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Progresso di Lettura:
La Legge della Vita
Seconda Edizione
In questo libro sono presentati dei principi fondamentali per vivere la vita in salute.
Ignorare questi principi porta la stragrande maggioranza delle persone su questo pianeta a vivere una vita miserabile, colma di stress e sofferenza autoinflitti senza esserne consapevoli. Ed in alcuni casi, tale condizione porta alla morte prematura.
Sono venuto a conoscenza delle perle contenute in questo libro nel 2013 quando un medico otorinolaringoiatra tedesco le ha presentate in Italia, a seguito di una ricerca decennale che egli stesso ha condotto con i suoi pazienti.
Questo libro invece è scritto da un altro medico, un americano che ha visto le medesime correlazioni fra la Legge della Vita e i sintomi nei suoi pazienti, nel corso degli anni.
Ci tengo a sottolineare che questa Legge non è una nuova teoria, ma è la base fondante del pensiero spirituale dei popoli primordiali, ed è antica quanto la Vita stessa. Pertanto il nostro intento è solo quello di rammentarla al lettore che ne vive quotidianamente gli effetti, ma non ne è conscio, e al lettore religioso, inconsapevole della reale motivazione della sua ricerca del trascendente.
Gli antichi, come noi erano divisi in due gruppi: coloro che si sottomettevano ai principi universali, percepiti come verità assoluta ed eterna, e coloro che volevano fare di testa propria, ritenendo consciamente o inconsciamente di essere il centro dell’universo, facitori di una verità relativista e personale.
Nella lettura di questo libro comprenderai che nel subconscio, tutti noi erroneamente, crediamo di essere il centro dell’universo. Ma non ne siamo consapevoli razionalmente.
È scopo di questo testo arrivare a tale consapevolezza.
All’ inizio, nel 2013 non avevo capito pienamente la portata rivoluzionaria della Legge della Vita, ma nel 2017, quando lo stesso medicoè venuto a presentarne i principi nella scuola che amministravo, ho capito il nesso fra corpo, mente e spirito. Ho capito il profondo cambio di paradigma che era necessario per essere in uno stato di salute olistica.
Avendo studiato infermieristica, ero consapevole che vi era un nesso fra la componente fisica e quella psicologica, ma all’ università tale nesso viene presentato come elemento marginale rispetto ai fattori chimici e genetici che generano le patologie sistemiche.
Recentemente grazie all’epigenetica, si è compreso che il cosiddetto DNA spazzatura che si trova all’apice dei telomeri dei cromosomi, non è poi tanto spazzatura, ma serve ad attivare o disattivare alcuni geni, e in alcuni casi a ricodificarli.
Chi determina tale azione epigenetica? I pensieri, le parole, le abitudini, lo stile di vita, ecc.
La scienza moderna è ancora ben lontana dal capire il mistero della Vita, poiché i ricercatori di solito studiano ciò che osservano, gli effetti e le funzioni, e da essi deducono una causa prossima, ma non la causa primaria, cioè la causa della causa inferita.
Nella vita vi sono sempre effetti che succedono a delle cause. Non abbiamo dubbi sul fatto che gli effetti siano i sintomi. Il problema sta nell’identificare con maggiore esattezza possibile le cause primarie di tali effetti.
Quando siamo dinnanzi ad una malattia sistemica o autoimmune, abbiamo un problema nel software che deteriora l’hardware, e non viceversa. A ben poco quindi serve cercare le cause nell’hardware. Il problema sta nella percezione di sé stessi e di ciò che è proprio. E quindi nel paradigma esistenziale, che è la percezione della realtà che l’individuo ha, o in altre parole, nella sua identità, cioè il suo ruolo nella funzione della Vita.
Tale funzione è data dal senso della propria esistenza, quindi dallo scopo della vita umana.
Chi non sa per cosa vive, non ha motivo di vivere. Pertanto le cellule del proprio sistema cominciano ad attaccare il sistema stesso.
-Sei sicuro che il software col quale sei nato funzioni correttamente?
-Come sapere qual è il software corretto da installare?
-E se anche trovassi un software migliore, saresti capace di installarlo da solo senza dover spegnere e riaccendere il sistema?
Leggi e rileggi questo libro, riflettici su, ed assorbilo pienamente nella tua mente e nel tuo cuore.
Per essere certo di averne assorbito i principi teorici in maniera corretta, osserva quotidianamente come reagisci alle circostanze negative.
Non cercare di fare passi da gigante, per non scoraggiarti. Inizia un passo alla volta. Metti in pratica un principio alla volta e vedrai che più avanzerai, più pace interiore avrai.
La forza per tale cambiamento però non viene da te, ma è esterna a te. Ed è fondamentale che tu lo riconosca e sia grato per questo. Nel praticare i principi della Legge della Vita, permetterai a tale Forza, che è la Fonte della Vita, di modellare i tuoi pensieri. Ed è così che la tua percezione della realtà e quindi il tuo paradigma, cambierà.
Attenzione però a quale forza ti sottometterai. Poichè vi sono forze negative che apparentemente sembrano positive e danno frutti che ad una lettura superficiale della realtà sembrano essere positive.
Attieniti fermamente alle indicazioni date in questo libro, per non prendere altre vie che sembrano portare alla stessa meta, ma in realtà faranno deragliare il tuo treno della vita.
Più amministrerai la tua esistenza in funzione della Legge della Vita, riconoscendo che in realtà la vita non è tua, ma ne sei solo l’amministratore, poichè appartiene a Dio, che è la Fonte della Vita, e meglio starà l’intera Anima tua, che è formata indissolubilmente da Spirito e Corpo.
E quando lo Spirito è leggero, il corpo non è più appesantito dallo stress, delle menzogne subconscie ereditate a cui crediamo nella quotidianità.
Non ignoro il fatto che quello che dico può sembrare fantascienza per certuni. Ti incoraggio pertanto ad iniziare questo cammino di trasformazione e testare quello che ti dico.
Poi informami sui risultati raggiunti.
È mio interesse che tu stia in salute.
Zoran Veleski
Curatore dell’ edizione italiana
Come contattarmi:
+39 348 74 75 257
PS: Chiedo al lettore attento di inviare ai contatti di cui sopra, eventuali errori lessicali o di forma, per migliorare la prossima edizione.
INTRODUZIONE
Vuoi essere sano? Vuoi godere di relazioni benefiche e durature? Desideri essere libero dal bagaglio del passato e del risentimento, della colpa, e della vergogna che esso comporta? Vuoi spezzare le catene dei pensieri negativi che ti hanno perseguitato per tanto tempo? Vuoi avere nella vita la forza di liberarti dalle abitudini che ti hanno tenuto in catene?
Se questo è il tuo desiderio, questo libro fa per te. In esso esploreremo assieme La Legge della Vita. Tale Legge, applicata alla vita e al funzionamento del cuore, può darti la forza e la libertà che hai sempre cercato, ma mai trovato. E’ liberatoria nella teoria, ma impegnativa da mettere in pratica. Richiede tutto quello che hai, ma ti offre quello che non hai. E’ esaustiva, ma facile da capire. E’ semplice, ma profonda.
Questo libro è la trascrizione di una serie di mie conferenze. Dopo aver presentato diverse conferenze in materia, il pubblico mi ha chiesto gli appunti, per poter studiare più in profondità i temi che presentavo. All’inizio gli appunti erano solo poche pagine. Ma nel giro di un anno, sono diventate 25 pagine A4.
A quel punto ho deciso che sarebbe stato meglio trasformare gli appunti in un libriccino che accompagnasse le conferenze. Negli ultimi anni, il libriccino ha continuato a crescere, ma è rimasto nel formato trascrizione.
I grafici sono presi direttamente dalle slide in modo che si possa avere un riferimento visivo leggendo l’argomento.
Se vuoi vedere la serie di conferenze, vai sul canale Youtube dell’Uchee Pines Institute. Ci si può accedere dal link seguente: www.youtube.com/UcheePinesInstitute
Ti raccomando di leggere il libro almeno 6-10 volte. Ogni volta che lo leggerai, coglierai nuove informazioni che prima ti eri perso, e i principi e i concetti si comporranno assieme in modi nuovi.
Che tu possa trovare la libertà e la forza che cerchi, leggendo attentamente, studiando e applicando i principi della Legge della Vita alla tua esistenza.
Dott. Mark Sandoval
L’autore
www.npmin.org
info@npmin.org
Curare le cause
In questa serie vogliamo parlare della cura della causa della malattia, non solo dei sintomi. Ma per curare la causa, dobbiamo conoscerla. Qual è la causa della malattia? Qual è la causa del cancro? Qual è la causa del diabete? Qual è la causa della malattia delle arterie coronariche? Qual è la causa delle malattie autoimmuni?
Non sentitevi a disagio se non conoscete la risposta a queste domande. Se andassi dal tuo medico a chiedere: “Qual è la causa della mia malattia?”, ti darebbero una lista di fattori di rischio noti, associati alla tua condizione di malattia. Ma se continuassi a chiedere qual è la causa fondante della tua malattia, cioè quella cosa che ti permetterebbe di guarire se venisse eliminata, non sarebbero in grado di dirtela. Semplicemente perchè i medici non la conoscono.
Se non si conosce la causa, come la si può curare ed eliminare efficacemente? Ora capite perchè mi interessano le cause?
Degli Alberi e degli Uomini
Vi sono molte somiglianze tra gli uomini e le piante. E quando si tratta di salute, possiamo capire meglio noi stessi, come essere in salute e mantenerci tali, se ci paragoniamo agli alberi.
Immagina di essere un albero da frutto, ed è la stagione della frutta. Quali sono alcune delle prime cose che noteresti dell’albero? Il frutto, le foglie e la forma dell’albero? In questa analogia, il frutto e le foglie rappresentano i sintomi. Sono le cose ovvie che notiamo e di cui ci lamentiamo, come il dolore, la tosse, il prurito ecc.
Se hai un albero che ha frutti cattivi e foglie brutte, si risolverebbe il problema togliendo i frutti cattivi e le foglie brutte? No. Togliere i frutti cattivi e le foglie brutte rimuove solo l’evidenza del problema, ma non risolve il problema. Se hai male alla schiena e vai dal tuo medico, il quale ti dà una pillola per diminuire il dolore, ti sentirai meglio. Ma la causa del dolore sarà ancora lì. Quindi se andrai dal dottore 2 o 3 volte, avrai altre pillole. Alla fine non avrai più dolore. Il problema è risolto, vero? No. Hai solo tamponato la manifestazione del problema, ma non il problema stesso.
Presumiamo che tu vada da un altro medico, e che questo medico faccia un esame e scopra che hai un coltello conficcato nella schiena! Gli antidolorifici eliminano la causa? No.Ne mascherano solo la manifestazione. E’ come avere un incendio in casa e risolvere il problema spegnendo l’allarme antincendio. Curare i sintomi non risolve ilproblema, ne limita solo la manifestazione.
Non voglio che pensi che la cura dei sintomi non vada mai bene. Se mi rompo un osso, o mi taglio un dito, per favore, datemi qualcosa per alleviare il dolore! Ma non basta tamponare il dolore. Bisogna anche risolvere il problema che lo causa.
Perché il problema non si risolve eliminando i frutti cattivi o le foglie brutte? Perché i frutti e le foglie non vengono dal nulla. Sono sostenuti dai rami, e i rami rappresentano i comportamenti o le azioni. Queste azioni o comportamenti sono semplici come respirare, mangiare, bere, stare all’aria aperta, dormire ecc.
Se l’albero ha dei rami sani, essi sosterranno foglie e frutti sani. Ma se l’albero ha rami malati, porteranno frutto e foglieme malato. Allo stesso modo, se il vostro comportamento è buono, darà sintomi buoni, ma se il comportamento è cattivo, promuoverà sintomi cattivi.
Se l’albero ha rami malati, si aiuterà a risolvere il problema potandoli? Sì. Potrebbe diminuire il peso. Ma non si risolverebbe il problema, perché il problema alla fine non è nei rami, poiché i rami non si sostengono da soli. Sono sostenuti dal tronco, e il tronco rappresenta i nostri bisogni. Ti serve quello che ti serve, perché sei quello che sei.
Come esseri umani, abbiamo bisogno di ossigeno, acqua, cibo, luce solare, calore, riposo, ecc. Tu ed io non possiamo cambiare quello di cui abbiamo bisogno perché quei bisogni sono determinati da quello che siamo. Gli alberi hanno bisogni diversi dai rettili, che hanno bisogni diversi dagli uccelli, che hanno bisogni diversi dagli uomini. E quello che ci serve e quanto ne abbiamo bisogno è determinato da ciò che siamo.
Tutto quello che ci serve è determinato da quello che siamo, e deve essere portato dentro di noi dall’esterno in modo attivo. E i nostri comportamenti (respirare, bere, mangiare ecc.) sono le azioni che ci fanno incorporare quello che ci serve dall’esterno.
Ci serve ossigeno, ma l’ossigeno che ci serve è al di fuori di noi, e deve essere portato dentro per poter vivere. Ci serve cibo, ma il cibo che ci serve, è fuori da noi e deve essere portato dentro di noi per vivere.
Se il comportamento corrisponde ai bisogni, promuoverà sintomi buoni, come i rami che trasportano la linfa in modo corretto dal tronco, portano foglie e frutti sani. Ma se i nostri comportamenti non corrispondono ai nostri bisogni, allora porteranno sintomi cattivi, come i rami che non trasportano correttamente la linfa dal tronco porteranno foglie e frutti malati.
Per esempio, serve una certa quantità di acqua ogni giorno per rimanere adeguatamente idratati.Se bevi abbastanza acqua per rimanere idratato, questo darà buoni sintomi. Ma se non bevi abbastanza acqua, se le azioni non corrispondono ai bisogni, finirai per avere sintomi come mal di testa, affaticamento, labbra secche, pelle secca, costipazione, ecc.
Se hai frutti e foglie malate sull’albero, non so cosa tu possa fare al tronco dell’albero per risolvere il problema.Puoi tagliarlo, ma oltre a ciò, c’è poco da fare col tronco. Per arrivare davvero al problema, bisogna scavare sottoterra. Perché? Perché il tronco non si sostenta da solo. E’ sostenuto dalle radici, e le radici rappresentano le cose in cui crediamo.
Per ora abbiamo parlato di aspetti ovvi (sulla terra). I sintomisono ovvi. I comportamenti sono ovvi. I bisogni sono abbastanza ovvi. Ma ciò in cui crediamo? Per sapere quello in cui qualcuno crede, serve scavare un po’. Sono difatti le radici che influenzano la salute dei rami. Fai quello che fai perché credi in quello che credi.
Se ciò in cui credi di aver bisogno corrisponde davvero ai tuoi bisogni, allora i tuoi comportamenti corrisponderanno altrettanto ai tuoi bisogni e questo darà frutto e fogliame sani. Ma se ciò in cui credi non corrisponde ai tuoi veri bisogni, questo ti darà frutto e fogliame malati.
Per esempio, immaginiamo di credere di aver bisogno della Coca Cola. Se credi di aver bisogno della Coca Cola, berrai la Coca Cola. Ma ti serve davvero la Coca Cola? No! Se prendete qualcosa di cui non avete bisogno, o se non prendete quello di cui avete bisogno, questo porterà frutti malati e foglie malate, cioè sintomi cattivi. Solo se si crede correttamente in ciò di cui si ha bisogno, in modo da comportarsi correttamente e prendere quello che serve, ci si può aspettare di avere frutti sani e foglie sane, cioè buoni sintomi.
Ma comunque, manca qualcosa. Quando l’albero ha frutti cattivi e foglie malate, è raramente l’albero il problema. Non ci sono molte operazioni che un giardiniere possa fare alle radici dell’albero se l’albero ha delle difficoltà. Di sicuro, se è qualcosa legato alle radici, le radici si possono separare e allargare. Ma non c’è molto da fare con le radici. Cosa fa il giardiniere se l’albero ha un problema? Agisce sul suolo! Capite, il problema non è tanto nell’albero, ma nel suolo. E il suolo rappresenta le nostre fonti.
Se credi di aver bisogno di acqua e bevi acqua, ma l’acqua che bevi è inquinata, questo ti darà ancora frutti e fogliame malati. Ma, se credi che ti serva acqua e bevi abbastanza acqua pura, questo ti darà foglie e frutti sani, cioè buoni sintomi.
Quindi, frutti e foglie sani sono il prodotto di fonti e credenze buone, che corrispondono ai bisogni di ciascuno, e comportamenti che rispondono correttamente a quei bisogni. Quando tutti questi elementi lavorano insieme, ci si aspetta di essere in salute e avere buoni sintomi.
Nell’essere umano, vi è però almeno un altro aspetto da considerare.In un albero, le radici non possono scegliere da quale fonte attingere. Semplicemente, attingono da ciò che le circonda. E le scelte delle fonti da cui attingere sono radicate in ciò in cui crediamo. Quindi, non solo ciò in cui crediamo determina i comportamenti, ma ciò in cui crediamo determina le fonti da cui attingiamo. Questo sarà sempre più chiaro nel corso di questa serie. Ma per ora, ricordati: se vedi frutti cattivi sul tuo albero, non eliminare i frutti. Scava nel terreno per capire cosa sta succedendo alle radici e al suolo. Ecco dove troverai la causa della tua malattia.
Ho una domanda per te: ti serve amore? C’è qualcuno qui a cui non serva l’amore? Ho fatto questa domanda a migliaia di persone nel mondo, e non ne ho trovata nemmeno una che non abbia bisogno di amore. L’amore serve a tutti, proprio come a tutti serve l’ossigeno, l’acqua, il cibo ecc.
Il nostro bisogno di amore è determinato da quello che siamo, cioè esseri umani. E la fonte dell’amore di cui abbiamo bisogno è al di fuori di noi, proprio come la fonte dell’ossigeno, dell’acqua, del cibo di cui abbiamo bisogno sono fuori dal corpo. E come l’ossigeno, l’acqua e il cibo, ci dev’essere un’azione che porti l’amore verso di noi, in modo che possiamo vivere. E cos’è quell’azione? Pensare. Sì, pensare è l’azione che porta l’amore che ci serve per sopravvivere.
E’ possibile che l’amore sia proprio come gli altri bisogni, che possa esserci una fonte inquinata ed una buona, che possano esserci credenze giuste e alte false sull’amore, e che ci siano azioni appropriate (pensieri) che realizzino quel bisogno, e azioni inappropriate che non lo realizzino?
Se la fonte, le credenze, o le azioni (pensieri) non sono giusti, ci possono essere frutti e foglie malati. Ma se la fonte, le azioni o le cose in cui crediamo sono giuste, allora ci possono essere frutti e foglie buoni? Sì, esattamente così. Ci addentreremo in questi argomenti più avanti in questo libro.
Dolore & Malattia
Quanti amano il dolore? A quanti piacciono le malattie? Ho una domanda per te. La funzione del dolore e della malattia è una funzione buona o cattiva? Prendiamo per esempio la lebbra.
Nella lebbra, le persone vengono infettate da un tipo di batterio che inizia a colpire aree del corpo che sono fredde, come le dita delle mani, dei piedi e il naso. L’infezione danneggia i nervi e alla fine si perde il tatto. Quindi, se capita qualcosa di doloroso alle mani o ai piedi, non si riesce a sentire, e alla fine si inizia a perdere le dita delle mani e dei piedi per le ferite, le bruciature, i tagli e altri problemi che non si sentono. Se tu o io mettiamo le mani su un fornello, le togliamo immediatamente perché sentiamo dolore. Loro non tolgono la mano dal fornello fino a che non sentono l’odore della pelle che brucia, perché non la sentono.
Quindi la funzione del dolore è buona? E’ buono avere la capacità di sentire dolore? Sì! Allo stesso modo, la funzione della malattia è buona? È cosa buona avere la capacità di avere una malattia? Sia il dolore che la malattia ci fanno capire che c’è qualcosa che non va. Se non avessimo quella capacità, ci faremmo male in modo irreparabile, in pochissimo tempo.
Se guardiamo la malattia un po’ più da vicino, dobbiamo farci una domanda. La malattia viene dal nulla o c’è una causa per la malattia? Se la malattia ha una causa, qual è? Per aiutarci a capire la causa di una malattia, dobbiamo iniziare a ragionare da causa a effetto o da effetto a causa.
La legge di Causa e Effetto (Esempio dell’ipertensione)
Prendiamo l’ipertensione, o la pressione alta nel sangue, come esempio. Qual è la causa della pressione alta nel sangue? Sappiamo che quando i vasi sanguigni si restringono, la pressione del sangue (pressione sanguigna) aumenta. Quindi, la vasocostrizione è la causa dell’alta pressione nel sangue. Abbiamo risolto il problema, vero? Abbiamo scoperto la causa della pressione alta nel sangue, vero?
Un mio collega dice: “Le cause hanno delle cause”. Solo perché troviamo una causa al problema, non vuole dire che abbiamo trovato LA causa. Ogni causa che scopriamo è causata da altro, fino a che non arriviamo alla radice delle cause.
Quindi, nel caso della vasocostrizione, scopriamo che è il risultato dell’attività aumentata del sistema nervoso simpatico, che è il sistema di reazione attacco-fuga. Fa aumentare il battito cardiaco, i vasi sanguigni si restringono, e viene rilasciata una grande quantità di adrenalina. Tutto questo aumenta la pressione sanguigna. Ma qual è la causa dello stimolo aumentato del sistema nervoso simpatico?
Una delle cause è l’aumento della leptina. La leptina è un ormone che viene rilasciato dalle cellule grasse del corpo (soprattutto quelle grasse che circondano gli organi addominali) e questo ormone viaggia nel sangue fino ad una parte del cervellochiamata ipotalamo, che contiene i recettori della leptina. Quando arriva più leptina all’ipotalamo, si scatena il sistema nervoso simpatico che aumenta la sua azione. Ma qual è la causa dell’aumento della leptina?
E’ causata dall’aumento del grasso nel corpo, soprattutto del grasso centrale attorno agli organi. Le cellule adipose crescono soprattutto di dimensione se si prende peso, e man mano che le cellule diventano più grosse, è più difficile che le sostanze nutritive e i gas si dissolvano nella parte centrale della cellula. Come difesa, le cellule rilasciano la leptina, e la leptina ti fa sentire pieno prima, fa aumentare il metabolismo, e stimola il sistema nervoso simpatico. Purtroppo il segnale di sazietà precoce e l’aumento del metabolismo svaniscono, e quello che rimane è la stimolazione simpatica. Ma qual è la causa dell’aumento del grasso?
Un equilibrio calorico positivo. Questo vuol dire che si assumono più calorie dal cibo rispetto a quelle che si bruciano con l’attività fisica e la vita quotidiana.Ma qual è la causa dell’aumento di calorie? L’aumento di alimenti ricchi di calorie. Alcuni alimenti hanno più calorie rispetto ad altri. Per esempio, se si vogliono 200 calorie di burro, se ne prende solo un cucchiaio. Ma se si vogliono 200 calorie di sedano, bisogna mangiarne 1,5 kg! Quindi, se si mangiano tanti alimenti con alto contenuto calorico, assumiamo più calorie prima di sentirci sazi. Ma qual è la causa dell’aumento degli alimenti ricchi di calorie nell’alimentazione?
Il gusto. E qual è la causa del gusto? Si sviluppa nel tempo con scelte ripetitive. In altre parole, si sviluppa con l’abitudine. Ma qual è la causa delle abitudini?
Ha a che vedere con i desideri. Ma qual è la causa del desiderio? E’ il risultato della natura umana. E qual è la causa della natura umana?
Il peccato. Alla fine, se prendiamo una malattia e facciamo lo stesso percorso di farci la domanda: “Qual è la causa di questo e la causa di quello?” e così via, arriveremo sempre alla stessa conclusione, il peccato. Se non fosse per il peccato, non ci sarebbero le malattie. Quello che non voglio che si pensi è che io creda che la causa della malattia sia sempre il peccato. Sappiamo con Giobbe, che era un uomo giusto, che al nemico è stato permesso di tormentarlo con una malattia terribile. Però era sempre il risultato del peccato. Era il peccato del nemico che ha causato la malattia di Giobbe.
Peccato& Malattia
Cos’è il peccato? Il peccato è la violazione della legge. Giovanni ci dice: “…il peccato è violazione della legge”. Di quale legge sta parlando? Della legge di Dio, anche conosciuta come i 10 comandamenti. Ma qual è il fondamento della legge di Dio? Il fondamento della legge di Dio è il Suo carattere, che si fonda sull’amore.
Matteo ci dice: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente”. Questo è il primo e il gran comandamento. E il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti»”. Capite, il fondamento della Sua legge è l’amore.
E leggiamo che “La legge data sul Sinai è l’enunciazione del principio di amore, una rivelazione alla terra della legge del cielo”. Vediamo che allora, quella malattia, in molti casi, è il risultato di un problema d’amore.
“C’è una connessione divina tra peccato e malattia.Nessun medico può praticare per un mese senza vedere tutto questo in atto…Se osserva ed è onesto, non potrà fare a meno di riconoscere che il peccato e la malattia hanno un rapporto di causa e effetto”. E’ molto vero. Da medico non posso fare a meno di vedere che c’è una connessione tra la malattia delle persone e il peccato. Tuttavia non è così facile aiutarle a vedere questo rapporto.Ma aiuta essere in grado di ragionare da causa a effetto.
La legge di Causa & Effetto
Possiamo ragionare da causa a effetto perché esiste una legge di causa e effetto che governa l’associazione tra le cause e i loro effetti. La legge di causa e effetto è facile da capire. Ogni effetto deve avere una causa, e ogni causa deve produrre un effetto. La causa viene sempre prima o nel momento in cui si produce l’effetto, e l’effetto viene sempre dopo o nel momento della causa. Se è presente l’effetto, devono essere presenti anche la causa o le cause secondarie, perché se la causa o le cause secondarie vengono rimosse, allora deve cessare anche l’effetto.
“La volontà di Dio stabilisce il collegamento tra causa e effetto. Conseguenze terribili sono legate alla minima violazione della legge di Dio. Tutti cercano di evitare il risultato, ma non si impegnano per evitare la causa che ha prodotto quell’effetto. La causa è sbagliata, l’effetto è giusto…”.
Capite, l’effetto non è mai sbagliato. E’ una conseguenza naturale della legge. E’ la causa che è sbagliata, e che deve essere ricercata, identificata, e rimossa. Non ha senso trattare l’effetto, semplicemente perché l’effetto non è il problema, ma lo è la causa. Curare i sintomi, alla lunga, non fa alcun bene a lungo termine. Dobbiamo investigare la causa e rimuoverla, e allora cesserà l’effetto. La causa è sbagliata, l’effetto è giusto.
Quando consideriamo la legge di causa e effetto, troviamo un motivo per cui funziona in questo modo. La spiegazione viene da una delle leggi della termodinamica. La legge afferma che “Tutta l’energia necessaria a far funzionare un sistema deve venire dall’esterno del sistema”. Per questo motivo, non si può produrre una macchina a movimento perpetuo. Non esiste una macchina che si possa mettere in moto e che funzioni all’infinito, generando tutta l’energia di cui ha bisogno per continuare a funzionare. Questo è il motivo per cui dipende sempre dall’energia esterna per continuare a funzionare.
Visto che tutta l’energia necessaria per far funzionare un sistema (e tutta l’energia necessaria per far funzionare male un sistema) deve venire dall’esterno, l’effetto non la può creare da solo. Per questo motivo la causa deve essere ricercata all’esterno del sistema in questione.Quindi, se qualcuno ha il cancro al seno sinistro, non bisogna prendere in considerazione il cancro al seno sinistro per trovare la causa. L’energia necessaria per funzionare male deve venire dall’esterno.
Leggi di funzionamento
La legge di funzionamento dice che tutto ciò che funziona è governato da leggi immodificabili. Per esempio, gli esseri umani hanno un livello sano di sodio nel sangue di 135-145 mmol/L (millimoli per litro). Non importa che uno sia australiano, africano, antartico o americano, tutti gli esseri umani hanno un livello di sodio nel sangue che varia da 135 a 145 se in salute. Se è troppo basso o troppo alto, non si rimane sani.
Inoltre, il pH del sangue per gli esseri umani è di 7,35-7,45, indipendentemente da dove siate sul pianeta. Quindi, se pensi che sarebbe meglio avere un pH alcalino di 8,5 e raggiungi lo scopo, muori, perché la legge che governa il funzionamento del livello del pH nel sangue negli esseri umani stabilisce che si è sani mantenendo un pH tra 7,35 e 7,45. Che piaccia o no, che lo si sappia o no, non è importante. La legge è quella che è, e non la si può modificare solo perché piace o non piace.
Similmente, la temperatura corporea (orale) è circa di 37°C. C’è una leggera variazione tra le persone, ma nessuno può vivere con una temperatura corporea di 10°C e nessuno può vivere con una temperatura di 70°C. Non importa che uno sia alto, basso, magro o grasso, nero, bianco o blu. La legge è quella che è, e non la si può cambiare.
Le leggi del funzionamento non cambiano. Se ci spostiamo nell’Artico, non possiamo solo scegliere di vivere con una temperatura corporea gelata. E se mangiamo molto sale, non possiamo decidere di vivere con un livello di sodio più alto. Funzioniamo come funzioniamo perché ci sono delle leggi che governano il nostro funzionamento, e quelle leggi non sono soggette al cambiamento.
La strada della salute
Parliamo della Legge della Vita, e per iniziare a spiegare questa legge, analizziamo la strada della salute. Immaginiamo per un istante di avere una strada con un fosso a lato della strada. Si rimane in salute se si sta sulla strada, ma se si sterza e si finisce nel fosso, ci sono problemi. Per iniziare, dobbiamo definire alcune delle cose che ci servono per rimanere sani. Quali sono le cose di cui abbiamo bisogno per stare in salute?
Una è l’ossigeno. Cos’altro? Anche l’acqua. Cos’altro? Ci servono anche le sostanze nutritive, o il cibo. Ma cos’altro? Ci serve anche una certa quantità di calore per stare in salute.
Cosa succede se sale la temperatura? Si ha la febbre. E come ci si sente quando si ha la febbre? Ci si sente a proprio agio o a disagio? Ci si sente a disagio. Si sviluppano dei sintomi.Quei sintomi ti aiutano a capire che seial di fuori dei confini della legge della temperatura corporea, e la tua risposta a quei sintomi, come il sudore, il rossore, lo spostarsi all’ombra, accendere un ventilatore ecc. aiutano il corpo a tornare ad una temperatura più bassa, per ritornare nei confini della legge che governa il funzionamento della temperatura corporea.
Ma cosa dire della direzione opposta? Cosa fare se la temperatura scende? Ci sono sintomi anche in questo caso. Sintomi come la pelle d’oca e i brividi. Questi sintomi fanno sentire a proprio agio o a disagio? A disagio. Perché? Per farti capire che hai fatto una deviazione dalla legge.
E’ chiaro che né a me né a voi interessa davvero la legge. Ci interessa come ci sentiamo. Se rimaniamo sulla strada, siamo a nostro agio, che è una cosa che ci piace.La deviazione dalla strada è associata al disagio, per farci capire che qualcosa non funziona e che dobbiamo fare qualcosa al riguardo. Questi sintomi scomodi fanno parte del tentativo di far tornare normale la temperatura corporea, per poter essere di nuovo in salute. Serve per farti tornare alla legge secondo la quale funzioni, in modo da poter funzionare adeguatamente e sentirti meglio.
Cosa succederebbe se ti sentissi uguale quando la temperatura sale e scende? Per esempio, se la temperatura sale, ti senti caldo. Ma se la temperatura scendesse eti sentissi comunque caldo? Sarebbe pericoloso, perché non sapresti cosa fare per tornare a conformarti alla legge della temperatura corporea.Se la temperatura si abbassasse e ti sentissi caldo, faresti il possibile per abbassare la temperatura il più velocemente possibile, e moriresti velocemente. E’ una cosapositiva il fatto che “faccia male” in modo diverso se si devia dalla legge in un senso o nell’altro. In questo modo, sai cosa fare per far tornare normale la temperatura.
Ma cosa fare se si devia ulteriormente dalla legge rispetto ai semplici sintomi? Diciamo che la temperatura sale molto. Invece di avere solo dei sintomi, si sviluppa una malattia (disfunzione) come un colpo di calore o di sole.
Ora si sta davvero male. Perché? Perché si è davvero nei guai. Si è ben lontani dalla legge che governa il funzionamento della temperatura corporea. Ma la malattia, anche se è più grave, è in se stessa uno sforzo per attirare l’attenzione in modo da far abbassare la temperatura e riallinearti con la legge che governa la temperatura corporea.
Lo stesso vale per la direzione opposta. Se hai davvero freddo, puoi sviluppare una malattia, come i geloni o l’ipotermia. Anche questo, sebbene sia più grave, è uno sforzo per riallinearti alle leggi secondo le quali si funziona, per poter di nuovo essere sano e a tuo agio.
Se non fermi i sintomi e non fermi la malattia (disfunzione), se continui a deviare sempre più lontano dalle leggi secondo le quali , alla fine passerai da una disfunzione all’assenza di funzione (morte). Il corpo può arrivare solo fino a un certo punto e poi cede.
Lo stesso vale per la direzione opposta. Se la temperatura corporea continua a scendere, alla fine morirai di ipotermia e ritmi cardiaci anomali. Se rimani sulla strada, di solito sei a tuo agio. Se devii dalla strada, sei sempre più a disagio, e questo ti fa capire che c’è qualcosa che non va, che devi fare qualcosa e tornare nei confini della legge che governa il tuo funzionamento.
Se fai una deviazione dalla legge e ti avvii verso la morte, alla fine passerai un confine chiamato punto di non ritorno. Sei ancora vivo, ma non tornerai normale. Si spera che prima di passare questo confine, si passi la “linea dell’orgoglio”. La linea dell’orgoglio è la linea in cui i sintomi sono abbastanza seri da accettare o chiedere aiuto per riprenderti dal disagio e dalla disfunzione.
Dalla mia esperienza medica, ho osservato che le donne raggiungono la linea dell’orgoglio prima degli uomini. Questo è il motivo per cui le donne di solito cercano aiuto medico prima degli uomini. A volte, la linea dell’orgoglio di un uomo è così vicina alla morte che raggiungerà il punto di non ritorno prima di cercare aiuto. Questo è spiacevole, per dirla con un eufemismo.
Un altro fattoreda considerare è il fatto che se tutte le altre cose di cui hai bisogno (ossigeno, acqua, e sostanze nutritive) sono tutte dentro i confini delle leggi che governano il loro funzionamento, allora se devii dalla legge della temperatura corporea, puoi allontanarti di molto dalla strada prima di sviluppare una disfunzione e arrivare alla morte. Puoi gestire più di una deviazione in un ambito, se gli altri ambiti vanno bene. Ma, se sei disidratato, hai un basso livello di ossigeno, e i tuoi elettroliti sono sballati, la temperatura non può salire o abbassarsi di molto prima di arrivare alla disfunzione e alla morte.
Prendiamo in considerazione i medicinali o altre forme di trattamento dei sintomi in relazione alla Strada della Salute. Se la manifestazione del dolore e del disagio (sintomi negativi) hanno lo scopo di farti capire che qualcosa non funziona e ti motivano a fare qualcosa a riguardo per tornare nei confini della legge che governa il nostro funzionamento, quali effetti si hanno manipolando il tuo sentirti a tuo agio con degli anelgesici?
Qual è il pericolo dei farmaci per il dolore o di altre forme di cura dei sintomi che non affrontano il problema sottostante? Supponiamo che si faccia una deviazione dalla legge, e di conseguenza si abbia dolore. Se prendi un farmaco per il dolore, questo ne diminuisce l’intensità, e diminuisce quindi la motivazione a fare qualcosa per risolvere il problema. Se prendi farmaci sempre più forti per alleviare il dolore crescente, offuschi la motivazione a fare qualcosa per la situazione e continui a andare alla deriva sempre più vicino alla morte senza una motivazione adeguata a fare seriamente qualcosa per rimuovere la causa.
Questo non è per dire che non sia giusto prendere medicinali per il dolore in una situazione acuta (trauma, operazione, ecc.). Ma la cura dei sintomi a lungo termine si contrappone alle vere motivazioni che sono state messe in atto per aiutarci a conformarci alle leggi che governano il nostro essere e che ci rendono più apatici e ci fanno rimanere in uno stato di disfunzione e disagio.
Ora, vorrei farti una domanda. Quanti di noi hanno bisogno di amore? Su migliaia di persone a cui l’ho chiesto, non ho ancora trovato una sola persona che non ne abbia bisogno.
Tutti abbiamo bisogno di amore, come abbiamo bisogno di ossigeno, acqua, sostanze nutritive, e calore. E’ possibile che ci sia una legge che governi il funzionamento dell’amore e che se deviamo da quella legge, in una delle direzioni, ci porterà ad avere sintomi di disagio, poi una malattia (disfunzione) e alla fine la morte?Io vi suggerisco di sì. E come abbiamo discusso prima, la legge che governa il funzionamento dell’amore è la legge di Dio cioè i dieci Comandamenti. Vedremo più avanti come tale legge governi il funzionamento dell’amore.
Quindi, in questa Legge della Vita, troviamo che la salute funziona bene perché si seguono le leggi che governano il nostro funzionamento. Al contrario, la malattia è disfunzione, perché abbiamo in un modo o nell’altro infranto le leggi che governano il nostro funzionamento.
Le fabbriche delle cellule
Quante cellule nel corpo hanno bisogno di ossigeno? Quante hanno bisogno di acqua? Quante hanno bisogno di sostanze nutritive? E quante hanno bisogno di calore? Tutte.Quante cellule hanno bisogno degli effetti dell’amore? Ogni cellula del corpo ha bisogno degli effetti dell’amore. Ma come si può far arrivare alle cellule quello di cui hanno bisogno?
Prima di rispondere, diamo un’occhiata alle cellule e a come funzionano.Le cellule sono le più piccole unità di vita. Sono la forma più semplice, ma hanno tutte le funzioni vitali al loro interno. Il corpo è composto da 50-100 trilioni di cellule, e il funzionamento del corpo nel complesso dipende dal buon funzionamento di ciascuna cellula. Se una certa quantità di cellule funziona male, allora si inizia a vedere una disfunzione. E meno cellule lavorano per una certa funzione, meno funzionano male e meno se ne sentono gli effetti.
E’ risaputo che si possa perdere metà delle cellule responsabili di una particolare funzione prima che si abbiano sintomi evidenti legati alla perdita di quella funzione. Per esempio, se hai 2 miliardi di cellule beta che producono insulina, bisogna perderne 1 miliardo prima di iniziare a sviluppare i sintomi del diabete.
Questo è un concetto importante per capire quando prendere in considerazione la legge di causa e effetto. Se c’è un effetto (il diabete), ci deve essere una causa. La causa viene prima dell’effetto prodotto. Una volta che è presente la causa, si inizia a produrre l’effetto.Ma l’effetto potrebbe non essere abbastanza evidente da essere notato per un po’ di tempo. Per esempio, se c’è una causa che inizia a distruggere le cellule beta una a una, non la si nota fino a che non si perde circa metà delle cellule. Si stima che il processo di sviluppo del diabete inizi 10 anni prima della sua manifestazione. Quindi, la causa può essere in atto da lungo tempo prima che l’effetto sia abbastanza grande da essere notato.
Le cellule del corpo sono come fabbriche chimiche. Fanno prodotti chimici. I loro prodotti sono gli ormoni, come la leptina o l’insulina di cui abbiamo parlato in precedenza. Magari producono proteine, molecole di segnalazione cellulare, e un ampio numero di altri prodotti chimici.
Ma affinchè una fabbrica sia in grado di fare un prodotto, cosa deve avere? Deve avere le materie prime. Quali sono le materie prima usate da una cellula? Usa ossigeno, acqua, sostanze nutritive (che sono tutte sostanze chimiche). Quindi, la cellula prende le materie prime, e le converte in prodotti, che sono le sostanze chimiche. E come arrivano tutte queste materie prime a tutte le cellule del corpo? Ci arrivano attraverso il sangue.
Questo vuol dire che la circolazione del sangue è di vitale importanza per la salute. Se qualcosa impedisce il flusso del sangue verso una cellula, un tessuto, un organo o un sistema di organi, ci sarà una disfunzione in quella cellula, tessuto, organo o sistema di organi al punto che la circolazione non sarà in grado di fornire le materie prime necessarie.
Ma se hai una fabbrica con un progetto, con degli operai, e con delle materie prime, comunque non puoi fare un prodotto. Cos’altro serve?
Serve energia o elettricità per farla funzionare. Bisogna collegare la fabbrica! Ricordate, tutta l’energia necessaria a far funzionare un sistema deve venire dall’esterno del sistema. Nelle cellule, qual è la forma di energia grazie alla quale le cellule alla fine funzionano? L’elettricità.
Le cellule hanno una differenza di carica nella membrana cellulare, l’interno della cellula ha una carica più negativa e l’esterno più positiva. Le particelle, cariche positivamente e negativamente, separate da una membrana impermeabile o selettivamente permeabile formano una batteria. Quindi le cellule sono come piccole batterie. E la differenza di carica si chiama voltaggio. Se le particelle cariche fluiscono da un lato all’altro della membrana cellulare, questo fenomeno si chiama corrente. E’ l’attività elettrica a livello della membrana cellulare che guida le funzioni della cellula, persino la scomposizione del glucosio e delle altre molecole, rilasciando energia o calore.
Ma le cellule del corpo da dove prendono la stimolazione elettrica per funzionare e essere coordinate con le altre cellule nelle funzioni? Dal sistema nervoso. Ciascuna funzione del corpo è regolata dal sistema nervoso centrale. Tutti i meccanismi che mantengono l’equilibrio delle funzioni del corpo (chiamata omeostasi) sono regolati dal sistema nervoso centrale.
Il cervello genera energia elettrica che viene trasmessa attraverso i nervi alle varie parti del corpo per stimolare le cellule a funzionare adeguatamente e a coordinare le loro funzioni aumentando e diminuendo la loro attività.
“Bisognerebbe sottolineare l’influenza della mente sul corpo, e del corpo sulla mente. L’energia elettrica del cervello, promossa dall’attività mentale, vitalizza tutto il sistema, ed è un aiuto inestimabile nella resistenza alle malattie”.
Come fa l’energia del sistema nervoso a arrivare alle cellule del corpo per controllare il loro funzionamento? Viene trasmessa attraverso i nervi alle varie parti del corpo.
“La mente controlla tutto l’uomo…Ma molti passano tutta la vita senza comprendere il guscio che contiene questo tesoro. Tutti gli organi fisici sono servi della mente, e i nervi sono i messaggeri che trasmettono gli ordini a ogni parte del corpo, che guidano i movimenti della macchina vivente”.
Ma il cervello da dove prende l’elettricità che genera e manda attraverso i nervi al resto del corpo? Ricorda, tutta l’energia necessaria per far funzionare un sistema viene dall’esterno del sistema. L’energia che alimenta il cervello viene dall’informazione spirituale, che per amor di semplicità, chiamerò pensieri. I pensieri generano attività elettrica nella corteccia cerebrale, che poi è trasmessa attraverso i nervi al resto del corpo.
La scienza afferma che è l’attività elettrica che causa il pensiero, ma in realtà è il pensiero che causa l’attività elettrica. La scienza crede che l’attività elettrica nel contesto delle reti neurali del cervello produca il pensiero. In altre parole, la scienza crede che l’elemento fisico crei quello spirituale. Ma dalla Bibbia sappiamo che Dio (che è lo Spirito) ha creato tutto quello che esiste. Sappiamo che è l’elemento spirituale che crea quello fisico, non il contrario. Non è l’attività elettrica nel contesto della rete neurale del cervello che crea i pensieri. Sono i pensieri, applicati alla rete neurale del cervello, che creano elettricità.
La legge della conservazione dell’energia afferma che l’energia non si perde, semplicemente viene convertita da una forma all’altra. Per esempio, l’energia potenziale di una palla in cima a una collina si converte in energia cinetica quando inizia a rotolare giù dalla collina. L’energia dell’acqua in movimento, attraverso una turbina, si converte in elettricità. L’energia nucleare si converte in energia termica che si converte in elettricità. L’energia chimica del glucosio si converte in funzioni cellulari e movimenti muscolari in un animale. E l’energia dell’informazione spirituale (pensieri), quando colpisce la struttura fisica del cervello, si converte in energia elettrica che viene poi impiegata per alimentare e controllare l’intero organismo.
Il pensiero non è fisico. E’ spirituale. E per fare arrivare qualcosa di spirituale al corpo, serve una parte di te che sia in grado di ricevere l’aspetto spirituale e applicarlo al corpo. Quella parte di te che è spirituale, che combinata alla struttura fisica del cervello, converte i pensieri in attività elettrica, è il tuo spirito.
Quindi, il tuo spirito trasmette le informazioni spirituali convertite a livello della corteccia cerebrale in impulsi elettrici che sono condotti attraverso i nervi fino alle cellule del corpo, in modo che esse possano ricevere gli impulsi elettrici e si possano controllare le loro funzioni. Ricorda, tu ed io abbiamo bisogno di amore. Ma ciascuna delle cellule del nostro corpo ha bisogno di amore per se stessa? No. Ha bisogno del risultato (l’energia, il controllo, la coordinazione) dell’amore. La parte di te che ha bisogno dell’amore è il tuo spirito.
E se lo spirito ha l’amore (le informazioni spirituali) di cui necessita, produrrà i pensieri necessari perché le cellule funzionino come devono. Ma se lo spirito non ha l’amore di cui ha bisogno, l’energia e la coordinazione saranno compromesse, e nel corpo ci sarà una disfunzione.
Siamo stati creati a immagine di Dio (Genesi 1:27), che vuol dire che “Dio è amore”, e i pensieri di Dio sono pensieri d’amore. “Poiché io conosco i pensieri che ho per voi», dice l’Eterno, «pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza”. Se pensiamo come pensa Dio, promuoveremo l’energia e la coordinazione necessarie per le funzioni del corpo. Ma se i pensieri deviano da quelli di Dio, avremo una disfunzione nel corpo.
Quindi per fare in modo che le cellule producano un buon prodotto, hanno bisogno di un progetto per quel prodotto nel DNA, hanno bisogno di un ambiente adatto in cui lavorare, hanno bisogno di materie prime adeguate, e hanno bisogno di adeguata energia e controllo.
Cause di disfunzione
Quali sono alcune cause di disfunzione nelle cellule e quindi nel corpo?
Una causa è l’ereditarietà. Le malattie ereditarie sono malattie che si manifestano nell’individuo come conseguenza dei cambiamenti del codice genetico di uno dei genitori, dei nonni ecc. e che si manifestano indipendentemente dai fattori ambientali o di stile di vita nell’individuo. Tra queste vi sono condizioni come la Corea di Huntington e la Fibrosi Cistica, cioè condizioni che portano alla malattia e alla morte prematura, nonostante qualsiasi tentativo di cura.
Le cause ereditarie di disfunzione sono problematiche, perché non si può rimuovere la causa perché la causa sta nella generazione precedente. Non si può rimuovere la causa secondaria (che è la modifica della sequenza del DNA), perché la causa secondaria è in ogni cellula del corpo, e non abbiamo modo di aggiustare il DNA di ciascuna cellula. Si può provare ad aiutare con le manifestazioni della malattia, ma non si può rimuovere la malattia, perché non si può arrivare alla causa. Questo, tuttavia, non vuol dire che Dio non possa rimuovere la causa. Non è limitato dal tempo. Può creare dal nulla.
Questa definizione è diversa dal dire che una condizione è genetica. Molte malattie in un senso o nell’altro sono genetiche, perché per manifestare quella malattia, bisogna disregolare o mutarei geni o bisogna fare esprimere geni impropri.
Un’altra causa di disfunzione è l’ambiente. Le cellule funzionano nel contesto di certi parametri ambientali. Puoi causare una disfunzione per la troppa o troppo poca pressione. Puoi essere colpito da un’auto, ti possono sparare, pugnalare con un coltello, e avere una disfunzione per un incidente sott’acqua. Tutto questo è dovuto a troppa pressione che danneggia le cellule. Si possono avere danni anche se la pressione è troppo poca (ferite provocate dal vuoto, malattie legate all’altitudine ecc.). Serve una certa quantità di pressione atmosferica per far funzionare le cellule, e quando la pressione è troppo bassa, risulta in una disfunzione. Inoltre, se la temperatura delle cellule circostanti è troppo calda o troppo fredda, non possono funzionare adeguatamente, anche se hanno adeguate materie prime ed energia. Puoi scottarti le dita delle mani o congelarti quelle dei piedi e provocare una disfunzione.
Infine, siamo circondati da onde elettromagnetiche in varie forme e l’intensità e la frequenza di quelle onde può provocare danni. Prendere una forte scottatura solare per i raggi ultravioletti o essere esposti a forti radiazioni provenienti da dispositivi a raggi X o a fuoriuscite nucleari o bombe nucleari può danneggiare molte cellule del corpo. Quindi, la pressione, la temperatura, le radiazioni elettromagnetiche sono elementi ambientali che possono influenzare il funzionamento o il disfunzionamento.
Un’altra potenziale causa di disfunzione sono le materie prime. Ci possono essere materie prime dannose, come le tossine, i veleni, gli avvelenamenti ecc. Magari hai semplicemente le materie sbagliate, come le bibite al posto dell’acqua, cibi fritti al posto della frutta, e azoto al posto dell’ossigeno. Magari c’è uno squilibrio delle materie prime giuste. Magari c’è troppo sale, troppo pochi carboidrati, troppi grassi e così via.
Se la causa della disfunzione sono le materie prime, l’effetto alla fine sarà generalizzato. Alcune cellule o tessuti potrebbero richiedere certe materie prime più di altre, quindi la manifestazione della disfunzione può iniziare a livello locale (per esempio, l’ipotiroidismo causato dal basso livello di iodio, la morte cerebrale prima della morte delle dita dei piedi nell’annegamento, ecc.) ma se la causa continua o peggiora, tutte le cellule alla fine ne saranno influenzate a cascata per le conseguenze metaboliche che si diffondono in tutte le altre cellule del corpo.
La disfunzione potrebbe essere anche causata dall’energia. A differenza dei problemi con le materie prime, i problemi con l’energia di solito provocano all’inizio disfunzioni locali. Ricorda, le cellule funzionano con l’energia elettrica, e quell’energia elettrica è stimolata e coordinata dal sistema nervoso, e il cervello genera quell’energia elettrica grazie al pensiero. Il sistema nervoso è molto specifico. Un’area del cervello controlla o riceve informazioni da un punto del corpo e un altro punto del cervello fa lo stesso per un altro punto del corpo. Se hai un problema elettrico particolare in un punto del cervello, si può trasmettere grazie ai nervi a punti particolari del corpo per influenzare quella specifica zona. Quindi, se hai un problema a livello locale, non può essere causato solo dalle materie prime.
Per esempio, alcune persone hanno problemi di gotta. La gotta è un’infiammazione dolorosa di un’articolazione (a volte di alcune giunture) perché una sostanza chiamata acido urico forma dei cristalli in quelle articolazioni e provoca irritazione, dolore, rossore, gonfiore e calore. La maggior parte delle persone con la gotta ha elevati livelli di acido urico nel sangue, e quando si sottopongono ad un prelievo di sangue, i livelli di acidi urici sono alti. Quindi, si presume che la causa del problema sia l’acido urico, e diamo medicinali per abbassare il livello di acido urico e la gotta sparisce. Ma la gotta è provocata solo dall’acido urico?
Da dove si prende il sangue che mostra elevati livelli di acido urico? Dal braccio o dalla mano. Per la legge della diffusione, sappiamo che le sostanze dissolte nell’acqua si distribuiscono uniformemente, in modo che la concentrazione rimanga la stessa. Quindi, sappiamo che quando misuriamo i livelli di acido urico nel braccio, il livello dell’acido urico nel sangue a livello delle dita dei piedi è più o meno lo stesso. L’acido urico è elevato in tutto il corpo, perché provoca problemi solo in un’articolazione? Se è solo causato dall’acido urico, non può essere. Ci dev’essere altro. L’acido urico deve solo essere un co-fattore.
Sospetto che vi sia un problema di energia del sistema nervoso, che è il problema principale. L’acido urico è solo un co-fattore che è necessario perché il problema si manifesti. E’ la stessa cosa con il colesterolo e le placche o i blocchi arteriosi.
Ti chiedi qual è la causa?
La concentrazione del colesterolo nel sangue poco prima della placca di colesterolo è essenzialmente la stessa di quella della placca di colesterolo e dopo la placca. Quindi, cosa ha fatto sì che si accumulasse il colesterolo in un punto qui e in un altro punto lì e in un altro punto ancora e che creasse un blocco del 90% qui e del 75% lì? Non può essere solo la concentrazione di colesterolo. Ci dev’essere altro che causi l’accumulo di colesterolo.
Sappiamo che l’infiammazione è essenziale per il processo di formazione delle placche, ma cosa causa l’infiammazione? La scienza presume che sia un trauma locale causato da uno scorrimento anormale del sangue nell’area dell’arteria dove si sviluppa la placca, ma sospetto che sia il segnale mandato a un punto particolare dell’arteria da un nervo specifico che nasce come un pensiero in una zona specifica della corteccia cerebrale.
Cosa sappiamo del collegamento tra pensieri e funzionamento o disfunzione del corpo? Una serie di esperimenti sono stati condotti tra il 2000 e il 2013. Gli studiosi hanno studiato una sostanza chimica per vedere se potesse essere usata come medicinale antinfiammatorio. Come parte del processo di test sulla sostanza chimica per essere utilizzata sull’uomo, avevano bisogno prima di provarla su molti animali.
In uno di questi test dovevano iniettare la sostanza chimica nello spazio fluido che circonda il cervello (chiamata somministrazione intratecale). Serviva a scoprire cosa sarebbe successo se la sostanza avesse superato la barriera ematoencefalica. Quello che scoprirono gli studiosi fu che quando facevano l’iniezione, i topi smettevano di produrre il fattore di necrosi tumorale alfa (TNFα), una sostanza chimica fondamentale nella risposta immunitaria.
L’aspetto che confondeva di questa risposta era che il TNFα non viene prodotto in modo significativo nel cervello. Dopo vari anni, gli studiosi hanno scoperto che quando la sostanza chimica veniva iniettata intorno al cervello, cambiava il segnale mandato dal nervo vago alla milza. Nella milza, quel segnale veniva ricevuto dai linfociti T (che fanno parte del sistema immunitario)e i linfociti T comunicavano con le cellule natural killer (altre cellule del sistema immunitario che sono fondamentamentalmente responsabili della produzione del TNFα) e le cellule natural killer inibivano la produzione di TNFα.
Gli studiosi volevano sapere se potevano avere lo stesso risultato senza sostanze chimiche, e alla fine riuscirono a stimolare il nervo vago con un elettrostimolatore e a produrre lo stesso risultato! Questo aprì alle molte possibilità di cura di vari problemi del corpo grazie alla manipolazione dei segnali che si ricevono attraverso i nervi.
Ricerche recenti dimostrano anche un forte collegamento tra il sistema nervoso e il cancro.
Alcuni studi hanno dimostrato che il sistema nervoso può influenzare ogni stadio dello sviluppo del cancro, della sua crescita e diffusione, aumentando o limitando la metastasi. E come fate voi ed io a controllare questo aspetto ogni giorno della vita? Con i pensieri e gli atteggiamenti! Forse è il motivo per cui vediamo così tante persone colpite dal cancro nel giro di mesi o anni da un grosso fattore di stress o di perdita nella loro vita. Forse è il motivo per cui vediamo così tante persone che seguono una dieta vegetariana e che fanno regolare esercizio fisico che comunque sono colpite da un cancro e muoiono.
Infine, le disfunzioni possono essere causate dal Nemico.Lo vediamo nella storia di Giobbe. Era un uomo giusto, fedele in tutto ciò che faceva, ma il nemico venne da Dio e si lamentò che Dio non era equo e che Giobbe non avrebbe servito Dio come faceva se Dio avesse smesso di proteggerlo. Quindi Dio diede al nemico il permesso di causare una disfunzione o una malattia in Giobbe. Non era una cosa ereditaria, non era un problema ambientale, non era un problema di materie prime, e nemmeno un problema di energia. Era un attacco diretto del nemico. Lo stesso vale anche oggi. A differenza di Giobbe, tuttavia, molte volte il nemico ha accesso a noi perché gli diamo accesso partecipando con lui al peccato.
Bisogni base
Guardiamo di nuovo i nostri bisogni di base, ma da una prospettiva leggermente diversa.
Ci sono bisogni base delle cellule per funzionare, tra cui le materie prime e l’energia. Le materie prime includono ossigeno, acqua, sostanze nutritive, e calore, come abbiamo già sottolineato. Ma includono anche la luce solare e il sonno.
E per fare in modo che questi bisogni basilari arrivino nelle cellule del corpo, serve prima che entrino nel corpo, attraverso un organo o un sistema di organi. Dobbiamo fare in modo che i bisogni di base vadano da dove si trovano a dove devono andare. Ci serve dunque una strada dapercorrere.
Quindi, quale organo o sistema di organi è responsabile per portare nel corpo l’ossigeno di cui tu ed io abbiamo bisogno per vivere? I polmoni.
E quale organo o sistema di organi è necessario per portare nel corpo l’acqua che ci serve per vivere? Lo stomaco.
E quale organo o sistema di organi è necessario per portare nel corpo le sostanze nutritive che ci servono per vivere? Lo stomaco.
E quale organo o sistema di organi è necessario per portare nel corpo il calore che ci serve per vivere? La pelle.
E quale organo o sistema di organi è necessario per portare nel corpo il sonno che si serve per vivere? Il cervello.
Come abbiamo notato prima, una volta che queste materie prime vengono portate nel corpo, dai rispettivi organi o sistemi di organi, hanno poi bisogno di essere consegnati a tutte le cellule del corpo, così che possano vivere.
E chi è responsabile della distribuzione delle materie prime nelle cellule? Il sangue.
E chi è responsabile per la distribuzione dell’energia o dell’elettricità alle cellule in modo che possano vivere? I nervi.
Ora, dobbiamo prendere in considerazione il fatto che non solo abbiamo dei bisogni base, e non solo ci serve un percorso per portare quei bisogni alle cellule, ma serve anche un’azione per portare quei bisogni nel corpo. Quindi, quale azione fanno i polmoni per portare nel corpo l’ossigeno che ci serve per vivere? I polmoni devono respirare.
E quale azione deve fare lo stomaco per portare nel corpo l’acqua che serve per vivere? Lo stomaco (che rappresenta il tratto digestivo) deve bere.
E quale azione deve fare lo stomaco per portare nel corpo gli alimenti che ci servono per vivere? Lo stomaco deve mangiare.
E quale azione deve fare la pelle per portare nel corpo il calore che serve per vivere? La pelle deve esporsi o coprirsi.
E quale azione devono fare gli occhi e la pelle per portare nel corpo la luce solare che ci serve per vivere? Gli occhi si devono aprire, e la pelle si deve esporre.
E quale azione deve fare il cervello per portare nel corpo il sonno che serve per vivere? Il cervello deve chiudere gli occhi, sdraiarsi ecc.
Per ogni bisogno di base, ci dev’essere un’azione fatta da un organo o da un sistema di organi per portare nel corpo la sostanza che serve, che deve essere poi distribuita ad ogni cellula. Ma c’è qualcos’altro di cui tutti abbiamo bisogno. E ne abbiamo parlato in precedenza.
Tutti abbiamo bisogno di amore. Ma quale azione è necessaria per portare l’amore che ci serve nel corpo? Quell’azione è pensare. Pensando, l’amore si trasforma nell’energia che serve e viene portato nel corpo, trasmesso attraverso i nervi, e portato a tutte le cellule del corpo.
Prendiamo in considerazione l’amore più da vicino. Quanto pesa l’amore? Di quanti protoni, neutroni, elettroni è fatto? E’ ridicolo, dici! L’amore non è fisico, vero? Quindi, per portare amore, che non è fisico, nel corpo, dobbiamo avere un organo che non sia fisico. Quindi, qual è quell’organo? E’ lo spirito. Lo spirito, che non è fisico, è l’organo che porta l’amore nel corpo attraverso l’azione del pensare, che poi è trasmesso dal sistema nervoso, attraverso i nervi ad ogni parte del corpo.
Ora, dobbiamo farci una domanda molto importante. Si può creare l’ossigeno che i polmoni devono respirare per farti vivere? No. Si possono usare sostanze chimiche e estrarre l’ossigeno da altre molecole e concentrarlo in un contenitore, manon si può creare l’ossigeno dal nulla.
Allo stesso modo, si può creare l’acqua che lo stomaco deve bere per farti vivere? No.
Si possono creare le sostanze nutritive che lo stomaco ha bisogno di mangiare per farti vivere? No. Si può prendere parte al processo piantando, innaffiando, seminando, ecc. ma non si può dar vita al seme e fare in modo che cresca e dia frutto.
Si può creare il calore a cui la pelle si deve esporre o da cui si deve coprire per farti vivere? No.
Si può creare il sonno per cui si deve preparare il cervello per farti vivere? Chiunque abbia sperimentato l’insonnia, ti dirà: “No!”.
E si può creare l’amore che lo spirito deve pensare per farti vivere? No. Non si può.
Azioni & bisogni base
Possiamo avere la salute se abbiamo la sostanza sbagliata, anche se abbiamo l’azione corretta? Per esempio, se respiriamo aria con ossigeno, rimarremo in salute. Ma se respiriamo monossido di carbonio, cosa succederà? Ci ucciderà. La stessa azione (respirare) con la fonte sbagliata (monossido di carbonio) porta alla morte.
Se beviamo l’acqua di cui il nostro corpo ha bisogno, rimarremo in salute. Ma se beviamo l’antigelo, ci ucciderà. La stessa azione (bere) con la fonte sbagliata (l’antigelo) porta alla morte.
Se assumiamo alimenti con sostanze nutritive adeguate, rimarremo in salute. Ma se mangiamo veleno per ratti, ci ucciderà. La stessa azione (mangiare) con la fonte sbagliata (veleno per ratti) porta alla morte.
Se pensiamo a pensieri buoni, che si basano sull’amore, rimarremo in salute. Ma se pensiamo a pensieri cattivi, ci ucciderà. La stessa azione (pensare) con la fonte sbagliata (pensieri non coerenti con l’amore) porta alla morte.
Solo se abbiamo l’azione corretta (respirare, bere, mangiare, pensare) con la fonte corretta (O2, H2O, alimentazione buona, amore) possiamo aspettarci di essere in salute. Se abbiamo la fonte giusta (sostanze nutritive buone, O2, ecc.) ma l’azione sbagliata (mangiare troppo, iperventilare, non mangiare, non respirare ecc.), questo porterà alla malattia e alla morte. Se abbiamo l’azione giusta (respirare, bere, o mangiare), ma la fonte sbagliata (veleni, tossine, ecc.) questo porta a malattie emorte. E se abbiamo l’azione sbagliata (mangiare troppo) e la fonte sbagliata (veleno), porta a malattie & morte.
Cosa mi dicono i bisogni
Quando pensiamo seriamente ai vari bisogni che abbiamo, impariamo qualcosa di noi stessi. Possiamo creare quello che ci serve? No. Se potessimo, non sarebbe un nostro bisogno. Il corpo non può creare quello di cui ha bisogno. E lo spirito non può creare quello di cui ha bisogno.
Ti serve l’amore? Sì! Certo! Allora, possiamo creare o produrre amore? No! Se potessimo, non sarebbe un nostro bisogno. Ora, è un problema individuale? Siamo solo tu ed io che non sappiamo produrre amore, o è vero per tutta l’umanità? E’ un problema dell’uomo, non solo nostro. Nessun essere umano può creare o produrre amore. Dobbiamo ricordarcelo perché è fondamentale per molti altri problemi.
Qualcuno può respirare per me? No. Devo respirare da solo. Solo l’ossigeno che respiro darà benefici al mio corpo. Qualcun altro può bere per me? No. Qualcuno può mangiare per me? No. Solo le mie azioni, e non le azioni degli altri, influenzano la mia salute.
Un altro essere umano non può essere la fonte di ciò che io, come essere umano, ho bisogno, perché anch’egli ha bisogno della stessa cosa. Quindi, fatemi fare questa domanda. Un’altra persona può essere la mia fonte d’amore? No! Perché anche a lei serve la stessa cosa.
Basi dei problemi di relazione
Immagina di avere una vicina che viene tutte le volte a prendere in prestito qualcosa da te. Poi un giorno, viene a dirti che sua figlia ha una malattia rara, mortale che può essere curata solo in un centro speciale in Russia, e che la cura costa 5.000.000$. Siccome è la Russia, bisogna pagare tutto prima di iniziare il trattamento. Ti chiede tutti i 5.000.000$ in modo da poter avere la cura. Tu le dici gentilmente che non hai quei soldi, ma le fai una donazione per raggiungere l’obiettivo.
Ma ogni giorno torna a chiederti il resto dei 5.000.000$. Alla fine cosa fai quando viene a casa tua e bussa alla porta? Non rispondi!
Sei frustrato perché non hai quello che le serve, e lei è frustrata perché non ottiene quello che vuole. Ecco come funziona nelle relazioni. Siamo frustrati quando gli altri non ci danno l’amore che ci serve, e loro sono frustrati perché non possono darcelo. Ci aspettiamo dagli altri quello che è impossibile che producano. Il problema è che ci rivolgiamo alla fonte sbagliata!
Di chi è la responsabilità?
Di chi è la responsabilità che io sia pieno di ossigeno? E’ mia responsabilità. E di chi è la responsabilità che io sia pieno di acqua? E’ mia. E di chi è la responsabilità che io sia pieno di sostanze nutritive adeguate? Mia.
Per un certo periodo di tempo, ti sei mai sentito pieno, meno del 100% quando si parla di amore? Ho una domanda per te. Di chi è la responsabilità che io sia pieno di amore? E’ responsabilità di Dio o è mia? E’ mia responsabilità! Sapete, se fosse responsabilità di Dio, ci viene detto che “fa bene tutte le cose”. Quanto bene fa tutte le cose? Perfettamente bene. E quanto spesso Egli fa tutte le cose bene? Sempre. Quindi, se mai, anche una sola volta, ti sei sentito pieno meno del 100% di amore, questa è in sè stessa una prova che non è responsabilità di Dio che tu sia pieno d’amore. E’ tua responsabilità prendere l’amore che ti serve. E’ Sua responsabilità assicurare che quell’amore sia disponibile.
Anni fa, un gruppo di persone si sono uccise respirando. Erano state portate in una camera a gas e l’atto di respirare le ha uccise, perché hanno respirato la sostanza sbagliata. Ma non avevano scelta. L’ambiente era stato scelto per loro, ed era sbagliato, e sono morte.
Il buffet
Immagina di aver digiunato per tanti giorni, e che è ora di interrompere il digiuno. Vai in un ristorante a buffet in città, famoso per avere opzioni gustose ma salutari. Prendi il vassoio, il piatto, la ciotola, il coltello, la forchetta, il cucchiaio, il tovagliolo e vaghi per il ristorante guardando le varie opzioni per capire cosa mangerai questa volta e cosa salterai. Ma fai una cosa curiosa. Lasci lì il vassoio, il piatto, la ciotola, il cucchiaio, la forchetta, il coltello e il tovagliolo ed esci dal ristorante. E hai ancora fame.
Di chi è la colpa se hai ancora fame? E’ colpa tua. Non è responsabilità del ristorante nutrirti. E’ loro responsabilità assicurarti che il cibo sia disponibile e che raggiunga certi standard, ma non è loro responsabilità nutrirti. E’ tua responsabilità prendere il cibo che vuoi e mangiarlo.
Dio ha un buffet. Il suo buffet include cose come la grazia, la sicurezza, l’appartenenza, la verità, la misericordia, l’accettazione, la giustizia, la libertà. Sono tutti aspetti diversi dell’amore. Mentre giro per il ristorante, ho l’occasione di riempire il piatto con ognuna delle opzioni disponibili, e poi di mangiarle, ma non devo farlo. Potrei passeggiare per il ristorante, annusare i profumi meravigliosi, e vedere cose bellissime e non prendere nulla. E’ responsabilità di Dio predisporre il buffet dell’amore, ma è mia responsabilità prenderlo e farlo diventare mio.
Ma ci sono aspetti del buffet dell’amore di Dio che sono diversi da un ristorante normale. Il buffet dell’amore di Dio è sempre rifornito. Non è mai vuoto. E’ sempre aperto. Non è mai chiuso. E’ sempre fornito di quello di cui ho bisogno. Non è mai insalubre. E Dio ha pagato, quindi è gratis.
Dio ci dice: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò”. “Sì, ti ho amata di un amore eterno; per questo ti ho attirata con benevolenza”, “«O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, e voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro e senza pagare vino e latte!”. Non potremo mai essere dove il buffet dell’amore di Dio non c’è, quindi non potremo mai essere in una situazione in cui non abbiamo accesso alla fonte corretta per avere pensieri sani.
Ma il buffet di Dio non è il solo disponibile. Tutti gli altri hanno un buffet da offrire ugualmente. Ma siccome gli altri sono nella stessa situazione di egoismo in cui siamo noi, offrono buffet di egoismo. Questi buffet offrono piatti come potenza, piacere, popolarità e possedimenti. Ma offrono anche piatti come il tradimento, l’abuso, l’inganno e il controllo.
Si dice che “siamo quello che mangiamo”. Quando si mangia una mela, i componenti della mela vengono scomposti e assimilati in modo da diventare parte del corpo. Allo stesso modo, quando mangiamo dal buffet degli altri, assimiliamo quello che hanno e diventa parte della nostra mente.
Avete mai notato che quando qualcuno vicino a voi si arrabbia, vi arrabbiate anche voi? O quando è felice, siete felici? O se è depresso, vi deprimete? E’ perché mangiamo dal loro buffet e diventiamo come loro. Ma non dobbiamo mangiare dal loro buffet.
Sapete, gli altri possono preparare un buffet cattivo per voi, ma solo perché lo fanno, non vuol dire che il buffet dell’amore di Dio sia all’improvviso scomparso. Il suo buffet d’amore è sempre disponibile, indipendentemente da quello che avete intorno e da che tipo di buffet offrite.
E’ vostra scelta prendere dal buffet dell’amore di Dio o dal “loro” buffet dell’egoismo. E il buffet da cui scegliete di attingere, determina il vostro risultato.
Prima di iniziare a fustigarti, ricorda che la natura umana automaticamente prende dal buffet dell’egoismo. Spontaneamente ci nutriamo da lì. E molte persone non si rendono conto che c’è un buffet dell’amore di Dio che è sempre disponibile. Quindi, abbiamo, praticamente di default, attinto dal buffet degli altri.
Ma ora che lo sai, puoi iniziare ad attingere dal buffet giusto. Che cosa ti permette di attingere da un buffet o dall’altro? La fede/il credo/la fiducia. Attingerai da ciò in cui credi o di cui ti fidi. Non attingerai da ciò in cui non credi o di cui non ti fidi. Quindi attingere dal buffet di Dio necessita di fidarsi di Lui e di crederGli. Ne parleremo più dettagliatamente più avanti in questo libro.
Il corpo e lo spirito
Ora, diamo uno sguardo diverso a come siamo fatti e come funzioniamo. Questo è un semplice disegno del cervello. La corteccia è sulla superficie del cervello e il sistema limbico è più profondo nel cervello. La corteccia è dove avvengono il pensiero, il ragionamento, e le altre funzioni cerebrali più elevate.Dirige “il lavoro” del sistema nervoso. Produce elettricità che viene trasmessa attraverso i fili (i nervi) nelle varie parti del cervello inferiore e del corpo.
Possiamo vedere questa attività elettrica quando facciamo un elettroencefalogramma. I vari elettrodi messi sulla testa raccolgono l’attività elettrica generata e trasmessa sotto la corteccia, e possiamo studiare il modello degli impulsi elettrici per determinare se ci sono particolari problemi nel cervello.
Il sistema limbico, che risiede più in fondo nel cervello, sotto la corteccia, è fondamentalmente coinvolto nelle emozioni, nel controllo della reazione di attacco o di fuga, e nell’aiutare la memoria. La corteccia e il sistema limbico poi si collegano col resto del corpo attraverso dei fili, gli assoni o i nervi.
Il cervello e il resto del nostro essere fisico a cui è collegato è il corpo. Ma siamo solo fisici?
Quando l’uomo fu creato in primis, furono messi insieme alcuni elementi per farlo. Leggiamo in Genesi 2:7 “Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente”. Quindi, Dio ha preso la polvere, vi ha aggiunto l’alito e la combinazione delle due cose è diventata l’essere vivente. La polvere corrispondeva al corpo. L’alito corrisponde allo spirito. E l’essere vivente corrisponde all’anima. E’ come se Dio avesse sposato il corpo e lo spirito alla creazione.
Nella Genesi leggiamo “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne”.
Sinergia
Quando un uomo sposa una donna, la combinazione dei due non è numerica. E’ sinergica. Numerica vuol dire che 1+1=2. Sinergica vuol dire che 1+1=9. Sapete, da soli, l’uomo e la donna non possono riprodursi. Ma come coppia sì. Nella nostra famiglia, abbiamo 6 figli, quindi nel nostro caso, 1+1=8. Il totale è maggiore della somma delle parti. Questo vuol dire sinergia.
Conflitto
Allo stesso modo, l’alito e la polvere sono sinergici, e formano un’anima che è più della somma di corpo e spirito. Ma l’anima include comunque sia corpo che spirito.
Quanti di voi amano il conflitto? Cos’è il conflitto, ad ogni modo? Il conflitto è definito come un “forte disaccordo tra persone, gruppi, ecc, che spesso sfocia in una discussione rabbiosa”. Si può avere un conflitto con un solo elemento? No! Avete mai avuto un conflitto con voi stessi? Come potete avere un conflitto se siete solo uno? Non vi servono almeno due elementi per avere un conflitto? Siete solo uno? No. Siamo fisici E siamo spirituali.
Il corpo include il cervello e il resto del corpo. E’ la parte che sente e interagisce con il mondo fisico attorno e all’interno di noi. Lo spirito è diverso. E’ la parte che comunica la vita al nostro essere spirituale, o impartisce il potere spirituale, che serve per far funzionare l’essere fisico. L’anima, tuttavia, non è una terza entità. E’ un’unione sinergica della parte fisica e spirituale.L’ anima è conscia e consapevole. E’ quella che pensa e ragiona, interpreta e capisce. L’anima è dove il potere spirituale si unisce al corpo fisico, rendendoci in grado di diventare esseri viventi e pensanti. Dentro di noi l’anima si trova nel cervello.
Ti puoi tagliare un dito ed essere ancora te stesso. Ti puoi tagliare un braccio ed essere ancora te stesso. Ti puoi tagliare una gamba ed essere ancora te stesso. Ti puoi persino sostituire il cuore con quello di un altro, ed essere fino a prova contraria, ancora te stesso. Ma non ti puoi tagliare la testa ed essere ancora te stesso. Ecco dove si trova l’anima.
Bisogni diversi
I bisogni fisici e spirituali sono la stessa cosa? I bisogni fisici includono ossigeno, acqua, sostanze nutritive, calore, sonno e luce solare. Ma i bisogni spirituali includono grazia, armonia, sicurezza, appartenenza, accettazione, libertà, giustizia, verità e comprensione. Tutti questi bisogni spirituali sono diversi componenti dell’amore.
Quindi, quali bisogni sono più grandi, i bisogni spirituali o i bisogni fisici? Per rispondere a questa domanda, ci basta guardare l’esempio del digiuno.
Quando digiunate, cosa “dice” il corpo? Dice: “Dammi del cibo”. E cosa risponde lo spirito? “No!”. I bisogni fisici includono il cibo, ma i bisogni spirituali includono la libertà (dalla malattia, dal dolore, dalla sofferenza, dall’oppressione sociale, ecc.) o una relazione più profonda con Dio (digiunando, che aiuta la mente a essere più lucida e ad ascoltare meglio lo Spirito Santo). Quando il corpo manda un segnale alla corteccia, è un comando o una richiesta? Lo spirito deve adeguarsi all’informazione mandata dal corpo? No. Lo spirito può scegliere. Ma quando lo spirito manda un segnale al corpo, è una richiesta o un ordine? Un ordine. Il corpo non può decidere di fare quello che lo spirito gli dice di fare.
Come vediamo nell’esempio del digiuno, i bisogni spirituali sono più grandi del bisogno fisico. Lo spirito è al comando. Tali bisogni spirituali sono colmati dall’amore.
Il dono
Pensa alla persona che ami di più al mondo. Immagina che ci sia un evento speciale all’orizzonte (compleanno, anniversario, ecc.) e che vuoi sorprenderla con qualcosa che gli/le piaccia davvero. Ci metti tempo e pensieri per trovare proprio il regalo giusto. Spendi i soldi guadagnati duramente per il regalo, lo impacchetti in modo carino per lei o lui. Quando arriva il momento, porti il regalo a casa sua, bussi alla porta, apre la porta, prende il regalo, lo butta a terra, lo schiaccia a pedate e se ne torna dentro, sbattendo la porta. Come ti senti? Perché ti senti in questo modo?
Guardiamo un altro scenario. Questa volta, ti servono dei soldi extra e trovi un lavoro con UPS. Fai il tuo giro e ti fermi in uno dei luoghi di consegna. Prendi il pacchetto, lo porti alla casa, bussi alla porta. La persona arriva alla porta, firma il tuo apparecchietto con le firme, prende il pacchetto, lo butta per terra, lo schiaccia a pedate, e torna dentro, sbattendo la porta. Come ti senti? Perché ti senti così? Qual è la differenza tra lo scenario uno e lo scenario due?
Nel primo scenario, il motivo per cui sei ferito è perché pensi: “E’ mio”. E’ il mio regalo che ho dato. Erano i miei soldi con cui l’ho comprato. Rappresenta il mio amore. E quella persona era parte di me (sposo/amico/genitore/figlio ecc). Mentre, nel secondo scenario, non è mio. Non è il mio regalo. Non sono i miei soldi. Non rappresenta il mio amore. E non è una persona che è parte di me.
Se penso che sia mio, sono ferito personalmente (ferito dentro) quando viene rifiutato.Se non penso che sia mio, non sono ferito personalmente se viene rifiutato. Ma oltre a questo, quando do qualcosa, ho delle aspettative. Io, come essere umano, do per ricevere. E nel primo scenario, sono ferito perché non ho ricevuto quello che mi aspettavo.
Sapete, l’amore umano dà per ricevere. E’ un investimento. Un investimento vuol dire dare valore a qualcosa con l’aspettativa di ricevere qualcosa di più grande in cambio. Avete mai sentito la frase: “Senza limiti”, vero? Nell’uomo non esiste una cosa del genere. Ci sono sempre dei limiti. Come esseri umani, diamo con l’aspettativa di ricevere indietro. E le nostre aspettative determinano quanto ritorno è necessario per essere soddisfatti con il nostro investimento.
Il cuore – dell’uomo
Il cuore di cui parleremo non è il muscolo che pompa sangue. Il cuore è il centro della mente, dove vengono prese le decisioni subconscie. Voi ed io prendiamo decisioni basate solo su due criteri. Tutte le decisioni che prendiamo nel cuore emergono da questi due criteri. Un criterio su cui si basano le decisioni è il guadagno e l’altro criterio su cui si basano le decisioni è la perdita. Voi ed io siamo stati creati in modo da rispondere sempre “sì” al guadagno e rispondere sempre “no” alla perdita.
E’ un po’ più complicato di così. Vedi, si sceglie tra varie perdite e guadagni. Sceglieremo un guadagno più grande rispetto a un guadagno inferiore. E sceglieremo una perdita minore rispetto a una perdita maggiore. E il peso di quello che è considerato un guadagno o una perdita e quanto è grande quel guadagno o quella perdita si basa sul nostro sistema di valori, o tesori. La Bibbia ci dice: “Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Dio ci ha progettati per vincere sempre, per guadagnare sempre, per crescere sempre con esperienze positive. Il paradiso sarà guadagnare, imparare, crescere, migliorare continuamente. Per l’eternità guadagneremo sempre di più.
Siccome siamo creati per scegliere sempre di guadagnare e non di perdere, il nemico non ci può indurre a perdere per tentarci. Non è una tentazione per noi. Se ho una tazza di qualcosa che sembra acqua, ma è in realtà piena di mercurio, stricnina, arsenico e altri veleni che sicuramente uccidono, se sapete che sono velenosi e che vi uccideranno, siete tentati di prenderla e berla? No, non è per nulla una tentazione. Il nemico non sarebbe potuto andare da Eva col frutto proibito per dirle: “Ecco, mangiala, morirai!”. Non sarebbe assolutamente stata una tentazione. Doveva ingannarla a credere che la perdita fosse un guadagno e il guadagno una perdita.
Nel Giardino dell’Eden, Dio ha detto ad Adamo ed Eva che se avessero mangiato del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, avrebbero perso (sarebbero morti). Ma se non ne avessero mangiato, ne avrebbero guadagnato (avrebbero continuato a vivere). La Genesi ci racconta una storia: “Or il serpente era il più astuto di tutte le fiere dei campi che l’Eterno DIO aveva fatto, e disse alla donna: «Ha DIO veramente detto: “Non mangiate di tutti gli alberi del giardino”?». E la donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino DIO ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”». Allora il serpente disse alla donna: «Voi non morrete affatto; ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male»”.
Il nemico ha detto a Eva l’esatto contrario di quello che Dio le aveva detto. Probabilmente ha aggiunto che erano mesi o anni che mangiava di quell’albero e non era morto, e in realtà, aveva guadagnato la capacità di parlare. “Non ti capiterà nulla di male, Eva. In realtà starai meglio di ora se mangerai di quel frutto, perché sarai simile a Dio”.
Dio aveva detto che se ne avesse mangiato, avrebbe perso. Il nemico aveva detto che se ne avesse mangiato, ne avrebbe guadagnato. Dio aveva detto che se non ne avesse mangiato, ne avrebbe guadagnato. Il nemico aveva detto che se non ne avesse mangiato, avrebbe perso. E cosa fece Eva?
“E la donna vide che l’albero era buono da mangiare, che era piacevole agli occhi e che l’albero era desiderabile per rendere uno intelligente; ed ella prese del suo frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò”. Eva fu ingannata. Credette alla bugia del nemico e una volta convinta che mangiarne sarebbe stato un guadagno, ne mangiò. Perché? Perché era stata creata per dire sempre di sì al guadagno.
Il nemico aveva promesso a Eva che se avesse mangiato del frutto proibito, sarebbe diventata come Dio. Può succedere che io e te crediamo alla stessa bugia oggi?
Nel cuore dell’uomo, abbiamo delle aspettative, e queste aspettative sono legate in modo intricato con l’amore con cui funzioniamo.
L’amore, in un contesto di peccato, caduto, umano, dà e riceve. Diamo agli altri con un’aspettativa di ritorno. Questo amore è un investimento. Mettiamo qualcosa di valore in qualcun altro in modo da poter avere indietro qualcosa di valore ancora più grande. Magari diamo delle rose, o degli orsacchiotti, o delle poesie, ma cerchiamo accettazione, appartenenza e armonia.
E se io do per ricevere, allora il mio guadagno è ricevere. Ma quanto devo ricevere per essere soddisfatto, per essere in positivo? Mi considererò in grande guadagno se ricevo in maggior quantità qualcosa di simile a quello che ho dato (due abbracci per un abbraccio dato), o se riceverò qualcosa di diverso da quello che ho dato, ma che è di maggior valore per me rispetto a quello che mi è stato dato (accettazione o appartenenza in cambio di una rosa). Ma ci guadagno comunque se ricevo per lo meno abbastanza in cambio del mio investimento.
Se ricevo, ma ricevo meno di quello che mi aspetto di ricevere, percepisco di essere in perdita. E se non ricevo nulla in cambio del mio investimento, sono in maggior perdita. In più, se mi viene portato via il mio tesoro (se la casa brucia, mi rubano l’auto, mio marito mi lascia per qualcun altro, mio figlio muore ecc.) sono comunque in perdita.
Se ho aspettative alte, sarò più spesso in perdita. Ma se abbasso le aspettative, non perderò molto perché è più facile soddisfare le mie aspettative. Nell’amore umano, devo abbassare le mie aspettative per limitare le perdite.
Consideriamo una giovane coppia. Un giorno, il ragazzo passa davanti alla ragazza e ne è attratto. La vede, interagisce con lei, e inizia a pensare: “E’ un guadagno”. Ma non ne è sicuro, perché guadagnare è ricevere, quindi le dà qualcosa per vedere se ottiene qualcosa di rimando. Le fa un sorriso, le da del tempo e fa conversazione, e lei ricambia il favore. Guadagno! Lui le dà (investe), lei riceve, quindi per lei è un guadagno. Quindi, lui investe un po’ di più, e un altro po’ di più, e lei fa lo stesso ricambiando. Sono entrambi felici perché entrambi ci guadagnano, perché entrambi ricevono. Entrambi continuano ad alzare le aspettative condividendo lettere, fiori, orsacchiotti, tempo, interessi, compagnia ecc.
Alla fine il ragazzo è sicuro che lei sia un guadagno permanente, ma non è sicuro che lei pensi che lui sia un guadagno permanente. Alla fine, lui butta lì la proposta e le chiede di sposarlo. Lei, avendo ricevuto così tanto da lui, crede che lui sia un guadagno permanente, e dice di sì. La vita continua così fino a che un giorno…si sposano! Poi, lui deve andare a lavorare. Si ricorda che aveva degli hobby prima di incontrare lei, come fare sport, pescare, ecc.e si ricorda di avere anche altri amici. Quindi, le lettere, i fiori e gli orsacchiotti si fanno sempre più rari. Lei ora ha solo un modo per mitigare le sue perdite. Ed è quello di abbassare le aspettative. Se non abbassa le aspettative, perderà. Poichè il cuore dice sempre “no” alla perdita.
Quindi, nel corso del tempo, lui dà sempre meno, e lei deve abbassare sempre di più le aspettative per rimanere in positivo. Ma alla fine dice: “Basta” e non abbassa più le aspettative. Se lui continuerà a agire al di sotto delle aspettative, lei continuerà a essere in perdita, e il cuore dice sempre di no alle perdite, quindi alla fine o cercherà un altro guadagno, o “taglierà le perdite” e si separerà o divorzierà.
Ecco come funziona il cuore dell’uomo e questo è il motivo per cui vediamo finire così tanti matrimoni in divorzi. Tutto dipende dal guadagno e dalla perdita.
Il problema con l’amore umano, il motivo per cui ci sentiamo feriti personalmente, è che pensiamo che è mio. E “è mio” ha diversi elementi che lo compongono.
Io ho – si intendono le cose che si possiedono. Mi appartiene.
Io posso – si intende che l’ho fatto. E’ venuto da me.
Io sono – si intende che io sono un individuo, che risponde di se stesso, responsabile della produzione e dell’uso della cosa in questione.
Nel subconscio credo di possedere l’amore, perché ho prodotto l’amore, perché sono mio, capace di creare amore da solo e di poterlo dare. Ma fatemi chiedere una cosa: quanto di ciò che possedete è davvero vostro? Ci viene detto “”Mio è l’argento e mio è l’oro”, dice l’Eterno degli eserciti”. Include l’oro e l’argento nel vostro conto in banca? Sì. E’ tutto Suo. Quanto ne hai creato? Zero. Quindi, puoi affermare che qualcosa sia tuo? No. Egli è il Creatore, perciò è tutto Suo. Tutto quello che abbiamo è del Signore. Egli è Colui che possiede. Siamo solo suoi amministratori.
Ma quando penso che le cose siano mie, quando penso che vengano da me, e quando penso di essere mio, la prendo sul personale quando i miei doni vengono rifiutati. Rimango ferito se non vengo riconosciuto e non sono apprezzato, e quando il dono è rifiutato. Perché? Perché riguarda me, è mio.
Se vi sono due bambini che giocano al parco giochi e c’è un camioncino della spazzatura che appartiene a uno dei due, se l’altro lo prende e inizia a giocarci come se fosse suo, senza condividerlo con il ragazzino che è proprietario, diciamo che il bambino che ha preso il giocattolo è egoista.Trattare le cose (incluso l’amore) come se fossero nostri possedimenti, quando in realtà appartengono a Dio, è egoismo. 1 Corinzi 4:7 ci dice: “Che cosa infatti ti rende diverso? Che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti glori come se non l’avessi ricevuto?”. Non trattiamo i possedimenti di Dio come se fossero nostri. Sono Suoi, non tuoi.
Quale qualità caratteriale sottosta al pensiero che io posso produrre/creare/fare qualcosa da solo e che sono mio e posso fare quello che voglio con me stesso? L’orgoglio. Quindi, nel centro del nostro cuore umano scopriamo di essere egoisti e orgogliosi. In realtà, egoismo e orgoglio sono gli unici motivi per cui il cuore umano peccatore e caduto fa quello che fa. L’amore umano opera con il meccanismo del dare per ricevere, è sempre motivato dall’egoismo e dall’orgoglio, ed ha sempre aspettative relative all’ego. Io ho aspettative per me stesso e quello che ricevo in cambio di quello che ho investito.
Non farti trarre in inganno. L’egoismo può dare. L’orgoglio può sacrificarsi. Ma lo fa con l’obiettivo di ricevere ricompense maggiori in cambio. L’amore che ho per i miei cari (coniuge, figli, genitori, amici, animali ecc.) è un amore egoista. Tu e io non siamo capaci di fare diversamente. Al centro di ciò che siamo, scopriamo egoismo e orgoglio.
Dio ci dice la verità su noi stessi nella Bibbia quando dice: “Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le nostre opere di giustizia sono come un abito sporco; avvizziamo tutti come una foglia, e le nostre iniquità ci portano via come il vento”.
Non abbiamo nulla di buono in noi. La nostra giustizia è come i panni mestruali. E’ tutto quello che abbiamo da offrire. Quindi, quando offriamo a Dio il dono del nostro cuore, non offriamo nulla di grande valore. Offriamo spazzatura. Ma Dio è felice, quando Gli offriamo il nostro cuore, perché può entrare e ricrearci a Sua immagine e instillare in noi ciò che ha valore.
Ora sarò dolorosamente chiaro su una cosa. Questo è il cuore umano, e questo è come funziona in ogni essere umano peccatore che abbia mai vissuto dalla caduta. Il meglio che abbiamo io o te, il meglio che possiamo fare, l’amore che abbiamo per i nostri figli, genitori, coniugi, amici o altri; il motivo che sta dietro a tutto il bene che facciamo, ai doni che diamo o ai sacrifici che facciamo; tutto è motivato dall’egoismo e dall’orgoglio. Tutto qui. Non vi è altro.
Non c’è altro che egoismo e orgoglio come motivazioni del cuore peccatore e umano.
Ma non è tutto. E’ anche peggio! Si può dare quello che non si ha? No. Bisogna prendere qualcosa da qualcuno da qualche altra parte prima per avere qualcosa da dare. Chi, in tutto l’universo, può dare prima di prendere? Solo Dio. Quindi, quando io do prima per ricevere qualcosa in cambio dopo, mi metto al posto di Dio. Penso di essere Dio, penso prima di tutto di possedere o aver prodotto questa cosa, così da poterla dare per avere qualcosa in cambio, e vivo con la bugia che il nemico ha detto a Eva nel giardino, “sarai come Dio”.
Quindi, quando io e te diamo per ricevere, quello che riveliamo è che crediamo di “essere come Dio”. Ho la capacità di Dio di creare l’amore, che poi do, per poter ricevere più amore in cambio. Questo cuore è motivato dall’egoismo e dall’orgoglio e mi mette al posto di Dio. E questo è sempre infrangere il primo comandamento. “Non avrai altri dei davanti a me”.
Qual è il Dio più comune che mettiamo davanti a Dio, quella cosa che ci fa infrangere il primo comandamento ogni giorno? L’ego. Io sono il numero uno nella mia vita. Le mie voglie, i miei desideri, i miei sogni, i miei bisogni vengono prima. Dio sta da qualche parte più in basso.
E questo cuore (che crede di essere Dio, che è motivato da egoismo e orgoglio, il cui guadagno sta nel ricevere, e perdere è non ricevere, non ricevere abbastanza o vedersi portare via il proprio tesoro) è schiavo degli altri. Capisci, il mio guadagno o la mia perdita dipendono dal fatto che “loro” diano o no e da quanto danno. E non posso controllarli. Non posso obbligarli a dare, ma dipendo da quello che danno per essere in positivo. Non posso controllare se mi rifiutano, mi lasciano o muoiono. Io sono schiavo degli altri, perché dipendo da loro e da quello che mi danno per guadagnarci. E siccome devi controllare una fonte di cui non ti fidi, e siccome non c’è essere umano di cui ci si possa fidare completamente, io e te cerchiamo sempre di controllare gli altri per controllare le nostre perdite e i nostri guadagni.
Possiamo provare a controllarli con le buone (con elogi, ringraziamenti, doni, ecc. per ricevere cose simili in cambio) o possiamo cercare di controllarli con le cattive (con la coercizione, i sensi di colpa, la vergogna, le accuse, l’abuso ecc.) per obbligarli a rimanere la nostra fonte e perché continuino a dare a noi. Ma sia con le buone che con le cattive, cerchiamo di controllare gli altri, perché sono la nostra fonte, e non possiamo fidarci di loro.
Siamo schiavi degli altri.
Il cuore – ingannato
Abbiamo parlato del cuore e di come funziona dal punto di vista dell’amore umano. Ma voglio sapere come faccio a sapere se Cristo è nel mio cuore? Leggiamo. “Come posso sapere se Cristo è nel mio cuore? Se, quando siamo criticati o corretti in quello che facciamo, e le cose non vanno come pensiamo debbano andare, facciamo affiorare le passioni invece che accettare la correzione e essere pazienti e gentili. Tale reazione indica che Cristo non dimora nel cuore”.
Ahia. E’ possibile che sia vero? Allora che dire di te e me? Dove ci posizioniamo? Come possiamo essere in una posizione così miserabile se pensavamo di andare almeno un po’ bene? Perché…”Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?”.
Cosa vuol dire che il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato? Vuol dire che il cuore dell’uomo è pazzo. E’ più pazzo di qualsiasi altra cosa in circolazione.
Non so se avete mai incontrato qualcuno di pazzo. Nei miei turni quando studiavo medicina, ho fatto turni in cui ricoveravo e dimettevo pazienti psichiatrici, e ho incontrato persone che avevano realtà alternative molto interessanti. Ne ho incontrate molte di più quando studiavo e facevo pratica come medico del pronto soccorso.
Alcuni pazienti pensavano di avere un microchip impiantato nel cervello e che i militari mandavano loro segnali attraverso quel microchip, portandoli a fare delle cose. Altri sentivano voci che parlavano e dicevano loro di fare certe cose. Altri credevano di avere dei superpoteri e di poter camminare attraverso i muri. Altri credevano che il giornalista in TV parlasse direttamente con loro dando messaggi segreti che solo loro potevano capire.
Dopo essermi preso cura di molte persone che avevano realtà alternative importanti, sono arrivato a capire una cosa. Non potevo convincere nessuno a uscire dalla sua realtà alternativa. Erano tutti convinti che la loro realtà alternativa fosse reale come io ero convinto che la mia realtà fosse reale. L’unica cosa che li svegliava per vedere una realtà diversa era un farmaco potente.
Potrebbe essere lo stesso per te e per me? E se fossimo tutti malati? Cosa succederebbe se tutti vivessimo in uno stato delirante e credessimo alla stessa realtà alternativa? Come potremmo sapere se siamo sani o malati? Se tutti quelli che incontriamo credessero essenzialmente alle stesse cose a cui crediamo noi, e ci sbagliassimo tutti, come potremmo saperlo?
Quello che Dio ci sta dicendo è che siamo malati. Il centro di chi siamo, il nostro cuore, è malato! E è malato, poiché propenso ad andare in una direzione specifica. E’ malato in modo insanabile. E’ come avere una palla sul lato di una collina liscia. Se si lascia andare la palla, cadrà sempre lungo la collina. Non risalirà mai. Indipendentemente da quante volte provate, rotolerà sempre a valle. Rotolare a valle è insanità, risalire lungo la collina è giustizia.
Non solo il cuore dell’uomo andrà sempre verso l’insanità, se non viene regolato, ma andrà sempre verso il lato più profondo del lago dell’insanità.
Perché funziona così? Immagina di essere nato in un mondo capovolto. E’ sempre stato capovolto, e siccome è sempre stato capovolto, ti sembra dal lato giusto. Dio ti ha creato con il desiderio di guadagnare, raggiungere, crescere, imparare, migliorare, ecc. Se vedi una montagna in lontananza, vuoi salirvici in cima, e lo fai. Ma cosa succede se sei al contrario? Più sali verso l’alto, più vai in basso, pensando di inseguire la grandiosità, vai sempre più a fondo. Questa è l’insanità/l’inganno del cuore umano e il motivo per cui andrà sempre verso la parte più profonda del lago dell’insanità.
Cosa vuol dire essere insanabilmente malati? Vuol dire essere insani per la malattia. Immagina di essere in un deserto. Ci sei da un paio di giorni, sei senza acqua e stai per morire. Le labbra sono crepate e sanguinano. La lingua è secca e si attacca al palato. Hai un mal di testa che picchia e ti senti affaticato e frastornato. E in lontananza vedi un tavolo, e sul tavolo una brocca di vetro piena d’acqua che brilla alla luce del sole, rivelando i cubetti di ghiaccio all’interno.
Ora, immagina che tra te e l’acqua ci sia un giardino di cactus. Sfideresti il giardino di cactus per avere l’acqua? Sì. Perché? Perché vuoi disperatamente l’acqua. Ecco come il cuore dell’uomo si relaziona con la malattia. La vuole insanabilmente!
Io e te abbiamo una capacità incredibile di essere ingannati. Non sappiamo cosa c’è nel cuore. Non capiamonoi stessi. Possiamo vedere abbastanza chiaramente quello che sbagliano gli altri, ma nei confronti di noi stessi, siamo ciechi.
Lo vediamo chiaramente segnalato da Gesù nel sermone della montagna. Dice: “3 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Ovvero, come puoi dire a tuo fratello: “Lascia che ti tolga dall’occhio la pagliuzza”, mentre c’è una trave nel tuo occhio? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello”.
Riusciamo a vedere la pagliuzza di un problema nel nostro prossimo, ma abbiamo un trave in testa e non abbiamo idea di cosa stia succedendo. Come può essere? Lasciate che ve lo spieghi con un esempio.
Quando ho comprato per la prima volta gli occhiali, erano molto strani. Li avevo sul naso, mi facevano male alle orecchie, e facevano sembrare tutto un po’ distorto. Non mi piacevano, ma mi servivano per vedere, quindi li ho messi su. Un giorno, non trovavo gli occhiali. Avevo cercato dappertutto e non li avevo trovati in nessuno dei posti dov’erano di solito.
Alla fine ho chiesto a mia moglie di aiutarmi a trovare gli occhiali. Mi ha guardato dritta negli occhi e ha detto: “Tesoro, ce li hai su!”. Che imbarazzo! Eccomi lì, alla ricerca dei miei occhiali dappertutto, e in tutto quel tempo erano proprio lì sulla mia faccia. Mi ero abituato così tanto che la mia mente ignorava i segni della loro presenza.
Proprio l’altra sera, la nostra famiglia stava avendo un momento di preghiera insieme e mancava una delle bimbe. Stavo guardandomi in giro nella stanza per vedere dove fosse. Gli altri hanno notato che ero confuso, e mi hanno chiesto cosa stessi cercando. Gliel’ho detto e hanno iniziato tutti a ridere! La bambina mancante era in braccio a me!
Io e te viviamo con noi stessi da così tanto tempo, che ci sono tante cose di noi che non notiamo. Quando è l’ultima volta che ti sei visto le ciglia mentre guardavi qualcosa? Sono sempre lì, nella nostra visione periferica. Ma le noti? No. Perché? Perché è così tanto tempo che sono parte di te che ignori la loro presenza(fino a che non ti cadono nell’occhio!).
Abbiamo difetti gravi nel carattere, ma non li vediamo, semplicemente. Se fossimo nati con una trave in testa, ci abitueremmo ad averla al punto che smetteremmo di notarla (fino a che non colpiremmo qualcosa). E’ possibile che la nostra capacità di essere ingannati sia così grande che se persino Dio ci guardasse negli occhi, ci dicesse cosa non va in noi, noi non Gli crederemmo? Se avete risposto di no, ne siete così sicuri? Siete meglio dei discepoli di Gesù?
In Marco 8:29, Pietro e i discepoli affermano che Gesù è il Cristo, il Messia. E solo due settimane più tardi, quello stesso Gesù guarda Pietro e i discepoli e dice: “«Voi tutti sarete scandalizzati di me questa notte, perché sta scritto: “Percuoterò il Pastore e le pecore saranno disperse”. [Gli credevano?] …E Pietro gli disse: «Anche se tutti gli altri si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò». E Gesù [lo stesso Gesù che avevano appena affermato che fosse Dio] gli disse: «In verità ti dico che oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». [Dio guarda Pietro e i discepoli negli occhi e dice loro cosa non va e loro Gli credono?] Ma egli [Pietro] con più fermezza diceva: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò affatto». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri”.Anche se Dio ti guardasse negli occhi e ti dicesse quello che non va in te, probabilmente non gli crederesti.
Vedete, siamo insani e non si può dire a qualcuno che è insano solo dicendogli che lo è. Servono medicine potenti che lo risveglino, per capire che è insano. Nella vita, quella medicina si chiama dimostrazione.
Siamo ingannati. Quindi, qual è la soluzione? Ci serve che Dio ci dimostri cosa sta succedendo con una dimostrazione. Io e te non conosciamo il nostro cuore. Ma c’è qualcuno che lo conosce. Geremia 17:10 prosegue dicendo: “Io, l’Eterno, investigo il cuore, metto alla prova la mente per rendere a ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni”.
Dio conosce quello che c’è nei nostri cuori e noi dobbiamo andare da Lui perché ci sia rivelato (dimostrato) cosa c’è. Davide, l’uomo secondo il cuore di Dio, aveva vagamente capito che c’era qualcosa nel cuore quando pregò la preghiera del Salmo 139:23-24 “Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore; provami e conosci i miei pensieri; e vedi se vi è in me alcuna via iniqua, e guidami per la via eterna”. Se Dio avesse guardato Davide negli occhi e gli avesse detto che era un assassino guidato dalla lussuria, Davide probabilmente avrebbe litigato con Dio.
“DIO mio, io prendo piacere nel fare la tua volontà, e la tua legge è dentro il mio cuore”. “Non metterò davanti ai miei occhi alcuna cosa malvagia; io detesto il comportamento di quelli che si sviano; non mi lascerò contagiare”. Ma Davide, nel Salmo 139, chiede al Signore di “investigarlo”. E’ nella prova che scopriamo cosa c’è nel cuore.
Un giorno Davide stava camminando attorno al palazzo, quando vide una bella donna che faceva il bagno sul tetto. Forse si disse: “Wow” velocemente e pensò di andarsene via. Ma diede una seconda occhiata e disse: “Wow!”. Poi chiese a qualcuno come si chiamasse. Poi la invitò da lui. E da cosa nasce cosa, un anno dopo Davide aveva commesso adulterio con Bathsheba, aveva ucciso il marito di lei, aveva avuto un figlio da lei e si stava dirigendo in fretta verso una completa rovina.
Poi arrivò il profeta Nathan con la storia di un uomo ricco che aveva tante pecore e dell’uomo povero che ne aveva solo una e la amava e con lei condivideva la casa. Arrivò uno straniero dall’uomo ricco e l’uomo ricco, per risparmiare il suo gregge, prese la pecora del povero, la uccise per sfamare lo straniero. Davide, arrabbiato, coprì di maledizioni il ricco della storia. “Allora Nathan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo!”. A quel punto, per la prova e per le parole del profeta, gli occhi di Davide si aprirono, e vide com’era il suo cuore. Non era per nulla buono! Ora sapeva che gli serviva qualcosa.
Davide pregò poi un’altra preghiera sul cuore. “O DIO, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo. Non rigettarmi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza e sostienimi con uno spirito volenteroso”. Davide sapeva quindi, senza dubbi, di aver bisogno di un cuore nuovo.
Quando Dio permette che si abbatta su di noi una prova, e nella prova esce quello che abbiamo nel cuore e ci rivela cosa c’è dentro, allora ci rendiamo conto che abbiamo disperatamente bisogno di un cuore nuovo. E quando noi, come Davide, sappiamo di aver bisogno di un cuore nuovo, e andiamo da Dio supplicando di avere quel cuore nuovo, Dio ci risponde.
“Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti”.
Dio sa com’è il cuore dell’uomo. Sa quanto è orribile. Sa tutto sull’egoismo e sull’orgoglio e sul metterci al posto di Dio. Lo sa! E sa che abbiamo bisogno di un cuore nuovo, perciò è morto per darci un cuore nuovo, il Suo cuore. Vuoi oggi quel cuore?
“Signore, so quanto sia cattivo il mio cuore. Vedo che tutto è motivato da egoismo e orgoglio. Non ho nulla, assolutamente nulla, da offrirti. Ma ho bisogno di un cuore nuovo, del Tuo cuore. Mi daresti quel cuore nuovo e metteresti in me il Tuo Spirito? Grazie, Gesù, perché fai questo per me, non perché io me lo meriti, ma perché Tu mi vuoi bene. Amen”.
Dare o prendere?
Quando si tratta di amore, posso dare prima o devo prendere prima? Puoi dare qualcosa che non hai? No. Dobbiamo prima prendere per avere qualcosa da dare. Altrimenti, siamo Dio e produciamo e possediamo quello che diamo. Questo vale per tutta la creazione.
Un seme che è piantato nel terreno, prima dà al terreno per crescere, o prima prende dal terreno per crescere? Prima prende. Prende l’umidità, la temperatura e le sostanze nutritive, e man mano che cresce rompe il terreno e prende la luce solare. Prende e cresce, prende e cresce.
Supponiamo che il seme in questione produca un arancio. Per chi produce i frutti? Per se stesso? No. Non ottiene nulla dal frutto che produce. Gli altri aranci beneficiano da ciò che produce (che non siano altri aranci che crescono dai semi)? No. Prende da ciò che è nel terreno in modo da poter dare ad altre specie. Anche le arance che cadono sul terreno non danno nessun beneficio immediato all’albero. Quelle arance devono prima “dare” ai batteri, ai funghi o ad altre creature, che alla fine danno al terreno, che poi può dare qualcosa all’albero.
Il seme prende dal terreno in modo da poter produrre un fiore, che possa dare il polline alle api. L’ape prende il polline in modo da dare miele all’orso. L’orso prende il miele per poter dare allo scarabeo stercorario. Lo scarabeo stercorario prende lo sterco per poterlo dare al verme. Il verme prende quello che gli viene dato per poterlo dare di nuovo al terreno.
Vediamo questa legge della vita, questo circuito di benefici, esemplificato nella vita di Cristo. “Guardandolo, scorgiamo la gloria del Padre. Il Cristo ha detto: “Non fo nulla da me”. “Il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a cagion del Padre”. “Io non cerco la mia gloria”, ma “la gloria di colui che l’ha mandato”. Giovanni 8:28; 6:57; 8:50; 7:18. In queste parole è espresso il grande principio che è la legge di vita dell’universo. Il Cristo ha ricevuto tutto da Dio; ma ha preso per dare. Come nel cielo, così è nel suo ministero verso tutte le creature. Tramite il diletto Figliuolo, la vita del Padre si riversa su tutti; sempre per mezzo suo, essa ritorna in un servizio traboccante di lode e di gioia, simile a una grande corrente d’amore, fino alla sorgente di tutte le cose. Così, attraverso il Cristo, si completa il circolo del bene, manifestazione del carattere del grande Donatore, espressione della legge della vita”.
Il circolo della vita, il circuito del bene, prendere per dare, è la legge della vita.
Il cuore – divino
Dio vuole darci un cuore nuovo. Non ci ha progettati per avere il vecchio cuore di amore umano. Voleva che operassimo secondo l’amore divino.E l’amore divino non dà per ricevere, poiché per Legge della Vita, prende per dare. Invece che investire negli altri, cercare un ritorno per quello che do, l’amore divino dà senza aspettative (per me stesso) di ritorno. Ho comunque delle aspettative, ma le mie aspettative sono per il tuo bene, non per il mio.
Mi aspetto che mia moglie mi ami, perché so che se lo fa, questo vuol dire che è connessa con Dio. Lui è al controllo della sua vita, e quella connessione le dà vita, amore, gioia e pace. Quindi, per il suo bene, mi aspetto che mi ami. Ma non ho aspettative per me stesso. Non mi serve il suo amore per me, perché non è lei la mia fonte. E’ Dio la mia fonte, e io posso prendere tutto quello che mi serve da Lui, e poi darlo a mia moglie e agli altri.
Non finirò mai l’amore perché sono connesso alla fonte che non si esaurisce, e quando prendo quell’amore e mi riempio di esso, ho tutto quello che mi serve da dare agli altri senza mai svuotarmi.
Se prendo per dare, allora il mio guadagno è dare. E se il mio guadagno sta nel dare, allora perdo se tengo qualcosa per me.
Questo segue la legge divina delineata in Giovanni 12:25, “Chi ama la sua vita la perderà, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. Quello che ci mostra qui Gesù è che nella realtà, se vuoi tenerti qualcosa, devi dare, perché nel momento in cui ti attacchi e cerchi di tenerla per te stesso, la perdi.
Quindi, se ti serve accettazione, vai da Dio e prendila da Lui. Lui ha tutta l’accettazione che ti serve, perché ne è la fonte. Ma se vuoi che ti resti l’accettazione, devi darla agli altri, devi accettarli.
Se ti serve appartenenza, vai da Dio, e prendi da Lui l’appartenenza. Lui ha tutta l’appartenenza che ti serve, perché ne è la sorgente. Ma se vuoi che l’appartenenza rimanga tua, devi darla agli altri, devi lasciare che appartengano.
Se ti serve perdono, vai da Dio, e prendi il Suo perdono. Ha tutto il perdono che ti serve, perché ne è la fonte. Ma se vuoi che ti rimanga il perdono, devi darlo agli altri, devi perdonarli.
Quindi, che dire di Dio? Può tenere il Suo amore per sè stesso? O deve darlo? Deve darlo! La Sua natura sta proprio nel darlo. Se lo tenesse per sè stesso, perderebbe, e Dio non perde. Vince sempre, quindi dà sempre. Ci viene detto: “egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. Non dà per te, ma per come è Lui e per il Suo carattere, perché è un riflesso del Suo cuore.
Lo stesso vale per te e per me quando Cristo vive nei nostri cuori per fede. La nostra ricompensa ci è assicurata dando. “La legge della rinuncia è nello stesso tempo legge della conservazione. Il contadino conserva il suo grano gettandolo via. Lo stesso accade nella vita degli uomini. Dare significa vivere. La vita che sarà preservata è quella che viene liberamente offerta al servizio di Dio e dell’uomo. Quelli che per amore del Cristo sacrificano la loro vita in questo mondo, la conserveranno in eterno”.
Il cuore dell’amore divino ricorda “Non è mio”. Io non ce l’ho, non lo possiedo. Semplicemente, non mi appartiene. Appartiene a Dio. Non posso produrre nulla.Non sono un creatore. Solo Dio lo è. Quindi, tutto quello che ho viene da Lui, persino la mia creatività.
Io non sono mio da poter fare quello che voglio con me stesso. Non sono mio, perché sono stato comprato a un prezzo. Appartengo a Dio, devo renderGli conto. Proprio come il tipo delle consegne di UPS, se il dono è rifiutato o distrutto o non apprezzato, non ha effetti personali su di me, perché non è mio, e non mi rappresenta. Non sono ferito personalmente dalla risposta degli altri al mio amore, perché non dipendo da loro, dipendo da Dio.Quello che fanno con il dono è un problema loro (un riflesso del loro cuore), non mio. E inoltre, non era nemmeno un mio dono. Veniva da Dio.
L’esempio – Gesù
Prendiamo come esempio Gesù. Credeva di possedere qualcosa? No. Ha detto: “Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha neppure dove posare il capo”. Ha riconosciuto che tutto quello che aveva veniva da Suo padre. Non possedeva nulla.
Gesù credeva di poter fare molto da solo? No. Ha detto: “Io non posso far nulla da me stesso”. Ha riconosciuto che tutto il Suo potere e le Sue capacità erano del Padre.
Gesù credeva di essere Suo, di avere il diritto di fare quello che voleva con se stesso? No. Ha riconosciuto, come Paolo, che non siamo nostri. “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio”.
Quindi Gesù non ha posseduto, non ha prodotto, e non era Suo. Gesù era l’ultimo tipo delle consegne di UPS. Era egoista? Pensava a sè stesso o era focalizzato sugli altri? Ci viene detto: “Non pensava a sè stesso, ma pregava e viveva per gli altri”.
Se Gesù era convinto di essere solo il ragazzo delle consegne, se era convinto che nulla fosse Suo, che tutto quello che poteva fare veniva dal Padre, e che non era Suo, allora cosa poteva ferirLo personalmente? Nulla! Se si è feriti personalmente, vuol dire pensare a sè, focalizzarsi su quello che altri hanno fatto e ciò che significa per me o che hanno fatto a me. Gesù non ha pensato a Sé Stesso. La Sua preoccupazione era per gli altri.
Nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 6, quando Gesù parlava di sè stesso come del Pane di vita, e molti dei suoi seguaci se ne andarono, e non Lo seguirono più, è rimasto ferito per Se Stesso o è rimasto ferito per loro? E’ rimasto ferito per loro e per ciò che la loro decisione avrebbe significato per loro.
Quando Giuda tradì Gesù con un bacio, Gli fece male perché era stato tradito da un amico? No. Provava dolore per Giuda e per quello che il tradimento significava per Giuda. E quando Pietro lo rinnegò, maledicendolo con la serva, Gesù provò dolore per sestesso o per Pietro e per ciò che il rinnegamento di Pietro voleva dire per lui? Gesù provò dolore per Pietro, non per se stesso.
Non fraintendetemi. Gesù è stato ferito. E’ stato l’uomo dei dolori e ha conosciuto il dolore. Ma il Suo dolore non era per se stesso, ma per gli altri. Il Suo dolore per noi era in proporzione al Suo amore per noi, e siccome ha amato infinitamente più di quanto noi possiamo amare, ha provato infinitamente più dolore di quello che possiamo provare noi.
Nella sua infanzia, “Gesù non si accaniva per difendere i propri diritti. Spesso il suo lavoro era più difficile perché era conciliante e non si lamentava. Tuttavia non si lasciò andare né alla noncuranza né allo scoraggiamento. Visse al di sopra di queste difficoltà, come se fosse in presenza di Dio. Se trattato duramente, non reagiva, ma sopportava con pazienza gli insulti”.
Crescendo e facendosi adulto e entrando sulla scena del ministero, scopriamo che “Nel cuore di Cristo, in perfetta armonia con Dio, vi era anche una pace perfetta. Egli non conobbe mai né l’esaltazione per l’approvazione, né lo scoraggiamento per le critiche o le delusioni. Conservò sempre il suo coraggio tra i più grandi contrasti e le più feroci opposizioni”.
“Il Salvatore ha sperimentato, nonostante le difficoltà, una pace profonda. Anche quando i peggiori nemici lo stavano perseguitando, egli disse: “E colui che mi ha mandato è con me; egli non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli piacciono”.
E quando è arrivato alla fine della Sua vita e il peso del peccato ha iniziato a essere messo sulle Sue spalle, la Sua preoccupazione non era per sé. “La croce proiettava su di lui la sua ombra, ed egli era turbato. Sapeva che nell’ora del tradimento sarebbe stato abbandonato. Sapeva che lo avrebbero condannato a morte dopo il processo più infamante. Conosceva l’ingratitudine e la crudeltà di coloro che era venuto a salvare. Sapeva quanto fosse grande il sacrificio che doveva affrontare, e sapeva anche che per molti sarebbe stato inutile. La chiara visione della sua umiliazione e della sua sofferenza avrebbe potuto scoraggiarlo, ma egli guardò i dodici, che erano stati vicini a lui e che sarebbero rimasti a lottare nel mondo, dopo la sua passione. Gesù non pensava solo a se stesso. La prospettiva della sua sofferenza era sempre collegata ai discepoli, dei quali si sentiva responsabile”.
Come reagiva Gesù ai problemi? “Cristo non ha mai mormorato, non ha mai espresso malcontento, dispiacere o risentimento. Non si è mai scoraggiato, non si è perso d’animo, agitato, confuso. Era paziente, calmo, in sé, nelle circostanze più impegnative e esaltanti. Tutte le Sue opere sono state fatte con dignità quieta, e con agio, indipendentemente dalle circostanze attorno. L’applauso non gli dava gioia. Non temeva le minacce dei nemici. Si muoveva nel mondo dell’eccitazione, della violenza e del crimine, come il sole si muove sopra le nuvole. Le passioni e il trambusto e le prove stavano al di sotto di Lui. Veleggiava come il sole sopra di essi. Ma non era indifferente ai dolori degli uomini. Il Suo cuore è sempre stato toccato dalla sofferenza e dalle necessità dei Suoi fratelli, come se capitassero a Lui. Aveva una gioia interiore calma, una pace che era serena. La sua volontà era sempre immersa nella volontà del Padre. Non sia fatta la mia, ma la Tua volontà, abbiamo sentito dire dalle Sue labbra tremanti e pallide”.
Anche nella prova, ha mantenuto la calma fiducia nel Padre. “Anna non ebbe nulla da replicare. Temeva che Gesù rivelasse qualcosa circa la sua maniera di procedere che avrebbe preferito tenere nascosto, e anche per questo tacque. Allora una delle guardie, adirata perché Anna taceva, diede uno schiaffo a Gesù, dicendogli: “Così rispondi al sommo sacerdote?” Versetto 22. Gesù calmo replicò: “Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” Versetto 23. Gesù non espresse alcuna parola di condanna. La sua risposta tranquilla nasceva da un cuore senza peccato, benevolo, che non cedeva alla collera”.
E quando Pietro lo rinnegò con le imprecazioni, per chi ha provato dolore Gesù? “Mentre quei vergognosi giuramenti erano ancora sulle labbra di Pietro e il canto del gallo riecheggiava nelle sue orecchie, il Salvatore distolse lo sguardo dai suoi accusatori e guardò a lungo il povero discepolo. Gli occhi di Pietro si incontrarono con quelli del Maestro. Il discepolo vi lesse, non la condanna, ma solo una pietà e un dolore profondo. Quel viso pallido e sofferente, quelle labbra tremanti, quello sguardo di compassione e perdono, trafissero il cuore di Pietro”.
E qual è stata la Sua risposta quando pativa le sofferenze più intense? “Mentre i soldati compivano la loro opera tremenda, Gesù pregava per i suoi nemici: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Luca 23:34. Il suo animo si volse dalle sue sofferenze verso il peccato dei suoi persecutori e a quella che sarebbe stata la loro terribile punizione. Gesù non espresse nessuna parola di condanna per i soldati che lo trattavano con tanta durezza; non invocò nessuna vendetta sui sacerdoti e sui capi che erano contenti per l’attuazione del loro piano. Gesù ebbe compassione della loro ignoranza e della loro colpa, e pronunciò soltanto una preghiera di intercessione: chiedeva per loro il perdono, perché non sapevano quello che facevano”.
Che amore incredibile per quelli che Lo odiavano! Non ha mai avuto un pensiero o un’emozione negativa verso di loro! La profondità del Suo amore non è solo incredibile per noi. E’ stata incredibile anche per gli angeli. “Gli angeli stupiti contemplavano l’amore infinito di Gesù che, sebbene nella tremenda agonia dello spirito e del corpo, pensava solo agli altri e incoraggiava quel penitente a credere”. “Nonostante le calunnie e le persecuzioni di cui fu oggetto, pronunciò sempre parole di perdono”. Ecco come sembra il cuore nuovo, che opera con l’amore divino.
Ha sofferto?
Gesù si è scampato una vita di sofferenza? No! Ha sofferto. “Conveniva infatti a colui, per il quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, nel portare molti figli alla gloria, di rendere perfetto per mezzo di sofferenze l’autore della salvezza”. Gesù si è perfezionato grazie alle sofferenze. Ma per chi ha sofferto? “Lo tormentava il pensiero che coloro che aveva amato così tanto si sarebbero uniti alle trame di Satana”. Provava dolore per loro, non per se stesso.
Gesù, come noi, era umano, e l’umanità ha bisogno di appartenenza, comprensione, e compagnia. Gesù ha condiviso con noi quel desiderio.
“Nella sofferenza si sente il bisogno di manifestazioni di simpatia”. “…Ma un dolore ancora più profondo straziava il cuore di Gesù, e non per opera di un nemico: mentre si trovava davanti a Caiafa, uno dei suoi discepoli lo rinnegava”.
E’ vero che Gesù non ha avuto un pensiero per Se Stesso, e non ha provato dolore per Se stesso. Ma come noi, Gesù ha provato più dolore per chi era più vicino a Lui rispetto a chi era più lontano. La sua capacità di soffrire è stata più grande della nostra capacità di soffrire esattamente come la Sua capacità di amare è stata più grande della nostra capacità di amare. Il Suo amore per i Suoi figli è stato molto più grande del nostro. E il grado in cui noi impareremo ad amare come fa Lui sarà il grado in cui riusciremo a soffrire come ha fatto Lui.
Vedi, “Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori…”.
E’ stato uomo dei dolori e ha conosciuto la sofferenza, ma non per Se Stesso; ma per gli altri!
E io?
Questo è Gesù. Era perfetto. Ma io o te? Come dovremmo reagire in circostanze simili? “Cristo non si è mai scoraggiato: i suoi discepoli devono avere la stessa fede e la stessa fermezza. Poiché dipendono da lui, che è il loro Maestro, devono vivere come egli è vissuto, lavorare come egli ha lavorato…per sperare contro ogni speranza”.
“Se le opere degli ambasciatori di Cristo sono forgiate da Dio, non saranno elogiati da labbra umane, né depressi perché pensano di non essere apprezzati”.
“Se avessi lo Spirito di Cristo, non vedresti gli sgarbi e non ti interesserebbero le piccole ferite”.
“L’egoismo distrugge la nostra pace. Quando ci domina ci sforziamo continuamente di salvaguardarci dalle mortificazioni e dagli insulti ma quando siamo trasformati, e la nostra vita “è nascosta con Cristo in Dio” (cfr. Colossesi 3:3), chi ci manca di rispetto o di attenzione non ci ferirà, saremo sordi e ciechi alla vergogna e agli insulti”.
“L’uomo che si affida a Dio godrà anche nelle circostanze più difficili e scoraggianti dello stesso equilibrio dei momenti sereni in cui sembrava beneficiare della guida e delle benedizioni divine. Le sue parole, le sue motivazioni e i suoi gesti possono essere fraintesi, ma non se ne preoccupa perché ha realtà più importanti a cui interessarsi. Egli è paziente come Mosè “…come se vedesse colui che è invisibile” (Ebrei 11:27), rivolgendo la sua attenzione “…non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne”. 2 Corinzi 4:18. Gesù riusciva a valutare correttamente tutto ciò che veniva frainteso o disprezzato dagli uomini. I suoi discepoli, quindi, anche se devono sopportare offese e maltrattamenti possono affidarsi tranquillamente a lui. Tutto ciò che è nascosto verrà svelato, e tutti coloro che onorano Dio saranno onorati da lui alla presenza degli uomini e degli angeli” .
Quando l’amore di Dio dimora in noi, viviamo la vita di Cristo.
Il cuore-divino
L’amore divino, prendere per dare, è la chiave per entrare nella vita di Cristo. Proprio come Gesù, riconosco di essere solo un amministratore delle risorse di Dio. Devo andare da Dio e prendere prima di avere amore da dare agli altri. E l’amore che io do agli altri è un dono, non un investimento. Viene senza limiti. Non provo dolore per me se pestano il dono e se ne vanno. Non provo dolore per me perché non penso a me. Provo dolore per loro e sono preoccupato per loro.
E questo cuore, che capisce che è creatura e non Dio, è libero! Io non dipendo più dagli altri. Non dipendo più da quello che fanno o dicono gli altri per guadagnarci. Il mio guadagno deriva solo dal dono e sono io che decido se darlo o no, quindi i miei guadagni e le mie perdite sono sotto il mio controllo. Non mi serve controllare gli altri, perché non sono loro la mia fonte. Dio è la mia fonte, enon mi serve controllare Dio perché posso fidarmi di Lui. E’ una fonte fidata!
Gli altri guadagni e perdite del cuore caduto (ricevere, non ricevere, non ricevere abbastanza, o vederselo portare via) non entrano nemmeno nell’equazione dell’amore divino nel cuore nuovo. La mia gioia, il mio guadagno, la mia vittoria, sta semplicemente nel dare. Questo è l’amore divino, e questo amore è impossibile da produrre per te o per me. E’, in se stesso, un dono di Dio e noi dipendiamo da Lui per averlo. Dobbiamo andare da Dio e prendere il Suo amore dal buffet dell’amore che ha preparato per ciascuno di noi, e così sarà veramente nostro. Il grado in cui sono pieno di questo amore è il grado in cui posso condividere quell’amore con gli altri.
Il tesoro
Gesù ci dice: “Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Di cosa parlava? Cos’è il tesoro e cosa ha a che vedere col cuore?
Il tesoro è il sistema col quale tu ed io determiniamo quanto vale qualcosa, e se quella cosa è un guadagno o una perdita per noi. Questo sistema di valutazione è una funzione del cuore. Ora che abbiamo una buona comprensione del cuore e di come funziona, focalizziamoci un po’ di più sul tesoro e sul processo decisionale.
Se ti dessi l’opzione di ricevere 1.000 € o di pagare 1.000 €, cosa sceglieresti? Sceglieresti di ricevere 1.000 €, ovviamente. Perché? Perché scegliamo sempre un guadagno rispetto a una perdita.
Ora, cambiamo un po’ lo scenario. Questa volta puoi ricevere 1.000 € o puoi riceverne 10. Cosa sceglieresti? Sceglieresti di riceverne 1000. Ma perché? Perché scegliamo sempre un guadagno maggiore rispetto a un guadagno minore.
Proviamo un terzo scenario. Questa volta, puoi scegliere se pagarmi 1.000 € o se pagarmene 10. Cosa sceglieresti? Sceglieresti di pagarmi 10 €. Perché? Perché scegliamo sempre una perdita minore rispetto a una perdita maggiore.
Quindi, è chiaro che abbiamo un sistema con cui valutiamo il valore relativo di una cosa, sia che sia una perdita o un guadagno, e quanto valga per noi rispetto ad altre cose. La dimensione del guadagno è direttamente proporzionale al valore del tesoro guadagnato, mentre la dimensione della perdita è direttamente proporzionale al valore del tesoro perso.
Ma nei nostri cuori il valore non è assoluto. Io valuto il valore di qualcosa inbase a vari criteri. Ci sono molte componenti che aiutano a determinare il valore relativo della cosa in questione, e tutti questi fattori insieme determinano se una cosa è considerata un guadagno, o se è considerata una perdita.
Prendiamo ad esempio la decisione se andare in vacanza. Potremmo voler scoprire cose e fare nuove esperienze. Ma andarci costa, e potrei perdere del guadagno se ci vado. Vorrei andare via e rilassarmi un po’. Ma ho solo poco tempo per finire il progetto su cui sto lavorando ed è un progetto importante.
Se la scoperta e il relax sono guadagni più grandi per me rispetto alla perdita di denaro e tempo, allora sceglierò di dire sì alla vacanza. Ma se non è così, sceglierò di non andare in vacanza.
Se ho abbastanza soldi da parte, se ho ferie disponibili, così da non andare in vacanza senza ricevere uno stipendio, e se ho appena ricevuto un bonus al lavoro, questo potrebbe cambiare la mia decisione relativa alle vacanze. E se la data di consegna del progetto viene rimandata, o se qualcuno si aggiunge al progetto, in modo che non dipenda così tanto da me, o se decido che il mio tempo debba essere speso meglio per una vacanza che per il progetto, anche questo influenzerà se scelgo di andare in vacanza o no.
Si capisce che il nostro sistema di valutazione non è assoluto. E’ soggettivo. Si basa su credenze e convinzioni sulle variabili implicate nel processo decisionale. Ma il valore è assoluto. Il valore è oggettivo. E il vero valore si basa su Dio e sulla Sua Parola.
La mia percezione del valore di una cosa può cambiare se cambia ciò in cui credo rispetto a quella cosa. E la mia percezione, se una cosa è un guadagno o una perdita, può cambiare se cambia quello in cui credo. E quando il valore o lo stato (guadagno o perdita) di qualcosa cambia, le decisioni basate su quella cosa cambiano di conseguenza.
Per esempio, se vivi in una relazione con un coniuge che non ti dà abbastanza amore, attenzione, rispetto ecc. sarai naturalmente in perdita. Diciamo che ti passa per la testa il concetto di divorzio, e credi che vivere nella situazione attuale in cui non ricevi abbastanza amore sia una perdita maggiore rispetto al divorzio. Cosa farai? Anche se consideri il divorzio come una perdita, chiederai il divorzio. Perché? Perché si sceglie sempre la perdita minore rispetto a quella maggiore, e vedi il divorzio come una perdita minore.
Ma aggiungiamo un altro fattore all’equazione. Immaginiamo di leggere Malachia 2:6 “Poiché l’Eterno, il DIO d’Israele, dice che egli odia il divorzio e chi copre di violenza la sua veste”. E siccome rispetti Dio e quello che pensa, siccome Dio è un guadagno maggiore per te, e la sua approvazione è importante, il divorzio ora non è la perdita maggiore, perché rappresenta la perdita del favore di Dio. Se, per questa nuova informazione sull’odio di Dio verso il divorzio, ora vedendo il divorzio come una perdita maggiore, e la tua situazione attuale di non essere amato dal coniuge come una perdita minore, cosa farai? Rimarrai nella relazione senza ricevere abbastanza amore dal tuo coniuge, perché facendo così eviterai la perdita maggiore che è il divorzio.
Ricorda, posso rimanere in una perdita che percepisco come tale solo se, facendo così, evito una perdita maggiore. E posso solo fare una cosa che sia percepita come perdita se credo che, facendo così, evito una perdita maggiore.
Diamo un’altra occhiata al processo decisionale. Questa volta, vivi in una relazione in cui il tuo coniuge non ti dà abbastanza amore, e sei in perdita. Ma invece che considerare il divorzio, ora contempli l’idea di uscire e trovare un altro guadagno, un’altra persona che ti dia l’amore che cerchi. Il divorzio è una perdita, ma l’infedeltà è, sotto molti aspetti, un guadagno. Offre piacere, attenzione, eccitazione, e così via. Quindi, se vedi la tua relazione attuale come una perdita e vedi l’infedeltà come un guadagno, cosa farai? Sceglierai l’infedeltà rispetto alla fedeltà al tuo coniuge. Forse “sai” che è sbagliato, ma fino a che credi che sia un guadagno (nel cuore), lo sceglierai sempre rispetto a una perdita (restare fedele al tuo coniuge che non ti ama abbastanza).
Ora, vediamolo da un altro punto di vista. Immagina di leggere Apocalisse 2:22 “Ecco, io la getto in un letto di sofferenze e quelli che commettono adulterio con lei, in una grande tribolazione, se non si ravvedono dalle loro opere” e scopri che Dio odia l’adulterio. Siccome ami e rispetti Dio, capisci che, invece che essere un guadagno, l’infedeltà è una perdita. E credi che sia una perdita maggiore rispetto a rimanere fedele al coniuge che non ti ama abbastanza. Cosa farai? Sceglierai di rimanere fedele al tuo coniuge invece che essere infedele.
Quindi, quando Dio è il tesoro più grande della nostra vita, se mantenere una connessione con Lui e godere del Suo favore è il guadagno più grande della nostra lista, le cose cambiano. L’infedeltà, che una volta era considerata un guadagno, ora, siccome vediamo che Lui odia l’adulterio, non lo è più. Diventa una perdita.
Siccome Dio è il tesoro più grande della nostra vita, non consideriamo più l’infedeltà come un guadagno, non è più un’opzione che il nostro cuore sceglierà. Ma cosa dire del divorzio, che è una perdita? Quando abbiamo Dio come tesoro più grande, e capiamo che Dio odia il divorzio, non è più un guadagno maggiore rispetto a vivere con un coniuge che non ci ama abbastanza, perché divorziare vorrebbe dire perdere il tesoro più grande, il favore di Dio.
Quindi, siccome Dio è il tesoro più grande del nostro cuore, il divorzio e l’infedeltà sono per noi una perdita. Ma non è solo questo, siccome vivere con il coniuge (che non ci ama abbastanza) vuol dire continuare ad avere il nostro tesoro più grande (il favore di Dio), allora vivere con il coniuge diventa un guadagno, perché, facendo così, conserviamo il nostro tesoro più grande. Quindi, invece che credere che viviamo in perdita, crediamo di vivere in guadagno, perché lo riteniamo il nostro tesoro più grande.
Per smettere di fare una cosa che percepiamo come guadagno, dobbiamo: 1) adottare al suo posto un guadagno maggiore, o 2) credere che sia una perdita, collegandola a una perdita maggiore. Ecco dove le conseguenze rientrano nell’equazione.
Immaginiamo per un attimo che l’ego sia sul trono del mio cuore, e che sono orientato verso me stesso. Faccio quello che voglio, perché voglio farlo. E diciamo che mi piace andare veloce in auto, indipendentemente dal limite di velocità. Finchè vado veloce e non succede niente, vedo il fatto di andare veloce come un guadagno. Ma quando vengo beccato, e devo pagare la multa, perdere punti sulla patente, andare alla scuola guida e pagare un premio assicurativo più alto, quella conseguenza è una perdita.
Quella sola volta in cui vengo beccato e multato, ho quindi conseguenze negative per la mia decisione. Possono essere abbastanza per considerare il fatto di andare veloce come una perdita. Ma magari no. Magari devo essere preso e multato tante volte prima di credere finalmente che andare veloce sia una perdita, ma lo considererò tale solo quando penserò di poter essere preso. Mi piace comunque andare veloce se penso che nessuno mi becchi, quindi vado in giro con un radar, rallento se vedo un poliziotto ecc. O temo di essere preso ogni volta e viaggio sotto al limite di velocità per paura di essere beccato. Ma se mai arriverò al punto o in un posto dove penso di non essere beccato, andrò veloce, perché comunque lo considero un guadagno.
Ma quando sono orientato verso Dio, quando Dio è il mio tesoro più grande, e quando conosco la verità di Romani 13:1 “Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, poiché non c’è autorità se non da Dio; e le autorità [nel bene] che esistono sono istituite da Dio” e quando capisco che Dio sa sempre quello che faccio, allora credo che andare veloce sia una perdita, perché sarebbe una ribellione verso Dio e le autorità che ha messo al di sopra di me. Non è una perdita temporanea, che dipende dal fatto di essere beccato o no. E’ una perdita permanente, perché è legata a Dio, ai sui principi di sicurezza, e Dio non cambia. Salvaguardo il corpo che mi ha dato in amministrazione e i corpi delle altre persone sulla strada, pertanto indirettamente adoro Dio.
Ora, torniamo da capo, alla vita con un coniuge che non mi ama abbastanza, e penso che il divorzio sia una perdita minore e l’infedeltà un guadagno. Vengo in contatto con un tipo di nome Bob. Non so chi sia Bob, e non ha nessuna influenza sulla mia vita. Ma Bob dice che odia l’adulterio, e odia il divorzio. Questo cambia il mio tesoro e mi fa prendere decisioni in modo diverso. No. Non mi potrebbe importare di meno di quello che pensa Bob. Il suo pensiero non ha nessun impatto sulle mie decisioni, perché non è un tesoro per me, e quindi la sua opinione non ha nessun peso nel cambiare il mio tesoro e, di conseguenza, le mie decisioni. Bob non ha influenza sul mio cuore, sul mio tesoro, o sulle mie decisioni.
Nessuno naturalmente ama essere rinnegato. Piace a tutti essere appagati. E’ un guadagno per tutti. Quindi, siccome scegliamo sempre un guadagno rispetto a una perdita, sceglieremo sempre di essere appagati rispetto a rinnegare noi stessi. Ma, se impariamo (e crediamo) che appagare l’ego sia come vincere un biglietto per l’inferno, allora l’appagamento dell’ego diventa una perdita.
Che dimensione di perdita diventa? Diventa una perdita in proporzione alla perdita che pensiamo sia l’inferno. Ma cos’è la perdita dell’inferno? L’inferno rappresenta la perdita della vita eterna, del paradiso, dell’approvazione di Dio, la perdita della relazione eterna con Dio, con gli angeli, e con gli amici ecc. Quindi, quanto preziose consideriamo le cose che perdiamo guadagnando l’inferno, è quanto l’inferno è una perdita per noi.
Siccome la perdita dell’inferno è una perdita maggiore rispetto a negare noi stessi, sceglieremo di negare noi stessi invece che cedere all’appagamento per mantenere dei guadagni maggiori (vita eterna, paradiso, relazione eterna con Dio, approvazione di Dio ecc.) e per evitare la perdita di quei tesori (inferno).Associando la perdita della negazione di se stessi con il guadagno maggiore del favore di Dio, la negazione di noi stessi diventa un guadagno, e non più una perdita.
Per fare una cosa percepita come perdita bisogna: 1) adottare una perdita maggiore come alternativa o 2) credere che sia un guadagno, legandola a un guadagno maggiore.
Se, tuttavia, il mio tesoro più grande è il piacere (peccaminoso), allora la completa negazione di sé sarebbe considerata una perdita. Ma la lussuria sarebbe considerata un guadagno, perché c’è molto piacere associato alla lussuria. E siccome la lussuria è considerata un guadagno (perché associata al mio tesoro del piacere) e la completa negazione di sé una perdita, il cuore automaticamente sceglie la lussuria rispetto alla completa negazione di sé, perché il cuore sceglie sempre un guadagno rispetto a una perdita.
Se il piacere (peccaminoso) è il mio tesoro maggiore, crederò che la completa negazione di sé sia una perdita. E considero anche la parziale negazione di me come una perdita. Ma per il mio cuore peccaminoso, la parziale negazione di sé non è una perdita grande come la completa negazione di sé.Quindi, nel mio cuore orientato al peccato, potrei scegliere comunque una negazione parziale di me, anche se comunque per me sarebbe una perdita. Ma posso farlo solo per evitare la negazione completa di me, che è la perdita maggiore, secondo i miei pensieri. Quindi, se il piacere o il peccato sono il mio tesoro, sceglierò la lussuria o la negazione parziale di me rispetto alla negazione completa.
Ma se il piacere e il peccato come tesoro sono rimpiazzati da Dio e dal Suo favore, il peccato ora diventa una perdita, perché rappresenta per me la perdita del favore di Dio, il mio tesoro maggiore. Pensare, dire e fare quello che è giusto diventa per me un guadagno, perché mantengo ilmio tesoro più grande il favore di Dio. E quindi, con Dio come mio tesoro, sceglierò di pensare, dire e fare ciò che è giusto, e eviterò il peccato, perché il cuore sceglie sempre il guadagno rispetto alla perdita.
Ora diamo un’occhiata a un altro aspetto. A nessuno piace soffrire. Dio non ha progettato l’uomo per soffrire, e la sofferenza è il risultato del peccato, ma nel contesto di un mondo peccatore, è possibile soffrire per amore di Dio, schierandosi dalla parte giusta per guadagnare o mantenere il tesoro di Dio. Se io credo che la sofferenza per Dio sia una perdita minore rispetto al peccato, sceglierò di soffrire per Dio invece che peccare, perché scegliamo sempre una perdita minore rispetto a una maggiore. Ma quando associo la sofferenza per Dio al mantenere il mio tesoro più grande, cioè il favore di Dio per motivo di servizio, allora la sofferenza diventa un guadagno.
Lo vediamo nella vita di Paolo. “Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo”.
Precedentemente nella sua vita, Paolo aveva considerato molte cose un guadagno (le ricchezze, l’approvazione degli altri, il piacere, l’arroganza ecc). Ma quando Cristo è diventato il tesoro più grande della sua vita, quelle cose che erano considerate un guadagno, ma che erano in realtà contrarie a Cristo, ora erano considerate una perdita, perché causavano la perdita del suo tesoro più grande, che era Cristo. Paolo perse le cose che considerava una volta come un guadagno, ma ora che Cristo era diventato il suo tesoro più grande, la perdita di quelle cose non era più una perdita, perché stava perdendo delle perdite (non dei tesori), e guadagnando il suo tesoro (Cristo).
Se Dio è il tesoro più grande, la volontà si allinea a quella di Dio, e scelgo automaticamente quello che vorrebbe Dio, perché il mio tesoro è Dio. Il Suo sistema di valutazione diventa il mio sistema di valutazione e scelgo di pensare, dire e fare ciò che è giusto, soffro per Dio e evito il peccato, perché è Lui il mio tesoro.
Se è l’ego il mio tesoro più grande, l’indulgenza verso me stesso diventa il mio guadagno maggiore. Faccio quello che voglio, quando voglio e come voglio che sia fatto per le mie motivazioni egoistiche. L’orgoglio e l’egoismo sono le motivazioni sottostanti alla mia vita, e vedo gli altri come fonte di quello di cui ho bisogno, quindi mi oriento verso gli altri per avere quello che voglio o di cui ho bisogno. Quello che gli altri pensano e come rispondono è importante per me, perché credo di aver bisogno di quello che hanno loro, e divento schiavo degli altri, cercando di ottenere quello che mi serve da loro, ma senza mai essere davvero in grado di controllarli. Il dolore, la frustrazione, la rabbia, la manipolazione, i litigi ecc ne sono le conseguenze.
Posso persino mettere Dio nella stessa categoria, cercando di manipolarLo per ottenere da Lui quello che penso sia ciò di cui ho bisogno. Ma la motivazione del mio cuore è comunque l’egoismo. Vedo Dio come fonte di ciò di cui ho bisogno, e quindi il mio egoismo cerca in Lui le benedizioni. Ma non do valore alla negazione di me stesso, e l’ego è ancora il dio che siede sul trono del mio cuore. La mia devozione verso Dio non è motivata dal fatto che Lui sia sul trono, ma dal fatto che Lo vedo come mezzo per arrivare a ciò che voglio e di cui ho bisogno. La mia devozione verso di Lui è una forma di manipolazione, uno strumento di baratto, con cui cerco di fare le cose giuste in modo da avere le benedizioni. Vedo e tratto Dio come un genio della lampada, cercando di strofinare la lampada nel modo giusto per far esaudire i miei desideri.
Se l’ego è il mio tesoro più grande, allora la negazione di me, sia che sia parziale o completa, non è ciò che desidero. E’ una perdita. Non desidero che mi sia detto che non posso mangiare la torta che vorrei, che non mi è permesso prendere la macchina per fare un giro in zona con gli amici se ne ho voglia, che qualcun altro riceverà la promozione che aspettavo. Tutto questo è da evitare, se possibile. Un cuore orientato verso se stessi è la condizione dell’umanità colpevole.
Ma quando Dio diventa il più grande tesoro della mia vita, allora cambia tutto. Invece che essere orientato verso me stesso, divento orientato verso Dio. Mi preoccupo principalmente e soprattutto di quello che vuole Dio, quindi faccio ciò che Egli vuole, quando lo vuole , come lo vuole e lo faccio con la motivazione dell’amore. L’amore per Dio è la mia motivazione, e vedo che l’ego è in conflitto con Dio, quindi nego l’ego per ottenere il tesoro più grande che è Dio, e vedo la negazione di me come un guadagno, perché è associata a un tesoro più grande.
Non sono più schiavo delle persone, perché riconosco che non sono la mia fonte, e non hanno quello che mi serve. Dio è la mia Fonte. Lui ha tutto quello che mi serve. Gli altri ci sono affinchè io dia loro quello che ho preso da Dio. Non sono orientato verso di loro per cercare di controllarli o manipolarli per ottenere quello che mi serve da loro, ma sono orientato verso di loro perché mi piace aiutarli, dando loro quello che ho preso da Dio. Li amo, perché Dio li ama, e io amo Dio. Sono importanti per me, perché sono importanti per Dio. Quello che fanno con il dono non è un mio problema e non mi influenza personalmente. Non do per ricevere qualcosa in cambio. Do perché ho preso quello che mi serve da Dio e mi piace donarlo. Il risultato è amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fedeltà, dolcezza e autocontrollo, che sono i frutti dello Spirito.
E la mia devozione verso Dio non è un modo per manipolarLo per avere quello che voglio o che mi serve. E’ una risposta di gratitudine a Lui per l’amore e le benedizioni che mi ha già dato. L’amore per Dio, non l’egoismo, diventa la mia motivazione quando è Dio il mio tesoro più grande.
Voglio sottolineare un ultimo punto qui. Se Dio è il tesoro più grande della mia vita, qualsiasi cosa sia relativa a Dio, qualsiasi cosa sia allineata con la Sua volontà, qualsiasi cosa includa il Suo regno è considerata un guadagno. E qualsiasi cosa sia contro Dio, qualsiasi cosa sia opposta alla Sua volontà, qualsiasi cosa tolga qualcosa al Suo regno è considerata una perdita. Giovanni lo dice così: “Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui”. Non si può amare il mondo (che è controllato dal Nemico e in armonia con lui) e le cose del mondo (i divertimenti del mondo, le mode, i possedimenti, i piaceri, la popolarità, la forza, le posizioni e i principi) quando Dio è il tesoro più grande del vostro cuore, cioè quando Dio è il vostro Dio. Tutte queste cose del mondo saranno considerate perdite per il cuore in cui regna Dio.
Ma se sono il peccato e l’ego i più grandi tesori della mia vita, qualsiasi cosa sia collegata all’ego e al peccato, qualsiasi cosa sia allineata alla volontà del nemico, qualsiasi cosa includa il mondo e le cose del mondo, è considerata un guadagno. E qualsiasi cosa sia contro l’ego e il peccato (giustizia, giudizio, conseguenze ecc.), qualsiasi cosa sia opposta alla mia volontà (umiltà, sacrificio di sè, amore generoso ecc.) e qualsiasi cosa preveda che mi venga negato il mondo e le cose di questo mondo è considerata una perdita. Non si può amare Dio e le cose che fanno parte del Suo regno quando l’ego e il peccato sono il tesoro più grande del cuore, poichè l’ego diviene difatto il tuo dio. Tutte queste cose sono considerate una perdita per il cuore dove regna l’ego. E’ assolutamente vero che per chiunque ami il mondo, “l’amore del Padre non è in lui”. E questo è il problema del cuore, il problema del tesoro. E l’unica soluzione è un cuore nuovo.
“La vera ubbidienza nasce dal cuore. Gesù mise tutto il suo cuore in ciò che faceva. Se lo vogliamo, trasformerà il nostro cuore e la nostra mente secondo la sua volontà e così, ubbidendo, non faremo che seguire i nostri impulsi. La volontà dell’uomo, trasformata e santificata, proverà la sua massima soddisfazione nel servire il Signore. Quando riusciremo a conoscere Dio, nei limiti in cui è possibile, allora la nostra vita diventerà un’espressione continua dell’ubbidienza. Il peccato sembrerà sempre più odioso per coloro che apprezzano il carattere del Cristo e vivono in comunione con Dio”.
Il cambiamento in ciò in cui si crede, porta al cambiamento del sistema di valutazione, che porta al cambiamento delle scelte, che porta al cambiamento dei comportamenti e delle azioni. Ma questo cambiamento è solo temporaneo. Dipende da ciò in cui crediamo e in ciò che pensiamo possa cambiare. Se voglio un cambiamento permanente, mi serve un altro componente.
La convinzione porta al cambiamento del sistema di valutazione di qualcuno, che porta al cambiamento delle scelte, che porta al cambiamento nei comportamenti o nelle azioni. E questo cambiamento è permanente. Non cambierà, indipendentemente dalle minacce o dagli incentivi. Non si può far cambiare una convinzione nella mente di qualcuno, perché dipende dalla posizione permanente del tesoro nel cuore, che è il risultato delle decisioni permanenti che si basano su quel tesoro.
Apocalisse capitolo 7 ci introduce ai 144.000, che saranno fedeli a Dio alla fine dei tempi. Essi sono anche rappresentati in Apocalisse 14:12 come “coloro che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù”. Apocalisse 7, versetti 3 e 4 ci dice che quelli che diventeranno i 144.000 sono coloro che avranno il sigillo sulla fronte. Cos’è il sigillo?
Quel sigillo è la convinzione basata sulla verità, che non ci fa cambiare idea o decisioni in base alla pressione a cui siamo sottoposti. “Non appena il popolo di Dio riceverà il sigillo sulla fronte (non è un sigillo o un marchio che si potrà vedere, ma vuol dire dimorare nella verità, sia intellettualmente che spiritualmente, in modo da non farsi smuovere), esso sarà pronto ad essere scosso, e lo scuotimento arriverà. In realtà, è già iniziato, i giudizi di Dio sono già ora sulla terra, per darci un avvertimento, in modo che possiamo sapere quello che sta per arrivare”.
Tale convinzione, tale sigillo, è così saldi, che nemmeno la minaccia di morte ci potrà far cambiare decisione o convincerci a peccare. “Coloro che preferirebbero morire che fare un atto sbagliato sono gli unici che saranno ritenuti fedeli”. Questa è la condizione dei 144.000 che saranno pronti per il ritorno del Signore. Questa è la consapevolezza che Dio è l’unico Tesoro. Questa è la condizione in cui vorrei essere io, voi no?
Quindi, essere convinti che Dio è il più grande tesoro della mia vita fa allineare per sempre la mia volontà con quella diDio, e non peccherò, perché vedo sempre il peccato come la perdita maggiore (anche se offre piacere, potere, posizione, prestigio ecc.), perché rappresentala perdita del mio tesoro più grande. Quella convinzione è così forte, che persino la minaccia di morte non mi porterà a peccare. Sono nella verità.Dio è il mio tesoro. E nulla potrà cambiare tutto questo.
Quindi, come posso far sì che Dio sia il mio tesoro? Prima di tutto, posso leggere la Parola di Dio con lo scopo di conoscerLo e amarLo. Non solo leggere per accumulare informazioni. Leggere con lo scopo di capire chi è Dio, come è fatto, come il Suo carattere è rivelato, e com’è una relazione con Lui.
In secondo luogo, posso passare frequentemente del tempo sincero in preghiera. Proprio come una relazione, ci vuole tempo. Fai diventare un’abitudine il fatto di iniziare la giornata con la preghiera, prima che qualsiasi altro pensiero o distrazione occupi la tua mente. Vai in mezzo alla natura e con sincerità e passione cerca di conoscerLo.ParlaGli delle tue difficoltà e dei tuoi problemi. ChiediGli di rispondere alle tue preghiere. Tieni un diario delle tue discussioni con Dio, delle richieste che Gli fai, e delle risposte a queste richieste. RendiGli grazie per le benedizioni nella tua vita. ParlaGli semplicemente come faresti con un amico.
In terzo luogo, contempla la vita di Cristo, soprattutto le scene finali della Sua vita. Pensa come sia stato stare con Lui in ciascuna delle storie che leggi. Pensa a quanto hanno pensato o sentito i personaggi nella storia. Pensa all’amore che Gesù ha manifestato a quel tempo. E soprattutto cerca di capire quanto amore ci sia stato nel Suo sacrificio dal giardino del Getsemani alla croce. E’ lì che si vede più chiaramente l’incredibile amore di Dio. Vedere e conoscere quell’amore, creerà per te l’amore per Dio.
Quarto, contempla le benedizioni di Dio. Contempla cosa vuol dire essere perdonato per tutti i peccati e reso perfetto davanti a Dio grazie al Suo sacrificio per te. Contempla come sarà il paradiso e le gioie eterne e le scoperte dell’universo. Contempla come sarà stare con Gesù per tutta l’eternità, crescendo in una relazione con Lui e con gli altri. Contempla quanto sia stata una benedizione la Sua vita sacrificale e continuerà a esserlo.
Quinto, racconta, metti alla prova le Sue promesse e credici. Analizza la Bibbia per cercare le promesse che rispondono ai temi che stai affrontando e leggile frequentemente, scrivile, memorizzale, mettile alla prova in diverse circostanze, e usa ogni sforzo della mente per crederci.
E sesto, chiedi allo Spirito Santo di far diventare Dio il tuo tesoro, e poi collabora con la Sua opera nel tuo cuore, permettendoGli di accedere liberamente per compierlo in te.
“«Di nuovo, il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo, che un uomo, avendolo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va, vende tutto ciò che ha e compera quel campo”. “Ancora, il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle. E, trovata una perla di grande valore, va, vende tutto ciò che ha, e la compera”. “E lo Spirito Santo che rivela agli uomini il valore di questa perla di gran prezzo, ed il momento in cui si manifesta la sua potenza è, in modo particolare, quando questo dono celeste si cerca e si trova”.
Un’esperienza che vale un tesoro
A chi cerca il tesoro nascosto e la Perla di gran prezzo (Matteo 13: 44-46), voglio fare coraggio con la mia testimonianza.
Ho cercato questo tesoro per tutta la vita, a volte con maggior e a volte con minor passione. L’ho cercato con la chiesa. L’ho cercato con la preghiera. L’ho cercato con lo studio della Bibbia. L’ho cercatocon atti di servizio. L’ho cercato in molti posti e in vari momenti per tutta la vita, ma fino a pochi anni fa, non avevo mai visto il tesoro per quello che era davvero.
Il Signore è stato così buono con me in tutti questi anni. Si è rivelato a me nella preghiera. Si è rivelato a me nella Sua Parola. E si è rivelato a me attraverso gli altri. Mi ha cercato tutta la vita (Luca 15). E’ un Dio buono che mi ama molto (Giovanni 3:16). Ma per la maggior parte della mia vita, non ho voluto abbandonarmi completamente a Lui. Mi sono sempre tenuto qualcosa per me.
Circa 15 anni fa, il Signore mi ha permesso di passare un periodo molto buio e disperato nella mia vita, un tempo in cui alla fine ho ceduto. Stavo distruggendo me stesso e chi mi amava e vedevo di non avere nessuna forza per liberarmi da chi mi teneva prigioniero (Romani 7:15-24). Nella disperazione Dio mi ha chiesto di affidarGli tutta la mia vita, di lasciare che fosse Lui a condurla (Matteo 11:28-30, Luca 9:23). Per me era una prospettiva spaventosa, perché ero sempre stato io a controllarla. Non sapevo se potevo fidarmi di Dio o no. Ma alla fine, non avendo speranza in me stesso, ho deciso di darGli tutto.
“Signore, farò tutto quello che mi chiedi di fare, indipendentemente da quanto sia imbarazzante o doloroso. Andrò dove vorrai che vada, indipendentemente da quanto mi sentirò riluttante. Rinuncerò a tutto quello che mi chiedi, indipendentemente da quanto mi sembrerà prezioso. Se seguirTi vorrà dire perdere la mia famiglia, Ti seguirò. Se vorrà dire essere imbarazzato, Ti seguirò. Se vorrà dire perdere la carriera, la reputazione, o persino le mie capacità, Ti seguirò. Quello che mi chiederai, lo farò.”
Dio mi ha presentato l’immagine di una corda tesa su un canyon, e Gesù, da funambolo esperto, stava lì sopra con una carriola in equilibrio sulla corda, con le maniglie strette tra le mani. E mi ha chiamato dicendomi di entrare nella carriola (Matteo 19:21). Dal canto mio, tutto ciò che avrei fatto era cadere dal bordo del canyon verso una morte certa sotto di me (Romani 3:23, 6:23). Ma nella Sua carriola (che nella mia mente rappresentava la fede e l’abbandono completo) c’era la possibilità che mi portasse al sicuro dall’altra parte del canyon (Giovanni 6:39).
Quando mi ha chiamato per entrare nella carriola, ho fatto fatica, vedevo che ogni volta che iniziavo a riprendere il controllo, la carriola traballava e cadevo fuori (Matteo 14:30). Ho visto che una volta entrato, o rimanevo dentro o cadevo e morivo. Ho visto che dovevo rinunciare al controllo sulla mia vita (Romani 6:16). E non ero sicuro di potermi fidare di Gesù con quel tipo di controllo. Mi ha ricordato che di sicuro avrei distrutto me stesso se fossi rimasto al comando della mia vita (Geremia 17:9), e di nuovo mi ha invitato con gentilezzaa entrare nella Sua carriola. Alla fine sono entrato nella carriola e la vita non è più stata la stessa!
Ho scoperto che aveva migliaia di modi per liberarmi da quello per cui io non trovavo nemmeno una via di fuga (Ebrei 7:25). Ho scoperto che tutte le cose che mi ero costretto a fare per andare da Gesù prima di allora (preghiera, studio della Bibbia, servizio, obbedienza) erano proprio le cose che ora facevo con naturalezza, con voglia, e con gioia (Romani 8:26-27). La vita era nuova, diversa, esaltante, liberatoria e vittoriosa.
Man mano che passava il tempo, sono diventato sempre più coerente nella preghiera e nello studio della Sua Parola. Le mie abitudini e preferenze sono cambiate. L’alimentazione, il divertimento, i vestiti, il riposo, gli amici, i desideri, e i pensieri sono cambiati. Dio mi stava trasformando in una creatura nuova in Cristo Gesù (2 Corinzi 5:17).
Negli ultimi anni, il Signore mi ha portato a un punto di coerenza nella preghiera. Indipendentemente da come mi sento o da quanto voglia “diventare tutt’uno” con il mio letto, mi alzo presto la mattina per passare del tempo in preghiera col Signore. Mi ha rivelato molto sul Suo amore negli ultimi anni, e le idee del Suo amore e della Sua misericordia sono cresciute nella mia mente (Efesini 3:17-19). Ho avuto il privilegio di insegnare a migliaia di persone il Suo amore, e ogni volta che lo faccio imparo sempre di più.
Ogni mercoledì prego e digiuno con alcune persone; ci prendiamo la pausa pranzo e la passiamo insieme pregando, invece che mangiando. Mi ha incoraggiato farlo con altre persone, cercare insieme il Signore e presentarGli le nostre richieste e sfide (Matteo 18:19-20). Il prossimo episodio di cui vi racconterò è successo un giovedì mattina dopo il mercoledì di preghiera e digiuno. Credo ci sia un collegamento.
Un giovedì mattina, come d’abitudine, mi sono svegliato presto, mi sono vestito, e sono uscito a fare una passeggiata e a pregare (ho scoperto che non mi addormento se cammino, e quando sono molto stanco, è molto facile che mi addormenti nella preghiera). Quando sono uscito di casa e ho guardato il cielo, ho visto migliaia di stelle che brillavano sopra di me.
Il giorno prima non era stata una bella giornata, e la prima cosa in agenda per quella preghiera mattutina, dopo aver lodato Dio per la vita e per avere un altro giorno le occasioni che mi dava (Salmi 9:1), è stata chiedere perdono per il mio atteggiamento e le mie risposte il giorno prima (1 Giovanni 1:9). Ma di nuovo, avevo un’idea sbagliata di Dio e avevo messo le cose nelle mie mani. In quel paio di settimane prima di quel momento, mi ero convinto di dover tornare nella carriola (Proverbi 24:16) e il Signore mi stava mostrando più chiaramente come fare. Per circa una settimana mi ero convinto di non avere fede da solo, e che mi servisse che Dio mi desse fede per credere (Marco 9:24). In più, avevo studiato del tesoro nascosto e della perla di gran prezzo, e avevo iniziato a pensare a quel tesoro, a quella perla, che era ed è Gesù (Matteo 13:44-46).
Mentre ero fuori nell’oscurità del mattino con le stelle che brillavano sulla mia testa, ho pregato con sincerità che il Signore mi desse il dono delle fede, per poter credere che Gesù fosse importante per me quanto lo era davvero.
Sotto quelle stelle, ho iniziato a pensare a quanto fossero grandi e quanta fosse la distanza tra di loro. Ho pensato a quanto tempo ci volesse per arrivare alla stella più vicina e poi nella Via Lattea. Ho pensato a quanto fosse grande l’universo che vediamo, mi sono reso conto dell’infinito dietro quello che riusciamo a vedere. Ho pensato al fatto che Dio è più grande, non più piccolo della Sua creazione, e che un Dio infinitamente grande è anche un Dio infinitamente potente (Salmi 89:8). Ho pensato a quel Dio che amava una creatura piccola e insignificante come me.
Ho pensato così tanto a quel Dio infinito che mi amava e che ha scelto di venire su un pianeta infinitamente piccolo per salvarmi. Ho pensato che quel Dio infinito si fosse impacchettato in una cellula sola nel grembo di Maria, diventando la forma di vita più piccola e vulnerabile. E per cosa? Per me (Giovanni 3:16)!
Lo Spirito Santo stava operando nel mio cuore, dandomi il dono della fede mentre continuavo a pensare a quanto fosse prezioso Gesù. Ho pensato al fatto che fa parte del carattere di Dio dare (Matteo 5:45) e che è dando che si trova la Sua gioia. E comunque, quando si è arrivati al riscatto di un mondo ribelle, ci sono voluti tre incontri prima che il Padre acconsentisse a dare Suo Figlio come riscatto per la nostra stirpe. Se la Sua natura è dare, ma ha titubato nel dare il dono di Gesù, allora quanto è grande quel dono?
Quando mi sono reso conto di quanto fosse grande quel dono dato per me, quando mi sono reso conto di quanto è prezioso Gesùe del valore infinito che ha, sono stato travolto da quel pensiero e ho iniziato a piangeree sono caduto in ginocchio nel fango. Tutto quello che riuscivo a fare era pensare e pregare/gridare “Chi sono io affinché Tu abbia dato un dono così grande per me? Chi sono io perché Tu abbia dato Gesù per me? Chi sono io?”.
Perso nelle domande di quel pensiero sconvolgente, l’unica risposta sensata che mi veniva in mente era: “Grazie! Grazie! Grazie!”. Dopo un paio di minuti, mi sono tirato su da terra, mi sono ripulito i vestiti, ho continuato a camminare e mi sono crogiolato nel pensiero dell’amore infinito di Dio per me. Mentre camminavo nel buio del primo mattino, era come se camminassi fuori dalle porte del cielo. E’ stata un’esperienza fantastica e singolare. Non avevo mai provato una cosa simile prima di allora.
Ho iniziato a pensare a Mosè e alla sua esperienza con Dio. Aveva desiderato vedere Dio, Dio lo aveva messo nella fenditura della roccia, aveva steso la Sua mano su di lui e era passato lì accanto con la schiena rivolta a Mosè (Esodo 33:18-23; 34:5-8). Aveva rivelato a Mosè tutta la gloria che Mosè poteva gestire. Ho sentito che il Signore mi stava rivelando la Sua gloria, fino al punto che io potevo gestire. E’ stato bellissimo, semplicemente bellissimo!
Sapevo che era un dono di Dio, che mi aveva dato il dono della fede in modo che potessi credere che Gesù era davvero prezioso com’è nella realtà. E quando ho creduto, è cambiato tutto. Sono arrivato alla macchina, mi sono sdraiato sul cofano guardando le stelle in cielo e ho pensato a quanto fosse grande e meraviglioso Dio e quanto fosse infinito il Suo amore per me. Di nuovo, ho iniziato a piangere al pensiero che esistesse un amore del genere, e che fosse stato provato per me.
Ho pensato al sacrificio di Gesù. Ho pensato a come fosse stato equivocato, come se ne fossero approfittati di Lui, fosse stato rifiutato, deriso, picchiato, inchiodato alla croce, separato dal Padre, e apparentemente abbandonato. E tutto questo per me! Ho pensato a quanto avesse amato coloro che era venuto a salvare (Romani 5:8), e quanti se ne fossero andati dal dono eterno che era venuto a dare (Giovanni 6:66). Ho pensato a quanto dovesse aver fatto male al cuore di Dio che il Suo amore infinito venisse rifiutato in tal modo. Ho pensato a quanto Gesù avesse amato quelli che era venuto a salvare e quanto il Suo cuore fosse torturato quando i Suoi figli avevano rifiutato l’amore del Padre (non che provasse dolore per Lui, perché non era così, ma provava dolore per loro e per quello che significava quel rifiuto).
Poi ho pensato a tutte le volte in cui avevo rifiutato il Suo amore per me e avevo scelto di fare di testa mia. Ho iniziato a piangere di nuovo al pensiero del dolore che avevo causato al Signore con la mia disobbedienza volontaria e con il mio amore per il peccato. Quanto è diventato odioso per me il peccato in quel momento! Opponeva resistenza al Dio che mi amava così tanto. Mi separava da Lui e Lui non poteva compiere nella mia vita quello che desiderava fare. Faceva del male e uccideva i figli che amava così tanto, per la cui salvezza aveva lasciato il paradiso. Come potevo amare il peccato rispetto a tanto amore? Peccare dinnanzi al valore infinitamente prezioso di Gesù?
Mi sono alzato dalla macchina e mi sono messo di nuovo a camminare, e mentre camminavo pensavo a quello che aveva da offrire il peccato. Il peccato offriva potere, posizioni, possedimenti, piacere e popolarità. Ma accanto a Gesù non importava nessuna di quelle cose. Era come se ciascuna di quelle cose valesse tra 1000 e 10.000$ e a seconda della mia personalità e dei miei desideri, variava il valore di ciascuna di quelle cose. Magari preferivo il piacere alla popolarità, la posizione rispetto ai possedimenti, ecc. E per me, il piacere magari era il maggior guadagno del peccato, che simbolicamente valeva 10.000$. Ma Gesù valeva 1.000.000.000.000.000.000.000 $ in confronto. Lo avevo sempre saputo a livello intellettuale, ma ora che Dio mi aveva dato il dono della fede, ci credevo davvero.
Mi sono reso conto che il peccato non aveva nulla da offrirmi, e in quel momento, poichè credevo che Gesù avesse valore e sapevo quanto fosse il Suo valore, il peccato non aveva più nessuna attrattiva per me. Ripensando alle cose che erano state una tentazione per me in precedenza, nessuna aveva attrattiva o interesse per me in quel momento. Vedevo che, realizzando pienamente chi fosse Gesù e quanto fosse prezioso, il peccato aveva perso potere per attrarre e tentare (Filippesi 3:7,8). In quel momento, il peccato non aveva nessun potere su di me, nessuna attrazione per me, non era una tentazione per me. (Salmi 17:3). Perché? Perché il valore infinito di Gesù mi si era rivelato con una chiarezza senza possibilità di errore, e ci credevo. E rendendomi conto del valore infinito di Gesù, ero morto al peccato (Romani 6:10), perché mi offriva solo la perdita di Gesù, che era la perdita di tutte le cose (Filippesi 3:8).
Pensando a quanto fosse infinitamente prezioso Gesù, il mio cuore si è trasformato. Non desideravo più il peccato. Non avevo più difficoltà a obbedire a Dio. Provavo piacere nella Sua legge e a seguire la Sua volontà (Salmi 40:8). Non ero più attratto dal peccato e dal mondo, ma ero intensamente attratto verso Gesù e il paradiso (Romani 6:16). “Quando il peccatore vede quanto sia impareggiabilmente attraente Gesù, il peccato non gli sembra più attraente, perché contempla il Capo di diecimila, Colui che è amore. Si rende conto grazie all’esperienza personale, del potere del vangelo, di cui la vastità del progetto è equiparata solo dalla preziosità dello scopo”.
Di nuovo era come essere poco fuori dalle porte del cielo, e non riuscivo a smettere di pensare ancora: “Signore, chi sono io perché tu riveli verità così belle? Chi sono io perché tu mi dia un’esperienza del genere? Chi sono io?”. Varievolte ho smesso di camminare, rapito dalle domande del pensiero del valore infinito di Cristo e di quello che voleva dire in relazione a tutto il resto della vita.
Poi ho iniziato a pensare alle cose brutte della vita. Cosa sarebbe successo se avessi perso LeEtta (mia moglie)? Cosa sarebbe successo se avessi perso i miei figli (ne ho sei)? Cosa sarebbe successo se ci fosse stato un incendio e la casa fosse bruciata e avessimo perso tutto quello che avevamo? Cosa sarebbe successo se avessi perso il lavoro e non avessi mai più potuto lavorare (sono un medico missionario)? Cosa sarebbe successo se fossi stato ferito o malato e fossi stato paralizzato e non avessi potuto fare nulla e gli altri avrebbero dovuto prendersi cura di me? Cosa sarebbe successo se fossi stato fatto prigioniero e torturato per la mia fede? Tutti questi scenari mi passavano per la testa, ma per ogni scenario la risposta era la stessa, non importava. Semplicemente non importava. Avrei comunque avuto ancora Gesù, e il Suo valore era inestimabile.
La perdita di qualsiasi cosa avessi o di tutto ciò che avessi non era nulla in confronto ad avere Gesù. Se avessi perso tutto, ma avessi comunque avuto Gesù, sarei stato bene. Contemplando ciascuna di quelle sfide potenziali, avevo la pace perfetta e una gioia senza limiti (Romani 15:13). Mi ero reso conto che avrei potuto affrontare la perdita di tutte le cose e essere sottoposto alla tortura fisica e avrei avuto comunque pace eterna e gioia abbondante.Non lo sapevo a livello intellettuale, ma lo avevo sperimentato quel mattino. Dio mi aveva fatto vederecome sarebbe stato dandomi il dono della fede per credere che Gesù era tutto per me, come è davvero.
In quello stato mentale, avvolto da quell’esperienza,mi sono di nuovo reso conto che il peccato non aveva assolutamente nessuna attrattiva per me e non c’era nulla, assolutamente nulla, che potesse disturbare la pace che sentivo in quel momento, perché Gesù era il mio tesoro infinito. Mi sono reso conto che era l’esperienza che Gesù aveva vissuto come uomo. Non era mai stato attratto dal peccato. Lo aveva sempre repulso, perché voleva dire perdere Suo Padre, e perdere noi. Nulla poteva disturbare la Sua pace, perché nulla Lo poteva separare dal Padre (fino a che ci ha separati il peccato davanti alla croce -2 Corinzi 5:21). Quindi, la Sua vita era stata di pace, gioia e completa vittoria sul peccato.
E per pochi attimi, Dio ha permesso anche a me di fare quell’esperienza. E’ stato un dono. Un dono della grazia di Dio per un figlio peccatore che cercava di conoscere e amare Dio. Man mano che passavano i minuti, sentivo svanire quell’esperienza. Continuavo a dire a Dio: “Amo quest’esperienza. Grazie per avermela rivelata. Ne voglio ancora! Voglio che non sia l’unica esperienza di questa natura e di questa grandezza”.
Mosè aveva avuto un’esperienza iniziale con Dio sulla montagna, ma nel cammino con Dio era cresciuto e gli era stato permesso di parlare faccia a faccia con Dio. Dio era stato così vicino che il volto di Mosè era talmente radioso da essere doloroso guardarlo (Esodo 34:29-35). Ho supplicato il Signore di continuare a rivelarsi a me sempre più costantemente e sempre più profondamente, per poter rimanere in quell’esperienza per sempre.
“Ti voglio sempre di più, Gesù. Voglio conoscere quanto sei prezioso. Chiedo un cuore che creda che Tu valga quello che vali. Voglio essere tenuto da te nella pace, nella gioia, e nella completa vittoria sul peccato, perché Tu sei il tesoro infinito del mio cuore. Tienimi con il Tuo amore nel Tuo amore, perché mi affidi a Te, che sei la Vite (Giovanni 15:4)”.
Doppia crocifissione
Tu ed io abbiamo un passato, e il passato di ciascuno è unico. Nessuno di noi ha vissuto esattamente le stesse difficoltà e prove, ma ci sono delle somiglianze nelle nostre esperienze.
Purtroppo, quel passato ha la tendenza a determinare la direzione della vita nel futuro. Perché purtroppo? Perché la maggioranza delle nostre esperienze passate ci dirigono sul sentiero sbagliato, ci mandano nella direzione sbagliata.
Cosa facciamo del passato? C’è una soluzione alle cose per cui abbiamo già sofferto? C’è libertà dal bagaglio che ci portiamo per anni e anni? Sì. E la soluzione si trova nella croce.
Gesù, il servo instancabile delle necessità dell’uomo, Colui che ha dato se stesso all’umanità ferita, per farci rialzare dalla caduta, Colui che ha sacrificato tutto il cielo e la costante adorazione delle schiere celesti, Colui che ha creato tutte le creature, grandi e piccole, Colui che è venuto per rivelare Dio all’uomo e riparare la ferita del peccato; Gesù ha portato il nostro peccato. No, più di questo, è diventato il nostro peccato. E lo ha fatto perché diventassimo la Sua giustizia.
“L’innocente Figlio di Dio era là, appeso alla croce; la sua carne era lacerata dalle ferite; le sue mani, che si erano tanto prodigate per benedire, erano inchiodate; anche i suoi piedi, instancabili nel servizio, erano stati fissati al legno; la testa regale era trafitta da una corona di spine; quelle labbra tremanti esprimevano gemiti di dolore. Tutto quello che Egli ha sopportato, le gocce di sangue che scendevano dal suo capo, dalle sue mani e dai suoi piedi, l’agonia del suo corpo e l’inesprimibile angoscia della sua anima per la separazione dal Padre, annunciano ad ogni uomo questo messaggio: è per te che il Figlio di Dio ha acconsentito a portare il peso del peccato, e per te ha strappato alla morte il suo dominio e ha aperto le porte del cielo. Colui che placò le onde agitate, che fece tremare e fuggire i demoni e le malattie, che aprì gli occhi ai ciechi e chiamò alla vita i morti, si offre sulla croce in sacrificio perché ti ama. Egli prende su di sé il peccato, subisce la collera della giustizia divina e diviene Egli stesso peccato, per amor tuo”.
Una cosa è portare il peccato. Posso vagamente capire il concetto di portare o sopportare il peccato. Ma diventare il peccato? Questo non lo riesco a comprendere. Pensare che Gesù, il Figlio di Dio, che non è mai stato separato da Suo Padre in tutta l’eternità, è diventato in qualche modo la cosa che Suo Padre odiava, proprio la cosa che ci separa da Dio. Ma perché? Perché lo ha fatto? Lo ha fatto perché voleva fare una cosa incomprensibile, cioè amare completamente.
Paolo ci dice in 2 Corinzi 5:21 “Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui”. Qui ci viene detto il motivo per cui è diventato peccato. Lo ha fatto perché potessimo diventare giustizia di Dio in Lui. Non riesco a capire nemmeno questo. Mi conosco. So quanto sbaglio. Conosco i miei pensieri che vagano, i miei errori e le mie ribellioni. Conosco la mia volontà testarda. E comunque Gesù si è fatto peccato perché io potessi diventare giustizia di Dio! Non voglio dire che Gesù sia mai stato colpevole del peccato o che abbia mai commesso peccato, ma che in qualche modo “alieno”, Gli è stato permesso di diventare peccato, in modo che io, nello stesso modo “alieno” potessi diventare la giustizia di Dio in Lui. Che amore incredibile che ha per me! Ma, per realizzare questa prodezza incomprensibile, ha dovuto salire sulla croce.
Prima della Croce
Com’era la vita di Cristo prima della croce? Era pienamente Dio? Sì. Era pienamente umano? Sì. Aveva una doppia natura. Ed era perfetto. Quanto era piena la Sua perfezione? Completamente piena. Quindi, quanto spazio c’era per il peccato nella Sua vita? Non c’era spazio nemmeno per un solo peccato.
Non era stato colpito personalmente. Era come il tipo delle consegne di UPS, che portava l’amore del Padre a quelli con i quali entrava in contatto. E se qualcuno rifiutava quell’amore rifiutato, non se la prendeva sul personale. Non è mai successo nemmeno una volta! Sì,era ferito, ma era ferito per gli altri, non per Se stesso. Aveva un amore generoso, che si sacrificava. Rispondeva sempre perfettamente a qualsiasi cosa gli succedesse, anche se molte cose che Gli sono successe sono state brutte. Aveva dal Padre la forza di vincere tutte le tentazioni e tutti i peccati. E aveva un buon effetto a catena.
Cosa intendo dire con effetto a catena? Se lanciate un ciottolo in uno stagno, il tuffo iniziale del ciottolo produce increspature sempre più grandi che arrivano molto lontano dal punto dell’impatto originale. Le increspature rappresentano non solo quello che viene detto e fatto, ma l’influenza che quelle cose hanno sugli altri. Per quello che è stato Gesù e per come ha vissuto, ogni parola e azione della Sua vita ha provocato increspature che sono arrivate lontano nel tempo e nello spazio e hanno avuto un impatto positivo su ogni creatura che sia mai vissuta. Adamo ed Eva hanno beneficiato delle Sue increspature e tu ed io ne beneficiamo oggi. Anche gli angeli beneficiano dalle increspature della vita di Cristo. Grazie alla vita perfetta e all’influenza perfetta che ha avuto, Gesù non ha avuto nessun bagaglio. E quella vita ha ottenuto la benedizione della vita eterna.
Ma cosa dire di te e di me? Come è la nostra vita prima della croce? Siamo un po’ diversi da Lui. In realtà, per trovare una descrizione corretta del nostro carattere, quello che dobbiamo fare è prendere una qualsiasi descrizione vera di Cristo e andare nel dizionario dei sinonimi e dei contrari e trovare la sezione intitolata “antonimi”. Lì troveremo la nostra descrizione corretta. Cristo era perfetto, senza spazio per il peccato. Noi siamo peccatori, senza spazio per la giustizia.
Cristo non è mai stato ferito personalmente da quello che hanno fatto o detto gli altri. Noi prendiamo sempre sul personale quello che gli altri dicono o fanno. Cristo aveva un amore generoso e sacrificale. Noi abbiamo un “amore” egoista, che è il motivo per cui prendiamo le cose sul personale e prendiamo il controllo delle cose.
Cristo ha sempre risposto in modo perfetto ad ogni persona e situazione. Noi ci siamo comportati male nei confronti degli altri, ferendoli con le parole, le azioni o l’influenza. E siamo le vittime, perché ci sono successe tante cose di cui non avevamo il controllo e a cui abbiamo risposto male. Cristo ha avuto la forza di vincere ogni tentazione e ogni peccato.
Noi non siamo in grado di vincere ogni tentazione e peccato per un motivo puro, quindi ogni tentazione “vinta” lo è grazie a motivi sbagliati, che sono peccato in se stessi.
Invece di avere un buon effetto a catena, abbiamo un cattivo effetto a catena. Se ti sei mai chiesto cosa sia un cattivo effetto a catena, ti basterà avere dei figli. In loro si può vedere di sicuro l’effetto della tua influenza, per come si manifestano in loro le tue tendenze e debolezze. Le cose che diciamo o facciamo hanno un impatto negativo o un’influenza negativa sugli altri oltre che sui nostri figli. E non si può far ritornare indietro il cattivo effetto a catena. Ogni volta che si cerca di prendere le increspature cattive, se ne fanno di nuove, che si spargono ancora di più. E tutto questo riempie la nostra valigia pesante, che è il nostro bagaglio. E questa vita ci fa guadagnare il salario della morte.
L’uomo è così tanto schiavo del passato. E’ come se le nostre esperienze passate guidassero la traiettoria futura. E’ come se le esperienze sbagliate del passato formassero la canna del fucile della vita e il proiettile della vita si muovesse sempre nella direzione della canna. Quelli che sono stati abusati da piccoli hanno la tendenza a diventare abusatori da grandi.
La funzione al Santuario
Quindi, cosa ci offre Gesù alla croce? Cosa ha ottenuto? Per capirlo, primadobbiamo capire la croce nel contesto più ampio del piano di redenzione come delineato nella funzione del santuario dell’Antico Testamento.
Qual era lo scopo della funzione del santuario nell’Antico Testamento? Uno scopo era rivelarci come Dio intendeva prendersi cura del problema del peccato.
Se una persona peccava, doveva portare un sacrificio senza macchia (un agnello, un capretto, un toro ecc. Levitico cap. 4) al santuario al centro dell’accampamento degli Israeliti. Una volta all’interno del cortile più esterno, metteva la mano sulla testa dell’animale e confessava il suo peccato, poi gli tagliava la testa con un coltello.
Il sangue dell’agnello veniva raccolto in una ciotola dal sacerdote e portato all’altare dove si bruciavano le offerte nel cortile esterno e messo ai quattro angoli dell’altare. Un sacrificio simile veniva fatto dal sacerdote la mattina e la sera per i peccati di Israele, e questa volta il sangue veniva portato dal sacerdote nel luogo santo del santuario emesso ai quattro angoli dell’altare dell’incenso. In senso figurato, il peccato veniva trasferito dal peccatore all’animale sacrificato, al sacerdote e poi al santuario.
Una volta all’anno, si svolgeva una cerimonia nel Giorno dell’Espiazione (si veda Levitico capitolo 16), in cui due capretti venivano portati nel cortile esterno e si tirava a sorte per sapere quale sarebbe diventato il capro di Dio e quale il capro espiatorio. Venivano poi uccisi in modo simile il capro del Signore e un toro e questa volta il sacerdote portava il sangue fin dentro il luogo santissimo del santuario.
L’arca del patto, che era il solo arredo nel luogo santissimo, era una scatola coperta d’oro che conteneva i dieci comandamenti, la Legge di Dio. In cima a questa scatola c’erano due angeli intagliati in modo elaborato, e tra i cherubini,nel centro della scatola c’era un coperchio d’oro, o un trono, chiamato il trono della grazia. Era il punto in cui risiedeva la presenza di Dio nel tempio.
Il sommo sacerdote entrava nel luogo santissimo una volta all’anno, nel Giorno dell’Espiazione, e spruzzava il sangue sul trono della grazia. Poi usciva nel cortile più esterno, posava le mani sulla testa del capro espiatorio, confessava i peccati di Israele che si erano accumulati nel santuario per un anno intero, e poi faceva portare il capro espiatorio nel deserto perché morisse da solo e non tornasse mai più nell’accampamento di Israele.
Questo esemplifica come Dio si occuperà del problema del peccato. Il peccatore confessa il peccato, Gesù (l’Agnello di Dio) prende quel peccato come fosse Suo (dalla fine dell’ultima cena fino alla morte sulla croce) e muore per la sua pena. Gesù, dopo essere risorto a vita nuova ed essere tornato in cielo, è ora Sommo Sacerdote, officia nel santuario celeste (si veda il libro degliEbrei). Come nostro Sommo Sacerdote, prende i peccati che confessiamo, che ha pagato con il suo sangue 2.000 anni fa, e li trasferisce nel santuario celeste, in attesa del giorno in cui i peccati accumulati saranno trasferiti a Satana, l’istigatore del peccato. Satana pagherà per tutti i peccati che ha fatto commettere ai figli di Israele. E quando Satana sarà distrutto, il peccato sarà distrutto insieme a lui. Questo è il piano di Dio per occuparsi del peccato.
Alla Croce e Dopo la Croce
Sulla croce, Gesù prende il nostro posto. Entra nella canna del fucile dellanostra vita e prende il proiettile diretto verso la nostra vita. Si prende la responsabilità dei nostri peccati e del nostro egoismo. Si assume le conseguenze del fatto che noi prendiamo le cose sul personale. Si assume la pena per essere il perpetratore e le conseguenze di essere la vittima. Si assume l’incapacità della carne umana di vincere le tentazioni e il peccato. Non solo si prende la responsabilità di cose che sono state dette e fatte, ma si prende anche la responsabilità delle increspature, l’influenza negativa e gli effetti che quelle cose hanno avuto e avranno sugli altri. Si prende il nostro bagaglio, al posto nostro. Gesù subisce la morte che si merita la nostra vita.
Oltre a fare tutto questo, Gesù fa un’altra cosa. Quando Gesù entra nella canna del fucile della nostra vita e prende la forza di tutto quello che merita, ci mette poi nella canna del fucile della Sua vita. Quando fa così, riceviamo la vita eterna e tutte le benedizioni e i benefici che si merita la Sua vita perfetta. E la canna del fucile della Sua vita guida il proiettile direttamente nel centro del bersaglio, che è la santità. Riceviamo la Sua forza per vincere tutte le tentazioni e i peccati. Non dobbiamo più essere controllati dal passato e dalle risposte negative. Possiamo essere controllati dal passato di Gesù e dalle Sue risposte perfette, piene del Suo potere.
Quando viviamo l’esperienza di questo scambio divino di vita per vita, storia per storia, passato per passato, che ci viene offerto grazie al sacrificio di Dio sulla croce, nel libro del cielo i dati di Gesù diventano i nostri. Siamo considerati perfetti. Non abbiamo più ferite personali. Siamo perfettamente amorevoli. Abbiamo risposto in modo perfetto a tutto ciò che ci è successo in passato. Abbiamo la forza di vincere. Abbiamo increspature perfette che si sono propagate nel tempo e nello spazio, e hanno influenzato positivamente tutti coloro che sono entrati in contatto con quelle increspature. E non abbiamo più nessun bagaglio.
Gesù ci ha detto: “E il Re, rispondendo, dirà loro: “In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. Questo significa che se lo fate a qualcun altro, è come se l’aveste fatto a Lui. Ma è anche vero che se lo fanno a voi, lo fanno a Gesù. Gesù si identifica così tanto con noi e con le nostre ferite e i nostri peccati, che, in modo molto reale, prende il nostro posto. E’ come se quelle cose che ci sono state fatte, fossero state fatte davvero a Lui.
Sulla croce, Dio ci offre uno scambio divino di vita per vita. Questo scambio divino è reso possibile solo dalla grazia di Dio. Il prezzo che ha pagato sulla croce è stato il prezzo di ciascuno dei nostri peccati. Ha subito non solo il peso del mondo, ma di ognuno dei peccati specifici che tu e io abbiamo mai commesso o mai commetteremo. Ha pagato il prezzo per chiunque accetterà il dono, e ha pagato il prezzo per chiunque rifiuterà quel dono. Ha pagato il prezzo per tutti noi.
Ma solo perché ha pagato il prezzo per tutti non vuol dire che tutti beneficeranno di quel dono. Molti saranno perduti, perché finora manca un pezzo dell’equazione.
La fede è necessaria per far sì che il dono della Grazia diventi mio. Il dono di questo scambio divino di vita per vita è proprio come il buffet dell’amore di Dio. Egli lo ha reso gratuito ed è a disposizione di ciascuno di noi, ma se non prendiamo personalmente quello che ci è stato dato, non serve a nulla. La fede è la nostra azione che prende quello che Dio ci ha dato e fa sì che sia nostro. Vuol dire credere che il dono di Dio di questo scambio divino è per me. E’ accettare che il dono è mio e fidarmi che è vero per me, ora. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
Come appare questo scambio nella vita reale? Immaginiamo che anni fa tu abbia litigato con qualcuno, e che il litigio si sia scaldato al punto che ti sia reso conto che l’altra persona era a terra morta. L’avevi uccisa! Hai pensato: “Uh, oh! Non va bene. Non voglio andare in prigione”. Quindi, ti sei disfatto delle prove e te la sei svignata. Nessuno ha scoperto che eri tu il colpevole. Sei libero, giusto? Sbagliato. Magari sei libero nel corpo, ma sei schiavo nella mente, perché hai sempre il timore che qualcuno lo scopra, sei sopraffatto dalla colpa.
Immaginiamo che oggi scopri questo scambio divino che è possibile per te sulla croce. Ti rendi conto che Gesù si offre di entrare nel corso della tua vita e di assumersi le conseguenze dell’omicidio e tutta la colpa e la paura che ne derivano e di subire la pena che meriteresti tu. In cambio, vieni messo nel corso della Sua vita, e subisci le conseguenze della Sua vita perfetta e le increspature perfette che ha creato nel tempo e nello spazio.
Decidi di voler ricevere quel dono, e la fede accetta quel dono reso possibile dalla grazia. Lo accetti come fosse tuo, credendo di essere il ricettore di tutto quello che meritava la vita di Gesù, mentre Lui si è accollato tutta la pena che si meritava la tua vita. Il tuo peccato viene poi trasferito al Sacerdote Celeste, Gesù, al santuario celeste, in attesa del giorno in cui sarà messo sul capro espiatorio, Satana, e sarà distrutto insieme a lui. Confessi anche il peccato a coloro che ne sono rimasti feriti (la famiglia di chi hai ucciso, ecc.) e “ne esci pulito” per quello che hai fatto.
Dopo questo scambio divino, dove sta la colpa dell’omicidio? Non è tua. E’ nel santuario celeste, in attesa del giorno in cui sarà data a Satana affinché ne paghi. Sei libero dalla colpa.
Se la famiglia cerca di farsi giustizia e riporta l’omicidio alla polizia prima che tu abbia la possibilità di farlo, e l’investigazione ti scopre “colpevole”, e sei messo in prigione, secondo i libri celesti, sei colpevole? No! Sei innocente, perché la colpa è stata portata via da te dal sacrificio fatto per te sulla croce. Se vieni messo in prigione per un crimine, puoi essere completamente libero nella mente, sapendo che sei innocente nei libri del cielo.
Ti trovi esattamente nella posizione opposta rispetto a prima di andare alla croce. Prima, eri libero nel corpo e prigioniero nella mente. Ora sei libero nella mente, ma prigioniero nel corpo. Ed è una libertà molto più bella. Come Paolo e Sila, puoi cantare lodi e inni a Gesù in prigione con la consapevolezza della tua innocenza, per il dono che ti è stato dato alla croce.
Non solo la croce ci libera da quello che abbiamo fatto agli altri, ma ci libera anche da quello che gli altri hanno fatto a noi. Non c’è nessuno di noi che ha avuto genitori perfetti. Non abbiamo avuto membri della famiglia perfetti. Non abbiamo avuto amici perfetti. E per questo, ci troviamo vittime nolenti di quello che gli altri hanno detto o fatto.
Nella mia posizione, ho l’occasione di ascoltare molte storie dalle persone. A volte io sono l’unico con cui abbiano mai condiviso quel segreto. Altri tengono la loro storia solo per una piccola cerchia di confidenti. Ho sentito storie di abbandono, abuso, negligenza, tortura, rifiuto, divorzio e molto altro, e so che ho solo sentito una piccola parte del dolore che c’è in giro.
So che in un piccolo gruppo di 5 persone, è probabile che uno del gruppo sia stato abusato sessualmente da piccolo. So che in un piccolo gruppo di 2 coppie sposate, un matrimonio finirà con un divorzio. E so che in un piccolo gruppo di 1, c’è una storia di rifiuto, dolore, delusione ecc. E’ la nostra esperienza universale nel mondo del peccato.
Quindi, immaginiamo che tu sia stato trascurato, abusato, rifiutato, abbandonato, e trattato male in passato. Immaginiamo che sia dura per te andare d’accordo, e tanto meno amare chi si è comportato così con te.
Immaginiamo che tu abbia provato, fino a un certo punto, risentimento, dolore, vergogna e/o amarezza, e ogni volta che hai provato a lasciar andare le cose, quando ti sei voltato indietro, erano ancora lì.
E poi oggi, scopri la croce. Scopri che Dio ti permette di essere libero da tutto. Gesù si offre di entrare nel corso della tua vita, nella tua canna del fucile, e di prendere l’impatto del risentimento, del dolore, della vergogna, dell’amarezza, e di tutto quello che ti è stato fatto e della morte che merita. E facendo così, ti spinge con delicatezza nel corso della Sua vita, nella Sua canna del fucile, e tu ricevi tutte le benedizioni che la Sua vita merita, incluso un passato senza macchia e la vita eterna.Contemplando questo scambio non equo, ti chiedi: “Com’è possibile?”. E Gesù risponde: “In verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. Ti rendi conto che se lo fai a qualcun altro, è come farlo a Gesù, quindi, deve essere vero che se qualcuno lo fa a te, lo fa a Gesù, e quindi se è fatto a te, è fatto a Gesù. Quindi, Gesù prende il tuo posto, e facendo così, può dire: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” ed è anche in grado di perdonare quelli che l’hanno trattato così male (quando l’hanno trattato male per mezzo di voi).
Quando credo di essere la vittima di quello che gli altri hanno detto o fatto, ho un bagaglio enorme. C’è un grosso peso che mi schiaccia. Magari ho provato a perdonare, ma le radici dell’amarezza sono ancora vive nel mio cuore. Quando penso a loro e a quello che hanno fatto, ho sentimenti feriti e ricordi dolorosi. L’unico modo in cuimi sembra di sfuggire è cercando di non pensarci. Se riesco a non pensarci, va bene, giusto? Sbagliato! La libertà non viene dal vuoto, e semplicemente non pensare a qualcosa è un tentativo di creare un vuoto.
Ora immagina di essere un missionario nelle carceri. Vai in una prigione e ti mescoli ai prigionieri e li aiuti. Le persone con cui lavori sono stupratori, drogati, ladri e assassini, ma riesci a lavorare bene con loro e li ami. Perché? Perché non l’hanno fatto a te. Non l’hanno fatto ai tuoi cari. Se lavori in prigione, puoi facilmente amare quelli che hanno fatto del male agli altri, perché non l’hanno fatto a te.
Una famiglia che conosco, ha una bambina di 11 anni che un giorno è scomparsa. Erano i tempi prima dei cellulari e i genitori tenevano traccia dei figli guardando il tempo. Se non si tornava a casa entro una certa ora, si era nei guai, perché i genitori volevano sapere che si era al sicuro.
Beh, non era tornata a casa in orario, e la madre aveva chiamato la scuola. La scuola aveva detto che era andata via dopo la fine delle lezioni e si era diretta a casa. La madre aveva allora chiamato gli amici, che avevano confermato di averla vista lasciare la scuola, e andare a casa. Poi lamadre aveva chiamato il padre, e lui era uscito presto dal lavoro per andare a cercarla.
Aveva percorso la strada in macchina mentre la madre era a casa ad aspettare che tornasse. Ma non era mai tornata. Quando le ombre avevano iniziato ad allungarsi nei campi, e il sole era disceso sotto la linea degli alberi e l’oscurità aveva iniziato a diffondersi in campagna, gli si strinse il cuore quando fecero la telefonata che non avrebbero mai pensato di fare. Chiamarono il 911 e dissero all’operatore: “E’ scomparsa una bambina”.
Fu mandato prima un funzionario, poi altri, e al mattino, man mano che il team di ricerca aumentava, anche le loro speranze facevano lo stesso. Ma quando ogni sera tramontava, le speranze di trovarla svanivano un po’ di più, e ogni mattino, mentre continuavano le ricerche, le speranze erano un po’ meno del giorno prima. Un paio di settimane dopo, ricevettero un messaggio…una delle squadre di ricerca aveva trovato i suoi resti nel bosco. L’incubo che non avrebbero mai pensato di vivere era diventato l’incubo da cui non si sarebbero mai svegliati. La speranza era morta definitivamente. La loro bambina non sarebbe mai tornata a casa.
Man mano che andò avanti l’investigazione, si svelò l’orrore della situazione. Si scoprì che un vicino con un passato da criminale aveva rapito la bambina, l’aveva trattata come fanno i cattivi con le ragazze giovani, e poi aveva fatto una cosa inspiegabile, aveva nascosto i suoi resti nel bosco, dove i cani da ricerca l’avevano finalmente trovata.Puoi solo immaginare cosa c’era nel cuore della madre e del padre.
Ora immaginiamo che quella famiglia fosse abituata a lavorare in prigione e che un giorno in prigione incontrasse quell’uomo. Quanto sarebbe facile per loro amarlo e aiutarlo? Te lo dico io, sarebbe impossibile. Perché? Per quello che ha fatto, perché lo ha fatto a loro e ai loro cari.
Lo stesso vale per te e per me. Gli altri hanno fatto a noi e ai nostri cari cose cattive, ed è impossibile amarli perché siamo le vittime. Sulla croce, Gesù ci ha dato un modo per sfuggire al passato. E’ entrato nel corso della nostra vita e si è preso tutto quello che ne consegue, ci ha spinti nel corso della Sua vita e ci ha dato tutto quello che meritava. Non dobbiamo essere feriti personalmente da quello che è stato fatto, perché dopo aver vissuto l’esperienza della croce, Gesù si prende il nostro posto. E come i ministri in prigione, possiamo amarli e lavorare per loro e servirli, perché lo hanno fatto a Gesù, e Lui li ama, e offre loro il perdono.
Siccome io sono entrato in questa esperienza della croce, amo Gesù. E siccome Gesù li ama, anche io li amo. E se vuole sacrificarsi per loro, anche io voglio fare lo stesso, perché ho preso (accettato) quell’amore e quel perdono per me, e oralo voglio dare agli altri.
Capisci, Dio ha un piano per salvarci dalle ferite emotive che subiamo ora. Quel piano include darci un cuore nuovo, mediante la grazia per fede. Dio ha anche un piano per salvarci dal nostro bagaglio passato. Quel piano include lo scambio divino reso possibile sulla croce, mediante la grazia per fede. Come descritto in Efesini 2:8-10.
Ora, voglio sottolineare un’altra verità che ci insegna la croce. Davanti alla croce, chi è la vittima riluttante che risponde in modo negativo a quello che viene fatto? Io. Dopo la croce, sono ancora la vittima riluttante che risponde in modo negativo a quello che viene fatto? No! Quella storia, quella colpa e quella responsabilità vengono trasferite da Gesù il nostro sommo sacerdote celeste, per mezzo del sangue di Gesù versato sulla croce, al santuario celeste, in attesa del giorno in cui saranno messe su Satana, che pagherà per tutto ciò che ha istigato.
Vivendo l’esperienza della croce, non posso più rimanere vittima riluttante. E tutti i sentimenti e i pensieri negativi associati con quel vittimismo (risentimento, amarezza, rabbia, vergogna, ecc.) non possono più stare in me. Vengono portati via da Gesù. Io sono libero!
Voglio chiarire il punto che segue. Non puoi arrivare alla croce e rimanere vittima. Gesù, sulla croce,ti ha liberato dal tuo passato. Ma se non sei libero dal passato, se sei ancora vittima, è perché non sei andato alla croce e non hai accettato lo scambio divino reso possibile per te dalla grazia di Dio. Porti ancora i tuoi pesi. Porti ancora la tua colpa. Non puoi andare alla croce e accettare lo scambio divino fatto per te e essere ancora vittima.
Davanti alla croce, chi è il perpetratore? Io. Dopo la croce, sono ancora colpevole per essere il perpetratore? No! Quella colpa e quella responsabilità sono trasferite da Gesù, nostro sommo sacerdote celeste, attraverso il sangue versato da Gesù sulla croce, nel santuario celeste, in attesa del giorno in cui saranno messe su Satana, che pagherà per ciò che ha istigato. Vivendo l’esperienza della croce, non posso più rimanere colpevole degli atti del perpetratore. E tutti i sentimenti e pensieri negativi, associati al fatto di essere il perpetratore (colpa, rimorso, odio di sé ecc.) non sono più in me, perché sono portati via da Gesù. Io sono libero!
Se sei ancora attaccato alla colpa del perpetratore, vivi in un’esperienza che precede la croce. Non si può arrivare alla croce e avere ancora la colpa del perpetratore. Gesù, sulla croce, vi ha liberato dal passato. Ma se non sei libero dal passato, se ancora sei un perpetratore, è perché non sei ancora arrivato alla croce, come tuo privilegio, e non hai ancora accettato per fede lo scambio divino reso possibile per te dalla grazia di Dio. Porti ancora i tuoi pesi. Porti ancora la colpa. Non puoi arrivare alla croce, accettare lo scambio divino fatto per te e ancora essere il perpetratore.
Perdonati?
Per quanti dei tuoi peccati ha pagato Gesù sulla croce? Per tutti! Incluso tutto quello che hai fatto? Sì! Incluso tutto quello che farai? Sì!
Di quanto, della tua vita è consapevole Dio? Davide parla di Dio dicendo: “I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo, e nel tuo libro erano già scritti tutti i giorni che erano stati fissati per me, anche se nessuno di essi esisteva ancora”. Vediamo qui che Dio conosce il futuro. Conosce tutto quello che ci è mai successo. Sulla croce, Gesù non ha solo preso una coperta di perdono da gettare su tutti i nostri peccati. Ha sofferto per la colpa e la condanna e la vergogna di ogni singolo peccato che tutti noi abbiamo mai commesso o commetteremo.
Visto che sa tutto quello che potrò mai fare, mi ha accettato come un figlio. Questo vuol dire che non ci sarà mai nulla in futuro di ciò che farò per cui Dio dirà: “Oops! non ho pagato per quello. Mi sono dimenticato di pagare per quello sulla croce. Suppongo che ora dovrai fare da solo”. No, non succederà mai! Non importa quello che faccio, Gesù ha già pagato il prezzo sulla croce. Mi ha offerto il Suo perdono pieno e libero. Perché non avrebbe dovuto? Ha già pagato il prezzo!
Ma il semplice fatto che abbia pagato il prezzo del tuo peccato e del mio, non vuol dire che siamo automaticamente perdonati. Ci sono sempre due lati dell’equazione.
La grazia di Dio viene elargita per il perdono, ma è con la nostra fede che accettiamo il perdono e diventa nostro. E la fede si conforma alle condizioni del perdono.
I passi del perdono
Per capire meglio, diamo un’occhiata ai passi del perdono.
Prima che fossimo anche solo consapevoli del nostro bisogno, Dio ha messo in atto tutto il piano di salvezza per salvarci dalcaos impossibile in cui ci eravamo messi. Cristo è “l’Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo”. E’ venuto per “a cercare e a salvare ciò che era perduto”. E non ha potuto aspettare fino a quando fossimo messi meglio per salvarci. Ha dovuto salvarci nella condizione in cui eravamo. “Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”.
Dio fa sempre la prima mossa. L’uomo risponde solo a ciò che Dio sta già facendo nella vita. La natura umana è tale che non abbiamo desiderio di giustizia. Per natura non vediamo nessun problema nel peccato. “Per questo la mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo”.
Ma Dio ha mandato il Suo Santo Spirito affinché operi nel nostro cuore e nella nostra mente in modo che desideriamo perdono, ristoro, e giustizia. “Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito”. Quando abbiamo il desiderio di essere giusti, perdonati e rimessi a posto rispetto allo stato in cui ci troviamo, è una prova che Dio sta già operando nella nostra vita per salvarci.
L’opera dello Spirito Santo nella mia vita mi porta alla legge di Dio e mi mostra che sono peccatore. “Chiunque commette il peccato, commette pure una violazione della legge; e il peccato è violazione della legge”. “Mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato”. Quando mi viene rivelata la legge di Dio come il grande metro di giudizio secondo cui saranno giudicati tutti gli uomini, se vedo che non raggiungo questo metro di giudizio, mi convinco di essere peccatore. “Poiché riconosco i miei misfatti, e il mio peccato mi sta sempre davanti”. Quindi, mi rendo conto di aver bisogno di un Salvatore.
Ora che sono convinto di essere peccatore e di aver bisogno di un Salvatore, devo fare in modo che la mia volontà agisca secondo queste convinzioni e devo scegliere chi servire. “Scegliete oggi chi volete servire”. Continuerò a servire il mio ego, o affiderò ciò che voglio a ciò che vuole Dio e mi affiderò completamente e totalmente a Lui? Per prendere questa decisione, la volontà deve affidarsi e deve farla entrare in azione.
Le condizioni del perdono includono la confessione, il pentimento e la riparazione.
La confessione riconosce nello specifico quello che è stato fatto o detto, ammettendo che è sbagliato. Nella confessione, non trovo scuse per aver fatto quello che ho fatto. Riconosco solo che è sbagliato. Cerco il perdono e la riparazione, e offro, al massimo delle mie capacità, un’adeguata restituzione. “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”.
La confessione dovrebbe essere profonda quanto l’offesa. Se il peccato è privato, la mia confessione dovrebbe essere solo a Dio. Se ha avuto ripercussioni sul mio coniuge, dovrei confessarlo a lui e a Dio. Se ha avuto ripercussioni su tutta la famiglia, dovrei confessarlo alla mia famiglia e a Dio. E se ha avuto ripercussioni su tutta la chiesa, sul lavoro ecc. allora dovrei confessarlo a tutta la chiesa, al lavoro ecc. ea Dio.
Ho avuto occasione di farlo non molto tempo fa. Un difetto del carattere che ho da quando ero piccolo, ma di cui non ero consapevole, si è palesato in una situazione capitata nella mia chiesa. Quando mi sono reso conto di questo difetto del carattere, e quando ho visto come aveva avuto ripercussioni sugli altri nella chiesa, mi sono reso conto che dovevo confessarlo e dovevo chiedere perdono a tutta la chiesa.
Quindi, il fine settimana successivo, mi sono alzato davanti a tutta la chiesa e ho confessato il mio errore e ho chiesto di perdonarmi, e ho promesso che avrei lavorato su quel difetto col Signore, e, con la grazia di Dio, avrei risolto quel problema. E’ stato imbarazzante e umiliante, ma doveva essere fatto, perché avevo ferito gli altri e avevo avuto una cattiva influenza col mio comportamento, che doveva essere corretta, per non continuare a diffondersi e ferire gli altri.
Il pentimento include il dolore per il peccato e l’allontanamento da esso. Ma il pentimento non è qualcosa che io o te possiamo produrre. E’ un dono di Dio. Non possiamo grugnire, sforzarci, lamentarci, spingere, tirare o fare qualcosa di difficile per creare il pentimento. Possiamo solo chiederlo e accettarlo per fede. E quando il pentimento diventa nostro, ci dispiacciamo, non perché siamo stati beccati, ma perché abbiamo disonorato, mancato di rispetto, rappresentato male e crocifisso di nuovo il nostro Salvatore. Non ci dispiacciamo per le conseguenze che si sono ripercosse su di noi per il peccato. Ci dispiacciamo per quello che abbiamo fatto a Dio per il nostro peccato. E quando il pentimento diventa nostro, lo mettiamo in pratica allontanandoci dalle cose di cui ci pentiamo. “Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia”.
La riparazione significa restituire quello che è possibile e adeguato rispetto al torto. Per esempio, un mio conoscente aveva rubato una felpa da un negozio quando era piccolo. Un paio di decenni dopo, quando ha capito cosa aveva fatto, si è reso conto che doveva riparare per quello che aveva rubato. Quindi, è tornato in quel negozio e si è offerto di pagare quella felpa (al prezzo attuale) con gli interessi, per coprire quello che il negozio avrebbe potuto guadagnare investendo quei soldi negli ultimi vent’anni.
Ci viene detto: “Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta”. “se l’empio rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato e cammina secondo gli statuti della vita, senza commettere l’iniquità, egli certamente vivrà, non morirà”.
Se accettiamo lo scambio divino sulla croce e entriamo nella vita di Cristo, ci viene dato il potere di vincere e essere liberi dal passato. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Ci conformiamo alle condizioni di cui sopra e otteniamo il perdono e la dolce pace e la gioia! Io voglio quella libertà, e voi?
I risultati del perdono
Quindi, quali sono i risultati del perdono? Non ho più senso di colpa, anche se mi ricordo di quello che ho fatto. Non ho più amarezza, perché non l’hanno più fatto a me. Li amo perché Dio li ama, e voglio che siano liberi proprio come Lui mi ha reso libero. E voglio collaborare con lo Spirito Santo per assistere alla loro libertà, anche se richiede il sacrificio di me stesso.
Qual è una delle funzioni del perdono? Permettere di tornare in relazione gli uni con gli altri. Dio vuole una relazione per ciascuno di noi, e il Suo perdono viene offerto a ciascuno di noi per permetterci di rientrare nella relazione con Lui. La croce rende possibile la riparazione della relazione. Che amore incredibile! Che grazia enorme! Che perdono pieno viene dal cuore di Dio verso di noi!
Prendiamo la nostra croce
Per quello che Gesù ha fatto per te e per me, siamo indebitati con gratitudine nei Suoi confronti. Lo amiamo per la libertà che ci ha dato, e la nostra gioia più grande è obbedirGli e servirLo. E ci supplica: “Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Cosa vuol dire prendere la croce e seguire Gesù?
“L’uomo deve lasciare l’errore della sua strada, deve seguire l’esempio di Cristo, prender la croce e seguirLo, rinnegando se stesso, e obbedendo a Dio ad ogni costo”.
“…prendere la croce…vuol dire assumersi tutti i doveri che vanno al di là dei desideri e delle passioni naturali”.
“La vera religione è l’imitazione di Cristo. Chi segue Cristo deve rinnegare se stesso, prendere la croce e camminare seguendo i Suoi passi. Seguire Cristo vuol dire obbedire ai Suoi comandamenti. Nessun soldato si può dire che segua il comandante, se non obbedisce ai suoi ordini. Copiare Gesù, pieno di amore, tenerezza e compassione, richiede che gli stiamo vicini ogni giorno”.
“Ci ha detto: ‘Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’. Solo Cristo ci può rendere capaci di rispondere, quando ci dice: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore”. Questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo rinnegare noi stessi. Cristo ci può dare questa determinazione nobile, la volontà di soffrire, e di combattere le battaglie del Signore con energia perseverante. Chi è debole, aiutato dalla grazia divina, può avere più forza di un conquistatore”.
Verso la fine di questo libro, capirai cosa vuol dire davvero prendere la tua croce. Quando c’è quell’ingrediente fondamentale nella vita, tutto quello di cui abbiamo già parlato nel prendere la croce e seguire Gesù diventerà gioioso e naturale.
Perdere i propri cari
Voglio cambiare leggermente argomento e guardare alla perdita da un’altra prospettiva. Ho parlato con molte persone che hanno avuto il cancro o altri problemi di salute seri, e quando ho analizzato la loro vita e le loro esperienze prima del problema di salute, spesso ho trovato che avevano perso un caro importante negli anni precedenti alla malattia. Ma ci sono altre persone che perdono i cari e stanno bene. Qual è la differenza? La Bibbia ci dà la prospettiva giusta su come fare quando perdiamo qualcuno di caro? Sì.
Alla nascita quanto abbiamo? Quanto possediamo? Assolutamente nulla. Alla morte, quanto avremo? Assolutamente nulla.
Tra la nascita e la morte, c’è questa linea sinuosa chiamata vita. La vita ha alti e bassi, tempi buoni e tempi non così buoni. Incontriamo persone, impariamo ad amare persone, e perdiamo persone in questo cammino. Se comincio questo percorso senza nulla e finisco questo percorso senza nulla, allora tutto quello che c’è tra il punto N (nascita) e il punto M (morte) è un guadagno o una perdita?
Giobbe ci dà una bella prospettiva sul tema. Dopo aver perso tutti i figli, gli animali, e i servi in un solo giorno, Giobbe dice: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo vi ritornerò. L’Eterno ha dato e l’Eterno ha tolto. Sia benedetto il nome dell’Eterno”. Giobbe si era reso conto di aver iniziato il cammino della vita senza nulla e che avrebbe concluso il cammino della vita senza nulla, quindi qualsiasi cosa tra N e M era un guadagno.
Quando si inizia e finisce senza nulla, quando tutto ciò che hai non è tuo, ma del Signore, quando non lo hai prodotto, e quando non sei nemmeno tuo, non puoi perdere nulla.
Immagina di essere l’amministratore di un immobile di un ricco uomo d’affari. Il tuo compito è tenere tutto in buone condizioni, in modo che funzioni senza intoppi. Il proprietario ha 7 Lamborghini che aiuti a mantenere. Un giorno, il proprietario decide di dare via due Lamborghini. Ora sei l’unico amministratore di 5 Lamborghini. Ti arrabbi con il proprietario perché hai appena perso due Lamborghini? No. Sarebbe ridicolo. Non erano tue. Erano del proprietario. Se ne può disfare quando ne ha voglia.
Dio è il proprietario, ma noi viviamo come se fossimo i proprietari. Se mi rubano la macchina, mi arrabbio, perché penso che fosse mia. Se la casa brucia, lamento la perdita, come se fosse stata mia, ma non è mai stata mia. Tutto appartiene a Dio. E’ lui il proprietario. Noi siamo solo gli amministratori.
Ricordi la famiglia che aveva perso la figlia di 11 anni? Se si fossero lamentati come fanno di solito le persone, si sarebbero distrutti e sarebbero sorti dei problemi fisici più avanti, di sicuro. Ma come si sono lamentati?
Magari hanno pensato cose come “Aveva solo 11 anni. Si è persa un sacco di cose. Non la vedremo finire la scuola elementare, o il liceo o l’università. Non potremo accompagnarla all’altare. Non avremo la gioia dei nipoti da lei”. E così via. Per cosa si sarebbero lamentati? Per quello che non avevano avuto. Non avrebbero mai avuto un futuro. Non avrebbero mai avuto il diploma. Non avrebbero mai avuto un genero o dei nipoti. Quello di cui si sarebbero lamentati era la perdita di ciò che si aspettavano. Avevano mai avuto garanzie sul futuro? No. Avevano solo l’oggi.
Quei genitori avrebbero potuto passare il resto della vita nella perdita, lamentandosi per la morte crudele sofferta dalla loro figlia di 11 anni, o avrebbero potuto vivere una vita di gratitudine per gli 11 anni in cui l’avevano avuta. La loro esperienza era una perdita o un guadagno? Ce l’avevano quando erano nati?No. Ce l’avrebbero avuta alla morte? No. Quindi, anche seera morta, non erano in perdita. In realtà ci avevano guadagnato, perché avevano passato 11 anni con lei. Erano stati benedetti da 11 anni di sorrisi, abbracci, esperienze condivise e compagnia. Erano stati benedetti per 11 anni!
Se la loro prospettiva fosse diventata di gratitudine per come Dio li aveva benedetti per 11 anni con quella figlia, se si fossero concentrati su quello che avevano guadagnato invece che su quello che avevano teoricamente perso, se si fossero ricordati che erano solo amministratori e non proprietari, come sarebbe stata la loro salute dopo la morte della figlia? Sarebbe rimasta buona.
Non sto cercando di dire che sia sbagliato o sia un peccato lamentarsi. Non sto dicendo questo. Quello che dico è solo che quando abbiamo la prospettiva giusta, arriviamo al punto di non doverci lamentare nel modo in cui le persone di solito si lamentano. E con la giusta prospettiva, i pensieri non provocano disfunzioni nel corpo, come accade con i pensieri sbagliati.
Paolo ci dà una prospettiva migliore sul tema quando dice: “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento”. Quello che ci sta dicendo Paolo è che Dio può prendere qualsiasi cosa arrivi sulla nostra strada e trasformarla in qualcosa di buono. Anche le cose che sembrano più difficili o impossibili sono talenti che Dio può usare per fare del bene. Non permette che ci accada nulla che Egli non abbia pensato di usare per il nostro bene e per il bene degli altri.
Questa è una delle mie citazioni preferite: “Il Padre era vicino al Figlio ed egli non permise che accadesse nulla che fosse in contrasto con l’amore infinito manifestato per il bene del mondo. Egli rappresentava la sua Fonte di conforto e può esserlo anche per noi. Chi vive dello spirito del Cristo è in sintonia con Lui. Le sofferenze che deve sopportare colpiscono il Salvatore stesso che lo protegge con la sua presenza. Qualsiasi cosa gli accada è condivisa dal Cristo. Non ha bisogno di resistere al male, perché Gesù lo protegge. Nulla può colpirlo senza il suo permesso e “…noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”. Romani 8:28”.
Il senso di questa citazione è che Dio circonda ciascuno dei Suoi figli con la Sua presenza. Se qualcuno viene da me per tirarmi un pugno in faccia, il pugno deve prima passare attraverso Dio per arrivare a me. E Dio permetterà che quel pugno passi solo se può trasformarlo in qualcosa di buono. Non devo difendermi. Dio è la mia difesa. Io posso solo mostrare l’altra guancia.
C’è un’altra promessa in 1 Corinzi 10:13 che ci dice che Dio non permetterà che siamo tentati oltre quello che possiamo sopportare, ma con la tentazione ci darà anche una via di fuga. Questo vuol dire che Dio nonpermetterà che ci accada nulla a meno che non ci dia anche la forza di sopportarlo. Questo vuol dire che qualsiasi cosa accada, indipendentemente da quanto sia negativa, è circondata dall’amore di Dio, che ci assicura che avrà uno scopo positivo, e ci darà la forza di sopportarla. Che Dio misericordioso serviamo! Possiamo fidarci di Lui anche nelle circostanze ed esperienze più dolorose della nostra vita.
Il talento della sofferenza
Un talento si definisce come una capacità naturale, un dono o un’inclinazione. Di solito pensiamo ai talenti in relazione alla capacità di qualcuno di eccellere nel fare qualcosa. Ma vi siete mai resi conto che la sofferenza può essere un talento? Può essere una capacità donata o un’inclinazione che può essere usata in bene. E proprio come gli altri talenti di cui ci ha parlato Gesù, se questo talento viene seppellito, non può essere usato per glorificare Dio. E’ privo del Suo scopo se lo permettiamo. Ma se viene usato, serve a glorificare Dio. Usi il talento della sofferenza? O è sepolto, perso nel mondo, inutile perché inutilizzato?
Prima di andare oltre, voglio chiarire una cosa. Dio non è l’autore della sofferenza. La sofferenza è il risultato del peccato, cioè della scelta di separarci da Dio e quindi di recidere i legami con la Fonte di vita. La sofferenza è il risultato del lavoro del nemico. Pietro ci dice: “Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”.
E Gesù ci dice: “Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; ma io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Di nuovo, Dio non è la causa o l’autore della sofferenza. La sofferenza è il risultato del lavoro del nemico. E Dio è maestro nel tessere la Sua bontà e il Suo amore nel dolore e nella sofferenza ingarbugliati che il diavolo provoca, per poter salvare i Suoi figli dal nemico e per trasformarli in strumenti di salvezza per gli altri.
Quindi, prendiamo in considerazione più da vicino il tema della sofferenza e di come possa essere un talento.
Chi può confortare al meglio una madre che ha perso il figlio neonato? Un’altra madre che ha perso il figlio neonato ed è sopravvissuta. Chi può al meglio consolare qualcuno che ha perso una gamba? Qualcun altro che ha perso la gamba e ha superato la disabilità. Chi può confortare al meglio qualcuno che fa fatica con una malattia difficile? Qualcun altro che è passato attraverso la stessa malattia ed è sopravvissuto ed è rifiorito.
Come può la sofferenza essere un talento? Satana odia Dio e non vuole far altro che ferirLo. E Satana sa che il modo migliore per fare del male a Dio è far male ai Suoi figli, perché Dio vive tutto quello che vivono i Suoi figli e si identifica con esso. Tutti sono figli di Dio, quindi, Dio ha figli che soffrono per ogni tipo di problema e in ogni tipo di situazione nel mondo. E Dio vuole raggiungere coloro che soffrono e confortarli. Ma Dio ha bisogno degli altri che capiscono cosa voglia dire passare per quel dolore e quella sofferenza per confortare al meglio chi ci sta passando in quel momento. Dio ha bisogno degli altri che possano raggiungere i Suoi figli che stanno passando la stessa cosa.
“Nel grande piano di Dio per la redenzione di un popolo perduto, si è messo nella necessità di usare gli uomini come aiuto. Deve avere un aiuto per raggiungere l’umanità. Deve avere la collaborazione di chi è attivo e vede subito le opportunità, è rapido nel discernere quello che deve essere fatto per gli altri uomini”.
Il corretto uso del talento della sofferenza è andare da qualcuno che soffre per la stessa cosa che Satana ti ha causato e da cui Dio ti ha salvato e dire: “So cosa stai passando. Anche a me è successo, e Dio mi ha tirato fuori. Lascia che ti dica come ho fatto”.
Ma se nascondi il talento, impedirai a Dio di usare la tua sofferenza e trasformarla in qualcosa di buono. E quel Suo figlio che sta soffrendo, che avresti potuto aiutare, magari non sarà mai raggiunto dal Suo amore come aveva progettato di fare Dio.
All’inizio del Novecento un treno passeggeri deragliò vicino a Chicago. Furono uccisi o feriti in centinaia nell’incidente, ma in una delle carrozze passeggeri sul retro, che non era deragliata, c’era un’infermiera della croce rossa. Mentre cercava di uscire dai rottami, assistendo chi poteva, si guardò in giro e vide un uomo ben vestito che guardava tutti i passeggeri feriti.
Riconoscendo un famoso chirurgo di Chicago, andò da lui, e lo scosse dal torpore per chiedergli di aiutarla ad occuparsi dei feriti. Uscendo dallo stato di shock, le disse: “I miei strumenti!”. E poi se ne andò per aiutare quelli che poté.
Più tardi quella sera, i due si incontrarono di nuovo, e lui la ringraziò per aver preso l’iniziativa di aiutare i feriti. Lei, curiosa, gli chiese: “Quando ti ho visto, eri lì in piedi e non facevi nulla. E quando ho attirato la tua attenzione, mi hai detto: ‘I miei strumenti’. Cosa stava succedendo?”.
Rispose: “Stavo guardando tutte quelle persone ferite e pensavo: “I miei strumenti, i miei strumenti, se solo avessi i miei strumenti chirurgici, potrei aiutarli’. Sai, sono un chirurgo, e faccio bene il mio lavoro, ma mi servono gli strumenti per fare quello che faccio. Non avevo gli strumenti con me, quindi ho potuto fare poco per loro”.
Dio è il chirurgo capo, ma si è ripromesso di usare gli esseri umani per raggiungere gli esseri umani. Ha figli in ogni forma di sofferenza, e ha bisogno di altri figli che abbiano vissuto le stesse esperienze per raggiungere quelli che le stanno passando. Chi ha sofferto diventa strumento per raggiungere gli altri che soffrono in modo simile.
Qual è lo strumento che il chirurgo usa meglio? Quello che può usare nella maggior parte delle situazioni e circostanze. Voglio incoraggiarti con un altro pensiero. Piùsoffri, più sei utile come strumento nelle mani di Dio, perché puoi identificarti con più persone nella loro sofferenza. Puoi guardare più persone negli occhi e dire onestamente: “So cosa stai passando. Anche io ci sono passato. Lascia che ti dica come mi ha tirato fuori Dio”.
Vuoi avere la prospettiva del Cielo sulla sofferenza? Eccola. “Dio non conduce mai i suoi figli per una strada diversa da quella che essi stessi sceglierebbero se conoscessero la fine fin dal principio e scorgessero la gloria del piano che stanno realizzando come collaboratori di Dio. Enoc che fu trasportato in cielo ed Elia che ascese in un carro di fuoco non furono più onorati di Giovanni Battista che morì solo in una cella. “Poiché a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui”. Filippesi 1:29. Di tutti i doni che il cielo può accordare agli uomini, non ce n’è uno più grande della partecipazione alle sofferenze del Cristo”.
Invece che essere una maledizione, o una cosa a cui stare attenti, accompagnare Cristo nelle Sue sofferenze è la fiducia più grande e l’onore più alto. E’ il dono più onorevole che il cielo possa darvi.
E c’è un altro scopo nella sofferenza, che dovremmo prendere in considerazione. Nel contesto del peccato, la sofferenza è una parte necessaria per forgiarci a immagine di Cristo. Il diamante non può diventare tale senza estrema pressione e calore, ma la bellezza e il valore del diamante valgono tutta la pressione e il calore che servono per formarlo. Dio ci vede come Suoi gioielli preziosi, non carbone inutile, e quindi permette che la pressione e il calore agiscano per farci diventare gioielli preziosi, affinché diventiamo belli, riflettendo il Suo amore e il Suo carattere agli altri.
“Stiamo formando il carattere per il paradiso. Nessun carattere può essere completo senza prove e sofferenze. Dobbiamo essere messi alla prova, dobbiamo essere testati. Cristo è stato messo alla prova per conto nostro, affinché noi potessimo essere messi alla prova con la forza divina che ci ha portato”. “Coloro che consacrano sinceramente la loro vita al servizio di Dio sono sorpresi e delusi di trovarsi, come mai prima, a dover affrontare ostacoli, superare prove e risolvere dubbi. Essi pregano perché il loro carattere assomigli a quello del Cristo, per poter collaborare con il Signore ma contemporaneamente si trovano ad affrontare circostanze che sembrano evidenziare le caratteristiche negative della loro natura. Emergono difetti di cui non avevano mai sospettato l’esistenza. Come il popolo d’Israele si chiedono: “Se Dio ci guida perché ci succedono tutte queste cose?” È proprio perché Dio li sta guidando che vivono queste esperienze.
Le prove e gli ostacoli sono occasioni utilizzate dal Signore come forme di disciplina e conducono al successo. Colui che può leggere nel cuore degli uomini conosce bene il loro carattere. Egli sa che alcuni possono contare su capacità e possibilità che se ben orientate, potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo della sua opera. Nella sua provvidenza egli pone queste persone in circostanze e situazioni diverse affinché possano scoprire nel loro carattere quei limiti che non sempre sono evidenti. Offre loro l’occasione di correggerli e collaborare con lui. Spesso permette che affrontino delle sofferenze che li migliorano.
Il fatto che siamo chiamati ad affrontare delle prove dimostra che il Signore riconosce in noi delle qualità preziose, che devono essere sviluppate. Se nulla può essere utilizzato alla sua gloria è inutile che ci incoraggi a vivere questo processo di rinnovamento. Egli non getta nel fuoco pietre prive di valore: egli affina il minerale prezioso. Il fabbro prova la resistenza del ferro e dell’acciaio con il fuoco. Il Signore permette che i suoi figli sperimentino la sofferenza per offrire loro l’occasione di dimostrare qual è la loro tempra e come possono essere formati per lavorare al suo servizio. Il vasaio prende l’argilla e la modella come vuole. La impasta e la lavora, la divide e poi la riunisce, la bagna e poi la fa seccare, la lascia riposare senza toccarla per un po’ di tempo. Poi quando è perfettamente plasmabile, ne foggia un vaso. Lo fa seccare al sole e lo mette in forno per la cottura finale. A quel punto il vaso è pronto per adempiere la sua funzione. In questo stesso modo il Maestro desidera plasmarci. Dobbiamo essere nelle sue mani come l’argilla nelle mani del vasaio. Non dobbiamo cercare di modellarci da soli, ma dimostrarci malleabili fra le mani di colui che ci vuole formare”.
Pietro ci ammonisce: “Carissimi, non lasciatevi disorientare per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella manifestazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare”.
Chi mi può fare del male?
Ora diamo un’occhiata di nuovo al tema del cuore e delle ferite personali. Chi mi può fare del male? Dal punto di vista emotivo o spirituale, nessuno mi può fare del male, solo io posso farmi del male. Solo io posso mangiare. Solo io posso bere. E solo io posso pensare. Solo ciò che Io respiro, mangio e bevo, e non quello che fa qualcun altro, ha un impatto sul mio corpo e sulla mia salute. Solo quello che penso Io ha un impatto sul mio corpo e sulla mia salute.
Quello che fa un altro può creare un ambiente di dolore da cui posso nutrirmi, ma il buffet di Dio è sempre disponibile, e non sarò mai nella situazione in cui devo scegliere tra un ambiente doloroso che mi viene fornito. Ho scelta, e posso scegliere dal buffet dell’amore di Dio. Dipende dalla mia scelta avere pensieri dolorosi o pensieri d’amore. Ho il potere di fare una cosa o l’altra. Sono le mie decisioni, il modo in cui penso e non le loro azioni, che determinano il mio risultato.
I miei Pazienti – Esempi pratici
Martha
Herb e Martha erano sposati da 35 anni. Herb viaggiava come venditore e Martha era casalinga. Herb durante la settimana non c’era e tornava a casa nel fine settimana. Il loro matrimonio andava abbastanza bene, per quanto possa andare un matrimonio, non troppo bene, non troppo male. Questo…fino a che Martha non lo scoprì.
Scoprì che Herb non le era proprio fedele. In realtà, scoprì che le era stato infedele per tutti i 35 anni del loro matrimonio. In realtà, scoprì che aveva un’altra famiglia in un’altra città, con cui viveva durante la settimana e lei era la seconda moglie!
Nei tre anni successivi alla scoperta, la salute di Martha iniziò a peggiorare velocemente. Sembrava che avesse un problema di salutedietro l’altro, fino a che la sua situazione sembrò senza speranza.
Quale era stata la causa del declino di Martha? L’infedeltà del marito? No! Erano 35 anni che la tradiva e non aveva avuto nessun problema. Si era ammalata quando aveva saputo quello che stava succedendo.
La causa del declino di Martha non era stata la sua infedeltà. Erano stati i pensieri di lei. Capisci, lei pensava che lui fosse suo, pensava di amarlo con il suo amore, di essere la sua fonte di amore e sentiva una grossa perdita personale per questo. Ma lui era suo? Era l’amore di lei? Era lui davvero la fonte dell’amore di lei? No. Aveva qualcosa da perdere lei? no. Avrebbe potuto guardare la situazione ed essere grata per come l’avesse sostenuta negli anni. Avrebbe potuto essere grata a Dio per averla sostenuta per tutti quegli anni. Avrebbe potuto festeggiare i bei fine settimana che aveva avuto per 35 anni. E se l’avesse fatto, la sua salute sarebbe stata come era allora?
Non era stato quello che era successo ad averle distrutto la salute. Era stato quello che lei aveva pensato di quello che le era successo che le aveva distrutto la salute. Lo vedo ogni volta nella mia vita lavorativa. Vedo persone che sono colpite dal cancro in tempi di gravi perdite. Vedo persone con problemi autoimmuni in seguito a grosse perdite.Vedo persone con problemi fisici a causa di perdite personali.
A questo punto qualcuno nella stessa situazione di solito fa la domanda dolorosa: “Intendi dire che sia colpa mia la mia malattia?”. E la mia risposta è: “Sì”. Ma subito dopo aggiungo questa osservazione: se è colpa di qualcun altro, e quindi se qualcun altro è la causa, allora non puoi farci nulla. Non ci sono soluzioni perché non puoi sistemare o cambiare quest’altro. Ma se sei tu la causa, allora c’è speranza, perché Dio, con la tua collaborazione, può risolvere il problema. Se la colpa è tua, c’è speranza!
Quando do il dono del tempo o dell’amore o della preoccupazione o della cura, riconosco che sono come il tipo delle consegne.Sono solo l’amministratore delle risorse di Dio, e se vengo rifiutato, non sono io che vengo rifiutato, perché io sono di Dio. E’ lui che viene rifiutato. Se il dono viene distrutto, era il dono di Dio, non il mio. Se l’auto viene rubata, era l’auto di Dio, non la mia. Non devo essere arrabbiato o ferito, perché non era mia. Era di Dio.
Prenderla sul personale
Da un altro punto di vista, molti dei nostri problemi vengono dal fatto che prendiamo le cose sul personale. Immagina che il gatto giochi sul tavolo, faccia cadere un bicchiere e l’acqua si riversi sul tavolo, ovunque. Perché c’è acqua su tutto il tavolo? Se urti il tavolo e dal bicchiere esce caffè ovunque, perché c’è caffè da tutte le parti? Se c’è un terremoto e il bicchiere sul tavolo si rovescia, e c’è latte su tutto il tavolo, perché c’è latte su tutto il tavolo? E se porti un bicchiere e inciampi e si rovescia il vino sul tappeto, perché c’è vino sul tappeto?
Si potrebbe dire che c’è acqua sul tavolo perché il gatto ha fatto rovesciare il bicchiere, il caffè è sul tavolo perché hai preso dentro il tavolo, il latte è sul tavolo per le scosse del terremoto, e il vino è sul tappeto perché sei inciampato. Ma se ti dicessi che tutti i bicchieri erano vuoti? A chi daresti la colpa?
La realtà è che quello che c’è sul tavolo o sul tappeto, è lì perchè era ciò che si trovava nel bicchiere prima che si rovesciasse. Se non ci fosse stato nulla nel bicchiere prima che si rovesciasse, non sarebbe uscito nulla. L’acqua è uscita perché c’era dell’acqua. Non sarebbe uscita acqua se non ce ne fosse stata. Il caffè è uscito perché c’era del caffè dentro. Non sarebbe uscito caffè se non ce ne fosse stato dentro. Lo stesso vale per le persone.
Se qualcuno ti dice una cosa che ti ferisce, non ha nulla a che fare con te. Ha a che fare con loro. Perché? Perché non sarebbe potuta uscire se non fosse stata lì dentro. Proprio come la tazza che si è rovesciata. Non importa cosa abbia fatto rovesciare la tazza, quello che esce lo fa perché prima era dentro. Lo stesso vale per le persone. Non importa cosa le porti a dire quello che dicono o a fare quello che fanno, qualsiasi cosa dicano, come la dicano, e qualsiasi cosa venga fuori è perché era dentro di loro.
La Bibbia in Luca 6:45 dice: “La bocca di uno parla dall’abbondanza del cuore”. E in Proverbi 4:23 ci dice: “Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita”. La Bibbia ci diceche quello che qualcun altro dice o fa non riguarda noi. Riguarda lui. Perché nonpotrebbe uscire dalla sua bocca se non fosse dentro di lui. Quindi, non prendere sul personale quello che ti dicono e fanno gli altri. Ha tutto a che fare con loro.
Detto questo,è possibile che dicano la verità, quindi è doveroso che ciascuno di noi faccia attenzione a quello che viene detto e che lo porti in preghiera al Signore e lo confronti con la Bibbia per vedere se quello che stanno dicendo è vero. Magari devo cambiare quello che faccio e come lo faccio, perché ha un effetto negativo sugli altri.
Vale anche l’opposto. Non importa quello che fa o dice qualcun altro. Non importano le circostanze. Non importa quanto tu sia stanco, stressato o sotto pressione. La tua risposta, quello che viene da te, non ha nulla a che fare con loro o con le tue circostanze. La tua risposta non potrebbe venire a meno che non fosse dentro di te, cioè nel tuo cuore. La tua risposta ti rivela quello che davvero c’è nel tuo cuore, perché “La bocca di uno parla dall’abbondanza del cuore”.
Quindi, in una discussione o in situazioni di stress, stai attento a te, non a loro, e guarda quello che viene da te, perché rivela quello che c’è dentro di te. Poi vai a lavorare con Dio per risolvere le cose che ti sono state rivelate.
Margaret
Margaret era andata a trovare un mio collega qualche anno fa. Tossiva incontrollabilmente da un paio di anni e soffriva di incontinenza urinaria. Era incapace di trattenere l’urina per più di 30 minuti o quando le veniva da tossire. Aveva visto molti medici e provato molte cure, tutte senza successo. Era andata a trovare il mio collega per vedere se poteva capire la causa della tosse, e dopo averla visitata, non aveva trovato nulla. Ma le aveva chiesto della sua vita e dei problemi di cuore.
Aveva scoperto che Margaret era da lungo tempo in conflitto con la figlia per il fidanzato che aveva. A Margaret non piaceva il fidanzato e la figlia non ascoltava Margaret sulla sua relazione. Margaret, come fanno molti genitori, aveva cercato di controllare la figlia, e la figlia era da anni in ribellione, se n’era andata di casa e si era trasferita dal fidanzato. Il mio collega parlò con Margaret della Legge della vita, e la incoraggiò a rivolgersi a Dio tutte le mattine per prendere il Suo amore. Le fece capire quanto Dio amasse la figlia e la perdonasse, e perdonasse anche lei.
Parlò con lei dei principi di amore e libertà e la incoraggiò a smettere di controllare la figlia, e solo ad amarla. E la sfidò a mettere in pratica solo pensieri positivi sulla figlia e sul fidanzato. Quando Margaret tornò nel suo ufficio qualche settimana più tardi, non tossiva più e si era risolta anche l’incontinenza urinaria!
Quindi, era tutto solo nella testa? No! C’erano davvero delle cose fisiche nel suo corpo. Ma il motivo di tutto era nella sua mente. Il conflitto con la figlia, il tentativo di controllarla (che tra l’altro non è ciò che fa l’amore), erano il motivo della tosse cronica e dell’incontinenza urinaria. Una volta rimossa la causa, l’effetto era cessato.
Janet
Janet soffriva di emicranie molto forti. Erano iniziate 13 anni prima, e succedevano tutti i weekend. Stava bene durante la settimana, ma iniziavano di venerdì e continuavano fino a lunedì mattina. Prendeva di frequente medicine, faceva iniezioni e flebo perché continuava a vomitare e non riusciva a tenere giù nulla. Era passata da un dottore all’altro, cercando di trovare una soluzione ai suoi problemi, ma senza successo. Poi, un giorno, andò dal mio collega. Dopo averla visitata e aver analizzato la sua storia medica, e non aver trovato nulla di fisico che spiegasse i sintomi, iniziò a chiederle del passato.
Lei gli raccontò che suo padre era un alcolista e che era cattivo quando era ubriaco. Lavorava in un’altra città e stava lontano da casa durante la settimana, ma tornava a casa di venerdì, rimaneva per il fine settimana, e poi tornava a lavorare il lunedì mattina. Lei odiava il padre e il modo in cui la trattava.Diversi mesi prima dell’inizio delle sue emicranie, suo padre era morto. Il mio collega vide immediatamente la correlazione tra la presenza del padre a casa nei weekend e il modello delle emicranie di Janet nei weekend. Condivise con lei la Legge della Vita e la incoraggiòa passare del tempo tutte le mattine con Dio, prendendo l’amore che Lui le offriva.
La incoraggiò a vedere il padre con gli occhi d’amore di Dio, e a chiedere a Dio di darle un cuore che amasse suo padre. La sfidò a pensare solo a pensieri positivi su di lui e a perdonarlo. Janet iniziò a mettere in pratica quelle cose e nel giro di una settimana, smise di avere attacchi di emicrania.
Quindi era tutto solo nella sua testa? No! C’erano davvero problemi fisici reali nel corpo. Ma il motivo del problema era nella sua testa. Il suo odio per il padre (che tra l’altro, non è ciò che fa l’amore) era il motivo dei suoi attacchi di emicrania. Una volta rimossa la causa, l’effetto cessò.
Carl
Carl aveva 65 anni, era diabetico e aveva un ranch in Idaho. Un giorno, notò un’ulcera al piede e immediatamente andò dal medico per farsi controllare. Gli diede una terapia antibiotica e quando tornò, non andava meglio, quindi il dottore sbrigliò l’ulcera (che vuol dire che eliminò il tessuto morto) e gli fece fare un’altra terapia antibiotica. Gli zuccheri non erano sotto controllo, quindi lavorarono su modifiche dei medicinali e dello stile di vita, ma non ci furono miglioramenti. Alla fine, l’infezione arrivò all’osso, e Carl fu mandato dal chirurgo.
Il chirurgo gli disse che doveva amputargli il dito per salvare il resto del piede. Dopo l’amputazione, Carl fu mandato da un diabetologo che lavorò con lui sugli zuccheri. Nonostante l’aiuto del diabetologo, gli zuccheri non erano ancora sotto controllo. La ferita peggiorò e si infettò l’osso del dito vicino, e di nuovo andò dal chirurgo per un’altra amputazione. Meno due dita, ne rimanevano tre, ma non si riesce a portare peso sul piede se ci sono troppo poche dita, quindi l’amputazione successiva sarebbe stata a metà piede.
Il diabetologo lo ricoverò in terapia intensiva, per somministrargli una terapia di insulina e vedere se si riuscivano a controllare gli zuccheri, ma anche in terapia intensiva con l’insulina, gli zuccheri non erano sotto controllo.
Quindi, andò di nuovo dal chirurgo che era completamente confuso. Nessuno capiva cosa stesse succedendo. La ferita al piede peggiorava, e ben presto gli sarebbe servita un’altra amputazione. Quindi il chirurgo disse a Carl di un nuovo medico in città che faceva cose un po’ diverse. John, un altro dei miei colleghi, era un internista con un forte interesse per lo stile di vita. In realtà, lui e la sua famiglia tennero per un po’ un programma sullo stile di vita a casa loro. Ad ogni modo, Carl fu indirizzato a John.
Quando John vide Carl, analizzò le sue informazioni mediche e guardò le note dei dottori, le lastre, le risonanze e parlò con Carl del suo stile di vita e della dieta ecc. In tutto ciò, John non riuscì a trovare nulla di significativo che Carl non avesse già fatto. Ma John aveva un questionario che dava a tutti i pazienti, e il questionario parlava di dolore, ansia, scontento, rimorso, colpa, e sfiducia. Chiedeva anche del coraggio, della speranza, della fede, della simpatia e dell’amore. E su quel questionario, un risultato era del tutto anormale. Carl aveva un forte senso di colpa.
Quando gli chiese della colpa, Carl disse che era cristiano e che sapeva che si sarebbe dovuto occupare del suo corpo, ma ovviamente non aveva fatto un buon lavoro e si sentiva in colpa perché era responsabile dei problemi di salute che stava affrontando. John chiese a Carl: “Nella tua chiesa, cosa fai quando ti senti in colpa per qualcosa?”.
Carl disse: “Beh, prego e chiedo a Dio di perdonarmi”. John disse: “Beh, cosa ne diresti di pregare ora?”.E proprio lì nell’ufficio, Carl si inginocchiò e pregò e chiese a Dio di perdonarlo per non essersi preso cura del suo corpo come avrebbe dovuto. Dopo essersi rimesso in piedi e seduto sulla sedia, John chiese a Carl: “Nella tua chiesa, dopo aver pregato e chiesto a Dio di perdonarti, cosa fai?”. Carl disse: “Beh, ci fidiamo che Dio ci perdoni e non facciamo più quelle cose sbagliate. Ma dottore, non faccio già più quelle cose”. John non riuscì a trovare altro da dire, Carl se ne andò e John in un certo senso si sentì non soddisfatto dell’incontro, perché sentiva di non aver aiutato molto Carl.
Ma dopo quell’incontro, i livelli di zucchero nel sangue di Carl iniziarono a tornare sotto controllo, il piede iniziò a guarire, e nel giro di sei settimane guarì del tutto, dopo 4 mesi di dottori, ospedali, medicazioni, interventi e terapia intensiva. L’unico problema identificato e curato era stato la colpa.
Quindi la colpa era solo nella sua testa? No! C’erano cose fisiche molto reali nel corpo. Ma il fondamento del problema era nella sua testa. La colpa (che tra l’altro, non è permessa dall’amore) era il motivo dell’ulcera diabetica al piede. Una volta rimossa la causa, l’effetto cessò.
Michelle
Mi sono preso cura di Michelle diversi anni fa, quando è venuta nel nostro centro che si occupava di stile di vita, con un cancro. Aveva avuto vari tumori all’addome ed erano già falliti diversi tentativi di chemioterapia. Quindi era venuta a cercare un altro modo che la aiutasse a stare bene. Noi non curiamo il cancro. Insegniamo semplicemente alle persone come vivere nel modo più sano possibile, per dare loro le migliori opportunità di guarigione.
Quando ho incontrato Michelle, è diventato evidente che c’erano alcuni problemi nella sua vita che non aiutavano il cancro. L’abbiamo aiutata a correggere alcuni problemi sul suo stile di vita e abbiamo usato alcuni semplici rimedi per aiutarla. Ma il grosso problema, quando l’ho incontrata e consigliata, era il problema con sua madre.
Michelle non aveva mai conosciuto suo padre. Sua madre l’aveva cresciuta per un po’ di anni e poi l’aveva lasciata crescere ai nonni. La madre di Michelle tornava nella sua vita periodicamente e in Michelle nascevano sentimenti e pensieri di risentimento, abbandono, rabbia, confusione ecc. Era evidente che non amasse né onorasse la madre e sapevo che non avrebbe fatto bene al suo cancro.
Quindi ho parlato con Michelle per aiutarla a non vedere la madre come la sua fonte. La fonte è Dio. Le ho proposto di rivolgersi a Dio e di prendere il Suo amore perfetto e chiederGli di darle lo stesso amore per sua madre.Ho aiutato Michelle a capire che non doveva prendere sul personale quello che faceva la madre, perché quello che faceva non la riguardava. Riguardava sua madre, perché quello che veniva dalla madre dipendeva da ciò che lei aveva dentro.
Michelle ha preso a cuore questo tema e ha iniziato a passare del tempo da sola con Dio e a imparare a prendere da Lui, per poter amare sua madre con l’amore di Dio.
Prima che Michelle venisse nel nostro centro, i suoi marker del tumore erano elevati, ma due settimane dopo, erano rientrati. Un paio di mesi dopo, abbiamo ricevuto una bella notizia, metà dei suoi tumori erano spariti, e i restanti erano più piccoli di prima.
Ma circa quattro mesi dopo, ho saputo che Michelle era scoraggiata, perché i marcatori del tumore erano di nuovo risaliti.Quindi l’ho chiamata e ho scoperto che sua madre era tornata in circolazione e aveva di nuovo rimescolato le cose. Michelle si era dimenticata di quello che le avevo insegnato e di nuovo aveva ricominciato a prendere le cose sul personale, e a vedere la madre come fonte. Quindi, ho passato un’altra ora rivedendo i principi con lei e aiutandola a riprendere la prospettiva corretta. L’ha fatto. E un paio di mesi dopo, abbiamo avuto la bella notizia che i marcatori del cancro erano di nuovo tornati normali.
Quindi, era tutto solo nella sua testa? No! C’era davvero un tumore nel suo corpo. Ma il motivo del tumore era nella sua testa. Il suo risentimento verso la madre (che tra l’altro, non è quello che fa l’amore) era motivo del suo cancro. Una volta rimossa la causa, l’effetto era cessato. Quando la causa tornava, anche l’effetto tornava.
Si capisce che molte delle nostre malattie hanno origine nella testa. “La malattia della testa prevale ovunque. Nove malattie su dieci di cui soffriamo partono da lì”.
Ora, non voglio passarvi l’idea che tutte le malattie derivino dalla mente. Ma voglio che vi rendiate conto che è oltremodo plausibile, nonchè certo che la maggior parte lo siano. E ad essere più precisi, sono 9 su 10 che hanno le loro radici nella modo di pensare.
Diamo un’altra occhiata alle relazioni d’amore e al loro impatto sulla salute. Ci sono due relazioni d’amore legittime che funzionano nel cuore. Una relazione d’amore è quella da cui prendo. L’altra relazione d’amore è quella in cui do. Entrambe sono relazioni d’amore legittime.
E Dio ci ha creati per prendere da una relazione e dare nell’altra. Così funziona l’amore divino nel cuore redento.
Poiché il nemico che non può creare dal nulla, ha confuso il piano di Dio ribaltando l’equazione. Invece di prendere per dare, diamo per prendere (ricevere), andando nella direzione opposta a quella pensata da Dio per noi, creando così un “nuovo ordine” delle cose secondo il modo di Satana. Questo “nuovo ordine” si trova nell’amore umano, che è la conseguenza del peccato. Ora, se seguiamo il progetto di Dio arriviamo alla vita, ma se seguiamo il progetto del nemico arriviamo alla morte.
Ti sei mai chiesto perché Dio ha scritto i dieci comandamenti su due tavole di pietra? Quando ero piccolo, pensavo che fosse perché aveva le dita troppo grosse per scrivere tutto su una sola tavola. Ma non è così. C’è un motivo se ha scritto i comandamenti su due tavole.
Vedi, ciascuna tavola dei comandamenti governa una delle due relazioni d’amore. I primi quattro comandamenti sono comandamenti esclusivi, e gli ultimi sei sono comandamenti inclusivi. Secondo il primo comandamento, quanti dei ci sono? Solo e soltanto Uno. E il secondo comandamento afferma che dobbiamo adorare quanti dei? Solo e soltanto Uno.
E il terzo comandamento afferma che dobbiamo riverire e santificare il nome di quanti? Solo e soltanto Uno. E il quarto comandamento afferma che dobbiamo adorare nello specifico quanti giorni della settimana? Solo e soltanto Uno. I primi quattro comandamenti sono esclusivi, che vuol dire che includono uno solo ed escludono tutto il resto.
Sostanzialmente quello che dicono i primi quattro comandamenti è: c’è solo una fonte e quella fonte è Dio. Un altro modo di dirlo è così: Si prende solo da qui. Questi quattro comandamenti comandano la relazione d’amore esclusiva in cui si prende. Dobbiamo prendere solo da Dio come nostra unica fonte.
Ma che dire degli altri sei comandamenti?
Il quinto comandamento afferma che dobbiamo fare cosa ai nostri genitori? Dobbiamo onorarli. Onorare i genitori, vuol dire dare o prendere? Dare.
Quindi il secondo gruppo di comandamenti governa l’amore che dà. Il quinto comandamento specifica quale caratteristica del genitore fa sì che venga escluso dal comandamento? Dice di onorare i genitori solo se sono degni di esserlo? No! Il comandamento dice di onorare i genitori, indipendentemente dal fatto che ne siano degni. Include tutti i genitori, indipendentemente dalle loro qualifiche o caratteristiche. Dobbiamo semplicemente onorarli. Ma quali sono gli altri cinque comandamenti (Non: ucciderai…commetterai adulterio…ruberai…dirai falsa testimonianza…desidererai)? Tutti questi comandamenti dicono: “Non prendere da qui!”. Non importa chi sono, come ti trattano, cos’hanno, o come sembrano. Dai e non prendere da loro.
Dipendiamo da quelli da cui prendiamo. Ma da quelli a cui diamo, siamo indipendenti. Per esempio, immagina un bel ruscello puro di montagna che scorre verso la valle sottostante, e lungo il fiume ci sono tre fattorie. Tu compri la seconda fattoria, quella in mezzo e ne sei felice. Usi l’acqua del ruscello per avere acqua a casa, usi l’acqua per i campi e per tenere in vita il raccolto e gli animali e ti piace stare seduto accanto al ruscello cristallino nel pomeriggio.
Diciamo che il vicino a valle rispetto a te decida di avviare una fabbrica manifatturiera e che faccia deviare tutta l’acqua del ruscello che arriva alla sua fattoria per la fabbrica manifatturiera e che ne esca solo un po’ e anche inquinata dalla sua fattoria verso valle. La sua decisione ha effetti diretti su di te? No!
Perché? Perché sono a valle rispetto a te. Tu hai ancora accesso a tutta l’acqua di cui hai bisogno e che puoi usare per quello che ti serve e che vuoi, e ciò che fanno dell’acqua dopo di te è problema loro. Tu non dipendi da loro perché non controllano la tua fonte.
Ma immaginiamo che il vicino a monte rispetto a te decida di avviare una fabbrica manifatturiera e che faccia deviare tutta l’acqua del ruscello verso la sua fabbrica e che dalla sua fattoria esca solo un po’ di acqua inquinata verso la tua. La sua decisione ha ripercussioni dirette su di te? Sì! Perché? Perché è a monte rispetto a te. A te serve l’acqua che viene dalla sua fattoria verso la tua. Loro controllano la tua fonte e quindi dipendi da loro. E quello che fanno ha ripercussioni dirette su di te. Se è quello da cui attingi, se si trova a monte rispetto a te, se sono la tua fonte. Dipendi da loro. Ma se sono quelli a cui dai, e quindi se sono a valle rispetto a te, se non sono la tua fonte, allora sei indipendente. Quello che fanno non si ripercuote su di te né ti controlla.
Ci troviamo in un problema. Vedi, la legge non governa la nostra vita, e abbiamo tutto al contrario. Invece di avere Dio come nostra unica fonte, le nostre fonti sono i genitori, la famiglia, il coniuge, gli amici, e persino gli animali domestici.
Come facciamo a sapere se sono la nostra fonte? Dipendiamo da loro. Ci fanno sentire frustrati. Ci fanno arrabbiare. Ci feriscono. E cercano di controllarti, mentre tu cerchi di controllare loro. Vedi, devi controllare le tue fonti se non ti fidi completamente, perché devi proteggere te stesso, proteggendo le tue fonti. E non ti puoi fidare di nessun essere umano, quindi se sono loro la tua fonte, devi cercare di controllarli.
Ma Dio non ha mai voluto che gli altri fossero la nostra fonte (tranne i figli per la cura dei genitori, che è temporanea, e dovrebbe portare i genitori a sganciare i figli da loro come fonte e portarli a Dio). La legge afferma che Dio è la nostra unica fonte. Tutti gli altri ci sono affinché noi diamo a loro, indipendentemente da chi siano o come siano.
Col sacrificio che ha fatto sulla croce, e per l’opera dello Spirito Santo nel cuore, Dio cancella il vecchio cuore di peccato, che dà per ricevere e mette gli altri dove dovrebbe stare Dio, e ripristina in noi il cuore di amore divino che aveva creato in origine affinchè noi ne godessimo.
Nel darci quel cuore nuovo, Dio ripristina la funzione della legge nei nostri cuori per l’opera dello Spirito Santo. “‘Ma questo è il patto che stabilirò con la casa d’Israele dopo quei giorni’, dice l’Eterno: ’Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo’”. Geremia 31:33. E quando la legge avrà di nuovo in noi la giusta funzione, i genitori smetteranno di essere la nostra fonte. La nostra famiglia smetterà di essere la nostra fonte. Il nostro coniuge smetterà di essere la nostra fonte. I nostri amici e i nostri animali domestici smetteranno di essere la nostra fonte. Saranno tutti qualcuno a cui dare e non da cui prendere, e Dio sarà la nostra unica fonte.
E quando tu ed io prenderemo da Dio, quel prendere riempirà lo spirito (dall’esterno, da Dio) con ciò che serve (l’amore). E quando darai agli altri, il pensiero diventerà azione fisica come parlare e fare, e questo dare riempirà il coro (dallo spirito) con quello che gli serve (energia/forza/controllo).
Quindi, alla fine il nostro problema è la fonte da cui scegliamo di attingere. Se vivo secondo la legge di Dio, prendendo amore da Dio e dandolo agli altri, avrò la salute. Ma se inizio a prendere amore dalle fonti sbagliate o lo tengo per me stesso, alla fine mi verranno i sintomi, la malattia e alla fine la morte. Quando si infrange la legge che governa l’amore, c’è il peccato, e il peccato è la causa principale della malattia. E’ interessante. Quando si legge la Bibbia, e parla di stare in salute, non dice di mangiare le verdure. Dice di obbedire alla legge.
“Se tu ascolti attentamente la voce dell’Eterno, il tuo DIO, e fai ciò che è giusto ai suoi occhi e porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti manderò addosso alcuna delle malattie che ho mandato addosso agli Egiziani, perché io sono l’Eterno che ti guarisco»”. Vuoi la salute? Vuoi essere libero dalle malattie degli egiziani (soffrirono di malattie cardiache, cancro, diabete, ecc)? Allora, “porgi orecchio ai suoi comandamenti e osserva tutte le sue leggi”.
Vuoi pelle e muscoli sani e ossa forti? “Non ritenerti savio ai tuoi occhi, temi l’Eterno e ritirati dal male; questo sarà guarigione per i tuoi nervi e un refrigerio per le tue ossa”.
Vuoi la vita? “Figlio mio, fa’ attenzione alle mie parole, porgi l’orecchio ai miei detti; non si allontanino mai dai tuoi occhi, custodiscili nel centro del tuo cuore; perché sono vita per quelli che li trovano, guarigione per tutto il loro corpo. Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita”.
Vuoi essere benedetto, fertile e sano?
“Così, se voi darete ascolto a queste leggi, e le osserverete e metterete in pratica, l’Eterno, il vostro DIO, … ti amerà, ti benedirà e ti moltiplicherà, e benedirà il frutto del tuo suolo… Tu sarai benedetto più di tutti i popoli e non ci sarà in mezzo a te né uomo né donna sterile… L’Eterno allontanerà da te ogni malattia e non manderà su di te alcuno di quei funesti malanni dell’Egitto che hai conosciuto”.
Vuoi che la tua terra, che ti dà il cibo, sia guarita? “se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e torna indietro dalle sue vie malvagie, io ascolterò dal cielo, perdonerò il suo peccato e guarirò il suo paese”. Vuoi essere guarito? “Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e torna indietro dalle sue vie malvagie, io ascolterò dal cielo, perdonerò il suo peccato e guarirò il suo paese”.
Vuoi la salute senza adeguarti alle condizioni? Non funzionerà. “E’ per mezzo della fede in Gesù Cristo che la verità è accettata nel cuore e l’essere umano è purificato e ripulito. Gesù è stato ‘ferito per le nostre violazioni, picchiato per le nostre iniquità: le punizioni della nostra pace si sono riversate su di lui e con le sue frustate siamo stati guariti”. E’ possibile essere guariti, sapendo di aver commesso il peccato? No, è la fede sincera che dice: ‘So di aver commesso il peccato, ma che Gesù mi ha perdonato e quindi resisto alla tentazione nella Sua potenza e per mezzo di essa”.
Capiamo allora che il Signore ci porta salute grazie alla Sua Parola, grazie alle promesse che contiene, abbandonandoci a quella parola e adeguandoci a quelle condizioni. Ma dalla stessa parola vediamo anche che c’è un nemico in giro da cui dobbiamo stare in guardia.
C’è un nemico
In 1 Pietro 5:8 leggiamo “Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”. C’è un nemico che vorrebbe a tutti i costi distruggerci e quindi far male a Dio, che odia. E questo conflitto tra Dio e il diavolo si dispiega nella vita e nella salute di un credente. Lo vediamo accadere nella vita di Giobbe. In Giobbe capitolo 2 e versetti 3-7 leggiamo: “L’Eterno disse a Satana: «Hai notato il mio servo Giobbe? Poiché sulla terra non c’è nessun altro come lui, che sia integro, retto, tema DIO e fugga il male». Allora Satana rispose all’Eterno e disse: «È forse per nulla che Giobbe teme DIO? Non hai tu messo un riparo tutt’intorno a lui, alla sua casa e a tutto ciò che possiede? Tu hai benedetto l’opera delle sue mani e il suo bestiame è grandemente cresciuto nel paese. Ma stendi la tua mano e tocca tutto ciò che possiede e vedrai se non ti maledice in faccia». L’Eterno disse a Satana: «Ecco, tutto ciò che possiede è in tuo potere; non stendere però la mano sulla sua persona». Così Satana si ritirò dalla presenza dell’Eterno. e colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere”.
In questa storia ci sono diversi punti interessanti da prendere in considerazione. Prima di tutto, c’è un conflitto tra Dio e Satana (la parola Satana vuol dire “accusatore”), in cui Satana muove delle accuse contro Dio. Dio potrebbe litigare con Satana (cosa che non fa mai) e dire: “No, sbagli”, e Satana direbbe: “No, ho ragione”, e continuare a battibeccare. Ma invece, Dio permette a Satana di capire che si sbaglia mettendo alla prova l’accusa. Quindi, Dio si dimostra nel giusto, e Satana nel torto, e Lo fa senza entrare in conflitto con Satana. Fa parte del carattere di Satana accusare (portare false accuse contro gli altri nel tentativo di condannarli), ma non fa parte del carattere di Dio. Leggiamo: “Ed egli disse loro: «Non fate estorsioni ad alcuno, non accusate falsamente alcuno”. “Gesù allora le disse: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più»”. “Non pensate che io vi accusi presso il Padre; c’è chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza”. “E i capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose; ma egli non rispondeva nulla”. “Mentre gli angeli stessi …non portano contro di esse alcun giudizio oltraggioso davanti al Signore”. “Invece l’arcangelo Michele, quando in contesa col diavolo disputava intorno al corpo di Mosè, non osò lanciargli contro un giudizio oltraggioso”.
Quindi vediamo chiaramente che accusare non fa parte del carattere di Dio. E non è abitudine di coloro in cui regna il carattere di Dio. Tu e io non ci accusiamo a vicenda se Dio vive nei nostri cuori, proprio come gli angeli non ci accusano.
Un’altra verità che possiamo imparare dalla storia di Giobbe è che quando il Signore ha permesso a Satana di mettere alla prova le sue accuse, Dio ha posto dei limiti che Satana non poteva superare. Nella prima prova di Giobbe, in Giobbe capitolo 1 6:22, Dio disse: “Ecco, tutto ciò che possiede è in tuo potere; non stendere però la mano sulla sua persona”. E nella seconda prova in Giobbe 2:1-10, Dio ha detto: “Eccolo in tuo potere; risparmia però la sua vita”.
A Satana è stato permesso mettere alla prova l’accusa, ma non gli è stato permesso di andare oltre a quanto volesse Dio. C’era una linea ben definita oltre la quale non poteva andare. Ma questo esempio: “Giobbe è senza macchia e giusto”, vale per tutti quelli che vengono tormentati da Satana?
A volte le persone cedono a Satana in modo che lui possa controllarle. E quando lo fa, può provocare problemi fisici o debilità. “Ora, come quei ciechi uscivano, gli fu presentato un uomo muto e indemoniato. E, quando il demone fu scacciato, il muto parlò e le folle si meravigliarono dicendo: «Non si è mai vista una simile cosa in Israele»”. Vediamo che Satana può far diventare mute le persone. “Allora gli fu presentato un indemoniato, cieco e muto; ed egli lo guarì, sicché il cieco e muto parlava e vedeva”. Satana non solo può far diventare muto qualcuno, ma può anche farlo diventare cieco.
“…Un uomo gli si accostò e, inginocchiandosi davanti a lui, disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio, perché è epilettico e soffre grandemente; egli cade spesso nel fuoco ed anche nell’acqua… Portatelo qui da me». Gesù allora sgridò il demone, che uscì da lui; e da quell’istante il fanciullo fu guarito”.
Quel ragazzo aveva un problema “medico” chiamato epilessia, ma ovviamente Gesù non l’ha solo guarito dall’epilessia. Ha scacciato da lui un demone ed è stato curato. Quindi, il diavolo può provocare anche l’epilessia. Se il diavolo si aggira cercando chi distruggere, perché non ci ha distrutti?
E’ solo grazie all’intervento divino di Dio e cioè alla Sua protezione, che siamo ancora vivi.
Questo ci porta alla domanda: ci sono modi in cui posso dare il permesso a Satana di esercitare il suo potere distruttivo nella mia vita? Che cosa, se esiste, gli dà il permesso di esercitare il suo potere distruttivo nella mia vita su cui altrimenti non avrebbe accesso né potere? Prendiamo in considerazione alcune storie moderne mentre pensiamo a queste domande.
Robert
Jack e Sharon erano alla frutta e il problema era il loro figli di 5 anni, Robert. Ogni volta che si trovava attorno ad altra gente, li metteva in imbarazzo con un linguaggio volgare e con commenti sessualmente espliciti.Conosceva precocemente cose di natura sessuale e aveva la propensione a dirle.
Un giorno Sharon era uscita un paio di minuti per fare una cosa e quando era tornata dentro, aveva visto che Robert si era spogliato e aveva fatto lo stesso con Rebecca, la loro figlia di 10 mesi e si stava avvicinando a lei. Non poteva lasciarlo solo un secondo, neppure portarlo in chiesa, perché avrebbe messo in imbarazzo tutti.
Poi un giorno, arrivò un oratore speciale nella loro chiesa che parlò di come Satana poteva arrivare anche ai cristiani e provocare problemi a casa. Quindi, dopo l’incontro, si consultarono con l’oratore riguardo Robert.
Dopo aver fatto loro un po’ di domande, si scoprì che Sharon non era cristiana al momento del concepimento di Robert, e che era stato concepito durante un’orgia. Sharon non sapeva chi fosse il vero padre. Ma alcuni mesi dopo, quando era incinta di Robert, aveva conosciuto Gesù, se n’era innamorata e si era fatta battezzare nella sua chiesa. Poco dopo Jack incontrò Sharon e ben presto si sposarono. L’oratore chiese a Sharon se aveva confessato esplicitamente il peccato del concepimento di Robert e se avesse chiesto a Dio di bloccare quel punto d’accesso per il nemico. Non lo aveva fatto.
Quindi, l’oratore, Jack e Sharon si inginocchiarono lì dov’erano e lui guidò Sharon in una preghiera di pentimento e confessione per quel peccato, chiedendo al Signore di rimuovere l’accesso del nemico a Robert attraverso il peccato di Sharon al concepimento.
Quella sera, quando tornarono a casa, trovarono un Robert completamente diverso. Era un normale bambino di 5 anni, senza nessuna conoscenza precoce, senza nessun linguaggio volgare, e senza comportamenti imbarazzanti o pericolosi. Qual era stato il problema? Il peccato non confessato di Sharon aveva permesso al nemico di avere accesso a Robert e di controllare il suo comportamento. Una volta che il peccato era stato confessato nello specifico, e si era pentita, il nemico non aveva avuto più accesso a Robert, e era diventato immediatamente un normale bambino di 5 anni.
Anna
Nella nostra famiglia vi era un problema simile. Avevo lottato con una dipendenza per molti anni e non ero mai riuscito a vincerla. Ero ancora nella chiesa e molti sarebbero rimasti scioccati da sapere che avevo una dipendenza segreta, ma era sempre presente. Due dei nostri figli furono concepiti quando ancora avevo questo problema.
I miei genitori avevano divorziato quando avevo 14 anni, e di conseguenza, ero arrivato a credere che la relazione genitore-figlio fosse più forte della relazione marito-moglie. Il problema era che amavo davvero mia moglie. Era il mio idolo. Non volevo che nulla si mettesse tra di noi. E ora, c’era un figlio, che chiameremo Anna, che era entrato nella nostra vita, e che avrebbe avuto un legame più forte con mia moglie rispetto al mio. Inutile dire che ero geloso di questa nuova situazione.
Dopo la nascita di Anna, non andavamo d’accordo. Lei piangeva sempre e faceva capricci quando la tenevo in braccio e io facevo fatica a controllare i miei sentimenti e le mie risposte. Crescendo, gridava se entravo io in camera quando piangeva di notte, o se ero quello che le cambiava il pannolino. Non andavamo d’accordo. Voleva sempre la mamma per tutto.
Alla fine, la mia dipendenza è diventato un problema vero e alla fine abbiamo cercato una consulenza. Durante la terapia, sono stato guidato nella preghiera a confessare specificamente e a pentirmi di molte cose in cui ero coinvolto (inclusa la mia dipendenza) e a chiedere al Signore di chiudere la porta che avevo aperto al nemico in quelle situazioni.
Stavamo a casa di un amico che era a circa un’ora da dove facevamo queste consulenze e lasciavamo Anna e la sorella più piccola con un parente durante gli appuntamenti. Quel giorno, quando siamo tornati dall’appuntamento, Anna, che all’epoca aveva 3 anni, ci è venuta di corsa incontro. Non era una cosa strana. Ma la cosa strana era che era corsa direttamente da me a braccia aperte gridando: “Papà! Papà!”.
Non lo aveva mai fatto prima di allora. Era sempre corsa dalla mamma. Dopo averla presa in braccio, io e mia moglie ci siamo guardati con un punto interrogativo in faccia. Era stranissimo. Quella sera, dopo aver messo a letto Anna e la sorella, mia moglie ed io eravamo al piano di sotto. Mia moglie era al telefono e stava aggiornando sua madre sugli eventi della giornata. Anna ci ha chiamato da su, dicendo che doveva andare in bagno, e mia moglie mi ha chiesto di andare da lei, perché era al telefono. Non volevo andare, perché diventava sempre una lotta con Anna che gridava che voleva la mamma e non me.
Quando ho dato un occhio in giro e ho guardato nella stanza, Anna mi ha visto e mi ha detto contenta: “Papà!” e ha aperto le braccia perché la prendessi. Si è fatta portare in braccio fino in bagno, persino passando per la stanza dove c’era la mamma, senza fare capricci. L’ho portata di sopra quando aveva finito e l’ho rimessa a letto, e mi ha detto: “Ti voglio bene, papà”.
Sono rimasto assolutamente scioccato! Era una bambina completamente diversa, che si relazionava con me in modo completamente nuovo. E da quel giorno, la nostra relazione non è mai stata come i primi tre anni. Quando ho confessato il mio peccato nello specifico e mi è stato perdonato, quando ho chiesto aiuto al Signore per aiutarmi a chiudere la porta al nemico che aveva avuto accesso alla nostra vita, quella strada è stata chiusa, e il nemico non poteva più raggiungere Anna e farle reagire come prima. E quando non ha avuto più accesso, la nostra relazione immediatamente si è ripristinata.
Un amico
Ho un amico che si è dato occasionalmente all’occulto e che ha alcuni amici che ne sono ancora coinvolti. Mi ha raccontato di uno dei suoi amici che aveva il potere della proiezione astrale. La proiezione astrale è un’esperienza extra-corporea in cui una persona è consapevole e “sperimenta” delle cose in altri posti.
Per esempio, quest’amica affermava di avere la capacità di andare “mentalmente” a casa di qualcuno ed ascoltare le conversazioni, per capire cosa succedeva in quella casa.
Questa “abilità” era data solo dal potere del diavolo e dei suoi angeli malvagi che erano presenti in quella casa, consapevoli di quello che stava succedendo e che potevano comunicare alla persona, se necessario.
In modo interessante, quest’amica con il potere della proiezione astrale, affermava di potere entrare solo in alcune case.Cosa determinava che potesse “entrare” o non “entrare”? Se c’erano oggetti in quella casa che appartenevano al diavolo, allora aveva il permesso o il potere di entrare in quella casa e osservare quello che stava accadendo all’interno.
Cos’hai a casa che appartiene al diavolo? E che accesso ha alla tua vita e alla tua famiglia se sei in possesso di quelle cose?
Un conoscente
Un conoscente mi ha raccontato la storia di quando stava parlando in una scuola cristiana in Europa. Stava incoraggiando gli studenti ad affidarsi completamente al Signore e a smettere di mescolarsi col mondo e con le cose del nemico. Aveva parlato con loro di sbarazzarsi dei film di Hollywood, della musica mondana e di separarsi da tutto ciò che li separava dal Signore.
Due ragazze che erano coinquiline erano state particolarmente toccate dagli incontri e avevano deciso di sbarazzarsi di tutto ciò che pensavano potesse appartenere al nemico. Quindi, dopo l’incontro di quella sera, tornarono nel loro dormitorio e iniziarono a distruggere i CD e i DVD, e altre cose che pensavano le avessero separate da Dio e avessero dato accesso alla loro vita al nemico. Una ragazza chiamò persino la madre (era l’1 o le 2 di notte, dove viveva la madre) e le chiese di sbarazzarsi di tutti i suoi CD e delle altre cose rimaste a casa. La madre fu felice di farlo, e si sbarazzò di tutte quelle cose la sera stessa.
Quando stavano per finire la “pulizia della casa”, una delle ragazze riconobbe che l’altra ragazza aveva il simbolo di una famosa rock band sulla giacca, e disse all’altra ragazza che avrebbe dovuto rimuovere il simbolo dalla giacca perché era un simbolo diabolico. Quindi, si misero a staccare la toppa e a rimuoverla. Una volta rimossa, la ragazza proprietaria della giacca gridò: “Oh! Cos’è successo?!”. La sua coinquilina le chiese cosa c’era che non andasse. “Il mio male..il mio mal di schiena è sparito! Sparito!”. Soffriva da tanti anni di mal di schiena che la debilitava a volte e le aveva sempre reso la vita difficile.Ma una volta eliminato e distrutto l’ultimo simbolo che apparteneva al nemico, il dolore era scomparso!
La figlia di Abramo
Troviamo una storia simile nelle Scritture. “Or egli insegnava in una delle sinagoghe in giorno di Sabato. Ed ecco vi era una donna, che da diciotto anni aveva uno spirito di infermità, ed era tutta curva e non poteva in alcun modo raddrizzarsi. Or Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse: «Donna, tu sei liberata dalla tua infermità». E pose le mani su di lei ed ella fu subito raddrizzata, …Non doveva quindi essere sciolta da questo legame, in giorno di sabato, costei che è figlia di Abrahamo e che Satana aveva tenuta legata per ben diciotto anni?»”.
Quella donna con problemi alla schiena, piegata e incapace di raddrizzarsi da 18 anni, era stata legata da Satana. Oggi potremmo guardarla e dire che aveva un’osteoporosi grave con fratture da compressione o la scoliosi o la cifosi o qualcosa di simile. Se avessimo avuto la possibilità di fare una lastra alla sua spina dorsale, prima che Gesù la guarisse, saremmo magari stati in grado di diagnosticarle il problema. Ma qual è stata la risposta di Gesù alla sua situazione? La testimonianza di Gesù è stata che Satana l’aveva legata.
Satana fa la stessa cosa oggi? Sarebbe una sorpresa se non fosse così. Quindi, come accede a noi? E cosa possiamo fare per chiudere la porta al suo accesso?
Ambasciate
Quando vivevo a Trinidad & Tobago (T&T), la maggior parte delle volte passavo davanti all’ambasciata americana. Era un piccolo pezzo di casa mia in un paese straniero. Ma io, da cittadino americano, ero soggetto alle leggi e ai regolamenti di T&T fino a che vivevo a T&T. Se infrangevo la loro legge, ne subivo le conseguenze.
Immaginiamo che a T&T fosse passata una legge che affermava che tutte le persone che vivevano a T&T dovevano rinunciare al loro paese di origine e diventare cittadini di T&T e che la pena in caso non venisse fatto, fosse l’ergastolo. Cosa avrei potuto fare? Una cosa che avrei potuto fare era andare all’ambasciata americana. Perché andare lì? Perché sul territorio dell’ambasciata americana erano vincolanti le leggi e i regolamenti americani, non le leggi di T&T. Su quel territorio non avrei violato la legge, perché ero soggetto alle leggi e ai regolamenti degli Stati Uniti, non di T&T.
Quando una nazione permette a un’altra nazione di stabilire la sua ambasciata nel suo territorio, quello che fa è dare un pezzo di terra all’altro paese, e quel pezzo di terra diventaparte dell’altro paese, ed è soggetto alle sue leggi e ai suoi regolamenti, non alle regole e ai regolamenti della nazione che le ha dato il terreno.
Satana ha un’ambasciata, e quell’ambasciata è il peccato.
Ovunque si trovi il peccato, lì prevalgono le regole e i regolamenti di Satana. Il peccato nella tua vita e nella mia vita dà a Satana il permesso di entrare dentro di noi. Se non fosse per la grazia senza limiti di Dio, la strada di Satana porterebbe alla nostra immediata distruzione. Lodiamo Dio per la Sua potenza senza limiti che protegge le nostre vite!
Guardiamo più nello specifico i modi in cui Satana accede a noi per portarci alla rovina, e quindi quello che dobbiamo fare per chiudere queste porte, in modo che non abbia più accesso.
Non vaghiamo nell’ambasciata di Satana. Vorrebbe dire cercare guai. “Se ci avventuriamo sul terreno del nemico non possiamo sperare di essere protetti. Dobbiamo fare tutto il possibile perché il tentatore non si avvicini a noi”.
Ricorda, Satana non ti può obbligare. Deve essere invitato. “Ma egli non può in nessun caso riuscire a dominare i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni, a meno che noi stessi non gli apriamo la porta. In questo caso, egli entrerà e, distruggendo il buon seme gettato nel cuore, annienterà l’effetto della verità”.
Dobbiamo stare attenti e accorti, o il nemico avrà accesso a noi. “Se gli operai smettono di stare attenti e di avere cura dei loro interessi eterni…Il tentatore avrà accesso. Stenderà le sue reti ai loro piedi e li condurrà su sentieri incerti. Si salveranno solo quelli che avranno il cuore presidiato da principi puri”.
E Satana può avere accesso a noi nei posti più innocenti, come a tavola. “Satana…fa presa sulla gente tramite la loro mancanza di controllo e la travolge”.
Magari non è la tavola, ma qualsiasi posto in cui si cede alla temperanza, all’appetito, e alla passione, può diventare un luogo in cui Satana ci intrappola. “…l’uomo, cedendo alle tentazioni di Satana ad indulgere alla temperanza, sottomette le facoltà più alte agli…appetiti e alle passioni, e …si arrende al controllo di Satana. Egli accede facilmente a chi è schiavo dell’appetito. Attraverso l’intemperanza, alcuni sacrificano metà, altri due terzi delle loro capacità fisiche, mentali e morali, e diventano giocattolini del nemico”.
Se avete dei dubbi su qualcosa, chiedetevi: “Questo aumenta la sensibilità della mia coscienza o incoraggia la tentazione?”.
“Dobbiamo astenerci da qualsiasi pratica che offuschi la coscienza o incoraggi la tentazione. Non dobbiamo aprire la porta che permette a Satana di avere accesso alla mente degli esseri umani formati ad immagine di Dio”.
Uno dei mezzi preferiti di Satana per avere accesso alla nostra vita è con la musica. “Satana non disdegna la musica, se può servire da canale per arrivare alla mente dei giovani. Tutto ciò che distoglie la mente da Dio e occupa invece il tempo che dovrebbe essere consacrato al suo servizio è utile per gli obiettivi di Satana. Egli agisce attraverso potenti mezzi per mantenere più persone possibili in uno stato di piacevole infatuazione mentre sono paralizzate dal suo potere malvagio”.
Satana a volte ha accesso a noi in modi più strani. “Satana sta trovando accesso in migliaia di menti, presentandosi sotto le sembianze di amici defunti. Le Scritture dichiarano che “i morti non sanno nulla”. Ecclesiaste 9:5 (Luzzi). I loro pensieri, il loro amore, il loro odio, sono scomparsi. I morti non hanno comunione con i viventi. Ma Satana, fedele al suo primo inganno, impiega questo metodo per poter ottenere il controllo delle menti”.
Dov’è la sicurezza? Si trova dimorando in Cristo. “Ogni cristiano deve stare continuamente in guardia, sorvegliando tutte le vie d’accesso alla sua mente attraverso le quali Satana potrebbe entrare. Egli deve implorare l’aiuto divino, lottando contro ogni tendenza al peccato. Egli può vincere con il suo coraggio, la sua fede e i suoi sforzi perseveranti. Ma deve ricordare che, se vuole riportare la vittoria, Cristo deve vivere in lui e lui in Cristo”.
Ma essere tentati è peccato? No! Cedere alla tentazione è peccato. Anche Gesù è stato tentato. Ma Satana non ha avuto accesso a Lui. Purtroppo, ha più successo con noi.
“Nel deserto della tentazione Cristo affrontò le più grandi seduzioni che possano assalire l’uomo. E lì, da solo, incontrò il nemico, astuto e subdolo, e lo vinse. La prima e grande seduzione riguardava l’appetito; la seconda aveva per oggetto la presunzione; la terza, l’orgoglio e l’amore per il mondo. Satana ha avuto il sopravvento su milioni di persone convincendole a seguire i loro appetiti. Nel soddisfare il palato, il sistema nervoso si eccita mentre l’energia mentale si indebolisce, e diventa impossibile riflettere con calma e razionalità. Il cervello perde il suo equilibrio, le più elevate e nobili facoltà sono corrotte, al servizio di passioni carnali, e gli interessi sacri ed eterni vengono disprezzati. Quando ha raggiunto quest’obiettivo, Satana può proporre le altre due grandi tentazioni e trovare un terreno favorevole. Le sue molteplici tentazioni si inseriscono tutte in questi tre grandi filoni principali”.
“Non possiamo trascurare nulla di ciò che ci ha rivelato, per quanto insignificante ci possa sembrare, e sentirci tranquilli. Tutti i comandamenti sono in vista della felicità immediata e futura dell’uomo. L’ubbidienza alla legge di Dio è come una diga che protegge l’uomo dal male. Chi in qualche punto infrange questa barriera, perde la protezione indispensabile per impedire al nemico di accedere e portarlo alla rovina”.
Giovanni Battista ha avuto un’esperienza simile. Ha fatto tutto il possibile per chiudere la porta al nemico, ma questo non vuol dire che il nemico non l’abbia tentato.
Di nuovo, essere tentati non è peccato. Cedere alla tentazione è peccato. “Giovanni non si sentiva abbastanza forte da resistere alla grande pressione della tentazione che aveva trovato nella società. Temeva che il suo carattere venisse modellato dalle abitudini prevalenti tra gli ebrei, e scelse il deserto come scuola, in cui la mente poteva essere adeguatamente preparata e disciplinata dal grande libro della natura di Dio. Nel deserto, Giovanni ha potuto rinnegare se stesso più prontamente e mettere i suoi appetiti sotto controllo, e vestirsi secondo una naturale semplicità. E non c’era nulla nel deserto che potesse distogliere la sua mente dalla meditazione e dalla preghiera. Satana aveva accesso a Giovanni, anche dopo che lui aveva chiuso ogni via in suo potere in cui sarebbe potuto entrare. Ma le sue abitudini di vita erano così pure e naturali che poteva capire dov’era il nemico, e aveva la forza di spirito e la decisione del carattere di resistergli”.
Diamo un’occhiata più da vicino alle cose in cui tu ed io e le nostre famiglie potremmo incorrere se dessimo a Satana accesso per far sì che ci rovinasse.
Prima di tutto, c’è il chiaro coinvolgimento nell’occulto.
Coinvolgimento nell’occulto
Include il coinvolgimento e l’esperienza o l’uso di amuleti, l’associazione con persone che si occupano di magia, le proiezioni astrali (esperienze extra-corporee), l’astrologia (oroscopo), la scrittura automatica, i patti di sangue, Maria la sanguinaria (le sedute spiritiche), gli incantesimi, la chiaroveggenza, consultare un medium, un canale, un sensitivo, uno spiritista, la sfera di cristallo, le lingue demoniache, Dungeon and Dragons (e altri videogiochi), il feticismo (l’adorazione di oggetti), la predizione della verità, i giochi che coinvolgono i poteri occulti, i giochi di ruolo fantasy, i giochi occulti che usano violenza, i fantasmi, gli amuleti portafortuna, sentire le voci nella mente, l’ipnosi, gli amici immaginari, le otto palle magiche, i rituali magici, le arti marziali, la materializzazione, il controllo mentale degli altri, la suggestione mentale, il controllo della mente, lo scambio della mente, la musica occulta (che glorifica Satana), la medicina New Age, la letteratura/i libri occulti, gli auspici, la tavola Ouija, la lettura della mano, gli amuleti romani cattolici, l’adorazione di Satana, le sedute spiritiche, gli spiriti sessuali, parlare in trance, le guide spirituali, il sollevamento del tavolo o del corpo, le carte dei tarocchi, la telepatia, la meditazione trascendentale, l’uso delle guarigioni magiche, l’uso di incantesimi o maledizioni, i sogni visionari (non di Dio), la visualizzazione, il voodoo, la rabdomanzia, e lo yoga.
Fenomeni occulti
Ma dobbiamo anche stare in guardia dai fenomeni occulti, come gli incubi demoniaci, le percezioni extra-sensoriali, avvertire la presenza del male, far sparire oggetti, sentire suoni o voci strane, i cambiamenti di personalità, vedere un fantasma o una grossa immagine scura, veder muovere gli oggetti, e la conoscenza o la forza soprannaturale.
Falsi insegnamenti
Possiamo anche lasciare spazio al nemico per operare nella nostra vita attraverso falsi insegnamenti, come l’animismo, ilbuddismo, il bahaismo, il cattolicesimo, la scienza cristiana, Eckankar, l’Erhard Seminars Training (EST), la Divinità del Padre, Herbert W. Armstrong, l’induismo, il Movimento della Pace Interiore, l’Islam, i Testimoni di Geova, la kabala, i cavalieri templari, Masons, essere membro di un culto, il mormonesimo, l’adorazione degli spiriti dei nativi americani, la New Age, i seminari New Age, il pantesimo, il rosicrucianesimo, Roy Masters, la scienza della mente, Scientology, il controllo della mente di Silva, la teosofia, la Chiesa dell’Unificazione (Moonies), l’unitarianesimo, l’unità, Way International, la Wicca e altri.
L’uso di droghe
Il nemico ha accesso a noi anche attraverso l’uso di sostanze che alterano la mente, come l’alcol, le anfetamine (che tirano su), la cocaina, l’Ecstasy, sniffare la colla, l’hashish, l’eroina, l’LSD, la marijuana, i narcotici, i barbiturici (che tirano giù), il PCP, il peyote, l’STP, il THC, il tabacco e altre droghe di strada. E anche per mezzo delle “droghe” più leggere quali la caffina e la teina.
Intrattenimento
Il nemico può avere accesso a noi attraverso l’intrattenimento che ha ispirato e che noi leggiamo, ascoltiamo, guardiamo per passare il tempo. Può avere accesso a noi attraverso i libri, i cartoni animati come quelli della Disney, l’intrattenimento televisivo, i film di Hollywood, internet, i giornali, le notizie, i romanzi, la pornografia, i social media, i videogame, la musica mondana, e persino la musica mondana con parole cristiane, YouTube, Tik Tok, ecc… Le sue vie sono molteplici, ma sempre indirizzare all’ipnosi della parte spirituale e l’esaltazione della parte carnale.
Uscite!
Quindi da cosa ci mette in guardia la Parola su questi temi? “Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose”.
“«Io abiterò in mezzo a loro, e camminerò fra loro; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo». Perciò «uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo, ed io vi accoglierò, e sarò come un padre per voi, e voi sarete per me come figli e figlie, dice il Signore Onnipotente».
“Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio. E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio”.
“Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui, perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno”.
“Satana, invece, trova sempre nei nostri cuori qualche punto debole che gli consente di penetrarvi. Un desiderio negativo accarezzato dà potenza alle sue tentazioni. Il Cristo, parlando di se stesso disse: “…viene il principe di questo mondo. Ed esso non ha nulla in me”. Giovanni 14:30. Satana non poté trovare nulla nel Figlio di Dio che gli permettesse di conseguire la vittoria. Gesù aveva osservato i comandamenti del Padre e in lui non c’era nessun peccato di cui Satana potesse servirsi a proprio vantaggio. Questa è la condizione in cui devono essere trovati coloro che vivranno nel “tempo di distretta”. È in questa vita che dobbiamo separarci dal peccato mediante la fede nel sacrificio espiatorio del Cristo. Il nostro amato Salvatore ci invita ad avvicinarci a lui, a unire la nostra debolezza alla sua forza, la nostra ignoranza alla sua sapienza, la nostra indegnità ai suoi meriti”.
Andiamo al Signore e confessiamo in modo particolare le cose in cui siamo coinvolti. ChiediamoGli nello specifico di tagliare i legami che il nemico ha con noi attraverso il coinvolgimento della nostra famiglia. E liberiamoci dal peccato con la grazia di Dio, fidandoci che Lui lo riesca a fare in noi.
Preghiera di rinuncia e librazione
Se sei stato personalmente coinvolto in attività occulte, ti raccomando di pregare la preghiera che segue col cuore, in modo sincero e abbandonando ogni attività occulta in cui eri coinvolto. “Signore, ti confesso di aver partecipato a _____________________________.
Ti chiedo perdono e rinuncio a questa attività. Ti chiedo, Signore Gesù, di riprenderti lo spazio che ho ceduto al nemico con la mia partecipazione, e cedo quel terreno al Tuo controllo. Ti prego di spezzare ogni legame che il mio coinvolgimento possa avere sui miei figli”.
Se hai sperimentato fenomeni occulti, prega e chiedi al Signore di rivelarti la fonte di quel fenomeno, e poi confessa e abbandona ogni cosa, anche confessando ciò in cui è stata coinvolta la tua famiglia. Nella riga bianca metti quale fenomeno occulto hai vissuto.“Riconosco di essere stato coinvolto in un’attività occulta o che generazioni della mia famiglia sono state coinvolte in attività che hanno portato a ________________________. Rinuncio a tutte le attività in cui eravamo coinvolti io e la mia famiglia e che hanno portato a _____________________________ che sto vivendo. Ti chiedo, Signore Gesù, di riprenderti il terreno che ho dato al nemico con la mia partecipazione, e metto quel terreno sotto il Tuo controllo”.
Se sei stato coinvolto in un falso insegnamento, confessa e abbandona ogni falso insegnamento in cui sei stato coinvolto. “Riconosco il mio coinvolgimento nel falso insegnamento di _______________________________. Chiedo il Tuo perdono e rinuncio a questa falsa credenza. Ti chiedo, Signore Gesù, di riprendere il terreno che ho dato al nemico, e metto quel terreno sotto il Tuo controllo”.
Se hai membri della famiglia che sono stati coinvolti in attività occulte, false credenze, o altri peccati generazionali che possano aver dato accesso al nemico alla tua vita, prega per ogni cosa, confessala in modo specifico, elenca le persone coinvolte nella prima riga e l’attività o la credenza nella seconda. “Signore, ti confesso che ___________________ ha partecipato a _________________________.
Ti chiedo il Tuo perdono, e rinuncio a quella attività. Ti chiedo, Signore Gesù, di riprenderti il terreno che hanno dato al nemico col loro coinvolgimento, e metto quel terreno sotto il tuo controllo. Ti prego di eliminare qualsiasi legame che quel coinvolgimento può avere sui miei figli”.
Se hai fatto uso di droghe, prega per ogni abuso di droga che hai fatto, confessandolo e chiedendo perdono. “Signore, ti confesso che ho dato terreno al nemico usando questa droga ______________________. Chiedo il tuo perdono e rinuncio a quella attività. Ti chiedo, Signore Gesù, di riprendere il terreno che ho dato al nemico e metto quel terreno sotto il Tuo controllo”.
E se sei stato coinvolto nell’uso dei media, confessa ogni tipo di media che tu o la tua famiglia avete usato e rinuncia con tutto il cuore. “Signore, ti confesso di aver ceduto terreno al nemico leggendo/ascoltando/guardando_____________________. Ti chiedo perdono e rinuncio a quella attività. Ti chiedo, Signore Gesù, di riprendere il terreno che ho dato al nemico e metto quel terreno sotto il Tuo controllo”.
Cosa faccio?
Ora che vediamo più chiaramente il nostro problema, la domanda che dobbiamo farci è: “Cosa devo fare?”.
1. Andare ad attingere dall’amore di Dio
Riconoscendo che Dio è la sola fonte, dobbiamo andare da Lui e prendere il Suo amore. Immaginate con me di incontrare qualcuno a cui siate interessati,e che vogliate avere una relazione. C’è solo un problema. E’ muto (non parla). Il semplice fatto che sia muto non vuol dire che la relazione non sia possibile. Cambia solo il modo di comunicare. Si può provare a comunicare, ma o si usa il linguaggio del corpo o si scrive quello che si pensa.
Nella ricerca di una relazione con Dio, nell’andare da Lui come unica fonte, si può parlare con Lui come si fa con un amico, nella preghiera. Digli quello che è andato bene e quello che è andato male. Digli come ti senti. Digli quello in cui fai fatica e quello in cui vorresti che ti aiutasse. Può gestire i tuoi sentimenti. Se sei arrabbiato, frustrato, depresso, o qualsiasi altra cosa, Lui può accoglierlo. Non smettere di parlare con Lui solo perché pensi che non gli piaccia quello che dirai. Continua a parlarGli.
Alcune persone raccomandano di seguire l’acronimo PRAY (Praise, Repent, Ask, Yield – Loda, Ravvediti, Chiedi, Affidati). LodaLo e ringraziaLo per le benedizioni della tua vita. Cerca le benedizioni e i modi in cui ti possa aiutare. Ravvediti (dispiaciti per il peccato e allontanati da esso). ChiediGli aiuto per superare le debolezze,e Affidati al Suo controllo, in modo che guidi la Tua vita nel modo migliore.
In questa relazione, Dio raramente parla direttamente a noi con voce udibile. Ma ci ha lasciato le Sue lettere d’amore (la Bibbia) che possiamo leggere. La Bibbia ha tutte le risposte che ci servono per i nostri problemi, per le nostre situazioni e domande. Più leggiamo la Bibbia, più capiamo Dio, e più troviamo le Sue risposte alle nostre domande. Quando sei innamorato, ami leggere le lettere d’amore del tuo amato.
Conoscendo di più Lui e il Suo amore per te, puoi passare del tempo a contemplare il Suo amore. La mente funziona seguendo una legge. Questa legge è: Contemplando saremo trasformati (2 Corinzi 3:18).Diventiamo come quello a cui pensiamo, che contempliamo, guardiamo, ascoltiamo, con cui ci relazioniamo, che ci piaccia o no.
Quindi, se vuoi amore, devi passare del tempo a contemplare l’amore. E l’unico posto dove si trova l’amore puro è Dio. La più grande rivelazione dell’amore di Dio si trova nel sacrificio di Gesù sulla croce. Ti consiglio di passare un bel po’ di tempo ogni giorno leggendo e contemplando l’amore di Dio come si è manifestato nel sacrificio di Gesù nell’ultima cena e nella Sua morte sulla croce. Ne sarete immensamentebenedetti!
“Ho visto come….si possa ottenere la grazia. Andate in camera vostra e da soli supplicate Dio: “Crea in me un cuore puro, o Dio, e rinnova il mio spirito”. Siate onesti, sinceri. La preghiera fa tanto. Come Giacobbe, lottate nella preghiera. Agonizzate. Gesù, nell’orto, ha versato grosse gocce di sangue, bisogna fare fatica. Non lasciate la vostra stanza fino a che non vi sentite forti in Dio; poi guardate, e quando guardate e pregate, potete tenere a bada i pensieri malvagi e la grazia di Dio vi apparirà…Venite con zelo, e quando vi sentirete con sincerità di morire senza l’aiuto di Dio, quando anelerete a Lui come la cerva al corso d’acqua, allora il Signore vi darà forza. E la vostra pace andrà oltre ogni intelligenza. Se vi aspettate la salvezza, dovete pregare. Prendervi del tempo. Non abbiate fretta e non siate noncuranti nelle preghiere. Chiedete a Dio di operare in voi una riforma completa, in modo che i frutti del Suo Spirito dimorino in voi, e che brilliate come luce nel mondo”.
Fonti
Voglio ripetere una cosa molto importante a questo punto. Dove si va per capire qualcosa? Quando vuoi essere capito, da chi vai? Se ti serve essere accettato, dove vai? Cosa dici della sicurezza? Con chi ti senti sicuro? E dove vai per cercare amore?
Se onestamente fai un’analisi della tua vita, quante fonti hai? Il coniuge, i genitori, i figli, gli amici, i colleghi? Lascia che ti faccia una domanda che abbiamo già fatto prima, può un altro uomo essere la fonte di cui tu, come uomo, hai bisogno? No, non può, perché anche a lui servono le stesse cose. Quindi, chi è la tua VERA fonte di cui hai bisogno? E’ Dio.
Lui è la tua unica fonte, o è una delle tue fonti? Isaia ci ricorda: “O Eterno degli eserciti, DIO d’Israele, che siedi tra i cherubini, tu sei DIO, tu solo, di tutti i regni della terra; tu hai fatto i cieli e la terra”. Davide ci ricorda: “Poiché tu sei grande e operi meraviglie; tu solo sei DIO”. Paolo ci ricorda: “Egli è l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura, poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.”.
Tua madre non è la tua fonte. Il tuo coniuge non è la tua fonte. Tuo figlio non è la tua fonte. Il tuo amico non è la tua fonte. Il tuo cane non è la tua fonte. Il tuo gatto non è la tua fonte. Nessuno di loro è la tua fonte. Tu hai solo UNA fonte, e quella fonte è Dio.
Hai bisogno di appartenere a qualcosa e a qualcuno? Vai da Dio, non da tua madre. Ti serve essere accolto da qualcuno? Vai da Dio, non dal tuo amico. Ti serve sentirti sicuro? Vai da Dio, non dal tuo consulente finanziario. Ti serve armonia? Cercala in Dio, non nel tuo coniuge.
Mi immagino Dio sopra di me e tutti gli altri accanto a me. Verticalmente, Dio è la mia fonte per tutto quello di cui ho bisogno, quindi qual è lo scopo di avere relazioni orizzontali (relazioni con altre persone)?
Gli altri non esistono per essere la mia fonte. Solo Dio esiste per essere la mia fonte. Gli altri esistono per darmi l’occasione di dare quello che prendo da Dio. Gli altri non esistono affinché io attinga da loro. Esistono perché io dia a loro.
Ma per poter dare, devo avere qualcosa da dare. Quindi, come ottengo quello che mi serve da Dio? Oltre a quello che ho già detto prima, ho scoperto che lo trovo soprattutto nella fiducia nelle Sue promesse.
Ti serve accettazione? Dio ti promette: “ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome”. “Ma in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente, gli è gradito”. “Benedetto sia Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo, allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di Gesù Cristo secondo il beneplacito della sua volontà, a lode della gloria della sua grazia, mediante la quale egli ci ha grandemente favoriti nell’amato suo Figlio”. “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
Ti serve appartenenza? Dio ti promette: “Ma ora così dice l’Eterno, che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha formato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho redento, ti ho chiamato per nome; tu mi appartieni”. “Può una donna dimenticare il bambino lattante e non aver compassione del figlio delle sue viscere? Anche se esse dovessero dimenticare, io non ti dimenticherò. Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani; le tue mura mi stanno sempre davanti”. “Ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione. Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre». Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo”. “Vedete quale amore il Padre ha profuso su di noi, facendoci chiamare figli di Dio. La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui”.
Ti serve sicurezza? Dio ti promette: “L’Angelo dell’Eterno si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera”. “Ora il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù”. “Non temere, perché io sono con te, non smarrirti, perché io sono il tuo DIO. Io ti fortifico e anche ti aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia”. “Quando passerai attraverso le acque io sarò con te, o attraverserai i fiumi, non ti sommergeranno; quando camminerai in mezzo al fuoco, non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà”. “Nessun’arma fabbricata contro di te avrà successo, e ogni lingua che si alzerà in giudizio contro di te, la condannerai. Questa è l’eredità dei servi dell’Eterno, e la loro giustizia viene da me», dice l’Eterno”.
Ti serve comprensione? Dio ti promette: “Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da DIO ed umiliato”. “Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia, per ricevere aiuto al tempo opportuno”.
Ti serve aiuto? Dio ti promette: “La somma della tua parola è verità; tutti i tuoi giusti giudizi durano in eterno”. “Santificali nella verità: la tua parola è verità”. “E io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore perché sia con voi per sempre”. “Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»”.
Ti serve il perdono? Dio ti promette: “Egli non ci tratta come meritano i nostri peccati, e non ci castiga in base alle nostre colpe. Poiché, quanto sono alti i cieli al di sopra della terra, tanto è grande la sua benignità verso quelli che lo temono. Quanto è lontano il levante dal ponente, tanto ha egli allontanato da noi le nostre colpe”. “Qual Dio è come te, che perdona l’iniquità e passa sopra la trasgressione del residuo della sua eredità? Egli non conserva per sempre la sua ira, perché prende piacere nell’usare misericordia. Egli avrà nuovamente compassione di noi, calpesterà le nostre iniquità. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati”. “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”.
Ti serve la gioia? Dio ti promette: “Tu mi mostrerai il sentiero della vita; c’è abbondanza di gioia alla tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno”. “Rendimi la gioia della tua salvezza e sostienimi con uno spirito volenteroso”. “Poiché Dio dà all’uomo che gli è gradito sapienza, conoscenza e gioia; ma al peccatore dà il compito di raccogliere e di accumulare, per lasciare poi tutto a colui che è gradito agli occhi di DIO. Anche questo è vanità e un cercare di afferrare il vento”. “Appena ho trovato le tue parole, le ho divorate; la tua parola è stata per me la gioia e l’allegrezza del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, o Eterno, DIO degli eserciti”. “Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena”.
“Finora non avete chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa”. “Ma ora io vengo a te e dico queste cose nel mondo, affinché la mia gioia giunga a compimento in loro”.
Ti serve la pace? Dio ti promette: “L’Eterno darà forza al suo popolo; l’Eterno benedirà il suo popolo con la pace”. “Alla mente che riposa in te tu conservi una pace perfetta, perché confida in te”. “Io ascolterò ciò che Dio, l’Eterno, dirà; certo egli parlerà di pace al suo popolo e ai suoi santi, ma non permetterà che essi ritornino a vivere da stolti”. “Io vi lascio la pace, vi do la mia pace; io ve la do, non come la dà il mondo; il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi”. “Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me; nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo”. “Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici”.
Ti serve la compassione? Dio ti promette: “Ma tu, o Signore, sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco in benignità e verità”. “Vedendo le folle, ne ebbe compassione perché erano stanche e disperse, come pecore senza pastore”.
Ti serve speranza? Dio ti promette: “Siate forti, o voi tutti che sperate nell’Eterno, ed egli renderà saldo il vostro cuore”. “Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno”. “Poiché io conosco i pensieri che ho per voi», dice l’Eterno, «pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza”. “Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi”. “poiché anche Cristo non ha compiaciuto a se stesso, ma come sta scritto: «Gli oltraggi di coloro che ti oltraggiano sono caduti su di me»”.
“Se le promesse di Dio vengono accettate completamente e pienamente, nella vita entra la luce del cielo”. Tu ed io attingiamo dall’amore di Dio soprattutto se conosciamo bene le Sue promesse, le recitiamo, le usiamo nel momento del bisogno, permettiamo loro di essere il tema dei nostri pensieri e ci crediamo.
2. Accettare un Cuore Nuovo/Un Amore Nuovo
Oltre alla preghiera, la lettura della Parola e la contemplazione del Suo amore, dobbiamo accettare il cuore nuovo che Dio ci vuole dare, che opera secondo la Legge della Vita, che è il prendere per dare.
Non so se avete mai visto un trapianto di cuore prima d’ora, o se vi è capitato che un amico o un familiare l’abbia subito. Se è andata così, vi renderete subito conto di una cosa, e cioè che il trapianto di cuore nonè indolore! Perché si dovrebbe fare un trapianto di cuore? Perché si dovrebbe prendere parte a un trapianto di cuore, e quali sono i passi da prendere in considerazione per accettare quel cuore nuovo?
Se il cuore potesse essere curato o gestito in un altro modo, non sareste candidati al trapianto cardiaco. Solo quelli che hanno una malattia cardiaca incurabile che è letale sono idonei al trapianto di cuore.
Il Chirurgo, Cristo, non ti porterà in sala operatoria senza il tuo consenso. Rispetta la tua libertà di scelta e non ti obbligherà a fare il bene o il male. Quindi, devi dargli il consenso di fare questa procedura prima che Lui la faccia. Ma se vuoi dargli il consenso, devi fidarti di Lui.
Immagina che ti serva un trapianto di cuore e che tu sia in ospedale, tutto collegato e pronto per l’operazione, e arrivi il chirurgo, che è giovane, con a malapena tre peli sul labbro superiore. Gli chiedi quante di queste operazioni ha già fatto e timidamente ti dice che è la prima volta. Gli permetterai di aprirti? Io no! Io chiederei un secondo parere. Vorrei un chirurgo che avesse fatto questa procedura tante volte prima di allora, e che abbia avuto molti successi.
Gesù l’ha fatta milioni di volte, e non ha mai perso una vita. Puoi fidarti di Lui per il tuo trapianto di cuore.
Come già detto prima, un’operazione a cuore aperto non è indolore. Tanto per cominciare, si usa un bisturi per tagliare la pelle dal centro del collo inferiore fino a sotto lo sterno. Poi si usa una sega per tagliare lo sterno in due da cima a fondo. Poi si usano i divaricatori di costole nello spazio e si aprono a mano per allargare il petto in modo che il chirurgo possa guardarci dentro. Poi, viene spostato di lato il polmone sinistro con delicatezza, e il sacco che contiene il cuore viene inciso in modo che il cuore possa essere tolto. Infine, il chirurgo prende in mano il cuore e può iniziare a operare.
Alla fine dell’operazione, avviene tutto al contrario. Ma lo sterno non è ancora riattaccato, quindi il chirurgo prende un grosso ago ricurvo con un filo attaccato e lo fa passare nello sterno da una parte all’altra. Tira bene il filo e poi usa delle pinze per “tenere bene” le due parti dello sterno insieme. Lo fa varie volte lungo tutto lo sterno. Alla fine la pelle viene ricucita.
Il paziente rimane addormentato per tutta l’operazione, ma dopo deve svegliarsi. E quando si sveglia, fa male! Fa male la schiena. Fa male il petto. Fa male la gola. Grazie a Dio esiste qualcosa per alleviare il dolore!
Ma per non avere la polmonite, il paziente deve respirare profondamente e gli viene dato uno strumento per imparare a respirare così. Perché deve respirare profondamente? Perché il filo non tiene bene insieme lo sterno in modo perfetto, e ogni volta che il paziente respira profondamente, tossisce, starnutisce o ride, un lato delle costole sfrega contro l’altro, e questo fa un male intenso. Per il bene di qualsiasi amico che andiate a trovare dopo un’operazione a cuore aperto (o anche una qualsiasi altra operazione simile), per favore non fatelo ridere!
Se vuoi ricevere un cuore nuovo, devi voler affrontare il dolore. Nel ricevere questo cuore nuovo, c’è anche il dolore. C’è la confessione. C’è il pentimento. C’è l’umiliazione. C’è la rinuncia agli idoli e ai sogni. C’è lasciar andare ciò che si possiede. C’è il completo abbandono al Chirurgo.
Se hai una malattia incurabile, letale, e il donatore ha un’altra malattia incurabile, fatale, non ha senso fare l’operazione. Se vuoi fare l’operazione, devi avere un donatore che ha un cuore buono da darti in cambio del tuo malato.
Dio lo sa, e dopo aver guardato in giro e non aver trovato nessun cuore adatto, ha deciso che il Suo cuore è l’unico che può funzionare.
Ovviamente, sappiamo che se ricevi un cuore nuovo, il proprietario precedente di quel cuore è morto. Anche Gesù lo sapeva, sapeva che doveva morire nel processo. Ma ci ha amato a tal punto da voler fare quel sacrificio per noi.
Molte persone non si rendono conto che anche il ricevente del cuore nuovo deve morire. Capisci, il chirurgo deve togliere il cuore vecchio prima di mettere al suo posto quello nuovo.
La macchina per fare il bypass, pompa il sangue nel corpo ma non nel cuore per un po’ di tempo. Quando il cuore nuovo è ben suturato, allora si fa passare il sangue e si tolgono i collegamenti con la macchina del bypass. Ma il cuore non batte.
Il chirurgo prende delle piccole pezze di metallo e le mette nel petto accanto al cuore e dà una scarica al cuore. Poi si aspetta nervosamente. Nessun battito cardiaco. Il chirurgo dà un’altra scarica. Attesa ancora più snervante. Ancora nessun battito. Mette la mano nel petto e strizza ritmicamente il cuore in mano per un po’, facendo circolare il sangue nel corpo e soprattutto nel cervello. Poi dà una scarica al cuore per la terza volta e aspetta. Ancora nessun battito cardiaco. La tensione nella sala si sente. Se il cuore non batte, non sarà servito a nulla. Un’altra scarica, e il cuore risponde con un tremito disorganizzato per qualche secondo. E poi si diffonde un sospiro di sollievo in tutta la sala operatoria, quando il cuore comincia a battere in modo regolare. Il morto è stato risuscitato!
Ora che sei sopravvissuto con successo al trapianto di cuore, devi seguire le istruzioni del Chirurgo, perché non hai più il tuo cuore. Hai il Suo. E il Suo cuore dev’essere trattato in un certo modo per essere preservato. Se tratti il cuore nuovo come trattavi quello vecchio, avrai la stessa malattia terminale. No, devi seguire le Sue istruzioni e fare in questo modo per il resto della tua vita.
Ma come si fa a ottenere un cuore nuovo? Qual è l’ingrediente mancante? La fede. Il cuore nuovo è un dono della grazia di Dio, ricevuta e accettata per fede. Ma guardiamola un po’ più da vicino in modo da capire cos’è la fede e come si esercita. Per farlo, torneremo proprio all’inizio.
La Creazione & la Fede
“Poi DIO disse: «Sia la luce!». E la luce fu”.
“Poi DIO disse: «Vi sia un firmamento tra le acque, che separi le acque dalle acque». E DIO fece il firmamento e separò le acque che erano sotto il firmamento dalle acque che erano sopra il firmamento. E così fu.
“Poi Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo, e appaia l’asciutto». E così fu”.
“Poi DIO disse: «Faccia la terra germogliare la verdura, le erbe che facciano seme e gli alberi da frutto che portino sulla terra un frutto contenente il proprio seme, ciascuno secondo la propria specie». E così fu”.
“Poi DIO disse: «Vi siano dei luminari nel firmamento dei cieli per separare il giorno dalla notte; e siano per segni e per stagioni e per giorni e per anni; e servano da luminari nel firmamento dei cieli per far luce sulla terra». E così fu”.
“Poi DIO disse: «Brulichino le acque di moltitudini di esseri viventi, e volino gli uccelli sopra la terra per l’ampio firmamento del cielo». Così DIO creò i grandi animali acquatici e tutti gli esseri viventi che si muovono, di cui brulicano le acque, ciascuno secondo la propria specie, ed ogni volatile secondo la sua specie. E DIO vide che questo era buono”.
“Poi DIO disse: «Produca la terra esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e fiere della terra, secondo la loro specie». E così fu”.
Qui vediamo che Dio parlò e tutto fu creato con il potere della Sua Parola. Parlò e le cose furono. Non ha dovuto dire una cosa e poi fare ciò che aveva detto. La Sua Parola crea e ottiene quello che dice. La Parola di Dio può creare dal nulla: la luce, l’atmosfera, la terra, le stelle e i pianeti, le piante e gli animali. Tutto è stato creato con il potere della Parola di Dio.
E non solo la Sua Parola crea, ma la Sua Parola ri-crea. Nel libro di Giovanni vediamo che: “Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli (la Parola) era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini…E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità”. Quindi vediamo che Gesù è colui che ha parlato e le cose hanno iniziato ad esistere. E’ stato il creatore dell’universo e lo ha creato tutto col potere della Sua Parola. Ma Giovanni ci aiuta a capire che non solo Lui ha parlato e creato, ma che era la Parola, e il Dio che era la Parola, che ha parlato e tutte le cose hanno iniziato ad esistere, quella stessa Parola è diventata un essere umano e ha vissuto in mezzo a noi.
Nella vita e nel ministero di Gesù, vediamo all’opera il Suo potere ri-creativo. In Matteo 9:27-30 leggiamo: “E, mentre Gesù partiva di là, due ciechi lo seguirono gridando e dicendo: «Abbi pietà di noi, Figlio di Davide!». Quando egli entrò in casa, quei ciechi si accostarono a lui. Gesù disse loro: «Credete che io possa far questo?». Essi gli risposero: «Sì, Signore». Allora egli toccò loro gli occhi, dicendo: «Vi sia fatto secondo la vostra fede». E i loro occhi si aprirono”.
Questa è solo una guarigione rappresentativa tra migliaia di persone guarite da Gesù. Ma nel guarire le persone, c’è un fattore aggiuntivo che dobbiamo prenderein considerazione. Adamo ed Eva non hanno potuto dare il loro consenso alla creazione. Ma con la ri-creazione, che porta con sè la guarigione, ciascuno di coloro che sono guariti da Gesù ha proclamato la Sua fede in Lui e la Sua capacità di guarire.
Dio ci dà piena libertà di scelta. Non è interessato ad avere robot che lo servano. Vuole creature che scelgano di servirLo, creature che può amare. Nel darci la capacità di scegliere e amare, Dio rispetta la nostra scelta, persino quando non è buona. Gesù non guarirebbe mai qualcuno che non avesse fede in Lui, perché fare altrimenti, sarebbe come forzare il bene (la guarigione) su quella persona, e Dio non forzerebbe il bene in te, come non forzerebbe il male. Bisogna scegliere. Perciò, la guarigione è un atto consensuale tra Dio che ha il potere di guarire, e una creatura che acconsente ad essere guarita.
Prendiamo un altro esempio per quanto riguarda la fede e quello che è. Matteo 8:5-13 rivela: “Quando Gesù fu entrato in Capernaum, un centurione venne a lui pregandolo, e dicendo: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre grandemente». E Gesù gli disse: «Io verrò e lo guarirò».Il centurione, rispondendo, disse: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; ma di’ soltanto una parola, e il mio servo sarà guarito. Perché io sono un uomo sotto l’autorità di altri e ho sotto di me dei soldati; e se dico all’uno: “Va'”, egli va; e se dico all’altro: “Vieni”, egli viene; e se dico al mio servo: “Fa’ questo”, egli lo fa». E Gesù, avendo udite queste cose, si meravigliò, e disse a coloro che lo seguivano: «In verità vi dico, che neppure in Israele ho trovata una così grande fede. Or io vi dico, che molti verranno da levante e da ponente e sederanno a tavola con Abrahamo, con Isacco e con Giacobbe, nel regno dei cieli.Ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’ e ti sia fatto come hai creduto!». E il suo servo fu guarito in quell’istante”.
Se Gesù dice che cosa è fede ed è una grande fede, non dovremmo prestare attenzione? Gesù ha detto che il centurione aveva fede, una grande fede. Quindi, cos’era questa fede? Il centurione venne da Gesù, aspettandosi che Gesù avesse il potere di guarire il suo servo. Quando Gesù disse che sarebbe andato a guarire il servo, il centurione dimostrò di credere che Gesù non avesse bisogno di andare in quella casa per guarire. Credeva che Gesù fosse Dio e avesse potere creativo nella Parola. Tutto quello che doveva fare era dire una parola e il suo servo sarebbe guarito. Quella è fede. E’ sapere che la parola di Dio ha potere in se stessa, aspettarsi che la paroladi Dio faccia quello che dice, e dipendere dalla parola stessa per compierlo.
Quanta giustizia risiede nel tuo cuore? Nessuna. Allora, proprio come nella creazione, Dio deve parlare e far esistere la giustizia nel tuo cuore dal nulla.
“Egli disse, e fu”. Prima che accadesse, non c’erano i mondi, dopo che ebbe parlato, c’erano. La Parola di Dio detta da Gesù Cristo è in grado di far esistere quello che non esisteva prima che la parola fosse detta, e che, tranne per quella parola, nonavrebbe mai potuto esistere. Nello stesso esatto modo funziona nella vita di un uomo. Nella vita di un uomo, non c’è giustizia. Nell’uomo non c’è giustizia da cui possa comparire giustizia nella sua vita. Ma Dio ha mandato avanti Cristo ad annunciare la giustizia all’uomo e su di lui. Cristo ha solo pronunciato la parola, e nel vuoto oscuro della vita dell’uomo è esistita la giustizia per tutti coloro che la accoglieranno.
Dove, prima che fosse accolta la parola, non vi era giustizia nè nulla che potesse magari produrre giustizia, dopo che la parola fu accolta, c’è giustizia perfetta e la vera e propria Fontana da cui sgorga. La Parola di Dio ricevuta per fede, cioè, la parola di Dio che ci si aspetta che faccia quello che dice e che dipende da ciò che dice, produce giustizia nell’uomo e nella vita, dove non c’era prima; esattamente come, nella creazione originale, la parola di Dio ha creato mondi dove prima non c’erano. Egli ha parlato ed ècosì per tutti quelli che ci credono: cioè chiunque lo abbia accolto. E’ la parola stessa che lo crea”.
Quindi, come si fa ad ottenere il cuore nuovo di cui abbiamo disperatamente bisogno ma che non possiamo creare? Nello stesso modo. Dio ci ha dato la Sua Parola: “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” Ezechiele 36:26. La parola creatrice lo ha detto, ma nella redenzione, ci deve essere l’accettazione di chi la accoglie. Bisogna andare al ristorante e prendere quello che serve. Bisogna essere d’accordo e sottoporsi ad un trapianto di cuore, permettendo al Chirurgo di fare il Suo lavoro. Quando la fede si attacca alla parola creatrice, quello che la parola creatrice ha detto è così e si realizza nella vita proprio nel momento incui serve di più. Si spera nella promessa che non si vede nella realtà. Ma “la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono”. Questo vuol dire che la fede, per la potenza della parola, permette a ciò che non esiste di diventare realtà. E la fede stessa è prova di ciò che ancora non puoi vedere.
La fede e la fiducia sono inseparabili, quindi puoi avere fede in qualcuno e non fidarti di lui allo stesso tempo? No, non si può. Quindi, la fede nella parola di Dio vuol dire fiducia nella parola e vuol dire che ti fidi di colui che ha pronunciato quella parola.
3. Accettare lo scambio divino sulla croce
Per fede, si diventa partecipi dello scambio divino sulla croce, dove tu accetti che il passato di Gesù diventi tuo, e Lui si prenda il tuo passato. Smetti di essere la vittima e il perpetratore, e sentiti libero! Ma stai attento a non riprenderti il carico. E’ così facile per noi andare da Gesù con il nostro peso nella preghiera e raccontarglielo, ma non lasciarlo alla croce. Ce ne andiamo via ancora con il peso.
Per esempio, immaginiamo che ci sia un genitore che è preoccupato per il figlio. Forse il figlio sta camminando sulla via dell’autodistruzione con sostanze, dipendenze, e altri comportamenti e stili di vita pericolosi. Il genitore, se è un genitore che prega, probabilmente porterà quel figlio in preghiera a Dio ogni giorno o molte volte al giorno. Chiederà al Signore di proteggere e convertire il figlio e generalmente di intervenire nella loro vita per salvarli.
Ma poi cosa fa il genitore? Passa la giornata preoccupandosi per il figlio e per quello che sta facendo e se mai risponderà di nuovo a Dio. Questo non è portare il proprio peso alla croce e lasciarlo lì. Questo è portare il peso alla croce e poi riprenderlo e portarlo di nuovo.
Dio ama tuo figlio? Certo che sì. Quanto ama tuo figlio? Più o meno di te? Più di te. Quanto più di te? Infinitamente di più. Dio ha potere? Si. Ha più potere di te? Certo che sì. Quanto più potere di te ha Dio? Infinitamente di più. Quindi, se è a fin di bene, e se non viola i diritti del bambino, Dio userà il Suo potere infinito per salvare quel figlio che ama infinitamente? Sì!
La domanda successiva non è facile in realtà. Ti sai fidare di Dio perché compia quella salvezza per cui hai pregato? “Certo”, dirai. Ma lo sai davvero? Se sai fidarti di Dio e se ti fidi che Dio lo farà, allora non hai nulla di cui preoccuparti.
“Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono” Ebrei 11:1. Quindi la fede si attacca all’amore di Dio e crede che Egli farà quello che è meglio nei suoi tempi e modi e lo crede a tal punto che quello che sarà, è attualmente una realtà nella mia mente, così reale che è come una sostanza fisica davanti a me e una prova che può essere usata in tribunale. E se c’è una realtà presente di ciò che verrà, non ho nulla di cui preoccuparmi, perché Cristo se ne sta già occupando.
Quindi, quando porti i tuoi pesi al Signore, per fede lasciali lì. Lascia che il Signore agisca infinitamente meglio di quello che potresti fare tu. La sua morte sulla croce dimostra il Suo amore per te e per coloro che ami. Il Suo amore è infinito e puoi fidarti di un amore così infinito.
Di valore
Che cosa rende di valore quello che lo è? Quello di cui è fatto? Si basa su quello che può fare? Alla fine, il valore è determinato da quello che qualcuno (il maggior offerente) è disposto a pagare per quella cosa. Quindi, quanto vali? Prima di rispondere a quella domanda, facciamo una piccola digressione.
La terra su cui io e te viviamo è un posto bellissimo. Ed è relativamente grande. La circonferenza della terra è di 40.076 km, che vuol dire che se io e te dovessimo girare attorno al mondo in linea retta all’equatore a 110 km/h, ci vorrebbero 355,7 ore o circa 14,5 giorni di fila per fare tutto il giro del mondo.
La terra ha una massa di 5.973.600.000.000.000.000.000.000 (5 quadrilioni, 973 triliardi e 600 trilioni di kg).Se tu fossi capace di sollevare 100 kg, e potessi farlo tutti i secondi, dovresti farlo per 1.960.000.000.000.000.000.000 (1 triliardo, 960 trilioni) di anni per sollevare lo stesso peso del mondo.
Se hai un’auto veloce, puoi andare a più di 320 all’ora, ma la terra ruota a 1.609 km/h e la sua velocità orbitale è di 107200 km/h!
E ovviamente, la terra è solo un pianeta su otto del nostro sistema solare. Mercurio, Venere, la Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno. E tutti questi pianeti orbitano attorno al sole. Il nostro sole è una stella di media grandezza, che sta a 150 milioni di km da noi. Anche all’incredibile velocità della luce, la luce ci mette più di 8 secondi per viaggiare dal sole alla terra. In superficie, il sole ha una temperatura di circa 5537°C. Il sole è così grande che se la terra avesse la dimensione di una palla da golf, il sole avrebbe un diametro di 5 metri. Nel sole ci stanno 960.000 terre. Sono abbastanza palline da golf da riempire uno scuolabus.
E quando confrontiamo la terra con gli altri pianeti, scopriamo che è leggermente più grande di 3 o 4 pianeti. Ma è molto più piccola del resto. Ma quando confrontiamo i pianeti con le stelle, c’è poco confronto.
Betelgeuse è chiamato “il gigante arancione”, e fa parte della costellazione di Orione. E’ a 500 anni luce da noi e due volte la dimensione dell’orbita terrestre attorno al sole. Se la terra avesse la dimensione di una palla da golf, Betelgeuse sarebbe grande come 6 Empire State Building uno sopra all’altro! Cioè 612 piani in tutto. Ci potrebbero stare 262.000.000.000.000 (262 biliardi) di terre all’interno di Betelgeuse. Sarebbe come riempire di palline da golf la cupola di San Pietro in Vaticano 18000 volte!
Mu Cephi è a 3000 anni luce da noi. Se la terra fosse come una pallina da golf, Mu Cephi sarebbe come due Golden Gate Bridge da una parte all’altra! Cioè un diametro di 3.8 km! Ci potrebbero stare 2.700.000.000.000.000 (2 biliardi e 700 bilioni) di terre dentro Mu Cephi.
Per farti un’idea di quanto sia grande un quadrilione, sappi che 1 milione di secondi fa erano 11,5 giorni fa, 1 miliardo di secondi fa erano 31,7 anni fa, 1 trilione di secondi fa erano 31.668 anni fa e 1 quadrilione di secondi fa erano 31.668.088 di anni fa. Un quadrilione è un numero ridicolmente enorme. E ci possono stare 2.8 quadrilioni di terre dentro a Mu Cephi.
Ma la stella più grande che conosciamo si chiama VY Canis Majoris (il Grande Cane). Se la terra fosse una palla da golf, Canis Majoris sarebbe come il monte Everest, 8,8 km dal livello del mare alla cima. Ci potrebbero stare 7 quadrilioni di terre dentro Canis Majoris. Sono abbastanza palle da tennis per coprire tutta la superficie dell’Alabama conpalline da golf per 1 metro di spessore!
Quando guardiamo il cielo in una notte scura, molte volte pensiamo di vedere le stelle. Ma se solo guardassimo quelle “stelle” con telescopi sempre più potenti, vedremmo che alcune non sono stelle. Sono galassie. Queste galassie sono fatte di tante stelle, tra 10.000.000 (10 milioni) e 100.000.000.000.000 ( 100 bilioni) di stelle in una sola galassia. E se avessimo telescopi ancora più potenti, probabilmente ne scopriremmo molte più di quelle che conosciamo ora.
La distanza della stella più vicina al sole è di 4,3 anni luce. Un anno luce è 9.460.729.872.000 (circa 9 biliardi e mezzo) di km. Le stelle vicino a noi compongono la Galassia, Via Lattea, che è la nostra galassia. La Galassia della Via Lattea contiene circa 300.000.000.000 (300 miliardi) di stelle ed è spessa circa 10.000 anni luce (o 94.607.298.720.000.000 ( circa 94 biliardi e mezzo) di km) e larga circa 150.000 anni luce (o 946.072.987.200.000.000 (circa 946 biliardi) di km).
La galassia più grande che conosciamo è all’interno del Catalogo Abell 2029. Contiene circa 100.000.000.000.000 (100 bilioni) di stelle. La galassia più lontana conosciuta, UDF-39546284 è circa 13,37 miliardi di anni luce dalla terra. Equivalgono a 126.489.958.388.640.004 (circa 126 biliardi e mezzo) di km di distanza dalla terra.
Si stima che l’intero “universo conosciuto” sia largo 91 miliardi di anni luce. Cioè circa 880.000.000.000.000.000.000.000 (880 triliardi) di km!
Si stima che ci siano 200 miliardi di galassie e 1.000.000.000.000.000.000.000.000 (1 quadilione) di stelle nell’intero universo osservabile.
Per avere un’idea di cosa sia un quadrilione, immagina di andare in una spiaggia e portarti un paio di pinzette e una borsa. Inizia a raccogliere i granellini di sabbia uno a uno, fino a raccogliere tutta la spiaggia e il fondo dell’oceano e della terra attorno a te, e poi raggiungi tutte le spiagge e isole e continenti in tutto il mondo. Una volta che hai finito di raccogliere ogni granellino di sabbia sul pianeta terra, avrai circa 1 quadrilione di granellini di sabbia. Questo è il numero di stelle che si stima ci siano nell’universo osservabile.
E Dio promise ad Abramo: “io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici”.
Il 6 agosto 1945 gli Stati Uniti hanno sganciato una bomba nucleare sulla città giapponese di Hiroshima. Si stima che quella bomba nucleare abbia rilasciato circa 6,0 x 1013 Joules di energia. Ma un’esplosione così devastante non è nulla in confronto al sole. Il sole rilascia 3,8 x 1026 Joules di energia in 1 secondo. Cioè 6.333.333.333.333 (6,3 periodico bilioni) di volte della bomba nucleare di Hiroshima al secondo!
Che potenza incredibile! Ma il nostro sole non è la cosa più potente che ci sia. Quando si tratta di rilascio di energia, le cose più potenti nell’universo che conosciamo sono i quasar. Cioè, 5.100.000.000.000 (5,1 bilioni) di volte la potenza del sole al secondo! E da dove prendono l’energia le stelle e i quasar?
“I cieli furono fatti per mezzo della parola dell’Eterno, e tutto il loro esercito mediante il soffio della sua bocca”.
Dio è la potenza che sta dietro a queste centrali dell’universo. E Dio è più grande o più piccolo della creazione che ha fatto? Può creare uno spazio in cui non c’è o non ha accesso? No, ovviamente no. Quindi, è più grande della Sua creazione.
Immagina con me il paradiso. Come sarà stare lì? Immagina la città di Dio, fatta di 12 gioielli diversi, e le sue 12 porte, ciascuna fatta di una perla. Immagina le strade di oro puro, così puro da essere trasparente. Immagina il fiume della vita che contiene acqua vivente, pura, limpida, per chilometri.
E immagina l’albero della vita, con un tronco da una parte del fiume della vita e un tronco dall’altra parte che si unisce nel mezzo, un albero alto chilometri e largo chilometri! Immagina i cori degli angeli di milioni di voci che si uniscono in armonia perfetta e con tempismo perfetto, che cantano lodi al Dio che ha creato tutta questa bellezza. Immagina come sarebbe essere lì. Se ci fossi, vorresti andartene?
Ora, immagina che Dio sia al centro dell’adorazione e della preghiera. Immagina che gli uomini cantino in continuazione lodi a Lui e lo benedicano per la Sua santità e il Suo amore. Immagina che sia circondato da una tale bellezza che non si può descrivere. Immagina che sia più grande di tutto l’universo e così potente che tutto esiste solo perché Lui lo dice.
E ora, immagina due piccole creature su un piccolo pianeta nelle vaste coste dell’universo che si ribellano contro Dio e scelgono di seguire la loro strada invece della Sua strada perfetta.Sarebbero come due virus microscopici sulla superficie di un granello di sabbia in spiaggia. Quanto sarebbe stato facile per Dio eliminare la loro esistenza? Ma no, Dio ha un piano più grande. Invece che cancellare quei granellini e il loro pianeta (così insignificante rispetto all’universo), Dio ha deciso di diventare uno di loro nel tentativo di salvarli e redimerli dalla loro ribellione e ripristinare l’amicizia con Lui.
Un angelo fu mandato a Maria e quando acconsentì a far parte del piano di Dio di diventare uomo, Dio si impacchettò in una cellula nel grembo di Maria. Dio, che è più grande dell’universo di cui abbiamo parlato, è diventato la forma di vita più piccola, più insignificante, e vulnerabile, una sola cellula.
Quella cellula si è divisa da una a due, poi da due a quattro, poi da quattro a otto cellule. E’ diventata una morula e poi una blastula e ha iniziato a formare ectoderma, mesoderma, e endoderma. Ha iniziato a formare la colonna vertebrale e una testa e poi sono spuntate delle gambe, delle braccia e alla fine anche piedi e mani. Il cuore ha iniziato a battere e le ossa a formarsi. Si è agitato, mosso e si è succhiato il pollice, tutto dentro al grembo di Maria.
Poi un giorno, è successo. Dopo un giro faticoso su un asino da Nazaret a Betlemme, a Maria si sono rotte le acque, ed era l’ora che Gesù nascesse. Ma nacque in un mondo freddo, vergognoso, noncurante. Solo dei pastori e degli animali puzzolenti diedero il benvenuto alla nascita di Dio fatto uomo, l’unico posto per dormire di Gesù fu una mangiatoia per gli animali.
Poveri com’erano, non è stata certo una vita facile quella di Giuseppe e di Maria a Betlemme. Giuseppe doveva lavorare sodo e a lungo per sostenere la famiglia e trovare un posto dove potessero stare, perché nella stalla ci erano potuti stare solo per poco.
Nessuno dei capi religiosi andò a trovare e adorare il Dio-uomo che era venuto al mondo. Tutti vedevano solo un bambino normale. Nessuno, nemmeno i genitori di Gesù, capirono davvero il significato di Chi fosse veramente.
All’età di due anni, la sua vita fu minacciata e la Sua famiglia dovette fuggire per salvarsi la vita, in esilio in un paese straniero. E quando tornarono a casa, non ci fu nessuna festa di bentornato che li salutasse e li accompagnasse a palazzo a Gerusalemme. Quindi vissero una vita da normali lavoratori a Nazaret. Non riconosciuti e non apprezzati.
La vita di Gesù fu vissuta per benedire ed elevare gli altri. Tutto quello che fece, lo fece per aiutare gli altri. Pensava a loro, pregava per loro, li trattava come dovevano essere trattati, e si sacrificò per il loro bene. Ma tutte le volte, fu capito male e trattato con sospetto e persino odiato.
I capi religiosi mandavano spie di continuo per coglierLo sul fatto mentre parlava, in modo da poterLo condannare a morte. Varie volte, Suo Padre dovette miracolosamente salvarGli la vita, perché la gente Lo odiava per quello che diceva e cercava di lapidarLo o buttarLo da una scogliera.
Fu scoraggiato da tutto questo? Si fermò nella Sua opera e se ne tornò in paradiso per lasciarci alle nostre vite testarde, piene di peccato e ribelli? No! “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
La ribellione dell’uomo gli ha fatto guadagnare la pena di morte, e Gesù è dovuto venire a pagare quella pena per l’uomo, innocente per i colpevoli. La perfetta vita di Gesù Gli ha fatto guadagnare la ricompensa della vita eterna, ed è venuto per dare quella ricompensa all’uomo. Gesù non avrebbe potuto avere successo nella Sua missione di salvataggio se avesse peccato, anche solo una volta. Né avrebbe potuto avere successo nella Sua missione se non fosse morto per la morte che noi meritiamo. La missione doveva essere completata.
Rifiutato e disprezzato da coloro che era venuto a salvare, ebbe solo pensieri buoni per loro e cercò solo di redimerli. Ma gli uomini interpretarono male le Sue opere e motivazioni, e non si fecero convincere dalla Sua vita perfetta che le loro vite erano peccatrici e meritavano la morte. Venne come luce del mondo, ma essi amarono le tenebre e non arrivarono alla luce.
Quindi, nel buio della notte, andarono ad arrestarLo. Durante la notte, lo citarono in giudizio davanti al consiglio più importante del loro paese. Lo condannarono davanti ai romani. Chiesero la sua morte, dicendo: “Sia il suo sangue sopra di noi e sopra i nostri figli!”.
Con un gatto a nove code fu frustato 78 volte, e la Sua schiena e i fianchi diventarono pieni di lividi e sangue. Fu fatta una corona di spine e gli fu schiacciata sulla testa con colpi di bastone.
Fu deriso, gli sputarono addosso, lo presero a pugni e calci. Furono strappati pezzi di barba e alla fine quelle mani, che si erano tanto impegnate ad aiutare gli altri, furono inchiodate alla croce. Quei piedi che avevano camminato così tanto per raggiungere gli altri con messaggi d’amore e di salvezza, furono inchiodati al legno. Colui che aveva mostrato solo amore, fu ripagato solo con odio. Colui che aveva cercato di ricostruire fu oggetto di distruzione.
Ma oltre al dolore fisico e alla tortura che dovette sopportare, la tortura dell’anima di Gesù fu nascondersi dal volto del Padre. Quando Gesù prese i peccati di tutto il mondo su di Sè, e divenne peccato per noi, quei peccati Lo separarono dal Padre, proprio Lui che era sempre stato tutt’uno col Padre. Diventò oggetto dell’ira del Padre contro il peccato e subì una seconda morte per ciascuno di noi.
Perché? Perché subire questa tortura? Perché soffrire così tanto? Perché pagare un prezzo così alto? “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Lodiamo Dio che ci ama così tanto!
Il valore di un’anima
Quindi, quanto vali? Vali la vita di Cristo! Perché vali la vita di Cristo? Perché Egli è stato disposto a pagare quel prezzo per te. E perché ha voluto pagare quel prezzo per te? Perché sapeva che tu vali quel prezzo che ha pagato. Vedi, Dio non paga per avere della spazzatura. Paga esattamente per il valore delle cose.
E’ stato un mio paziente ad aiutarmi a capire più chiaramente questo concetto. Stava morendo di cancro, e lo stavo curando alla fine della sua vita. E mentre stavo cercando di essere una benedizione per lui, è stato lui ad essere una benedizione per me. Il concetto che segue è venuto da lui.
Quante persone ci sono state su questo pianeta da Adamo ed Eva fino ad oggi? Immaginiamo che siano state 20 miliardi di persone. Quanto è la durata media della vita delle persone dalla creazione ad oggi? La maggior parte delle persone prima del diluvio viveva più di 900 anni, ma ci sono stati molti bambini da allora che sono morti subito dopo la nascita. Diciamo che la vita media sia di 100 anni. Quindi, 20 miliardi di persone che vivono in media 100 anni, sono 2 trilioni di anni-vita umana.
E cosa è stato raggiunto negli ultimi 6000 anni da 20 miliardi di persone in 2 trilioni di anni-vita? Si vedano i progressi che sono stati fatti, i libri scritti, i dispositivi sviluppati, le infrastrutture costruite ecc.
Ora, prendiamo una persona e diamole la vita eterna. Quando verrà Gesù, risorgerà e andrà con Lui in paradiso. Vivrà 1000 anni, 2000 anni, e 5000 anni. Vivrà 10.000 anni, 100.000 anni e un milione di anni. Vivrà 2 milioni di anni, poi 5 milioni, poi 10 milioni. Vivrà 100 milioni, un miliardo, 10 miliardi, e 100 miliardi. Vivrà un trilione di anni e poi 2 trilioni di anni. Poi vivrà 3 trilioni di anni, 5 trilioni di anni, 100 trilioni di anni, un quadrilione, un quintilione, un sestilione, un settilione, un ottilione, un nonilione e un decilione di anni.
Alla fine, un solo individuo, salvato per l’eternità, farà infinitamente di più rispetto a tutto quello che ha fatto l’umanità dalla creazione fino ad ora.
Dio sapeva che tu valevi, ed ha pagato il prezzo che vali.
Trattare le cose come si deve
Immaginiamo di avere due vasi. Uno comprato al Brico e costa 1$. L’altro è della dinastia Ming e vale 3.500.000$. Tratteresti i vasi allo stesso modo? Hanno entrambi la stessa funzione. Sono entrambi vasi. Entrambi contengono acqua, biglie o piante o altre cose. Entrambi possono essere messiin mezzo al tavolo per tenere qualcosa di bello o interessante da guardare. Ma, anche se hanno la stessa funzione, il loro valore è significativamente diverso.
Metteresti acqua e fiori nel vaso della dinastia Ming? Lo trascineresti in giro per casa sul pavimento di piastrelle? Lo puliresti nel lavandino come fai col vaso del Brico? Lasceresti i fiori lì dentro a marcire? Lo lasceresti sul bordo della libreria dove potrebbe cadere a terra? No! Probabilmente non faresti nulla di tutto questo.
Proteggeresti il vaso della dinastia Ming. Non ci metteresti dentro nulla. Probabilmente non lo toccheresti senza guanti sulle mani. Ti assicureresti che, in caso dovesse essere spostato, venisse fatto con la massima cura e attenzione. Lo terresti probabilmente in un posto dove praticamente non ci fossero possibilità di farlo cadere e romperlo.
Qualcosa del valore percepito determina come lo tratti. Qual è il tuo valore? Tu vali la vita di Cristo. Quindi, come dovresti trattare te stesso? Dovresti trattare te stesso come se valessi il prezzo che ha pagato per te.
Se vali la vita di Cristo, non dovrebbe cambiare il modo in cui tratti te stesso? Non dovrebbe cambiare quello che mangi o bevi? Non dovrebbe cambiare come ti vesti e parli? Non dovrebbe cambiare come fai ginnastica e ti riposi? Non dovrebbe cambiare come pensi e agisci?
“Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio”. “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio”.
Quanto valgono gli altri? Indipendentemente dalla situazione nella vita o da come si sia umiliato per le scelte sbagliate e le circostanze difficili, ogni essere umano vale la vita di Cristo. E se è così, come devi trattarlo? Lo tratterai secondo il valore che ha in Cristo. Lo amerai, lo rispetterai, lo tratterai bene e ti sacrificherai per aiutarlo.
“Sappiamo apprezzare il valore di un singolo individuo? Se proprio vogliamo saperlo, andiamo col pensiero al Getsemane, dove Gesù ha sofferto ore di angoscia sudando gocce di sangue. Ascoltiamo sulla croce del Calvario il Salvatore che grida disperato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato’?” Marco 15:34. Contemplate il capo ferito, il costato ed i piedi trafitti. Ricordate che Cristo ha subito tutto questo per noi, e che per la nostra redenzione il cielo stesso fu messo a repentaglio. Ai piedi della croce, tenendo presente che Cristo avrebbe dato la vita anche per un solo peccatore, potremo renderci conto del valore di un uomo!”.
4. Affidare completamente a Lui la mia vita
La carriola
Il 30 giugno 1859, circa 25.000 persone si sono riunite per guardare Charles Blondin, acrobata francese e funambolo, nel tentativo di attraversare le Cascate del Niagara. Secondo questa versione della storia, Blondin ha provato la prima volta ad attraversare le cascate con un bastone per l’equilibrio di 25 kg, ed è riuscito ad arrivare dall’America al Canada. Poi, ha provato a tornare indietro in America usando solo le braccia per stare in equilibrio. Poi, è tornato spingendo una carriola. Poi è andato di nuovo sulla corda e ha fatto il giocoliere mentre camminava. Per il gran finale ha fatto un salto mortale ed è atterrato sulla corda.
La folla tuttavia voleva di più. Quindi Blondin ci ha pensato su e gli è venuto in mente un piano. Voleva mettere qualcuno nella carriola e spingerlo fino all’altro lato delle cascate. La folla era in visibilio all’idea, e ha chiesto un volontario. Poi Blondin ha chiesto alla folla se ci fosse un volontario. Tutti in silenzio. Nessuno si offriva volontario.
Gesù ha attraversato al sicuro il baratro del peccato. Ha dimostrato di poterlo fare. Noi abbiamo dimostrato di non potere. L’unico modo per arrivare dall’altra parte è se ci porta Lui. Ci offre di portarci dall’altra parte (grazia), sapendo che da soli non ci riusciamo. Ma per portarci dall’altra parte, dobbiamo avere fede. Fede non vuol dire stare a terra, guardando Gesù in alto e dire: “Sì, credo che tu possa farmi arrivare dall’altra parte”. Fede è entrare in quella carriola. Ed è una cosa che fa molta paura! Capisci, quando sei nella carriola, non hai proprio nessun controllo.
Mi ricordo quando mi hanno sfidato a prendere questa decisione. Ero cresciuto nella chiesa, ma avevo delle dipendenze che non riuscivo a vincere. La mia vita aveva iniziato ad essere fuori controllo e mi ero trovato sul punto di lasciare la mia famiglia e buttarmi nelle mie dipendenze senza limiti. A quel punto, mi sono confrontato e sono stato sfidato a dare un’altra possibilità a Dio. Pensavo di aver “provato” Dio in precedenza, ma quella volta sono stato sfidato a dargli tutto il controllo della mia vita. Per la prima volta nella mia vita, mi sono trovato in una situazione da cui non potevo uscire, e mi sono reso conto che non avevo risposte. Stavo distruggendo la mia vita e facendo del male ai miei cari, e se avessi continuato così, mi sarei ucciso.
Sono stato sfidato ad “entrare nella carriola”. Mi sono reso conto che se avessi preso quella decisione, non avrei più avuto controllo sulla mia vita. Figurativamente, ho guardato Dio negli occhi in quel momento e ho detto: “Non so se posso fidarmi di Te. So che vuoi che entri in quella carriola, ma non so se posso fidarmi che non mi farai cadere”. Dio mi ha ricordato che avrei inevitabilmente distrutto me stesso se avessi continuato a essere in controllo, e che con Lui c’era una possibilità di riuscire. Quindi ho preso la decisione. Indipendentemente da quello che mi chiedi di fare, io lo farò. Indipendentemente da quello che mi chiedi di smettere di fare, io smetterò. Indipendentemente da quello a cui mi chiedi di rinunciare, io rinuncerò. Se vuoi il mio intrattenimento, lo puoi prendere. Se vuoi i miei pensieri, li puoi prendere. Se vuoi la mia reputazione, la puoi prendere. Se vuoi qualsiasi cosa…La puoi prendere. Ma salvami da questa situazione!
E’ stato solo quando “sono entrato nella carriola” che ho iniziato a vincere. Solo allora sono riuscito a prendere l’amore di Dio e a farlo mio. E tu? Con cosa hai difficoltà? Che cosa non sei mai riuscito a vincere? Non è ora che entri nella carriola? Non puoi farcela da solo. Hai bisogno di Lui. Non vuoi prendere la decisione di darGli tutto e entrare nella carriola? Posso dirti, per la mia esperienza, che è valsa la pena entrare nella carriola. Dio non ti lascia cadere.
Ci sono due modi per stare nella carriola, una volta entrati. Si può essere rigidi, attaccati alla carriola nel tentativo di rimanere fermi per non cadere, avendo paura. O ci si può rilassare e godersi il giro. Io vi consiglio di rilassarvi. Lui sa cosa sta facendo e può farvi arrivare al sicuro. Godetevi il giro.
Entrare nella carriola
Crescendo, ho fatto fatica a vincere l’egoismo e il peccato. Ho fatto fatica con varie dipendenze, e anche se mi piaceva l’idea di servire Dio e andare in paradiso, non mi sembrava di fare passi avanti. Sono cresciuto andando in chiesa, ho letto nella Bibbia di persone che sono state vittoriose nella vita. Ho letto di Enoch, Noè, Abramo, Giuseppe, Mosè, e Daniele. Ho letto di Pietro, Paolo, Timoteo e Luca. Sono andato in chiesa con persone che sembravano vittoriose nella loro vita, e volevo quella vittoria. E mentre contemplavo la loro vita vittoriosa, ho visto che c’erano dei punti in comune nella loro vita.
Le persone che vivevano nella terra della vittoria pregavano. Le persone che vivevano nella terra della vittoria leggevano le Scritture. Le persone che vivevano nella terra della vittoria servivano gli altri. E le persone che vivevano nella terra della vittoria obbedivano a Dio. Osservando la loro vita e volendo essere vittorioso io stesso, ho pensato: “Se le persone che sono vittoriose pregano, leggono le Scritture, servono e obbediscono, allora io voglio vincere, devo pregare, leggere le Scritture, servire e obbedire”.
Quindi ho iniziato il mio viaggio dalla terra della sconfitta verso la terra della vittoria. Ho pregato. Ho letto la Bibbia. Mi sono lasciato coinvolgere in progetti di servizio. E ho cercato di obbedire. Ma ad ogni tentativo di arrivare alla terra della vittoria, fallivo sempre. Sembrava che ci fosse una linea sottile, trasparente che divideva me e i miei tentativi di vincere e quelli che avevano una vita vittoriosa. Non riuscivo davvero a capire la differenza tra le due cose, e ero frustrato perché non vincevo. Ho iniziato a pensare che fossi un modello difettato. “Funziona per gli altri, ma non funziona per me”. “Magari sono predestinato a fallire e a perdere”. “Forse ho già commesso il peccato imperdonabile, e non c’è speranza per me”. Tutti questi pensieri e altri ancora mi giravano per la testa, mentre cercavo di vincere.
Quello che non avevo capito all’epoca, ma che poi sono arrivato a capire successivamente, era che la differenza tra il tentativo di vincere con la preghiera, la lettura delle Scritture, il servizio e l’obbedienza e la vita di vittoria che includeva preghiera, lettura delle Scritture, servizio e obbedienza non era una piccola linea di divisione. Era un canyon immenso, un canyon così grande e profondo e pericoloso e largo che nessuno poteva attraversare.
Dall’altro lato del vasto canyon nella terra della vittoria, le persone pregavano con sincerità e fede. Leggevano la Bibbia e amavano quello che leggevano. Erano naturalmente coinvolte nel servizio agli altri. E obbedivano al Signore con gioia.
Ma nella terra della sconfitta c’era un’esperienza diversa. Nella terra della sconfitta, era come se mi stessi allenando per il salto in lungo (facevo gare di salto in lungo quando ero al liceo). La prima volta che ho provato il salto in lungo, non sono stato molto bravo. Ma man mano che ho fatto pratica, la mia tecnica è migliorata, e ho imparato a saltare più lontano. E allenandomi e aumentando la forza e l’agilità, e padroneggiando meglio la tecnica, saltavo sempre un po’ più lontano.
Quindi, nella terra della sconfitta, mi sono esercitato per poter saltare nella terra della vittoria. Pregavo. Leggevo le Scritture. Partecipavo a progetti di servizio. E cercavo di obbedire, tutto nel tentativo di arrivare alla terra della vittoria. E se non avesse funzionato, avrei riprovato. Forse avrei imparato un modo diverso di pregare o avrei imparato modi diversi di studiare le Scritture. Mi sarei iscritto a viaggi di missione internazionali. E avrei cercato e cercato di obbedire.
E poi mi sarei guardato attorno e mi sarei reso conto che c’erano altre persone che stavano facendo la stessa cosa. Immagina che avessi praticato il salto in lungo da tempo, e che sapessi saltare piuttosto lontano. Ma tu non lo facevi da tanto, e non sapevi saltare molto lontano. Avrei potuto guardarti e pensare tra me e me: “Guardati. Non sei molto bravo. Io sono molto meglio di te”. E nel mio orgoglio, avrei potuto essere come il fariseo e l’esattore delle tasse di Luca 18:10-14 “«Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, dentro di sé pregava così: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri, e neppure come quel pubblicano. Io digiuno due volte la settimana e pago la decima di tutto ciò che possiedo”.Il pubblicano invece, stando lontano, non ardiva neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, sii placato verso me peccatore”.Io vi dico che questi, e non l’altro, ritornò a casa sua giustificato; perché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato»”.
Purtroppo, mi sono trovato in questa situazione da giudice troppe volte nella mia vita, guardando gli altri dall’alto in basso perché non erano “bravi” come me o non avevano le stesse “buone” pratiche che avevo io. Paolo ci dice: “Non osiamo infatti collocarci o paragonarci con alcuni di quelli che si raccomandano da se stessi; ma essi, misurandosi da se stessi e paragonandosi con se stessi, non hanno alcun intendimento”.
Quanto è sciocco?! Entrambi siamo sul bordo di un canyon insuperabile, e penso di essere meglio di lui perché so saltare più lontano. Ma entrambi cadremo nelle profondità del canyon e moriremo, perché nessuno di noi può saltare dall’altra parte. Cosa importa se io posso saltare qualche metro più di te, se entrambi moriremo quando saltiamo?
Fino a che io mi fido di quello che so fare, cioè la preghiera, lo studio della Bibbia, il servizio o l’obbedienza, mi alleno e partecipo al salto in lungo. Non importa se ho fiducia in me stesso e in queste cose al 100%, al 50% o anche all’1%. Se mi fido di me stesso e del mio allenamento in queste cose a un certo livello, sono nella modalità salto in lungo e non arriverò mai dall’altra parte del canyon. Il canyon non si può superare solo con i miei sforzi.
Gesù lo sapeva, ed ecco perché è venuto e ha vissuto una vita perfetta in un corpo umano ed è morto della morte che noi ci meritiamo sulla croce. Gesù ha teso la croda della Sua vita perfetta nel canyon per creare un posto per passare. E è sul bordo del canyon sulla corda con una carriola, e ti invita a entrare. Quella carriola rappresenta la fede che si fida di Gesù e affida tutta la vita a Lui.
Dall’altra parte, nella terra della vittoria, le persone pregano, leggono la Bibbia, servono e obbediscono, ma non si affidano a queste cose per attraversare il canyon. C’è lo 0% di fiducia in me stesso, nella mia preghiera, nella mia lettura della Bibbia, nel mio servizio, nella mia obbedienza ecc. che mi portino dall’altra parte. Nella carriola c’è la fiducia al 100% in Gesù che mi porti dall’altra parte del canyon fino alla vittoria.
Si può fare a questo punto questa domanda: che cosa sei disposto a fare per essere libero e vittorioso?
Forse non vuoi rinunciare all’intrattenimento. Forse non vuoi rinunciare alla carriera. Forse non vuoi rinunciare alla famiglia o agli amici, perché ti rifiuterebbero se seguissi Gesù. Forse non sei disposto a rinunciare a _________ (riempi tu lo spazio). Qualsiasi sia la tua risposta a quella domanda, qualsiasi sia la cosa a cui non sei disposto a rinunciare per essere libero, sarà proprio quella cosa che ti impedirà di arrivare dall’altra parte.E’ proprio quella cosa che ti impedirà di arrivare alla terra della vittoria.
Entrare nella carriola è un atto di fede, ed è potenzialmente una delle decisioni più spaventose che tu ed io prenderemo nella nostra vita. Perché quando entriamo nella carriola, non possiamo avere più controllo della nostra vita. Gesù ha il 100% del controllo.
Entrare nella carriola rappresenta l’affido completo di me stesso, dei miei desideri, dei mie piani, dei miei sogni, delle mie aspirazioni, e della mia vita a Cristo. Sono disposto a fare tutto ciò che Dio mi chiede. Sono disposto a rinunciare a tutto quello a cui mi chiede di rinunciare. Sono disposto ad affrontare la vergogna, l’imbarazzo, la ridicolizzazione, la sofferenza, e persino la morte, se necessario. Voglio solo essere libero. Voglio solo vincere. Voglio solo la gioia e la pace di cui ho sempre avuto bisogno ma che non ho mai avuto con costanza.
Ci sono due realtà che aiutano in questa decisione. Primo, se rimango al controllo della mia vita e resto nella terra della sconfitta, morirò e sarò perduto per l’eternità, indipendentemente dal fatto di andare in chiesa (non ci si salva andando in chiesa), professare di essere cristiani (posso professare di essere cristiano e vivere come il demonio. Ciò che professo non prova nulla) o vivere una “buona” vita (“non c’è alcuno che faccia il bene, neppure uno”.“Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”. “Nessuno è buono, se non uno solo, cioè: Dio”. “Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le nostre opere di giustizia sono come un abito sporco…”). Io sono perduto, perduto senza speranza, da solo. Non posso salvarmi. Non posso andare nella terra della vittoria da solo.
Secondo, la terra della vittoria ha tutto ciò che mi serve. E’ dove dimora l’amore perfetto. E’ dove c’è, dove si ottiene e si conserva la pace. E’ dove c’è la gioia perfetta. E’ dove si trova la libertà dal passato. Dove c’è perdono per tutti. E’ dove si diventa liberi, davvero liberi. C’è il paradiso. C’è la vita eterna. E’ dove Gesù dimorava col e nel Suo popolo.
Magari vi chiedete: “Come faccio a entrare nella carriola? Come faccio ad affidarmi completamente?”. Immagina con me di essere appeso a una corda, tenendo tutto il tuo peso. Non ci sono né luce né suoni. Non si vede o sente nulla. Non si sa dove sei nello spazio rispetto a qualsiasi altra cosa.Cerchi di arrampicarti sulla corda, ma c’è un soffitto sopra di te e non riesci a farlo. Arrivi alla fine della corda e ti allunghi il più possibile per vedere se le dita toccano qualcosa. No. Cerchi di oscillare da una parte all’altra per vedere se senti qualcosa attorno a te, in modo da poterti aggrappare o sui cui puoi atterrare, ma non senti nulla.
In questo scenario, stai attaccato alla corda indefinitamente senza stancarti e cadere. In realtà, puoi morire attaccato alla corda.
Poi senti la voce di Dio che dice: “Lascia la corda”. E inizi a pensare: “Quanto sarà lontano il terreno sotto di me? Atterrerò su un terreno piatto e solido? Sarà frastagliato e ruvido? Sarà morbido ed elastico? Sarà umido e bagnato? Sarà a 10 cm da me, a 1 metro sotto di me o a 3 km? Mi farò male quando atterrerò? Morirò?”.
Chiedi a Dio di rispondere a qualcuna o a tutte queste domande, e Lui non risponde. Ti chiede solo: “Lascia la corda”. Quindi, devi chiedere: “Posso fidarmi di Dio, che quando mi chiede di mollare, andrà tutto bene? Si curerà Lui delle conseguenze che io non conosco e che non posso controllare? Sono disposto potenzialmente ad affrontare la morte e la perdita di tutte le cose e seguire il Suo consiglio di lasciare andare?”.
Puoi fare tutte le domande che vuoi. Puoi pensare a tutti gli scenari che vuoi e pensarci su. Puoi discutere con te stesso del rapporto costo/benefici della decisione che ti viene chiesto di prendere. Puoi cercare di capire intellettualmente tutto quello che è coinvolto nel processo prima di mollare. Ma tutto questo ritarderà solo la tua obbedienza e la tua libertà. Non serve capire o immaginarsi tutto. Serve solo obbedire. Serve solo mollare.
Affidarsi, entrare nella carriola, non è voler mollare. Non è pensare di mollare. Non è essere d’accordo di mollare. Non è nemmeno provare a mollare. Affidarsi, entrare nella carriola, è semplicemente mollare. E solo mollando si entra nella carriola. Perché, quando si molla la corda, si atterra nella carriola, e Gesù ti porta dall’altra parte del canyon sulla corda della Sua vita perfetta.
“Se avessero aperto i loro cuori per accogliere il Cristo, la vera vita di Dio e il suo amore si sarebbero manifestati in loro trasformandoli a propria immagine. Perciò attraverso il dono gratuito di Dio avrebbero ricevuto la giustizia che la legge richiedeva”.
“La vera ubbidienza nasce dal cuore. Gesù mise tutto il suo cuore in ciò che faceva. Se lo vogliamo, trasformerà il nostro cuore e la nostra mente secondo la sua volontà e così, ubbidendo, non faremo che seguire i nostri impulsi. La volontà dell’uomo, trasformata e santificata, proverà la sua massima soddisfazione nel servire il Signore. Quando riusciremo a conoscere Dio, nei limiti in cui è possibile, allora la nostra vita diventerà un’espressione continua dell’ubbidienza. Il peccato sembrerà sempre più odioso per coloro che apprezzano il carattere del Cristo e vivono in comunione con Dio”.
Mollare la corda è prendere la croce e seguire Cristo. “Poi disse a tutti: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua”.
Prendere la croce e seguire Cristo non è prendersi i doveri e le responsabilità faticose e trascinarsi dietro a Cristo. No! Mai! Prendere la croce vuol dire rinunciare alla corda e mollare. Vuol dire affidare tutte le speranze, i desideri, i piani, i sogni, e le aspirazioni verso Cristo e lasciare che sia Lui a determinare la direzione il percorso della tua vita, comunque sia. Prendere la croce vuol dire affidarsi.
Gesù vuole realizzare per noi cose infinitamente più grandi di quelle che noi cerchiamo per noi stessi, e per farlo, dobbiamo affidare ciò che vogliamo e ciò in cui speriamo in modo che Lui possa sostituire quelle cose con i Suoi pensieri e piani per noi. “«Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie», dice l’Eterno. «Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri”.
Quando ci affidiamo totalmente a Lui, siamo innestati in Cristo, e iniziamo a produrre frutto nelle nostre vite, perché Lui vive in noi. Che tipo di frutto produciamo? Produciamo il frutto dello Spirito. “Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. Contro tali cose non vi è legge”. E quanti di questi frutti si vedranno nella nostra vita? Solo uno o due? No. Tutti.
““Dimorate in me, e io dimorerò in voi”. Dimorare in Gesù significa ricevere costantemente il suo Spirito e consacrarsi al suo servizio. Vi deve essere un costante rapporto di comunione fra l’uomo e il suo Dio. Come il tralcio riceve continuamente la linfa dal tronco, così noi dobbiamo attingere da Gesù la fede, la forza e la perfezione del nostro carattere. Come dalla radice la linfa arriva fino ai rami più lontani, così il Cristo comunica forza spirituale a ogni credente. Finché il nostro spirito è unito al Cristo non c’è pericolo che appassisca e si inaridisca. La forza della vite si manifesta nei frutti rigogliosi. Gesù ha detto: “Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”. Quando noi, per fede, viviamo in comunione con il Figlio di Dio, allora nella nostra vita si manifesteranno tutti i frutti dello Spirito”.
Quando siamo salvati da un Dio così amorevole, e liberati dal fallimento e dalla miseria in cui sono state le nostre vite, non dovremmo esprimere gratitudine al Dio che ci ha liberati? Non dovremmo vivere in modo diverso rispetto a prima? Non vivremo più per noi stessi. Vivremo per Lui. Nessun dovere o compito sarà più faticoso perché sarà fatto con amore per Colui che ci libera. Mangeremo quello che ha creato per noi e berremo quello che ha creato per noi e ci metteremo quello che Lui vuole che ci mettiamo. Non saremo più schiavi dell’appetito e del gusto. Non saremo più schiavi della moda e dell’intrattenimento. Non saremo più schiavi dei piaceri peccaminosi e dei poteri terreni. Faremo con piacere quello che è necessario per tenerci in buona salute, perché il nostro corpo è il Suo tempio.
Quando questa grande salvezza diventa nostra, ameremo coloro che Lui ama e ci sacrificheremo per loro, non per dovere, ma per amore. Ameremo ciò che Dio ama, perché Lui lo ama, e odieremo quello che Lui odia, perché Lui lo odia.Le nostre vite saranno completamente trasformate, per amore. E in quell’amore, ci sarà grande gioia e pace, la capacità di soffrire per gli altri, la gentilezza per gli altri, la bontà della vita, la fedeltà a Dio, la gentilezza verso tutti e l’autocontrollo.
“Se avessero aperto i loro cuori per accogliere il Cristo, la vera vita di Dio e il suo amore si sarebbero manifestati in loro trasformandoli a propria immagine. Perciò attraverso il dono gratuito di Dio avrebbero ricevuto la giustizia che la legge richiedeva”.
5. Investigare il mio cuore
Io passo del tempo investigando il mio cuore.
Perché investigo il mio cuore? Perché il mio cuore è ingannevole, e non so cosa c’è dentro. Ciascuno di noi ha una capacità incredibile di essere ingannato. Pensiamo di stare bene quando tutto va male. E ci sono almeno tre cose che ci rivelano personalmente cosa c’è nel nostro cuore:
La prima cosa che mi rivela cosa c’è nel mio cuore, sono le prove e come io rispondo: “Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore; provami e conosci i miei pensieri; e vedi se vi è in me alcuna via iniqua, e guidami per la via eterna”. Il modo in cui rispondo alle prove rivela cosa c’è nel mio cuore. La Bibbia dice: “la bocca parla dall’abbondanza del cuore”. Il modo in cui rispondi alle prove rivela ciò che c’è soprattutto nel cuore. Il motivo per cui è venuto fuori è che era lì dentro.
La prova non ha causato la risposta, l’ha solo suscitata. La risposta è venuta per quello che c’era nel cuore.
Per esempio, immaginiamo che qualcuno ti tagli la strada e faccia un gesto volgare mentre se ne va a tutto gas. Come rispondi? Rabbia? Frustrazione? Pena? Preghiera? Il modo in cui rispondi dipende da quello che c’è nel cuore. Se c’è rabbia, verrà fuori. Se c’è frustrazione, verrà fuori. Se c’è pace, verrà fuori. La prova (la tua risposta) rivela solo quello che c’è nel cuore.
Il secondo modo in cui posso sapere cosa c’è nel mio cuore è il corpo. Se ho una malattia o una disfunzione che non sono ereditarie, non vengono dall’ambiente o dalle materie prime, so che c’è qualcosa nel cuore. Sai, lo spirito si può ingannare, il corpo no. Il corpo mantiene un registro completo di quello che gli è stato fatto e il corpo non può mentire né essere ingannato. Lo spirito sì, tuttavia.
Come analogia, quando scrivi una lettera su un pezzo di carta, la carta sa quello che hai scritto? No. La carta mente? No. Potrebbe esserci una bugia sulla carta (scritta da te), ma la carta non sa mentire.Dice la verità su quello che c’è scritto sopra. Allo stesso modo, il corpo non sa cosa ci mette dentro lo spirito. Non sa mentire, né può essere ingannato. Rende semplicemente conto in modo fedele di quello che è stato fatto a lui (dallo spirito, dal cuore). Quindi, se il corpo è malato o disfunzionale per problemi di “energia” (pensieri), puoi stare certo che il cuore ha un problema che si manifesta nel corpo.
E il terzo modo in cui possiamo sapere quello che c’è nei nostri cuori è il nostro tesoro.Matteo 6:21 ci dice: “Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Quello che cerchiamo, quello per cui spendiamo tempo e denaro, che è importante per noi, è il nostro tesoro. E quel tesoro è nel cuore. Guarda l’estratto conto e vedi dove va il tuo denaro. Troverai il tuo tesoro. Prendi nota di quanto tempo passi facendo X, Y, o Z. Troverai il tuo tesoro. Tieni un diario di quello di cui parli. Troverai il tuo tesoro.
Romani 8:5 ci dice: “Infatti coloro che sono secondo la carne volgono la mente alle cose della carne, ma coloro che sono secondo lo Spirito alle cose dello Spirito”.
Decidi di passare ogni mattina del tempo con Dio all’aperto nella natura, proprio come faceva Gesù. C’è qualcosa nello stare nella natura che ti attira a Dio e ti aiuta ad aprire di più il cuore a Lui, meglio di quando sei al chiuso, quindi Ti incoraggio a andare in mezzo alla Sua natura per pregare la mattina presto, ogni mattina. E se hai dei figli che hanno bisogno di te quando si svegliano, dovrai svegliarti prima di loro per passare il tuo tempo con Dio prima che si sveglino.
Nel tuo tempo di preghiera, rivedi i pensieri, le parole e le azioni del giorno precedente. Chiedi a Dio: “Quale bisogno legittimo del mio cuore ha influenzato le mie azioni in quella situazione?”. E chiedi a Dio: “Come mi ha ingannato il corpo per soddisfare quel legittimo bisogno nel modo sbagliato?”.
Farò un esempio per spiegarmi meglio. Un giorno avevamo diverse riunioni di commissione e abbiamo fatto una pausa per pranzo. Dopo pranzo, un’altra commissione con tante persone riunite. Volendo sfruttare in modo efficiente il tempo, sono passato al primo argomento in agenda. Il nostro vice-presidente ha detto con gentilezza: “Signor presidente, non dovremmo partire con una preghiera?”. Immediatamente mi è uscita una scusa sul motivo per cui non avevo iniziato con una preghiera. Ho chiesto a qualcun altro di pregare, e mentre stavano pregando, pensavo: “Signore, perché mi è uscita quella scusa dalla bocca? Non capisco. Per favore, ricordami domani mattina di capire”.
Il mattino successivo, quando stavo camminando/parlando con Dio, mi sono ricordato della scusa del giorno prima e ho chiesto a Dio: “Qual era il bisogno legittimo del mio cuore che mi ha spinto a trovare quella scusa?”. Ho lottato con Dio per 15-20 minuti e poi mi ha dato la risposta. Quella vocina nella mia testa ha detto: “Mark, ti servivano accettazione e appartenenza”. Nella mia mente, ho risposto: “Beh, sì, mi servono accettazione e appartenenza. Ma comunque non capisco. Quindi, come ha fatto il mio cuore a ingannarmi per soddisfare il bisogno di accettazione e appartenenza nel modo sbagliato?”. Dopo altri 10-15 minuti, Dio mi ha risposto: “Mark, non ti servono da loro”. Ecco quando mi si è accesa la lampadina. L’ho capito!
“Oh, Dio, capisco. Pensavo di aver bisogno di accettazione e appartenenza da parte degli altri membri della commissione, e quando mi hanno fatto vedere l’errore, ho dovuto trovare una scusa per mitigare l’errore. La realtà è che non mi servono accettazione e appartenenza da loro. Mi servono solo da te, quindi non mi serve trovare una scusa, perché non perderò accettazione e appartenenza da te facendo un errore. La mia accettazione e appartenenza in te sono al sicuro”.
Ora capisco quella parte del mio cuore e la prossima volta che ci sarà quella situazione, almeno saprò cosa c’è nel mio cuore. E alla fine sarò capace di evitare la scusa, perché mi ricorderò che Dio è l’unica fonte di accettazione e appartenenza.
6. Scegliere di pensare solo cose positive su di loro
Dobbiamo pensare solo cose positive su di “loro”, indipendentemente da quello che ci hanno fatto. Una volta ho avuto una paziente che soffriva di un forte dolore allo stomaco dovuto alla gastrite e al reflusso. Erano anni che era curata dai medici senza successo e usava rimedi naturali cercando di tenere sotto controllo i sintomi. Quando ho iniziato a vederla per i suoi sintomi, ho scoperto in fretta che era piena di amarezza nei confronti del suo ex-marito. Ogni volta che la incontravo, i sintomi miglioravano per ore fino a un giorno e poi i pensieri avevano il sopravvento e i problemi digestivi peggioravano.
So che ci sono più neuroni nel tratto digestivo che nel midollo spinale, e che i problemi mentali hanno un impatto molto forte sul funzionamento del sistema digestivo. Ero convinto che la sua amarezza verso l’ex marito fosse il principale fattore che contribuiva alla malattia, quindi le ho dato un compito da fare entro la nostra visita successiva. Le ho chiesto di pensare a due cose che erano positive del suo ex-marito, di scriverle e portarle con sé per la nostra visita successiva. Alla visita successiva, non aveva nessuna cosa positiva da dire sul suo ex-marito.
Alla visita dopo, le ho spiegato il bisogno di pensare in modo positivo a tutte le persone della sua vita, incluso l’ex-marito. Le ho chiesto: “Dio ama il tuo ex-marito?”.
Mi ha risposto: “Certo che ama il mio ex-marito. Dio ama tutti”.
“Cosa ama Dio del tuo ex-marito?”.
“Oh, non lo so cosa possa amare…è stato un tale….” ed è andata avanti a raccontare le cose negative del suo ex-marito. Le ho dato un altro compito da svolgere prima dell’appuntamento successivo. Le ho chiesto di chiedere a Dio nel tempo di preghiera: “Dio, cosa ami del mio ex-marito?” e di scriverlo e portarmelo per il nostro appuntamento successivo. A quell’appuntamento successivo, non aveva nulla. Abbiamo fatto vari appuntamenti, e non è mai venuta nemmeno con una cosa positiva sul suo ex.
Aveva ragione quando diceva che Dio amava il suo ex-marito? Sì. Il suo ex-marito era privo di buone qualità? No. C’era qualcosa di cui si era innamorata quando lo aveva sposato. Dio ama il suo ex-marito. Lo ama abbastanza da essere morto per lui. Ora intercede per lui in paradiso. Lo ama profondamente! Non aveva nulla di buono da dire sull’ex-marito, perché non era disposta a vedere nulla di buono in lui. Non era disposta a vederlo con gli occhi di Gesù.
Potete immaginare cosa sia successo con i suoi problemi digestivi? Sono peggiorati, non migliorati! Ed è diventata più amara verso di me perché non l’avevo aiutata a migliorare nella sua malattia. Sono convinto che se si fosse affidata alla guida del Signore e avesse iniziato a vedere il suo ex-marito con gli occhi di Gesù, cioè se avesse scelto di pensare in modo positivo al suo ex-marito, l’amarezza, per grazia, sarebbe scomparsa, e avrebbe iniziato a vedere gli altri nella sua vita con quella luce nuova, e i suoi problemi digestivi si sarebbero risolti!
Pensare solo cose positive su qualcuno che ti ha fatto male è impossibile da fare da soli. Solo Dio può farlo nella tua vita. Quindi, se ci riesci, è un chiaro segno che Dio sta operandoin te.Di nuovo, come nella storia di prima, se hai difficoltà a trovare qualcosa di buono su di loro, chiedi a Dio: “Perché gli vuoi bene? Per favore mostrami cosa vedi, in modo che io possa vedere la stessa cosa. Aiutami ad amarli come fai Tu”. E Lui lo farà!
Fuggire dalla trappola dell’amarezza
Concentriamoci sull’amarezza in modo da capire perché è quello che è, e per trovare la giusta soluzione. Prima di tutto, capiamo che c’è solo un Dio. “Poiché tu sei grande e operi meraviglie; tu solo sei DIO”. E Dio è un Dio giusto. E’ giusto per chi è, e manifesta la Sua giustizia per amore degli altri, non per amore di se stesso. La sua giustizia è generosa, non egoista. “…tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio di fedeltà e senza ingiustizia; egli è giusto e retto”.
Quando pecchiamo, l’atto magari è compiuto sugli altri, ma il peccato in sè è contro Dio e la Sua legge. “Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi”. “Il peccato è violazione della legge”. Per ogni legge, c’è una pena se viene infranta, e la pena del peccato è la morte.“Infatti il salario del peccato è la morte…”.
Siccome il peccato è contro Dio e la Sua legge, Dio è colui che deve far rispettare la legge, e perciò è Colui che la amministra o che esegue le pene previste dalla legge.“A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore”. Solo quando la pena è pienamente ripagata, giustizia è fatta e la punizione completa. Ecco come il peccato e la giustizia si relazionano nel governo di Dio. Ma cosa succede nell’amarezza?
L’amarezza deriva dalla crisi della nostra identità più profonda. Credo di essere Dio. E quando qualcosa mi fa male, tu hai peccato contro di me. Quel peccato prevede una pena, e devo far rispettare la “giustizia” facendotela pagare per quello che hai fatto. Il problema è che la mia giustizia è per amore dell’ego, ed è motivata dall’egoismo. Cerco di estrarre la pena da te e ti permetterò di essere libero solo quando avrai ripagato in pieno la pena. Se non pagherai completamente la pena, non sarai mai libero.
Spesso descrivo l’amarezza in relazione a una cella di prigione. Tu hai fatto qualcosa che mi ha fatto male. Hai sbagliato nei miei confronti, quindi io ti ho messo in una cella di prigione. Starai in quella prigione fino a che ripagherai quello che devi per il peccato che hai commesso contro di me. Il problema è che non puoi pagare per quello che hai fatto, quindi non uscirai mai dalla prigione in cui ti ho messo. Questo è l’inganno della cella di prigione.
La realtà è che, quando hai peccato, hai fatto del male a Dio, e sei alla fine responsabile nei Suoi confronti, non nei miei. Nel pensare che io sono Dio e cercare di metterti in una cella di prigione, io in realtà metto me stesso nella cella, pensando che sei tu quello dentro. Starò nella cella fino a che tu pagherai per tutto quello che mi devi per il peccato che credo che tu abbia commesso contro di me. Il problema è che tu non puoi pagare per quello che hai fatto, quindi io non uscirò mai dalla prigione in cui mi sono rinchiuso. Anche se non me ne rendo conto, io sono il mio carceriere. Questa è l’orribile realtà dell’amarezza.
In questa situazione, devo essere disposto a lasciarti andare libero, se voglio poter essere libero. Ma non ti lascerò libero perché se ti lascio libero senza che paghi il tuo debito, il mio senso di “giustizia” non sarà soddisfatto. In altre parole, te la scamperai. E se io non ti posso permettere di essere libero, non sarò io stesso libero, perché sono io che mi sono chiuso dentro la cella, non tu.
C’è una chiave che può aprire la cella della prigione, e quella chiave è il perdono. Ironicamente, rimango chiuso a chiave nella cella della prigione tenendo la chiave in mano. Mi rifiuto di usare la chiave, perché, nel mio inganno, temo che se userò la chiave, tu ti libererai.
Cerco di tenerti attaccato ai miei sentimenti di dolore fino a che hai sofferto abbastanza per aver ripagato il tuo peccato, ma nessuna forma di sofferenza può cambiare il passato. E in ogni caso, nessuno è così ferito dai miei sentimenti feriti come me. Quindi, se cerco di tenerti legato ai miei sentimenti di dolore, in modo che tu sia ferito per quello che hai fatto, io subisco la maggior parte o tutta la sofferenza, mentre tu meno o nessuna. Di nuovo, siccome non puoi pagare per quello che hai fatto, io rimarrò prigioniero per sempre. Se lascio andare i sentimenti feriti, tu sei libero, e non voglio che tu sia libero fino a che non avrai pagato per tutto quello che avresti dovuto pagare. Quindi, rimango attaccato ai sentimenti feriti nel tentativo di tenerti prigioniero, per mettere in pratica la giustizia. Questo, amici, è il fondamento dell’amarezza. Ed è brutto.
Non solo ci inganniamo quando parliamo di amarezza, ma il mondo cristiano si inganna anche quando si tratta di perdono. La comprensione “cristiana” del perdono funziona così: tu mi hai in qualche modo fatto male (hai peccato contro di me), e per quello che hai fatto, devi pagare. Ma io ho scelto di liberarti, per rimetterti il tuo debito, per non farti pagare per quello che hai fatto. Quindi, ti perdono. Ma in questo scenario familiare, approccio il perdono dal punto di vista di Dio. Tu hai peccato contro di me. Mi devi qualcosa. Io ti libero. Sono ancora Dio, ma non può essere.
Il vero fondamento del perdono è la comprensione che non siamo Dio. Quello che tu mi hai fatto in realtà era contro Dio. Il tuo debito è verso di Lui, non verso di me.
Io sono venuto alla croce e ho accettato lo scambio divino fatto per me, il sacrificio sostitutivo, e facendo così, Gesù ha preso il mio posto. E’ diventato vittima per me. E quello che hai fatto a me ora è quello che hai fatto a Gesù. Io non sono più vittima perché Gesù ha preso il mio posto e è diventato vittima per me. Io sono libero. Tu non mi devi nulla.Il tuo debito è nei confronti di Dio.
E il Dio che mi ha liberato alla croce è lo stesso Dio che può liberarti alla croce. Accettando il Suo amore per me alla croce, io ora ho amore per te, e voglio vedere che Dio ti liberi come ha liberato me. E se posso fare qualcosa nel tuo processo di liberazione, sono felice di farlo, anche se è un sacrificio da parte mia. Questo è il vero fondamento del perdono. Questa è la vera soluzione per l’amarezza. E si trova solo alla croce.
Come faccio a sapere quando davvero ho risolto la mia amarezza attraverso il perdono? Ricorderò ancora quello che è successo, ma il ricordo non sarà doloroso. Posso pensarci senza dolore, rabbia, amarezza o vergogna. Perché? Perché Dio ha guarito la ferita con la Sua grazia guaritrice. Mi ha liberato.
Sentirsi in colpa
“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” 1 Giovanni 1:9.
Grazie, Signore, perché mi dai la verità della Tua parola. Scelgo di credere che sono perdonato, perché tu mi hai detto così. Grazie per avermi perdonato!
Vincere i pensieri negativi
Quando cerchiamo di vincere i pensieri negativi e i modelli negativi di pensiero, ci può aiutare il Meccanismo di Sostituzione. Per capire il principio di rimozione, dobbiamo capire qualcosa di più su come la mente è stata creata per funzionare.
Prima di tutto, la mente è stata creata per essere occupata. Non è stata creata per essere vuota. Non viene detto nelle Scritture che la mente debba essere svuotata o che dobbiamo meditare svuotando la mente. Siamo ammoniti: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù”. “Pensate a queste cose”. “Trafficate fino al mio ritorno”. Nella Bibbia viene fatto un esempio di cosa succede quando c’è uno spazio vuoto. In Matteo 12:43-45, viene fatto l’esempio di un uomo a cui viene scacciato un demone. Il demone lo lascia in pace per un po’, ma poi torna e “lo trova vuoto, spazzato e adorno”. Allora raduna altri sette demoni peggio di lui e vanno tutti a possedere quell’uomo che è peggio di com’era all’inizio. In breve, il nemico occupa lo spazio vuoto.
Per favore, non fatevi ingannare. Sono stato coinvolto in pratiche di meditazione “cristiane” in cui ho cercato di svuotare la mente di tutti i pensieri in modo che Dio potesse parlarmi. Nella quiete ho sentito le parole: “Mark, ti voglio bene”. All’inizio, ho pensato che fossero i miei pensieri, ma alla fine ho creduto che fosse Dio che mi stesse parlando. Ho sentito l’amore che il mio spirito voleva così tanto. Ma nel tempo, ho iniziato a fidarmi di quel “Gesù” e della sua voce nella mia mente.Ho preso decisioni basate su quello che mi “diceva” e ho fatto davvero dei grossi errori. Quando alla fine mi sono guardato indietro, mi sono reso conto che è stato il nemico a guidarmi, impercettibilmente, nel cammino verso la distruzione.
Satana era in paradiso. Conosce com’è l’amore del paradiso e lo sa riprodurre molto bene. Erabello. Sembrava bello. Ma ho iniziato a passare sempre più tempo con quel “Gesù” e sempre meno tempo con la mia Bibbia. Ho iniziato a fidarmi di quella “voce” nella mia testa e ho smesso di leggere l’unico libro che mi poteva indicare il pericolo, la Bibbia.
Una meditazione sana non vuol dire svuotare la mente in modo che Dio possa parlarti. Una meditazione sana è pensare alle Sue promesse, leggere la Sua Parola, contemplare la Sua vita e il Suo amore e le dimore che ci sta preparando. Una meditazione sana è riempire la mente con la parola di Dio e contemplare la Sua vita. La mente è stata creata per essere occupata.
Ma anche se la mente deve essere occupata, è limitata, nel senso che si può concentrare su una cosa alla volta. Non importa quanto siate multi-tasking, non potete concentrarvi su due cose insieme. Ecco perché in molti stati è illegale mandare messaggi quando si guida.
Siccome la mente è stata creata per essere occupata, tu ed io non possiamo superare i pensieri negativi solo cercando di non pensare ai pensieri negativi. Perché? E’ come cercare di creare il vuoto, svuotare la mente, che è stata creata per essere occupata. Non funziona. Tutto il tempo in cui cercate di non pensare al pensiero negativo, state pensando al pensiero negativo. Ma questa è la cosa principale che facciamo quando cerchiamo di non pensare a un pensiero negativo, ed è il motivo per cuinon riusciamo a superare i pensieri negativi.
Il secondo principio della mente è il fatto che la mente non si può concentrare su più di una cosa alla volta, ed è la chiave per vincere i pensieri negativi. Se io penso attivamente o mi concentro su altro, non posso pensare nello stesso momento al pensiero negativo. Quindi, sostituisco il pensiero negativo con qualcos’altro, con qualcosa di positivo. Questo è il Meccanismo di Sostituzione.
Facciamo un esempio vivente di pensiero negativo e di come funzioni il Meccanismo di Sostituzione. Vengo da un passato di dipendenza, e una cosa che un drogato crede è: “Non posso farcela, non posso vincere. Ci ho provato e riprovato, e ho fallito e fallito. Magari per gli altri funziona, ma non per me. Non so perché continuo a provarci. Dovrei smettere”.
E’ la verità o una bugia? E’ una bugia. Cosa dice la Bibbia? “Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica”. Quindi, la verità della Parola di Dio è che io posso farcela. Posso vincere in Cristo. Non devo rimanere un fallimento. C’è aiuto sufficiente in me. Quindi, cosa faccio nella pratica? Come posso applicare questo Meccanismo di Sostituzione nella vita reale?
Se ho il pensiero o il sentimento “non posso farcela”, posso scrivere un biglietto 3×5 con “Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica. Filippesi 4:13” e una piccola preghiera di fede: “Grazie Signore per avermi dato la verità della Tua Parola. Scelgo di credere che io supererò tutto perché tu hai detto così. Grazie perché mi aiuti a vincere”.
Ogni volta che ho il pensiero o il sentimento negativo “Non posso farcela”, tiro fuori il biglietto 3×5 e leggo ad alta voce il versetto e la preghiera (“La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio”) e mi concentro su quello che dico. Magari avrò ancora quel pensiero e sentimento dopo aver letto il biglietto, ma mentre ero concentrato sul testo e sulla preghiera, non ho potuto avere il pensiero negativo anche perché posso concentrarmi solo su una cosa alla volta.
Se il pensiero torna, lo faccio ancora, e ancora, e ancora, fino a che il pensiero o il sentimento negativo non scompaiono, o sono distratto da qualcos’altro che cattura la mia attenzione. E se il pensiero torna ancora, tiro fuori il biglietto e inizio di nuovo!
Capisci, è come essere in battaglia. E’ una battaglia vecchio stile, dove il nemico è allineato con spade, asce e lance. E tu sei qui coi tuoi compagni soldati. Quando il nemico avanza e inizia a combattere, se lasci la spada nel fodero, cosa ti succederà? Morirai! Cosa succederà se tirerai fuori la spada e darai un colpo al nemico e poi rimetterai la spada nel fodero? Cosa ti succederà? Morirai comunque. L’unico modo per vivere è usare la spada ogni volta che il nemico avanza.
Efesini 6:7 ci dice che “ la spada dello Spirito…è la Parola di Dio”. La maggior parte dei cristiani falliscono non perché non hanno la spada, non perchénon hanno memorizzato la spada, ma perché non sanno usarla correttamente. Dobbiamo usare la spada ogni volta che il nemico avanza. Solo allora vinceremo sul nemico.
Se cediamo ai pensieri negativi e ripensiamo al passato, abbiamo creato dei percorsi neurali forti nel nostro cervello. E’ facile per noi tornare sulla vecchia strada perché abbiamo sviluppato forti connessioni cerebrali che promuovono quel modo di pensare. E’ come essere nella giungla ed avere un percorso ben tenuto. E’ disponibile, libero, facile da seguire, e familiare. Ma se prendete la Spada dello Spirito e scegliete di pensare in modo diverso, iniziate a creare una strada nuova nella giungla.
All’inizio è molto difficile. Dovete tagliare, tagliare, tagliare perché ci sono tante foglie, arbusti e ostacoli lungo la strada. E il progresso in avanti è poco. Il cervello deve sviluppare nuove connessioni. Ci sono spine dendritiche e nuove connessioni di sinapsi che devono svilupparsi nel cervello. Se si continua con il nuovo modo di pensare, il nuovo percorso diventa sempre più facile da fare. Nel tempo, il nuovo percorso diventa la strada “facile”.
Ricordo la prima volta che mi sono reso conto di questo nella mia vita. Con la mia dipendenza, c’erano dei pensieri, pensieri negativi che erano sempre nella testa. Non riuscivo a stare un minuto senza che mi venissero in mente. Ma quando ho iniziato a usare i miei foglietti 3×5 per vincere i pensieri negativi, la battaglia è stata dura! Mi sembrava di doverli usare di continuo. Non sapevo se avessi avuto tempo di vivere la vita, lavorare o fare qualsiasi cosa, ma ho perseverato.
Mi ricordo 2-3 mesi dopo aver iniziato a usare il Meccanismo di Sostituzione, che mia moglie e io stavamo rivedendo la nostra giornata insieme, quando si era conclusa, e mi sono reso conto di una cosa fantastica. Non avevo avuto nemmeno uno solo di quei pensieri per tutto il giorno! Wow! Prima, non riuscivo a togliermeli dalla testa nemmeno per meno di un minuto.
Avevo passato un giorno intero senza nemmeno uno di quei pensieri! Ero così felice. Stavo vedendo da solo che funzionava!
Le battaglie non erano finite a quel punto. Avevo ancora mesi di battaglie davanti a me, ma riuscivo a vedere la vittoria, e questo mi dava il coraggio di andare avanti.
Un’altra cosa che ho scoperto poi è stata che i sogni rimangono indietro anni rispetto alla vita conscia. Quando stavo superando i pensieri negativi nella mia vita conscia, avevo ancora brutti sogni, come se fossi di nuovo dipendente. Ma molti anni dopo aver vinto nei miei pensieri consci, anche i sogni hanno iniziato a “schiarirsi” e a corrispondere all’esperienza conscia. Grazie a Dio!
Vi sono ancora un paio di cose che devo dirvi. Prima di tutto, vi consiglio di portarvi dietro solo tre cartoncini 3×5 o meno. Ho visto fallire questo metodo con persone con tante promesse della Bibbia scritte sopra. Se sei in una battaglia e hai centinaia di armi tra cui scegliere, potresti essere ucciso dal nemico prima di scegliere quale arma usare per l’attacco. Fai le cose in modo semplice, conosci bene le tue armi, usale spesso e sarai un soldato efficace e efficiente.
Con i tuoi foglietti 3×5, ti raccomando di seguire la Regola dei 4 secondi. La Regola dei 4 secondi è così: una volta che ti rendi conto che stai pensando un pensiero negativo, hai 4 secondi per tirar fuori il tuo cartellino 3×5 e iniziare a leggere ad alta voce il testo e la preghiera di fede. Magari sono minuti o persino ore che pensi alle cose negative senza renderti conto di quello che stai facendo, ma una volta che sei consapevole, hai 4 secondi per tirare fuori il foglio e leggere.
Un’altra bugia che io, e molti altri, abbiamo accettato è: “Nessuno mi vuole bene”. Ma cosa dice la Bibbia? “ti ho amata di un amore eterno; per questo ti ho attirata con benevolenza”.
Ogni volta che non ti senti amato, tira fuori il tuo bigliettino 3×5 e recita: “ti ho amata di un amore eterno; per questo ti ho attirata con benevolenza. Geremia 31:3”. Grazie Signore per avermi dato la verità della tua parola. Scelgo di credere che sono amato perché tu dici così. Grazie perché mi vuoi bene”. Di nuovo, ogni volta che quel pensiero o sentimento arriva, rispondi con la Parola di Dio e vincerai sempre di più ogni giorno.
Un’altra cosa per cui soffriamo è il senso di colpa. Posso avere una risposta buona o cattiva alla colpa. Una risposta buona è vedere che la colpa è specifica per un peccato particolare, e la mia risposta è confessare quel peccato, pentirmi e andare da Dio a chiedere perdono. Una cattiva risposta alla colpa è essere preso da un senso generale di colpa senza che sia legato a un peccato o a peccati specifici, e permettere a quella colpa di separarmi da Dio perché mi sento in colpa e non voglio andare da Dio e irritarlo coi miei continui fallimenti.
Se ho una colpa per peccati specifici, dovrei confessare quei peccati a Dio e a quelli che sono stati feriti. Se il peccato è privato, allora lo devo confessare privatamente a Dio. Se il peccato ha avuto ripercussioni sulla mia famiglia, confesso quel peccato alla mia famiglia. Se il peccato è conosciuto in generale da tutta la chiesa, allora lo confesso davanti a tutta la chiesa.
Poi serve il pentimento. Cos’è il pentimento? “Il pentimento deve implicare un profondo dolore per il peccato e il desiderio di rinunciarvi”. Il pentimento è un dono di Dio e non può essere generato da te o da me. Dobbiamo cercarlo da Dio. E il vero pentimento ci terrà sempre lontani dal peccato.
La colpa è un altro sentimento/emozione negativa con cui ho lottato per anni. Quella colpa mi ha portato alla disperazione, pensando di essere stato troppo cattivo per essere perdonato. Fatemi dire personalmente che la vita è miserabile quando vi sentite così. Ma è vero che sono stato troppo cattivo per essere perdonato?
Ma cosa dice la Bibbia? “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”.
Se sono colpevole, o se mi sento in colpa, posso usare la Parola di Dio per vincere. Posso fare un biglietto 3×5 e ogni volta che il pensiero o il sentimento di colpa arrivano, recito ad alta voce: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. 1 Giovanni 1:9. Grazie Signore, per avermi dato la verità della Tua Parola. Scelgo di credere che sono perdonato perché tu dici così. Grazie per avermi perdonato!”. Posso scegliere con tutto me stesso di credere a quello che dico. Posso dirti per mia esperienza personale che se metti il cuore e l’anima per vincere in questo modo, funziona!
Immersioni profonde
Sono un subacqueo che fa immersioni profonde. Dio ci dice che “getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati”. Ho chiesto a Dio di perdonarmi per il peccato commesso, ma mi sento ancora in colpa, quindi (figurativamente) nuoto sul fondo del mare e riporto a Dio il mio peccato e Gli chiedo perdono di nuovo per lo stesso peccato. E lo faccio varie volte, perché mi sento in colpa. Quello di cui non mi rendevo conto era che il perdono di Dio non dipende da come mi sento. Dipendedalla Parola di Dio e dal fatto che io mi adegui alle condizioni del perdono (confessione, pentimento, riparazione).
Penitenza
A volte siamo davvero bravi a fare penitenza. Sapete cos’è la penitenza, vero? E’ quando ci si punisce per i peccati commessi. Alcune persone si fanno davvero del male e fanno pellegrinaggi dolorosi per espiare il peccato. Ma c’è solo un’espiazione per il peccato, che è il Sangue di Gesù.
Qual è la mia forma di penitenza? Ho commesso un peccato, e allora mi sento male per questo e mi picchio sentendomi in colpa per un po’, e quando sento di essermi fatto abbastanza male, accetto allora il perdono di Dio. Ma tutto il tempo in cui mi sono picchiato, ho pagato la penitenza per i miei peccati, cercando di salvarmi con le mie opere. Non funziona mai. Potete andare da Gesù nel mezzo del peccato, accettare il Suo perdono in quel momento e allontanarvi dal peccato.
Il diario dei pensieri
Se hai troppi pensieri negativi diversi che ti frullano per la testa, e non sai quali testi usare, ti consiglio di tenere un diario dei pensieri per qualche giorno.
Porta il diario (può essere anche un semplice pezzo di carta) con te per qualche giorno e scrivi tutti i pensieri negativi che hai. Poi, categorizza i pensieri negativi. Potrebbero rientrare in paura/preoccupazione, o sentirsi non amati, o fallimento/sconfitta, o colpa/vergogna, o mancanza di valore/inadeguatezza o amarezza/rabbia ecc. Dopo aver classificato tutti i pensieri negativi, trova tre categorie che ti creano il maggior stress, o che occupano la maggior parte del tempo in cui pensi.
Poi leggi la Bibbia (serve usare una concordanza della Bibbia, o una Bibbia online o un amico che aiuti) e trova le promesse che dicono al tuo cuore l’opposto della categoria del pensiero negativo.Scrivi ogni promessa su un cartoncino 3×5 insieme a una preghiera di fede che può essere tipo: “Signore, grazie per avermi dato la verità della tua Parola. Scelgo di credere che ______________ (completa con ciò che dice la promessa della Bibbia). Per esempio, scelgo di credere che vincerò…Scelgo di credere che sono amato….scelgo di credere che sono perdonato…scelgo di credere che non ho nulla da temere….Scelgo di credere che valgo il prezzo che hai pagato per me…) perché tu hai detto così. Grazie per____________ (completa con quello che ti dice la promessa della Bibbia. Per esempio, Grazie per…avermi aiutato a vincere…perchè mi vuoi bene….mi perdoni….sei con me….mi dai questo valore…).
In che direzione va la tua vita? La nostra vita è come un treno. Il treno dovrebbe essere trainato dal motore, che rappresenta la scelta. E alla fine del treno ci sono i sentimenti. Dio guida il treno della tua vita garantendo le tue scelte. E questo ti spinge nella direzione giusta, come le scelte sottomesse a Dio. Satana però cerca di guidare il treno al contrario, manipolando i sentimenti. Manipolando i sentimenti e facendoti sentire in un modo o nell’altro, cerca di farti arrivare a una decisione. E quando può manipolarti con i sentimenti per farti arrivare alla scelta, può guidare la tua vita nella direzione in cui vuole che tu vada. Non vivere schiavo dei sentimenti.Segui Dio per scelta, indipendentemente da come ti senti.
La Legge della Mente
C’è una legge secondo cui opera la mente. E quella legge è sottolineata da Paolo “E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine…”. Messo in modo semplice, la legge dice: “Contemplando siamo trasformati”.
Per quanto sia odioso, si diventa come ciò su cui ci si concentra. Al contrario, se contempliamociò che è bello e buono, non possiamo fare a meno di diventare come ciò che contempliamo. Questo vuol dire che abbiamo l’obbligo di scegliere quello a cui pensiamo, perché cambia (letteralmente) chi siamo.
“Il fatto di essere trasformati da ciò che contempliamo è una legge sia di natura intellettuale sia spirituale. La mente si adatta gradualmente alle realtà sulle quali si sofferma e l’uomo finisce per somigliare a ciò che ama e rispetta”. “Fratelli e sorelle, è contemplando che siamo trasformati. Dimorando nell’amore di Dio e nostro Salvatore, contemplando la perfezione del carattere divino e affermando la giustizia di Cristo come nostra per fede, siamo trasformati nella stessa immagine. Non riuniamo tutte le immagini spiacevoli (le iniquità e le corruzioni, le delusioni, le prove del potere di Satana) per appenderle nei meandri della nostra memoria… Ci sono, grazie a Dio, immagini più luminose e più allegre che il Signore ci ha presentato. Raggruppiamo insieme le beate rassicurazioni del Suo amore come tesori preziosi, in modo da poterle guardare continuamente”.
Sensi e sentimenti
Separiamo per un attimo i sensi e i sentimenti. Le sensazioni sono il senso fisico della vista, dell’olfatto, del gusto, dell’udito e del tatto. Questi sono gli input. Questo è il modo in cui il mondo fisico impatta sulla tua mente.
I sentimenti, tuttavia, sono stati d’essere o reazioni emotive ai sensi e ai pensieri che vive una persona. Questi sono gli output. Ecco come reagisci e come ti senti quando reagisci.
Non si può controllare la reazione a uno stimolo. Se ti schiacci un dito con un martello, sentirai dolore. Ma puoi controllare i tuoi sentimenti, le tue reazioni emotive a quelle sensazioni o percezioni. Per esempio, se ti schiacci un dito conun martello, ti farà male. Ma non devi arrabbiarti per questo. Puoi ringraziare Dio che la ferita non è peggio di come poteva essere. Col potere di Dio puoi controllare le tue risposte.
Per controllare gli input, devi considerare quanto tempo e quanto interesse, sforzi e soldi metti sul meglio, rispetto a quanto tempo, interesse, sforzi e soldi metti sul resto. Quanto tempo passi a studiare le Scritture, leggendo materiali religiosi, pregando, aiutando gli altri o contemplando l’amore di Dio?
Paragonato a quanto tempo passi guardando la TV, i film, YouTube, o le notizie, scorrendo Facebook, Twitter, Instagram, Tik Tok, o altri social media, leggendo romanzi, rivistee altra letteratura non ispirata, ascoltando musica mondana, soddisfando i desideri dell’ego o perdendoti nel lavoro, o contemplando i tuoi problemi, i piaceri del mondo, le tue colpe o quelle degli altri, o preoccupandoti per le cose? Hai la capacità, con la grazia di Dio, di controllare il tuo ambiente e evitare input negativi o pericolosi.
“Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose”.
Ma possiamo controllare anche gli output. Tu non sei schiavo dei tuoi sentimenti. Puoi scegliere come reagire. L’allegria è una scelta, non il risultato di circostanze allegre. La gratitudine è una scelta, non il risultato di cose belle che ti sono successe. Ci è stato spiegato: “In ogni cosa rendete grazie, perché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”. Se non fosse possibile, Dio non ce lo chiederebbe.
“Vivere in Cristo non significa avere manifestazioni estatiche, ma vivere serenamente, con fiducia. La vostra speranza è riposta in Cristo e non in voi stessi; la sua forza si sovrappone alla vostra debolezza, la sua sapienza alla vostra ignoranza e la sua potenza nasconde la vostra fragilità. Non dovete vivere in funzione di voi stessi, soffermarvi sulla vostra condizione; pensate al Cristo, e confidate nel suo amore, contemplate la bellezza e la perfezione del suo carattere, lo spirito di abnegazione, le umiliazioni subite, la sua purezza e santità. Solo amando il Cristo, imitandolo e dipendendo completamente da lui è possibile essere trasformati fino ad assomigliargli”.
Quindi cosa dici? Ti fidi di Dio? Sottometterai tutti i pensieri alla Sua volontà? Rimpiazzerai i pensieri negativi con la verità della Sua Parola e li vincerai con la Sua potenza?
Nel processo doloroso del perdono, quando metterai in pratica il compito arduo di sottomettere ogni pensiero all’obbedienza di Cristo, quando farai fatica nella Forza del Signore fino ad avere successo, sii speranzoso e fedele, perché “è fedele colui che ha fatto le promesse”. Non ti deluderà. Sembrerà un compito impossibile, ma Dio è il Dio dell’impossibile.
7. Amare gli altri
Dobbiamo trattarli con amore. Dobbiamo pensare a loro in modo amorevole. Dobbiamo parlare con loro con amore nella voce. Dobbiamo trattarli con amore, scegliendo di sacrificarci per loro e per il loro bene. E questo è quello che succede quando lo Spirito Santo vive la sua vita con noi, quando operiamo con il cuore di Dio di amore divino. Possiamo cercare di essere portatori di amore di Dio per loro. Di nuovo, non creiamo l’amore, solo Dio può farlo. Quindi, dobbiamo andare da Lui per prendere da Lui il Suo amore, in modo che possa fluire verso gli altri attraverso di noi.
Ci può aiutare ricordare che hanno fatto male a Gesù, non a noi. Quando andiamo alla croce e accettiamo lo scambio divino per conto nostro, diventa il passato di Dio e noi siamo liberati da quel peso, da quel bagaglio. E proprio come qualcuno che provvede ai prigionieri nel ministero in prigione, possiamo amarli, perché non hanno fatto nulla a me. L’hanno fatto a Gesù.
Per evidenziare cos’è il vero amore, cito il pastore Mark Finley:
“All’inizio degli anni Novanta, uno degli eventi più orribili della storia del mondo è stato il genocidio in Ruanda degli Hutu e dei Tutsi. In quel genocidio sono state uccise un milione di persone in meno di nove mesi. Quando è iniziato il genocidio, c’erano 370.000 avventisti del settimogiorno in Ruanda. Quando è finito, ne erano morti 100.000. In sei mesi erano stati uccisi 100.000 avventisti non perché fossero avventisti, ma perché erano parte di una tribù minoritaria. In anni recenti, ho viaggiato in Ruanda in varie occasionie ho parlato in grossi stadi. Ci sono ora in atto processi per condannare gli assassini. Quando ci siamo andati, ho parlato con il Presidente dell’Unione, Aman Rutilinga, e gli ho detto: “Pastore Rutilinga, conosceva qualcuno che è morto nel genocidio?”. Mi ha risposto: “Pastore Mark, ero a predicare il giorno che la radio ha annunciato: ‘Tagliate gli alberi alti’ e quando c’è stato quell’annuncio, ‘tagliate gli alberi alti’, decine di migliaia di soldati, per la maggior parte giovani con machete, sono corsi per le strade uccidendo tutti i Tutsi che riuscivano a vedere. Sono state uccise talmente tante persone che i corpi erano ammassati per le strade e arrivavano i cani a mangiarli. Sono state uccise talmente tante persone che migliaia di corpi sono stati gettati nel fiume, e il fiume era bloccato dai cadaveri”.
Il pastore Rutilinga, Presidente dell’Unione, stava predicando, quando sono arrivati i soldati nella chiesa che hanno portato via sua moglie, i suoi figli, e i suoi tre nipoti, e li hanno uccisi fuori dalla chiesa quel giorno.
Ho parlato con il Presidente della Conferenza: “Hai perso qualcuno?”. Mi ha detto: “Sì”. Ho chiesto: “Chi hai perso?”. Mi ha risposto: “Ho perso mia moglie e i miei sette figli”. Ho parlato con il mio autista: “Hai perso qualcuno?”. “Sì, ho perso 47 membri della mia famiglia. Sono l’unico sopravvissuto”.
Parlando con loro, il pastore Aman Rutilinga mi ha detto: “Mark, voglio che incontri una donna, e quando l’avrai incontrata, la tua vita sarà cambiata per sempre. Si chiama Adelle Selfu”.
Quindi, siamo saliti sulla jeep, e abbiamo preso una strada sterrata in campagna fuori da Kigali in Ruanda. E, mentre andavamo, il pastore Rutilinga mi ha raccontato la sua storia. Questa donna era con suo marito quando erano arrivati gli assassini, e gli aveva tenuto la mano mentre loro gli avevano aperto la testa con un machete, e lo avevano colpito al collo, uccidendolo. Era presente. E il pastore Aman Rutilinga disse: “Mark, credo ti racconterà la storia”.
Quando sono entrato a casa sua, ho visto una foto del marito pastore avventista del settimo giorno appesa al muro, e come segno di rispetto, mi sono avvicinato e l’ho guardata. E ho pensato a come sarebbe stato tenere la mano di mia moglie con qualcuno che mi correva incontro e l’orrore che l’avrebbe assalita se mi avessero aperto in due la testa con un machete.
Quando ci siamo seduti, abbiamo parlato un po’ del più e del meno, e la signora Selfu è entrata nella stanza. E ho affrontato il discorso con molta attenzione. Ho detto: “Sorella Selfu, so che era con suo marito quando i soldati lo hanno attaccato e ucciso. Dev’essere molto dura parlarne, ma vorrebbe condividere la storia con me?”.
Ha iniziato a piangere, e ha detto: “Pastore, la racconterò. Avevamo saputo che i soldati si stavano avvicinando sempre di più al nostro villaggio. Siamo scappati con altre 45 persone nella cantina della nostra chiesa cattolica. Pensavamo fosse un nascondiglio. Magari sarebbero passati oltre la chiesa. Mentre eravamo in cantina, sono arrivati i soldati coi machete. Hanno iniziato a colpire, colpire, colpire. In realtà c’erano 60 persone nella stanza. 45 sono morte immediatamente”.
Mi ha detto: “Io tenevo la mano a mio marito, e qualcuno è arrivato con un machete e l’ha colpito in testa, e mi è arrivato addosso il sangue che veniva dalla sua testa”. Mi ha detto: “E’ stato orribile, pastore. E poi la persona ha preso il machete e mi ha colpito in testa”.
Si è tirata indietro i bellissimi capelli neri e ho visto una cicatrice che partiva dall’attaccatura dei capelli e correva per tutto il centro della testa. Mi ha detto: “Pastore, poi mi hanno colpito al polso, cercando di tagliarmelo”. Sollevò il polso. Era a penzoloni. Mi ha detto: “Pastore, poi mi hanno colpito alla spalla”. E si è tirata indietro un po’ il vestito, ho visto la cicatrice sotto la spalla. Mi ha detto: “Mi hanno lasciata pensando fossi morta, e il mio corpo è rimasto in mezzo a corpi morti per tre giorni. Alla fine dei tre giorni, i soldati erano andati oltre…quindi sono arrivati i membri del villaggio per seppellire i morti. Qualcuno, prima di seppellirmi, mi ha sentito il polso, e c’era ancora. Quindi, mi hanno preso. Ero incosciente. Hanno iniziato a curarmi. Pastore, sono stata dentro e fuori dagli ospedali per tre anni.
A quel punto, le forze fuori dal Ruanda che venivano dal Congo hanno combattuto per rientrare, hanno liberato il paese e costruito 18 prigioni per gli assassini. Hanno messo in prigione 180.000 persone”.
La signora Selfu ha impiegato tre anni per rimettersi in salute, ma a quel punto il paese era tornato stabile. E mi ha detto: “Ho preso la decisione che la morte di mio marito non sarebbe stata vana. Avevo nel cuore la certezza che Gesù Cristo sarebbe tornato, e che quello che avrebbe voluto mio marito sarebbe stato andare a testimoniare agli assassini.
Quindi, pastore, c’è una prigione non lontano dal villaggio, e sono diventata la madre di quella prigione. Andavo e portavo coperte in prigione per le notti fredde. Andavo a portare cibo in prigione. Ho iniziato a studiare la Bibbia con i prigionieri. Erano assassini.
Un giorno, Pastore, ero in prigione. Un giovane è caduto ai miei piedi e ha iniziato a baciarli. E ho guardato la sua faccia, e mi ha detto: “Ti ricordi di me?”. E lei ha risposto: “Vorrei togliermi quella faccia dalla testa. Era il giovane che ad appena 20 anni aveva tagliato a metà la testa di mio marito. Era lui quel giovane. Non sapevo fosse in quella prigione. Non pensavo che l’avrei rivisto. Era il giovane che mi aveva fatto la cicatrice in testa e mi aveva fatto così tanto male. E mi ha detto: “Mi perdoni?”.
E lei ha risposto: “L’ho tirato su e l’ho abbracciato”. E ha detto: “Ti perdono”. Pastore, ho studiato la Bibbia con lui per sei mesi. Pastore, si è alzato davanti a tutta la prigione e abbiamo riunito tutti i prigionieri in cortile il giorno del suo battesimoe ha confessato il suo peccato. Pastore, l’abbiamo battezzato. Ora, pastore, ha ricevuto l’amnistia dopo alcuni anni ed è uscito di prigione. Ed ecco il problema. Suo padre e sua madre sono stati uccisi nel genocidio. Non aveva un posto dove stare. Pastore, l’ho adottato come fosse mio figlio. Vorresti incontrarlo?”.
Il mio cuore batteva. Perle di sudore mi bagnavano la fronte. Ho guardato la foto del pastore che era stato ucciso da quell’uomo. Ho pensato che stava per entrare un assassino dalla porta, ed è entrato Luis. Un sorriso gentile sul volto, occhi che brillavano. E la signora Selfu l’ha abbracciato, e ha detto: “Mi permetti di presentarti mio figlio adottivo”. Ha aggiunto: “Un giorno, quando verrà Gesù, tutte le sofferenze avranno un senso. Un giorno, quando verrà Gesù, tutto il dolore nel cuore avrà un senso. Un giorno, quando verrà Gesù, tutti i pesi avranno un senso. Un giorno, quando verrà Gesù, il passato non ci sarà più”. Ha aggiunto: “Quello che mi ispira è guardare avanti. Gesù verrà di nuovo”.
C’è qualcosa nel tuo cuore ora che deve essere sistemato? Hai dell’amarezza? C’è un peccato segreto nella tua vita? Se Dio è riuscito a trasformare Adelle Selfu, se Dio ha preso quella donna e le ha tolto l’amarezza e la rabbia dal cuore, Dio può operare miracoli nella tua vita.
La Legge e il cuore
La Legge della Vita, che è il prendere per dare, viene solo da un cuore che è trasformato dalla grazia di Dio. Viene solo dal cuore di Dio, ricreato in noi. Questa Legge della Vita è in perfetta armonia con i 10 comandamenti, la trascrizione del carattere di Dio. E solo chi ha il cuore che opera sotto la Legge della Vita, solo chi opera secondo l’amore divino può osservare la legge.
Se vivo secondo il vecchio cuore peccatore, se vivo secondo l’amore umano del dare per ricevere, se sono ferito da quello che gli altri mi fanno perché penso che sia mio, non posso osservare la legge di Dio, perché la Sua legge può solo essere osservata con amore divino.
Se cerco di obbedire ai miei genitori per avere una vita lunga, non posso farlo con il cuore umano. Se cerco di mantenere puri i miei pensieri e evitare desideri lussuriosi, non posso farlo con un cuore umano. Se cerco di essere contento di quello che ho e di non desiderare ciò che ha il mio vicino, non posso farlo con il cuore umano. E se cerco di santificare il Sabato del quarto comandamento, non posso farlo con il cuore umano.
Se non siamo dal lato giusto dell’equazione e non operiamo con l’amore divino, non possiamo osservare nessuno dei comandamenti. E’ solo con la fede nei meriti di Cristo, è solo la fede nel Suo sacrificio di espiazione, è solo la fede che porta ad affidarmi completamente a Dio e a permettere allo Spirito Santo di prendere il controllo della mia vita e mettere il cuore di Dio dentro di me e darmi l’amore divino. Con quel cuore nuovo, posso finalmente obbedire ai comandamenti di Dio, perché è Lui che vive dentro di me secondo la Sua volontà e fa come crede. Solo allora il peccato smette di essere la realtà della mia vita, e divento la giustizia di Dio.
Come faccio a sapere da che parte dell’equazione sono? Se penso che è mio. Se sono ferito personalmente da quello che fanno gli altri. Se do per avere indietro, con certe condizioni, investendo con aspettative di ritorno; allora tutto quello che faccio non è nulla, perché vivo con il vecchio cuore peccatore. Ma, se riconosco che non è mio, che tutto quello che ho, tutto quello che posso fare, e tutto quello che sono è di Dio, se non sono ferito personalmente da quello che fanno gli altri, se trovo gioia nel dare e vado sempre da Dio per attingere dal Suo amore, per darlo agli altri, se produco il frutto della vite di Dio, allora vivo secondo il cuore di amore divino di Dio.
Amore e Libertà
Prendiamo in considerazione ora, per un minuto, l’interrelazione tra amore e libertà. L’amore umano opera in modo prevedibile. Come esseri umani, quando siamo molto interessati a qualcuno, cerchiamo di controllarlo di più. Il forte interesse porta a poca libertà (molto controllo). Ma se abbiamo poco interesse in qualcuno, non cerchiamo di controllarlo. Gli diamo molta libertà.
Per esempio, se cammini per la strada e un estraneo fuma una sigaretta, probabilmente vai oltre senza commentare. Ma se è tuo figlio di 14 anni che sta fumando, probabilmente andrai da lui, lo prenderai per un orecchio, butterai per terra la sigaretta, lo riporterai a casa e lo chiuderai in camera per un mese. Ricorda, dobbiamo controllare le nostre fonti per “tutelare” i nostri interessi, tutelare le fonti d’amore. Lo facciamo anche con Dio. Ci sono modi in cui cerchiamo di controllare anche Lui. Cerchiamo di fare questo o quello, di comportarci in questo modo o in quello, in modo da manipolare Dio per fare questo o quello per noi. Cerchiamo di barattare con Lui, offrendoGli qualcosa (la decima, le offerte, il tempo, il servizio, il comportamento ecc.) per avere qualcosa in cambio (perdono, accettazione, appartenenza, sicurezza ecc.).
A volte, Lo vediamo come il genio della lampada. Se abbiamo la giusta fede, e quindi se sfreghiamo la lampada nel modo giusto, allora Dio farà quello che vogliamo. La fede, tuttavia, non è la mano che muove Dio per fare quello che voglio io. E’ la mano che accetta da Dio quello che Lui vede come il meglio, che mi piaccia o no.
L’amore divino funziona in modo diverso da quello umano. L’amore divino mantiene il massimo interesse permettendo libertà totale.
Alcuni di voi probabilmente hanno mangiato una merendina in passato. Magari tutta la scatola. Le merendine fanno bene? Cosa ne dici di una merendina ben fritta? Ti fa bene? Certo che no! E lo sai prima di mangiarne una? Certo.
Dio sa cosa non è salutare per te? Certo che lo sa. Sa che contribuirà a farti morire prima ? Certo. Ma Dio si prende la merendina e te la toglie di mano, ti prende per l’orecchio e ti trascina a casa e ti sgrida perché stavi per mangiare una merendina? O ti permette di mangiare ciò che vuoi? Ti permette di farlo.
Ti ama infinitamente, ma rispetta la tua libertà. Non ti forzerà a fare nulla di buono, e non ti impedirà di farti male. Ti puoi uccidere lentamente o velocemente, se lo decidi. Rispetterà la tua scelta.
Potrebbe parlare alla tua coscienza e ragionare con te e cercare di convincerti a cambiare idea, ma non ti forzerà a fare ciò che è giusto. Capisci, l’amore esiste nel quadro della libertà, e perché l’amore si mantenga, anche la libertà deve mantenersi. Tu non sei la fonte di Dio, e Lui non dipende da te. Ma per darti la libertà di amarLo in cambio (perché Lui ti ama), ti deve dare totale libertà di sceglierLo…o di scegliere altro. Siccome ti ama così perfettamente, ti dà totale libertà di distruggerti, se scegli di farlo.
L’amore di Dio, l’amore vero, dà perfetta libertà di scegliere tra il bene e il male. Ma quando tu e io cerchiamo di controllare gli altri, operiamo al di fuori dell’amore. E siccome siamo stati creati a immagine di Dio, siamo stati creati per pensare ed agire come Dio, e il nostro corpo è stato creato per rispondere perfettamente all’amore. Ma quando controlliamo gli altri, operiamo al di fuori dell’amore, e il risultato è un danno all’anima e al corpo. Non possiamo mantenere un adeguato funzionamento se operiamo al di fuori del contesto dell’amore.
E questo vale anche quando cerchiamo di controllare gli altri per il loro bene. Crediamo che una cosa sia giusta, e vogliamo che le persone che amiamo facciano cose giuste, quindi cerchiamo di controllarle perché facciano ciò che è giusto in modo da essere nel giusto. Lo facciamo però per motivi egoistici. Loro sono la nostra fonte e vogliamo che siano una fonte migliore per noi, quindi cerchiamo di fare in modo che corrispondano a quello che pensiamo sia buono. E quando non corrispondono, siamo frustrati e arrabbiati e magari cerchiamo di controllarli in modo diverso o con maggior forza in futuro, affinché si adattino e uniformino. Coloro che sono i nostri tesori più grandi sono quelli che cerchiamo di controllare di più.
Ma cerchiamo anche di controllare gli altri su temi o principi che ci sono cari. Controlliamo gli estranei che non sono fonti se si tratta di un tema o un principio di cui siamo appassionati. Le nostre azioni sono sempre motivate dall’egoismo, e il risultato è il tentativo di controllare gli altri.
Questa propensione egoista, umana, se non viene controllata ci porta non solo a limitare la libertà di chi non si adatta alle nostre idee di ciò che è giusto, ma a distruggerli se si rifiutano di conformarsi ai nostri ideali. Questo è il fondamento dell’erosione della libertà religiosa, e si vedrà sempre di più in questo paese nei prossimi anni.Saranno rimosse le libertà americane, saranno imposte restrizioni, e aumenteranno le pene per chi non si adegua. E alla fine ci sarà la pena di morte per quelli che non seguiranno gli ideali nazionali di ciò che è giusto o sbagliato, anche se quegli ideali sono in diretta opposizione con la Parola di Dio.
Guardando Dio e il Suo amore e la perfetta libertà con cui opera, non dico che la libertà vera stia nello scegliere quello che voglio e andare in qualsiasi direzione io voglia.
La vera libertà si trova solo nel contesto dei confini, i confini della legge di Dio.
“La vera libertà e la vera indipendenza si trovano nel servizio verso Dio. Il suo servizio non ti metterà nessuna restrizione che non aumenti la tua felicità. Adattandoti alle Sue richieste, troverai pace, felicità, e gioia che non potrai mai avere in un cammino di peccato e licenze selvagge. Studia bene dunque la natura della libertà che desideri. E’ la libertà dei figli di Dio, l’essere libero in Cristo Gesù? O chiami forse libertà indulgere egoisticamente alle passioni di base? Una libertà del genere porta con sé i peggiori rimorsi, è il legame più crudele”.
E guardando Dio e il Suo amore e poi la perfetta libertà con la quale opera, non dico che l’amore di Dio permette che accada il male senza conseguenze. Ci sono delle conseguenze. Ci sono sempre delle conseguenze.
E’ una legge divina che “ciò che l’uomo semina, quello pure raccoglierà”. E questa stessa legge mostra che: “Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina generosamente mieterà altresì abbondantemente”. Ci sono conseguenze per le decisioni che prendiamo.
Come fa Dio a educare i Suoi figli peccatori e ribelli? Non evitando che facciano cose sbagliate. Insegnerà loro, li educherà, li metterà in guardia, ragionerà con loro, farà esempi di altri che hanno preso le stesse decisioni sbagliate, in modo da dare le migliori informazioni con cui possano prendere le loro decisioni. Ma la decisione è loro. E Dio non lo impedirà. Ma quando la decisione viene presa, ci sono conseguenze specifiche per quella decisione. E Dio ci insegna attraverso quelle conseguenze. Hanno lo scopo di allontanarci da ciò che è sbagliato e portarci di nuovo verso ciò che è giusto.
Ricorda, Lui è il buon pastore, che cerca le pecorelle smarrite per riportarle a casa con amore. Le conseguenze non hanno lo scopo di punire o abbandonare. Servono per redimere e ricostruire.
Per tutelare la libertà, dobbiamo eliminare gli standard? No. Dio mantiene la libertà perfetta e allo stesso tempo si attiene a standard elevati. Dio ci dà la libertà di seguire o infrangere quegli standard, ma ci sono conseguenze se si osservano (conseguenze positive) o si infrangono (conseguenze negative) quegli standard.
Ogni persona, famiglia, organizzazione, e governo deve avere degli standard che i suoi membri devono rispettare; e quegli standard devono essere insegnati, si deve incoraggiare l’obbedienza e far punire la violazione. Ma attenzione, far rispettare attraverso le autorità designate (genitori, chiesa, polizia ecc.).
La libertà non è eliminare gli standard o impedire che siano rispettati. La libertà è permettere che ogni individuo abbia la libertà di obbedire e godere delle benedizioni dell’obbedienza o disobbedire e subire le conseguenze della disobbedienza. Ciascuno deve fare una scelta, decidere se obbedire o disobbedire, seguire o non seguire.
Nella vera libertà, l’autorità farà rispettare le conseguenze di chi infrange il principio, ma senza motivazioni egoistiche. Farà rispettare le conseguenze per il beneficio del trasgressore (per motivarlo a obbedire e a limitare il peso del peccato nella vita del trasgressore) e per il beneficio degli altri (per motivare gli altri a obbedire usando il trasgressore come esempio e tutelando gli altri da ulteriori violazioni simili).
Il Peccato e la Grazia
C’è un rapporto tra peccato e grazia che forse non abbiamo considerato molto. Pecchiamo per la grazia di Dio. Cosa vuol dire? Cosa significa? Secondo quale potere vivi? Chi ti dà il potere di parlare e muoverti e fare quello che fai? Dio. Quindi, col potere di chi pecchi? Col potere di Dio. Se Lui smettesse di darti potere, moriresti. Quindi ogni volta che qualcuno stupra, lo fa con che potere? Di Dio. Ogni volta che qualcuno uccide, lo fa con che potere? Di Dio. Ogni volta che qualcuno fa male a qualcun altro, con che potere lo fa? Di Dio. E Dio ne è felice? No!
Ci dice in Isaia 43:24 “Non mi hai comprato con denaro la cannella e non mi hai saziato col grasso dei tuoi sacrifici. Invece tu mi hai gravato con i tuoi peccati, mi hai stancato con le tue iniquità”. Dio si è impegnato a mantenere vita e potere a chi pecca, in modo da poterci dare la possibilità di vedere il Suo amore e affidare le nostre vite a Lui e essere salvati per l’eternità. Ma mentre ci mantiene in vita, Lo usiamo per peccare. Dio odia il peccato. Odia del tutto il peccato, perché è l’opposto di tutto quello in cui crede. Ma è secondo la Sua grazia che pecchiamo.
Agenti Morali Liberi
Vedi, siamo agenti morali liberi. Dio ci ama infinitamente. E ci ha creati con la capacità di amarLo in cambio. Ma l’amore non è amore se è involontario. Deve essere volontario per essere amore. L’amore ha bisogno di libertà di scelta. E la libertà di scelta è la libertà di volontà, la possibilità del servizio o la possibilità della ribellione.
La volontà difatti è l’unica cosa che ci appartiene. E solo sull’utilizzo di essa saremo giudicati. L’amministratore deve essere libero di esprimere la sua volontà male ed amministrare male. Per preservare la capacità di amare, Dio deve anche preservare la capacità di essere egoista, di fare male, di distruggere.
Com’è l’Amore?
Se l’Amore è così necessario da tenere vivo, a costi così elevati, com’è l’Amore? Andiamo a prendere la Bibbia e leggiamo il “capitolo dell’Amore”, 1 Corinzi 13. Voglio partire dal versetto 4, dando la mia parafrasi del testo.
“L’amore è paziente, è benigno”. Quando vivo secondo l’amore, tutto quello che segue è vero. Non sarò esentato dalla sofferenza. In realtà, posso soffrire, e posso soffrire a lungo. E non solo, ma posso soffrire per tanto tempo ed essere gentile nella sofferenza. Con l’amore, posso soffrire a lungo ed essere gentile con chi mi causa sofferenza.
“L’amore non invidia…”, non voglio quello che hai tu, perché riconosco che è Dio la mia fonte, non tu. Sono felice che tu abbia quello che hai perché il Signore ti ha benedetto con quelle cose. Non mi servono le tue cose. Mi serve Dio.
“Non si mette in mostra…”. Non faccio cose perché le persone mi guardino, mi notino, o pensino bene di me. In realtà, evito di fare cose in pubblico che possano attirare su di me l’attenzione. La mia motivazione per quello che faccio non è quello che pensi tu. E’ quello che pensa Dio, e Lui conosce il cuore, quindi non mi serve provare nulla davanti a Lui.
“Non si gonfia…”. Non sminuisco gli altri per sentirmi più grande o più importante. Non cerco di sembrare più santo, più bello, più carino, o altro. Non mi servono bei vestiti, trucchi, gioielli, una bella auto, una bella casa, o altre cose per abbellirmi. Sono contento di come Dio mi ha fatto.
“..non ci comporta in modo indecoroso”. Non mi comporto male con chi si comporta male con me. Li tratto con pazienza, gentilezza, compassione e amore.
“…non cerca le cose proprie..”. Non cerco i miei diritti. Permetto di essere sfruttato senza ripicche o resistenza (riconoscendo che se Dio lo permette, lo fa a fin di bene, e mi darà la forza per sopportare), e io permetto a Dio di fare a modo Suo e coi Suoi tempi. “A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore”. Non cerco i miei diritti, ma faccio rispettare quelli degli altri.
“…non si irrita…”. Non mi faccio provocare. In altre parole, non ho tasti dolenti. Sai che cosa voglio dire, vero? Ci sono persone che riescono facilmente a “schiacciare tasti dolenti”. Di solito chi ci è vicino è chi riesce a farlo nel modo migliore, come i membri della famiglia. Sanno esattamente cosa dire o fare o come dirla per farci arrabbiare, sentire frustrati, arrabbiati ecc. in modo che rispondiamo negativamente. E’ una forma di controllo, e siccome siamo una delle loro fonti, devono provare a controllarci.
I tasti dolenti rappresentano le ferite emotive che non sono guarite. Fatemi fare un esempio. Ti sei appena rotto il braccio in un incidente, e vai al pronto soccorso. Ti fanno una lastra, ti mettono una benda e ti mandano a casa dicendoti di tornare il giorno dopo che l’ortopedico deve farti il gesso. Ma, andando a casa, ti ricordi che DEVI prendere una cosa in negozio in quel momento. Nel negozio, qualcuno ti viene addosso al braccio rotto e gli dici: “Attento! Nonessere goffo!”. Non ha idea che il tuo braccio sia rotto. Magari pensa: “Perché sei così antipatico?!”.
La tua risposta al fatto che ti sia venuto addosso non è per quello che ha fatto, ma è per come ti senti. Se non avessi avuto il braccio rotto, non ti saresti nemmeno accorto che ti era venuto addosso, o se te ne fossi accorto, non sarebbe stato un grosso problema. Più grande è la ferita, più facile che venga evocata una risposta e che sia esagerata. Ed inoltre, più ci sono ferite non guarite, più tasti ci sono da “schiacciare”.
Se sei una persona che risponde sempre negativamente agli altri, e non sai perché, è probabilmente perché hai sofferto per molte ferite che non sono ancora guarite. Ti serve un’esperienza personale ai piedi della croce, dove Gesù possa prendere le tue ferite e darti in cambio la sua vita senza ferite. L’amore non ha tasti, perché l’amore guarisce tutte le ferite del passato. E quando non ci sono tasti, non puoi irritarti. Quando qualcuno ti risponde male, ricorda che non sta rispondendo a te, di per sè. Sta rispondendo al suo dolore interno. Sii gentile e paziente, senza rispondere al male con il male..
“…Non sospetta il male…”. Io non penso male di te. Suppongo che le tue motivazioni per cui fai così siano pure. Capisco da dove vengono e con compassione prego per te, lavoro con te e sono paziente con te. I miei pensieri su di te sono sempre positivi.
“…non si rallegra dell’ingiustizia…”. Non provo piacere se pecchi, cadi o fallisci. La mia preoccupazione è per il tuo bene. Il peccato che commetti mi fa male, perché mi fa male per te e per quello che fa nella tua vita. Grido per te in preghiera intercedendo per te e innalzandoti davanti a Mio Padre nei cieli. E la mia più grande gioia e allegrezza è quando accogli la verità nella tua vita e quella verità ti rende libero.
“…tollera ogni cosa…”. L’amore è capace di tollerare tutto, indipendentemente da quanto sia grande o cattivo. Non c’è nulla nella mia vita, nelle mie associazioni, nella mia esperienza, che Dio non conosca e che non abbia provvisto. Dio, che è amore, può tollerare tutto e lo fa. E conoscendomi intimamente, si impegna a non permettere che mi accada nulla che non posso sopportare. Perciò, posso sopportare tutto quello che mi accade, perché è prima filtrato da Dio, e non è così grande. Con la Sua grazia, posso superare ogni situazione e tentazione. L’amore non mi lascia scuse per il fallimento perché mi dà tutto quello che mi serve per vincere.
“…crede ogni cosa…”. L’amore crede a tutte le cose che Dio ha promesso, perché io so chi è e quanto sia degno di fiducia, e questo mi è stato dimostrato nella mia esperienza personale molte volte in passato, e la mia fede è cresciuta al punto che sono felice di affidare tutto a Lui.
“…spera ogni cosa..”. L’amore ha una grande speranza, perché so che Dio è degno di fiducia e io posso sperare con fiducia in quello che ha promesso.
“…sopporta ogni cosa…”. L’amore è in grado di contrastare tutto e tutti. L’amore è la forza più grande che esiste. Non esiste un potere più grande. La forza, la coercizione, la vergogna, la colpa, le minacce, l’abuso, l’inganno, la tentazione, sono tutte impotenti davanti all’amore, perché esso è infinitamente più grande di tutte queste cose. Non ci sarà mai nulla che possa logorare e superare la mia sopportazione se l’amore è il motivo e l’esperienza della mia vita. Sopporterò fino alla fine, solo per amore.
“…L’amore non viene mai meno…”. Per quello che l’amore è, e Chi è non viene meno, non può. Sarà vittorioso alla fine!
Ora, torniamo alla prima parte di 1 Corinzi 13 e leggiamo di più sull’amore. “Quand’anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo. E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla. E se spendessi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi giova”.
In Matteo 7:21-23, Egli afferma: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?”. E allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità”. Quello che abbiamo letto in 1 Corinzi 13 e qui in Matteo 7:21-23 mi dice questo: l’egoismo può fare molto bene “apparente” che ingannerà molti facendo loro credere che è la cosa reale (anche chi lo fa) quando Dio sa che non lo è.
Come può Dio dire: “Nonvi ho mai conosciuti” a coloro che apparentemente stanno lavorando per Lui? C’è una cosa che Dio riconosce, l’amore. E se non c’è amore in te e in me, se operiamo dal vecchio cuore egoista e orgoglioso, Egli non ci riconosce.
Dio ti riconosce? Se no, devi andare alla croce e rimanerci, supplicando di avere un cuore nuovo, fino a che non avrai la garanzia di averlo. Poi supplicaLo di vivere la Sua vita in te per lo Spirito Santo, per tenerti in quel cuore nuovo.
Devo ricordarmi che non è mio! E’ una sfida frequente. Siamo così abituati a trattare le cose e le persone e le relazioni come se fossero nostre mentre in realtà sono di Dio. Frequentemente ci troviamo nella situazione in cui trattiamo qualcosa o qualcuno come fosse nostro e come se ci appartenesse, e ci deve essere ricordato che non è nostro, e che dobbiamo affidare il controllo di tutte le cose al Dio che le possiede, in modo che sia Lui a fare a modo Suo. Io devo solo fidarmi di Lui e in ogni situazione farà il meglio per me. Non mi serve prendere le cose sul personale. Posso essere come il tipo delle consegne di UPS, che non è ferito da ciò che gli altri dicono o fanno, perché non c’entro io. Non è mio! Per esempio, la mia fatica spesso riguarda i bambini che non obbediscono al papà e alla mamma e non li rispettano. Quando mi sento frustrato, è perché mi sono dimenticato che non sono miei. Sono frustrato perché li vedo come figli miei, e credo che stiano disprezzando l’autorità mia o di mia moglie. E’ in momenti come questi che mi serve fermarmi un secondo e ricordare che non è mio! Sì, Signore. Sono figli Tuoi. E qualsiasi autorità io abbia è solo delegata da Te, quindi è Tua autorità. Quindi, Signore, come vuoi che risponda ai Tuoi figli usando la Tua autorità?
Quando assumo questa prospettiva, non ho più ansia nè frustrazione come prima, perché sono solo amministratore delle Sue risorse, non proprietario. Non sono la vittima, quindi non devo comportarmi da tale. E’ un’esperienza liberatoria. Ma spesso mi dimentico di questa verità, quindi devo ricordarmela di frequente.
Amore, Fiducia e Protezione
Ora, consideriamo l’amore, la fiducia e la protezione. Se io amo Dio, posso fidarmi di Lui, giusto? E se mi fido di Dio, devo proteggere me stesso? No, posso fidarmi del fatto che Lui mi protegga come crede.
In Luca 6:27-36 leggiamo: “Ma io dico a voi che udite: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano. Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano”. Il vecchio cuore non può farlo. E’ solo il cuore nuovo, ricreato dall’amore e dalla grazia di Dio che può rispondere con amore a chi ti odia, ti maledice, e ti maltratta. Non sbagliatevi, pensando che se avete amore, sarete amati da tutti.
L’amore, il vero amore, è odiato da tanti. Molti ti considereranno loro nemico. Ma tu non considererai nessuno di loro come nemico.
“Se qualcuno ti percuote su una guancia”, percuotilo anche tu? Dagli un bel colpo di karate? Difenditi? La risposta naturale è difendersi, non permettere che qualcuno si avvantaggi di te. Solo con la forza di Dio posso permettere che qualcuno si avvantaggi di me, e poi che si avvantaggi di nuovo di me. Perché dovrei farlo? Dio mi circonda con la Sua presenza, e nulla può arrivare a farmi male, a meno che Lui non dia il permesso. Quindi, se qualcuno mi dà un pugno in faccia, l’unico modo in cui può farlo è se Dio glielo permette. E se Dio glielo permette, è perché servirà per il suo bene, e mi darà la forza di sopportare.
Non devo proteggermi. Non devo temere il male. Posso fidarmi di Dio che si prende cura di me, perché sa qual è il mio bene. “Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra”.
“E a chi ti toglie [la casa], non impedire di prenderti anche la [macchina]”. Uno scenario comune che incontro sul lavoro è l’amarezza per il divorzio. La relazione è rovinata, entrambi non si capiscono, ed ecco il divorzio. Uno vuole avere il massimo che può, a danno dell’altro. Se sei in quella situazione, cosa ti dice questo testo? Se il tuo futuro ex-coniuge ti porta in tribunale per il divorzio, e vuole portarti via la casa, dagli anche la macchina. Nel primo caso, tu sei la vittima. Nel secondo caso, tu sei un donatore. Siamo benedetti se doniamo, non se perdiamo. Quindi, trasforma la tua perdita in un dono, e vincerai più della buona salute.
“Da’ a chiunque ti chiede; e se qualcuno ti toglie il tuo, non glielo ridomandare”. Se vieni portato in tribunale e citato in giudizio, anche se sbagli, non citare qualcuno a tua volta. Lascia che si prenda quello che vuole. Non era comunque tuo. Era di Dio. E se Lui lascia che loro lo abbiano, ti può dare di più quando saprà che è il momento giusto e ci saranno le circostanze. Paolo ci dice: “Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore». «Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere; perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene”.
“Ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro”. Questa “Regola d’Oro” sarà la nostra regola quotidiana, quando ci sarà l’amore al comando nel nostro cuore. Saremo preoccupati per gli altri, non per noi stessi. Faremo il possibile per mostrare agli altri l’amore di Dio. Il nostro desiderio sarà per loro e per la loro salvezza, anche se ci trattano in modo terribile. Ecco com’è l’amore.
“Ma se amate coloro che vi amano, che merito ne avrete? Poiché anche i peccatori amano coloro che li amano. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Poiché i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro dai quali sperate di riavere, che merito ne avrete? Anche i peccatori prestano ai peccatori, per riceverne altrettanto”. L’egoismo assomiglia all’amore, per parte del tempo. Ma solo l’amore può essere amore per tutto il tempo. L’egoismo può “amare”. Può “fare del bene”. Può prestare con allegria. Ma i motivi sono completamente diversi dal vero amore.
“Ma amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete i figli dell’Altissimo, perché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi. Siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso”. Questo è il Dio che serviamo. E’ amore. E questo è come funziona l’amore. Che Dio bellissimo serviamo! Voglio essere come Lui!
Questo è l’amore, amici, il vero amore. E per noi è impossibile generare questo tipo di amore. L’amore vero è divino, e io posso solo possedere questo amore se Cristo vive nel mio cuore per fede.
“…Soltanto lo Spirito di Dio dà la forza di rispondere all’odio con l’amore. Dimostrare bontà agli ingrati e ai malvagi, fare del bene senza aspettare il contraccambio sono le caratteristiche che contraddistinguono i cittadini del regno dei cieli e tramite cui i figli dell’Altissimo rivelano la loro discendenza divina”. Vuoi sapere se sei davvero figlio di Dio? Avere l’amore ne è la garanzia!
Amore & Malattia
Ora che abbiamo parlato del tema dell’amore in modo più adeguato, prendiamo di nuovo in considerazione la malattia. Nel libro “Sulle orme del gran medico” a pagina 64, viene descritto benissimo come dovremmo capire e approcciare la malattia. Si dice: “La malattia è lo sforzo della natura per liberare l’organismo da quelle abitudini di vita che violano le leggi della salute”. Questo vuol dire che la malattia è una cosa buona, è lo “sforzo della natura per liberare l’organismo…”. Va bene che l’organismo sia libero, quindi la malattia è dalla parte buona dell’equazione. Non è la malattia che fa male, è la violazione della legge della salute che fa male. Quando si violano le leggi della salute, si creano condizioni da cui il corpo cerca di liberarsi, e lo sforzo di liberarsi da quelle condizioni si chiama malattia. Poi viene detto: “Quando ci si ammala occorre capire la causa”.
Quindi quando c’è una malattia o un disturbo, il nostro primo compito è trovare la causa. Abbiamo già imparato che il 90% delle malattie hanno origine nella mente. E di quei problemi della mente, la perdita di una persona è la principale causa di malattia.
Se vivo con il vecchio cuore di amore umano, che dà per ricevere, vivo costantemente in perdita, perché non ho ricevuto, non ho ricevuto abbastanza, o mi hanno portato via i miei tesori. Non posso controllare quelle perdite, perché dipendo dagli altri affinché diano o ricevano e non posso controllare se qualcuno mi rifiuta o muore. Quella perdita accumulata porta a una malattia fisica nel corso del tempo. E più è grande la perdita percepita, più è rapido e grave il declino fisico.
Ma se vivo secondo il cuore di Dio, che opera con amore divino, che è prendere per dare, allora la mia unica perdita è se tengo il Suo amore per me stesso. Altrimenti, non sarei in perdita e tutte quelle cose che hanno contribuito alla mia degenerazione fisica non lo fanno più, perché non fanno più parte dell’equazione. Quindi, se non c’è più perdita nel cuore nuovo, allora non c’è più contributo alla malattia da quella fonte. E se la causa è rimossa…l’effetto cessa, a meno che Dio non abbia altri piani.
Che cuore ho?
Quindi, se le mie perdite personali hanno così tanto a che fare con la mia salute fisica, e se le mie perdite dipendono dal cuore che ho, come so che cuore ho? Ci sono varie cose che differenziano il cuore vecchio da quello nuovo.
-Il cuore vecchio dà per ricevere, mentre il cuore nuovo prende per dare.
-Il cuore vecchio investe negli altri, mentre il cuore nuovo dà agli altri.
-Il cuore vecchio vince o ottiene ricevendo dagli altri, mentre il cuore nuovo vince o ottiene donando.
-Il cuore vecchio è in perdita quando non riceve, quando non riceve abbastanza, o quando gli viene portato via il tesoro, mentre il cuore nuovo è in perdita solo se si tiene per sé quello che ha preso da Dio.
-Il cuore vecchio crede che sia mio, mentre il cuore nuovo è consciente che NON è mio.
-Il cuore vecchio crede che io lo possiedo, mentre il cuore nuovo crede che io NON possiedo, ma amministro soltanto.
-Il cuore vecchio crede che io so produrlo, mentre il cuore nuovo è consapevole che NON so produrlo.
-Il cuore vecchio crede che io sia mio, mentre il cuore nuovo crede che io non sia mio.
-Il cuore vecchio è impaziente e arrabbiato se qualcuno sbaglia, mentre il cuore nuovo soffre per le persecuzioni ed è gentile mentre soffre.
-Il cuore vecchio vuole che gli altri abbiano, mentre il cuore nuovo non invidia.
-Il cuore vecchio fa cose per essere notato dagli altri, mentre il cuore nuovo non mette in mostra se stesso e la sua teorica bontà.
-Il cuore vecchio cerca di farsi vedere meglio di quello che è, mentre il cuore nuovo non si gonfia, e riconosce la sua bontà solo in Cristo, non in se stesso.
-Il cuore vecchio è maleducato con chi è maleducato con lui, mentre il cuore nuovo non si comporta male con nessuno, indipendentemente da come viene trattato.
-Il cuore vecchio cerca sempre di proteggere i suoi diritti, mentre il cuore nuovo non cerca i suoi diritti. Invece, cerca i diritti degli altri, e il diritto di Dio.
-Il cuore vecchio si arrabbia o si sente frustrato quando gli altri sbagliano, mentre il cuore nuovo non si irrita.
-Il cuore vecchio suppone o sospetta il male negli altri, mentre il cuore nuovo non pensa male degli altri. Presume che gli altri facciano quello che fanno per i migliori motivi.
-Il cuore vecchio è felice se il nemico cade, perché lo fa sembrare migliore, mentre il cuore nuovo non si rallegra dell’iniquità o dei peccati e delle mancanze degli altri.
-Il cuore vecchio ama ascoltare e partecipare ai pettegolezzi e alle chiacchiere, mentre il cuore nuovo si rallegra della verità e si rallegra quando la verità rende liberi gli altri.
-Il cuore vecchio non sopporta quando ___________________ (riempi tu lo spazio), mentre il cuore nuovo sopporta tutte le cose che arrivano. Il cuore vecchio non riesce a credere a _________________ (riempi tu lo spazio), mentre il cuore nuovo crede a tutto quello che Dio ha detto, indipendentemente da ciò che affronta.
-Il cuore vecchio si sente senza speranza rispetto a certe cose di tanto in tanto, mentre il cuore nuovo spera in tutte le cose che sono state promesse.
-Il cuore vecchio si fa vincere facilmente dalla tentazione e dalla prova, mentre il cuore nuovo sopporta tutte le cose che gli succedono.
-Il cuore vecchio ama chi lo ama, con l’amore umano, ed è gentile con lui. Anche il cuore nuovo ama…ma ama i suoi nemici, con un amore divino.
-Il cuore vecchio fa il bene a chi gli fa il bene. Anche il cuore nuovo fa il bene…ma fa il bene a chi lo odia.
Il cuore vecchio benedice chi lo benedice. Anche il cuore nuovo benedice…ma benedice chi lo maledice.
-Il cuore vecchio prega per chi è gentile con lui eamato da lui. Anche il cuore nuovo prega…ma prega per chi lo usa con disprezzo e lo maltratta.
-Il cuore vecchio fa ripicche e vendette quando è attaccato. Il cuore nuovo lascia correre, e porge l’altra guancia se ne viene percossa una.
-Il cuore vecchio dà solo quello che gli viene chiesto. Anche il cuore nuovo dà..ma dà più di quello che gli è chiesto.
-Il cuore vecchio dà occasionalmente se gli viene chiesto. Anche il cuore nuovo dà…ma dà ogni volta che gli viene chiesto e quando la soddisfazione della richiesta è definitiva.
-Il cuore vecchio fa agli altri quello che crede si meritino. Anche il cuore nuovo fa agli altri…ma il cuore nuovo fa agli altri come se fosse in loro.
-Il cuore vecchio dà nella speranza di ricevere, in modo da poter ricevere. Anche il cuore nuovo dà…ma il cuore nuovo dà senza speranza di avere nulla in cambio. E’ un dono.
-Il cuore vecchio è personalmente ferito quando gli altri non lo trattano bene, mentre il cuore nuovo NON è personalmente ferito quando gli altri non lo trattano bene.
-Il cuore vecchio è motivato dall’egoismo, mentre il cuore nuovo è motivato dall’amore.
Amore & Malattia
La malattia è sempre il risultato di un problema d’amore? Di una perdita personale? No! Ma nel 90% dei casi sì! Ricorda, ci è stato detto dallo Spirito di Profezia : “Ovunque prevale la malattia della mente. Nove volte su dieci la malattia di cui soffre l’uomo trova lì l’origine”. Quindi, il 90% delle nostre malattie hanno origine nella mente, e se la mancanza di amore divino è la fonte di quei problemi mentali, allora ha senso cercare la causa della malattia o del disturbo prima lì.
Ma non solo dobbiamo cercare la causa, Sulle Orme del Gran Medico, p. 64, prosegue dicendo: “Bisogna […] modificare le condizioni malsane”. Non basta identificare la causa della malattia, ma bisogna anche adottare uno stile di vita sano.
9. Usare i rimedi naturali, cambiare lo stile di vita
Tu ed io, in risposta all’amore di Dio per noi, dovremmo usare i mezzi che Dio ha messo nel nostro percorso per migliorare la salute del corpo. Questo include l’utilizzo dei rimedi naturali e la trasformazione dello stile di vita.
Facendo così, “we STAND for WELLNESS” (scegliamo il benessere, ndt). Wellness sta per Water, acqua, Exercise, esercizio fisico, Live temperately, vivere con temperanza, Love, amore, Nutrition, alimentazione, Environment, ambiente, che include Sunshine, sole, la nostra Thought Life, vita dei pensieri, Air, aria, Nature, natura, e Dress, abiti. Wellness include anche riposo Sufficiente e fiducia Semplice in Dio. Quindi, “we stand for wellness””!
Sulle Orme del Gran Medico, p. 64, continua dicendo “Bisogna correggere le abitudini sbagliate”. Abbiamo abitudini sbagliate su come ci vestiamo. Abbiamo abitudini sbagliate su come pensiamo. Abbiamo abitudini sbagliate riguardo l’alimentazione. Abbiamo abitudini sbagliate su cosa beviamo. E queste abitudini devono essere corrette. Dobbiamo sviluppare abitudini giuste, una scelta alla volta.
Sulle Orme del Gran Medico, p. 64, afferma: “In questo modo si aiuta la natura nel suo tentativo di eliminare le tossine e ristabilire il giusto equilibrio per l’organismo”. Usiamo l’idroterapia, le erbe, il cibo buono, l’esercizio fisico, e altri rimedi semplici e naturali per aiutarci nel processo di guarigione. Cerchiamo di espellere le impurità e lavoriamo per ripristinare le condizioni giuste, in opposizione a quelle sbagliate che erano il risultato della violazione delle leggi della salute. In caso di malattia, facciamo tutto questo.
E la Bibbia ci dà un altro metodo che possiamo usare in caso di malattia. E’ delineato in Giacomo capitolo 5:14-16. “Qualcuno di voi è infermo? Chiami gli anziani della chiesa, ed essi preghino su di lui, ungendolo di olio nel nome del Signore, e la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo risanerà; e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati. Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia”. Non trascuriamo questa ammonizione delle Scritture in caso di malattia.
Malattia e stile di vita
Perché adotto uno stile di vita sano? Dio mi ama e mi ha comprato ad un prezzo infinito. Io lo amo perché prima Lui ha amato me. E mi prendo cura del mio corpo in proporzione al prezzo che Lui ha pagato. Vivo nel modo più sano possibile per preservare il mio corpo nella miglior condizione possibile, perché il mio corpo è il Suo tempio.
Ci viene ricordato in 1 Corinzi 6:19-20 “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio”.
Ma perché obbedisco? Perché cerco la guarigione? Qual è il mio motivo? Il motivo per cui faccio ciò che faccio è altrettanto importante rispetto a quello che faccio. Obbedisco per essere guarito? No! Così funziona l’amore umano, che dà per ricevere. Io obbedisco perché amo Dio e voglio darGli il dono del servizio, come segno di gratitudine per quello che ha fatto per me. La risposta finale è vivere per l’amore di Dio, cioè prendere per dare.
Quando prendo l’amore di Dio, mi trasforma. Il desiderio del mio cuore, che è influenzato da quell’amore, è obbedire a colui che amo. E quell’obbedienza include prendermi cura del mio corpo per Cristo. Gesù ci dice: “Se mi amate, osservate i miei comandamenti”. E ci ricorda: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, è uno che mi ama”. La vera obbedienza è frutto dell’amore.
Causa ed effetto
Di nuovo, ci viene ricordata la legge di causa e effetto. La mia malattia deve avere una causa. La causa viene sempre prima che si sviluppi la malattia. Fino a che c’è la malattia, la causa o le cause secondarie sono ancora presenti. Se la causa è un problema di amore o di peccato, posso cambiare il mio stile di vita o prendere dei farmaci, ma se non rimuovo il problema di amore o peccato, ci saranno altre manifestazioni e sarò peggio di quando sono partito.
Sì, dobbiamo adottare uno stile di vita sano. Sì, dobbiamo usare rimedi naturali, semplici. Ma soprattutto, si deve identificare la causa, e rimuoverla, perché una volta rimossa la causa, l’effetto cesserà. Ma nel frattempo, applico i principi dello stile di vita, uso rimedi naturali, e elimino le tossine con vari trattamenti naturali.
Possiamo ragionare da causa a effetto perché c’è una legge che governa la causa e l’effetto.
Legge di funzionamento
Sappiamo che tutte le leggi che governano il funzionamento sono immutabili. Le leggi della termodinamica sono immutabili. La legge di gravità è immutabile. La legge della temperatura corporea, che governa a quali temperature il corpo funziona in modo ottimale, è immutabile. Non posso semplicemente decidere di agire al di fuori di quelle leggi della termodinamica o di gravità, o che vivrò bene con una temperatura di -30°C. Non importa quanto mi piacciano o no queste leggi o quanto voglia seguirle o no. Sono le leggi che governano queste funzioni.
Quindi, cosa dire della Legge della Vita? Cosa dire della legge di Dio? E’ solo una legge morale o è una legge di funzionamento? E’ una legge di funzionamento. E’ la legge che governa il funzionamento dell’amore.
Non posso semplicemente decidere che non mi piace. Non posso semplicemente decidere che la cambierò. Non posso semplicemente decidere che non la seguirò o che non si applicaa me. No, la legge è una legge di funzionamento e non si può cambiare.
E se infrango questa legge, sia in modo deliberato (trasgressione) che ignorandolo (iniquità), ci saranno delle conseguenze. Ma se osservo questa legge, per la grazia di Dio e con il cuore che Lui mi dà, ci saranno comunque conseguenze, conseguenze di vita, amore, pace e gioia.
Cosa dicono i comandamenti?
PRIMA TAVOLA
1 Io sono l’Eterno, il tuo DIO, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri dèi davanti a me.
2 Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, l’Eterno, il tuo DIO, sono un Dio geloso che punisce l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
3 Non userai il nome dell’Eterno, il tuo DIO, invano, perché l’Eterno non lascerà impunito chi usa il suo nome invano.
4 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo.
Lavorerai sei giorni e in essi farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è sabato, sacro all’Eterno, il tuo DIO; non farai in esso alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e il settimo giorno si riposò; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di sabato e l’ha santificato.
SECONDA TAVOLA
5 Onorerai tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano lunghi sulla terra che l’Eterno, il tuo DIO, ti dà.
6 Non ucciderai.
7 Non commetterai adulterio.
8 Non ruberai.
9 Non farai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
10 Non desidererai la casa del tuo prossimo; non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo»”.
Questa è la legge che governa il funzionamento dell’amore, prendere amore per darlo. E’ la legge che ci rivela come funziona l’amore e ci mostra come tutto è ordinato secondo il carattere e a immagine di Dio.
Qual è il rapporto tra Gesù e la legge? Gesù è venuto sulla terra per eliminare la legge? No! Dice: “Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento. Perché in verità vi dico: Finché il cielo e la terra non passeranno, neppure un iota o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto”. Gesù non è venuto a distruggere la legge. E’ venuto per adempierla.
Ma cosa è venuto ad adempiere? Se infrangi la legge e passi con il semaforo rosso e colpisci un’altra macchina, causando un danno a quell’altra macchina, c’è una pena per l’infrazione della legge? Sì. C’è una pena, una multa, relativa all’infrazione della legge. E qualcuno deve pagare per il danno fatto all’altra macchina. Chi deve pagare? Chi ha infranto la legge e causato l’incidente.
Tu ed io, da Adamo e Eva in poi, abbiamo infranto la legge, che è il peccato (“poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”. “Chiunque commette il peccato, commette pure una violazione della legge; e il peccato è violazione della legge”) e la pena per l’infrazione della legge è la morte (“Il salario del peccato è la morte”).
Gesù è venuto, come abbiamo già discusso, per vivere una vita perfetta incarnato nell’uomo per poterci dare un passato perfetto (che è richiesto dalla legge). Ma è anche venuto per subire per noi la pena per la legge infranta e il danno che l’infrazione di quella legge ha causato.
Se Dio avesse potuto cambiare la legge, allora Gesù non sarebbe dovuto venire a pagare la pena. La legge sarebbe semplicemente stata cambiata per venire incontro alle circostanze, e Gesù non sarebbe dovuto venire ed essere torturato a morte, dal nostro peccato più che dai romani.
Ma il fatto che Gesù sia venuto e abbia sofferto e sia morto, ci mostra che la legge non può cambiare. La legge dell’amore è la legge che rivela com’è il carattere di Dio e come si riflette nella vita delle Sue creature. E fintanto che Dio sussiste, la legge sussiste.
Ma la legge è stata inchiodata alla croce, no? Paolo dice: “E con lui Dio ha vivificato voi, che eravate morti nei peccati e nell’incirconcisione della carne, perdonandovi tutti i peccati. Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce”. Ma cosa è stato inchiodato alla croce? “il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi”. A cosa si riferisce Paolo? Si riferisce alla legge di Dio che ci rivela il carattere cioè l’amore di Dio? Si riferisce quindi alla legge che governa il funzionamento dell’amore?
Scopriamo che Paolo si riferisce a Deuteronomio 31:24-26, dove dice: “Quando Mosè ebbe finito di scrivere in un libro tutte le parole di questa legge, diede quest’ordine ai Leviti che portavano l’arca del patto dell’Eterno, dicendo: «Prendete questo libro della legge e mettetelo accanto all’arca del patto dell’Eterno, il vostro DIO, perché rimanga là come un testimone contro di te”.
Ecco un documento che conteneva gli scritti che Mosè aveva specificamente messo accanto all’arca “come testimone contro di te”. Di cosa scriveva Mosè? Non erano i Dieci Comandamenti, la legge di Dio, la legge dell’amore. Scriveva ordinamenti o patti con le relative maledizioni per chi disobbediva a Dio.
I dieci comandamenti erano messi dentro l’arca dell’alleanza, non accanto. “Poi prese la testimonianza e la pose dentro l’arca, mise le stanghe agli anelli dell’arca, e collocò il propiziatorio sull’arca”. “Nell’arca non c’era nient’altro che le due tavole di pietra che Mosè vi aveva deposto al monte Horeb, quando l’Eterno fece un patto con i figli d’Israele, dopo che questi erano usciti dal paese d’Egitto”.
Paolo espande questo pensiero: “avendo abolito nella sua [di Gesù] carne l’inimicizia, la legge dei comandamenti fatta di prescrizioni, per creare in se stesso dei due [ebrei e gentili, circoncisi e non circoncisi] un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare ambedue con Dio in un sol corpo per mezzo della croce, avendo ucciso l’inimicizia in se stesso”.
Vediamo qui che ciò che è stato inchiodato alla croce nella persona di Gesù non è la legge di Dio, che è la legge dell’amore, ma invece gli ordinamenti della legge cerimoniale, che indicavano la venuta del Messia e il sacrificio che avrebbe fatto. Quando Gesù ha vissuto una vita perfetta (l’Agnello senza macchia o colpa) ed è morto per i nostri peccati, in realtà ha adempiuto quello che il sistema sacrificale rappresentava come simbolo.
Quel sistema sacrificale non avrebbe più funzionato come stimolo per le persone per andare avanti, per fede, rivolgendosi al sacrificio che il Messia avrebbe fatto per il loro peccato, perché quel sacrificio era già stato fatto. E’ stato, quindi, inchiodato alla croce. La legge di Dio, la legge dell’amore, tuttavia non poteva essere cambiata. E’ una legge funzionale.
C’è qualcuno qui che non ha mai peccato? Tutti? Qual è la definizione di peccato? E’ la violazione della legge. Se il peccato è la violazione della legge e comunque pecchi, ci deve essere una legge da violare. Altre traduzioni dicono che il peccato è iniquità. Ciò vuol dire che il peccato è vivere o comportarsi come se non ci fosse la legge. E’ vivere o comportarsi senza considerare la legge. E’ come accelerare quando ci sono limiti di velocità chiaramente definiti, passare col rosso o con lo stop, e parcheggiare nei parcheggi per disabili quando non lo si è.
La vita e la morte di Gesù hanno fatto sì che in qualche modo andasse bene avere altri dei oltre a Dio? La Sua vita e morte hanno fatto sì che si potessero adorare idoli/immagini? Hanno fatto sì che andasse bene pronunciare invano il nome di Dio? Cosa dite di disonorare i genitori, uccidere gli altri, commettere adulterio, rubare, mentire, e desiderare? Tutte queste cose sono diventate improvvisamente ammesse perché sono state inchiodate alla croce con Gesù? No! E’ ridicolo!
Tutto il mondo cristiano può vedere che quei comandamenti sono ancora vincolanti. Ma cosa dire del comandamento che dice di ricordare, come se Dio sapesse che ci saremmo dimenticati? “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Lavorerai sei giorni e in essi farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è sabato, sacro all’Eterno, il tuo DIO; non farai in esso alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e il settimo giorno si riposò; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di sabato e l’ha santificato”.
E’ importante quale giorno Dio abbia identificato per la Sua adorazione? Importa allo sposo quale donna sposa? Ci sono la sposa e sei damigelle. Perché non sceglie semplicemente una delle damigelle e non sposa lei al posto della sposa? E’ importante? Sì che è importante! Ci sono sette giorni nella settimana. Fa differenza per Dio quale giorno ha stabilito? Il giorno che Dio ha scelto è importante per Lui e dovrebbe essere importante per noi.
Anche alla creazione, Dio sapeva che cosa sarebbe stato meglio per noi, e sapendo cosa era meglio per noi, ci ha dato il Sabato, il settimo giorno. “Pertanto il settimo giorno, DIO terminò l’opera che aveva fatto, e nel settimo giorno si riposò da tutta l’opera che aveva fatto. E DIO benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso DIO si riposò da tutta l’opera che aveva creato e fatto”.
Quindi, se io osservo nove dei dieci comandamenti? Non basta? Giacomo lo chiarisce: “Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma viene meno in un sol punto, è colpevole su tutti i punti”. Questo vuol dire che se tu ed io osserviamo nove dei dieci comandamenti, ma ne infrangiamo uno, siamo comunque nel torto, viviamo comunque come se la legge non ci fosse, pecchiamo comunque contro Dio e la Sua legge, nella sua interezza, poiché violiamo il principio dell’obbedienza.
Ricorda, il peccato è la violazione della legge. Della legge di Dio che ha l’amore come fondamento. E in molti casi, la malattia è il risultato di un problema d’amore. Il mondo è malato per il peccato, ed è nostro privilegio arrivare a Dio, avere forza dal Suo Spirito Santo, in modo che in noi Cristo possa vincere il peccato e liberarci con il Suo amore.
“Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!”.
10. (Ri) alzarsi
Il nostro decimo e ultimo punto è alzarsi o rialzarsi. Per iniziare a spiegare questo punto, andiamo a Giovanni 5:2-8 e consideriamo la storia dello zoppo alla piscina di Bethesda “Or a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c’è una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua. Perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l’acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l’acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto. C’era là un uomo infermo da trentotto anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?». L’infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina»”.
Analizziamo, passo per passo, quello che è successo nella guarigione di quest’uomo, perché questo atto di guarigione è un esempio di come Dio voglia farci avere successo.
Prima di tutto, Gesù ha dato all’uomo un ordine, di prendere il suo lettuccio e camminare. Gli è stata data un’istruzione precisa. E’ diventato consapevole di quello che ci si aspettava che facesse.
Per seguire la parola di Gesù, l’uomo ha dovuto riporre la sua fiducia in Gesù. Ha dovuto credere a Lui e a quello che diceva. Ha dovuto avere fede in Gesù e nella Sua parola.
La Bibbia ci dice che la fede funziona. Quindi, quando quell’uomo ha avuto fede in Gesù, ha agito sulla base di quella fede per cercare di realizzare quello che Gesù gli aveva ordinato di fare, anche se non era in grado da solo di svolgere quel compito.
Una volta che l’uomo ha creduto in Gesù e ha iniziato il tentativo di adeguarsi a quel comando, gli è stato dato il potere divino di poter fare davvero quello che specificava il comando. Ma solo dopo che la fede aveva agito secondo il comando, gli è stato dato il potere di portarlo a termine. E, infine, l’uomo è stato guarito mentre agiva, per fede, sul comando di Gesù.
Mentre meditiamo su questa sequenza di eventi, scopriamo perché molti di noi hanno condotto vite senza successo, anche in ambito spirituale. Ascoltiamo bugie da quando siamo nati, e siamo abituati a credere a queste bugie. Quindi, quando Gesù viene a darci il comando che va contro queste bugie, non ci fidiamo di Lui. Non crediamo che sia possibile portare a termine quello che ci chiede. E se non ci crediamo, se non ci fidiamo di Lui, se non abbiamo fede nella Sua Parola, non vinceremo mai. Prego che il resto di quello che abbiamo visto insieme nella Legge della Vita ti convinca che puoi e devi fidarti di Dio, e non di te stesso, non dei tuoi sentimenti, non delle opinioni degli altri ecc.
Un altro problema è che vogliamo una prova del potere o della guarigione prima di agire secondo il comando. Quando Gesù ha detto all’uomo di alzarsi, se l’uomo avesse detto: “Signore, fammi guarire, e mi alzerò”, cosa pensi che sarebbe successo? Non sarebbe stato guarito. Ha dovuto agire per fede sulla base del comando, e quando ha fatto così, sono arrivati potere e guarigione. Lo stesso vale per noi. Se aspettiamo fino a che ci sentiamo abbastanza forti o ci sentiamo guariti e sani prima di iniziare a fidarci di Dio e ad agire secondo le promesse e i comandi di Dio, non agiremo mai secondo quanto dicono. E se non agiremo mai secondo quanto dicono, non ci daranno mai nulla di buono. Rimarremo malati, impotenti, e sconfitti.
Quindi, alzarsi è un atto di fede, rispondendo al comando o alla promessa di Dio, facendo lo sforzo di portare a termine quello che ci è stato comandato o promesso, e avendo il potere da Dio proprio in quell’atto per portare a termine quello che è stato comandato o promesso.
Imparare a camminare
Quindi come percepiamo la caduta? Diciamo che ti sei, per fede, alzato dal tuo stato di peccato e sei dalla parte giusta. Ma poco dopo, cadi di nuovo. Cosa fai? Molti di noi, io incluso, siamo abituati a piangere, arrabbiarci, fare un capriccio da adulti, rimanere per terra, e rifiutarci di alzarci. Ma come fa un bambino a imparare a camminare?
I bambini sono molto scoordinati. All’età circa di 9-10 mesi iniziano a tirarsi in posizione eretta vicino ai mobili o altri oggetti stabili. Poi passa il tempo e imparano a fare dei passetti, tenendosi ai mobili. Ma un giorno, lasciano la presa e attraversano la stanza per prendere un oggetto che vogliono e accade una cosa incredibile. Fanno un passo! E cosa succede subito dopo il passo? Cadono!
E come reagiscono i genitori? I genitori sono entusiasti del fatto che loro figlio abbia fatto il primo passo! Si arrabbiano col bambino e lo sculacciano e gli dicono cose orribili perché è caduto? No, è ridicolo. I genitori sanno che il bambino, imparando a camminare, cadrà tante volte. Sono fortemente felici che il bambino faccia i primi passi e impari a camminare!
Ma per la maggior parte del tempo pensiamo che Dio sia un Dio arrabbiato. Crediamo che Dio cerchi ogni occasione per trovare una colpa in noi per poterci condannare. Crediamo che ogni volta che cadiamo, sia arrabbiato e deluso da noi. Ma non è assolutamente così.
Egli è il Buon Pastore alla ricerca delle pecorelle smarrite. E’ la donna che spazza la casa alla ricerca della moneta perduta. E’ il padre che fissa l’orizzonte ogni giorno, aspettando il ritorno del figliol prodigo. E sa che in questo mondo, imparare a camminare vuol dire sempre cadere. Non è un problema per Dio che cadiamo. Ha già pagato il prezzo di ogni caduta, sulla croce. Ha già sofferto la pena per ogni peccato. Conosce già ogni caduta prima ancora che accada e l’ha già messa in conto.
Ci è stato detto che “il giusto cade sette volte e si rialza”. Notate un paio di cose. E’ l’uomo giusto che cade. Che cade tante volte. Ma per cadere più di una volta serve rialzarsi e poi cadere di nuovo. Quindi, un uomo giusto si alza, cade, e si rialza. Il problema non è cadere, il problema è non rialzarsi.
Capisci, tante volte quando cadiamo, ci rifiutiamo di rialzarci di nuovo. E’ come se facessimo i capricci quando cadiamo. Ascoltiamo le bugie del nemico che ci dice che dovremmo “rinunciare”. Non funzionerà comunque. Sei sempre stato un fallimento, e lo sarai sempre. Non puoi nemmeno rivolgerti a Dio ora, perché hai fatto un macello e non ti ascolterà. Fattene una ragione, non ce la farai mai”. Quindi, crediamo alle bugie e ci sediamo a terra, senza essere disposti a rialzarci e senza poterlo fare.
Ma Dio c’è, cerca di incoraggiarti a rialzarti. Proprio come ha parlato all’uomo alla piscina di Bethesda, Gesù parla a te e a me, dicendo: “Rialzati”. E proprio come quell’uomo, abbiamo una scelta. Possiamo fidarci di Gesù e del Suo comando/promessa, agire secondo quel comando e avere il potere di essere in grado di portare a termine quel compito, o possiamo fidarci delle bugie, non fidarci di Gesù, e non agire secondo il Suo comando/la Sua promessa. Se la nostra risposta è l’ultima, staremo sempre a terra, incapaci di rialzarci, come ha fatto quell’uomo per 38 anni. Ma quando ci fidiamo di Gesù e crediamo alla Sua Parola, quando agiamo secondo il Suo comando, ci dà il potere di portare a compimento quello che ci comanda. Un uomo giusto cade sette volte e si rialza e continua a camminare. E suppongo non siano solo sette volte.
Gesù ci dice: “Gesù gli disse: «Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. Quante volte permetterai a tuo figlio di cadere nel processo di imparare a camminare? Lo interromperai dopo 7 volte? Cosa ne dici di 490 volte? Penso che non sia neppure così. Gli permetterai di cadere quante volte è necessario per imparare a camminare. Lo stesso vale per Dio. Ti permetterà di farlo quante volte serve. Quindi, smettila di fare la vittima. Non ti serve.
Credi che Dio ti ama. Credi che ha a cuore i tuoi interessi. Credi che con te è meglio di come potrebbe essere qualsiasi genitore sulla terra. Credi che abbia già perdonato il tuo peccato e si sia già organizzato per farti rialzare. Credi che ti offre, proprio nel bel mezzo della caduta, il potere di rialzarti e di continuare a camminare verso la vittoria.
Tieni a mente che la grazia di Dio e il perdono non sono una licenza per peccare. “Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia? Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?”.
La grazia di Dio non è fatta per non farci preoccupare se cadiamo e rimaniamo a terra. Non è lì per farci sentire che possiamo cadere in qualsiasi momento ci capiti nello specifico, e va bene. Quando vediamo quanto Dio ci ama, quando vediamo il sacrificio che ha fatto per noi sulla croce, quando vediamo quanto vale il tesoro di Dio e quanto valiamo noi per Lui, quando capiamo che ogni peccato ferisce il cuore di Dio e aggiunge dolore a quello che ha sopportato Gesù sulla croce, quando capiamo che il peccato ci separa da Colui che ci ama così tanto e da Colui che amiamo in cambio, allora ci allontaniamo costantemente da quel peccato verso la giustizia di Cristo. Cresciamo in Cristo in modo da camminare di più e cadere di meno.
Proprio come un bambino che impara a camminare, progrediamo, miglioriamo, ci alziamo più velocemente, rimaniamo di più in piedi, cadiamo meno frequentemente, siamo più stabili, siamo in grado di conquistare sempre più terreno difficile, e alla finesiamo come quelli che “corrono senza stancarsi” e “camminano senza affaticarsi”. Saremo come quelli che “ s’innalzano con ali come aquile” e diventeremo quello che Dio ci ha creati per essere.
In questo cammino cristiano, cadrai. Aspettatelo. Ma con la Sua grazia, puoi rialzarti e continuare il viaggio. Lungo la strada diventiamo sempre di più come Gesù. E alla fine della strada, ci sono delle benedizioni inimmaginabili.
“A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono”. Non so se Dio abbia mai offerto a qualche altra creatura la possibilità di sedersi sul Suo trono, ma promette che, se vinciamo per fede, ci rialzierà. Egli ci permetterà di governare tutta la creazione con Lui quanto tornerà per portarci con Lui in paradiso. Io voglio andarci, voi no?
Riassunto della soluzione
Qual è la soluzione ai miei problemi?
Dobbiamo andare da Dio e attingere dal Suo amore.
“Il migliore dono che il nostro Padre celeste può elargire è questo: un grande amore per Dio e per il prossimo. Questo amore non deriva da un istinto; esso è piuttosto l’espressione di un principio divino, di una forza permanente. Il cuore del miscredente non è in grado di produrlo. Esso si trova solo nel cuore dove regna Gesù. “Noi amiamo perché Egli ci ha amati il primo”. 1 Giovanni 4:19 (Luzzi). L’amore è il principio che dirige l’azione del cuore rigenerato dalla grazia divina. Esso modifica il carattere, governa gli impulsi, controlla le passioni e nobilita gli affetti. Questo amore, quando è alimentato nell’anima, addolcisce la vita ed emana tutto intorno un influsso santificante”.
Attingere da quell’amore divino ci fa apparire così.
Devo accettare un cuore nuovo, che mi porta un amore nuovo. Questo amore non dà per ricevere, prende per dare. E prendere per dare mi rende libero.
Devo arrivare alla croce e accettare per fede lo scambio divino reso possibile per me dalla grazia di Dio, accettando il dono gratuito del passato perfetto di Gesù in cambio del mio da peccatore, vivendo la distruzione e la trasformazione dell’amore incredibile di Dio, e sentendomi libero dall’essere perpetratore e vittima.
Devo affidare completamente la mia vita a Lui. Mi serve lasciare la corda, entrare nella carriola, e fidarmi al 100% del fatto che Gesù mi farà arrivare alla terra della vittoria.
“Gesù disse ai discepoli: “Io son la vite, voi siete i tralci”. Sebbene fosse sul punto di lasciarli, i legami spirituali che li univano a lui sarebbero rimasti intatti. L’unione del tralcio con la vite rappresenta la comunione del credente con Cristo. Il ramo è innestato nella pianta e cresce sulla pianta, fibra con fibra. La vita della pianta diventa la vita del ramo.
Così lo spirito, morto nei suoi errori e nei suoi peccati, riceve una nuova vita attraverso la comunione con Cristo, basata sulla fede in lui come Salvatore personale. Il peccatore, unendo la propria debolezza alla forza di Cristo, la propria insufficienza alla sua pienezza, la propria fragilità alla sua eterna potenza acquisisce il suo spirito. L’umanità di Cristo si unisce alla nostra umanità e la nostra umanità si unisce alla sua divinità. In questo modo, attraverso l’opera dello Spirito Santo, l’uomo diventa partecipe della natura divina ed è accolto tramite il Figlio di Dio. Non basta stabilire questa comunione con Cristo, bisogna anche preservarla. Gesù ha detto: “Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppur voi, se non dimorate in me”.
Non si tratta di un’unione occasionale o di un collegamento lontano. Il ramo diventa parte vivente della vite; dalla radice ai rami si trasmettono senza interruzione la vita, la linfa e la capacità di portare frutto.
Il tralcio non può vivere diviso dalla vite. Gesù ha detto che nessuno può vivere separato da lui. La vita ricevuta da lui può essere preservata soltanto mediante una comunione costante. Senza di lui non si può né vincere un solo peccato, né resistere ad una sola tentazione. “Dimorate in me, e io dimorerò in voi”. Dimorare in Gesù significa ricevere costantemente il suo Spirito e consacrarsi al suo servizio.
Vi deve essere un costante rapporto di comunione fra l’uomo e il suo Dio. Come il tralcio riceve continuamente la linfa dal tronco, così noi dobbiamo attingere da Gesù la fede, la forza e la perfezione del nostro carattere”.
Se scegliamo Cristo e riponiamo in Lui la nostra fede, siamo collegati alla Vite e la Sua vita diventa la nostra.
Investigo il mio cuore per capire la motivazione che sottostà a quello che faccio, quindi l’inganno del mio cuore muore alla luce dell’amore di Dio, e posso affidare con intelligenza i difetti rivelati del mio cuore a Cristo in modo che Egli possa superare quei difetti e rimpiazzarli con la vittoria nel Suo potere e attraverso di esso.
Penso solo pensieri positivi sugli altri.
“L’anima può essere in uno stato di pace solo se si fida di Dio, e prende parte alla natura divina per fede nel Figlio di Dio. Lo Spirito di Dio produce una nuova vita nell’anima, sottomette i pensieri e i desideri all’obbedienza alla volontà di Cristo, e l’uomo interiore è rinnovato a immagine di Colui che opera in noi per sottomettere tutte le cose a sè. Quando Dio opera sul cuore con il Suo Santo Spirito, l’uomo deve collaborare con lui. I pensieri devono essere regolati, limitati, si deve evitare che divaghino e contemplino cose che indeboliscono e contaminano l’anima.
I pensieri devono essere puri, le meditazioni del cuore pulite, le parole della bocca devono essere parole accettabili in paradiso, che aiutano il prossimo…Nel sermone sul monte, Cristo ha presentato ai suoi discepoli i grandi principi della legge di Dio. Ha insegnato a chi ascoltava che la legge viene violata dal pensiero, prima ancora che il desiderio empio sia messo davvero in pratica. Siamo obbligati a controllare i pensieri e a sottometterli alla legge di Dio.I nobili poteri della mente ci sono stati dati dal Signore per impiegarli per contemplare cose divine”.
Con la grazia di Dio posso pensare bene anche di chi mi ha fatto del male.
Ho il privilegio di dare agli altri l’amore che ho attinto da Dio. “Quando Gesù assorbe l’io, l’amore scaturirà spontaneamente. Raggiungeremo un carattere cristiano perfetto quando sentiremo il continuo impulso interiore ad aiutare gli altri e ad esser loro in benedizione, quando la luce celeste ci riempirà il cuore e si rifletterà sul viso”.
L’amore per Dio sfocia automaticamente nell’amore per gli altri.
Devo ricordarmi, “non è mio!”. Non lo possiedo. Non posso produrlo. Non sono mio. Sono solo il tipo delle consegne. Tutto è di Dio.
Uso i rimedi naturali e cambio il mio stile di vita in modo che trovi spazio quello che piace a Dio, perché Lo amo.
Mi alzo e mi rialzo. Faccio lo sforzo e Lui mi dà la forza.
Se ti avessi dato questa ricetta all’inizio della serie, l’avresti accettata o buttata via? Mi avresti creduto che questi dieci punti sono di vitale importanza per la salute fisica? O avresti cercato un secondo parere? Prego che ora tu veda questi dieci punti come di vitale importanza per la tua salute e guarigione, del corpo, della mente e dell’anima.
Un po’ di anni fa, mi sono innamorato della frase: “Quando si accetta il messaggio del Vangelo nella sua forza e nella sua purezza esso rappresenta la cura migliore per le malattie originate dal peccato”. Quali malattie sono originate dal peccato? Il diabete? Le malattie cardiache? Il cancro? L’obesità? L’artrite? Le malattie autoimmuni? Tutte le malattie hanno origine dal peccato. E qual è la cura per le malattie che hanno origine dal peccato? Il vangelo accettato nella sua forza e purezzaè la cura.
Quindi, cos’è la Legge della Vita?
“…i principi di giustizia, contenuti nel Decalogo sono immutabili come la sovranità stessa di Dio. Nessun comandamento è stato annullato, nessun iota o apice è stato cambiato. I principi resi noti all’uomo nell’Eden, continueranno ad esistere immutati nel paradiso ritrovato. Quando l’Eden sarà nuovamente ristabilito sulla terra, la legge d’amore di Dio sarà osservata da tutti gli esseri viventi”.
La Legge di Dio è la Legge della Vita.
“Il nostro piccolo mondo è il libro di testo dell’universo. Il piano meraviglioso della grazia di Dio, il mistero dell’amore redentore sono il tema in cui “gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi” (1 Pietro 1:12); esso sarà il loro soggetto di studio per tutta l’eternità. Gli esseri redenti, insieme con quelli che non hanno mai peccato, troveranno nella croce di Cristo il loro soggetto di studio e il loro motivo di gioia. Si vedrà che la gloria che brilla sul volto di Gesù è quella dell’amore che si sacrifica. Il Calvario insegna che l’amore, pronto alla rinuncia, è la legge di vita della terra e del cielo; che l’amore il quale “non cerca il proprio interesse” (1 Corinzi 13:5) ha la sua fonte nel cuore di Dio, e che il Maestro umile e mansueto manifesta il carattere di colui che vive nella luce e che nessun uomo può vedere”.
La Legge della Vita è l’amore che rinuncia a se stesso.
“Guardandolo, scorgiamo la gloria del Padre. Cristo ha detto: “Non faccio nulla da me”. “Il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre”. “Io non cerco la mia gloria”, ma “la gloria di colui che l’ha mandato”. Giovanni 8:28; 6:57; 8:50; 7:18. In queste parole è espresso il grande principio che è la Legge di Vita dell’universo. Il Cristo ha ricevuto tutto da Dio; ma ha preso per dare. Come nel cielo, così è nel suo ministero verso tutte le creature. Tramite il diletto Figlio, la vita del Padre si riversa su tutti; sempre per mezzo suo, essa ritorna in un servizio traboccante di lode e di gioia, simile a una grande corrente d’amore, fino alla sorgente di tutte le cose. Così, attraverso Cristo, si completa il circolo del bene, manifestazione del carattere del grande Donatore, espressione della Legge della Vita”. “Tutte le cose che sono nel cielo e sulla terra dichiarano che la grande Legge della Vita è una legge di servizio. Il Padre infinito provvede all’esistenza di ogni essere vivente. Il Cristo venne sulla terra per servire. Cfr. Luca 22:27. Gli angeli sono “spiriti al servizio di Dio, mandati a servire in favore di quelli che devono ereditare la salvezza”. Ebrei 1:14. La stessa legge del servizio sta scritta su ogni cosa della natura. Gli uccelli dell’aria, gli animali dei campi, gli alberi della foresta, le foglie, l’erba, i fiori, il sole, le stelle: tutti assolvono a un compito di servizio. Laghi e oceani, fiumi e sorgenti: ognuno riceve per dare”.
La Legge della Vita è la legge del servizio, ricevere per dare, e se applicata alla vita di ciascuno, porta salute, vita e amore.
Chi è la Fonte della Vita?
“Poiché presso di Te è la fonte della vita, e per la Tua luce noi vediamo la Luce (Salmo 36:9). Tutti gli esseri creati vivono per la volontà e la potenza di Dio: sono depositari della Vita di Dio. Dal più importante serafino al più umile essere animato, tutti sono alimentati dalla Fonte della Vita.”
La Speranza dell’Uomo 602.4 {VAF 165.2}
“I giovani hanno bisogno di capire la profonda verità contenuta nell’affermazione che Dio “è la Fonte della Vita”. Egli non è solo l’origine di tutto, ma è la vita di tutto ciò che vive. È la Sua vita che noi riceviamo col raggio del sole, con l’aria dolce e pura, col cibo che alimenta i nostri corpi e ci dà vigore. Tutti i Suoi doni, se non sono pervertiti dal peccato, contribuiscono alla vita, alla salute e alla gioia.” Educazione 197, 198 {VAF 165.3}
Da dove viene la Vita?
“Una vita misteriosa pervade tutta la natura; essa sostiene gli innumerevoli mondi nell’immensità, vive nel minuscolo insetto che volteggia nella brezza estiva; dà ali alla rondine e cibo ai piccoli del corvo che gridano; fa sbocciare i fiori e maturare i frutti. La stessa potenza che sostiene la natura agisce nell’uomo, e le stesse grandi leggi che dirigono la stella e l’atomo, controllano anche la vita umana.
Le leggi che guidano i battiti del cuore regolano l’afflusso della corrente di vita nel corpo, sono le leggi dell’intelligenza infinita e hanno la loro giurisdizione anche sull’anima.
La vita procede da Dio e può trovare la sua vera sfera di azione solo in armonia con Dio. La condizione è, del resto, la stessa per tutti gli oggetti della sua creazione: La vita si regge grazie alla vita che deriva dall’Eterno e deve svolgersi in armonia con la volontà del Creatore. {VAF 165.3}
Quale è il legame tra la legge fisica e quella spirituale?
Trasgredire la Sua legge nel campo fisico, in quello mentale o in quello morale significa uscire dall’armonia universale. A chi impara così interpretare i suoi insegnamenti, tutta la natura appare sotto una nuova luce: il mondo diventa un libro di studio e la vita una scuola. L’unità dell’uomo con la natura e con Dio, l’universale dominio della legge, i risultati della trasgressione, non possono fare a meno di agire sulla mente e di trasformare il carattere.“ {VAF 165.3}
Cosa impariamo dal macrocosmo e dal microcosmo?
“La stessa potenza che sostiene la natura agisce nell’essere umano, e le stesse grandi leggi che dirigono la stella e l’atomo controllano anche la nostra vita. Le leggi che comandano i battiti del cuore, regolando l’afflusso del sangue nel corpo, sono quelle dell’Onnipotente che esercita il suo potere anche sull’anima. Da lui procede la vita la quale, soltanto in armonia con lui, può trovare la giusta sfera d’azione. Trasgredire la sua Legge nel campo fisico, mentale o morale, significa porsi al di fuori dell’armonia universale, introducendo perciò discordia, anarchia e rovina.
Per chi impara a interpretare i suoi insegnamenti in questo modo, tutta la natura si accende di una luce nuova: il mondo diventa un libro di studio e la vita una scuola. La comprensione della stretta unione dell’essere umano con la natura e con Dio, di come la Legge regola universalmente ogni effetto della trasgressione, non può quindi mancare di agire sulla mente modellandone il carattere.” {PEC 58.2-3}
Dove hanno origine le malattie sistemiche?
“A molti che erano stati guariti, Gesù diceva: “Non peccar più, che non t’accada di peggio” (Giovanni 5:14). Insegnava così che la malattia è il risultato della violazione delle leggi di Dio, sia di quelle della natura sia di quelle dello spirito. Non ci sarebbe tanta sofferenza nel mondo se gli uomini vivessero secondo la legge del Creatore.
Il Cristo è stato la guida e il maestro dell’antico Israele e ha insegnato che la salute è il frutto dell’ubbidienza alle leggi di Dio. Il gran Medico che guariva gli ammalati in Palestina, aveva parlato al suo popolo dalla colonna di nuvola, per dir loro che cosa dovevano fare e ciò che Dio avrebbe fatto per loro. “Se ascolti attentamente la voce dell’Eterno, ch’è il tuo Dio, e fai ciò ch’è giusto agli occhi suoi e porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti manderò addosso alcuna delle malattie che ho mandato addosso agli Egiziani, perché io sono l’Eterno che ti guarisco” (Esodo 15:26). Il Cristo dette a Israele istruzioni dettagliate sul modo di vivere e gli fece questa promessa: “L’Eterno allontanerà da te ogni malattia” (Deuteronomio 7:15). Fino a quando il popolo rispettò le condizioni prescritte, questa promessa si adempì. “Non vi fu alcuno, fra le sue tribù, che fosse fiacco” (Salmi 105:37).
Queste lezioni valgono anche per noi. Tutti coloro che vogliono mantenersi in buona salute devono conoscere e osservare queste condizioni. Il Signore non vuole che ignoriamo le sue leggi, sia naturali sia spirituali. Noi dobbiamo collaborare con Dio per ristabilire la salute del corpo e quella dello spirito.”
{SU 631.2; DA 824.2} La Speranza dell’Uomo, Capitolo 86
“Dio ha stabilito delle leggi che governano il nostro essere e queste leggi sono divine. A ogni trasgressione segue una conseguenza che presto o tardi si paga. La maggior parte delle malattie che hanno colpito e affliggono tuttora l’umanità sono state provocate dall’ignoranza dell’uomo riguardo alle leggi che regolano l’organismo.
L’uomo sembra indifferente alla salute, anzi sembra lavorare con impegno per consumarsi; e così, quando poi si ritrova depresso e indebolito nel fisico e nello spirito, consulta il medico e finisce per intossicarsi fino a morirne.
Quando si parla di salute, spesso si dice: “Ne sappiamo molto di più rispetto a quello che facciamo”. Non si rendono conto del fatto che sono responsabili anche della minima conoscenza ricevuta in merito al benessere fisico. La salute del nostro corpo non deve essere lasciata al caso. Ogni organo, ogni fibra dell’organismo devono essere protetti da abitudini dannose.”
6T 372 – {CCA 17.1-3}
“La salute è un bene prezioso; è la più grande ricchezza temporale. Benessere, conoscenza, fama sono pagati a caro prezzo con la perdita di forza e salute. Nessuna di queste cose può assicurare la felicità se manca la salute. È un peccato grave abusare della salute che Dio ci ha donato, ogni abuso ci indebolisce per la vita e implica una perdita, anche se eleviamo in qualche modo il nostro grado di conoscenza.” {CCA 17.6}
Cosa dovrebbero imparare i medici?
“Vi sono questioni che di solito non sono incluse nello studio della fisiologia che dovrebbero essere considerate. Questioni di valore molto maggiore per lo studente rispetto a molti dei tecnicismi comunemente insegnati sotto questo punto di vista.
Come principio fondamentale di tutta l’educazione in queste linee, ai giovani dovrebbe essere insegnato che le leggi della natura sono le leggi di Dio, tanto veramente divine quanto lo sono i precetti del Decalogo. Le leggi che governano il nostro organismo fisico, Dio le ha scritte su ogni nervo, muscolo e fibra del corpo. Ogni violazione negligente e intenzionale di queste leggi è un peccato contro il nostro Creatore. Quanto è necessario, dunque, che venga impartita una conoscenza approfondita di queste leggi!” {CG 363.1}
Cosa possiamo leggere nel Libro del creato?
“Nulla, eccetto il cuore egoistico dell’uomo, vive solo per sé. Né l’uccello che fende l’aria, né l’animale che si muove sul terreno: tutti si rendono utili ad altre vite. Non vi è foglia della foresta o umile filo d’erba che non svolga il suo compito. Ogni albero, arbusto o foglia elabora e trasmette quegli elementi di vita senza i quali non potrebbero sussistere né uomini né animali. Questi, a loro volta, contribuiscono alla vita degli alberi, degli arbusti e delle foglie. I fiori emanano il loro profumo e offrono la loro bellezza in benedizione per il mondo. Il sole diffonde la sua luce e allieta i mondi; l’oceano, fonte di tutte le nostre sorgenti, riceve i corsi d’acqua da ogni terra; ma prende per dare. Il vapore acqueo ricade sotto forma di pioggia sulla terra per renderla fertile.
Gli angeli gloriosi provano gioia nel dare; offrono amore e instancabile servizio agli uomini dall’anima decaduta ed empia. Le creature del cielo fanno appello al cuore umano; portano in questo mondo oscuro la luce del cielo; con un servizio amorevole e paziente, operano per condurre le anime perdute alla comunione con il Cristo, il quale è più vicino a loro di quanto non se ne rendano conto.
Ma oltre a queste manifestazioni minori, noi possiamo contemplare Dio nella persona di Gesù. Guardandolo, scorgiamo la gloria del Padre. Il Cristo ha detto: “Non fo nulla da me”. “Il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a cagion del Padre”. “Io non cerco la mia gloria”, ma “la gloria di colui che l’ha mandato” (Giovanni 8:28; Giovanni 6:57; Giovanni 8:50; Giovanni 7:18). In queste parole è espresso il grande principio che è la Legge di Vita dell’universo. Il Cristo ha ricevuto tutto da Dio; ma ha preso per dare. Come nel cielo, così è nel suo ministero verso tutte le creature. Tramite il diletto Figliuolo, la vita del Padre si riversa su tutti; sempre per mezzo suo, essa ritorna in un servizio traboccante di lode e di gioia, simile a una grande corrente d’amore, fino alla sorgente di tutte le cose.
Così, attraverso il Cristo, si completa il circolo del bene, manifestazione del carattere del grande Donatore, espressione della Legge della Vita.”
{SU 9.1 – SU 9.3; DA 19.2 – DA 21.2}
La Speranza dell’Uomo, Capitolo 1
ALCUNI RISCONTRI BIBLICI
Da dove viene la salute?
Deuteronomio 7:15
Esodo 15:26
Esodo 23:25
Salmo 103.3
Salmo 91:3
Salmo 91:10
2 Cronache 16:12
Giovanni 5:4
Matteo 4:23
Matteo 10:1
Proverbi 14:30
Geremia 30:17
Proverbi 17:22
Effetti negativi della disobbedienza alla Legge
2 Cronache 21:15-18
Deutereonomio 28:22
Deutereonomio 28:59-60
2 Re 5:27
Numeri 12:10
Zaccaria 14:12
2 Samuele 24:15
Cause pedagogiche di malattia alla gloria di Dio
Giobbe 2:7
Giovanni 9:1-3
2 Corinzi 12:7
Siamo stati creati a immagine di Dio, che vuol dire che siamo stati creati per pensare come pensa Dio. Siamo anche stati creati col bisogno di amare, è Dio è l’unica fonte, Dio è generoso, quindi per funzionare come ci ha creati Dio, dobbiamo andare con generosità da Lui, ricevere il Suo amore e darlo agli altri, come ci mostra la Sua legge fatta di Dieci Comandamenti. Quando pensiamo come pensa Dio, e riceviamo con generosità il Suo amore per darlo agli altri, questo ci dà la forza e il controllo di cui hanno bisogno le cellule del nostro corpo per funzionare adeguatamente. Ci si può aspettare che ci sia vera salute solo se funzioniamo come e secondo quello per cui siamo stati creati.
Quando l’uomo ha peccato e infranto quella legge dei 10 comandamenti, siamo stati ingannati in modo inimmaginabile. Siamo arrivati a credere di essere Dio, di essere proprietari, che gli altri ci “devono” qualcosa, ma anche che gli altri sono la nostra fonte d’amore. Nel nostro inganno, siamo diventati schiavi degli altri quando abbiamo provato a controllarli. Abbiamo accettato un “amore” falso, che è in realtà egoismo, che dà per ricevere. Il cuore vecchio, con il suo pensiero al contrario e con le perdite incontrollabili è diventato la nostra realtà.
Quel cuore vecchio, peccatore, non si potrà mai conformare alla legge di Dio e non potrà mai pensare come pensa Dio. Inoltre, nel peccato, accettiamo un sostituto dell’amore che non è per nulla amore. Siccome il nostro modo di pensare non è allineato con il modo di pensare di Dio, e siccome accettiamo un sostituto dell’amore che non è amore, abbiamo la forza eil controllo sbagliati sulle cellule del corpo, e il risultato sono malattie e disturbi.
Dio sapeva che eravamo senza speranza e perduti nell’inganno del peccato, quindi ha mandato Gesù a salvarci dalla nostra situazione senza speranza. Per il dono infinito di Dio attraverso Gesù, Egli ci ha dato la possibilità di avere un cuore nuovo, il Suo cuore, che è in armonia con la Sua legge ed è come era nella creazione originale. Quando questo cuore viene ripristinato in noi, il nostro pensiero si allinea al pensiero di Dio, e andiamo da Lui come unica fonte di tutte le cose, amore incluso. Questo contribuisce al 90% della nostra salute e guarigione, anche se rimaniamo ancora soggetti all’ereditarietà, all’ambiente, alle materie prime e agli attacchi del nemico.
Il cuore nuovo, che è il risultato della grazia di Dio, non solo favorisce la salute fisica. Ci dà anche pace in tutte le situazioni e circostanze. Ci salva dal prendere le cose sul personale. Ci dà la gioia di credere alla verità. Sistema le relazioni che si sono rovinate per la pazzia del peccato. Io voglio quel cuore nuovo! Tu no? Anche Dio vuole che tu lo abbia. Ricordatelo, è morto perché tu potessi averlo.
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Carissimo/a, io desidero che tu prosperi in ogni cosa
e goda di buona salute come anche prospera l’anima tua.
3 Giovanni 1:2
Edizione Italiana stampata da :
Associazione Raw Truth
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Altri siti utili:
Per quesiti o chiarimenti sulla Legge della Vita:
Zoran Veleski
+39 348 7475257
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