolanti per gli uomini di ogni tempo fino alla fine dei tempi. Questi ordini sono stati rafforzati dalla potenza della legge morale, e hanno spiegato chiaramente e con precisione cos’è la legge… Questi statuti e giudizi che specificano il dovere delle persone verso gli altri sono pieni di istruzioni importanti, definiscono e semplificano i principi della legge morale, con lo scopo di migliorare la conoscenza religiosa e preservare il popolo di Dio prescelto distinto e separato dalle nazioni idolatre. Gli statuti che riguardavano il matrimonio, l’eredità e la giustizia nei riguardi degli altri erano specifici e contrari alle abitudini e alle usanze delle altre nazioni ed erano stati concepiti da Dio per fare in modo che il Suo popolo rimanesse distinto dalle altre nazioni. La necessità di preservare il popolo di Dio dal diventare come le altre nazioni che non avevano l’amore e il timore di Dio è la stessa in questa epoca corrotta [attuale], in cui prevalgono la violazione della legge di Dio e l’idolatria in larga misura. Se l’antico Israele aveva bisogno di questa certezza, noi ne abbiamo bisogno di più, per evitare di essere confusi con i trasgressori della legge di Dio. Il cuore dell’uomo è così incline ad allontanarsi da Dio che servono limiti e disciplina” {Review and Herald, 6 maggio 1875}.
Nell’articolo completo da cui sono tratti questi brani, i primi due paragrafi parlano dell’importanza della legge morale dei Dieci Comandamenti. Il successivo introduce le leggi cerimoniali dei sacrifici e viene chiarito che sono a parte rispetto alla legge morale. (Altrove lo Spirito di Profezia parla di alcuni giorni di festa come parte delle leggi cerimoniali).
Poi, nella citazione qui sopra, si parla di una terza categoria di leggi, chiamate statuti e giudizi, che, ci viene detto, non fanno parte della legge morale né delle leggi cerimoniali. Poi, come citato prima, ci viene detto che questi statuti aiutano a spiegare alcuni dettagli della legge morale. (Oltre agli statuti, molti altri dettagli sui Dieci Comandamenti sono spiegati in Patriarchi e Profeti, pp. 253-257 e in altre parti della Bibbia e dello Spirito di Profezia!).
Cosa sono questi statuti e giudizi? Sono elencati al completo in Esodo 21 e 22.
Statuti e giudizi spiegano come trattare gli altri. Si applicano al matrimonio, all’eredità, alle liti serie, alle ferite di uomini o bestie, ai furti, alla fornicazione, alla cura delle vedove e degli orfani e alla giustizia negli affari.
Ellen White cita alcuni di questi statuti morali e fa esempi di come si dovrebbe obbedire: “Non opprimerai il servo che lavora per te, se è povero e bisognoso, sia che sia tuo fratello o che sia uno straniero nel tuo paese dentro le tue porte: al giorno pattuito gli darai la sua ricompensa, prima che cali il sole; perché è povero e si angoscia, e se gridasse contro di te al Signore, ti sarebbe imputato come peccato.
Non imbroglierai il tuo prossimo, né lo deruberai; il salario di chi ha lavorato per te non rimanga nelle tue tasche per tutta la notte fino al mattino.
Il Signore Gesù ha dato questi comandamenti dalla colonna di nuvole, e Mosè li ha ripetuti ai figli di Israele e li ha scritti in un libro, in modo che non si allontanassero dalla giustizia. Siamo obbligati ad adempiere a queste richieste, perché, facendolo, adempiamo le richieste della legge di Dio. Se un fratello che ha lavorato disinteressatamente per la causa di Dio si indebolisce nel corpo e non riesce più a fare il suo lavoro, non mandiamolo via per obbligarlo a cavarsela come può. Diamogli i soldi necessari per sostentarsi; perché, ricordate che fa parte della famiglia di Dio e siete tutti fratelli” {Review, 18 dicembre 1894}.
Deuteronomio 27:11 e Deuteronomio 28:68 contengono le maledizioni e le benedizioni inclusi in alcuni statuti morali a cui dobbiamo obbedire. Leggeteli! ci viene detto che dovremmo leggere questi avvertimenti e obbedire: “Qui sono elencate chiaramente le benedizioni dell’obbedienza. Queste direttive, che il Signore ha dato al Suo popolo, esprimono i principi della legge del regno di Dio e sono fatti in modo specifico, in modo che la mente delle persone non rimanga ignorante e incerta. Queste scritture presentano l’obbligo incessante che hanno tutti coloro che Dio ha benedetto con la vita, la salute e i benefici nelle cose temporali e spirituali. Il messaggio non si è indebolito con il passare del tempo. Le richieste di Dio sono vincolanti ancora allo stesso modo, con rinnovata importanza, come i doni di Dio sono nuovi ed eterni.
“Che nessuno dimentichi queste direttive importanti, Cristo le ha ripetute con la Sua voce. Chiama i Suoi seguaci a una vita di consacrazione e abnegazione. Dice: ‘Chi mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’. Vuol dire quello che dice. Solo con l’abnegazione e il sacrificio di sé possiamo mostrare di essere veri discepoli di Cristo” {Review, 25 dicembre 1900}.
Oggi dobbiamo obbedire ai principi morali che ci sono stati dati in modo così chiaro in Deuteronomio. Dovremmo leggere quel libro spesso!
“I princìpi stabiliti in Deuteronomio per l’istruzione di Israele devono essere rispettati dal popolo di Dio sino alla fine dei tempi. La vera prosperità dipende dalla fedeltà all’alleanza stabilita con Dio. Non possiamo permetterci di allearci con coloro che non lo rispettano”.
“Per quanti professano il cristianesimo vi è il costante pericolo di pensare che per esercitare un influsso su coloro che ci circondano sia necessario in qualche modo conformarsi alla nostra società. Sebbene questo atteggiamento possa in apparenza offrire grandi vantaggi, si conclude sempre con un naufragio spirituale” {Profeti e Re, 285}. Ecco tre citazioni aggiuntive sugli statuti e i giudizi:
“Il popolo di Dio deve studiare le istruzioni date a Mosè per l’antico Israele con le loro linee guida precise e rigide, e ad esse deve obbedire” {Commentario alla Bibbia, vol. 1, pp. 1103}.
“A causa delle continue violazioni, le leggi morali sono state ripetute con maestosità sul Sinai. Cristo ha dato a Mosè dei precetti religiosi, che servivano a governare la vita quotidiana. Questi statuti sono stati dati in modo esplicito per proteggere i Dieci Comandamenti. Non erano modelli che si sono esauriti con la morte di Cristo. Sono stati fatti per essere vincolanti per gli uomini di ogni tempo, per l’eternità. Questi ordini sono entrati in vigore per la potenza della legge morale, e spiegavano in modo chiaro e definito quella legge” {Commentario alla Bibbia, vol. 1, pp. 1104}.
“La legge dei simboli puntava a Cristo. Tutta la speranza e la fede sono state incentrate su Cristo fino a che il modello ha raggiunto l’anti- modello nella Sua morte. Gli statuti e i giudizi, che specificavano il dovere dell’uomo verso il prossimo, erano pieni di istruzioni importanti, e definivano e semplificavano i principi della legge morale, con lo scopo di aumentare la conoscenza religiosa e di preservare il popolo di Dio distinto e separato dalle nazioni idolatre. Si noti ancora che non viene detto nulla sull’osservanza dei giorni di festa. Gli statuti che riguardavano il matrimonio, l’eredità e la giustizia nei riguardi degli altri erano specifici e contrari alle abitudini e alle usanze delle altre nazioni ed erano stati concepiti da Dio per fare in modo che il Suo popolo rimanesse distinto dalle altre nazioni. La necessità di preservare il popolo di Dio dal diventare come le altre nazioni che non avevano l’amore e il timore di Dio è la stessa in questa epoca corrotta [attuale], in cui prevalgono la violazione della legge di Dio e l’idolatria in larga misura. Se l’antico Israele aveva bisogno di questa certezza, noi ne abbiamo bisogno di più, per evitare di essere confusi con i trasgressori della legge di Dio. Il cuore dell’uomo è così incline ad allontanarsi da Dio che servono limiti e disciplina” {Review, 6 maggio 1875}.
Viene detto molto poco nello Spirito di Profezia sugli statuti e sui giudizi. Le citazioni qui sopra includono praticamente ogni affermazione significativa al riguardo.
Ma, sebbene non se ne parli tanto, sono comunque importanti; perché delineano regole di comportamento verso gli altri, a cui dovremmo obbedire. Ma “statuti” non si riferiscono ai giudizi morali di Esodo 21 e 22. Le parole “statuti” e “giudizi” sono usate anche altrove nella Bibbia per indicare i Dieci Comandamenti. Quindi, quando si legge “statuti” o “giudizi”, può essere la Legge Morale di Esodo 20: 3-17, non gli statuti informativi dei successivi due capitoli, 21 e 22.
Un esempio in merito si trova nel Salmo 119. Nei suoi 176 versetti, troviamo continuamente una delle sei parole ebraiche che definiscono la legge di Dio. Le descrizioni non parlano mai dei sacrifici umani, né citano le usanze levitiche. Non citano nemmeno gli statuti o i giudizi da Esodo 21 a 23. Il capitolo lungo sembra riferirsi solo alla legge morale dei Dieci Comandamenti.
LA LEGGE DELLA DECIMA
Come per i Dieci Comandamenti, il principio della decima è stato dato al popolo di Dio prima dell’epoca di Mosè. Viene citata per la prima volta quando Abramo pagò la decima a Melchisedek (Genesi 14: 20, 28: 22).
Altre informazioni sulla decima sono fornite durante il cammino nel deserto (Levitico 27: 30-32, ecc.).
Sia Cristo che Paolo ci dicono che dovremmo pagarla oggi. Ecco le citazioni: “ Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché calcolate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede; queste cose bisogna praticare senza trascurare le altre” {Matteo 23: 23} (Luca 11: 42 praticamente uguale).
“Inoltre, quelli che qui ricevono le decime sono uomini mortali, là invece le riceve colui di cui è testimoniato che vive. E per così dire, lo stesso Levi, che riceve le decime, fu sottoposto alla decima in Abrahamo” {Ebrei 7: 8-9}. (Le decime pagate qui sono ricevute da Cristo).
La decima viene citata in modo specifico nel Nuovo Testamento come obbligo che continua. Ma non esiste questo obbligo – non esiste una richiesta definita – nell’osservare i giorni di festa dopo il Calvario.
LE LEGGI DELLA SALUTE
Ci è stato detto in modo chiaro che dobbiamo obbedire alle Leggi della Salute e alle Leggi Fisiche che governano il nostro corpo. Ecco qualche informazione al riguardo: Leggendo attentamente tutto quello che c’è sul tema, scopriamo che, anche se alcuni principi sono stati dati nella Bibbia, dobbiamo usare il buon senso.
All’inizio degli anni ‘60, chi scrive ha letto tutta la Bibbia per identificare nello specifico tutti i brani che parlavano di salute e guarigione. Li troverete (la maggior parte sono citazioni) nel nostro libro Manuale del Medico Missionario come segue: “Il Messaggio sulla Salute come si legge nella Bibbia” {pp. 368-377}. “Il lavoro del Medico Missionario come si legge nella Bibbia” {pp. 377-396}. “Storie missionarie sulla salute e sulla medicina nella Bibbia” {pp. 396-399}. “Testi missionari sulla salute e sulla medicina” {pp. 399- 411}. “Guarigione divina come si legge nella Bibbia” {pp. 411-416}.
Ecco alcune citazioni importanti su queste leggi. La collezione completa di 36 citazioni si trova alle pagine 26-28 del libro del presente autore, (Enciclopedia dei rimedi naturali (quarta edizione).
“Ogni trasgressione di una legge fisica è una trasgressione della legge di Dio.
Gesù Cristo è il nostro Creatore. Egli è l’autore del nostro essere; ha creato l’organismo umano. È l’autore delle leggi fisiche proprio come della legge morale. Ma l’uomo dimostra noncuranza e negligenza per le abitudini e le azioni riguardanti la propria vita fisica e la propria salute e, per questo, pecca contro Dio” {Consigli su cibi e alimentazione, 34. (cfr. Sulle orme del Gran Medico, 67)}.
“La legge di Dio è scritto di Suo pugno su ogni nervo, muscolo e facoltà data all’uomo” {Testimonianze sui manoscritti di Ellen White di Spalding e Magan, pp. 40}.
“La salute, la forza e la felicità dipendono da leggi immutabili: ma non si può obbedire a queste leggi se non c’è desiderio ansioso di conoscerle” {Vita sana, pp.18}.
“Il Signore ci ha resi parte del Suo piano che l’uomo raccoglie quello che semina” {Healthful Living, 25. (Lettera, 19 maggio 1897)}.
“Fare in modo che la legge naturale sia chiara e sollecitarne l’obbedienza è il compito che accompagna il messaggio del terzo angelo per preparare il popolo alla venuta del Signore” {Testimonianze vol. 3, pp. 161, Consigli su cibi e alimentazione, 53}.
“Ci sono molti modi per mettere in pratica l’arte della guarigione, ma c’è solo un modo approvato dal Cielo. I rimedi di Dio sono i semplici elementi della natura che non intossicano o debilitano l’organismo con le loro potenti proprietà. L’aria pura e l’acqua, la pulizia, un’alimentazione adeguata, la vita pura e una ferma fiducia in Dio sono i rimedi per la cui mancanza muoiono a migliaia, ma questi rimedi sono fuori moda perché il loro utilizzo intelligente richiede un lavoro che le persone non apprezzano” {Testimonianze vol.5, pp. 443}.
LE LEGGI DELL’AGRICOLTURA
“E’ dovere di ciascun essere umano, per sé stesso e per amore della comunità, informarsi sulle leggi della vita organica e obbedire in modo coscienzioso… È dovere di ciascuno essere informati sulla malattia e sulle sue cause” {Vita Sana pp. 19 (Lettera, 4 dicembre 1896)}.
Per molte altre informazioni sul tema, raccomandiamo questi due libri: Manuale Medico Missionario, e Enciclopedia dei rimedi naturali, entrambi possono essere acquistati da noi.
Non ci sono tante istruzioni specifiche su questo tema nella Bibbia e quasi tutte sono riportate di seguito. La maggior parte delle citazioni dello Spirito di Profezia consiste in commenti sul lavoro agricolo che dovrebbe essere fatto nelle scuole e dal nostro popolo. La maggior parte parla dell’importanza di migliorare il suolo, dei benefici sulla salute che derivano dal lavorare la terra e della necessità di non permettere alla mente di essere così impegnata da non aver tempo per le missioni. Per imparare di più sulla salute e sui principi agricoli, sarà necessario studiare attentamente altre fonti, che sono molte.
Ecco alcune delle citazioni sulle Leggi dell’Agricoltura date per mezzo di Mosè: “Gli uomini devono collaborare con Dio per riportare il terreno malato in salute, in modo da dare gloria e onore al Suo nome. E così come la terra che possiedono può, se gestita con intelligenza e onestà, produrre i suoi tesori, così il loro cuore, se controllato da Dio, può riflettere il Suo carattere…”
“Nelle leggi che Dio ha dato per la coltivazione del suolo, ha dato agli uomini la possibilità di superare l’egoismo ed essere orientato al cielo. Canaan diventa come l’Eden se si obbedisce alla Parola del Signore. Attraverso di loro il Signore ha progettato di insegnare a tutte le nazioni del mondo come coltivare la terra in modo che dia frutti sani, senza malattie. La terra è la vigna del Signore, e deve essere trattata secondo il Suo piano. Chi coltivava la terra si è reso conto che stava lavorando per Dio. Avevano lo stesso ruolo di quelli che erano stati nominati ministri nel sacerdozio e lavoravano con il tabernacolo” {Commentario alla Bibbia, vol. 1, pp. 1112}.
Nel nostro lavoro agricolo dovremmo riconoscere che Dio provvede per noi: “Ma questo popolo ha un cuore ostinato e ribelle; si voltano indietro e se ne vanno. Non dicono in cuor loro: «Temiamo l’Eterno, il nostro Dio, che dà la pioggia a suo tempo, la prima e l’ultima pioggia, che mantiene per noi le settimane fissate per la mietitura. Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose e i vostri peccati tengono lontano da voi la prosperità»” {Geremia 5: 23-25}.
Ecco dove si può sapere di più dei principi della Bibbia sull’agricoltura: {Esodo 22: 5-6, 34: 21 (20: 9, 28: 12, Deuteronomio 5: 13-14); 34: 22; Levitico 19: 9-10, 19, 23-25, 25: 2-28, Deuteronomio 22: 9-10, 23: 24-25 (Matteo 12: 1), 24: 19-20. Anche Proverbi 3: 9-10, 27: 23- 27, Ecclesiaste 5: 9, Isaia 28: 24-28, Matteo13: 37, 2 Corinzi 9: 6, Galati 6: 7.
“Gli studi sull’agricoltura dovrebbero essere l’ABC dell’istruzione data nelle nostre scuole. È esattamente il primo ambito che dovrebbe essere analizzato. Le nostre scuole non dovrebbero dipendere da prodotti importati, per cereali e verdure e la frutta che sono così importanti per la salute. I nostri giovani devono imparare sia a tagliare la legna e arare la terra, sia la letteratura” {Testimonianze vol. 6, pp. 179}.
“Come ricreazione dallo studio, le attività eseguite all’aria aperta e l’esercizio che ne deriva risultano di grande beneficio per l’organismo. Nessun tipo di formazione manuale può essere di maggiore importanza dell’attività agricola. La Bibbia dice molto circa l’agricoltura: il piano di Dio per gli esseri umani era che lavorassero la terra…Nello studio dell’agricoltura, fate in modo che agli allievi sia insegnata non solo la teoria, ma anche la pratica. Così, mentre imparano ciò che la scienza può insegnare sulla natura e sulla preparazione del suolo, sul valore delle varie colture e sui migliori metodi di produzione, fate in modo che essi imparino a mettere in pratica le loro cognizioni. Gli insegnanti dovrebbero condividere il lavoro con gli studenti mostrando quali risultati si possono ottenere con uno sforzo abile e qualificato” {Principi di Educazione Cristiana, 125}.
IL NOSTRO PATTO CON DIO
Il patto di redenzione è stato fatto per la prima volta con l’umanità nel Giardino dell’Eden, immediatamente dopo la caduta di Adamo ed Eva. Mediante la grazia di Cristo che ci rende capaci, dobbiamo obbedire a questo patto o moriremo.
Qualcuno ha detto che le leggi mosaiche facevano parte dell’alleanza che Dio ha fatto con noi, ma non è vero. Uno studio attento della questione ci rivela che il patto di Dio con l’uomo si fonda esclusivamente sui Dieci Comandamenti e sulla loro obbedienza.
Tenete a mente che nell’Arca c’erano solo i Dieci Comandamenti. Non c’erano altri regolamenti. Questo fatto è così importante da essere citato tre volte nelle Scritture (Esodo 40: 20; 1 Re 8: 9; Ebrei 9: 4).
In Deuteronomio 5, i Dieci Comandamenti sono chiamati “l’alleanza” e poi vengono citati.
Questo è il motivo per cui l’Arca dell’Alleanza ha quel nome! Contiene la legge morale, che è l’alleanza. Le altre leggi (inclusi statuti e giudizi), le regole sui sacrifici e sui giorni di festa erano messe lì accanto, appena fuori dall’Arca (Deuteronomio 31: 24-26).
“In questo modo Mosè ricevette la legge cerimoniale che poi trascrisse in un libro. I dieci comandamenti, annunciati al Sinai, erano stati scritti da Dio stesso su tavole di pietra, che vennero gelosamente conservate nell’arca” {Patriarchi e Profeti, 303}.
Ecco alcuni riferimenti che potete consultare: I Dieci Comandamenti, scritti dal pugno di Dio (Esodo 31: 18) su una pietra solida e durevole (Esodo 24: 12-34) furono messi con riverenza nell’Arca (Esodo 40: 20; 1 Re 8: 9; Ebrei 9: 4). Ma tutte le “leggi cerimoniali”, scritte su carta o pelli di animali deperibili erano conservate al di fuori dell’arca (Deuteronomio 31: 24-26). Ecco alcune citazioni sulla legge di Dio, per quanto riguarda il patto di redenzione:
“L’Eterno, il nostro Dio, stabilì con noi un patto in Horeb. L’Eterno non stabilì questo patto con i nostri padri, ma con noi, che oggi siamo qui tutti quanti in vita. L’Eterno vi parlò faccia a faccia sul Monte, in mezzo al fuoco. Io stavo allora fra l’Eterno e voi per riferirvi la parola dell’Eterno, perché voi aveste paura del fuoco e non saliste sul Monte.
Egli disse: «Io sono l’Eterno, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri dèi davanti a me»” {Deuteronomio 5: 2-7}.
“Il patto che Dio ha fatto con il Suo popolo sul Sinai deve essere il nostro rifugio e la nostra difesa. Il Signore ha detto a Mosè: “«Or, dunque, se darete attentamente ascolto alla mia voce e osserverete il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare …» {Esodo 19: 5}. “E tutto il popolo rispose insieme e disse: «Noi faremo tutto ciò che l’Eterno ha detto» {Esodo 19: 8}. Questo patto ha la stessa forza oggi di quando il Signore l’ha fatto con l’antico Israele” {Commentario alla Bibbia, vol. 1, pp. 1103}.
“Questo è il giuramento che il popolo di Dio deve fare in questi giorni. L’accettazione di Dio dipende dall’adempimento fedele dei termini del patto con Lui. Dio include nel Suo patto tutti quelli che Gli obbediscono. Per tutti coloro che praticano la giustizia e il giudizio, che evitano di compiere il male, la promessa è: “darò loro nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome, che varranno meglio di quello dei figli e delle figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato” {Isaia 56: 5}” {Commentario alla Bibbia, vol. 1, pp. 1103}.
“Il patto della grazia contiene la stessa condizione stabilita nel giardino di Eden: l’osservanza della legge divina che è santa, giusta e buona” {Parole di Vita 272}. “La legge di Dio, condizione della realizzazione del patto divino stipulato con Abramo, era considerata da Esaù una vera oppressione” {Patriarchi e Profeti, 147}.
“Se [Aronne] avesse mantenuto fermamente la sua lealtà nei confronti di Dio, se avesse ricordato al popolo i pericoli del Sinai, e avesse ricordato loro il patto solenne che avevano stipulato con Dio per obbedire alla Sua legge, il male sarebbe stato evitato” {Conflitto e coraggio pp. 98}. Il capitolo 32 di Patriarchi e Profeti, intitolato “La legge e le alleanze” (pp. 302-311) spiega la relazione tra la legge e il patto di redenzione in modo molto dettagliato.
“Avendo dunque un gran Sommo Sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione di fede. Infatti, noi non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia, per ricevere aiuto al tempo opportuno” {Ebrei 4: 14-16}.
UNA RACCOMANDAZIONE
La Festa delle Capanne era, per gli ebrei, un tempo in cui gioire dell’obbedienza verso Dio e del fatto che si preoccupasse per loro e li volesse salvare.
Anticamente, era l’unico momento di incontro dopo aver portato nei magazzini il raccolto finale.
“Era l’ultima festa dell’anno e cadeva di solito all’inizio o a metà ottobre, dopo la fine del raccolto e della frutta. Era un’occasione di gioia per tutti…Era l’occasione più felice dell’anno, quando gli amici e i vicini rinnovavano la comunione e stavano insieme in amore e armonia” {M.L. Andreasen, La funzione al santuario, pp. 221-222}.
Siamo incoraggiati dallo Spirito di Profezia a organizzare campeggi e raduni in cui gioire delle benedizioni di Dio. Ma non ci viene chiesto di fare delle Feste delle Capanne. La festa vera richiedeva sacrifici di sangue per tutti gli otto giorni di raduno.
“Per sette giorni offrirete all’Eterno un sacrificio fatto col fuoco. L’ottavo giorno avrete una santa convocazione e offrirete all’Eterno un sacrificio fatto col fuoco. È giorno di assemblea solenne; non farete in esso alcun lavoro servile” {Levitico 23: 36}.
Siamo incoraggiati a tenere raduni di gioia. Questo consiglio ci viene dato come raccomandazione, non è un ordine. Questo è l’unico raduno di cui lo Spirito di Profezia dice: “Sia bene” per il popolo di Dio che osservi cose di questo genere oggi.
Non ci viene detto che questi raduni debbano essere osservati, né ci viene detto che debbano essere osservati in certi periodi dell’anno. Né ci viene detto che ci debba essere un raduno del genere all’anno o che non si possa tenere una volta ogni due anni.
Ma siamo incoraggiati a radunarci insieme, per conoscere ed esprimere la felicità che anticamente si provava per la Festa delle Capanne.
Le istruzioni al riguardo sono molto specifiche e chiare, e tutto il brano contiene una presentazione completa del motivo di questo raduno. Ecco la citazione più lunga e completa:
“Il settimo mese ricorreva la festa delle Capanne. In questa occasione veniva riconosciuta la generosità di Dio per la frutta, i prodotti dell’ulivo e della vigna. Era la festa che coronava la raccolta annuale. La terra aveva prodotto abbondantemente, i raccolti erano stati riposti nei granai, la frutta, l’olio e il vino erano stati immagazzinati e le primizie messe da parte; gli israeliti portavano a Dio, che li aveva benedetti così abbondantemente, il segno del loro ringraziamento. Questa festa, che ricorreva subito dopo il giorno dell’Espiazione, in cui veniva assicurato che i peccati del popolo erano stati dimenticati, doveva soprattutto rappresentare un motivo di gioia. Gli israeliti, ora in pace con Dio, si accostavano a Lui per riconoscerne la bontà e lodarLo per la Sua misericordia. Essendo finita la vendemmia, e i lavori del nuovo anno non ancora iniziati, il popolo libero da preoccupazioni poteva godere l’atmosfera sacra e gioiosa della festa. Per quanto solo i padri e i figli maschi avessero l’obbligo di partecipare alla festa, nei limiti del possibile tutta la famiglia era tenuta a essere presente, e veniva accolta con ospitalità insieme ai servi, i leviti, gli stranieri e i poveri. Come la Pasqua, la festa delle Capanne aveva un significato commemorativo. In ricordo della loro vita nomade nel deserto, gli israeliti dovevano lasciare le loro case e vivere in una capanna fatta di frasche, “rami di paglia, rami dalla verzura folta e salci dei torrenti” (Levitico 23: 40, 42-43).
Il primo giorno c’era un’assemblea solenne di adorazione, e dopo i sette giorni della festa ne veniva aggiunto un ottavo osservato nella stessa maniera. Lo scopo di queste feste annuali era quello di incoraggiare anziani e giovani a servire Dio e, unendo gente di zone diverse del paese, rendere più stretti i rapporti reciproci e con Dio. Sarebbe positivo che anche oggi il popolo di Dio celebrasse una festa delle Capanne, per ricordare con gioia le benedizioni ricevute. Come i figli d’Israele ripensavano a Dio che aveva liberato i loro padri e li aveva protetti miracolosamente durante il loro pellegrinaggio nel deserto, noi dovremmo richiamare alla memoria, con sentimenti di gratitudine, le varie vie che Egli ha seguito per liberarci dal mondo, dalle tenebre dell’errore, verso la preziosa luce della Sua grazia e verità.
Gli israeliti, che vivevano a una notevole distanza dal Santuario, ogni anno dedicavano più di un mese alle feste “annuali”. Questa dedizione a Dio doveva sottolineare l’importanza del culto religioso e la necessità di subordinare i propri interessi egoistici e mondani a quelli spirituali ed eterni. È una perdita per noi non partecipare agli incontri utili a incoraggiarci e rafforzarci reciprocamente nel servizio di Dio.
Le verità della Sua Parola perdono per noi chiarezza e importanza. I nostri cuori cessano di essere illuminati e vivificati dall’influsso santificante e la nostra spiritualità declina. Come cristiani nei nostri rapporti perdiamo molto se non proviamo simpatia reciproca. Colui che si chiude in sé non occuperà la posizione che Dio ha designato per lui. Figli di uno stesso Padre, dipendiamo tutti gli uni dagli altri. Siamo debitori verso Dio e verso l’umanità. È sforzandoci di essere socievoli che dimostriamo simpatia per i nostri fratelli ed è facendo del bene che troviamo la felicità.
La festa delle Capanne oltre ad avere valore commemorativo ne aveva uno simbolico. Non ricordava solamente il soggiorno nel deserto, ma celebrava anche il raccolto dei frutti della terra e prefigurava il gran giorno del giudizio finale, quando il “Signore della messe” manderà i Suoi mietitori per raccogliere la zizzania in fasci per il fuoco e il grano nei Suoi granai. In quel tempo tutte le persone malvagie saranno distrutte “come se non fossero mai state” {Abdia 1: 16}, e in tutto l’universo ogni popolo si unirà per lodare Dio con gioia. Il veggente di Patmos dice: “Udii ancora ogni creatura che è nel cielo, sulla terra, sotto la terra e quelle che sono nel mare e tutte le cose contenute in essi, che diceva: «A colui che siede sul trono e all’Agnello siano la benedizione, l’onore, la gloria e la forza nei secoli dei secoli»” {Apocalisse 5: 13}.
Durante la festa delle Capanne il popolo d’Israele lodava Dio, rievocando la misericordia con cui Egli li aveva liberati dalla schiavitù d’Egitto, e le attenzioni dimostrate nei loro confronti durante il pellegrinaggio nel deserto. Gioivano anche per la consapevolezza di essere stati perdonati e accettati, attraverso il servizio del giorno dell’Espiazione, appena concluso.
Ma quando il rimanente del Signore sarà insieme, al sicuro nella Canaan in cielo, libero per sempre dalla schiavitù della maledizione sotto cui ‘tutto il mondo creato geme insieme ed è in travaglio’ {Romani 8: 22}, si rallegrerà di una gioia ineffabile e gloriosa. La grande opera di espiazione del Cristo compiuta per gli uomini allora sarà completata, e i loro peccati saranno cancellati per sempre” {Patriarchi e Profeti, 454- 456}.
Le parole qui sopra indicano che non è un ordine ma una raccomandazione molto speciale, che non dev’essere presa alla leggera, perché la partecipazione a questi raduni è una benedizione per noi e per chi ci è accanto.
Il brano appena citato è ovviamente un riferimento ai campeggi o a raduni simili, fatti con il giusto spirito, tra fratelli e sorelle che credono, in cui si offrono preghiere e ringraziamenti sinceri e si studia con onestà la Parola di Dio.
Sia Ellen che James White usavano l’espressione “Festa delle Capanne” come sinonimo di un raduno o di un campeggio, di un tentativo di evangelizzazione o anche solo di una vita felice. Da nessuna parte sono presentati come richieste ordinate da Dio, che dobbiamo fare per non peccare. Ecco altre citazioni che lo dimostrano.
La prima delle due citazioni si riferisce ai campeggi in inverno, non in ottobre, quando era anticamente comandato di festeggiare la Festa delle Capanne: “Sarebbe bene organizzare una festa delle capanne” {Review, 17 novembre 1885}.
“Non dovremmo riunire le forze e organizzare una festa delle capanne? Perciò, venite a un campeggio, anche se vi costa sacrificio” {L’eco della Bibbia, 8 Dicembre 1893}. (Un tentativo di evangelizzazione).
La frase che segue parla di riempire la nostra vita quotidiana di gratitudine al di là della partecipazione ai raduni:
“Allora la vostra vita sarà una continua festa delle capanne, una continua offerta di grazie” {Manoscritti vol. 18, pp. 270}.
James White ha scritto così su uno speciale campeggi:
“Queste feste delle capanne annuali sono raduni di grande importanza” {Segni, 8 giugno 1876}.
Per ulteriori informazioni sull’antica Festa delle Capanne, si veda: (2 Cronache 8: 13; Esdra 3: 4; Zaccaria 14: 16, 18-19; Giovanni 7: 2; si veda anche Esodo 23: 16; Levitico 23: 34-36, 39-43; Deuteronomio 16: 13-15, 31: 10-13).
LE FUNZIONI SACRIFICALI CHE SI SONO CONCLUSE AL CALVARIO
Tutte le funzioni mosaiche al tabernacolo o al Tempio (tutte le funzioni levitiche, inclusa la Festa delle Capanne, si svolgevano lì) si sono concluse quando Cristo è morto.
“Quando il tipo ha incontrato l’anti-tipo alla morte di Cristo, le offerte sacrificali si sono concluse. La legge cerimoniale è stata superata” {Review, 26 giugno 1900}.
“Paolo fece comprendere ai suoi ascoltatori che il Messia di cui essi aspettavano l’avvento era già venuto. La sua morte era l’anti-tipo di tutte le offerte sacrificali” {Gli Uomini che Vinsero un impero, 154}.
“Ovunque regnavano terrore e confusione. Il sacerdote stava per immolare la vittima, ma il coltello gli cadde dalla mano tremante e l’agnello fuggì. Il simbolo si era incontrato con la sua realtà nel momento della morte del figlio di Dio. Il grande sacrificio era compiuto.
La via che dà accesso al Santuario è aperta, una via nuova e vivente, accessibile a tutti; l’umanità peccatrice e sofferente non ha più bisogno di aspettare la venuta del Sommo Sacerdote. Da quel momento in poi il Salvatore avrebbe officiato in cielo come Sacerdote e Avvocato. Fu come se una voce vivente dicesse agli adoratori: “Sono cessati tutti i sacrifici e tutte le offerte per il peccato. Il Figlio di Dio è venuto secondo la sua Parola” {La Speranza dell’Uomo, 582}.
“Con il grande sacrificio da Lui offerto sul Calvario finì il sistema dei sacrifici che per quattromila anni avevano rappresentato l’Agnello di Dio che doveva venire nel mondo. Il tipo si era incontrato con l’anti-tipo e quindi cessavano tutti i sacrifici e le offerte del sistema cerimoniale” {Il Gran Conflitto, 258}.
I GIORNI DI FESTA: 21 FATTI
Consistevano in sette feste annuali, ciascuna delle quali tenuta al Tempio di Gerusalemme. Erano tutte incentrate su sacrifici speciali che venivano offerti in quell’occasione. Le feste non potevano essere distinte dalle relative offerte.
Ecco questi 21 fatti:
La Pasqua si festeggiava la sera a metà del primo mese dell’anno religioso. Viene spiegata nel dettaglio in Esodo 12: 1-28, quando venne data per la prima volta.
La Festa degli Azzimi, era il giorno dopo la Pasqua. Si svolgeva subito dopo la cena della Pasqua che avveniva la sera precedente. Questa festa si teneva all’inizio del raccolto dell’orzo (Levitico 23: 5-14), il primo raccolto dell’anno.
La Festa delle Primizie si teneva anch’essa in concomitanza con la Pasqua (Levitico 23: 10-14) e avveniva il primo giorno dopo l’inizio della Festa degli Azzimi. Si mieteva un covone di grano (le primizie del raccolto d’orzo). Dopo di che, iniziava il raccolto dell’orzo nei campi.
La Festa delle Settimane (chiamata anche Pentecoste, che vuol dire “cinquantesimo”) si svolgeva 50 giorni dopo, per festeggiare la stagione del raccolto di grano (Esodo 34: 22). Non appena conclusa, si iniziava la raccolta del grano.
La Festa delle Trombe, il primo giorno del settimo mese (Levitico 23: 24-25) era il Capodanno civile. (Gli israeliti avevano due calendari).
Il Giorno dell’Espiazione si teneva il decimo giorno del settimo mese (Levitico 23: 27-32). Quel giorno, gli israeliti dovevano “affliggersi” l’anima per prepararsi alla purificazione speciale. (Levitico 16).
La Festa delle Capanne (chiamata anche Festa del Raccolto, ma più frequentemente Festa dei Tabernacoli) si teneva per 8 giorni a metà del settimo mese, alla conclusione del raccolto di frutta e olive (Levitico 23: 34-44; Deuteronomio 16: 13).
Dio ci chiede di osservare una o tutte queste feste oggi? Ecco la risposta:
1) Non ci viene detto da nessuna parte che, dopo il Calvario, dobbiamo osservarle. Non sono mai state comandate da Dio. Non c’è un brano specifico, nella Bibbia o nello Spirito di Profezia, che ci dice che dovremmo osservare una di queste feste. (L’autore qui presente ha analizzato tutto il CD-ROM di E.G. White per cercare tali brani e non ha trovato nulla. Anche l’affermazione citata prima sulla partecipazione ai campeggi è una raccomandazione, non un comando).
2) I regolamenti sulle feste richiedevano che si svolgessero tutte al tempio di Gerusalemme. Questo non poteva essere fatto dopo il 70 d.C., e perciò gli ebrei da allora non hanno più osservato quelle feste. Siccome le feste dovevano svolgersi al tempio, non poterono essere osservate durante la cattività babilonese o dopo il 70 d.C.
“Paolo… aveva compreso appieno la differenza tra una fede viva e un formalismo morto. Paolo affermava ancora di essere uno dei figli di Abrahamo, e osservava i Dieci Comandamenti alla lettera e nello spirito, con fedeltà come aveva sempre fatto prima della sua conversione al cristianesimo. Ma sapeva che le cerimonie tipiche (condotte al tempio di Gerusalemme) sarebbero finite presto, perché quello che simboleggiavano era finito e la luce del vangelo stava mostrando la sua gloria sulla religione ebraica, dando nuovo significato agli antichi riti” {Storia della Redenzione, pp. 306}.
3) L’osservanza alle feste richiedeva offerte di sangue nel Tempio. Gli ebrei oggi non sono più in grado di osservare adeguatamente la Pasqua perché non hanno il Tempio, e nell’unico luogo dove può stare: il Monte del Tempio a Gerusalemme. Perciò non possono offrire sacrifici animali. (Gli ebrei cercano di sostituirla facendo un pasto in famiglia a casa, all’inizio del quale il padre fa rotare un pollo morto sulla testa; e poi la famiglia lo mangia! Non sacrificano mai agnelli o capretti, come era richiesto dalle feste e da altre funzioni levitiche).
4) Anche alla Festa delle Capanne erano richieste offerte di sangue! I sacrifici di sangue dovevano essere offerti durante tutti gli otto giorni della Festa delle Capanne.
“Il quindicesimo giorno di questo settimo mese sarà la festa delle capanne per sette giorni, in onore dell’Eterno. Il primo giorno vi sarà una santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile.
Per sette giorni offrirete all’Eterno un sacrificio fatto col fuoco. L’ottavo giorno avrete una santa convocazione e offrirete all’Eterno un sacrificio fatto col fuoco. È giorno di assemblea solenne; non farete in esso alcun lavoro servile” {Levitico 23: 34-36}.
5) Le feste erano parte integrante del sistema sacrificale! Non si potevano separare. A ciascuna festa annuale venivano sacrificati animali. Così facendo, tutte le feste erano un simbolo della morte di Cristo. Facevano parte delle ordinanze che prefiguravano il Calvario e che furono inchiodate sulla croce.
6) Le feste erano strettamente collegate allo speciale calendario agricolo degli israeliti, in cui, se necessario, si aggiungeva un tredicesimo mese, che di nuovo voleva dire che non poterono essere osservate durante la cattività (Esodo 21: 2; Geremia 34: 12-14). Oggi non usiamo quel calendario. Richiedeva osservazioni speciali per diversi giorni dalla cima di una collina, per poter determinare quando sorgeva la luna per la prima volta dopo l’equinozio di primavera.
7) Secondo un comando speciale di Dio, ciascun giorno di festa doveva essere osservato in un determinato periodo dell’anno. Nessun giorno di festa era benvisto da Dio se non si svolgeva nel periodo giusto. Questi periodi erano definiti con esattezza nelle Scritture, insieme alle funzioni sacrificali per ciascuna festa. Non potevano essere separati. (Ne parleremo di più in seguito).
8) Cristo ci ha sollevati dall’obbligo di osservare le cerimonie ebraiche, quindi perché dovremmo tornare indietro?
9) Se scegliamo di tornare all’obbedienza di queste leggi, dobbiamo obbedire totalmente. “Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge” {Romani 3: 19}.
A chi si sottomette agli ordinamenti mosaici è richiesto di obbedire perfettamente. Dio non accetta un’obbedienza a metà.
10) I pagani non dovevano sottostare alle leggi cerimoniali. Come vedremo in seguito, questa era la regola ben chiarita dalla chiesa cristiana primitiva. Era stata concordata da tutti gli apostoli, incluso Paolo.
“Perciò io ritengo che non si dia molestia a quelli che tra i gentili si convertono a Dio” {Atti 15: 19}.
“Paolo… descrive la visita che aveva fatto a Gerusalemme per assicurarsi che fossero ben chiare le domande che agitavano le chiese della Galazia sul fatto che i pagani dovessero sottostare alla circoncisione e osservare le leggi cerimoniali…Ma i tre apostoli più importanti, contro cui nessuno aveva pregiudizi, essendo essi stessi stati convinti della posizione di verità, portarono il tema davanti al concilio, e arrivarono tutti alla conclusione di sollevare i pagani dall’obbligo della legge cerimoniale” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1108}.
11) La regola che le aboliva era guidata dallo Spirito Santo. (Maggiori informazioni sul tema in seguito).
“Ma lo Spirito Santo aveva, in realtà, già risolto questa questione… Egli spiegò che lo Spirito Santo era disceso in uguale misura sui Gentili incirconcisi e sui giudei circoncisi” {Gli Uomini che Vinsero un impero, 121}.
12) Anche se durante la riunione si discusse della circoncisione, la decisione finale riguardava tutta la legge cerimoniale, inclusa la circoncisione. (Ne parleremo di più in seguito).
“Lo Spirito Santo vide che non era bene imporre la legge cerimoniale ai Gentili convertiti, e la mente degli apostoli circa questa questione era in armonia con la mente dello Spirito di Dio” {Gli Uomini che vinsero un impero, 122}.
13) Quella decisione, sulla “legge cerimoniale”, includeva anche regole e riti che non simboleggiavano la morte di Cristo e che non si adempirono sul Calvario. La decisione finale includeva la circoncisione, che non era un tipo di Cristo e della Sua morte.
La circoncisione simboleggiava la dedicazione della vita a Dio. (Più informazioni su questo in seguito).
14) Quella decisione è stata sostenuta dallo Spirito di Profezia, in quanto volontà di Dio. Anche se gli insegnanti ebrei insistevano che i gentili dovessero osservare le leggi cerimoniali (UVI 118-119, 6BC 1110), la decisione del concilio fu che i pagani erano sollevati dagli obblighi delle leggi cerimoniali (UVI 122, 6 BC 1108). (Maggiori informazioni in seguito).
15) Non può essere che dobbiamo osservare alla lettera la Festa delle Capanne oggi, perché vorrebbe dire sacrificare un agnello al giorno per gli otto giorni di funzione, e dovremmo farlo a Gerusalemme al Monte del Tempio! Questo era quello che dicevano le regole. Come notato prima, Ellen White ha chiaramente spiegato che si intendeva una partecipazione volontaria ai raduni gioiosi insieme agli altri credenti.
16) Chiunque cerchi di osservare una di queste feste, senza offrire i sacrifici di sangue richiesti, disobbedisce al comando chiaro del Signore. Sviluppa nuove tradizioni non basate sui comandi della Bibbia.
17) Ci viene detto in modo chiaro che “i sabati” sono stati cancellati e inchiodati alla croce (Colossesi 2: 14-17). Se osservassimo oggi quei giorni di festa, cos’erano i “sabati” che sono stati eliminati e inchiodati alla croce?
“Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce, avendo quindi spogliato le potestà e i principati, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro in lui. Nessuno dunque, vi giudichi per cibi o bevande, o rispetto a feste, a noviluni o ai sabati. Queste cose sono ombra di quelle che devono venire, ma il corpo è di Cristo” {Colossesi 2: 14-17}.
18) È quindi è chiaro che il “documento fatto di ordinamenti”, che è stato annientato alla croce includeva i giorni di festa.
Cos’è la “festa” (Colossesi 2: 16, citato qui sopra), che è stata annientata e inchiodata alla croce? La parola greca per “festa” è “heorte”, che è anche usata chiaramente per designare una delle festività annuali degli ebrei, come vediamo in questo versetto:
“Dopo queste cose, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme” {Giovanni 5: 1}.
Quindi, “festa” è sinonimo di giorni di festa. Se non si annoverano i sabati della Bibbia, non c’erano altre feste nell’antico giudaismo oltre ai giorni di festa! Paolo ci dice che furono annientati e inchiodati alla croce.
Per contrasto, il Sabato della settimana non è mai citato come “festa”. Non ci si riferisce mai con termini come “Sabato dei giudei”. È citato solo come “Sabato del Signore”. Quindi è chiaro che Colossesi 2: 14- 16 si riferisce ai giorni di festa e ad altre feste cerimoniali.
19) In altri punti ci viene detto che quelle leggi mosaiche erano “ordinamenti carnali”, con “varie abluzioni” che erano richieste solo al popolo di Dio “fino al tempo del cambiamento”.
“Trattandosi solo di cibi, di bevande, di varie abluzioni e di ordinamenti carnali, imposti fino al tempo del cambiamento” {Ebrei 9: 10}. “Ordinamenti carnali” vuol dire “ordinamenti della carne” o ordinamenti di offerte sacrificali di animali. “Varie abluzioni” si riferisce soprattutto all’importanza di lavare correttamente ogni parte dell’animale prima del sacrificio (Levitico 1: 13, ecc.). Tutti i giorni di festa erano
ordinamenti carnali, perché in ciascuno di essi erano richiesti sacrifici animali. “Varie abluzioni” venivano fatte alle vittime sacrificali quando erano offerte durante i giorni di festa.
Le abluzioni accurate facevano parte della procedura standard di preparazione delle offerte sacrificali:
“Ma laverà gli intestini e le gambe con acqua, e il sacerdote presenterà ogni cosa e la farà fumare sull’altare. Questo è un olocausto, un sacrificio fatto col fuoco di odore soave all’Eterno” {Levitico 1: 13}.
20) Giovanni è stato l’ultimo apostolo che visse e scrisse le Scritture Ispirate. Scrisse circa nel 90 d.C., cioè 60 anni dopo il Calvario! Cosa disse Giovanni dei giorni di festa? Giovanni cita i giorni di festa solo quattro volte in tutti i suoi scritti. In ogni passaggio ne parla in modo derogatorio, definendoli “degli Ebrei”. E’ molto significativo.
“Or la Pasqua dei Giudei era vicina” {Giovanni 2: 13}.
“Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina” {Giovanni 6: 4}.
“Ora la festa dei Giudei, quella dei Tabernacoli, era vicina” {Giovanni 7: 2}.
“Or la Pasqua dei Giudei era vicina” {Giovanni 11: 55}.
21) Sulla base di quello che abbiamo già imparato, in quale delle seguenti due categorie metteremo i giorni di festa? La prima categoria è la Legge Morale dei Dieci Comandamenti; la seconda è la Legge Cerimoniale:
Legge Morale: chiamata la “legge regale” {Giacomo 2: 8};
Legge Cerimoniale: chiamata “la legge… fatta di prescrizioni” {Efesini 2: 15}.
Legge Morale: data da Dio (Deuteronomio 4: 12-13);
Legge Cerimoniale: data da Mosè (Levitico 1: 1-3).
Legge Morale: scritta da Dio sulle tavole di pietra (Esodo 24: 12);
Legge Cerimoniale: era un “documento fatto di ordinamenti” {Colossesi 2: 14}.
Legge Morale: scritta col dito di Dio sulla pietra (Esodo 31: 18);
Legge Cerimoniale: scritta nel libro di Mosè (2 Cronache 35: 12).
Legge Morale: messa nell’arca (Esodo 40: 20, 1 Re 8: 9, Ebrei 9: 4);
Legge Cerimoniale: messa fuori dall’arca (Deuteronomio 31: 24-26).
Legge Morale: è “perfetta” {Salmi 19: 7};
Legge Cerimoniale: “non ha portato nulla a compimento” {Ebrei 7: 19}.
Legge Morale: è “stabile in eterno e per sempre” {Salmi 111: 7-8};
Legge Cerimoniale: è stata inchiodata sulla croce (Colossesi 2: 14).
Legge Morale: non è stata distrutta da Cristo (Matteo 5: 17);
Legge Cerimoniale: è stata abolita da Cristo (Efesini 2: 15).
Legge Morale: è stata magnificata da Cristo (Isaia 42: 21);
Legge Cerimoniale: è stata tolta di mezzo da Cristo (Colossesi 2: 14).
Legge Morale: dà la conoscenza del peccato (Romani 3: 20, 7: 7);
Legge Cerimoniale: è stata istituita in conseguenza del peccato (Levitico 3: 7).
LE CERIMONIE ABOLITE ALLA CROCE
1) Tutte le funzioni che si svolgevano al tempio, inclusi i sacrifici quotidiani, i giorni di festa e tutto il resto si sono conclusi quando è morto Cristo. “E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo; la terra tremò e le rocce si spaccarono” {Matteo 27: 50-51} {Marco 15: 38}.
2) Tutti i rituali simbolici e profetici si sono conclusi sulla croce.
“La morte del Salvatore ha certamente abolito il rituale simbolico profetico, ma non ha annullato assolutamente gli obblighi della legge morale. Al contrario, il fatto che sia stata necessaria la morte del Cristo per espiare la trasgressione della legge, ne prova l’immutabilità” {Patriarchi e Profeti, 304}.
3) Le leggi sacrificali erano cerimonie e rituali profetici e simbolici che sono stati eliminati sulla croce.
“Il sistema cerimoniale era costituito dai simboli che preannunciavano il Cristo, la Sua morte e il Suo ruolo di sacerdote in cielo. Il rituale e i sacrifici prescritti da queste norme sarebbero stati osservati dagli ebrei finché l’intero simbolismo non fosse stato adempiuto dalla morte del Cristo, l’Agnello di Dio che porta su di Sé le colpe dell’umanità. In quel momento, tutte le offerte sacrificali avrebbero dovuto cessare. È questa legge “l’atto accusatore” che il Cristo “ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce” {Colossesi 2: 14}. Al contrario, a proposito dei Dieci Comandamenti il salmista dichiara: “In perpetuo, o Eterno, la tua parola è stabile nei cieli” {Salmi 119: 89} {Patriarchi e Profeti, 303}.
4) La Pasqua è un esempio dei “riti simbolici e delle cerimonie” che furono abolite sulla croce. Il significato della Pasqua è cessato quando è morto Cristo (GDN. 553, 604; PP. 454). La Pasqua era il simbolo della morte di Cristo (6BC 1090; SU 28, 59, 102, 103; GC 313; PP 229; PP 454).
“Era il momento di transizione fra i due patti, ognuno dei quali aveva la sua grande festa. Gesù, l’immacolato Agnello di Dio, stava per presentare Sé stesso come offerta per il peccato. Questa offerta avrebbe concluso quel complesso sistema di tipi e cerimonie che per quattromila anni avevano preannunciato la Sua morte. Mentre mangiava la Pasqua insieme con i discepoli, Gesù stabilì al Suo posto quel servizio che doveva ricordare il Suo grande sacrificio. La festa nazionale degli ebrei doveva finire per sempre e Gesù la sostituì con un rito che sarebbe stato celebrato dai Suoi discepoli in tutti i paesi e per tutte le età” {Gesù di Nazaret, 500.2}.
“La Pasqua aveva due significati: i suoi rituali erano commemorativi e simbolici. Questa festa ricordava infatti l’affrancamento d’Israele, ma annunciava nello stesso tempo la grande liberazione che il Cristo avrebbe compiuto, riscattando il Suo popolo dalla schiavitù del male. L’agnello sacrificale rappresenta “l’Agnello di Dio”, su cui si fonda la nostra unica speranza di salvezza. L’apostolo Paolo afferma:
“… La nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi” {1 Corinzi 5: 7}. L’uccisione dell’agnello, però, non era in sé, una garanzia di salvezza: era necessario spruzzarne il sangue sugli stipiti delle porte. Allo stesso modo, l’uomo deve comprendere profondamente il valore del sacrificio del Cristo.
Non è sufficiente credere che Gesù morì per il mondo: dobbiamo essere convinti che Egli morì per ognuno di noi. Dobbiamo fare nostra la forza liberatrice del Suo sacrificio” {Patriarchi e Profeti, 229}.
“La sera del quattordicesimo giorno del mese, con solenni e straordinarie cerimonie che commemoravano la liberazione dall’Egitto e indicavano il sacrificio che li avrebbe liberati dalla schiavitù del peccato, veniva celebrata la Pasqua. Quando il Salvatore donò la Sua vita sul Calvario, la Pasqua non ebbe più significato e al suo posto, come memoriale dello stesso evento di cui la Pasqua era stata simbolo, fu istituita la Cena del Signore” {Patriarchi e Profeti, 454}.
“Tutte le cerimonie di questa festa erano simboli dell’opera del Cristo. La liberazione d’Israele dall’Egitto era un’immagine tangibile della redenzione che la Pasqua ricordava ogni anno. L’agnello immolato, il pane senza lievito, il covone delle primizie, rappresentavano il Signore” {La Speranza dell’Uomo, 47}.
“L’uccisione dell’agnello pasquale simboleggiava la morte di Gesù. Dice l’apostolo Paolo: “…la nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi” {1 Corinzi 5: 7}. La mannella delle primizie, che al tempo di Pasqua veniva agitata davanti al Signore, rappresentava la risurrezione. Paolo, infatti, parlando della risurrezione di Gesù e del Suo popolo, scrive: “…Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta” {1 Corinzi 15: 23}. Simile alla mannella agitata, che era la primizia del grano maturo raccolto prima della mietitura, il Cristo rappresenta la primizia dei redenti che alla risurrezione finale saranno raccolti nel granaio di Dio.
I simboli si adempirono non solo in relazione all’evento ma anche al tempo. Il quattordicesimo giorno del primo mese ebraico, lo stesso giorno e lo stesso mese nei quali per quindici lunghi secoli l’agnello pasquale era stato immolato, il Cristo, dopo aver mangiato la Pasqua con i Suoi discepoli, istituì la festa che doveva commemorare la Sua morte, quale “Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”. Quella stessa notte Egli fu arrestato per essere crocifisso. Come anti-tipo della mannella agitata, il nostro Signore fu risuscitato dai morti il terzo giorno, “primizia di coloro che dormono” {1 Corinzi 15: 20}, esempio di tutti i risorti, il cui corpo “umile” sarà reso conforme “al suo corpo glorioso” {Filippesi 3: 21}. {Il Gran Conflitto pp. 313}.
5) La Festa degli azzimi faceva parte della Pasqua (SU 47, PP 454), quindi anch’essa si è conclusa al Calvario.
6) La Pentecoste segnò il momento dell’inaugurazione di Cristo nel suo sacerdozio.
“La discesa dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, era un segno dell’approvazione divina che aveva caratterizzato la consacrazione del Cristo come Redentore dell’umanità. Secondo la Sua promessa, Egli aveva mandato lo Spirito Santo sui Suoi discepoli. Egli aveva ricevuto tutta l’autorità che competeva al Suo ruolo di Re e di Sacerdote. Un’autorità che riguardava il cielo e la terra. Egli era il Messia che avrebbe diretto il suo popolo” (Atti degli Apostoli, pp. 25). Non ci viene mai detto che dovremmo osservare la Festa della Pentecoste, ma ci viene detto che Dio voleva che gli ebrei lo facessero (SU 46; PEC 26- 27; OGM 152; PP 452, 454)
7) Non ci viene mai detto che oggi ci è richiesto di osservare una delle feste dell’Antico Testamento. Questo avviene perché l’obbedienza richiesta a tutto il sistema si è conclusa sul Calvario.
“La morte di Cristo e la Sua risurrezione hanno completato il patto. Prima di quel tempo, era stato rivelato per mezzo di simboli e tipi…Il sacrificio di Cristo è il glorioso adempimento di tutta l’economia ebraica. Il Sole di Giustizia è sorto. Cristo nostra Giustizia brilla con la Sua luce su di noi” {Commentario alla Bibbia, vol. 7, pp. 932}.
8) Le feste erano parte integrante del sistema sacrificale! I requisiti di ciascuna di esse, ordinati da Dio, rendevano impossibile separare le feste dalle funzioni sacrificali. Ad ogni festa annuale, venivano sacrificati animali, di solito ogni giorno. Questo rendeva ogni festa un simbolo della morte di Cristo.
Perché sia i sacrifici quotidiani che le feste annuali erano offerte di sacrifici di sangue, ecco il motivo, in tutte le citazioni che seguono si dice che tutto il “sistema ebraico”, tutta “l’economia ebraica” e tutto il “sistema mosaico” dovevano predire la venuta di Cristo come Agnello di Dio che sarebbe morto per i peccati del mondo! I sacrifici erano strettamente intrecciati alle varie funzioni e di sicuro alle feste annuali! “Le grandi verità preannunciate dai tipi e dai simboli della legge mosaica sono stati portati alla luce e la fede ha afferrato l’oggetto centrale di tutto il sistema, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” {Fondamenti di educazione cristiana, pp. 97}.
“La missione di Cristo non fu capita dai Suoi contemporanei perché il modo in cui Egli venne non corrispondeva alle loro attese. Il Signor Gesù costituiva il fondamento di tutto il sistema ebraico il cui imponente rituale era stato ordinato da Dio e doveva insegnare al popolo che al momento stabilito sarebbe venuto Colui che le cerimonie rappresentavano. Ma, esaltando le forme e le cerimonie, gli Ebrei finirono per perder di vista l’obiettivo. Le tradizioni, i principi e gli statuti umani offuscavano le lezioni che Dio voleva insegnar loro. Queste norme e tradizioni impedivano loro di capire e praticare la vera religione, e, quando la realtà giunse nella persona di Cristo, non riconobbero in Lui l’adempimento di tutti i loro simboli, la sostanza di tutte le loro ombre. Aggrappandosi ai loro simboli e alle loro cerimonie inutili, respinsero Gesù, la realtà” {Parole di Vita, pp. 15}.
“Non pensava certamente di aver tenuto in braccio Uno più grande di Mosè, la cui gloria Mosè stesso aveva desiderato contemplare. E quando registrò il nome del Bambino, non fece altro che registrare il nome di Colui che era il fondamento dell’economia ebraica. Questo nome significava il compimento di tale economia, perché il sistema dei sacrifici e delle offerte stava per tramontare: il tipo si era quasi incontrato con l’anti-tipo, l’ombra con la realtà” {La Speranza dell’Uomo, pp. 30}.
“Il sistema del culto giudaico, che recava l’impronta celeste, era stato istituito da Cristo stesso. Simboli ed esempi avevano nascosto le grandi verità della redenzione, ma quando giunse Cristo, gli ebrei non riconobbero in Lui, Colui che realizzava tutte quelle figure. Avevano la Parola di Dio in mano, ma le tradizioni che si erano tramandate di generazione in generazione e l’interpretazione umana delle Scritture nascosero ai loro occhi la verità che è in Gesù. Il senso e il valore spirituale degli scritti sacri si perse, il tesoro di ogni conoscenza si apriva loro ma essi non lo sapevano” {Parole di vita, pp. 63}.
“Il Cristo era la pietra angolare della dispensazione ebraica e di tutto il piano della salvezza. I costruttori d’Israele, i sacerdoti e i capi, stavano per rigettare quella pietra fondamentale” {La Speranza dell’Uomo, pp. 450}.
“Cristo stesso aveva istituito i riti dell’economia ebraica e costituiva il fondamento del loro sistema di sacrifici e la grande realtà di tutto il loro culto religioso. Lo spargimento di sangue effettuato durante i sacrifici rappresentava la morte dell’Agnello di Dio nel quale si adempirono tutti quegli atti simbolici.
Cristo, annunciato ai patriarchi, simboleggiato nei sacrifici, illustrato nella legge, rivelato ai profeti, costituisce il “tesoro” dell’Antico Testamento. La Sua vita e morte, la Sua risurrezione, la rivelazione che di Lui ci ha lasciato lo Spirito Santo, costituiscono il tesoro del Nuovo Testamento. Il nostro Salvatore, riflesso della gloria del Padre, li abbraccia entrambi: Vecchio e Nuovo” {Parole di Vita, pp. 81}.
“La gloria del vangelo riflette la luce sul periodo ebraico, dando significato a tutto il sistema ebraico di tipi e simboli” {Evangelizzazione, pp. 231}.
“Cristo rappresentava il fondamento della religione ebraica. I personaggi tipici e i simboli che la caratterizzavano costituivano una sintetica profezia del Vangelo, un compendio di promesse riguardanti la redenzione dell’uomo” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 9}.
“Il Salvatore della profezia doveva venire, non come un Re temporale, per liberare la nazione ebrea dai suoi oppressori, ma come un uomo in mezzo agli uomini, per vivere una vita di povertà e umiltà, e alla fine per essere disprezzato, rigettato e ucciso. Il Salvatore predetto nelle scritture dell’Antico Testamento doveva offrire Sé stesso come sacrifico in favore dell’umanità caduta, soddisfacendo a tutte le richieste della legge che gli uomini avevano trasgredito. In Lui tutti i sacrifici avrebbero incontrato il loro anti-tipo; la Sua morte sulla croce avrebbe racchiuso in sé il significato dell’intera economia giudaica” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 142}.
“La morte e la risurrezione di Cristo hanno completato il Suo patto. Prima di questo momento, era stato rivelato con tipi e simboli, che preannunciavano la grande offerta che sarebbe stata fatta dal Redentore del mondo, in cambio dei peccati del mondo.
Anticamente i credenti si salvavano grazie allo stesso Salvatore di adesso, ma era un Dio velato. Vedevano la misericordia di Dio nelle immagini. La promessa fatta ad Adamo ed Eva nell’Eden era il vangelo per una razza caduta. La promessa diceva che la progenie della donna avrebbe schiacciato la testa del serpente, ed esso avrebbe insidiato il calcagno. Il sacrificio di Cristo è l’adempimento glorioso di tutto il sistema del culto ebraico. Il Sole di Giustizia è sorto. Cristo nostra giustizia brilla nella Sua luce su di noi” {Commentario alla Bibbia, vol. 7, pp. 932}.
“Per questo la legge della presentazione del primogenito era particolarmente importante. Oltre a essere il memoriale della meravigliosa liberazione da parte del Signore dei figli di Israele, prefigurava una liberazione ancora più grande, che sarebbe stata messa in atto dall’unigenito Figlio di Dio. Come il sangue spruzzato sugli stipiti aveva salvato i primogeniti di Israele, così il sangue di Cristo aveva il potere di salvare il mondo.
“Il popolo di Dio, che Egli chiama il Suo tesoro speciale, aveva il privilegio di avere un duplice sistema legislativo, quello morale e quello cerimoniale. Uno rimandava alla creazione per mantenere il ricordo del Dio vivente che aveva creato il mondo, le cui affermazioni erano vincolanti per tutti gli uomini, in ogni situazione e che sarebbero esistite per sempre nei secoli dei secoli. L’altro, dato a causa della violazione della legge morale da parte dell’uomo, la cui obbedienza consisteva in sacrifici e offerte, preannunciava la redenzione futura. Ciascuno di essi era chiaro e distinto dall’altro. Dalla creazione la legge morale era parte fondamentale del piano divino di Dio, ed era immutabile come Lui. La legge cerimoniale era la risposta a uno scopo specifico nel piano di Cristo per la salvezza dell’uomo. Il tipico sistema di sacrifici e offerte era stato fondato in modo che per mezzo di quelle funzioni il peccatore arrivasse a discernere la grande offerta, Cristo. Ma gli ebrei erano così accecati dall’orgoglio e dal peccato che solo pochi riuscivano a vedere oltre alla morte delle bestie come espiazione per il peccato; e quando Cristo, preannunciato da queste offerte, venne, non seppero riconoscerLo. La legge cerimoniale era gloriosa, era una misura data da Gesù Cristo insieme al Padre, per aiutare la salvezza dell’uomo. Tutto il sistema dei simboli si fondava su Cristo. Adamo vide Cristo preannunciato nella bestia innocente che subiva la pena della sua violazione della legge di Geova” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1094-1095 (Review 6 maggio 1875)}.
“I tipi e i simboli della funzione sacrificale, con le profezie, diedero agli israeliti una visione velata e indistinta della misericordia e della grazia che sono portate nel mondo dalla rivelazione di Cristo. A Mosè fu rivelato il significato dei simboli e dei tipi che preannunciavano Cristo. Vide fino alla fine di quello che sarebbe stato eliminato, alla morte di Cristo, quando il tipo ha incontrato l’antitipo. Vide che solo attraverso Cristo l’uomo poteva riuscire a osservare la legge morale. Violando quella legge l’uomo aveva portato il peccato nel mondo, e col peccato era arrivata la morte. Cristo era diventato la propiziazione del peccato dell’uomo. Offrì la perfezione del carattere al posto del peccato dell’uomo. Prese su di Sé la maledizione della disobbedienza. I sacrifici e le offerte preannunciavano il sacrificio che stava per fare. L’agnello ucciso è un simbolo dell’Agnello che avrebbe tolto i peccati del mondo. Vedere Cristo rivelato nella legge che illuminava il volto di Mosè era come vedere l’oggetto di quello che sarebbe stato eliminato. L’aiuto della legge, scritta e incisa sulla pietra, era un aiuto di morte. Senza Cristo, il trasgressore era lasciato alla sua maledizione, senza speranza di perdono. L’aiuto di per sé non aveva gloria, ma il Salvatore promesso, rivelato nei tipi e nei simboli della legge cerimoniale, rendeva la legge morale gloriosa” {Messaggi Scelti, vol. 1, pp. 237}.
“Paolo desiderava che i suoi fratelli capissero che era la grande gloria di un Salvatore che perdona i peccati a dare significato a tutto il sistema ebraico. Desiderava anche che vedessero che quando Cristo era venuto al mondo, ed era morto sacrificandosi da uomo, il tipo aveva incontrato l’antitipo. Dopo la morte di Cristo sulla croce come offerta per i peccati, la legge cerimoniale non aveva più forza. Ma era legata alla legge morale ed era gloriosa. Tutto aveva lo stampo divino ed esprimeva la santità, l’equità e la giustizia di Dio. E se l’aiuto donato è stato glorioso, quanto più deve esserlo la realtà, quando Cristo si è rivelato, dando il Suo Spirito che dà vita e santifica a tutti quelli che credono” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1095}.
“Il vangelo di Cristo riflette la Sua gloria sul periodo ebraico. Getta luce su tutto il sistema ebraico e dà significato alla legge cerimoniale. Il tabernacolo, o tempio di Dio, sulla terra era un modello di quello originale in cielo. Tutte le cerimonie della legge ebraica erano profetiche, tipico dei misteri del piano di redenzione. I riti e le cerimonie della legge erano stati dati da Cristo in persona, che, circondato da una colonna di nuvole di giorno e da una colonna di fuoco la notte, era a capo dell’esercito di Israele. Questa legge doveva essere trattata con grande rispetto, perché era sacra. Anche quando non veniva più osservata, Paolo la presentò agli ebrei nella sua vera posizione e valore, mostrando il posto che ricopriva nel piano di redenzione e il rapporto con l’opera di Cristo, e il grande apostolo la dichiarò gloriosa e degna del suo Creatore divino. Ciò che doveva essere eliminato era glorioso, ma non era la legge istituita da Dio per governare la Sua famiglia in cielo e sulla terra; perché fino a che i cieli rimarranno, durerà la legge del Signore” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1095}.
“Non c’è discordia tra l’Antico Testamento e il Nuovo. Nell’Antico Testamento troviamo il Vangelo del Salvatore che viene, nel Nuovo Testamento abbiamo il Vangelo di un Salvatore rivelato come predetto dalle profezie. Mentre l’Antico Testamento preannunciava la vera offerta, il Nuovo Testamento dimostra che il Salvatore, previsto dalle offerte simboliche, era venuto. La gloria fioca dell’epoca ebraica era stata superata dalla gloria più luminosa e chiara dell’epoca cristiana” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1095}.
“Ma c’è una legge che è stata abolita, che Cristo “ha tolto di mezzo, inchiodandola alla croce”. Paolo la chiama la legge dei comandamenti contenuta negli ordinamenti. Questa legge cerimoniale, data da Dio per mezzo di Mosè, con i suoi sacrifici e ordinamenti…era vincolante per gli ebrei fino a che il tipo ha incontrato l’antitipo alla morte di Cristo, come Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Poi tutte le offerte e le funzioni sacrificali sarebbero state abolite. Paolo e gli altri apostoli hanno lavorato per arrivare a questo, e si sono opposti con risolutezza agli insegnanti giudaizzanti che dichiaravano che i cristiani dovevano osservare la legge cerimoniale” {Signs, 4 settembre 1884}.
LE LEGGI CIVILI
Le leggi civili, date tramite Mosè alla nazione, spettavano ai magistrati civili farle rispettare. Non dovevano essere sentenziate dagli individui.
“Gli statuti e i giudizi dati da Dio erano buoni per gli obbedienti. ‘Dovrebbero vivere per essi’, ma non erano buoni per il trasgressore, poiché nella legge civile data a Mosè la punizione doveva essere inflitta al trasgressore, affinché gli altri fossero trattenuti dalla paura” {3 Doni Spirituali, 301}.
“Egli [Cristo] ordina loro: ‘Non resistete al malvagio; ma a chiunque vi percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra’. Queste parole non erano altro che una reiterazione dell’insegnamento dell’Antico Testamento. È vero che la regola “Occhio per occhio, dente per dente” (Levitico 24:20), era una disposizione nelle leggi date tramite Mosè; ma era uno statuto civile. Nessuno era giustificato a vendicarsi, poiché la parola del Signore affermava: ‘Non dire, io ricompenserò il male’, o ‘Non dire, farò a lui ciò che lui ha fatto a me’” {Monte della Benedizione, 70}.
ALTRI ORDINAMENTI EBRAICI
C’erano altri regolamenti ebraici che dovevano essere osservati da chiunque volesse tornare alle regole non sacrificali mosaiche. Se si vuole tornare sotto il sistema delle antiche leggi, bisogna obbedire completamente a ciascuna di esse.
“Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge” {Romani 3: 19}.
Per esempio, non si doveva cuocere il capretto nel latte di sua madre (Esodo 34: 26).
Le persone con certi problemi fisici non potevano mai andare in chiesa. Gli assasini potevano essere uccisi dai parenti (Numeri 35: 12). Si potevano avere degli schiavi, con buchi nelle orecchie se essi volevano rimanere coi padroni (Deuteronomio 15: 16-17). Le persone venivano portate dai sacerdoti per essere ispezionate per possibile lebbra (Levitico 13).
Alcuni degli altri statuti dicevano: in Levitico 7: 34 i sacerdoti dovevano avere una parte dei sacrifici animali per il loro sostentamento. In Esodo 30: 19-21, i sacerdoti si dovevano lavare le mani e i piedi quando entravano nel tabernacolo. In Levitico 19: 27, 37, le persone non dovevano tagliare gli angoli della barba. In Numeri 15: 38, 39 la gente doveva indossare un cordone violetto agli angoli dell’abito. Si chiamavano ordinamenti, a volte anche statuti.
Penso che gli statuti suddetti non siano un ampliamento dei Dieci Comandamenti, come sono invece gli statuti morali di Esodo 21-22.
L’INTERO SISTEMA
L’intero sistema si è concluso al Calvario.
“Con il grande sacrificio da Lui offerto sul Calvario finì il sistema dei sacrifici che per quattromila anni avevano rappresentato l’Agnello di Dio che doveva venire nel mondo. Il tipo si era incontrato con l’antitipo e quindi cessavano tutti i sacrifici e le offerte del sistema cerimoniale” {Gran Conflitto, pp. 258}.
“Questa offerta avrebbe concluso quel complesso sistema di tipi e cerimonie che per quattromila anni avevano preannunciato la Sua morte” {La Speranza dell ’Uomo, 501}.
“Cristo rappresentava il fondamento della religione ebraica. I personaggi tipici e i simboli che la caratterizzavano costituivano una sintetica profezia del Vangelo, un compendio di promesse riguardanti la redenzione dell’uomo” {Gli Uomini che Vinsero un Impero, 9}.
“Senza la morte di Cristo, tutto il sistema era senza significato” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1097}.
“Essi rigettavano l’Antitipo di tutto quel sistema” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 282}.
Quel sistema includeva la circoncisione e altri statuti simili, che non preannunciavano direttamente la morte di Cristo.
LA CIRCONCISIONE
È un fatto interessante che la circoncisione sia stato un elemento centrale nella crisi della prima chiesa cristiana: ma, anche se era stata eliminata non preannunciava la morte di Cristo.
Simboleggiava invece la dedicazione della vita a Dio. Questo ci aiuta a capire perché gli altri ordinamenti mosaici, che non apparivano come simbolo della morte di Cristo, furono aboliti al Calvario. “Quando i fratelli in Giudea udirono che Pietro era andato nella casa di un Gentile, e che vi aveva predicato, furono sorpresi e offesi…Pietro spiegò loro l’accaduto. Egli riferì la sua esperienza circa la visione con la quale era stato ammonito di non osservare più la distinzione cerimoniale della circoncisione e incirconcisione, né di considerare i Gentili come degli impuri” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 89}.
“Furono [i Gentili] anche assicurati del fatto che gli apostoli non avevano autorizzato nessuno a dichiarare l’obbligatorietà della circoncisione” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 122}.
“La porta che molti giudei convertiti avevano tenuta chiusa contro i Gentili, ora doveva essere spalancata. I Gentili che accettavano il Vangelo dovevano essere considerati uguali ai discepoli ebrei, senza la necessità di osservare il rito della circoncisione” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 86}.
La circoncisione era il tema centrale per cui si litigava tra gli ebrei- cristiani. Erano convinti che dovesse essere praticata tra i credenti Gentili. Ma invece era stata “inchiodata alla croce” come una gran quantità di altri ordinamenti mosaici.
La circoncisione rappresentava un impegno per l’adempimento delle condizioni del patto di Dio (SR 146) e di non praticare matrimoni misti con altre nazioni (3SG 297). Era un impegno ad obbedire alla legge di Dio (SU 28, PP 302) e a rimanere liberi dall’idolatria (PP 302, 3 SG 297). Era un segno di accettazione del patto di redenzione (PP 303, 409, SR 147), della devozione al servizio di Dio (PP 112, 302), della separazione dall’idolatria (PP 112, SR 146, 147). Sarebbe stata non necessaria se gli uomini avessero osservato la legge di Dio (PP 303).
Non viene detto nemmeno una volta che le circostanze prefiguravano (o preannunciavano) la morte di Cristo! Questa è una prova potente che molte cose della legge cerimoniale che non erano simboli della morte di Cristo, sono comunque stati aboliti dalla Sua morte. Ecco perché ci viene detto:
“La morte di Cristo è stato l’adempimento glorioso di tutto il sistema di culto ebraico” {Commentario alla Bibbia, vol. 7, pp. 932}.
“Ai tempi di Paolo c’erano alcuni che si concentravano costantemente sulla circoncisione, e portavano varie prove della Bibbia che dimostravano che fosse obbligatoria per gli ebrei, ma questo insegnamento non aveva conseguenze a quell’epoca; perché Cristo era morto sulla croce del Calvario e la circoncisione nella carne non avrebbe avuto nessun valore aggiunto.
Le funzioni simboliche e le cerimonie ad esse collegate erano state abolite sulla croce. Il grande Agnello di Dio anti-tipico era diventato un’offerta per l’uomo colpevole e il simbolo aveva perso sostanza. Paolo cercava di indirizzare la mente delle persone verso la grande verità di quel tempo, ma chi affermava di essere seguace di Gesù era completamente assorbito dall’insegnamento della tradizione ebraica, e dall’obbligo della circoncisione” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1061}.
La citazione precedente dimostra chiaramente che tutte le leggi cerimoniali, inclusa la circoncisione e altre cose, erano state eliminate sulla croce. Tutte le “cerimonie” collegate alle “funzioni simboliche” erano state “abolite”. Questo includeva chiaramente le cerimonie dei giorni di festa, che includevano sacrifici e altri riti al Tempio. E’ perché tutto il sistema era stato eliminato che non c’è una sola affermazione da nessuna parte nel Nuovo Testamento o nello Spirito di Profezia, che dice che dobbiamo osservare i giorni di festa al giorno d’oggi.
Non si può dire che l’osservanza della Festa delle Capanne faccia eccezione, se fosse così dovremmo sacrificare un agnello al giorno per ciascuno degli otto giorni di festa! Oggi possiamo andare ai campeggi, ma non dobbiamo osservare la Festa delle Capanne! Quando studiamo quello che è successo al Concilio di Gerusalemme capiamo meglio la volontà di Dio sull ’argomento.
“Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra” {Colossesi 3: 1-2}.
IL CONCILIO DI GERUSALEMME
Il problema che viene sollevato davanti al nostro popolo in quest’epoca storica è se sia necessario osservare tutte le parti della legge mosaica. È stato il tema centrale del Concilio di Gerusalemme. Grazie alla guida di Dio, il tema è stato chiarito completamente a quel tempo.
Lo trovate discusso chiaramente in {Atti 15: 1-29} e in {Gli Uomini che Vinsero un Impero, capitolo 19, pp. 118-125}.
Sebbene sia vero che la circoncisione fosse un punto importante della discussione, la decisione riguardava tutte le leggi cerimoniali, non solo la circoncisione! In quel capitolo sono presentati principi molto importanti. Si noti, nelle citazioni che seguono, che Ellen White dica varie volte che, siccome le leggi sacrificali che preannunciavano la morte di Cristo, si erano adempiute al Calvario, allora tutti i riti e le cerimonie ebraiche erano finite a quel tempo, anche se è molto attenta a dire che preannunciavano, prefiguravano tutte la Sua morte.
“Gli ebrei erano sempre stati orgogliosi dei rituali che Dio aveva loro prescritto. Molti di quelli che si erano convertiti al cristianesimo credevano ancora che se Dio aveva chiaramente stabilito il modo in cui gli ebrei dovevano adorare, era improbabile che autorizzasse un cambiamento dei princìpi che regolavano l’appartenenza al Suo popolo. Essi insistettero nel dire che le leggi e le cerimonie ebraiche dovevano essere riprese dal cristianesimo. I giudei non capivano che tutte le offerte sacrificali prefiguravano la morte del Figlio di Dio; se dunque il tipo aveva sostituito l’antitipo, non aveva più senso continuare a celebrare i riti e le cerimonie riguardanti l’alleanza che Dio aveva stabilito con Mosè” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 118}.
“A Gerusalemme, i delegati di Antiochia incontrarono i fratelli delle varie chiese, che si erano riuniti per un convegno generale, e riferirono a quest’ultimi il successo ottenuto nel loro ministero tra i Gentili.
Poi, diedero un chiaro resoconto della confusione che certi convertiti farisei avevano creato nella chiesa di Antiochia, sostenendo l’obbligo della circoncisione e l’osservanza della legge di Mosè per tutti i Gentili che si erano convertiti al cristianesimo” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 119}.
“Quest’ultimi, perciò, asserivano che la circoncisione e l’osservanza della legge cerimoniale erano appropriate, e che i Gentili dovevano osservarle come prova della loro sincerità e devozione” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 120}.
“I vari punti coinvolti nella principale controversia sembravano presentare al concilio delle difficoltà insormontabili. Ma lo Spirito Santo aveva, in realtà, già risolto questa questione, dalla quale sembravano dipendere la prosperità e addirittura la stessa esistenza della chiesa cristiana” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 120 [enfasi nostra]}.
“Pietro poi si alzò e raccontò la storia di come il Signore, in visione, lo avesse guidato a visitare una famiglia di Gentili e come Dio gli avesse notevolmente mostrato che erano stati pienamente accettati da Dio, anche prima di essere battezzati e di iniziare a obbedire alle cerimonie ebraiche. Egli spiegò che lo Spirito Santo era disceso in uguale misura sui Gentili incirconcisi e sui giudei circoncisi… [Poi Dio gli disse]: “Le cose che Dio ha purificate, tu non farle impure” {Atti 10: 15} {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 121}.
Poi Pietro disse così all’assemblea:
“Perché dunque tentate adesso Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiamo potuto portare?” Questo obbligo non si riferiva ai dieci comandamenti e nemmeno riguardava coloro che ne avevano contestato la validità. Pietro qui si riferiva all’obbligo di osservare la legge cerimoniale. Questa legge era stata annullata dalla crocifissione di Cristo. {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 121}.
Poi viene fatta questa affermazione molto importante:
“Lo Spirito Santo vide che non era bene imporre la legge cerimoniale ai Gentili convertiti, e la mente degli apostoli circa questa questione era in armonia con la mente dello Spirito di Dio.
Giacomo presiedette il concilio, e così egli espresse la decisione finale: «Per questo io penso che non si devono creare difficoltà per i pagani che si convertono a Dio». Questa dichiarazione pose fine alla discussione” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 122 [enfasi nostra]}.
“Dopo aver ponderato la questione, essi si resero conto che Dio stesso l’aveva già risolta riversando sui Gentili lo Spirito Santo e capirono che era loro dovere seguire la guida dello Spirito” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 123}.
“Le grandi e durevoli decisioni del concilio generale rassicurarono i Gentili convertiti. Esse contribuirono al progresso dell’opera di Dio” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 123}.
Io e voi accettiamo oggi quello che lo Spirito Santo ha insegnato ai primi apostoli quel giorno? O ci ribelliamo e cerchiamo di renderlo un giogo sul collo dei credenti?
Perché un giogo? Perché i falsi insegnanti lo trasformano in un giogo, legato ai credenti con le corde dei falsi insegnamenti e delle richieste esagerate che li stritolano in continue preoccupazioni sulla colpa della violazione, trascurando di tramandare il vero messaggio finale per il nostro tempo storico. Questo era il metodo di Roma: Tenere legate le persone con regole non necessarie; e poi, quando venivano violate (come capitava), dipendevano ancora di più dai capi religiosi che sostentavano economicamente. Il sacerdozio è stato una maledizione per migliaia di anni.
Di conseguenza Satana tenta i credenti, facendoli pensare che osservare le feste sia un modo per salvarsi parzialmente.
Un’altra tragedia è che, quando chi osserva il Sabato torna a osservare le feste, il mondo è molto meno disposto ad accettare la verità del Sabato! Rifiuta quella verità speciale commentando: “Il comportamento di coloro che tornano alle vecchie leggi ebraiche dimostra che il Sabato non è un vecchio rito ebraico!”.
Ecco un’altra visione del Concilio di Atti 15:
“Il tema portato davanti al concilio sembrava presentare difficoltà insormontabili, sotto tutti i punti di vista. Ma lo Spirito Santo aveva in realtà già sistemato il problema, e da quella decisione era dipesa la prosperità e persino l’esistenza della chiesa cristiana. Gli apostoli avevano ricevuto la grazia, la saggezza e il giudizio santificato per decidere su quel tema annoso.
Pietro spiegò che lo Spirito Santo aveva risolto il problema discendendo in ugual misura sui gentili non circoncisi e sugli ebrei circoncisi. Raccontò la sua visione in cui Dio gli aveva mostrato un lenzuolo pieno di bestie di ogni tipo e gli aveva chiesto di ucciderle e mangiarle; quando si era rifiutato, affermando che non avrebbe mai mangiato qualcosa di comune o immondo, Dio gli aveva detto ‘Le cose che Dio ha purificate, tu non farle impure’.
Disse: “Dio, che conosce i cuori, ha reso loro testimonianza, dando loro lo Spirito Santo, proprio come a noi; e non ha fatto alcuna differenza tra noi e loro, avendo purificato i loro cuori mediante la fede. Ora dunque perché tentate Dio, mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi abbiamo potuto portare?”.
Quel giogo non era la legge dei Dieci Comandamenti, come affermano coloro che si oppongono al vincolo della legge, ma Pietro si riferiva alla legge cerimoniale, che era stata resa nulla e vuota dalla crocifissione di Cristo. Questo discorso di Pietro portò l’assemblea a un punto in cui poteva ascoltare con cognizione di causa Paolo e Barnaba, che raccontarono la loro esperienza di lavoro con i gentili.
Giacomo portò la sua testimonianza con decisione che Dio aveva pensato di rendere partecipi i gentili di tutti i privilegi degli ebrei. Lo Spirito Santo vedeva in modo positivo il fatto di non imporre la legge cerimoniale sui gentili convertiti: gli apostoli e gli anziani, dopo aver esaminato con cura il tema, videro la questione sotto la stessa luce e la loro mente fu come quella dello Spirito di Dio. Giacomo presiedette il concilio e la decisione finale fu: “Perciò io ritengo che non si dia molestia a quelli che tra i gentili si convertono a Dio”.
Fu sua decisione che la legge cerimoniale, e soprattutto l’ordine della circoncisione, non fossero in alcun modo imposti ai gentili né a loro raccomandati. Giacomo cercò di imprimere bene ai suoi fratelli il fatto che i gentili, rivolgendosi a Dio e allontanandosi dall’idolatria, avessero fatto un grosso passo di fede e che bisognasse essere molto cauti a non confondere le loro menti con perplessità e dubbi, per non scoraggiare la loro sequela di Cristo” {Storia della Redenzione, pp. 306-308 [enfasi nostra]}.
Ecco una terza citazione sul significato di quel concilio: “Paolo…descrive la visita che aveva fatto a Gerusalemme per assicurarsi che fossero risolte quelle domande che agitavano le chiese della Galazia, tra cui il fatto che i gentili dovessero sottoporsi alla circoncisione e osservare la legge cerimoniale…e arrivare all’accordo sulla decisione di sollevare i gentili dagli obblighi della legge cerimoniale” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp.1108}.
CAN WE KEEP THE CEREMONIAL LAWS SPIRITUALLY?
It is claimed that God requires that we keep the ceremonial laws “spiritually” today. We are told that Ellen White’s statement about the Feast of Trumpets proves that we must do this.
This is not true. Here are the facts about this:
Ellen White’s encouragement, to make camp meeting gatherings a time of rejoicing like the ancient Feast of Tabernacles, is quite different.
First, she did not say to actually keep them the way they were done anciently. All she said was to make our gatherings a time of rejoicing. Second, she did not say it was a command from God, but only a suggestion.
Second, when God commands us to keep a law, we are to keep it fully. If the ceremonial laws are still in effect, we are to keep them—in the man- ner as originally required. “The man which doeth those things shall live by them” (Rom 10:5). If you do not do all the details specified, you are not obeying the laws contained in ordinances.
Someone might ask, “Does it not say somewhere in the Old Testament that we need only partially obey the ceremonial laws?” No, never.
Some people try to obey parts of the ceremo- nial laws literally, while spiritualizing away por- tions they want to avoid. That is not strict obedi- ence to the Old Testament commands of God on the ceremonial laws.
The statutes and judgments included regulations requiring people to kill their gluttonous sons, and stone to death certain other people. If you are going to “keep the ceremonial laws,” you must do this also.
Another question: “Can we not just keep all of the ceremonial laws in principle, and none of it in reality?” The answer is that you fully satisfy all of the requirements, in principle, by keeping the Ten Commandments. That covers it. When the Moral Law is obeyed in the strength that Christ provides, we are living a clean, godly life and pre- paring for heaven.
POSSIAMO OSSERVARE SPIRITUALMENTE LE LEGGI CERIMONIALI?
Oggi si sostiene che Dio richieda ancora che noi osserviamo le leggi cerimoniali “spiritualmente”. Ci viene detto che la dichiarazione di Ellen White sulla Festa delle Trombe dimostra che dobbiamo farlo. Ma questo non è vero. Ecco i fatti a riguardo:
L’incoraggiamento di Ellen White di rendere le riunioni di campmeeting un momento di gioia come l’antica Festa dei Tabernacoli, è qualcosa di molto diverso.
In primo luogo, non ha detto di osservarli come venivano effettivamente svolti anticamente. Tutto ciò che disse fu di rendere i nostri incontri un momento di gioia.
In secondo luogo, non ha detto che si trattava di un comando di Dio, ma solo di un suggerimento.
Quando Dio ci comanda di osservare una legge, dobbiamo osservarla pienamente. Se le leggi cerimoniali sono ancora in vigore, dobbiamo mantenerle, nel modo originariamente richiesto. «L’uomo che fa queste cose vivrà per esse» (Romani 10:5). Se non fai tutti i dettagli specificati, non stai rispettando le leggi contenute nelle ordinanze.
Qualcuno potrebbe chiedere: “Non dice da qualche parte nell’Antico Testamento che dobbiamo obbedire solo parzialmente alle leggi cerimoniali?” No, mai.
Alcune persone cercano di obbedire letteralmente a parti delle leggi cerimoniali, mentre spiritualizzano quelle parti che vogliono evitare. Questa non è una corretta obbedienza ai comandamenti di Dio dell’Antico Testamento sulle leggi cerimoniali.
Gli statuti e i precetti includevano regolamenti che imponevano alle persone di uccidere i loro figli ingordi e di lapidare le persone impenitenti. Se intendi “osservare le leggi cerimoniali”, devi fare anche questo.
Un’altra domanda: “Non possiamo semplicemente osservare tutte le leggi cerimoniali in linea di principio e nessuna di esse nella realtà?” La risposta è che, in linea di principio, soddisfi pienamente tutti i requisiti osservando già i Dieci Comandamenti. Quando si obbedisce alla Legge morale con la forza che Cristo ci fornisce, viviamo una vita pura e pia e ci prepariamo per il paradiso.
POSSIAMO OSSERVARE I GIORNI DI FESTA SPIRITUALMENTE?
La teoria che oggi ci venga richiesto di partecipare a raduni speciali per osservare i giorni di festa “spiritualmente” è un altro errore che viene insegnato.
Primo, non dobbiamo inventare nuovi test e nuove consuetudini dal punto di vista religioso. È Dio che ci dice esattamente cosa dobbiamo fare. Ci ha dato istruzioni per mettere da parte il peccato e comunicare il Messaggio del Terzo Angelo, che significa mettere in guardia il mondo sulla crisi imminente dovuta alle leggi sulla domenica e portare tutti a osservare il Sabato della Bibbia e i Dieci Comandamenti. Bisogna parlare alle persone, distribuire libri, pregare per loro!
Questo è il compito che ci è assegnato! Non aggiungiamo una lista di nuove richieste spirituali. Il nostro popolo non ha bisogno di un peso aggiuntivo di cose da fare!
Secondo, da nessuna parte nella Bibbia o nello Spirito di Profezia, ci viene detto di “osservare i giorni di festa spiritualmente”. L’unica eccezione è che siamo incoraggiati a partecipare con gioia ai raduni insieme agli altri, come gli israeliti si rallegravano per l’antica Festa delle Capanne. Ma non è un nuovo dovere. Il popolo di Dio si riunisce da migliaia di anni per adorarLo e lodarLo.
Terzo, per osservare la Pasqua spiritualmente, dovremmo fare qualcosa ai raduni che simboleggiasse l’offerta dell’Agnello della Pasqua. Lo stesso vale per tutte le altre feste. Altrimenti non sarebbero giorni di festa. Era il sacrificio degli animali che li rendeva giorni di festa. Senza quei sacrifici non avevano significato né motivo di esistere.
Quarto, il motivo della loro esistenza è finito al Calvario! Non ci è mai stato comandato, dopo quell’occasione, di osservare i giorni di festa.
Quinto, se dovessimo osservare “spiritualmente” i giorni di festa oggi, teoricamente per i loro “benefici religiosi”, dovremmo poi farlo ogni anno. Ma questo aggiungerebbe un altro peso di doveri religiosi alle nostre vite, impedendoci di lavorare per portare il messaggio del Terzo Angelo nel mondo. Il nostro messaggio per i fratelli credenti diventerebbe: “Osservate i giorni di festa!”.
PREPARAZINE PER L’OSSERVANZA DEI GIORNI DI FESTA
L’unica volta nella storia in cui è stato detto al popolo di Dio di “osservare i giorni di festa”, gli sono state date, contestualmente, istruzioni dettagliate su come osservare ciascuno di essi.
Chi oggi vuole tornare all’obbedienza di quella legge deve osservarla come era richiesto in origine. Ecco una parte di ciò che si deve fare:
Bisogna iniziare l’anno in primavera avvistando, dalla cima di una collina, la prima luna dopo l’equinozio di primavera. Bisogna portare le primizie del raccolto per tre di quelle feste, e non raccogliere il resto fino a che non siano state offerte al Signore. Bisogna allevare o avere accesso ad agnelli, capretti e tori perfettamente sani, da controllare prima dell’acquisto. Si devono organizzare, nei giorni corretti di questo calendario speciale, i giorni di festa e portare a termine ciascuna di queste cose: Pasqua (Esodo 12: 2-6), Azzimi (Levitico 23: 6-8), Primizie (Esodo 23: 10-14), Pentecoste (Levitico 23: 15-21), Trombe (Levitico 23: 24-25), Giorno dell’Espiazione (Levitico 23: 27-31) e la Festa delle Capanne (Levitico 23: 4-36, 39-43). Ci viene detto che “ogni anno dedicavano più di un mese alle feste “annuali” (PP 456).
UN REQUISITO FONDAMENTALE PER TUTTE LE FESTE
Levitico 23: 37 riassume quello che deve essere fatto in ciascuna delle sette feste! “Queste sono le feste dell’Eterno che voi proclamerete come sante convocazioni, per offrire all’Eterno un sacrificio fatto col fuoco, un olocausto e un’oblazione di cibo, una vittima e libazioni, ogni cosa nel giorno stabilito” {Levitico 23: 37}.
Dev’essere offerto almeno un sacrificio di sangue in ognuna delle sette feste! Ecco alcuni esempi: a Pasqua (1 sacrificio) “Il vostro agnello… senza difetto, maschio, dell’anno… un agnello o un capretto” {Esodo 12: 5}. Alla Festa degli Azzimi (7 sacrifici) “e per sette giorni offrirete all’Eterno dei sacrifici fatti col fuoco” {Levitico 23: 6-8}. Festa delle Primizie (1 sacrificio): “un agnello di un anno, senza difetto, come olocausto all’Eterno”. {Levitico 23: 12}.
Alla Festa di Pentecoste (13 sacrifici) “sette agnelli dell’anno senza difetto, un torello e due montoni” {Levitico 23: 18} più “un capro come sacrificio…e due agnelli dell’anno”
{Levitico 23: 19}. Alla Festa delle Trombe (1 sacrificio): “dei sacrifici fatti col fuoco” {Levitico 23: 25}.
Nel giorno dell’Espiazione (3 sacrifici): “un montone per l’olocausto e il torello del sacrificio” {Levitico 16: 5-6} e “un montone per l’olocausto” {Levitico 16: 5}. Alla Festa delle Capanne (8 sacrifici): “Per sette giorni offrirete all’Eterno un sacrificio fatto col fuoco. L’ottavo giorno …offrirete all’Eterno un sacrificio fatto col fuoco” {Levitico 23: 36}.
In totale dovevano essere offerti 34 animali come olocausti durante le feste annuali!
I 17 versetti di Levitico, capitolo 1, spiegano in dettaglio come offrire un sacrificio di fuoco. Questa informazione serve. Bisogna seguirla con attenzione.
L’IMPORTANZA DELL’OBBEDIENZA PERFETTA
È molto importante capire che, se si vuole tornare all’obbedienza, alle leggi levitiche (che includevano i giorni di festa, visto che i leviti erano responsabili della loro organizzazione), bisogna obbedire ai requisiti scritti su come metterle in pratica con esattezza.
“Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge” {Romani 3: 19}.
Ecco alcune affermazioni di M. L. Andreasen che ne chiarificano l’importanza:
“Dio vuole ordine nella Sua opera. Ci dà istruzioni specifiche al riguardo. La legna deve essere messa sul fuoco “in ordine”, non solo impilata. I pezzi dell’animale devono essere messi “con ordine sulla legna”, non solo gettati in qualche modo sul fuoco (Levitico 1: 7-8, 12). L’ordine è la prima legge del Cielo. “Perché Dio non è un Dio di confusione” {1 Corinzi 14: 33}. Vuole che il Suo popolo faccia le cose “con decoro e con ordine” {1 Corinzi 14: 40}. “Un’altra lezione importante è quella della pulizia. Prima che gli animali si brucino sull’altare, “laveranno con acqua gli intestini e le gambe” {Levitico 1: 9}. Potrebbe sembrarci inutile. Si dovevano consumare sull’altare. Era solamente una perdita di tempo lavarli prima di bruciarli. Ma questo, tuttavia, non è il modo di ragionare del Signore. Il Suo comando è di lavare ciascun pezzo, nulla che sia impuro deve arrivare sull’altare. E quindi i pezzi venivano lavati e deposti con attenzione in ordine sulla legna, che era messa con ordine sull’altare” {M. L. Andreasen, La funzione al santuario, pp. 91-92}.
Quindi è estremamente importante, prima di organizzare una di queste feste, di pianificarla con anticipo e fare tutti i preparativi con cura: si offrirà quindi solo un animale perfetto, senza difetto, in modo adeguato. Dio non è molto felice dell’obbedienza parziale.
25 ERRORI CHE CI INSEGNANO!
NESSUNO, NEMMENO UNO, DEGLI ERRORI CHE SEGUONO SI TROVA NELLA BIBBIA O NELLO SPIRITO DI PROFEZIA!
Errore 1 – Si insegna che bisogna osservare tutti i giorni di festa.
Non c’è nessuna affermazione nello Spirito di Profezia che lo dice. Il brano citato prima (PP 456-457) raccomanda che ci si ritrovi per un ringraziamento, simile alla gioia celebrata alla Festa delle Capanne. Ma è l’unico brano su questo tema.
È pericoloso aggiungere qualcosa alla Parola Ispirata di Dio o iniziare a fare cose che Dio non ha comandato, nella speranza che facendo così diventiamo più giusti.
Il brano che segue parla di copiare gli errori di Roma. Ma si applica anche a qualsiasi tentativo di aggiungere pratiche vietate dalla Parola di Dio:
“I riformatori inglesi, pur rinunciando alle dottrine cattoliche, avevano conservato molte delle sue forme e nella chiesa anglicana si notavano consuetudini e cerimonie tipiche della Chiesa di Roma. Si riteneva che tutto questo non avesse nulla a che fare con questioni di coscienza e che, anche se questi riti non erano stabiliti dalle Scritture, non erano neppure proibiti; non potevano quindi essere considerati pericolosi, in quanto non essenziali. La loro osservanza, del resto, contribuiva a ridurre la distanza fra le chiese riformate e quella di Roma e questo poteva agevolare, ai cattolici romani, l’accettazione della fede riformata. Ai conservatori e agli opportunisti queste argomentazioni sembravano sufficienti, ma vi era un’altra categoria di persone che non la pensava così. Il fatto che queste abitudini “tendevano ad attenuare le distanze fra Roma e la Riforma” non era secondo loro un motivo valido per continuare a praticarle. Anzi le consideravano addirittura come la prova della schiavitù dalla quale si erano liberati e nella quale non intendevano assolutamente ricadere.
Dicevano che Dio nella sua Parola ha stabilito i requisiti del culto che Gli è dovuto e che gli uomini, non hanno quindi nessun diritto di aggiungere o togliere niente.
L’inizio della grande apostasia si era verificato proprio a causa di questa tendenza a sostituire l’autorità della chiesa all’autorità di Dio. Roma aveva cominciato imponendo ciò che Dio non proibiva e aveva finito vietando ciò che Dio ordina espressamente” {Il Gran Conflitto pp. 229, 230}. Ancora peggio: ci sono credenti Avventisti che oggi tornano a fare quello che Dio ha vietato esplicitamente!
Errore 2 – I falsi insegnanti dicono che il settimo giorno del Sabato è uno dei giorni di festa! Questo errore viene insegnato per esaltare i giorni di festa annuali come raduni che Dio ci chiede di osservare come condizione per la salvezza.
Il settimo giorno del Sabato è il sabato settimanale, l’unico mai dato dal Dio del cielo all’umanità. È il memoriale della Creazione, estremamente importante; ed è racchiuso nel cuore della legge dei Dieci Comandamenti e, scritto sulla roccia, è stato messo nell’arca. Ma le feste erano sabati “annuali” {Levitico 23: 38}. Non erano in nessun caso simili al Sabato santo, che osserviamo in onore del nostro Creatore. Scritte su carta o pelli di animali, le istruzioni per queste feste non sono mai state messe dentro l’arca. Sarebbe stato un abominio farlo.
È un abominio che qualsiasi falso predicatore oggi suggerisca che siano come il settimo giorno del Sabato.
Inoltre, c’è una distinzione tra i sabati e il Sabato in Levitico 23. Nel versetto 2, parlando dei giorni di festa, ci si riferisce ad essi come “feste solenni”, mentre nel versetto tre si parla del Sabato come un’altra “santa convocazione”. Ma le somiglianze finiscono qui. Non ci sono altri aspetti in cui sono simili. Di Sabato “lavoro alcuno” deve essere svolto {Levitico 23: 3}, mentre nei sabati di festa “alcun lavoro servile” {Levitico 23: 7 ecc.}. Nel tentativo di esaltare i giorni di festa, questi falsi insegnanti vogliono degradare il Sabato.
Errore 3 – Si afferma che i giorni di festa sono uguali sotto ogni punto di vista al settimo giorno di Sabato e Dio ci comanda di obbedire oggi. Dove si trova questo comando? Non nella Bibbia o nello Spirito di Profezia. Dove si afferma l’uguaglianza? Non nella Parola di Dio.
Errore 4 – Si afferma che siccome i giorni di festa si trovano in pochi capitoli della Bibbia con il Sabato allora è impossibile che i giorni di festa siano stati eliminati, come è impossibile per il Sabato. La prima prova è in Levitico 23, dove sono citati entrambi. Ma se si guarda con attenzione questo capitolo, troviamo che il Sabato è citato solo per chiarire che è diverso dai giorni di festa! Dopo aver notato gli aspetti speciali del Sabato settimanale (Levitico 23: 3), il versetto successivo inizia così: “Queste sono le feste dell’Eterno, le sante convocazioni che proclamerete nei loro tempi stabiliti” {Levitico 23: 4}.
Poi, nel versetto 5, inizia la lista delle feste, e continua fino al versetto 36. Il versetto 37 riassume le parti essenziali di ciascuna festa. Si noti che l’enfasi è sul sangue e sugli altri sacrifici durante le feste! Le feste, tutte quante, sono chiaramente incentrate sui sacrifici di sangue.
Poi, nel versetto 38, il Sabato viene nuovamente citato ancora una volta per evidenziare che è separato dai giorni di festa. Si noti come è separato dalle feste: “Oltre ai sabati” (e “oltre” a varie altre cose citate nel versetto 38). Questo ci viene detto perché i giorni di festa annuali erano anche periodi di riposo e a volte ci si riferiva ad essi come ai “sabati” (che significavano “riposo”). Siccome viene usata la stessa parola, sono stati inseriti Levitico 23: 3 e 37 per distinguere con chiarezza tra i Sabati settimanali dei Dieci Comandamenti e i “sabati annuali” i giorni di festa.
Dopo il versetto 38 vengono fornite altre informazioni sulla Festa delle Capanne (Levitico 23: 39-42).
Errore 5 – Si afferma che i giorni di festa sono stati istituiti per ricordarci la solennità del settimo giorno del Sabato.
Non c’è nessuna prova che sostenga questa affermazione. Grazie ai sacrifici, offerti tutti i giorni, i giorni di festa preannunciavano agli israeliti la morte di Cristo. Questo obiettivo è riassunto in Levitico 23: 37. Ma il Sabato ci rimanda al nostro Creatore e il Suo scopo è detto con chiarezza in Esodo 20: 8-11.
Errore 6 – Si afferma che i sette giorni di festa erano osservati dagli angeli in paradiso prima della caduta di Lucifero, e che erano stati dati ad Adamo prima del peccato! Questa affermazione è basata sulla parola ebraica “mo’ed”, che può avere una varietà di significati, tra cui:
“appuntamento, congregazione, tempo stabilito o convocazione”. È del tutto improprio desumere che dove si utilizzi “mo’ed”, ci si riferisca alle feste annuali! Il significato varia secondo il contesto e il tema discusso. Solo perché Dio ha convocato gli angeli del cielo per un raduno, non vuol dire che stessero celebrando uno di quei giorni di festa! Seriamente, è ridicolo. Se fosse così, si sarebbero uccisi animali in paradiso prima della caduta di Lucifero! Questi predicatori cercano di trovare giorni di festa in qualsiasi posto immaginabile!
Errore 7 – Viene insegnato anche questo errore, cioè che i giorni di festa erano parte del piano di redenzione, e perciò, erano stati comunicati ad Adamo non appena aveva peccato quel giorno. Sono tutte teorie pazze, senza nessuna base nelle Scritture. Non ci sono prove che una di queste feste esistesse prima che gli israeliti arrivassero al Monte Sinai. La parola “mo’ed” non può essere utilizzata per provare la loro esistenza.
La Pasqua era iniziata con la decima piaga d’Egitto (Esodo 12) e lo scopo era di commemorare la liberazione dalla schiavitù. Il Giorno dell’Espiazione non è stato istituito fino a che Mosè salì sul monte (Esodo 24: 18) e discese con le istruzioni per costruire il tabernacolo (Esodo 25-40).
Poi viene citato il tipico giorno dell’espiazione (Levitico 16) che era l’evento finale del ciclo annuale collegato al tabernacolo e al Sommo Sacerdote. La Festa delle Capanne ricordava il riposo a Canaan dopo che i nemici erano stati distrutti. Tutte le feste erano collegate col popolo ebraico, a partire dal Sinai. Non ci sono prove della loro esistenza prima di Mosè e non viene citato in nessun modo che osservare una delle feste fosse un requisito per la salvezza dopo il Calvario.
Errore 8 – Si insegna che Gesù ha osservato le feste annuali e, girando, ha raccomandato a tutti di partecipare! Ecco la citazione usata nel tentativo di provare questa affermazione: “Gesù ha viaggiato su e giù per tutto il paese, invitando le persone a partecipare alle feste” {Review, 7 luglio, 1896}.
Questa è ovviamente la festa del Vangelo, l’invito al Vangelo. Nello stesso paragrafo ci viene detto:
“Gesù ha detto alla folla: «Io sono la luce del mondo. Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»”, ibidem.
Cristo è venuto al mondo per attirare l’attenzione su di Sé e sulla salvezza per mezzo Suo. Non era compito di Cristo, quando era sulla terra, aumentare la partecipazione ai giorni di festa annuali!
In realtà Cristo ha riconosciuto che la Sua fine era vicina quando tutti i giorni di festa sarebbero diventati obsoleti. Erano ancora meno importanti di prima nella storia!
“Lo osservavano attentamente e sapevano che non aveva più partecipato ad assemblee nazionali sin dal tempo della guarigione di Betesda…Sembrava trascurare le grandi feste religiose…sembrava ora indifferente ai servizi divini” {La Speranza dell’Uomo, pp. 337}.
Errore 9 – Si afferma che solo i sacrifici sono stati eliminati, ma tutti i giorni di festa continuano fino alla fine dei tempi e continueranno a essere osservati in cielo. Non c’è nemmeno un’affermazione ispirata che lo sostenga. Perché gli uomini fanno queste affermazioni false e fuorvianti? Lo fanno per ottenere un seguito che li sostenga, per poter diffondere ulteriormente le loro bugie e confondere ancora più fedeli di Dio. Leggete qui! “Dopo la crocifissione, per gli ebrei continuare a offrire sacrifici col fuoco e offerte che simboleggiavano la Sua morte era come rinnegare Cristo” {Segni, 29 luglio 1886}.
Quando Cristo è morto, Dio ha scelto di abolire tutto il sistema delle feste, insieme ai sacrifici che venivano offerti quotidianamente quando c’erano.
Errore 10 – Si dice che le feste possono essere separate dai sacrifici. La parola ebraica “chaq” è una parola con cui si identificano tutte le feste. Si riferisce letteralmente alle vittime sacrificali (Esodo 23:18). Questo implica che le feste erano un’estensione dei sacrifici animali e non potevano sussistere senza i sacrifici.
A ciascuna festa venivano fatte regolarmente offerte sacrificali, oltre a offerte speciali, spesso, in aggiunta. Le offerte di sangue erano parte delle feste!
Lo scopo principale delle feste era radunare le persone in modo che si potesse insegnare loro che i sacrifici preannunciavano l’Agnello di Dio che sarebbe morto per i peccati del mondo.
Errore 11 – Si afferma che le feste possono essere osservate in tutto e per tutto ovunque. Ma non si può fare. Secondo gli ordinamenti mosaici, le feste dovevano essere osservate al tabernacolo (e più tardi al tempio di Gerusalemme).
Per questo motivo gli israeliti non hanno mai osservato le feste quando erano prigionieri a Babilonia. Dopo il 70 d.C. nemmeno gli ebrei hanno osservato le feste, perché il tempio era stato distrutto e non potevano. Ecco perché gli ebrei oggi non osservano le feste.
(Il giorno dopo la presa della vecchia Gerusalemme da parte di Israele nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni, il loro capo annunciò subito che i palestinesi avrebbero avuto il controllo del Monte del Tempio. Lo fece per evitare una sommossa di musulmani in molti paesi. Ma il suo editto gettò nello sconforto la speranza di una ricostruzione del Tempio prima del ritorno di Cristo).
È interessante anche che, secondo gli ordinamenti originali, come deciso da Dio, le feste fossero strettamente collegate al calendario agricolo israelita che aveva un tredicesimo mese in aggiunta se necessario. Il nostro calendario di oggi è diverso: non è basato sull’avvistamento della luna all’inizio della primavera, come segno di inizio dell’anno nuovo. Certe cose dovevano essere coltivate e raccolte a certe feste. Solo certi animali, senza imperfezioni, potevano essere offerti.
Era impegnativo osservare adeguatamente una delle antiche feste ebraiche, e osservare quella giusta al momento giusto.
Errore 12 – Si dice che Levitico 23: 14 dimostra che i giorni di festa dovevano essere osservati “per sempre”.
“Non mangerete pane né grano arrostito né spighe fresche, fino a questo stesso giorno, fino a che non abbiate portato l’offerta del vostro Dio. È una legge perpetua per tutte le vostre generazioni, in tutti i luoghi dove abiterete” {Levitico 23: 14}.
Quel versetto, che si riferisce alla Festa delle Primizie (al raccolto dell’orzo) dice che la cerimonia “è una legge perpetua per tutte le vostre generazioni, in tutti i luoghi dove abiterete”.
Il nostro popolo è ben consapevole del fatto che “per sempre” nella Bibbia non vada molto spesso tradotto con “per sempre”, ma invece “fino a che permane una certa situazione”. La parola non significa che quello che si descrive non avrà mai fine (si veda Esodo 27: 21, Levitico 7: 36, 10: 9, 17: 7, Numeri 10: 8, 15: 15, 18: 23 ecc.) Un fuoco (come il fuoco dell’inferno) arriva alla fine quando quello che consuma finisce, e quindi il fuoco si estingue. Le feste sono arrivate alla conclusione quando è arrivato quello che preannunciavano. Il tipo ha incontrato l’anti-tipo.
La Festa delle Primizie era organizzata in collegamento con la Pasqua (Levitico 23: 10-14), e avveniva il giorno dopo l’inizio della Festa degli Azzimi.
Queste occasioni facevano parte della celebrazione della Pasqua. Ma tutto questo si è concluso al Calvario. Cristo è la primizia dei morti! “Tutte le cerimonie di questa festa erano simboli dell’opera del Cristo. La liberazione d’Israele dall’Egitto era un’immagine tangibile della redenzione che la Pasqua ricordava ogni anno. L’agnello immolato, il pane senza lievito, il covone delle primizie, rappresentavano il Signore” {La Speranza dell’Uomo, pp. 47}.
“Gesù risorse dai morti come primizia di coloro che dormono. Egli era raffigurato dal covone che veniva agitato nel tempio e la Sua risurrezione avvenne proprio nel giorno in cui i covoni erano presentati davanti al Signore. Per più di mille anni quella cerimonia simbolica era stata ripetuta. Si raccoglievano le prime spighe mature nei campi di grano e quando il popolo saliva a Gerusalemme, in occasione della Pasqua, il covone delle primizie veniva agitato davanti al Signore come offerta di riconoscenza; solo dopo questa cerimonia si poteva mietere e raccogliere il grano. Il covone consacrato a Dio era un simbolo del raccolto. Nello stesso modo il Cristo, la primizia, raffigurava il grande raccolto spirituale che doveva essere introdotto nel regno di Dio. La sua risurrezione è un simbolo e una garanzia di quella di tutti i giusti” {La Speranza dell’uomo, pp. 603}.
Errore 13 – si afferma che le feste erano incluse negli “statuti e nei giudizi”. Non è vero.
Lo Spirito di Profezia è molto chiaro che gli unici “statuti” a cui dobbiamo obbedire ora sono gli statuti morali che spiegano in dettaglio i Dieci Comandamenti. I giorni di festa non lo fanno. Sono feste fortemente caratterizzate dall’offerta di sacrifici di sangue.
Siccome tutte le feste erano incentrate sulle offerte di sangue, i giorni di festa spiegano la morte di Cristo più nello specifico. Non spiegano i Dieci Comandamenti più nel dettaglio, come fanno gli statuti morali. Questo è già stato discusso a lungo in precedenza.
Errore 14 – Si afferma che ogni volta che nella Bibbia si usa “statuti”, vuol dire “giorni di festa” o “festività dei giorni di festa”.
Come abbiamo imparato prima, gli statuti e i giudizi spiegati in Esodo 21-22, non sono parte né della legge morale dei Dieci Comandamenti, né della legge cerimoniale dei tipi e dei simboli (che includeva i giorni di festa con i sacrifici). Gli statuti e i giudizi spiegano e fanno entrare in vigore la legge morale, e non hanno nessun rapporto con la legge cerimoniale. Erano principi di comportamento umano. Questi principi saranno validi fino alla fine dei tempi. Al contrario, i giorni di festa erano un simbolo che preannunciava la croce.
Errore 15 -Si afferma che, siccome Malachia 4: 4 ci dice di ricordare “gli statuti e i decreti”, dovremmo osservare oggi i giorni di festa.
Ecco il versetto: “«Ricordatevi della legge di Mosè, mio servo, al quale in Horeb ordinai statuti e decreti per tutto Israele” {Malachia 4: 4}. Precedentemente in questo libro abbiamo scoperto la verità di questo argomento: in primo luogo, e sopra ogni altra cosa, dobbiamo osservare i Dieci Comandamenti (Esodo 20).
Secondo, dobbiamo osservare gli statuti e i decreti morali, che si ripercuotono sul nostro comportamento reciproco (Esodo 21-22). Ma i giorni di festa (Levitico 23) non fanno parte degli statuti e dei decreti. I giorni di festa erano stati pensati per preannunciare la morte di Cristo, mentre statuti e decreti servivano per proteggere i Dieci Comandamenti (Review, 6 maggio 1875, citato in precedenza nel capitolo su “Statuti e Giudizi”).
Errore 16 -Si dice che Daniele 7: 25 riguardi i giorni di festa! Si afferma che, secondo questo falso insegnamento, il papato (il piccolo corno) non solo abbia impedito alla chiesa cristiana primitiva di osservare il Sabato biblico (vero), ma anche di osservare i giorni di festa (falso)! Non ci sono prove storiche da nessuna parte che sostengano che la chiesa cristiana primitiva osservasse quei giorni di festa! Avevano obbedito alla decisione in Atti 15 che diceva che il popolo di Dio non avrebbe più osservato quelle leggi cerimoniali.
A sostegno di questa affermazione, un falso insegnante cita la New Catholic Translation (Nuova Traduzione Cattolica, traduzione in inglese della Bibbia, ndt) della Bibbia che prova a nascondere l’identità papale nel cambiamento del Sabato, con questa traduzione:
“… pensano di mutare i giorni di festa e la legge”. Questi falsi insegnanti vogliono unirsi ai cattolici sminuendo il Sabato e l’opera del papato, se questo gli permette di avere più seguaci che li pagano!
Errore 17 – È una variante dell’errore citato sopra. Si afferma che “i tempi” di Daniele 7: 25 vengano da una parola caldea (babilonese) che vuol dire “stagioni”. Perciò Daniele 7: 25 prediceva che Roma, oltre al Sabato, avrebbe eliminato anche i giorni di festa!
Primo, “stagioni” non vuol dire “giorni di festa”. La parola “zinnim” è una parola standard che vuol dire “tempo stabilito” e non ha nessuna relazione con le feste ebraiche. Secondo, non ci sono prove da nessuna parte nella storia che la chiesa cattolica abbia abolito i giorni di festa dell’Antico Testamento.
Errore 18 – Si afferma che Genesi 1: 14 si dovrebbe tradurre con “giorni di festa”. “Poi Dio disse: «Vi siano dei luminari nel firmamento dei cieli per separare il giorno dalla notte, e siano per segni e per stagioni (e per giorni di festa) e per giorni e per anni” {Genesi 1: 14}.
Questo è un altro tentativo di far risalire l’origine dei giorni di festa alla creazione del mondo! Questo errore si basa sulla teoria che “stagioni” (mo’ed) voglia dire “feste”. Molti degli errori dei falsi insegnanti si basano sull’interpretazione sbagliata di “mo’ed”. Cercano in ogni angolino e nicchia dell’Antico Testamento di trovare cosa da chiamare “giorni di festa”.
“Mo’ed” era usato per esprimere il tempo dell’anno in cui gli uccelli migrano (Geremia 8: 7, Genesi 17: 21) o quando i grappoli sono pronti per essere vendemmiati (Osea 2: 9). Ma molti di questi brani sono tradotti con “giorni di festa” da questi falsi insegnanti.
Come fanno la luna, il sole e le stelle a essere “segni” e “stagioni”? Il sole ci dice quando è giorno e (con l’equinozio di primavera) quando inizia l’anno. La luna ci dice quando iniziano i mesi. Non c’è nessun riferimento ai giorni di festa in Genesi 1: 14.
Errore 19 – Un’altra dichiarazione è che l’affermazione “All’inizio del periodo di profonda angoscia, eravamo stati illuminati dallo Spirito Santo per proclamare il messaggio relativo al sabato” (PSCR 94) dimostra che il Sabato include i giorni di festa!
È come grattare il fondo del barile nel tentativo disperato di trovare qualcosa che supporti la teoria che il Sabato include i giorni di festa.
Errore 20 – Si dice che Cristo ha detto che avrebbe consumato la Pasqua con noi in paradiso! Un’affermazione del genere è in contrasto diretto con tutte le affermazioni dello Spirito di Profezia, citate da altre parti in questo libro, che dicono che la Pasqua si è conclusa al Calvario. “Questa offerta [di Cristo] avrebbe concluso quel complesso sistema di tipi e cerimonie che per quattromila anni avevano preannunciato la sua morte. Mentre mangiava la Pasqua insieme con i discepoli, Gesù stabilì al suo posto quel servizio che doveva ricordare il Suo grande sacrificio. La festa nazionale degli ebrei doveva finire per sempre e Gesù la sostituì con un rito che sarebbe stato celebrato dai Suoi discepoli in tutti i paesi e per tutte le età” {La speranza dell’uomo, pp. 501}.
Cosa c’è di più chiaro della citazione qui sopra?
“Quando il Salvatore donò la Sua vita sul Calvario, la Pasqua non ebbe più significato e al suo posto, come memoriale dello stesso evento di cui la Pasqua era stata simbolo, fu istituita la Cena del Signore” {Patriarchi e Profeti, pp. 454}.
Errore 21 – Si afferma che, dopo la crocifissione e l’ascensione di Cristo, i discepoli si riunirono per celebrare la Festa della Pentecoste. Per questo Dio ha effuso su di loro lo Spirito Santo.
In risposta a questa dichiarazione audace, ecco le cose come stanno: Primo, ai discepoli è stato detto di “aspettare a Gerusalemme” fino a che la benedizione promessa fosse stata mandata (Luca 24: 49-51, Atti 1: 4). È stata l’ultima promessa fatta loro prima dell’ascensione. Non ha detto loro di osservare la festa della Pentecoste! Secondo,
hanno passato la maggior parte del tempo nella camera alta, pregando e approfondendo il loro impegno per Dio (Atti 1: 12-14). Terzo, in tutto questo tempo, la festa non era ancora cominciata! Quarto, non si menziona mai il fatto che osservassero la festa!
Errore 22 – Si afferma che ora dobbiamo osservare la Pasqua perché non è più una “festa nazionale” solo degli ebrei, ma è diventata una “festa internazionale”, osservata da tante persone nel mondo. (Parleremo ancora di “leggi nazionali” più avanti). Le due citazioni che seguono ne sono una prova:
“La festa nazionale degli ebrei doveva finire per sempre e Gesù la sostituì con un rito che sarebbe stato celebrato dai Suoi discepoli in tutti i paesi e per tutte le età” {Gesù di Nazaret, pp. 500}.
La citazione qui sopra parla della Pasqua che viene sostituita dall’Ultima Cena del Signore e si trova nel secondo paragrafo del capitolo 72 “Fate questo in memoria di me” di Gesù di Nazaret. Tutto il capitolo parla dell’Ultima Cena. Era l’Ultima Cena che veniva istituita “in tutte le nazioni, non l’osservanza della Pasqua a livello mondiale!
Ma i falsi insegnanti affermano che la frase qui sopra predice che la Pasqua non è conclusa, ma dovrebbe essere osservata ovunque nel mondo. Osservare la Pasqua oggi sarebbe come crocifiggere due volte Cristo.
Errore 23 – Si afferma che Paolo ha osservato la Pasqua a Filippi (Atti 20: 6) e ha citato anche la Pentecoste. Per questo ci viene chiesto di osservare anche oggi quei giorni di festa” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1062}.
In Atti 20: 6 Luca ha scritto che Paolo pareva aver lasciato la città dopo la festa ebraica degli Azzimi. Ma non dice che l’avesse osservata. La frase ci dice solo qual era il periodo dell’anno in cui Paolo aveva lasciato Filippi. Paolo cercava di raggiungere il cuore dell’uomo, ma era sceso a compromessi per farlo.
Aveva sbagliato ad Atene, quando aveva cercato di fare proseliti usando la saggezza terrena, invece della semplice predicazione di Cristo (UVI 152-153).
“Alla fine del suo operato [Paolo] ha cercato il risultato del suo lavoro. Tra la grande assemblea che aveva ascoltato le sue parole eloquenti, solo in tre si erano convertiti alla fede. Poi aveva deciso che da quel momento avrebbe mantenuto la semplicità del vangelo.
Era convinto che la conoscenza del mondo non poteva smuovere il cuore dell’uomo, ma il vangelo era la forza di Dio per arrivare alla salvezza” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1062}.
Vi ricorderete che, cercando di compiacere i cristiani ebrei a Roma, Paolo poi era sceso a compromessi per fare le cerimonie ebraiche al Tempio. Ma questo aveva portato al suo arresto, imprigionamento e alla fine alla sua morte. Aveva fatto il voto della purificazione al tempio, in modo che tutti sapessero “… che anche tu sei disciplinato e osservi la legge” {Atti 21: 24}.
Paolo aveva imparato la lezione e questo portò al suo imprigionamento e alla fine alla sua morte.
“Paolo non ha legato né se stesso né i suoi convertiti alle cerimonie e alle abitudini ebraiche, con le varie forme, modelli e sacrifici, perché aveva riconosciuto che l’offerta perfetta e finale era stata fatta alla morte del Figlio di Dio” {Schizzi dalla vita di Paolo, pp. 105}. Purtroppo, gli ebrei convertiti alla fede volevano conservare le vecchie cerimonie ebraiche.
Ma questo non vuol dire che dobbiamo farlo oggi!
“Questi non erano generalmente inclini a conformarsi rapidamente alla direttiva che Dio aveva dato alla chiesa” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 118}.
“La religione d’Israele non doveva consistere in cerimonie esteriori, ma nell’amore” {La Speranza dell’Uomo, pp. 460}.
Non permettete a Satana di contaminare la vostra fede!
“Attraverso il paganesimo, Satana aveva allontanato per secoli gli uomini da Dio;
ma il suo più grande trionfo lo ottenne pervertendo la fede d’Israele. I pagani, la cui religione era frutto di pura inventiva, si erano allontanati dalla vera conoscenza di Dio per immergersi nella corruzione. Lo stesso era accaduto a Israele. Alla base di ogni religione pagana c’è il principio secondo cui l’uomo può salvarsi con le proprie opere, ed era condiviso anche dalla religione ebraica. Era Satana l’autore di questa concezione. Una volta accettata, per l’uomo non c’è difesa contro il peccato” {La Speranza dell’Uomo, pp. 22}.
Errore 24 – Si afferma che la battaglia dell’Armageddon (Apocalisse 16: 16) sarà combattuta in tutto il mondo “su quali giorni sacri dovremmo osservare: la festa della domenica o i giorni di festa e il Sabato?”. Dove si trova nella Bibbia o nello Spirito di Profezia un accenno al fatto che sia vero? Il Gran Conflitto è un’analisi meravigliosamente dettagliata
degli eventi finali. Se i giorni di festa fossero un tema della crisi finale, li troveremmo in questo libro! Ma non vengono mai citate nemmeno una volta le parole “feste” o “giorni di festa”!
In un brano si parla di “Pasqua” e “primizie”, ma solo per dirci come entrambe le cose siano finite:
“L’uccisione dell’agnello pasquale simboleggiava la morte di Gesù. Dice l’apostolo Paolo: “… la nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi” {1 Corinzi 5: 7}. La mannella delle primizie, che al tempo di Pasqua veniva agitata davanti al Signore, rappresentava la risurrezione. Paolo, infatti, parlando della risurrezione di Gesù e del Suo popolo, scrive: “…Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta” {1 Corinzi 15: 23}. Simile alla mannella agitata, che era la primizia del grano maturo raccolto prima della mietitura, il Cristo rappresenta la primizia dei redenti che alla risurrezione finale saranno raccolti nel granaio di Dio.
I simboli si adempirono non solo in relazione a quell’evento, ma anche a quel tempo. Il quattordicesimo giorno del primo mese ebraico, lo stesso giorno e lo stesso mese nei quali per quindici lunghi secoli l’agnello pasquale era stato immolato, il Cristo, dopo aver mangiato la Pasqua con i Suoi discepoli, istituì la festa che doveva commemorare la
Sua morte, quale “Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” {Il Gran Conflitto, pp. 313}.
Nel Gran Conflitto ci viene anche detto che il tabernacolo terreno e il tempio di Salomone non esistono più.
“Dopo che gli ebrei si furono stabiliti in Canaan, il tabernacolo venne sostituito dal tempio di Salomone che, sebbene fosse un edificio permanente e di dimensioni più grandi, conservava le stesse proporzioni ed era arredato nello stesso modo. Il santuario rimase sotto questa sua nuova forma, eccetto quando fu ridotto in rovina al tempo di Daniele, fino alla sua definitiva distruzione del 70 d.C., ad opera dei romani” {Il Gran Conflitto, pp. 323}. Questa è stata la fine delle funzioni che si svolgevano in esso.
Parlando del giorno dell’espiazione in paradiso, ci viene detto:
“Nel rituale del santuario terrestre “… figura e ombra delle cose celesti” {Ebrei 8: 5}
questa sezione veniva aperta solo nel gran giorno delle espiazioni, per la purificazione del santuario” {Il Gran Conflitto, 339}.
Questo è tutto quello che Il Gran Conflitto ci dice sulle leggi e cerimonie mosaiche.
Errore 25 – Ci viene detto che Ellen White sapesse la verità, che i giorni di festa erano importanti quanto i Dieci Comandamenti e dovevano essere osservati per sempre, ma lei aveva deciso di non dirlo a nessuno. Questo nega la natura dell’Ispirazione. Dio ci ha dato la Bibbia e lo Spirito di Profezia per rivelare le verità che dobbiamo sapere. Dire che ci siano verità migliori al di fuori di esse è come aprire le porte a ogni possibile ipotesi, e dubitare di quello che ci è stato rivelato.
Da queste affermazioni sembra che Ellen White non ci abbia detto qualcosa sui giorni di festa?
“Questo comando [la lavanda dei piedi] non parla alla capacità intellettuale dell’uomo quanto al suo cuore. La sua natura morale e spirituale ne ha bisogno. Se i Suoi discepoli non ne avessero avuto bisogno, non sarebbe stato lasciato come ultimo comando dato da Cristo legato all’ultima cena, che la includeva.
Era desiderio di Cristo lasciare ai Suoi discepoli l’ordine di fare quello di cui avevano bisogno che sarebbe servito a slegarsi dai riti e dalle cerimonie che fino ad allora avevano considerato essenziali e che, dopo aver ricevuto il vangelo, non avevano più nessuna potenza. Continuare con quei riti sarebbe stato un insulto a Geova. Mangiare del corpo, bere del sangue di Cristo, non solo nelle funzioni sacramentali, ma ogni giorno partecipare del pane della vita per soddisfare la fame dell’anima, sarebbe stato come ricevere la Sua Parola e fare la Sua volontà” {Commentario alla Bibbia, vol. 5, pp. 1139-1140}.
“Gli ebrei si vantavano delle cerimonie istituite da Dio e conclusero che siccome era stato Dio a stabilire il modo in cui gli Ebrei dovevano adorarLo, era impossibile che autorizzasse una modifica a quelle istruzioni. Decisero che il cristianesimo doveva riprendere le leggi e le cerimonie ebraiche. Fecero fatica a capire la fine di quello che era stato abolito da Cristo e a percepire che tutte le offerte sacrificali avevano preannunciato la morte del Figlio di Dio, in cui tipo e antitipo si erano incontrati, rendendo senza valore le cerimonie istituite da Dio e i sacrifici della religione ebraica” {Vita di Paolo, pp. 64-65 (anche Storia della redenzione, pp. 305-306)}.
“Ci sono due leggi distinte che vengono messe in luce. Una è la legge dei tipi e dei modelli, che arrivarono fino al tempo di Cristo e cessarono quando tipo e antitipo si incontrarono nella Sua morte. L’altra è la legge di Geova, che è vincolante e immutabile come il Suo trono eterno. Dopo la crocifissione, per gli ebrei continuare a offrire sacrifici col fuoco e offerte era come rinnegare Cristo, perché erano simboli che preannunciavano la Sua morte. Era dire al mondo che cercavano la venuta del Redentore, e che non avevano fede in Colui che aveva dato la Sua vita per i peccati del mondo. Per questo le leggi cerimoniali smisero di essere in vigore alla morte di Cristo” {Segni, 29 luglio 1886}.
LE FESTE NEL TIPO E NELL’ANTI-TIPO
Siccome ci viene detto che dobbiamo osservare quei giorni di festa che non si sono ancora adempiuti, dovremmo rivolgere la nostra attenzione ai loro anti-tipi.
Ciascuna delle sette feste aveva sia un tipo che un anti-tipo. Il tipo era l’osservanza immediata, dell’Antico Testamento, di quella festa in un dato momento dell’anno. L’anti-tipo è l’evento principale, che accadrà nella storia, preannunciato dal tipo.
Le prime sei feste dei tipi si sono adempiute, ma la settima no. Ecco i sette anti-tipi: La Pasqua si è adempiuta alla morte di Cristo sul Calvario. Era il vero Agnello di Dio che toglie i peccati di tutti coloro che Lo accettano come loro Salvatore.
La Festa degli Azzimi si è adempiuta quando, a partire dal giorno dopo la crocifissione, i discepoli e gli altri hanno studiato la Parola di Dio per imparare la verità sulla morte di Cristo.
Il giorno seguente, come predetto dal tipo, sono state raccolte le primizie del raccolto: Cristo, la primizia dei morti è risorto e ha portato un gruppo di credenti risorti (anch’essi primizie dei morti) al cielo. Dopo di che, è iniziato un parziale raccolto delle anime, quando molti si sono resi conto della verità su Cristo.
È stato detto che la Festa degli Azzimi non era collegata alla Pasqua. Ma non è vero.
“Paolo rimase a Filippi per celebrare la Pasqua…durante gli otto giorni della festa” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 245}. “Si avvicinava intanto la festa degli Azzimi, detta Pasqua” {Luca 22: 1}.
Tutta la festa era chiamata Pasqua, anche se il pasto della Pasqua era solo il primo giorno.
Nell’uso comune, Pasqua significa festa degli azzimi, e durava otto giorni. Quindi anche la Festa degli Azzimi è stata superata.
La Festa della Pentecoste si è adempiuta 50 giorni dopo, quando lo Spirito Santo è stato effuso sugli Apostoli e, quando immediatamente dopo hanno iniziato a testimoniare, un gran numero di convertiti si è unito a loro nella fede. (Quei 50 giorni consistevano nei 40 giorni in cui Cristo era stato sulla terra coi discepoli, seguiti da dieci giorni in cui i discepoli avevano pregato nella camera alta).
La Festa delle Trombe si è adempiuta col Movimento Millerita, che è culminato nel grido a gran voce in estate e all’inizio dell’autunno del 1844. È stato espresso un messaggio veramente potente, a suon di tromba.
Il Giorno dell’Espiazione ha iniziato ad adempiersi il 22 ottobre 1844, quando Cristo è entrato nel Luogo Santissimo del Santuario celeste, per iniziare l’espiazione finale per conto nostro. Questa esperienza è spiegata in modo completo (meglio che in qualsiasi altra fonte) nel Gran Conflitto, capitoli 23, 24 e 28.
In questo giorno anti-tipico dell’Espiazione, dobbiamo vivere con grande attenzione, per mezzo della grazia di Cristo, perfezionando il nostro carattere, per l’espiazione che raggiungerà presto i nostri nomi e poi finirà! Ma da nessuna parte ci viene detto, oggi, di osservare un vero Giorno dell’Espiazione, di uccidere due animali e liberare un capro espiatorio!
La Festa delle Capanne si adempirà quando Cristo tornerà sulla terra da solo.
“La festa delle Capanne oltre ad avere valore commemorativo ne aveva uno simbolico. Non ricordava solamente il soggiorno nel deserto, ma celebrava anche il raccolto dei frutti della terra e prefigurava il gran giorno del giudizio finale, quando il “Signore della messe” manderà i Suoi mietitori per raccogliere la zizzania in fasci per il fuoco e il grano nei Suoi granai. In quel tempo tutte le persone malvagie saranno distrutte “come se non fossero mai state” {Abdia 1: 16}, e in tutto l’universo ogni popolo si unirà per lodare Dio con gioia” {Patriarchi e Profeti, pp. 454}. Si dice che, siccome il Giorno del Giudizio e la Festa delle Capanne non hanno ancora raggiunto il compimento, allora dobbiamo osservarli oggi. È un ragionamento falso.
Primo, l’intero sistema cerimoniale si è adempiuto in Cristo e nel Suo ministero per noi. Abbiamo citato varie affermazioni che lo sostengono. Per evitare confusione, i riti di tutto il sistema mosaico, con le loro offerte di sangue, si sono conclusi alla croce.
In nessun posto ci viene detto che la pratica di tali rituali non terminò. “Settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città… Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione” {Daniele 9: 24, 27}. “E in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione” {Daniele 9: 27}. Nella primavera dell’anno 31 d.C. Gesù, il vero sacrificio, fu offerto sul Calvario. In quel momento la cortina del tempio si lacerò, indicando che il valore simbolico dei vari sacrifici era finito. Si era concluso il tempo dei sacrifici e delle offerte terreni {La Speranza dell’Uomo pp. 165}. “E in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione”. Nel 31 d.C. cioè tre anni e mezzo dopo il battesimo, Gesù fu crocifisso. Con il grande sacrificio da Lui offerto sul Calvario finì il sistema dei sacrifici che per quattromila anni avevano rappresentato l’Agnello di Dio che doveva venire nel mondo. Il tipo si era incontrato con l’anti-tipo e quindi cessavano tutti i sacrifici e le offerte del sistema cerimoniale {Il Gran Conflitto, pp. 258}.
Secondo, sia il Giorno dell’Espiazione che la Festa delle Capanne richiedevano sacrifici di sangue: tre per il Giorno dell’Espiazione (Levitico 16: 3, 6, 9) e otto per la Festa delle Capanne (Levitico 23: 36- 37). Ci viene detto più volte che tutte le cerimonie sacrificali si sono concluse alla croce.
Terzo, da nessuna parte nella Bibbia o nello Spirito di Profezia ci viene davvero chiesto di osservare un giorno di festa dopo il Calvario. Andare ai campeggi e gioire, come raccomanda (non comanda) Ellen White, non vuol dire osservare la Festa delle Capanne alla lettera, con gli otto sacrifici di agnelli.
Quarto, sarebbe come mettere a morte Cristo due volte, se oggi osservassimo un tipico giorno di festa annuale. Sarebbe peggio del terribile errore commesso da Mosè, quando ha colpito la roccia due volte (Numeri 20: 10-11). Tutto quello che ha fatto è stato ripetere due volte il simbolo. Se uccidessimo oggi degli agnelli, commetteremmo il peccato degli ebrei dopo il Calvario. E Dio li ha puniti per quel peccato distruggendo la città dove lo stavano facendo!
Volete essere puniti nello stesso modo? Sì, è vero che due delle sette feste non hanno ancora raggiunto il compimento anti-tipico finale, ma non ci sono versetti che ci dicono di osservare una di quelle feste dopo il Calvario. Farlo vuol dire fare tutti i riti elencati. Secondo
le istruzioni della Bibbia, questo vorrebbe dire fare sacrifici di sangue al Monte del Tempio a Gerusalemme. Chi è pronto ad andare nella Vecchia Gerusalemme oggi e osa farlo?
L’IDENTITA’ DEI 144.000
Questo punto viene qui discusso perché alcuni falsi insegnanti dichiarano che, se non si osservano i giorni di festa, non si può far parte dei 144.000 che saranno trasferiti!
1. Viene detto che “gli statuti… l’insegnamento fondamentale che i 144.000 devono accettare se vogliono gridare con forza”.
Siccome questo errore sta causando confusione nel nostro popolo, spiegherò qui la verità sui 144.000:
I 144.000 sono un gruppo di fedeli, un gruppo tra tutti i redenti, che saranno salvati. Saranno gli unici a sentire tutto il grido a gran voce, a vedere le piaghe sugli empi, e a sperimentare il tempo della grande distretta, e della distretta di Giacobbe. Durante quel tempo, hanno “ricevuto la vittoria speciale sull’immagine della bestia, nell’unico momento in cui è stato data. (Prima della crisi finale, non c’era l’immagine). Dopo il ritorno di Cristo, staranno con tutti gli altri redenti sul mare di vetro, ma solo loro potranno cantare un canto speciale sull’esperienza di liberazione che hanno vissuto.
Il brano che segue identifica chiaramente i 144.000:
“Sul mare di vetro che è davanti al trono e che i riflessi della gloria di Dio fanno somigliare a vetro mescolato al fuoco, è riunita la folla di coloro che hanno “… ottenuto vittoria sulla bestia, sulla sua immagine, sul suo marchio e sul numero del suo nome…” {Apocalisse 15: 2}.
Con l’Agnello, sul monte di Sion, suonando “le arpe di Dio” ci sono i
144.000 riscattati dalla terra. Si ode “… una voce dal cielo come rumore di molte acque e come rumore di gran tuono, e la voce che udii era come il suono prodotto da arpisti che suonano le loro arpe.
E cantavano un cantico nuovo davanti al trono…”, un canto che soltanto i 144.000 possono imparare. È il canto di Mosè e dell’Agnello: è il canto della liberazione. Nessuno, ad eccezione dei 144.000 lo può imparare, perché è il canto della loro esperienza, che solo loro hanno vissuto. “… Essi son quelli che seguono l’Agnello dovunque vada”. Traslati
dalla terra fra i viventi, essi sono considerati “primizie a Dio ed all’Agnello…” {Apocalisse 14: 1-4}. “… Essi son quelli che vengono dalla gran tribolazione” {Apocalisse 7: 14}, hanno affrontato il “tempo di distretta” quale “non se n’ebbe mai da quando esistono le nazioni” essi hanno conosciuto l’angoscia del tempo di “distretta di Giacobbe”, hanno resistito senza intercessore allo scatenarsi del giudizio finale ma sono stati liberati perché “… hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello” {Apocalisse 7: 14}. “E nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili”{Apocalisse 14: 5}. Essi hanno visto la terra devastata dalla carestia, dalla pestilenza e dal calore di un sole divorante; hanno dovuto sopportare la sofferenza, la fame e la sete. Però “Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Iddio asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro” {Apocalisse 7: 16, 17} [Il Gran Conflitto, pp. 507].
A questo punto bisogna capire l’ordine degli eventi finali:
(1) il grido a gran voce;
(2) la chiusura del tempo di grazia;
(3) le piaghe e l’inizio del tempo di distretta;
(4) l’inizio della distretta di Giacobbe. I 144.000 passeranno tutto questo;
(5) Poi ci sarà la Voce di Dio che libera i fedeli (GC 498-499). Nessuno degli altri redenti saranno vivi durante gli eventi di questo paragrafo, saranno vivi solo i 144.000;
(6) Poi ci sarà la risurrezione speciale (GC 498), quando “tutti coloro che sono morti credendo nel messaggio del terzo angelo”
risorgeranno. A questo punto del tempo, anche un secondo gruppo di redenti sarà vivo. Ci si riferirà a loro altrove come a quelli “con i 144.000”;
(7) Poco dopo Cristo tornerà e il resto dei giusti morti sarà risuscitato. A questo punto, tutti i redenti saranno vivi.
Solo i 144.000 ascolteranno la Voce di Dio che annuncia il giorno e l’ora del ritorno di Cristo, perché tutto il resto dei rendenti sarà ancora nella tomba. (Perché i 144.00 sono così speciali? Erano vivi per tutta l’esperienza della crisi finale).
“Vidi i quattro angeli trattenere i quattro venti fino a quando l’opera di Gesù nel santuario non fosse terminata; in seguito sarebbero arrivate le sette ultime piaghe…Allora fu emesso un decreto per uccidere i giusti che gridavano giorno e notte per ottenere la liberazione. Questo era il tempo dell’angoscia di Giacobbe. Tutti i giusti, disperati, implorarono il Signore e furono liberati dalla sua voce. I 144.000 trionfarono. I loro visi si illuminarono della gloria di Dio” {Primi Scritti, pp. 50}.
“I giusti viventi, in numero di 144.000, riconobbero e capirono la voce, mentre gli empi pensavano fosse un tuono e un terremoto” {Primi Scritti, pp. 33}.
Dopo che la voce di Dio sarà risuonata, ci sarà la risurrezione speciale e tutti coloro che erano morti nella fede del terzo angelo saranno risuscitati. (Perché questo gruppo è così speciale? Durante la loro vita, tutto il mondo si è opposto alla legge di Dio. Gioite! Se io e voi moriremo, fedeli a Cristo e al messaggio, prima dell’inizio della crisi finale, io e voi saremo in quel gruppo che sarà risuscitato con una risurrezione speciale e sarà vivo per vedere il ritorno di Gesù!
“Le tombe si aprono e “… molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per una eterna infamia” {Daniele 12: 2}. Tutti coloro che sono morti credendo nel messaggio del terzo angelo escono dai sepolcri glorificati e odono il patto di pace di Dio concluso con chi ha osservato la Sua legge” {Il Gran Conflitto, pp. 648}.
I 144.000 alla seconda venuta vedranno Cristo richiamare in vita il resto dei giusti morti. (Perché questo gruppo è speciale? Ha accettato Cristo e Gli è stato fedele e condividerà la vita che durerà per tutta l’eternità).
“Le tombe si aprirono e i morti in Cristo uscirono rivestiti di immortalità. I 144.000 gridarono: “Alleluia!” mentre riconoscevano gli amici dai quali erano stati separati dalla morte, e in quello stesso momento fummo trasformati e innalzati insieme con loro per andare a incontrare il Signore nell’aria” {Primi Scritti, pp. 35}.
Quelli “con i 144.000” saranno quelli che saranno morti al messaggio del terzo angelo, ma che non erano vivi nella crisi finale e al tempo dell’angoscia di Giacobbe.
Saranno risuscitati in una risurrezione speciale, dopo che avrà risuonato la voce di Dio, e prima della Seconda Venuta. Anche se non faranno parte dei 144.000, saranno nel gruppo privilegiato che risorgerà nella risurrezione speciale e che vedrà il ritorno di Gesù.
“Non so quasi cosa dirle. La notizia della morte di sua moglie è stata per me sconvolgente. Non ci credevo quasi e anche ora stento a crederci. Dio mi ha dato una visione sabato sera scorso che scriverò…Ho visto che ha ricevuto un sigillo ed è risorta alla voce di Dio ed era sulla terra e sarà con i 144.000. Ho visto che non dobbiamo rattristarci per lei, riposerà per tutto il tempo della distretta” {Messaggi Scelti, vol. 2, pp. 263}. Ellen White sarà un’altra anima preziosa che, non avendo vissuto la crisi finale, non farà parte dei 144. 000. Ma risorgerà nella risurrezione speciale e “con i 144.000” vedrà il ritorno di Cristo, e dopo di che si godrà le glorie del paradiso. “Chiesi all’angelo che mi accompagnava di permettermi di restare in quel luogo. Non potevo sopportare il pensiero di dover ritornare nel mio mondo immerso nelle tenebre. Ma l’angelo disse: «Devi ritornare e se sarai fedele, tu e i 144.000 avrete il privilegio di visitare tutti i mondi e vedere l’opera di Dio»” {Primi Scritti, pp. 53}.
Non c’è altro da sapere sui 144.000. Quello che ci è stato rivelato è stato chiarito qui. I falsi insegnanti affermano che dovete accettare i loro strani insegnamenti per far parte dei 144.000. Ma non è vero. Accettare la Parola di Dio come è scritta e non andare oltre. Guardate come tutte le prove combaciano perfettamente. Tutti i brani precedenti identificano e localizzano i 144.000. I 144.000 sono un gruppo che si stacca per il tempo, non per i successi personali. Non dobbiamo accettare le teorie dei falsi insegnanti per far parte di quel gruppo.
Quante persone faranno parte del gruppo dei 144.000? È una domanda a cui risponderemo dopo il ritorno di Gesù e dopo che saranno radunati i Suoi fedeli. Prima di allora, non lo saprà nessuno, perché in quel tempo, quando i 144.000 attraverseranno la crisi finale, le condizioni del mondo saranno così spaventose, spesso saranno così sparpagliati, che sarà impossibile in quel momento contarli.
“Cristo dice che nella chiesa ci saranno coloro che presenteranno favole e supposizioni, mentre Dio ha comunicato verità grandiose, elevate, nobilitanti che dovrebbero essere conservate come tesori preziosi nella mente. Quando gli uomini imparano questa teoria o quella, quando sono curiosi per qualcosa che non è necessario che sappiano, non è Dio che li guida. Non fa parte del Suo piano che il Suo popolo presenti qualcosa che deve supporre, che non è insegnato nella Parola. Non è Sua volontà che debba analizzare i dubbi che non lo aiutino dal punto di vista spirituale, come “Chi fa parte dei 144.000?”. Questo, gli eletti di Dio, lo sapranno a breve senza alcun dubbio.
Fratelli e sorelle, apprezzate e studiate le verità che Dio ha dato a voi e ai vostri figli. Non passate il vostro tempo a cercare di capire ciò che non vi è di aiuto spirituale. “«Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?” {Luca 10: 25}. Questa è la domanda più importante e abbiamo ricevuto una risposta chiara. “Cosa sta scritto nella legge? Come leggi?” {Luca 10:26} [Fundamentals of Christian Education, (Fondamenti di educazione cristiana, ndt), 386].
ATTENTI ALLE IPOTESI
Dovremmo stare attenti a inventare nuove teorie. Accettate quello che è stato rivelato e non cercate di andare oltre.
Non ci viene detto di curiosare in cose sconosciute che Dio non ci ha rivelato.
“Forse in questa vita non arriveremo a spiegare il significato di tutti i brani delle Scritture; ma non ci sono punti vitali della verità pratica che saranno avvolti dal mistero” {Testimonianze, vol. 2, pp.692}.
“Alcune persone zelanti impegnano e sfruttano tutte le energie per trovare qualcosa di originale hanno fatto un grosso errore perché cercano qualcosa di incredibile, meraviglioso, intrigante per il popolo, qualcosa che pensano che gli altri non comprendano, ma nemmeno loro sanno di cosa parlano. Fanno ipotesi sulla Parola di Dio, avanzano idee che non sono di aiuto per loro o per le chiese. Magari stimolano l’immaginazione, ma c’è una reazione e queste idee diventano un ostacolo. La fede si confonde con la fantasia, e le loro visioni possono portare la mente nella direzione sbagliata. Lasciamo che siano le frasi chiare e semplici della Parola di Dio a diventare cibo per la mente: questo atteggiamento di fare ipotesi su cose che non sono chiaramente presentate è pericoloso” {Messaggi Scelti, vol. 1, pp. 181}.
“Per gli uomini decostruire e inserire una costruzione forzata, mezza vera, e mistica negli oracoli di Dio è un atto che mette in pericolo le loro anime e quelle degli altri” {Fundamentals of Christian Education, (Fondamenti di educazione cristiana, ndt), 386}.
I RITI SOPPIANTATI DALL’ULTIMA CENA
Si afferma che le leggi cerimoniali non sono state sostituite dalla lavanda dei piedi e dall’Ultima cena.
“In questo decreto [dell’Ultima Cena], Cristo ha scaricato i discepoli della responsabilità delle preoccupazioni e dei pesi degli antichi obblighi giudaici sui riti e sulle cerimonie. Non avevano più virtù, perché il tipo aveva incontrato l’antitipo in Lui, autorità e fondamento di tutti i decreti ebraici che Lo preannunciavano come la grande e unica offerta efficace per i peccati del mondo” {Commentario alla Bibbia, vol. 5, pp. 1139}.
“I simboli della casa del Signore sono semplici e si capiscono bene, e le verità che rappresentano sono di profondo significato per noi. Nell’istituzione della funzione sacramentale al posto della Pasqua, Cristo ha lasciato alla Sua chiesa un memoriale di grande sacrificio per l’uomo. ‘Fate questo’, ha detto, ‘in memoria di me’. Questo è stato il punto di transizione tra le due economie e le due grandi feste. Una si sarebbe conclusa per sempre, l’altra, che era appena stata istituita, doveva prendere il suo posto e continuare per tutto il tempo del memoriale della Sua morte” {Evangelizzazione, pp. 273-274}.
“La Pasqua si riferiva alla liberazione dei figli di Israele, ed era anche un modello, che preannunciava Cristo, l’Agnello di Dio, ucciso per la redenzione dell’uomo caduto…La Pasqua era osservata per commemorare la liberazione dei figli di Israele dall’Egitto. Era sia commemorativa che tipica. Il tipo aveva raggiunto l’antitipo quando Cristo, Agnello di Dio senza macchia, era morto sulla croce. Aveva lasciato l’ordine di commemorare gli eventi della Sua crocifissione… Qui il nostro Salvatore aveva istituito l’Ultima Cena che fosse celebrata spesso per mantenere fresche nella memoria dei Suoi seguaci le scene solenni del Suo tradimento e della Sua crocifissione per i peccati del mondo. Voleva che i Suoi seguaci si rendessero conto della loro continua dipendenza dal Suo sangue per avere la salvezza” {3 Spiritual Gifts (doni spirituali, vol. 3, pp. 225, 227-228}.
“Al posto della festa nazionale che il popolo ebreo aveva osservato, aveva istituito una funzione memoriale, l’ordine di lavare i piedi e la cena sacramentale, che dovevano essere osservate per tutto il tempo dai Suoi seguaci di ogni paese, che dovevano ripetere l’atto di Cristo in modo da capire che il vero servizio richiede di donarsi con generosità” {Evangelizzazione, pp. 275-276}.
LE LEGGI CERIMONIALI ERANO LEGGI NAZIONALI
Anche se ne abbiamo già parlato in precedenza, è un punto molto importante. Le varie leggi cerimoniali erano le leggi nazionali di Israele. Questo vuol dire che erano state date alla nazione di Israele. Ma vuole anche dire che non erano quelle che chiameremmo leggi individuali. Dovevano essere annunciate e portate avanti dal governo nazionale, con la partecipazione di tutto il popolo.
Dio ha dato tutte le leggi mosaiche alla nazione giudaica.
“Mosè avrebbe scritto queste leggi, perché fossero conservate con cura. Gli ebrei le avrebbero considerate il nucleo della loro legislazione nazionale” {Patriarchi e Profeti, pp. 258}.
Non erano leggi individuali. Nessun gruppo o individuo doveva da solo sacrificare agnelli per le offerte della mattina o della sera (come aveva cercato di fare Geroboamo, 1 Re 12) o entrare nel tempio e iniziare a fare cerimonie (come Uzziah aveva cercato di fare, 2 Cronache 26: 18-21). Nessun gruppo o individuo doveva organizzare la Pasqua o la Pentecoste da solo. Erano leggi nazionali di cui si doveva occupare il governo.
In base ai requisiti, che non sono mai cambiati, un sacerdote di Aronne doveva preparare e fare i sacrifici, e dovevano essere fatti al Tempio nell’antica Gerusalemme. Questo è il requisito biblico che non è mai cambiato. Dio non ha mai autorizzato nessun essere umano a modificare le sette feste sacre, come dovevano essere fatte, dove dovevano essere organizzate o chi doveva officiare queste funzioni solenni. In chiaro contrasto, i Dieci Comandamenti, che governavano le leggi più alte, dovevano essere osservati individualmente!
Ci viene detto che la Pasqua fa parte di questa legge nazionale.
“La festa nazionale degli ebrei doveva finire per sempre e Gesù la sostituì con un rito che sarebbe stato celebrato dai suoi discepoli in tutti i paesi e per tutte le età” {La Speranza dell ’uomo, pp. 501}.
“I sacerdoti speravano che Pilato ratificasse la loro condanna senza interrogare Gesù, e chiedevano questo anche come un favore in occasione della loro grande festa nazionale” {La Speranza dell ’Uomo, pp. 555}. Possiamo stare tranquilli che tutti gli altri giorni di festa facevano parte della legge nazionale.
Nessuno degli antichi riti doveva essere osservato dai singoli o da gruppi piccoli, che agivano da soli, quando e dove volevano.
QUALI SONO LE LEGGI MOSAICHE?
Le “leggi mosaiche” erano tutte le leggi che Dio aveva dato a Mosè in privato, perché fossero scritte su carta e dette agli israeliti. Erano incluse tutte le leggi a eccezione dei Dieci Comandamenti, che, scritti su pietra, erano stati detti direttamente al popolo da Dio in persona.
“A differenza dei Dieci Comandamenti, esse furono rivelate solo a Mosè, che poi le comunicò al popolo” {Patriarchi e Profeti, pp. 257}.
Paolo parla ai galati dopo che Paolo fece molti proseliti in Galazia, arrivarono gli insegnanti giudei e dissero ai neocristiani che dovevano osservare i giorni di festa e gli altri decreti mosaici. Dissero che i cristiani dovevano osservarli. Paolo definì questo ritorno alle cerimonie e alle feste “debole e povero”. “Ora invece, avendo conosciuto Dio, anzi essendo piuttosto stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, ai quali desiderate di essere di nuovo asserviti?” {Galati 4: 9}.
Poi Paolo parlò direttamente dei giorni di festa:
“Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni. Io temo di essermi affaticato invano per voi” {Galati 4: 10-11}.
Il riferimento qui alle “stagioni” doveva essere letteralmente “tempi stabiliti” le sette feste annuali del calendario ebraico (Numeri 28: 2). “Anni” si riferisce agli anni giubilari sabbatici del calendario ebraico (Esodo 23: 10, Levitico 15: 8-12).
Paolo poi li supplicò di uscire dalle vecchie leggi mosaiche come aveva fatto lui. “Siate come me… fratelli, ve ne prego” {Galati 4: 12}. Dovremmo rifiutare oggi il saggio consiglio di Paolo?
Paolo aveva rinunciato a quelle usanze per due motivi: portavano al legalismo, ed erano solo “ombre” della luce gloriosa che brillava dal Calvario. Paolo preferiva la luce, non le ombre. Oggi il suo messaggio per noi è così:
“State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù” {Galati 5: 1}.
CRISTIANI CHE GIUDAIZZANO
Volete essere cristiani che giudaizzano e continuano a osservare i riti mosaici, spingendo i fratelli cristiani a fare lo stesso?
Erano i cristiani giudaizzanti che continuavano a insegnare che si dovevano osservare le leggi cerimoniali, con i sacrifici al tempio e durante le Feste.
“Gli ebrei erano così esigenti nell’osservanza dei riti cerimoniali di purificazione che le loro prescrizioni erano diventate insopportabili. Le regole, le restrizioni e il timore dell’impurità esteriore occupavano la loro mente al punto tale da non percepire più gli effetti dell’egoismo e della malizia. Gesù, pur sottolineando la necessità di avere un cuore puro, non ha presentato questa purezza cerimoniale come una condizione per entrare nel regno dei cieli” {Con Gesù sul Monte delle Beatitudini, pp. 35}.
Osservavano, e ancora osservano, solo le ombre, gli accenni, i simboli che rappresentano la verità. Il modello del tempo in cui avrebbero potuto discernere la verità divenne così perverso per le loro invenzioni che avevano gli occhi accecati. Non si erano resi conto che il tipo e l’antitipo si erano incontrati alla morte di Gesù Cristo. Più distorcevano modelli e simboli, più le loro menti diventarono confuse, da non riuscire più a vedere l’adempimento perfetto dell’economia ebraica, istituita e stabilita da Cristo che Lo preannunciava.
Si moltiplicarono i decreti su carni, bevande e altro, fino a che la religione cerimoniale divenne il loro unico culto.
“Nel Suo insegnamento, Cristo ha cercato di istruire e formare gli ebrei in modo che vedessero l’oggetto di ciò che doveva essere abolito con la vera offerta di Sé stesso, il Sacrificio Vivente” {Fundamentals of Christian Education (Fondamenti di educazione cristiana, ndt), 398}.
“Non tutti, comunque, furono d’accordo con la decisione presa, [al Concilio di Gerusalemme in Atti 15] ci fu un certo numero di fratelli orgogliosi e ambiziosi che la disapprovarono. Questi dissidenti decisero di agire di proprio conto. Cominciarono a mormorare, a trovare colpe e proposero nuovi piani” {Gli Uomini che Vinsero un Impero, pp. 123}.
“Gerusalemme, oltre a essere la capitale dei giudei, era conosciuta per un esclusivismo e un fanatismo religioso che non aveva pari nel mondo antico. I cristiani d’origine ebrea, che vivevano nei pressi del tempio, erano naturalmente inclini a credere di avere dei privilegi speciali, a motivo della loro appartenenza alla nazione ebraica. Quando essi videro che la chiesa cristiana si separava dalle cerimonie e dalle tradizioni del giudaismo, capirono che la peculiare sacralità delle loro usanze sarebbe stata seriamente minacciata dalla diffusione della nuova fede. Molti si indignarono con l’apostolo Paolo, perché lui era uno dei maggiori responsabili di questo cambiamento. Anche tra i discepoli c’erano alcuni che non erano preparati ad accettare spontaneamente la decisione del concilio. Alcuni tra gli zelanti difensori della legge cerimoniale disapprovarono la testimonianza di Paolo, perché pensavano che i princìpi riguardanti l’obbligatorietà della legge giudaica non erano stati sufficientemente ribaditi dal concilio” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 123}.
“In seguito, Pietro visitò Antiochia, e conquistò la fiducia di molti con la sua prudente condotta verso i Gentili convertiti. Per un certo tempo, egli agì in armonia con la volontà di Dio.
Durante questo periodo superò il suo naturale pregiudizio circa il mangiare alla stessa tavola con i Gentili convertiti. Ma quando arrivarono da Gerusalemme alcuni giudei zelanti per la legge cerimoniale, Pietro avventatamente cambiò il suo atteggiamento verso coloro che dal paganesimo si erano convertiti al cristianesimo… La chiesa fu minacciata dalla divisione. Ma Paolo, avendo compreso il sovversivo influsso esercitato sulla chiesa dal doppio gioco di Pietro, lo rimproverò apertamente per aver mascherato i suoi veri sentimenti” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 124}.
“Pietro capì l’errore nel quale era caduto, e si adoperò immediatamen- te a riparare, per quanto fosse nelle sue possibilità, il male che era stato fatto. Dio che conosce la fine sin dal principio, permise che Pietro rivelasse questa sua debolezza di carattere, perché comprendesse che egli non aveva niente in sé stesso di cui vantarsi. Anche gli uomini migliori, se sono lasciati in balìa di sé stessi, commetteranno errori di giu- dizio…Questo racconto della debolezza di Pietro prova la sua fallibilità… La storia di questo allontanamento dai giusti princìpi dà un avverti- mento agli uomini che hanno una posizione di fiducia nella chiesa di Dio, affinché non manchino di integrità ma si attengano fermamente ai princìpi. Tali persone devono essere consapevoli del fatto che le responsabilità ricevute li espongono al rischio del fallimento del loro ministero, se non si conformano alla volontà del Signore” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 124}.
“Paolo, nel suo ministero, si trovò spesso a dover prendere delle decisioni da solo. Egli era stato istruito da Dio in maniera speciale, e non scese mai a compromessi con i princìpi del Vangelo. Talvolta la sua respon- sabilità era pesante, nonostante ciò, egli resistette rimanendo fedele all’ideale di giustizia che aveva abbracciato. Egli si rese conto che la chie- sa non doveva essere sottoposta all’autorità umana. Le tradizioni e i costumi degli uomini non devono mai prendere il posto della verità rivelata. L’avanzamento del Vangelo non deve essere ostacolato dai pregiudizi e dalle preferenze degli uomini, anche se questi occupano una posizione di rilievo in seno alla chiesa. Paolo dedicò sé stesso e tutte le sue forze per servire Dio. Egli aveva ricevuto le verità del Vangelo direttamente da Dio, e durante tutto il suo ministero si mantenne in contatto con gli agenti celesti. Egli era stato istruito da Dio a non imporre inutili obblighi ai Gentili cristiani. Così, quando i credenti che vivevano come ebrei, introdussero la questione della circoncisione nella chiesa di Antiochia, Paolo, conoscendo la mente dello Spirito di Dio circa questo insegnamento, prese una ferma e incrollabile posizione che liberò le chiese dalle cerimonie e dai riti giudaici” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 125}.
“Questi falsi insegnanti stavano mescolando le tradizioni giudaiche con le verità del Vangelo. Essi, ignorando la decisione del concilio generale tenutosi a Gerusalemme, imponevano ai Gentili convertiti l’osservanza della legge cerimoniale.
La situazione era critica. Il male che era stato introdotto minacciava di distruggere rapidamente le chiese in Galazia. Paolo era ferito al cuore e la sua anima era agitata per questa aperta apostasia da parte di coloro che egli aveva fedelmente istruito nei princìpi del Vangelo. Egli scrisse immediatamente ai credenti sviati, esponendo le false teorie che avevano accettato e rimproverando con grande severità quelli che si stavano allontanando dalla fede” {Gli Uomini che vinsero un impero, pp. 240}.
“Da ogni angolo giungevano notizie della diffusione della nuova dottrina, tramite la quale i giudei erano liberati dall’obbligo di osservare i riti della legge cerimoniale e i Gentili erano ammessi agli identici privilegi dei giudei, come figli di Abramo. Paolo, nella sua predicazione a Corinto, presentò gli stessi argomenti di cui scrisse così efficacemente nelle sue epistole. La sua enfatica dichiarazione: “Non c’è Greco e Giudeo, circoncisione e incirconcisione” fu considerata dai suoi nemici come un’audace bestemmia. Essi decisero che la sua voce doveva essere messa a tacere” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 244}.
“Nei primi anni della diffusione del Vangelo fra i Gentili, alcuni dirigenti di Gerusalemme, rimasti attaccati ai vecchi pregiudizi e alla vecchia mentalità, non avevano cooperato sinceramente con Paolo e i suoi compagni. Nell’ansia di preservare alcune cerimonie e formalità prive d’importanza, essi avevano perduto di vista la benedizione di cui avrebbero beneficiato loro stessi e la causa che amavano. Sebbene fossero desiderosi di salvaguardare gli interessi della chiesa cristiana, non avevano compreso quale fosse il piano di Dio per il suo sviluppo. Nella loro umana saggezza essi vollero imporre agli operai molte superflue restrizioni. Così sorsero degli uomini che, sebbene ignorassero le varie circostanze e i particolari bisogni incontrati dagli operai in terre lontane, insistevano di avere l’autorità di dirigere i fratelli che lavoravano in questi campi a seguire certi specifici metodi di lavoro. Costoro pensavano che l’opera della predicazione del Vangelo dovesse essere condotta in armonia con le loro opinioni” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 250}.
“Le generose offerte poste dinanzi a loro, aggiungevano valore alla testimonianza di Paolo circa la fedeltà delle nuove chiese fondate fra i Gentili. Quegli uomini che facevano parte del corpo dirigenziale della chiesa di Gerusalemme e che avevano imposto delle misure arbitrarie di controllo videro il ministero dell’apostolo sotto una nuova luce. Essi furono convinti che la loro condotta era stata erronea e che erano stati limitati nel loro giudizio da un eccessivo attaccamento alla tradizione e alle usanze ebraiche. Compresero che l’opera del Vangelo era stata grandemente ostacolata dalla loro incapacità di riconoscere che il muro di divisione tra giudei e Gentili era stato distrutto dalla morte di Cristo.
Per tutti i fratelli dirigenti, questa era un’occasione d’oro per confessare apertamente che Dio aveva operato per mezzo di Paolo e che essi a volte avevano sbagliato nel permettere che i rapporti riferiti dai suoi nemici suscitassero la loro gelosia e rafforzassero il loro pregiudizio. Invece di unirsi nel tentativo di rendere giustizia a colui che era stato danneggiato, gli diedero un consiglio che dimostrava che ancora credevano Paolo largamente responsabile dell’esistente pregiudizio. E non si schierarono distintamente in sua difesa. Per cercare di mostrare agli ostili che erano nell’errore, giunsero a un compromesso e gli dissero di compiere un’azione che, a parere loro, avrebbe rimosso ogni motivo di incomprensione.“…Fa’ dunque questo che ti diciamo: Noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; prendili con te, e purificati con loro, e paga le spese per loro, onde possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non c’è nulla di vero nelle informazioni che hanno ricevuto di te; ma che tu pure ti comporti da osservatore della legge…
I fratelli speravano che Paolo, compiendo l’azione suggeritagli, potesse dimostrare l’infondatezza dei rapporti riguardanti la sua persona. Essi lo assicurarono che la decisione del precedente concilio circa i Gentili convertiti e la legge cerimoniale era ancora valida. Ma il suggerimento ora dato era inconsistente con quella decisione. Questo suggerimento non fu ispirato dallo Spirito di Dio, ma da uno spirito di viltà. I dirigenti della chiesa di Gerusalemme sapevano che, se i cristiani non si fossero conformati alla legge cerimoniale, avrebbero attirato su di loro l’odio dei giudei e si sarebbero esposti alla persecuzione. Il Sinedrio stava facendo di tutto per ostacolare il progresso del Vangelo. Erano stati scelti degli uomini per sorvegliare gli apostoli, specialmente Paolo, e per contrastare la loro opera in qualsiasi modo. Se i credenti in Cristo fossero stati condannati davanti al Sinedrio come dei trasgressori della legge avrebbero subìto una rapida e severa punizione, come apostati dalla fede giudaica.
Molti dei giudei che avevano accettato il Vangelo avevano ancora rispetto per la legge cerimoniale ed erano fin troppo condiscendenti a fare avventate concessioni, nella speranza di guadagnare la fiducia dei loro connazionali e rimuovere il loro pregiudizio, inducendoli a credere in Cristo come il Redentore del mondo. Paolo si rese conto che fino a quando molti dei dirigenti della chiesa di Gerusalemme avessero continuato a sospettare di lui, egli non sarebbe riuscito a influenzare i suoi connazionali. Se con qualche ragionevole concessione fosse riuscito a condurli alla verità, avrebbe rimosso un grande ostacolo al successo del Vangelo in altri luoghi. Ma Dio non gli aveva dato l’autorizzazione di concedere tanto quanto essi richiedevano” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 251-253}.
“Praticamente in tutte le chiese c’erano ebrei per nascita. Con questi convertiti, gli insegnanti ebrei trovarono un rapido accesso e attraverso di loro presero piede nelle chiese.
Era impossibile, seguendo i temi biblici, rovesciare le dottrine insegnate da Paolo: per questo ricorsero a misure senza scrupoli per controbilanciare la sua influenza e indebolirne l’autorità. Dichiararono che non era stato discepolo di Gesù e che non aveva ricevuto nessun incarico da Lui, ma che aveva deciso di insegnare dottrine direttamente opposte a quelle di Pietro, Giacomo e degli altri apostoli.
Perciò gli emissari del giudaismo riuscirono ad allontanare molti dei convertiti cristiani dagli insegnanti del vangelo. Avendo raggiunto questo punto, li indussero a osservare la legge cerimoniale come elemento essenziale per la salvezza. La fede in Cristo e l’obbedienza alla legge dei Dieci Comandamenti erano considerate meno importanti. Divisioni, eresie e sensualità presero rapidamente terreno tra i credenti della Galazia.
L’anima di Paolo si angosciò quando vide il male che rapidamente stava distruggendo quelle chiese. Scrisse immediatamente ai Galati, mettendo in chiaro le loro teorie false, rimproverando con grande severità chi si era allontanato dalla fede” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1108}.
“C’erano alcuni, ai tempi di Paolo, che erano costantemente fissati con la circoncisione e che riuscivano a portare tantissime prove dalla Bibbia a dimostrazione del suo obbligo per gli ebrei; ma questo insegnamento non aveva nessuna conseguenza per l’epoca, perché Cristo era morto sulla croce del Calvario, e la circoncisione della carne non aveva alcun valore aggiuntivo.
Le funzioni e le cerimonie tipiche ad essa collegate furono abolite sulla croce. Il grande Agnello di Dio antitipico era diventato un’offerta per l’uomo colpevole, e l’ombra era sfociata nella sostanza. Paolo cercava di convincere gli uomini di quella grande verità dell’epoca, ma quelli che affermavano di essere seguaci di Gesù erano completamente assorbiti dall’insegnamento della tradizione degli ebrei e dall’obbligo della circoncisione” {Commentario alla Bibbia Vol. 6, pp. 1061}.
“Gli ebrei si rifiutavano di accettare Cristo come il Messia, e non riuscivano a capire che le cerimonie erano senza significato, che i sacrifici e le offerte avevano perso senso. Il velo che avevano steso con l’incredulità testarda è ancora sulle loro menti. Si potrebbe rimuovere se accettassero Cristo, la giustizia della legge.
Molti nel mondo cristiano hanno ancora un velo davanti agli occhi e al cuore. Non vedono la fine di quello che è stato eliminato. Non vedono che è solo la legge cerimoniale che è stata abrogata con la morte di Cristo. Affermano che la legge morale è stata inchiodata sulla croce. Il velo che ottenebra la loro comprensione è pesante. Il cuore di tante persone è in guerra con Dio. Non sono sottomessi alla Sua legge. Solo se saranno in armonia con le regole del Suo governo, Cristo sarà disponibile per loro. Possono parlare di Cristo come del loro Salvatore, ma alla fine Egli dirà:
“Non vi conosco”. Non vi siete pentiti con sincerità verso Dio per la violazione della Sua legge sacra e non avete vera fede in Me, perché la Mia missione è esaltare la legge di Dio… La legge morale non è mai stata un tipo o un’ombra. È esistita prima della creazione dell’uomo e durerà fino a che rimarrà il trono di Dio. Dio non può cambiare o alterare un precetto della Sua legge per salvare l’uomo, perché la legge è il fondamento del Suo giudizio. È immutabile, inalterabile, infinita ed eterna. Affinché l’uomo si salvasse e per far sì che l’onore della legge fosse mantenuto, era necessario che il Figlio di Dio si offrisse come sacrificio per il peccato. Colui che non aveva conosciuto il peccato è diventato peccato per noi. È morto per noi al Calvario.
La Sua morte è indice dell’amore meraviglioso di Dio per l’uomo e dell’immutabilità della Sua legge” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1096-1097}.
“È stata un’epoca importante per la chiesa. Nonostante il muro di divisione tra ebrei e gentili fosse stato rotto dalla morte di Cristo, permettendo ai gentili di ottenere i pieni privilegi del vangelo, il velo non era ancora stato tolto dagli occhi di molti dei credenti in Gesù, e non riuscivano a discernere chiaramente la fine di ciò che era stato abolito dal Figlio di Dio. L’opera doveva essere portata avanti con vigore tra i gentili e doveva portare al rafforzamento della chiesa grazie a un aumento delle anime” {Storia della redenzione, pp. 303-304}.
“La morte di Gesù Cristo per la redenzione dell’uomo solleva il velo e riflette un’inondazione di luce per centinaia di anni, sull’intera istituzione del sistema religioso ebraico. Senza la morte di Cristo tutto il sistema era senza significato. Gli ebrei rifiutavano Cristo, e quindi l’intero sistema religioso che avevano era per loro indefinito, inspiegabile e incerto. Davano la stessa importanza alle cerimonie ombra dei tipi che avevano incontrato l’antitipo e alla legge dei Dieci Comandamenti, che non era un’ombra, ma una realtà che durava come il trono di Geova. La morte di Cristo aveva elevato il sistema ebraico di tipi e decreti, dimostrando che erano stati istituiti da Dio, con lo scopo di tenere viva la fede nel cuore del Suo popolo” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1097}.
“Possiamo sapere molto di più di Cristo seguendoLo passo per passo nell’opera di redenzione, cercando i perduti e i morenti, che non andando nella vecchia Gerusalemme, Cristo ha portato il Suo popolo nella Sua chiesa. Ha spazzato via tutte le cerimonie del vecchio tipo. Non ha dato la possibilità di ripristinare quei riti o di sostituirli con qualcosa che ricordasse i vecchi sacrifici alla lettera. Il Signore vuole che il Suo popolo faccia solo sacrifici spirituali” {Review, 25 febbraio 1896}.
“L’apostolo spiegò che la religione non consiste in riti e cerimonie, in dogmi e teorie. Se fosse così, l’uomo naturale potrebbe comprenderla con l’ausilio della ragione, come comprende le cose del mondo. Paolo insegnò che la religione è una energia salvifica, un principio proveniente da Dio. Essa riguarda la vita d’ogni giorno e si determina come l’esperienza personale della potenza rigeneratrice di Dio nell’anima. Egli mostrò che Mosè aveva guidato Israele verso il Cristo, il Profeta che essi avrebbero dovuto ascoltare. Mostrò che tutti i profeti lo avevano indicato come il grande rimedio di Dio per il peccato, come l’innocente che avrebbe portato i peccati dei colpevoli. Lui non criticò la loro osservanza di forme e cerimonie appartenenti alla tradizione, ma spiegò che, mentre osservavano il servizio rituale con grande scrupolo, essi rigettavano l’Antitipo di tutto quel sistema” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 282}.
Solo se saranno in armonia con le regole del Suo governo, Cristo sarà disponibile per loro. Possono parlare di Cristo come del loro Salvatore, ma alla fine Egli dirà: “Non vi conosco”. Non vi siete pentiti con sincerità verso Dio per la violazione della Sua legge sacra e non avete vera fede in Me, perché la Mia missione è esaltare la legge di Dio…
La legge morale non è mai stata un tipo o un’ombra. È esistita prima della creazione dell’uomo e durerà fino a che rimarrà il trono di Dio. Dio non può cambiare o alterare un precetto della Sua legge per salvare l’uomo, perché la legge è il fondamento del Suo giudizio. È immutabile, inalterabile, infinita ed eterna. Affinché l’uomo si salvasse e per far sì che l’onore della legge fosse mantenuto, era necessario che il Figlio di Dio si offrisse come sacrificio per il peccato. Colui che non aveva conosciuto il peccato è diventato peccato per noi.
È morto per noi al Calvario. La Sua morte è indice dell’amore meraviglioso di Dio per l’uomo e dell’immutabilità della Sua legge” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1096-1097}.
È stata un’epoca importante per la chiesa. Nonostante il muro di divisione tra ebrei e gentili fosse stato rotto dalla morte di Cristo, permettendo ai gentili di ottenere i pieni privilegi del vangelo, il velo non era ancora stato tolto dagli occhi di molti dei credenti in Gesù, e non riuscivano a discernere chiaramente la fine di ciò che era stato abolito dal Figlio di Dio.
L’opera doveva essere portata avanti con vigore tra i gentili e doveva portare al rafforzamento della chiesa grazie a un aumento delle anime” {Storia della redenzione, pp. 303-304}.
“La morte di Gesù Cristo per la redenzione dell’uomo solleva il velo e riflette un’inondazione di luce per centinaia di anni, sull’intera istituzione del sistema religioso ebraico. Senza la morte di Cristo tutto il sistema era senza significato. Gli ebrei rifiutavano Cristo, e quindi l’intero sistema religioso che avevano era per loro indefinito, inspiegabile e incerto. Davano la stessa importanza alle cerimonie ombra dei tipi che avevano incontrato l’antitipo e alla legge dei Dieci Comandamenti, che non era un’ombra, ma una realtà che durava come il trono di Geova. La morte di Cristo aveva elevato il sistema ebraico di tipi e decreti, dimostrando che erano stati istituiti da Dio, con lo scopo di tenere viva la fede nel cuore del Suo popolo” {Commentario alla Bibbia, vol. 6, pp. 1097}.
“Possiamo sapere molto di più di Cristo seguendoLo passo per passo nell’opera di redenzione, cercando i perduti e i morenti, che non andando nella vecchia Gerusalemme, Cristo ha portato il Suo popolo nella Sua chiesa. Ha spazzato via tutte le cerimonie del vecchio tipo. Non ha dato la possibilità di ripristinare quei riti o di sostituirli con qualcosa che ricordasse i vecchi sacrifici alla lettera. Il Signore vuole che il Suo popolo faccia solo sacrifici spirituali” {Review, 25 febbraio 1896}.
“L’apostolo spiegò che la religione non consiste in riti e cerimonie, in dogmi e teorie. Se fosse così, l’uomo naturale potrebbe comprenderla con l’ausilio della ragione, come comprende le cose del mondo. Paolo insegnò che la religione è una energia salvifica, un principio proveniente da Dio. Essa riguarda la vita d’ogni giorno e si determina come l’esperienza personale della potenza rigeneratrice di Dio nell’anima. Egli mostrò che Mosè aveva guidato Israele verso il Cristo, il Profeta che essi avrebbero dovuto ascoltare.
Mostrò che tutti i profeti lo avevano indicato come il grande rimedio di Dio per il peccato, come l’innocente che avrebbe portato i peccati dei colpevoli. Lui non criticò la loro osservanza di forme e cerimonie appartenenti alla tradizione, ma spiegò che, mentre osservavano il servizio rituale con grande scrupolo, essi rigettavano l’Antitipo di tutto quel sistema” {Gli uomini che vinsero un impero, pp. 282}.
CERIMONIALISMO
È questo il tempo storico in cui abbiamo bisogno del cerimonialismo?
Qual è il messaggio che Dio ci ha dato per il nostro tempo -poco prima della fine del mondo? Da nessuna parte ci viene detto che ci sarà il ritorno delle leggi cerimoniali dell’Antico Testamento!
C’è Satana dietro al tentativo di oggi di sviare il popolo di Dio. Cerca di convincerci a sminuire l’importanza del sacrificio di Cristo – tornando agli antichi rituali che lo hanno preceduto.
“I sacrifici e le offerte del rituale mosaico si riferivano a un servizio migliore, quello celeste…Quando Adamo e i suoi figli cominciarono a offrire i sacrifici cerimoniali ordinati da Dio, come tipi del futuro Redentore, Satana vide in essi un simbolo della comunione fra il cielo e la terra.
Durante i lunghi secoli che seguirono ha cercato costantemente di interrompere questa comunione. Si è accanito continuamente per mettere Dio sotto una falsa luce e per alterare il valore dei riti che annunciavano la venuta del Salvatore e ha trionfato sulla maggior parte dei membri della famiglia umana” {Patriarchi e re, 348}.
COS’È IL CERIMONIALISMO?
“I farisei cercavano di distinguersi per la scrupolosa osservanza delle forme” {La Speranza dell’uomo, 186}.
“Così gli israeliti, non compiendo la missione che era stata loro affidata, ostacolarono l’opera di Dio e privarono i loro simili di una guida religiosa e di un esempio di santità.
I sacerdoti e i governanti, soddisfatti da una religione formale, non superarono la soglia di un rigido ritualismo. Questo atteggiamento impediva loro di trasmettere agli altri le verità vivificanti che Jahvè aveva loro rivelate. Soddisfatti dalla propria giustizia non desideravano che altri condividessero il loro credo. Essi non accettavano che fosse Dio a infondere in loro la volontà di seguirlo, pensavano che essa fosse dovuta ai meriti acquisiti con le buone opere. La fede che opera per mezzo dell’amore e purifica gli animi non poteva trovare posto in quelle cerimonie e in quei precetti che i farisei avevano creato per mettere in evidenza la loro religiosità” {Gli uomini che vinsero un impero, 10}.
“Ma Israele non comprese la natura spirituale della legge e troppo spesso la sua ubbidienza invece di essere l’espressione dei desideri del cuore, era frutto dell’osservanza di forme e cerimonie” {Con Gesù sul Monte delle Beatitudini, 60}.
“I farisei si vantavano della loro rigorosa osservanza delle forme… I sacerdoti, gli scribi e i capi si erano irrigiditi in una serie di cerimonie e tradizioni. I loro cuori si erano induriti come gli otri asciutti ai quali li aveva paragonati. Essendo soddisfatti di una religione formale, per loro era impossibile ricevere la verità del cielo. Erano soddisfatti della propria giustizia e non desideravano che nessun elemento nuovo penetrasse nella loro religione. Non consideravano come un dono la benevolenza di Dio ma piuttosto come una conquista delle loro buone opere” {La speranza dell’uomo, 200}.
“Cristo non ha obbligato i Suoi discepoli a compiere cerimonie estenuanti” {Operai del Vangelo, 175}.
“C’è il pericolo che una funzione religiosa prenda il posto di una genuina opera d’amore. Così facendo la religione diventerà poco più di una forma” {Consigli per gli insegnanti, 540}.
“Molte invenzioni umane sono usate per mettere in pratica piani pensati secondo le idee e la volontà dell’uomo e non collaborano con Dio. Ma non sono parole che si vantano né tante cerimonie che mostrano che il Signore collabora con il Suo popolo” {Commentario sulla Bibbia, vol.4, 1179.}
PAOLO E LA LEGGE CERIMONIALE
Si dice che Paolo abbia fedelmente osservato le leggi cerimoniali, anche dopo il Concilio di Gerusalemme, in Atti 15. Ma non è vero. L’unica eccezione è stata a Filippi, dove ha osservato la Pasqua con alcuni ebrei cristiani per raggiungere il loro cuore (“Paolo rimase a Filippi per celebrare la Pasqua” Gli uomini che vinsero un impero, 245). Affermare che questo dimostra che Paolo abbia continuato a osservare i giorni di festa e le altre cerimonie non è vero.
“Paolo fece comprendere ai suoi ascoltatori che il Messia di cui essi aspettavano l’avvento era già venuto. La sua morte era l’antitipo di tutte le offerte sacrificali” {Gli uomini che vinsero un impero, 154}.
“Paolo…ha compreso appieno la differenza tra una fede viva e il formalismo morto. Paolo affermava ancora di essere figlio di Abramo, e osservava i Dieci Comandamenti alla lettera, e nello spirito era fedele come non mai prima della sua conversione al cristianesimo. Ma sapeva che le cerimonie tipiche (condotte al tempio di Gerusalemme) si dovevano concludere al più presto, perché quello che avevano preannunciato era passato e la luce del vangelo illuminava di gloria la religione ebraica, dando nuovo significato ai riti antichi” {Storia della Redenzione, 306}.
“Paolo… descrive la visita che aveva fatto a Gerusalemme per dirimere le dispute che agitavano le chiese della Galazia, come il fatto che i gentili dovessero sottomettersi alla circoncisione e osservare la legge cerimoniale…Ma i tre apostoli più importanti, contro i quali non c’era nessun pregiudizio, erano convinti della posizione di verità, portata davanti a concilio, e avevano portato tutti a concordare sulla decisione di lasciare i gentili liberi dagli obblighi della legge cerimoniale” {Commentario sulla Bibbia vol.6 1108}.
“L’uccisione dell’agnello pasquale simboleggiava la morte di Gesù. Dice l’apostolo Paolo: “… la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata”. 1 Corinzi 5:7. La mannella delle primizie, che al tempo di Pasqua veniva agitata davanti al Signore, rappresentava la risurrezione. Paolo, infatti, parlando della risurrezione di Gesù e del suo popolo, scrive: “… Cristo, la primizia; poi quelli che son di Cristo, alla sua venuta” {1 Corinzi 15:23}” {Il Gran Conflitto, 313}.
“Paolo desidera che i suoi fratelli capiscano che la grande gloria di un Salvatore che perdona i peccati ha dato significato a tutta l’economia ebraica. Desiderava anche che capissero che quando Cristo era venuto nel mondo, ed era morto come sacrificio umano, il tipo aveva incontrato l’antitipo. Quelli che c’erano al tempo di Paolo e che si erano fissati costantemente con la circoncisione, sapevano portare tantissime prove del fatto che la Bibbia mostrasse quell’obbligo per gli ebrei, ma quell’insegnamento non aveva conseguenze per quel tempo, perché Cristo era morto sulla croce del Calvario e la circoncisione della carne non poteva avere un altro valore”.{Commentario alla Bibbia, vol.6, 1061}.
“Paolo non si riteneva vincolato, né i suoi convertiti, alle cerimonie e alle usanze ebraiche, con le loro varie forme, tipi e sacrifici, perché pensava che l’offerta perfetta e finale era stata fatta nella morte del Figlio di Dio” {Appunti sulla vita di Paolo, 105}.
“Ma c’è una legge che è stata abolita, che Cristo “ha eliminato, inchiodandola alla croce”. Paolo la chiama “La legge dei comandamenti contenuta nei decreti”. Questa legge cerimoniale data da Dio per mezzo di Mosè, con i suoi sacrifici e ordinamenti, era vincolante per gli ebrei fino a che il tipo ha incontrato l’antitipo nella morte di Cristo come Agnello di Dio venuto per togliere i peccati del mondo. Allora le offerte e le funzioni sacrificali dovevano essere abolite.
Paolo e gli altri apostoli si impegnarono a dimostrarlo, e si opposero con risolutezza agli insegnanti giudaizzanti che dichiaravano che i cristiani dovevano osservare le leggi cerimoniali” {Segni, 4 settembre 1884}.
“Questi falsi insegnanti stavano mescolando le tradizioni giudaiche con le verità del Vangelo. Essi, ignorando la decisione del concilio generale tenutosi a Gerusalemme, imponevano ai Gentili convertiti l’osservanza della legge cerimoniale. La situazione era critica. Il male che era stato introdotto minacciava di distruggere rapidamente le chiese in Galazia. Paolo era ferito al cuore e la sua anima era agitata per questa aperta apostasia da parte di coloro che egli aveva fedelmente istruito nei princìpi del Vangelo. Egli scrisse immediatamente ai credenti sviati, esponendo le false teorie che avevano accettato e rimproverando con grande severità quelli che si stavano allontanando dalla fede” {Gli uomini che vinsero un impero, 240}.
“Paolo, nel suo ministero, si trovò spesso a dover prendere delle decisioni da solo. Egli era stato istruito da Dio in maniera speciale, e non scese mai a compromessi con i princìpi del Vangelo. Talvolta la sua responsabilità era pesante, nonostante ciò egli resistette rimanendo fedele all’ideale di giustizia che aveva abbracciato. Egli si rese conto che la chiesa non doveva essere sottoposta all’autorità umana. Le tradizioni e i costumi degli uomini non devono mai prendere il posto della verità rivelata. L’avanzamento del Vangelo non deve essere ostacolato dai pregiudizi e dalle preferenze degli uomini, anche se questi occupano una posizione di rilievo in seno alla chiesa” {Gli uomini che vinsero un impero, 125}.
QUESTA È LA NOSTRA FESTA OGGI
“Affidatevi completamente nelle mani di Gesù. Contemplate il Suo grande amore, e mentre meditate sulla Sua abnegazione, sul sacrificio infinito che ha fatto per conto nostro, affinché noi credessimo in Lui, il vostro cuore sarà pieno di gioia santa, pace calma e amore indescrivibile.
Se camminiamo con Gesù, se Lo invochiamo nella preghiera, si rafforzerà la fiducia nel fatto che è il nostro Salvatore personale e amorevole e il Suo carattere sarà sempre più. Godremo di grandi banchetti di gioia, e se crediamo davvero di essere Suoi per adozione, avremo un assaggio di paradiso.
Aspettate il Signore con fede. Il Signore attira le anime in preghiera e ci permette di sentire il Suo amore prezioso. Gli siamo vicini e possiamo essere in dolce comunione con Lui. Abbiamo visioni distinte della Sua tenerezza e compassione e il nostro cuore si spezza e si scioglie nella contemplazione dell’amore che ci ha dato. Ci sentiamo Cristo che dimora nell’anima…
La nostra pace è come un fiume, onda dopo onda di gloria che scorre nel cuore, e ceniamo con Gesù e Lui con noi. Abbiamo un senso dell’amore di Dio che si realizza e stiamo nel Suo amore. Nessuna lingua lo può spiegare, va oltre la conoscenza. Siamo tutt’uno con Cristo, la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio.
Abbiamo la sicurezza che quando apparirà Colui che è la nostra vita, allora anche noi appariremo con Lui nella gloria. Con grande fiducia, possiamo chiamare Dio nostro Padre. Sia che viviamo o moriamo, siamo del Signore. Il Suo Spirito ci rende come Gesù Cristo nel carattere e nelle inclinazioni, e rappresentiamo Cristo agli altri.
Quando Cristo dimora nell’anima, non possiamo nasconderlo, perché è come una sorgente d’acqua che sgorga per la vita eterna. Rappresentiamo la somiglianza a Cristo nel carattere, nelle parole, nel comportamento e questo produce negli altri un amore profondo, dimorante e sempre più grande verso Gesù. Siamo una prova… che siamo conformi all’immagine di Gesù Cristo” {Figli e figlie di Dio, p.311}.
A cosa dobbiamo obbedire oggi? Con le nostre forze, non possiamo fare nulla. Ma con la grazia di Cristo che può tutto, possiamo obbedire a tutto ciò che Dio ci chiede.
Cosa ci chiede oggi? Leggete la Bibbia e lo Spirito di profezia e pentitevi dei peccati, obbedite a ogni richiesta e rivendicate ogni promessa. Non è difficile come sembra. Con la forza di Cristo, ogni giorno continuate a leggere, pentitevi e obbedite. State attaccati a Cristo, se farete la vostra parte, Dio vi porterà fino alla vittoria finale.
Qual è il nostro compito speciale oggi? Non è indagare teorie oscure e inseguire predicatori con nuove idee. È obbedire a Dio, sviluppare un carattere di giustizia e dare l’avvertimento finale al mondo.
Qual è l’avvertimento finale al mondo? È il messaggio del terzo angelo, che avverte le persone a osservare i Dieci Comandamenti di Dio grazie alla fede in Gesù Cristo. Bisogna dare attenzione speciale alla condivisione della verità sul Sabato biblico.
Com’è il modo migliore per farlo? Parlare con gli altri, condividere i libri missionari a basso costo. Di solito si tende a conservare i libri che vengono dati e a condividerli con altri ancora. Altri leggeranno quei libri. Per le persone, i libri sono importanti. Un libro è quello che Ellen White ha definito “un predicatore silenzioso”. Distribuiteli il più possibile. State alla larga da chi predica concetti nuovi e strani, che non si trovano chiaramente e con abbondanza, pagina dopo pagina, nella Bibbia e nello Spirito di Profezia.
Ma Ellen White non ci ha detto di osservare i giorni di festa e le leggi cerimoniali? Sono appena citati entrambi nello Spirito di Profezia. Potete leggere dall’inizio alla fine la Serie sul Conflitto e non si trova nemmeno una frase definita che dica che bisogna osservare strettamente quello che è scritto nelle leggi cerimoniali.
Si può leggere tutta la serie delle Testimonianze e trovare la stessa cosa. Oggi l’obbedienza alle leggi inchiodate alla croce non è richiesta. Ora dovreste rendervi conto che l’obbedienza a quelle leggi ombra oggi è un rinnegamento di Cristo.
Ma non possiamo farlo lo stesso? Dio non approva i nostri sforzi nell’offrire un’obbedienza più perfetta? Dio non approva la disobbedienza. Ci ha detto nelle Scritture che quelle leggi sono state abolite. Andare oltre e cercare ancora una volta di obbedire ad esse vuol dire ribellarsi.
Gli israeliti nel deserto hanno fatto una cosa simile. Quando Dio ha detto loro di andare in guerra contro i cananei, si sono rifiutati. Quando il giorno successivo, disse loro di non farlo -cercarono di fare quello che Egli non voleva più che facessero e ebbero risultati disastrosi.
Dio non ci chiede innovazioni fatte dall’uomo. Non ci chiede di iniziare ad obbedire a nuove teorie. Ci chiede semplice obbedienza alla Sua volontà rivelata in questo momento storico. Obbediremo a quello che ci ha chiesto specificamente e non a quello che ci ha specificamente detto di non fare?
“Non è essenziale capire i dettagli precisi della relazione tra le due leggi. È molto più importante sapere se stiamo trasgredendo la legge di Dio, sia che obbediamo o disobbediamo ai precetti sacri” {Commentario sulla Bibbia 6, 1110}.
Se siete in grado di farlo, partecipate ai campeggi e ai raduni simili.
Cercate di essere sicuri che si insegni la Bibbia, non teorie e errori.
E rallegratevi con gli altri credenti! Rallegratevi della beata speranza, della realtà del fatto che presto andrete a casa per stare con Gesù per sempre! Ma non chiamate quei raduni “giorni di festa”! Abbiamo imparato che, agli occhi di Dio, i giorni di festa si sono conclusi sulla croce.
Ci sono persone che vi guardano come esempio da seguire. Non dovete condurli nell’errore. No, no, no! Non fatelo! Non abbiate questa responsabilità nel Giudizio.
Continuate a leggere la Bibbia e lo Spirito di Profezia. Accettate quanto leggete e agite di conseguenza. Siete al sicuro solo se, con la forza di Cristo, continuerete a leggere, a osservare e a obbedire.
Fate vostro questo motto:
“La volontà di Dio: niente di più, niente di meno, nient’altro”.
All’inizio, il carattere, la natura e l’autorità di Dio sono stati messi sotto attacco. Lucifero ha malignato che il carattere di Dio fosse egoista, ha dichiarato che Cristo non era pienamente divino e eterno e ha detto che la legge di Dio non era necessaria.
Questi tre pilastri di verità sono sotto attacco anche oggi, in varie forme, anche tra i credenti avventisti.
Sul carattere di Dio e sul Suo piano di salvezza: è stato dichiarato che l’evento centrale e più grande della storia della terra – la morte di Cristo – non è stato così importante, dopo tutto, perché non è bastato a portare a compimento tutto il sistema delle ombre e dei tipi dell’Antico Testamento. Perciò, dobbiamo osservare alcune cerimonie mosaiche anche oggi. Dio non voleva dire davvero quello che ha detto, quando, nel Nuovo Testamento e nello Spirito di Profezia, ci ha detto che le leggi cerimoniali sono state eliminate sulla croce. Questo attacco mina l’onore stesso di Dio, e la realtà e l’importanza della grande verità di quello che è successo al Calvario. L’errore nega che la croce sia il grande spartiacque che separa il vecchio dal nuovo, e dichiara che per tutta l’eternità a venire, Cristo ha voluto abbassarsi al massimo e soffrire e morire per le Sue creature, perché potessero salvarsi! Sia che ci si renda conto o meno, chi sceglie di continuare a osservare quelle leggi cerimoniali, dopo il più grande dei sacrifici, rinnega la verità che è avvenuto.
Questo libro “I Giorni di Festa” è la più grande confutazione di questa accusa e contiene 370 citazioni o riferimenti dalla Bibbia e dallo Spirito di Profezia in risposta all’errore.
Riguardo la sostanza di Dio: Viene dichiarato che Cristo non è l’Eterno Dio, e che lo Spirito Santo non esiste. Ma ci sono affermazioni chiare che, anche se confutano l’insegnamento cristiano della trinità, stabiliscono chiaramente la verità della Divinità con Tre Persone.
Il nostro libro “A difesa della Divinità” parla di queste falsità in grande dettaglio, con oltre 630 citazioni dalla Bibbia e dallo Spirito di Profezia.
Riguardo la legge di Dio: Il tentativo di eliminare l’obbedienza alla legge morale di Dio dei Dieci Comandamenti mina la Sua autorità. Ma questo errore insidioso si è infiltrato tra i credenti avventisti.
Sono disponibili tanti materiali stampati che rispondono a questa accusa. Tra questi, Il Gran Conflitto ne parla al meglio.
Riguardo la natura e l’autorità di Dio: sono stati fatti tentativi di negare il controllo di Dio sull’universo che minano la Sua natura e la Sua esistenza. L’errore che Dio sia uno smidollato che non vuole occuparsi del gran conflitto e che non ucciderà mai il male incorreggibile, nega la Sua giustizia, la Sua santità, la Sua equità e autorità.
La risposta più completa a quell’errore si trova nel nostro libro, La Tempesta Terribile, che vi darà l’elenco più completo di materiali ispirati sul tema.
Dio non prende decisioni arbitrarie. Tutto viene fatto per uno scopo. Ci ha dato i Dieci Comandamenti, perché obbedissimo. Ci ha dato Gesù, perché avessimo la forza di obbedire a tutto quello che ci chiede. Ha dato le leggi cerimoniali agli israeliti per preannunciare la venuta del Redentore e la Sua morte sacrificale. Ci ha dato tutto il prezioso tempo di grazia e verrà il giorno in cui metterà a morte coloro che hanno rifiutato i Suoi avvertimenti e le Sue ripetute chiamate a pentirsi e a ritornare a Lui.
Non osiamo rinnegare le verità della Bibbia e dello Spirito di Profezia. Dobbiamo continuare a leggere in preghiera quei libri e a obbedire a quello che leggiamo!
“Ora il punto essenziale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande, che si è posto a sedere alla destra del trono della Maestà nei cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che ha eretto il Signore e non un uomo. Infatti ogni sommo sacerdote è costituito per offrire doni e sacrifici; per cui è necessario che anche costui abbia qualche cosa da offrire. Ora, se egli fosse sulla terra, non sarebbe neppure sacerdote” Ebrei 8:1-4.
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