La Legge Di Mosè – Owen R. L. Crosier

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Owen R. L. Crosier

LA LEGGE DI MOSÈ

Articolo pubblicato nel “The Day-Star Extra”, 7 febbraio 1846

Al lettore

Hiram Edson fu il primo a intravedere l’insegnamento della Bibbia sul Santuario celeste. Il giovane Crosier, insegnante e predicatore, stava attraversando un campo di grano con Edson la mattina del 23 ottobre 1844, il giorno dopo la grande delusione (22 ottobre 1844), quando il fratello Edson si fermò a pregare da solo per alcuni istanti. Poi la verità biblica su questo argomento apparve chiaramente nella mente del fratello Edson: “il santuario che ha bisogno di essere purificato è in cielo”.

Questa terra non è il santuario in cui Cristo doveva venire nel 1844! Hiram Edson ha condiviso questa esperienza con Crosier e altri, e hanno subito iniziato a studiare ciò che dice la Bibbia sul santuario.

Crosier è stato colui che ha messo per iscritto i risultati dello studio. Questa presentazione è stato il passo più importante nello sviluppo degli insegnamenti avventisti. Questa esposizione ha subito attirato l’attenzione dei nostri pionieri che osservavano il Sabato nel New England. Joseph Bates del Massachusetts prontamente andò a visitare Edson e il suo gruppo informandoli del Sabato biblico. Così, da quel momento, cominciarono a brillare due grandi verità fondamentali, chiare e luminose.

Ci siamo sempre ricordati con grande affetto della parte che questo compagno di uno dei nostri primi pionieri ha avuto nello scrivere la prima esposizione della dottrina del santuario celeste, sebbene l’abbia un po’ mescolata con altri tratti che non appartengono all’esposizione del santuario, come ad esempio l’idea di un millennio temporale, che è stata chiamata la dottrina “dell’età futura”, un insegnamento che i nostri pionieri non hanno accettato. Ciò ha probabilmente portato a un raffreddamento delle relazioni. Il signor Crosier, d’altra parte, non ha accettato le altre verità che sono venute alla luce in quei primi giorni, nonostante il Signore avesse guidato i nostri pionieri, passo dopo passo, alla comprensione del pieno messaggio dell’Avvento che si diffuse fino ai margini della terra. Ma la sua storia, di come cavalcò quella mattina presto per portare la notizia della scoperta della luce del santuario celeste, è un grande contributo ai nostri resoconti di come avvenne l’inizio della diffusione del messaggio avventista.

Introduzione

Questa brochure contiene l’articolo di Owen R. L. Crosier dalla rivista Millerita “The Day-Star Extra”, 7 febbraio 1846, pubblicato con il titolo: “La legge di Mosè”. L’articolo presenta le conclusioni raggiunte da Hiram Edson, Owen Russell Loomis Crosier e Franklin Hahn a seguito di uno studio biblico dopo l’esperienza di Hiram Edson nel campo di grano.

Il loro studio è stato condotto per diversi mesi, indipendentemente da qualsiasi contatto con Ellen Gould Harmon, che, poco dopo la pubblicazione di questo articolo, in una lettera a Eli Curtis, del 21 aprile 1847, ha dichiarato: “Credo che il santuario, che deve essere purificato alla fine dei 2300 giorni, sia il tempio nella nuova Gerusalemme, il cui servo è Cristo. Il Signore mi ha mostrato in una visione, più di un anno fa, che il fratello Crosier ha la vera luce sulla purificazione del santuario… e la Sua volontà è che il fratello Crosier metta per iscritto le opinioni che ci ha presentato nel The Day-Star Extra, del 7 febbraio 1846. Mi sento pienamente autorizzata dal Signore a raccomandare questo articolo ad ogni santo.”

Anche Hiram Edson disse: “Fratelli e sorelle, abbiamo esaminato in preghiera l’argomento presentato dal fratello Crosier alla luce della parola di Dio, e siamo molto lieti che sia il cibo adatto al momento adatto e, se adeguatamente esaminato e compreso, risolverà molte incomprensioni. L’argomento è ora davanti a voi e vi chiediamo di esaminarlo attentamente per mezzo della Parola di Dio. Il Signore moltiplichi la Sua benedizione su tutti quanti noi.”

Capitolo 1 – La legge di Mosè

“Ricordatevi della legge di Mosè, mio servo, al quale in Horeb ordinai statuti e decreti per tutto Israele” {Malachia 4: 4}.

Il comandamento in questo versetto, di ricordarci della legge di Mosè, è l’ultimo comandamento dell’Antico Testamento, ed è stato dato in connessione alla descrizione profetica del “giorno grande e spaventevole dell’Eterno” {Malachia 4: 5}, mostrando che la legge contiene qualcosa che descrive più nel dettaglio gli eventi che hanno a che fare con quel giorno. Probabilmente ho prestato troppa poca attenzione alla legge, perché non ne ho visto l’importanza e neanche la luce che brilla sulle “buone cose a venire”. Il nostro Salvatore e gli apostoli impararono dagli scritti di Mosè così come dagli scritti dei profeti circa “le cose che lo riguardavano” {Luca 24: 27}.

La legge mosaica è ciò che Paolo nell’epistola agli Ebrei chiama la “prima alleanza”, che il Signore fece “con i loro padri, nel giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese di Egitto” {Ebrei 8: 8-9; Geremia 31: 32; 1 Re 8: 9}. Questo non era il patto fatto con Abramo, e non lo riguarda in alcun modo. L’alleanza della promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza, cioè a Cristo, fu confermata 430 anni prima che fosse data la legge, e “nessuno l’annulla o vi aggiunge qualche cosa” {Galati 3: 15}. “Or io dico questo: la legge, venuta dopo quattrocentotrent’anni, non annulla il patto ratificato prima da Dio in Cristo, in modo da annullare la promessa” {Galati 3: 17}. L’eredità non si ottiene per legge, ma per promessa {Galati 3: 18}. Per questo la giustizia non viene dalla legge, ma dalla fede nelle promesse. “Perché dunque fu data la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, finché fosse venuta la discendenza a cui era stata fatta la promessa” {Galati 3: 19}. Il giorno in cui Abramo “credette all’Eterno, che glielo mise in conto di giustizia” {Genesi 15: 6}, “in quel giorno l’Eterno fece un patto con Abramo dicendo: Io do alla tua discendenza questo paese, dal torrente d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate” {Genesi 15: 18}.

Nello stesso tempo parlò loro dei 400 anni di oppressione, al termine dei quali sarebbero usciti dall’Egitto e avrebbero ottenuto la legge, che chiamò “patto in Horeb”, vicino al Sinai. “L’Eterno, il nostro DIO, stabilì con noi un patto in Horeb. L’Eterno non stabilì questo patto con i nostri padri, ma con noi, che oggi siamo qui tutti quanti in vita” {Deuteronomio 5: 1-3; 2 Cronache 5: 10; Esodo 24: 3-8; Esodo 34: 27}. Questo patto doveva rimanere in vigore solo “finché fosse venuta la discendenza (Cristo)” {Galati 3: 19}; poi fu stipulata una “nuova alleanza” {Isaia 42: 1-6; Isaia 49: 5-9}, che ha confermato la nuova alleanza (o l’alleanza), il nuovo patto {Daniele 9: 27} del Vangelo {Marco 1: 14-15; Matteo 4: 23}. Questi sono i due patti {Galati 4: 24}, e nessuno dei due è quello Abramitico, ma entrambi sono inclusi in esso nel senso più ampio. Paolo contrappone questi due patti, definendo il secondo un “patto migliore” {Ebrei 8: 6}, un “patto perfetto”, mentre del primo dice che “non potevano rendere perfetto” {Ebrei 9: 9}, ma era solo “di esempio” {Ebrei 8: 5} e “ombra di quelle cose che devono venire” [ovvero un “tipo”], ma il “corpo”, ovvero la vera sostanza di quelle ombre [o “tipi”] della legge Mosaica, appartiene a Cristo {Colossesi 2: 17}.

La legge va studiata, “ricordandola” come modello semplificato del grande sistema della salvezza, contenente rappresentazioni simboliche dell’opera iniziata dal nostro Salvatore alla Sua prima venuta, quando venne “per portare a compimento” la legge {Matteo 5: 17} e per renderla perfetta attraverso la “redenzione dell’acquistata proprietà a lode della sua gloria” {Efesini 1: 14}. La salvezza è la liberazione acquistata pagando un prezzo di riscatto, il che significa che non può essere completa finché l’uomo e la terra non saranno completamente liberati dalla sottomissione al peccato e dalle conseguenze del peccato; l’ultimo atto di liberazione avverrà alla fine dei 1000 anni. Fin lì si estende l’ombra della legge di Mosè. Che il significato della legge vada oltre il primo avvento è evidente per le seguenti ragioni:

  1. La purificazione del santuario faceva parte del servizio della legge di Mosè {Levitico 16: 20, 33}, e il suo anti-tipo [del santuario celeste] non sarebbe stato purificato fino alla fine dei 2300 giorni {Daniele 8: 14}.
  1. I sabati sotto la legge prefigurano il grande Sabbath, del settimo millennio {Ebrei 4: 3}.
  1. Il giubileo prefigura la liberazione e il ritorno alla loro eredità di tutto Israele prigioniero, e ciò non può adempiersi fino alla risurrezione dei giusti.
  1. Le festività simboliche autunnali non si sono adempiute alla prima venuta di Cristo.
  1. Perciò anche il decimo giorno dell’espiazione della legge non si è adempiuto, né poteva adempiersi, alla prima venuta di Cristo.

Benché abbia “annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce” {Colossesi 2: 14}, tuttavia, dopo la risurrezione, Sia Lui che i Suoi apostoli usarono la legge per provare la Sua messianicità. Dopo la Sua sepoltura e risurrezione, Gesù effuse lo Spirito Santo come un compimento diretto del “tipo”. Questo evento non sarebbe mai venuto all’esistito se il senso della legge fosse terminato alla crocifissione. Infatti, la sua unzione e crocifissione furono solo l’inizio del compimento della legge, essendo l’inizio del vasto sistema di salvezza le cui ombre erano contenute nella legge. Tutti ammetteranno che alcuni tipi sono stati adempiuti ed altri no. Poiché questi stanno per essere adempiuti, sta a noi “ricordare” e studiare la legge di Mosè per comprenderne la natura e l’importanza.

Capitolo 2 – Tipi e anti-tipi della legge

Che certi “tipi” [ombre] della legge abbiano incontrato il loro “anti-tipo” [realtà] è più che certo. Comprendendo il modo e il periodo in cui si sono realizzati, potremo poi passare ad investigare gli altri “tipi” che ancora non si sono realizzati. Ci sono due categorie di festività annuali: quelle di primavera e d’autunno {Levitico 23}. Le prime incontrarono i loro “anti-tipi” alla prima venuta, ma i secondi devono essere realizzati in connessione alla seconda venuta e oltre.

I “tipi” delle festività primaverili sono: la festa della Pasqua (il 14° giorno del primo mese), la festa degli Azzimi (dal 15° al 22° giorno del primo mese), la festa delle Primizie (il 16° giorno il primo mese) e la Festa delle Settimane o Pentecoste (55 giorni dopo la terza festa).

Il nostro Salvatore fu estremamente preciso nell’iniziare il loro adempimento esattamente nel momento in cui ciascuna di esse veniva celebrato in ordine come prescritto dalla legge. Esse si sono adempiute durante la dispensazione del Vangelo.

La festa della Pasqua

“Vi ho prima di tutto trasmesso ciò che ho anch’io ricevuto, e cioè che Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture” {1 Corinzi 15: 3}. “La nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi” {1 Corinzi 5: 7}. Paolo considerava importante farci sapere che Cristo è morto per i nostri peccati come adempimento del sacrificio dell’agnello pasquale. Questa comprensione l’ha ottenuta dalla legge, anche se nella legge non scrive da nessuna parte che la crocifissione sarebbe stato “anti-tipo” del sacrificio dell’agnello pasquale; tuttavia, il compimento del simbolo era così chiaro da fornire una prova incontestabile del fatto che Cristo era il messia.

I Giudei non poterono prenderlo fino a quando non venne per Lui il momento, e poi, essendo “come un agnello condotto al macello” {Isaia 53: 7}, morì, diventando “la nostra Pasqua”, esattamente nel mese, nel giorno e nell’ora in cui la Pasqua fu sacrificata secondo la legge. È chiaro che l’anti-tipo pasquale iniziò con la crocifissione di Cristo; ma quando deve finire? Lasciamo che sia il Salvatore a rispondere: “Allora egli disse loro: «Ho grandemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi prima di soffrire, poiché io vi dico che non ne mangerò più finché abbia il suo compimento nel regno di Dio». Poi prese il calice, rese grazie e disse: «Prendete questo e dividetelo fra di voi, perché io vi dico che non berrò più del frutto della vigna, finché il regno di Dio sia venuto»” {Luca 22: 15-18}.

La Pasqua deve avere il suo “compimento nel regno di Dio”, anche se {Luca 22: 18} dice che era proprio là allora, eppure deve ancora compiersi del tutto. L’anti-tipo pasquale non è ancora finito. Il Signore ha istituito la Sua nuova cena dell’alleanza al posto dell’antica festa della Pasqua, e ogni volta che facciamo questo annunciamo la sua morte fino alla Sua venuta {1 Corinzi 11: 26}. Un’estremità dell’anti-tipo pasquale è la Sua morte, l’altra è la Sua seconda venuta; perciò la Pasqua è contenuta e adempiuta durante tutta la dispensazione del Vangelo.

La festa dei Pani Azzimi

Nell’anti-tipo, questa festa sembra andare di pari passo con l’anti-tipo pasquale. “Togliete via dunque il vecchio lievito affinché siate una nuova pasta, come ben siete senza lievito, la nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi. Celebriamo perciò la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malvagità e di malizia, ma con azzimi di sincerità e di verità” {1 Corinzi 5: 7-8}.

Il tipo era carnale, il pane era fatto di chicchi di grano, l’anti-tipo è spirituale, il pane è la verità, la Parola di Dio accolta con sincerità. Le erbe amare con cui si mangiava la Pasqua sembrano appropriate a prefigurare le dolorose prove dei cristiani in questa condizione. Proprio come gli ebrei cominciarono a mangiare pane azzimo ed erbe amare il 14° giorno della Pasqua, così iniziarono le dolorose prove della chiesa quando “il pastore” fu colpito e “le pecore” furono disperse {Zaccaria 13: 7}, ma sarebbero finite “quando apparirà il sommo pastore” {1 Pietro 5: 4}, e raccoglierà con gioia “le pecore destinate al macello” {Zaccaria 11: 7} nella nostra amata Sion.

La festa delle Primizie

Le primizie sono costituite da una manciata dei primi frutti maturi o dei grani. Cristo “risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture” {1 Corinzi 15: 4}. Egli è “la primizia di coloro che dormono” {1 Corinzi 15: 20, 23; Atti 26: 23}. I frutti sembrano essere correlati alla festa delle Settimane.

La festa delle Settimane [o Pentecoste]

In questa festa dovevano essere portati davanti al Signore “due decimi di efa di fior di farina mescolata con olio” {Levitico 23: 13}. “Come giunse il giorno della Pentecoste” {Atti 2: 1}, lo Spirito Santo, principio di vita, scese sui discepoli. Questo è l’unico anti-tipo della festa della Settimana, che deve rimanere insieme alla chiesa finché non resuscitino i corpi dei santi alla Sua venuta. Si deve ora vedere chiaramente che gli anti-tipi delle feste primaverili cominciarono con l’apertura della dispensazione del Vangelo, e finiranno con la sua conclusione.

Per analogia dobbiamo concludere che gli anti-tipi delle festività autunnali occuperanno un periodo di tempo corrispondente a quello occupato dai loro tipi, similmente agli anti-tipi delle vacanze primaverili. In altre parole, il periodo del loro adempimento deve durare diversi anni.

Capitolo 3 – Il Santuario

Il Santuario era il cuore del sistema formato dai tipi. Là il Signore depose il Suo Nome, là manifestò la Sua gloria e là parlò al sommo sacerdote riguardo quelle cose per il bene d’Israele. Quando chiediamo alle Scritture che cosa sia il Santuario, lasciamo che tutti i pregiudizi acquisiti attraverso l’educazione ricevuta fin ora escano dalla nostra mente. La Bibbia definisce chiaramente cosa sia il Santuario e risponde a qualsiasi domanda razionale che tu possa avere a riguardo.

Il nome di “Santuario” si applica a molte cose nell’Antico Testamento. Quando l’angelo Gabriele disse a Daniele che il Santuario sarebbe stato purificato alla fine dei 2300 giorni {Daniele 8: 14}, lo chiamò semplicemente “il santuario” ma non specificò quale, come se Daniele avesse capito bene di quale si trattava. E il fatto che abbia capito bene è ovvio, perché non ha chiesto di cosa si trattasse. Ma ora che il Santuario è diventato un argomento controverso, la nostra unica certezza è cercare nel Nuovo Testamento il commento divino su tale argomento. E la decisione del commento divino dovrebbe porre la questione al di là di ogni controversia tra i cristiani. Paolo discute l’argomento in dettaglio nella Lettera agli Ebrei, dove parla del patto illustrato attraverso simboli. “Certamente anche il primo patto ebbe degli ordinamenti per il servizio divino e per il santuario terreno. Infatti fu costruito un primo tabernacolo in cui vi erano il candelabro, la tavola e i pani della presentazione; esso è chiamato: «Il luogo santo» (dal greco – “hagia” o “santuario”). Dietro il secondo velo c’era il tabernacolo, detto: «Il luogo santissimo» (“hagia hagion”) che conteneva un turibolo d’oro e l’arca del patto tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovava un vaso d’oro contenente la manna, la verga di Aaronne che era germogliata e le tavole del patto. E sopra l’arca vi erano i cherubini della gloria che adombravano il propiziatorio; di queste cose non possiamo parlarne ora dettagliatamente” {Ebrei 9: 1-5}.

Una descrizione dettagliata del Santuario può essere trovata negli ultimi quattro libri del Pentateuco. Il nome “santuario” è stato il primo nome che il Signore gli ha dato {Esodo 25: 8}. Questo nome comprende non solo il Tabernacolo con le due stanze, ma anche il cortile e tutti gli strumenti per il servizio. Paolo lo chiama il Santuario della prima alleanza, “il quale è una figura per il tempo presente, e voleva indicare che i doni e i sacrifici offerti” {Ebrei 9: 9}.

“Ma Cristo, essendo venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto non fatto da mano d’uomo” {Ebrei 9: 11}. I sacerdoti sono entravano nei “simboli” o nei “modelli” di quello che è il vero luogo santo, che è veramente presente nei “i luoghi celesti”, in cui Cristo è entrato quando è entrato “nel cielo stesso” {Ebrei 9: 23-24}. Quando salì alla destra del Padre “nei cieli”, divenne “ministro del santuario (o “hagion”, ministro delle cose sante) e del vero tabernacolo, che ha eretto il Signore e non un uomo” {Ebrei 8: 1-2}. Questo è il santuario “di un patto migliore” {Ebrei 8: 6}.

Il Santuario che doveva essere purificato alla fine delle 2.300 sere e mattine è anche il Santuario della nuova alleanza, poiché la parte della visione relativa al calpestio e alla purificazione {Daniele 8: 13-14} si riferisce a tempi successivi alla crocifissione. Vediamo che il santuario della nuova alleanza non è sulla terra ma in cielo. Il vero tabernacolo, che fa parte del santuario della nuova alleanza, fu fatto ed eretto dal Signore, in contrasto con quello della prima alleanza, che fu fatto ed eretto dall’uomo, in obbedienza al comando di Dio; “mi facciano un santuario, perché io abiti in mezzo a loro” {Esodo 25: 8}. Ma cosa dice l’apostolo che il Signore abbia eretto? “La città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio” {Ebrei 11: 10}. E come si chiama questa città? “Gerusalemme celeste” {Ebrei 12: 22; Apocalisse 21}. “Noi abbiamo da parte di Dio un edificio, un’abitazione non fatta da mano d’uomo eterna nei cieli” {2 Corinzi 5: 1}. “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore” {Giovanni 14: 2}.

Quando il Salvatore era a Gerusalemme e disse che la loro casa sarebbe rimasta deserta, i discepoli andarono da Lui per mostrargli gli edifici del tempio. Ma Lui disse: “non resterà qui pietra su pietra che non sarà diroccata” {Matteo 24: 1-2}. Quel tempio era il loro santuario {1 Cronache 22: 17-19; 1 Cronache 28: 9-13; 2 Cronache 29: 5, 21; 2 Cronache 36: 14, 17}. Una tale dichiarazione, che sarebbe stato distrutto il Santuario, li riempì di tristezza e paura, poiché annunciava il disordine, se non il completo crollo dell’intero sistema religioso. Ma per confortarli e istruirli, disse loro: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore” {Giovanni 14: 1-3}.

Poiché si trovava al crocevia tra il patto tipico e quello anti-tipico, e aveva appena dichiarato che la casa del primo patto che non era più valida, preannunciandone la distruzione, Lui diresse, com’era naturale che fosse, l’attenzione dei Suoi discepoli sul Santuario della seconda alleanza, al quale avrebbero dovuto aggrappare i loro affetti ed interessi, così come si erano aggrappati a quello della prima alleanza. Il Santuario della nuova alleanza è connesso alla nuova Gerusalemme, così come il santuario della prima alleanza era connesso alla vecchia Gerusalemme. Proprio come quello era il luogo in cui prestavano servizio i sacerdoti della prima alleanza, così è in cielo, il luogo in cui presta servizio il Sacerdote della nuova alleanza. A questi luoghi, e solo ad essi, il Nuovo Testamento applica il nome di “Santuario”, ed è evidente che ciò deve chiarire per sempre la questione.

Ma dal momento che ci è stato insegnato per così tanto tempo a guardare alla Terra come se fosse “il santuario”, sarebbe appropriato chiedersi, su quale base nella Scrittura abbiamo ottenuto questo insegnamento? Non riesco a trovare alcun supporto. Se gli altri ne trovano, che lo dimostrino. Ricordiamoci che la definizione di santuario è “luogo santo” o “sacro”. La Terra o la Palestina è un luogo del genere? Ciò che si trova in esse dice di no. Cosa ha imparato Daniele su questo tema? Diamo un’occhiata alla sua visione. “Il luogo del suo santuario fu abbattuto” {Daniele 8: 11}. Questo abbattimento avvenne nei giorni dell’Impero Romano, attraverso il suo potere. Pertanto, il santuario in questo testo non era né la Terra né la Palestina, perché la Terra fu abbattuta (o “rovesciata”) alla caduta nel peccato, più di 4000 anni prima, e la Palestina divenne prigioniera, più di 700 anni prima dell’evento descritto in questo passaggio, e non attraverso i romani.

Il Santuario abbattuto è il santuario di Colui contro il quale si schierò Roma, cioè il Santuario “del principe degli eserciti”, Gesù Cristo. Paolo ci dice che il Suo Santuario è in cielo. Quindi {Daniele 11: 30-31} ci dice: “perché delle navi di Kittim, verranno contro di lui; perciò egli si perderà d’animo, si adirerà nuovamente (con l’intenzione di punire) contro il santo patto (del cristianesimo) ed eseguirà i suoi disegni; così tornerà a mostrare riguardo con coloro (sacerdoti e vescovi) che hanno abbandonato il santo patto. Forze da lui mandate (civili e religiose) si leveranno (Roma e coloro che hanno lasciato la santa alleanza) per profanare il santuario-fortezza”.

Che cosa profanarono più esattamente Roma e i capi della cristianità quando si unirono? La loro unione fu fatta “contro il santo patto” e profanarono il Santuario di quel patto. Questo fu possibile nell’unico modo in cui si poteva profanare il nome di Dio: {Geremia 34: 16; Ezechiele 20: 9, 14, 22; Malachia 1: 7}. In questo senso, la bestia “politico-religiosa” di {Apocalisse 13: 6} ha profanato il Santuario, gettandone a terra la verità e calpestandola {Daniele 8: 12-13; Salmo 102: 19; Geremia 17: 12; Ebrei 8: 1-2}. Quando chiamarono Roma “la città santa” {Apocalisse 21: 2} e installarono lì il papa con i titoli: “Signore Dio, Papa”, “Santo Padre”, “Capo della Chiesa”, ecc… proprio lì, nel falso “tempio di Dio”, professando di fare ciò che Gesù fa effettivamente nel Suo Santuario {2 Tessalonicesi 2: 1-8}. Di fatto, in tutto questo, il Figlio di Dio stesso fu calpestato {Ebrei 10: 29}.

Daniele pregò: “fa’ risplendere, per amore del Signore, il tuo volto sul tuo santuario che è desolato” {Daniele 9: 17}. Questo era il tipo di santuario costruito da Salomone {1 Cronache 28: 10-13}, che rimase settant’anni nella desolazione di Gerusalemme {Daniele 9: 2; 2 Cronache 36: 14-21} e che fu ricostruito dopo la prigionia {Neemia 10: 39}. Mosè ricevette sul Sinai il modello del Santuario, quando rimase quaranta giorni con il Signore sul monte, avvolto nelle nubi; e Davide ricevette “per mezzo dello Spirito” il modello del Santuario, che poi fu costruito da Salomone, e che sostituì quello costruito da Mosè {1 Cronache 28: 10-13}.

Chiaramente, sia Mosè {Esodo 25: 9} che Davide {1 Cronache 28: 19} ebbero visioni profetiche della nuova Gerusalemme, in cui videro il Santuario, e Cristo, il Sacerdote che vi ministra. Quando il santuario innalzato da Mosè fu sostituito con quello di Salomone, l’arca fu spostata dall’uno all’altro {2 Cronache 5: 2-8}. Il santuario conteneva oltre al tabernacolo anche gli attrezzi per il servizio, circondato dal cortile {Numeri 3: 29; Numeri 10: 17, 21}. Perciò anche il cortile in cui si trovava il tempio fu giustamente chiamato santuario. “Abbiamo purificato tutta la casa dell’Eterno, l’altare, degli olocausti con tutti i suoi utensili e la tavola dei pani della presentazione con tutti i suoi utensili” {2 Cronache 29: 18}.

L’altare degli olocausti, con i suoi vasi era davanti al tempio, nel cortile interno, nel versetto 21 viene sempre chiamato “santuario”.

Qualcuno potrebbe chiedersi, la Palestina non è forse chiamata “santuario”? No. “Tu li introdurrai e li pianterai sul monte della tua eredità, il luogo che hai preparato, o Eterno, per tua dimora, il santuario che le tue mani, o Signore, hanno stabilito” {Esodo 15: 17}. Qual è il luogo che il Signore ha preparato “per tua dimora”, che “le tue mani, o Signore, hanno stabilito”? Paolo dice che è “la città” {Ebrei 11: 10}, il “vero tabernacolo” {Ebrei 8: 2}, “un edificio… nei cieli” {2 Corinzi 5: 1}. Il Signore scelse anche il monte Sion, in Palestina, come luogo dove verrà collocato alla fine di tutto: “poiché l’Eterno ha scelto Sion, egli l’ha desiderata per sua dimora: Questo è il mio luogo di riposo per sempre; qui abiterò, perché l’ho desiderato” {Salmo 132: 13-14}. “Ed egli li portò così nella sua terra santa, al monte che la sua destra aveva conquistato” {Salmo 78: 54}. Questo era il confine o luogo prescelto, ma non era il santuario stesso, proprio come il monte Moria, su cui era costruito il tempio, non era il tempio stesso.

La terra era forse considerata come il “santuario”? Perché se loro non la consideravano in quel modo, non dovremmo farlo neanche noi. Uno sguardo ai testi che contengono questo termine lo dimostrerà: “mi facciano un santuario” {Esodo 25: 8}. “Il siclo del santuario” {Esodo 30: 13}. Ci sono più di venti testi come questo. “Ora Betsaleel e Oholiab e tutti gli uomini abili, nei quali l’Eterno ha messo sapienza e intelligenza per saper eseguire tutti i lavori per il servizio del santuario” {Esodo 36: 1; Esodo 26: 1-6}. “Di fronte al velo del santuario” {Levitico 4: 6}. “Portate via i vostri fratelli dal davanti del santuario” {Levitico 10: 4}. “Non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario” {Levitico 12: 4}. “Egli farà l’espiazione per il santuario santo” {Levitico 16: 33}. “Osserverete i miei sabati e porterete rispetto al mio santuario” {Levitico 19: 30; Levitico 26: 2}. “Non uscirà dal santuario e non profanerà il santuario del suo Dio” {Levitico 21: 12}. “Gli utensili del santuario” {Numeri 3: 31}. “Quelli che si prendevano cura del santuario” {Numeri 3: 32, 38}. “Del santuario e dei suoi arredi” {Numeri 4: 16}. “E ho dato in dono ad Aaronne e ai suoi figli i Leviti di mezzo ai figli d’Israele, perché compiano il servizio dei figli d’Israele nella tenda di convegno e perché facciano l’espiazione per i figli d’Israele, affinché non vi sia alcuna calamità tra i figli d’Israele per il loro avvicinarsi al santuario” {Numeri 8: 19}. “Tu, i tuoi figli e la casa di tuo padre con te, porterete il peso delle iniquità commesse contro il santuario” {Numeri 18: 1}. “ha contaminato il santuario dell’Eterno” {Numeri 19: 20}. “Poi Giosuè scrisse queste cose nel libro della legge di Dio; e prese una grande pietra e la eresse là sotto la quercia, presso il santuario dell’Eterno” {Giosuè 24: 26}. “Degli arredi usati nel servizio del santuario” {1 Cronache 9: 28, KJV}. “Levatevi e costruite il santuario dell’Eterno Dio” {1 Cronache 22: 19}. “C’erano principi del santuario” {1 Cronache 24: 5}. “L’Eterno ti ha scelto per costruire una casa come santuario” {1 Cronache 28: 10; 2 Cronache 20: 8}. “Esci dal santuario” {2 Cronache 26: 18; 2 Cronache 29: 21; 2 Cronache 30: 8}. “Senza la purificazione richiesta dal santuario” {2 Cronache 30: 19}.

Ho riprodotto quasi ogni testo e, credo, ogni diversa espressione in cui compare la parola “santuario”, fino ai Salmi, affinché chiunque possa vedere cosa intendessero quando si trattava del “santuario”. E di tutti i testi, nessuno si applica al territorio della Palestina, né a nessun altro territorio. Questo santuario, o tempio, sebbene circondato da tende, era chiamato “la casa di Dio” {Giudici 18: 31; 1 Samuele 1: 7-24}, e fu posto nella città di Sciloh al momento della divisione del paese {Giudici 18: 1, 10}. D’ora in poi fu chiamato “il tabernacolo, di Sciloh” {Salmo 78: 60}; Sciloh significa: sicurezza e felicità. Il Signore lo abbandonò quando i filistei presero l’arca {1 Samuele 4: 3-11} e quando “lasciò andare la sua forza in cattività e la sua gloria in mano del nemico” {Salmo 78: 61}. L’arca fu riportata a Kiriath Jearim {1 Samuele 7: 1-2}, da là fu portata nella casa di Obed-Edom {2 Samuele 6: 10-11}, e da quel luogo fu portata nella città di Davide, che è Sion {2 Samuele 5: 9; 2 Samuele 6: 1-19}. Sotto la conduzione di Salomone, l’arca fu collocata nel Luogo Santissimo del tempio {1 Re 8: 1-6}, costruito sul monte Moria, vicino al monte Sion {2 Cronache 3: 1}.

Il Signore ha scelto Sion per vivere lì in pace per sempre {Salmo 132: 13-14}, ma finora ha abitato lì solo per poco tempo, e poi solo tra le tende fatte da mani umane. Ma quando apparirà glorioso, “Tu ti leverai e avrai compassione di Sion” {Salmo 102}, la ricostruirà, e “i tuoi occhi vedranno Gerusalemme, dimora tranquilla, tenda che non sarà più rimossa, i suoi piuoli non saranno più divelti e nessuna delle sue funi sarà strappati” {Isaia 33: 20}. Allora il popolo abiterà in Sion, a Gerusalemme {Isaia 30: 19}.

Il canto di Mosè {Esodo 15} è ovviamente profetico e contempla le scene felici dell’Eden in Sion. Ezechiele ha la stessa visione. Il Signore risusciterà tutta la casa d’Israele dalle loro tombe nel paese d’Israele; poi stabilirà il Suo Santuario e la Sua Tenda per sempre in mezzo a loro {Apocalisse 21: 3}. Il Santuario non è né “il paese d’Israele”, né “il popolo d’Israele”, perché il Santuario è posto in mezzo a loro, è costruito e “da quel giorno il nome della città sarà: «l’Eterno è là»” {Ezechiele 48: 35}.

Capitolo 4 – Il sacerdozio di Cristo

Il sacerdozio nel santuario terreno del primo patto apparteneva ai figli di Levi, ma il sacerdozio celeste, quello basato su un patto migliore, appartiene al Figlio di Dio. Sia Melchisedec che il sacerdozio di Aaronne si trovano in Lui. Per alcuni aspetti, il sacerdozio di Cristo è simile a quello di Melchisedec e, per altri, a quello di Aronne o di Levi.

  • Egli fu costituito “sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedek” {Ebrei 7: 17}. Secondo la “disposizione”, o “l’ordine di Melchisedek” significa propriamente “seguire uno dopo l’altro” o “in successione”. Cristo, come Melchisedec, non proveniva da una famiglia sacerdotale {Ebrei 7: 3}. Non ha avuto, né avrà, un successore in carica; e “perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non passa ad alcun altro” {Ebrei 7: 24}. Il sacerdozio di Levi, per essere continuo, aveva bisogno di molti sacerdoti, e una continua successione, “perché la morte impediva loro di durare” {Ebrei 7: 23}.
  • Essendo secondo l’ordine di Melchisedec, è superiore ai figli di Levi, perché benedisse Abramo e ricevette da lui le decime {Ebrei 7: 1, 7, 9-10}.
  • Egli è re e sacerdote; re di nascita, perché è della tribù di Giuda, ed è sacerdote per giuramento del Padre {Ebrei 7: 14, 21}.
  • Poiché è perfetto e il Suo sacerdozio è infinito, può “portare alla perfezione” e “salvare appieno coloro che per mezzo suo si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro” {Ebrei 7: 25}.

Non fu nominato per ordine di Aaronne perché non era il suo successore, ma questo non prova che il sacerdozio di Aaronne non fosse un tipo del sacerdozio di Cristo. Paolo mostra in modo chiaro anche questo aspetto. Dopo aver esortato a ricordare “l’apostolo e il sommo sacerdote della nostra confessione di fede [o religione], Gesù Cristo” {Ebrei 3: 1}, pone le basi per un’attenta esaminazione, tracciando un’analogia tra la “casa” (“oikos”, “popolo”) di Mosè e quella di Cristo.

  • “Mosè fu veramente fedele nella casa di Dio come servo, per testimoniare delle cose che dovevano essere dette” {Ebrei 3: 5}. Questo testo prova che il sistema mosaico era un simbolo di quello divino.
  • Questo passaggio mostra anche che Gesù fu chiamato “come Aronne” per essere un sommo sacerdote {Ebrei 5: 1-5}.
  • Come Aaronne e i suoi figli, Gesù prese su di sé carne e sangue {Ebrei 2: 14}, il seme di Abramo {Ebrei 2: 16}, “è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato” {Ebrei 4: 15}, fu reso perfetto “dalle cose che soffrì” {Ebrei 5: 7-9} e “doveva perciò essere in ogni cosa reso simile ai fratelli, perché potesse essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare l’espiazione dei peccati del popolo” {Ebrei 2: 17}.
  • Entrambi furono ordinati “per gli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” {Ebrei 5: 1; Ebrei 8: 3}.
  • Paolo evidentemente considerava il sacerdozio levitico un tipo del sacerdozio di Cristo, come dimostrano i suoi sforzi per spiegare le analogie e i contrasti tra i due.
  • “Inoltre quelli erano fatti sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare, ma costui, perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non passa ad alcun altro” {Ebrei 7: 23-24}.
  • Egli “non ha bisogno ogni giorno, come quei sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, quando offerse se stesso” {Ebrei 7: 27}.
  • “La legge infatti costituisce come sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza, ma la parola del giuramento, che viene dopo la legge, costituisce il Figlio reso perfetto in eterno” {Ebrei 7: 28}.
  • “Ma ora Cristo ha ottenuto un ministero tanto più eccellente” del loro {Ebrei 8: 6}.
  • “In quanto egli è mediatore di un patto migliore, fondato su migliori promesse” delle loro {Ebrei 8: 6}.
  • “Ma Cristo, essendo venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto” del loro {Ebrei 9: 11}.
  • “Entrò una volta per sempre nel santuario, non con sangue di capri e di vitelli, ma col proprio sangue, avendo acquistato una redenzione eterna” {Ebrei 9: 12}.
  • “Infatti, se il sangue dei tori e dei capri e la cenere di una giovenca aspersi sopra i contaminati li santifica, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offerse se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!” {Ebrei 9: 13-14}.
  • “Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura delle cose vere, ma nel cielo stesso” {Ebrei 9: 24}.
  • “non per offrire sé stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra ogni anno nel santuario con sangue, non suo. Altrimenti egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo; ma ora, una sola volta, alla fine delle età, Cristo è stato manifestato per annullare il peccato mediante il sacrificio di sé stesso” {Ebrei 9: 25-26}.
  • “E come è stabilito che gli uomini [sacerdoti] muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, cosí anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza” {Ebrei 9: 27-28}.
  • “La legge infatti, avendo solo l’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non può mai rendere perfetti quelli che si accostano a Dio con gli stessi sacrifici che vengono offerti continuamente, anno dopo anno… [ma] con un’unica offerta, infatti, egli ha reso perfetti per sempre coloro che sono santificati” {Ebrei 10: 1, 14}.
  • “Poiché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati. Perciò, entrando nel mondo, egli dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo” {Ebrei 10: 4-5}.

Questi sono alcuni dei contrasti e dei paragoni che l’apostolo traccia tra il sacerdozio levitico e quello di Cristo, e sebbene vi sia una somiglianza sotto tutti gli aspetti, il sacerdozio di Cristo è superiore al sacerdozio di Levi. Ne aggiungo un altro: “ora, se egli fosse sulla terra, non sarebbe neppure sacerdote, perché vi sono già i sacerdoti che offrono i doni secondo la legge i quali servono di esempio ed ombra delle cose celesti” {Ebrei 8: 4-5}. I tratti della realtà sono simili ai tratti presenti nell’ombra, quindi le “cose celesti” di cui parla il testo devono essere il ministero sacerdotale “nei cieli” {Ebrei 8: 1-2} svolto dal nostro sommo sacerdote nel Suo Santuario. Se l’ombra è un ministero, allora la realtà deve essere un ministero.

Poiché i sacerdoti che servono secondo la legge ministrano secondo il modello e l’ombra del ministero celeste, dal loro ministero possiamo apprendere la natura del ministero celeste. “come fu detto da Dio a Mosé, quando stava per costruire il tabernacolo: «Guarda», egli disse, «di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte»” {Ebrei 8: 5}.

Nessuno può negare il fatto che Mosè istituì il sacerdozio levitico in obbedienza a questi comandamenti. Questo, quindi, era “secondo il modello” che Dio gli aveva mostrato, e quel modello era un modello delle cose celesti {Ebrei 9: 23}. Se non ci fosse altro testo che dimostri che il sacerdozio levitico era un tipo del sacerdozio divino, questo versetto lo dimostra pienamente. Tuttavia, alcuni negano anche questo ovvio significato del sacerdozio. Ma se questo non è il suo significato, allora non ci vedo alcun significato. È solo una faticosa ripetizione di cerimonie senza senso e inutili, perché non può portare alla perfezione coloro per i quali viene eseguita. Ma se lo consideriamo come un tipo del sacerdozio celeste, allora esso sarà pieno degli insegnamenti più importanti. Poiché questa è l’applicazione del Nuovo Testamento al sacerdozio, è così che dovremmo considerarlo quando studiamo l’espiazione che veniva fatta sotto il sacerdozio levitico.

“Or essendo queste cose (il santuario terreno con le due stanze e gli utensili in esse contenute) disposte così, i sacerdoti entravano continuamente (“ogni giorno”) {Ebrei 7: 27; Ebrei 10: 11} nel primo tabernacolo, per compiere il servizio divino; ma nel secondo entrava soltanto il sommo sacerdote una volta all’anno, non senza sangue, che egli offriva per sé stesso, e per i peccati d’ignoranza del popolo” {Ebrei 9: 6-7}.

Qui Paolo divide il ministero del sacerdozio levitico in due categorie: la prima, un ministero quotidiano nel luogo santo, e la seconda, un servizio annuale nel luogo santissimo. Il servizio quotidiano, svolto nel luogo santo e presso l’altare di bronzo nel cortile antistante il tabernacolo, consisteva nell’offrire “sull’altare: due agnelli di un anno ogni giorno, per sempre. Uno degli agnelli l’offrirai al mattino e l’altro l’offrirai sull’imbrunire. Col primo agnello offrirai un decimo di efa di fior di farina impastata con un quarto di hin di olio vergine, e una libazione di un quarto di hin di vino” {Esodo 29: 38-42}. L’offerta di cibo veniva bruciata con l’agnello e la libazione veniva versata nel luogo santo {Numeri 28: 3-8}. Allo stesso tempo, sull’altare d’oro nel Luogo Santo, si faceva bruciare incenso profumato mentre si pulivano e si accendevano le candele ogni sera e ogni mattina {Esodo 30: 34-38; Esodo 31: 11; Esodo 30: 7-9}. Lo stesso ministero fu poi svolto nel Tempio {1 Cronache 16: 37-40; 2 Cronache 2: 4; 2 Cronache 13: 4-12; 2 Cronache 31: 3; Esdra 3: 3}.

Tutto questo non faceva l’espiazione per i peccati, né individuali né collettivi. Il ministero quotidiano descritto era una specie di intercessione continua; ma l’espiazione era un’opera speciale, per la quale venne data un’indicazione speciale. Infatti sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento vengono impiegate diverse parole per esprimere la stessa idea di espiazione.

Andiamo a vedere alcuni esempi (le parole in corsivo sono sinonimo di “espiazione”):

“E ogni giorno offrirai un torello, come sacrificio per il peccato, per fare l’espiazione per esso e lo ungerai per consacrarlo” {Esodo 29: 36}.

“Il sacerdote farà l’espiazione per lei, ed ella sarà pura” {Levitico 12: 8}.

“Questa è la legge relativa al lebbroso per il giorno della sua purificazione” {Levitico 14: 2, 21}.

L’espiazione non poteva essere fatta per il lebbroso finché non fosse guarito dalla sua lebbra {Levitico 13: 45-46}.

Fino a quando non fu guarito, doveva vivere da solo fuori dal campo.

“Il sacerdote uscirà dal campo e lo esaminerà e se la piaga della lebbra è guarita nel lebbroso, il sacerdote ordinerà di prendere per colui che dev’essere purificato due uccelli vivi e puri, del legno di cedro, dello scarlatto e dell’issopo” {Levitico 14: 3-4}.

La stessa legge si applica alla pulizia di una casa dalla lebbra {Levitico 14: 33-57}. Le pietre affette dalla lebbra venivano rimosse, la casa doveva essere “raschiata dall’interno” e poi riparata con nuovi materiali.

Una volta rimossa l’impurità fisica, diremmo che ora è puro. Ma non è così; ora è pronto solo per essere purificato dalla legge.

“Il sacerdote dichiarerà la casa pura, perché la piaga è guarita” {Levitico 14: 48}.

“Poi per purificare la casa, prenderà due uccelli, legno di cedro, scarlatto e issopo” {Levitico 14: 49}.

“Farà così l’espiazione, per la casa, ed essa sarà pura” {Levitico 14: 52-53}.

“Egli uscirà verso l’altare che è davanti all’Eterno e farà l’espiazione per esso: prenderà del sangue del torello e del sangue del capro e lo metterà sui corni dell’altare tutt’intorno. Poi spruzzerà del sangue su di esso col suo dito sette volte; così lo purificherà e lo santificherà dalle impurità dei figli d’Israele” {Levitico 16: 18-19}.

“Mosè lo scannò, ne prese del sangue, lo mise col dito sui corni dell’altare tutt’intorno e purificò l’altare; poi sparse il sangue alla base dell’altare e lo consacrò per fare su di esso pace” {Levitico 8: 15, KJV}.

“I sacerdoti li scannarono e ne offrirono il sangue sull’altare come sacrificio per il peccato, in espiazione, per tutto Israele” {2 Cronache 29: 24; 2 Cronache 29: 29}.

“Li purificherò di ogni loro iniquità con la quale hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le loro iniquità con le quali hanno peccato e con le quali si sono ribellati contro di me” {Geremia 33: 8}.

“Essendo ora giustificati nel suo sangue… tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione” {Romani 5: 9-11}.

“Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo” {2 Corinzi 5: 19}.

“Per riconciliare a ambedue con Dio” {Efesini 2: 16}.

“Il sangue dei tori e dei capri… li santifica, purificandoli nella carne; quanto più il sangue di Cristo… purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente. E perciò egli è il mediatore del nuovo patto affinché, essendo intervenuta la morte per il riscatto dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eterna eredità” {Ebrei 9: 13-15}.

“Con un’unica offerta, infatti, egli ha reso perfetti per sempre coloro che sono santificati” {Ebrei 10: 14}.

“In cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” {Efesini 1: 7}.

“Ravvedetevi dunque e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati” {Atti 3: 19}.

Da questi testi troviamo che i termini espiazione, purificazione, riconciliazione, purificazione, pace, santificazione, perdono, giustificazione, redenzione, cancellazione, ecc… sono usati per identificare la stessa cosa, ovvero ristabilire il favore di Dio. In tutti i casi, il mezzo utilizzato è il sangue, e a volte il sangue e l’acqua.

L’espiazione è la grande idea presentata dalla legge, così come lo è il vangelo, e poiché lo scopo dell’espiazione presentata dalla legge è di insegnarci l’espiazione presentata dal vangelo, è molto importante che l’espiazione della legge sia ben compresa. L’espiazione che i sacerdoti facevano per il popolo nel loro ministero quotidiano era diversa dall’espiazione fatta il decimo giorno del settimo mese. Per fare la prima non andavano oltre il luogo santo, ma per fare la seconda il sacerdote entrava nel luogo santissimo. La prima riguardava i casi individuali, la seconda era per l’intera nazione di Israele, collettivamente. La prima era per il perdono dei peccati, la seconda per la cancellazione dei peccati. La prima poteva essere fatta in qualsiasi momento, ma la seconda solo il decimo giorno del settimo mese. Pertanto, possiamo chiamare la prima: “espiazione quotidiana”, mentre l’altra: “espiazione annuale”, oppure la prima: “espiazione individuale” e l’altra: “espiazione nazionale”.

L’espiazione individuale per la remissione dei peccati veniva fatta per una persona, o per l’intera congregazione se erano colpevoli collettivamente di un particolare peccato. Il primo capitolo del Levitico dà istruzioni per il sacrificio dell’olocausto; il secondo capitolo, per le offerte di cibo; il terzo capitolo, per i sacrifici di riconoscenza; e il quarto capitolo, per i sacrifici per il peccato, che, come suggerisce il nome, erano sacrifici per i peccati, per mezzo dei quali colui che li ha commessi è venuto per il perdono dei suoi peccati. Nel quinto e sesto capitolo, vengono presentati i sacrifici per vari casi di colpevolezza che erano simili ai sacrifici per il peccato.

“Se uno commette peccato per ignoranza contro qualsiasi comandamento” {Levitico 4: 2}, “quando lo riconosce, è colpevole” {Levitico 5: 3} e “se dunque uno si è reso colpevole in una di queste cose, confesserà il peccato che ha commesso” {Levitico 5: 5}.

{Numeri 5: 6-8} mostra che la confessione e la restituzione sono necessarie in tutti i casi prima che l’espiazione possa essere fatta per l’individuo: “Quando un uomo o una donna commette qualsiasi offesa contro qualcuno, così facendo, commette un peccato contro l’Eterno, e questa persona si rende colpevole; essa confesserà l’offesa commessa e farà piena restituzione del danno fatto, aggiungendovi un quinto e lo darà a colui che ha offeso”. Quindi lui o i capi (se fosse stata l’intera congregazione) avrebbero portato il sacrificio per il peccato, o il sacrificio per il perdono, davanti alla porta del tabernacolo sul lato nord dell’altare dell’olocausto nel cortile {Levitico 4: 24; Levitico 1: 11; Levitico 17: 1-7}. Là, lui (o i capi), avrebbero messo una mano sul capo e poi l’avrebbero scannato {Levitico 4: 2-4, 13-15, 22-24, 27-29}. Dopo ciò, la vittima essendo stata presentata e scannata, il sacerdote unto avrebbe preso del suo sangue e lo avrebbe portato nel luogo santo, e con il dito intinto di sangue lo avrebbe asperso davanti al velo del santuario e messo sui corni dell’altare per l’incenso, e il resto del sangue versato sull’altare del sacrificio. In questo modo avrebbe fatto l’espiazione per l’individuo, e il suo peccato sarebbe stato perdonato {Levitico 4: 5-10, 16-20, 25-26, 30-35}. I corpi dei sacrifici per il peccato venivano portati fuori del campo e bruciati {Levitico 4: 11-12, 21}.

Va notato: che il sacerdote non ha iniziato il suo ministero finché non ha avuto il sangue della vittima, che tutto ciò che ha fatto è stato fatto all’interno del cortile (all’interno del santuario) e che l’espiazione così realizzata era solo per il perdono dei peccati. Questi aspetti sono ben compresi specialmente in {Levitico 4 e 5}, capitoli che trattano i sacrifici per la trasgressione. Qui ci viene presentata un’espiazione per la cui realizzazione i sacerdoti potevano entravano solo nel “luogo santo” (la prima stanza), e per compierlo potevano entrare in questa stanza “sempre” o “ogni giorno”. Ma nel secondo (il luogo santissimo, la seconda stanza) solo il sommo sacerdote poteva entrarvi, una volta all’anno, ma non senza sangue, che offriva per sé e per gli errori del popolo.

Questa “espiazione annuale” è definita essere “l’espiazione nazionale”, di cui il Signore parla in modo speciale in {Levitico 16: 2} “non entrare in qualsiasi tempo nel santuario, di là dal velo, davanti al propiziatorio che è sull’arca, perché non abbia a morire, poiché io apparirò nella nuvola sul propiziatorio”. Per quale scopo e quando poteva entrarvi? “per fare l’espiazione per i figli d’Israele per tutti i loro peccati, una volta all’anno” {Levitico 16: 34, 29}. Questo giorno era il giorno più importante dell’anno. L’intera nazione, dopo aver ottenuto il perdono dei loro peccati mediante l’espiazione nel luogo santo, era ora adunata intorno al santuario mentre il sommo sacerdote, vestito di abiti sacri, pieni di gloria e di bellezza {Levitico 16: 4; Esodo 28: 2}, con delle campanelle d’oro sull’orlo della veste, perché si senta il loro suono quando entra davanti al Signore, con il pettorale del giudizio sul suo cuore, avendo i nomi delle tribù d’Israele su di esso incisi, affinché possa portare per loro il giudizio, avendo anche l’Urim e il Thummim (luce e perfezione) come anche la piastra d’oro puro, il diadema di santità {Levitico 8: 9; Esodo 28: 29-36}, sulla cui parte frontale del diadema erano incise le parole “santità all’Eterno”, affinché potesse portare le iniquità dalle cose sante. Ed ecco che il sommo sacerdote ora può entrare nel luogo santissimo (nella seconda stanza) per fare l’espiazione o purificazione, affinché il popolo sia mondato (purificato) da tutti i suoi peccati davanti al Signore {Levitico 16: 30}.

Le vittime dell’espiazione di questo giorno furono: per il sacerdote stesso, un vitello (torello) come sacrificio per il peccato {Levitico 16: 3}, per il popolo due capri: uno come sacrificio per il peccato e l’altro come capro espiatorio; e un montone per l’olocausto {Levitico 16: 5-8}. Dopo aver scannato il torello del sacrificio per il peccato di sé stesso {Levitico 16: 11}, “poi prenderà un turibolo pieno di carboni accesi tolti dall’altare davanti all’Eterno e avrà le sue mani piene di incenso profumato in polvere, e porterà ogni cosa di là dal velo. Metterà l’incenso sul fuoco davanti all’Eterno perché la nuvola dell’incenso copra il propiziatorio che è sulla testimonianza; così egli non morirà. Poi prenderà del sangue del torello e lo spruzzerà col suo dito sul propiziatorio dal lato est; spruzzerà pure un po’ di sangue col suo dito davanti al propiziatorio sette volte” {Levitico 16: 12-14}.

Questa era la preparazione per l’espiazione, la cui descrizione è la seguente: “poi scannerà il capro del sacrificio per il peccato, che è per il popolo, e ne porterà il sangue di là dal velo; e farà con questo sangue ciò che ha fatto col sangue del torello; lo spruzzerà sul propiziatorio e davanti al propiziatorio. Così farà l’espiazione (purificazione) per il santuario (“oltre il velo”, vedi versetto 2), a motivo delle impurità dei figli d’Israele, delle loro trasgressioni e di tutti i loro peccati. Lo stesso farà (cioè l’espiazione o purificazione) per la tenda di convegno che rimane fra loro, in mezzo alle loro impurità” {Levitico 16: 15-16}. “Egli uscirà verso (dal luogo santissimo) l’altare che è davanti all’Eterno e farà l’espiazione per esso: prenderà del sangue del torello (per sé) e del sangue del capro (per il popolo), e lo metterà sui corni dell’altare tutt’intorno. Poi spruzzerà del sangue su di esso col suo dito sette volte; così lo purificherà e lo santificherà dalle impurità dei figli d’Israele” {Levitico 16: 18-19}. Questo altare era l’altare d’oro per l’incenso del luogo santo, sul quale veniva asperso il sangue dei sacrifici per l’espiazione individuale durante il servizio quotidiano. In seguito a questa aspersione del servizio quotidiano, l’altare ricevette una contaminazione dalla quale ora doveva essere purificato. “Aronne farà una volta all’anno l’espiazione sui suoi corni; col sangue del sacrificio di espiazione per il peccato farà su di esso l’espiazione una volta l’anno” {Esodo 30: 10}. Questa fase di purificazione terminerà “quando avrà finito di fare l’espiazione per il santuario, per la tenda di convegno e per l’altare” {Levitico 16: 20}.

In altre parole, finì quando fece la purificazione del luogo santissimo, del tabernacolo e dell’altare per gli incensi. Abbiamo visto prima che l’espiazione, la riconciliazione, la purificazione, ecc… significano la stessa cosa, quindi qui, in questa fase dell’opera dell’espiazione, il sacerdote ha terminato l’opera di purificazione di questi luoghi.

Poiché l’espiazione per la cancellazione dei peccati non veniva fatta nel cortile, ma solo all’interno del tabernacolo, tutta l’opera di purificazione del santuario veniva compiuta all’interno del tabernacolo. Queste erano cose sacre, ma dovevano essere purificate ogni anno. E il luogo santissimo, oltre il velo, aveva al suo interno l’arca dell’alleanza, che era coperta dal propiziatorio, che si trovava tra i cherubini. Là il Signore dimorava tra i cherubini, avvolto in una nuvola di gloria divina. Chi avrebbe mai pensato di chiamare un posto del genere “impuro”? Tuttavia, prima che fosse costruito, il Signore prevedette che questo luogo fosse purificato ogni anno. E questo santuario, che era un tipo del santuario del nuovo patto, fu purificato dal sangue, non dal fuoco.

In quel giorno, il sommo sacerdote “porterà la colpa associata alle cose sante presentate dai figli d’Israele, in ogni genere di offerte sacre” {Esodo 28: 38}. Quelle “cose sante”, sono quelle che costituiscono il santuario. “Poi l’Eterno disse ad Aaronne: Tu, i tuoi figli e la casa di tuo padre con te, porterete il peso delle iniquità commesse contro il santuario” {Numeri 18: 1}. Le iniquità del santuario, come abbiamo visto, non erano i peccati di questo quest’ultimo, ma erano le iniquità dei figli d’Israele, del popolo di Dio, che il santuario aveva ricevuto da loro. Questo trasferimento dell’iniquità, dal popolo al santuario, non fu solo un trasferimento occasionale, causato da un incidente di rivolte illegali, spargimento di sangue o idolatria in mezzo a loro, non era dovuto dalla devastazione dei nemici, ma si realizzava secondo l’accordo iniziale dei rituali quotidianamente regolate da questo sistema simbolico. Dobbiamo tenere a mente che tutte le istruzioni furono date a Mosè e Aaronne prima che il santuario fosse costruito. Tutto ciò che era necessario per espiare i peccati commessi per ignoranza fu ordinato, ma non prima che questi divenissero conosciuti {Levitico 4: 14; Levitico 5: 3-6}, dopo di che, naturalmente, diventavano peccati conosciuti. Dopo essere stati conosciuti, l’individuo doveva portare la sua iniquità {Levitico 5: 1-17; Levitico 7: 1-8} finché non presentava il suo sacrificio davanti al sacerdote e la scannava. Quindi il sacerdote faceva l’espiazione con il suo sangue {Levitico 17: 11}, in questo modo l’individuo veniva perdonato e quindi liberato dalla sua iniquità.

In quale momento l’individuo smetteva di portare la sua iniquità? Ovviamente dopo aver presentato la sua vittima scannata; questa era la parte che lui doveva compiere. In che modo la sua iniquità veniva trasferita al santuario? Attraverso la sua vittima sacrificale, o meglio, attraverso il suo sangue, che il sacerdote prendeva e aspergeva davanti alla tenda e sull’altare. In questo modo l’iniquità passava al santuario. La prima cosa che veniva fatta per il popolo, il decimo giorno del settimo mese, era di purificare il santuario nello stesso modo, ovvero, attraverso il sangue. Dopo aver fatto ciò, il sommo sacerdote prendeva su di sé “l’iniquità dell’assemblea (o del popolo), perché facciate l’espiazione per loro” {Levitico 10: 17}. “Quando avrà finito di fare l’espiazione per il santuario (“oltre il velo”, versetto 2), per la tenda di convegno e per l’altare, farà avvicinare il capro vivo. Aaronne poserà entrambe le sue mani sulla testa del capro vivo e confesserà su di esso tutte le iniquità dei figli d’Israele tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati, e li metterà sulla testa del capro; lo manderà poi nel deserto per mezzo di un uomo appositamente scelto. Il capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in terra solitaria; e quell’uomo lo lascerà andare nel deserto” {Levitico 16: 20-22}. Questo era l’unico ruolo del capro espiatorio, cioè quello di prendere e di portare lontano tutte le iniquità di Israele, in una terra desolata e disabitata, e tenendole lì, lasciando Israele al loro santuario, e il sacerdote a completare l’espiazione di quel giorno bruciando il grasso del sacrificio per il peccato e portando due arieti come olocausto sull’altare di rame nel cortile {Levitico 16: 24-25}. Infine, bruciando fuori dell’accampamento i resti delle offerte per il peccato si poneva fine al servizio di questo importante giorno {Levitico 16: 27}.

Capitolo 5 – Anti-tipo

Poiché il sistema della legge [mosaica] che abbiamo studiato era solo “un’ombra”, “un simbolo”, “un modello” di per sé privo di valore, solo per insegnarci la natura di quel perfetto sistema di redenzione che è “il corpo” di “queste cose” {Colossesi 2: 17}; che furono pianificate nel consiglio celeste e fatte diventare realtà dall’unigenito del Padre. Impariamo, sotto la guida dello Spirito di verità, a conoscere le solenni realtà che finora sono state presentate solo nell’ombra.

Attraverso questi modelli, pur essendo limitati, come Paolo, possiamo estendere la nostra ricerca oltre i limiti della visione naturale fino al punto di vedere “le cose celesti stesse” {Ebrei 9: 23}. Là troviamo tutto il ministero della legge compiuto in Cristo, Colui che fu unto di Spirito Santo ed entrò nel Suo Santuario, nel cielo stesso {Ebrei 9: 24}, con il suo sangue, quando salì alla destra del trono di Sua Maestà nei cieli, come “ministro del santuario” {Ebrei 8: 2}. Dopo aver parlato del servizio quotidiano nel luogo santo e del servizio annuale nel luogo santissimo, Paolo dice: “non era ancora resa manifesta, mentre sussisteva ancora il primo tabernacolo, il quale è una figura per il tempo presente, e voleva indicare che i doni e i sacrifici offerti non potevano rendere perfetto nella coscienza colui che faceva il servizio divino, trattandosi solo di cibi, di bevande, di varie abluzioni e di ordinamenti carnali, imposti fino al tempo del cambiamento. Ma Cristo, essendo venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto non fatto da mano d’uomo, cioè non di questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario [“eis hagia”], non con sangue di capri e di vitelli, ma col proprio sangue, avendo acquistato una redenzione eterna” {Ebrei 9: 8-12}.

La parola “eis hagia” nel versetto 12 è la stessa della parola che troviamo nel versetto 24 che significa “luoghi santi”: “Cristo infatti non è entrato in un santuario [“nei luoghi santi”, KJV] fatto da mani d’uomo, figura delle cose vere, ma nel cielo stesso per comparire ora davanti alla presenza di Dio per noi” {Ebrei 9: 24}. Il termine “hagia” in questi due versi è nella forma del plurale neutro ed è determinato dalla preposizione “eis” che significa “dentro, sopra o nel mezzo”. “Hagia” essendo un aggettivo neutro, è correttamente reso dall’espressione “cose sante” o “beni santi”, ma “hagia” nel versetto 2 è nella forma del nominativo singolare femminile ed è correttamente reso dall’espressione “luogo santo”. L’articolo determinativo che accompagna la parola “beni” in {Ebrei 9:11} e {Ebrei 10: 1} fa si che l’espressione significhi “cose buone in sé stesse” o “buone in modo astratto”.

Questo prova la perfetta armonia tra {Ebrei 9: 11-12, 23-24} ed {Ebrei 10: 1}. I “beni” sono “buoni in essi stessi”, sono “santi” o “celesti” e sono “nei cieli stessi”, in cui Cristo è entrato come nostro sommo sacerdote per ministrarli in nostro favore. E quei “beni santi” in cielo sono connessi a quel “tabernacolo più grande e più perfetto non fatto da mano d’uomo” {Ebrei 9: 11}, proprio come le “cose sante” della prima alleanza erano legate al loro tabernacolo {Ebrei 9: 1-5}. E l’insieme di tutte le “cose sante” compongono il santuario. Il “santuario”, o le “cose sante” del versetto 8, la cui via non fu conosciuta fino al tempo della riforma, quando Cristo versò il proprio sangue, appartengono al “tabernacolo più grande e più perfetto”, di cui parla il versetto successivo. Traduco questi nomi alla lettera, perché nella traduzione comune non sono tradotti letteralmente.

La parola che appare in {Ebrei 9: 8, 12, 19} è “hagion”, che significa “nelle cose sante” o “nei luoghi santi”, invece di “il santissimo”. Questo mostra che il sangue di Cristo è la via o il mezzo attraverso il quale Egli, come nostro sommo sacerdote, entrò in entrambe le stanze del tabernacolo celeste. Se ci fosse una sola “stanza” nei cieli, come molti dicono, perché ce ne sono due nel simbolo? E perché, applicando il simbolo, Paolo parla di due luoghi? Probabilmente chi disprezza la legge e viola il patto di Levi {Malachia 2: 8} potrebbe spiegarlo. Ma se non possono farlo, consigliamo loro di attenersi alla spiegazione di Paolo su queste cose.

{Ebrei 6: 19-20} dovrebbe provare che Cristo è entrato nel luogo santissimo durante la sua ascensione, poiché Paolo ha detto che è penetrato “fin nell’interno del velo”. Ma il velo che separa il luogo santo dal luogo santissimo è il “secondo velo” {Ebrei 9: 3}. Poiché ci sono due veli, quella in {Ebrei 6}, il primo di cui parla, deve essere il primo velo, quello che è davanti al luogo santo. Quando Gesù penetrò “fin nell’interno del velo”, entrò nel Suo tabernacolo, certamente nel “luogo santo” del santuario, perché questo è la prima stanza. E la nostra speranza, come un’ancora dell’anima, penetra oltre la tenda, nel tempio dove l’espiazione officiata in entrambe le stanze comprende sia il perdono che la cancellazione dei peccati.

Coloro che affermano che Cristo è entrato nel “luogo santissimo” subito dopo la Sua ascensione, e che da allora vi abbia ministrato, credono anche, e devono necessariamente credere, che l’espiazione officiata nella dispensazione del Vangelo è l’anti-tipo dell’espiazione officiata il decimo giorno del settimo mese, secondo la legge. Se fosse così, gli eventi del decimo giorno secondo la legge dovrebbero avere i loro anti-tipi durante tutta la dispensazione del Vangelo. Il primo evento dell’opera di espiazione in quel giorno era la purificazione del santuario, come abbiamo visto in {Levitico 16}. Quindi, secondo la loro teoria, il Santuario del nuovo patto venne purificato nel periodo dei primi giorni della dispensazione del Vangelo. Le prove dimostrano chiaramente che né la Terra né la Palestina – né i loro santuari ­– furono purificati allora. Li chiamo “i loro santuari”, perché non sono del Signore. E se il Santuario del Signore, della nuova alleanza, venne purificato, significa che le 2300 sere e mattine sono già finite da allora. Ma se queste sere e queste mattine sono anni, come tutti crediamo {Numeri 14: 34; Ezechiele 4: 6}, quegli anni (2300) devono estendersi di 1810 anni oltre le 70 settimane. Però l’ultima di quelle 70 settimane fu la prima settimana del nuovo patto o della dispensazione del Vangelo. Il fatto che i 2300 giorni (o anni) si estendano per 1810 anni oltre le 70 settimane, e che il santuario non possa essere purificato fino alla fine di questi giorni, prova che l’anti-tipo del decimo giorno secondo la legge non coincide con l’inizio della dispensazione del vangelo; ma un periodo successivo.

Quindi, se l’espiazione di quel giorno è un tipo dell’espiazione compiuta durante la dispensazione del Vangelo, allora l’espiazione fatta nel “primo tabernacolo”, ovvero nel “luogo santo” {Ebrei 9: 6}, che doveva precedere quel giorno, terminò prima che iniziasse la dispensazione del Vangelo. Ed è stato mostrato che quell’espiazione veniva fatta per il perdono dei peccati, e non ho trovato alcuna prova che tale espiazione sia stata fatta il decimo giorno del settimo mese.

La dispensazione del Vangelo iniziò con la predicazione di Cristo, e se questa è l’anti-tipo del decimo giorno secondo la legge, allora una di queste due cose deve essere vera: o il Salvatore, invece di adempiere, distrusse gran parte della legge, ovvero il servizio quotidiano o continuo, che si svolgeva tutto l’anno, tranne un giorno, il decimo giorno del settimo mese; oppure adempì tutta la legge, tranne quella corrispondente ad un giorno dell’anno (il decimo giorno del settimo mese), prima che iniziasse la dispensazione del Vangelo e prima che fosse unto come Messia per adempiere la legge e il profeti. Una di queste due conclusioni è inevitabile se si accetta come ipotesi che la dispensazione del Vangelo e l’espiazione officiata durante questo periodo sia l’anti-tipo del decimo giorno della legge e dell’espiazione officiata in quel giorno. A quale di questi appigli vogliono attaccarsi? Se al primo, allora l’affermazione “non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti” {Matteo 5: 17} li coglie nell’errore. Se scelgono il secondo, allora devono dimostrare che la legge, essendo un’ombra dei beni futuri, si è adempiuta in sé stessa, e che l’ombra e la realtà hanno occupato lo stesso luogo e tempo. Devono anche provare che tutta l’espiazione per il perdono dei peccati fu fatta prima che l’Agnello, con il Cui sangue doveva essere fatta l’espiazione, fosse immolato.

Dovrebbe essere chiaro a tutti che se l’anti-tipo del ministero annuale {Ebrei 9: 7} è iniziato alla prima venuta di Cristo, l’anti-tipo del ministero quotidiano {Ebrei 9: 6} deve essersi adempiuto prima. E se l’espiazione per il perdono faceva parte del ministero quotidiano, questo implica il fatto che non esiste il perdono dei peccati sotto la dispensazione del Vangelo. Ma una tale teoria è in chiaro contrasto con tutto il valore della dispensazione del Vangelo e viene rimproverata non solo da Mosè e Paolo, ma anche dall’insegnamento e dalle opere del nostro Salvatore, nonché dall’incarico che Egli diede ai Suoi apostoli, dai loro insegnamenti e dalla storia della Chiesa cristiana. Ma, ancora, loro dicono che l’espiazione fu realizzata e conclusa sul Calvario, quando l’Agnello di Dio pagò con la Sua vita. Questo è ciò che alcuni ci insegnano, ed è ciò che pensano le chiese, ed è ciò che pensa anche il mondo. Ma non c’è nulla di vero o sacro in questa affermazione a meno che non sia supportata dall’autorità divina. Probabilmente solo pochi, o nessuno di coloro che sostengono questa opinione, hanno mai messo alla prova i fondamenti su cui si basa.

1) Se l’espiazione fu fatta al Calvario, da chi fu fatta? L’espiazione è opera di un sacerdote. Ma chi ha officiato al Calvario? I Soldati romani e i malvagi ebrei?

2) Scannare la vittima non significava fare espiazione: il peccatore era colui che doveva scannare la vittima {Levitico 4: 1-4, 13-15}. Allora il sacerdote prese il sangue e fece l’espiazione {Levitico 4: 5-12, 16-21}.

3) Cristo è il sommo sacerdote ordinato per fare l’espiazione, e certamente non poteva agire in questo ufficio se non dopo la Sua risurrezione. Ma non abbiamo prove che dopo la Sua risurrezione Egli abbia fatto qualcosa sulla terra che possa essere chiamato “espiazione”.

4) L’espiazione veniva fatta nel Santuario, ma il Calvario non era un luogo del genere.

5) Secondo {Ebrei 8: 4}, Egli non poteva fare l’espiazione mentre era sulla terra. “Se egli fosse sulla terra, non sarebbe neppure sacerdote”. Il sacerdozio terreno era quello levitico, e il sacerdozio divino è quello celeste.

6) Perciò Egli non iniziò l’opera dell’espiazione, qualunque fosse la natura di quest’opera, fino a dopo la Sua ascensione al cielo, quando, con il Suo stesso sangue, entrò per noi nel Santuario celeste.

Diamo un’occhiata ad alcuni testi che sembrano dire che l’espiazione sia stata già realizzata in passato. “Ci vantiamo in Dio per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione [o “l’espiazione”]” {Romani 5: 11}. Questo passaggio mostra chiaramente una possessione presente dell’espiazione al tempo in cui l’apostolo scrisse, ma ciò non prova che l’intera espiazione sia stata realizzata in passato.

Quando il Salvatore stava per essere tolto ai Suoi apostoli, “comandò loro che non si allontanassero da Gerusalemme, ma che aspettassero la promessa del Padre” {Atti 1: 4} che venne su di loro il giorno della Pentecoste, quando furono tutti “battezzati con lo Spirito Santo” {Atti 1: 5}. Cristo entrando nella casa del Padre Suo, il Santuario, come sommo sacerdote, iniziò la Sua opera di intercessione per il suo popolo, pregando il Padre di dargli “un altro Consolatore” {Giovanni 14: 16}, e “avendo ricevuto dal Padre la promessa dello Spirito Santo” {Atti 2: 33}, Lo effuse sugli apostoli in attesa. Quindi, secondo l’opera loro affidata, Pietro cominciò a predicare all’ora terza del giorno: “ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” {Atti 2: 38}. Questa parola, “perdono”, significa: “assoluzione”, “esenzione” o, più letteralmente, “remissione” dei peccati.

Ora, a questo testo, aggiungetene un altro sempre su questo argomento, dal discorso che pronunciò all’ora nona dello stesso giorno: “ravvedetevi dunque e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati, e perché vengano dei tempi di refrigerio dalla presenza del Signore” {Atti 3: 19}. Anche qui esorta al ravvedimento e alla conversione (pentimento). Per quale scopo? “Affinché i vostri peccati siano cancellati (in futuro)”. Chiunque può notare che la cancellazione dei peccati non avviene nel momento del pentimento o della conversione, ma lo segue e come necessità, deve essere preceduto da questo. Da allora il pentimento, la conversione e il battesimo sono diventati dei doveri imperativi per il tempo presente. Poi, una volta adempiuti, essi sono lavati {Atti 22: 16}, sono assolti o allontanati dai loro peccati {Atti 2: 38}. E naturalmente i loro peccati sono perdonati, ed essi ricevono la riconciliazione (o l’espiazione), ma non la ricevono completamente in quel momento, perché i loro peccati non sono ancora stati cancellati.

Perciò, fino a che punto sono arrivati nel processo di riconciliazione? Per quanto riguarda l’individuo sotto la legge, quando ha confessato il suo peccato, ha portato la vittima alla porta del tabernacolo, ha imposto su di essa le mani e l’ha scannata, e il sacerdote è entrato con il suo sangue nel luogo santo, aspergendo di sangue il velo davanti all’altare, facendo così l’espiazione per lui, l’individuo otteneva così il perdono. Solo che quello era il simbolo, e questa è la realtà. Quest’opera lo preparava per la purificazione del grande giorno dell’espiazione, in cui venivano cancellati i peccati quando verranno “dei tempi di refrigerio dalla presenza del Signore, ed egli mandi Gesù Cristo” {Atti 3: 19-20}. Pertanto, il versetto che dice: “tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione [o “l’espiazione”]”, di fatto significa: “tramite il quale ora abbiamo ricevuto il perdono dei peccati”. Da questo momento l’uomo è “liberato dal peccato”. L’Agnello trafitto sulla croce del Calvario è per noi la vittima sacrificale scannata. “Gesù, il Mediatore della nuova alleanza”, “nei cieli”, è il nostro sommo sacerdote che intercede e che fa l’espiazione con il proprio sangue, per mezzo del quale e con il quale vi è entrato. L’essenza del processo dell’espiazione è la stessa di quello dell’ombra. Prima viene la convinzione del peccato; poi il pentimento e la confessione; poi la presentazione dell’insanguinato sacrificio divino. Una volta fatto questo con fede e sincerità, non possiamo più fare nulla; e non serve altro.

Dopo di che, nel Santuario celeste, il nostro sommo sacerdote fa l’espiazione con il proprio sangue, e noi siamo perdonati. “Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce” {1 Pietro 2: 24}. Vedi anche {Matteo 8: 17; Isaia 53: 4-12}. Il Suo corpo è “l’unico sacrificio” per i mortali che si pentono, Lui è Colui al quale sono attribuiti i loro peccati, e attraverso il cui sangue, nelle mani di un sacerdote che ministra, sono trasferiti nel Santuario celeste. Questo sacrificio è stato fatto “una volta per sempre”, “sul legno della croce”. Tutti coloro che vogliono beneficiare dei Suoi meriti devono riceverlo per fede come se fosse il loro sacrificio, un sacrificio insanguinato nelle mani di peccatori mortali, così come sono. Dopo aver così ottenuto l’espiazione per il perdono, dobbiamo applicarci per le opere buone {Tito 3: 8}, non per essere giustificati “per le opere della legge” {Romani 3: 20}, ma per essere “morti al peccato” e “viventi a Dio” {Romani 6: 11-13}. Comprendiamo tutti, quindi, che quest’opera è specifica della dispensazione del Vangelo.

L’era a venire

Tutti coloro che credono nella Bibbia si aspettano un’era gloriosa che segua quella attuale e sostengono certe idee sulla natura di tale era, che affermano di aver estratto dalla Bibbia. Generalmente le chiese pensano che la Bibbia insegni un trionfo finale dei princìpi cristiani convertendo tutte le nazioni, mentre noi crediamo che la gloriosa era a venire sarà inaugurata dalla venuta personale e visibile di Cristo, dalla risurrezione e dalla trasformazione dei Suoi santi e dalla distruzione dei Suoi nemici. Quindi, tutti quanti ammetteranno il nostro diritto di mettere in discussione la natura di questa epoca a venire e, naturalmente, abbiamo la libertà di imparare ciò che le Scritture dicono su questo argomento.

“E Gesù, rispondendo, disse loro: I figli di questa età [era] si sposano e si maritano ma coloro che sono ritenuti degni di ottenere l’altra età [era] e la risurrezione dei morti, non si sposano né si maritano; essi infatti non possono più morire, perché sono come gli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione” {Luca 20: 34-36}. “L’altra età” [“era” o “epoca”] è messa in contrasto con “questa età” [“era” o “epoca”]; in questa epoca ci si sposa e ci si marita, in quella epoca futura non ci si sposerà e non ci si mariterà più, e non saranno più esposti alla morte essendo come gli angeli. In questo modo Gesù ci insegna l’avvento di un’epoca futura speciale, di cui, se vogliamo parteciparvi, dobbiamo avere parte della risurrezione dai morti. Quella sarà un’era di ricompensa: “il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti” {Luca 14: 14}. “Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio” {Luca 14: 15}. “In verità vi dico che nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d’Israele” {Matteo 19: 28}. Il regno di nostro Padre, per il quale stiamo ora pregando, allora verrà, quando la Sua volontà sarà “fatta in terra come in cielo” {Matteo 6: 10}. Allora verrà “il giorno del Signore”. “I cieli e la terra attuali sono riservati dalla stessa parola per il fuoco, conservati per il giorno del giudizio e della perdizione degli uomini empi” {2 Pietro 3: 5}, in quel giorno i cieli passeranno e appariranno i nuovi cieli e la nuova terra {Apocalisse 21: 1}.

Queste parole identificano il “mondo a venire” con i “tempi della restaurazione (Apokalastasix)” {Atti 3: 21} ovvero, il ripristino di una cosa alla sua forma originale. Da qui l’introduzione di una nuova e migliore epoca caratterizzata dai “tempi di refrigerio (Anapsuxis)” {Atti 3: 19} ovvero, un rinfrescante raffreddamento dopo il caldo, ricreazione, riposo. È anche evidente l’identità dei “tempi della restaurazione” con il “raccogliere nella dispensazione del compimento dei tempi” {Efesini 1: 10}. Come Pietro in {Atti 3: 19} delinea i due punti cardinali dell’espiazione: la conversione presente, che porta al perdono, e la cancellazione futura dei peccati, così Paolo in {Efesini 1: 7} dice: “in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, il perdono dei peccati”. Nello stesso tempo riceviamo lo Spirito Santo della promessa, garanzia della nostra eredità {Efesini 1: 13-14}, che ci fa conoscere il mistero della Sua volontà, affinché “nella dispensazione del compimento dei tempi sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose” {Efesini 1: 10}, “che è il suo corpo, il compimento di colui che compie ogni cosa in tutti” {Efesini 1: 23}, sia in cielo che in terra. Questo “raccoglimento”, o raduno di tutte le cose, è l’oggetto futuro della nostra speranza, così come lo è anche la redenzione [liberazione basata sull’acquisto di un prezzo di riscatto] del possesso acquistato {Efesini 1: 14}. Le cose da “raccogliere” sono sia in cielo che sulla terra. “Anakephalaioo” significa “portare” o “far tornare sotto una guida”. Ciò significa che le varie parti del regno che sono state separate, cioè: il regno, la capitale e il re “in cielo”, e i sudditi insieme al territorio “in terra”, saranno riscattate o riunite in un unico regno, “sotto un sol capo”, cioè Cristo Gesù, il Figlio di Davide. E la “dispensazione del compimento dei tempi” è il periodo in cui ciò sarà compiuto. Questo è il periodo dell’eredità e segue la “coeredità”, della dispensazione della grazia: “se pure avete sentito della dispensazione della grazia di Dio, che mi è stata affidata per voi… affinché i gentili siano coeredi dello stesso corpo e partecipi della sua promessa in Cristo mediante l’evangelo” {Efesini 3: 2, 6}. Durante questo periodo, le promesse dei patti saranno ereditate nel loro senso più ampio.

Crediamo che l’espiazione avvenuta durante la dispensazione del Vangelo si sia rivelata essere l’anti-tipo di quella compiuta dai sacerdoti nel loro ministero quotidiano, che preparava e rendeva necessaria l’espiazione annuale, nonché la purificazione del santuario e del popolo da tutti i suoi peccati. Sembra certo che gli anti-tipi contenuti nel ministero quotidiano dei sacerdoti, così come i tipi delle festività primaverili, si estendono per tutta la dispensazione del Vangelo; ma dal momento che costituiscono solo una parte dell’espiazione e degli anti-tipi, abbiamo buone ragioni per credere che l’anti-tipo rimanente, l’anti-tipo autunnale e ciò che resta da adempiere dell’espiazione annuale, saranno adempiuti sulla base dello stesso principio temporale, occupando un periodo o dispensazione di almeno 1000 anni.

“Quell’età [“era” o “epoca”]” sarà di gran lunga superiore a “questa età”, e segnerà il passaggio alle glorie eterne e immortali, inalterate della terra redenta e trasformata di nuovo in un giardino dell’Eden. Chi può trovare da ridire se il Signore ci ha dato nella legge di Mosè le ombre di quell’epoca a venire? Chi non cercherà piuttosto lo Spirito di Verità, che “ricorderà tutto ciò che vi ho detto” {Giovanni 14: 26}, anche la “legge di Mosè” {Malachia 4: 4} che “vi annunzierà le cose a venire” {Giovanni 16: 13}, anche “i beni futuri” {Ebrei 10: 1}?

Sarà letteralmente un’era di restaurazione, in cui i santi immortali passeranno sotto il dominio del Re dei re, un’era di restituzione, di cancellazione dei peccati con tutti i suoi terribili effetti, un’era di redenzione della possessione acquistata, il grande e ultimo giubileo di tutti i prigionieri di Sion che usciranno dalla tomba, e saranno liberati fra tutte genti e fra tutti i paesi, saranno purificati da tutte le loro iniquità, entreranno in possesso della terra e i luoghi desolati saranno ricostruiti. Questa sarà “una nazione” e “il mio servo Davide sarà re su di loro e ci sarà un unico pastore per tutti; essi cammineranno nei miei decreti, osserveranno i miei statuti e li metteranno in pratica. E abiteranno nel paese che io diedi al mio servo Giacobbe, dove abitarono i vostri padri. Vi abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli per sempre, e il mio servo Davide sarà loro principe per sempre. Stabilirò con loro un patto di pace: sarà un patto eterno con loro, li renderò stabili, li moltiplicherò e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. La mia dimora sarà presso di loro; sì, io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” {Ezechiele 37: 24-27}.

I pagani se ne renderanno conto quando Satana li radunerà, Gog e Magog, dai “quattro angoli della terra” che circondano “il campo dei santi e la diletta città” {Apocalisse 20: 8-9}. “Dopo molti giorni tu sarai punito. Negli ultimi anni verrai contro il paese sottratto alla spada” {Ezechiele 38: 8}. “Dirai: salirò contro questo paese di villaggi senza mura andrò contro gente tranquilla che abita al sicuro, che dimora tutta in luoghi senza mura e non ha né sbarre né porte per saccheggiare e fare bottino, per stendere la tua mano contro luoghi devastati ora ripopolati e contro un popolo raccolto fra le nazioni, che si è procurato bestiame e ricchezze e dimora sulle alture del paese” {Ezechiele 38: 11-12}. “E quando quei mille anni saranno compiuti, Satana sarà sciolto dalla sua prigione e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle per la guerra; il loro numero sarà come la sabbia del mare. Esse si muoveranno su tutta la superficie della terra e circonderanno il campo dei santi e la diletta città. Ma dal cielo scenderà fuoco, mandato da Dio, e le divorerà” {Apocalisse 20: 7-9}.

Abbiamo visto precedentemente che il periodo che segue la dispensazione del Vangelo è un giorno di purificazione. Dopo che il Signore fece uscire il Suo popolo dai pagane, lo raccolse da tutte le nazioni e lo fece entrare nel suo paese; questo evidentemente è un “tipo” di ciò che accadrà quando risorgeranno dalle tombe e saranno condotti nel paese d’Israele: “vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi e vi ricondurrò nel vostro paese. Spanderò quindi (dopo la risurrezione, dopo essere introdotti nel loro paese) su di voi acqua pura e sarete puri” {Ezechiele 36: 24-25}.

Purificare il popolo da tutti i suoi peccati “davanti all’Eterno” era lo scopo dell’espiazione del decimo giorno del settimo mese secondo la legge {Levitico 16: 30}. Questo fatto è sufficiente affinché la mia mente comprenda che questo giorno è un “tipo” della dispensazione “della pienezza dei tempi”, “dell’età a venire”. Ma com’è possibile!? Saremo peccatori e impuri quando saremo immortali? Siamo pazienti… “chi crede in essa non avrà alcuna fretta” {Isaia 28: 16}.

Il Signore dice che li aspergerà con acqua pura e li purificherà dopo averli radunati nel loro paese. Sia che gli schizzi d’acqua siano letterali o figurativi, ciò dimostra che Egli eseguirà un processo di purificazione in loro favore. Sangue e acqua sgorgarono dal costato del nostro Salvatore. Gli oggetti [o strumenti] della legge [mosaica] venivano purificati con sangue e acqua; e abbiamo già visto che se quegli strumenti erano fisicamente impuri, come a causa della lebbra o di qualche altro tipo di contaminazione, tale impurità doveva essere rimossa in preparazione della purificazione finale. L’espiazione per il rispettivo oggetto si faceva con sangue o con sangue e acqua, in questo modo l’espiazione lo purificava. Infatti, il nostro Salvatore dopo aver purificato il lebbroso dalla sua malattia, gli comandò di andare a offrire un sacrificio per la sua purificazione {Marco 1: 41-44}. Allo stesso modo, il popolo veniva perdonato dai suoi peccati mediante l’espiazione compiuta per ciascuno di loro individualmente nel “luogo santo”, per prepararlo all’espiazione annuale.

Da ciò si vede in modo evidente che tutta la casa d’Israele dovrà avere i propri peccati perdonati e i loro corpi indegni dovranno essere mutati, per prepararli alla purificazione di cui si è parlato in {Ezechiele 36: 25}. La purificazione del santuario non ha completato la purificazione del popolo; poiché, dopo che il capro espiatorio aveva portato via tutte le iniquità del popolo, il sommo sacerdote doveva offrire l’olocausto e bruciare il grasso del sacrificio per il peccato sull’altare del cortile; questo faceva parte dell’espiazione compiuta in quel giorno, e vi era bisogno della completa espiazione di quel giorno affinché il popolo fosse puro {Levitico 16: 22-30}.

Purificazione del Santuario

Nell’adempimento della legge, la purificazione del Santuario è il primo evento anti-tipico del decimo giorno del settimo mese. Abbiamo visto, sia nel Nuovo Testamento che nell’Antico Testamento, che questo santuario non è terreno ma celeste, proprio come il santuario della prima alleanza faceva parte dell’antica Gerusalemme, questo fa parte della nuova Gerusalemme celeste.

Qui però appare un’obiezione, in seguito alle deduzioni, che in molte menti ha un valore molto più ampio rispetto a qualsiasi argomento della Bibbia su tale argomento. Vale a dire, dicono che la nuova Gerusalemme non può essere contaminata, quindi non ha bisogno di purificazione; perciò dicono che la nuova Gerusalemme non può essere il Santuario. Ma questo è un processo molto sommario di deduzioni implicite, soprattutto per coloro che hanno parlato così tanto dell’inadeguatezza di una testimonianza basata solo sulla deduzione. Consiglierei loro di rivedere le fondamenta della loro fede e vedere quali e quanto forti sono le loro argomentazioni per affermare che la Terra o la Palestina sia il Santuario, e quante molte obiezioni esistono sul fatto che il Santuario della nuova alleanza si trovi il dove il sacerdote dell’alleanza è, obiezioni che non siano basate solo su deduzioni; dopodiché, invece delle loro deduzioni, ricevi la piena testimonianza della Parola e predicala.

Ma in che modo il Santuario è stato contaminato? Il santuario dell’Antico Testamento, essendo sulla terra, poteva essere ed era contaminato in molti modi:

  • Da un impuro che vi entrava. “Non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione” {Levitico 12: 4};
  • Da un uomo che non voleva purificarsi. “Colui che è impuro e non si purifica, sarà sterminato dal mezzo dell’assemblea, perché ha contaminato il santuario dell’Eterno; l’acqua della purificazione non è stata spruzzata su di lui; è impuro” {Numeri 19: 20};
  • Dal sommo sacerdote se usciva dal santuario per avvicinarsi ad un morto, mentre l’olio dell’unzione era su di lui. “Non si avvicinerà ad alcun cadavere; non si contaminerà neppure per suo padre o per sua madre. Non uscirà dal santuario e non profanerà il santuario del suo Dio, perché la consacrazione dell’unzione del suo Dio è su di lui. Io sono l’Eterno” {Levitico 21:12};
  • Dai capi dei sacerdoti e dal popolo perché avevano violato la legge e seguito le abominazioni delle nazioni pagane. “Anche tutti i capi dei sacerdoti e il popolo peccarono sempre di più seguendo tutte le abominazioni delle nazioni e contaminarono la casa dell’Eterno, che egli aveva santificato a Gerusalemme” {2 Cronache 36: 14}. “Perciò, com’è vero che io vivo dice il Signore, l’Eterno, perché tu hai contaminato il mio santuario con tutte le tue nefandezze e con tutte le tue abominazioni, ritirerò da te il mio favore, il mio occhio non avrà compassione e non userò alcuna pietà” {Ezechiele 5: 11}.

“E anche questo mi hanno fatto: in quello stesso giorno hanno contaminato il mio santuario e profanato i miei sabati, dopo aver immolato i loro figli ai loro idoli, in quello stesso giorno sono venute nel mio santuario per profanarlo ecco cosa hanno fatto in mezzo al mio tempio” {Ezechiele 23: 38-39}. “I suoi profeti sono vanagloriosi perfidi, i suoi sacerdoti hanno profanato il luogo santo, hanno fatto violenza alla legge” {Sofonia 3: 4}. Anche Antioco, ad esempio, lo dissacrò sacrificando dei maiali sull’altare.

Da questi testi possiamo vedere chiaramente che agli occhi del Signore era l’impurità morale a contaminare il santuario, piuttosto che quella fisica. È vero che il santuario divenne fisicamente impuro, ma questa impurità doveva essere rimossa prima che fosse compiuta l’espiazione mediante la quale il santuario veniva purificato {2 Cronache 29}. Questa era la legge della purificazione {Levitico 12-15}; per poterlo chiamare “puro” l’oggetto doveva essere reso visibilmente puro, in questo modo veniva preparato per la sua vera purificazione con il sangue. Ora, nessuno presume che la nuova Gerusalemme [celeste] sia o sia mai stata

impura, come era quando veniva invasa o profanata dai soldati siriani, babilonesi o romani, o quando vi entravano degli empi sacerdoti. Anche se così fosse, la rimozione di tale impurità non corrisponderebbe alla purificazione che doveva avvenire alla fine dei 2300 giorni {Daniele 8: 14}.

Il santuario non era puro in un certo senso, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di essere purificato. Bisognava quindi che, in un certo senso, avesse ricevuto questa impurità dall’uomo. Poiché il Santuario celeste è lontano dal contatto dei mortali, e solo il precursore, Gesù, che fu fatto sommo sacerdote, poté entrarvi, il Santuario non può essere contaminato dai mortali se non per mezzo di Lui e può essere purificato per loro sempre per mezzo di Lui.

È stato esaminato il processo descritto nella legge sulla contaminazione e la purificazione del santuario da parte del sacerdote. Tenendo presente la comprensione di questo processo, andiamo al Nuovo Testamento. Paolo dice: “perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza, e, avendo fatta la pace per mezzo del sangue della sua croce, di riconciliare a sé, per mezzo di lui, tutte le cose, tanto quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli” {Colossesi 1: 19-20}. Quando si parla di quelle cose “che sono sulla terra” in connessione o in contrasto con quelle “nei cieli”, nessuno capisce che queste cose sono tutte nello stesso posto. Quelle “nei cieli” hanno bisogno di essere riconciliate allo stesso modo di quelle cose “che sono sulla terra”.

Se hanno bisogno di essere riconciliate, significa che sono in conflitto; se non sono state riconciliate, significa che in un certo senso sono impure ai Suoi occhi. Il sangue di Cristo è il mezzo, e Cristo stesso, l’agente, mediante il quale entrambe le cose in cielo e in terra sono riconciliate al Padre. La gente pensa che in cielo, dove è andato il nostro Salvatore, tutto è ed è sempre stato perfetto, al di là di ogni possibilità di cambiamento o miglioramento. Ma Egli dice: “nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto” {Giovanni 14: 2}. Andò in cielo e Paolo dice: “noi abbiamo da parte di Dio un edificio, un’abitazione non fatta da mano d’uomo eterna nei cieli” {2 Corinzi 5: 1}.

Perché è andato nella casa di Suo Padre? Per prepararci un posto. Significa che quel posto non era pronto, e quando sarà pronto, tornerà e ci porterà con sé. Quindi, “era dunque necessario che i modelli delle cose celesti fossero purificati con queste cose; ma le cose celesti stesse lo dovevano essere con sacrifici più eccellenti di questi” {Ebrei 9: 23}. Quali erano questi “modelli”? “Il tabernacolo e tutti gli arredi del servizio divino” {Ebrei 9: 21}, che costituivano il santuario terreno {Ebrei 9: 1}. Quali sono queste “cose celesti stesse”? “Un tabernacolo più grande e più perfetto” {Ebrei 9: 11}, insieme a “tutti gli arredi del servizio divino”. Tutto questo è proprio in cielo. “Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura delle cose vere, ma nel cielo stesso” {Ebrei 9: 24}. Qui Paolo mostra che le cose celesti devono essere purificate proprio come devono essere purificati i loro simboli terreni. Per questo motivo è necessario purificarle. Come mai? In precedenza Paolo ha parlato del ministero quotidiano dei sacerdoti e del suo anti-tipo, dell’intercessione di Cristo nella nuova alleanza, “per il riscatto dalle trasgressioni” {Ebrei 9: 15}. Sotto il primo patto si santificavano il sangue di animali e le ceneri di vacca per la purificazione della carne; ma sotto il secondo, il sangue di Cristo purifica la nostra coscienza. Dunque, “senza spargimento di sangue non c’è perdono dei peccati” {Ebrei 9: 22}. La necessità di purificare le cose celesti è indotta dal fatto che l’espiazione realizzata mediante il sangue di Cristo per la remissione o perdono dei peccati, e la purificazione delle nostre coscienze. E quasi tutte le cose sono, per legge, purificate dal sangue. I simboli venivano purificati “ogni anno” {Ebrei 9: 25} con il sangue di vitelli e di capre; ma nell’anti-tipo della stessa espiazione annuale le cose celesti devono essere purificate con il sangue di un sacrificio migliore, portato una volta per tutte da Cristo stesso. Questo per davvero riconcilia le “cose del cielo” {Colossesi 1: 20} e purifica il santuario della nuova alleanza {Daniele 8: 14}.

Capitolo 6 – Il capro espiatorio

L’evento successivo, in quel giorno, dopo la purificazione del santuario consisteva nel mettere tutti i peccati e le iniquità dei figli d’Israele sulla testa del capro espiatorio e condurlo in una terra deserta. Molti suppongono che questo capro simboleggi Cristo in una delle Sue funzioni e che il simbolo abbia trovato il suo compimento alla Sua prima venuta. Ma noi abbiamo un’opinione completamente diversa perché:

  1. Questo capro non veniva allontanato finché il sommo sacerdote non finiva di purificare il santuario {Levitico 16: 20-21}; perciò si comprende che questo evento non può trovare la sua realizzazione nella realtà se non dopo la fine dei 2300 giorni {Daniele 8: 14}.
  2. Veniva mandato via dai figli d’Israele, nel deserto, in un luogo inabitato. Se il nostro benedetto Salvatore è il suo anti-tipo, anche Lui doveva essere allontanato, non solo il Suo corpo, ma corpo e anima [vivo], perché il capro è stato allontanato vivo da loro, infatti non è stato mandato né a loro, né in mezzo al popolo; neanche in cielo, perché non è un luogo desolato e inabitato.
  3. Il capro riceveva e tratteneva su di sé tutte le iniquità d’Israele; ma quando Cristo verrà una seconda volta sarà “senza peccato” {Ebrei 9: 28}.
  4. Il capro riceveva l’iniquità dalle mani del sacerdote e il sacerdote lo scacciava. Poiché Cristo è il sacerdote, il capro deve essere qualcuno diverso da Lui, qualcuno che deve essere scacciato.
  5. Questo capro era uno dei due capri scelti per quel giorno. Uno era per il Signore e veniva offerto come sacrificio per il peccato, l’altro non è detto che fosse per il Signore, né veniva offerto come sacrificio. Il suo unico compito era quello di ricevere le iniquità dal sacerdote, dopo aver purificato il santuario, e di portarle in una terra inabitata, lasciandosi il santuario, il sacerdote e il popolo alle spalle, liberi dalle loro iniquità {Levitico 16: 7-10, 22}.
  6. Il nome ebraico del capro espiatorio, come si vede in {Levitico 16: 8} è “Azazel”. Riguardo a questo versetto, William Jenks, nel suo “Comprehensive Commentary”, fa le seguenti osservazioni: “capro espiatorio: vedi le diverse opinioni in ‘Bochart’. ‘Spencer’ dice che secondo l’antica opinione degli ebrei e dei cristiani, si credeva che Azazel fosse il nome del diavolo; lo stesso troviamo in ‘Rosenmuller’. I siriani hanno Azazel, un potente angelo che si ribellò”.
  7. Alla venuta di Cristo, come ci insegna {Apocalisse 20}, Satana deve essere legato e gettato nell’abisso, questo atto e luogo sono significativamente simboleggiati dall’atto del sommo sacerdote dell’antichità che mandava il capro vivente in un luogo deserto, inabitato e lontano dalla gente.
  8. Perciò finora abbiamo le Scritture, la definizione del nome in due lingue antiche, entrambe parlate contemporaneamente, e abbiamo l’antica comprensione dei cristiani riguardo al capro da allontanare come simbolo di Satana. Nel senso comune della parola, le persone lo associano sempre a qualcosa di malvagio, chiamando i più grandi malfattori, nonché i mezzi per sfuggire alla punizione della giustizia, capro espiatorio. L’ignoranza riguardo alla legge e al suo significato è l’unica origine possibile all’opinione che il capro da allontanare fosse un simbolo di Cristo.

Poiché è detto che “il capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in terra solitaria” {Levitico 16: 22} e poiché Giovanni dice: “ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” {Giovanni 1: 29} si conclude, senza pensarci troppo, che il primo era un simbolo del secondo, ma un po’ di attenzione alla legge mostrerà che il sacerdote toglieva i peccati dal popolo e dal sacerdote venivano posti sul capro che li portava via.

  1. I peccati venivano trasmessi alla vittima.
  2. Il sacerdote li prendeva attraverso il sangue del sacrificio per il peccato e li portava nel santuario.
  3. Dopo la purificazione del decimo giorno del settimo mese il sacerdote li trasferiva al capro.
  4. Il capro li portava via dall’accampamento d’Israele nel deserto.

Questa era la procedura legale, e quando essa troverà il suo compimento nella realtà, l’autore dei peccati dovrà portare la colpa di quei peccati perdonati su di sé (ma i malvagi porteranno i loro propri peccati, perché non sono stati perdonati), e la sua testa sarà schiacciata dal seme della donna {Genesi 3: 15}. Il “forte” sarà catturato e legato da uno più forte di lui e “la sua casa (il sepolcro) sarà saccheggiata dei suoi beni (i santi che risorgeranno)” {Matteo 12: 29; Levitico 11: 21-22; Levitico 16: 21-22}. Allora inizieranno i mille anni della prigionia di Satana, e i santi entreranno nel loro regno con Cristo durante il millennio. L’anti-tipo del decimo giorno secondo la legge, la dispensazione della pienezza dei tempi, deve iniziare molto prima dei 1000 anni di {Apocalisse 20}, per lasciare il tempo che si compia la purificazione del Santuario, per l’anti-tipo della confessione del peccato affinché venga posto sul capo del capro espiatorio; il cui anti-tipo copre “l’ultimo tempo dell’indignazione” {Daniele 8: 19} e il grido di vendetta degli eletti di Dio {Luca 18: 1-8}; le doglie della nascita di Sion, (Ezechiele nella valle delle ossa secche), il grande grido del quinto angelo {Apocalisse 15: 13}; la chiesa di Laodicea {Apocalisse 3: 14} e le ultime sette piaghe {Apocalisse 15-16}. Per mancanza di spazio, non saremo in grado di fornire qui tutti i dettagli. La prima risurrezione avverrà alla venuta di Cristo {1 Tessalonicesi 4: 16} quindi l’inizio dei mille anni coincide con la prima risurrezione {Apocalisse 20: 4-5}.

Il Santuario deve essere purificato prima che Cristo venga sulle nuvole, perché:

  1. Gesù “dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza” {Ebrei 9: 28}. Poiché il Suo ultimo atto di portare i peccati di molti consiste nel portarli fuori dal Santuario, dopo averlo purificato, e poiché non verrà fino a quando i peccati di molti saranno portati e poi verrà senza peccato, è evidente che il santuario deve essere purificato prima della Sua venuta.
  2. L’esercito si trova ancora sotto l’indignazione dopo che il santuario è stato purificato {Daniele 8}. Sia il santuario che l’esercito furono calpestati. “Fino a duemilatrecento giorni; poi il santuario sarà purificato [o giustificato]” {Daniele 8: 14}. Questa è la prima parte della spiegazione. Dopo questo, Daniele ha continuato a considerare la visione e cercare di intenderne il significato {Daniele 8: 15}, e l’angelo Gabriele è venuto a fargli sapere “ciò che avverrà nell’ultimo tempo dell’indignazione, perché riguarda il tempo fissato della fine” {Daniele 8: 19}. Nella spiegazione che segue non dice nulla riguardo al santuario, perché questo aspetto è già stato spiegato. Ciò che ora racconta ha a che fare con “l’esercito” su cui rimane “l’ultimo tempo dell’indignazione”, dopo che il santuario è stato purificato. Questa indignazione è il bastone del Signore nelle mani degli empi per punire il Suo popolo. La prima volta fu posto nelle mani dell’Assiro, essendo poi ereditato da ciascuno dei suoi successori, che a loro volta furono mandati “contro una nazione empia e contro il popolo della mia ira. Le comanderò di saccheggiarlo, di depredarlo e di calpestarlo come il fango delle strade” {Isaia 10: 5-6}. “L’ultimo tempo dell’indignazione” si riferisce ovviamente alla feroce persecuzione, nonché al momento in cui il popolo di Dio sarà severamente e meticolosamente provato, dopo che il santuario sia stato purificato e prima che l’indignazione cessi con la distruzione del piccolo corno, che è il frutto e successore dell’Assiro {Daniele 8: 25; Isaia 10: 12, 25}.
  3. Il santuario deve essere purificato prima della risurrezione, perché il Signore ha provveduto un messaggio di conforto al Suo popolo, dicendo loro che tutto è compiuto. “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il suo tempo di guerra è finito, che la sua iniquità è espiata, perché ha ricevuto dalla mano dell’Eterno il doppio per tutti i suoi peccati” {Isaia 40: 1-2}. Qui parliamo di Gerusalemme e del popolo del Signore, come anche del Santuario e dell’esercito di {Daniele 8}. Trascorso il tempo fissato per Gerusalemme, il suo popolo è colpito e deve essere consolato sentendogli dire che la sua iniquità è perdonata. Questa deve essere la nuova Gerusalemme, poiché non c’è più un tempo per il perdono della malvagità dell’antica Gerusalemme. La nuova Gerusalemme deve avere un certo tipo di iniquità e di fonte, perché altrimenti non può essere perdonata. Il fatto che il Signore abbia comandato al Suo popolo di essere consolato dicendo loro che l’iniquità di Gerusalemme è perdonata è una prova del fatto che hanno un certo tipo di iniquità e che essa sarà rimossa prima che il Suo popolo venga liberato e vi entri con canti e gioia eterna. Questo messaggio è simile a quello che troviamo in {Isaia 52: 7-10}. Dopo che è stata data a Sion la buona e pacifica notizia: “il tuo DIO regna!”, si dichiara che “l’Eterno consola il suo popolo e redime Gerusalemme. L’Eterno ha messo a nudo il suo santo braccio agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio”.

Capitolo 7 – Transizione

L’opinione generale è che la settima tromba inauguri l’età futura [o l’era a venire]. “Poi il settimo angelo suonò la tromba e si fecero grandi voci nel cielo che dicevano: «I regni del mondo sono divenuti il regno del Signor nostro e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei secoli»” {Apocalisse 11: 15}.

Queste voci devono essere udite dai regni di questo mondo. È anche evidente che nel momento in cui si sentono queste voci, i regni hanno una relazione con Dio diversa da quella che avevano prima del suono della settima tromba. L’affermazione “egli regnerà nei secoli dei secoli”, così come l’umile espressione di ringraziamento dei ventiquattro anziani (simbolo di tutta la chiesa) “perché hai preso in mano il tuo grande potere e ti sei messo a regnare” {Apocalisse 11: 17} dimostra che in quel momento iniziò a regnare in senso speciale. Tali voci sono state udite dal settimo mese del 1844, e hanno prodotto gli effetti qui descritti, di grande umiltà e profonda gratitudine. Questo cambiamento di relazione tra i regni di questo mondo e Cristo coincide con l’evento in cui “i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi” {Ebrei 10: 13}, evento che Egli aspettava mentre sedeva alla destra del Padre, svolgendo il servizio quotidiano {Ebrei 10: 11-12}.

{Apocalisse 10} fornisce in parte le caratteristiche e le circostanze del passaggio dalla dispensazione del Vangelo a quella successiva. L’angelo che dichiara “che non vi sarebbe più alcun ritardo [o “che non ci sarebbe più tempo” KJV]” {Apocalisse 10: 6} non è il Signore alla Sua venuta, poiché dopo ciò dice a Giovanni: “tu devi profetizzare ancora intorno a molti popoli, nazioni, lingue e re” {Apocalisse 10: 11}. Qualunque sia la natura di questa profezia, essa per certo viene dopo quanto detto in {Apocalisse 10: 7} “Ma nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce, quando egli suonerà la tromba, si compirà il mistero di Dio, secondo quanto egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti”.

Non credo che abbiamo capito bene il versetto 7. Abbiamo visto che il versetto 6 presenta le parole dell’angelo, ma pensiamo che il versetto 7 sia una dichiarazione di Giovanni. Invece entrambi i versetti descrivono le parole dell’angelo, il versetto 7 è una spiegazione specifica del versetto 6, che mostra il modo in cui dovrebbe finire il tempo. L’angelo della chiesa di Filadelfia, avendo una “porta aperta” davanti a sé, proclamò “il grido della mezzanotte” con la solenne assicurazione di questo giuramento. Giurò o dichiarò apertamente: “che non vi sarebbe più alcun ritardo [o “che non ci sarebbe più tempo” KJV]. Ma nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce, quando egli suonerà la tromba, si compirà il mistero di Dio, secondo quanto egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti” {Apocalisse 10: 6-7}. Ci sono dei “giorni” (al plurale) in cui il settimo angelo avrebbe cominciato a suonare. Che questi giorni siano letterali o simbolici, ciò denota un breve periodo di tempo in cui non solo il settimo angelo inizia a suonare, ma anche che il mistero di Dio è compiuto.

Così vediamo che questo mistero non si compie in un momento, ma in un periodo, e quando il mistero di Dio si compie, il settimo angelo comincia a suonare. Qual è il mistero da compiere? “Il mistero dell’evangelo” {Efesini 6: 19}. “Il mistero che fu tenuto nascosto per le passate età e generazioni, ma che ora è stato manifestato ai suoi santi, ai quali Dio ha voluto far conoscere quali siano le ricchezze della gloria di questo mistero fra i gentili, che è Cristo in voi, speranza di gloria” {Colossesi 1: 26-27}. “Nel leggere questo, voi potete capire quale sia la mia intelligenza del mistero di Cristo, che non fu fatto conoscere nelle altre età ai figli degli uomini, come ora è stato rivelato ai santi apostoli e ai suoi profeti per mezzo dello Spirito, affinché i gentili siano coeredi dello stesso corpo e partecipi della sua promessa in Cristo mediante l’evangelo” {Efesini 3: 4-6}. Questa è la “dispensazione della grazia di Dio” {Efesini 3: 2}. Questi testi mostrano che il mistero di Dio, o di Cristo, è la dispensazione del Vangelo. È il periodo della speranza e dell’ereditarietà. Mentre speriamo e preghiamo per ricevere l’oggetto della nostra speranza, che è la gloria, così come la vediamo manifestata sul monte santo, nell’immortalità, nel regno e nella compagnia di Gesù. Finché non otteniamo tutto questo, abbiamo speranza; e finché speriamo, il mistero non è ancora finito. Di nuovo, noi abbiamo diritto all’eredità durante il mistero di Dio, ma quando questo sarà compiuto, noi erediteremo ciò che speriamo. Pertanto, dobbiamo concludere che il mistero di Dio si concluderà con la misteriosa trasformazione dallo stato mortale a quello immortale {1 Corinzi 15: 51-54}. Quindi, poiché la dispensazione della pienezza del tempo inizia con la settima tromba, e la dispensazione del Vangelo dura fino alla risurrezione, è ovvio che la dispensazione della pienezza del tempo inizia prima della fine della dispensazione del Vangelo. C’è un breve periodo di sovrapposizione o di sviluppo parallelo delle due dispensazioni, in cui le particolarità delle due si fondono, proprio come quando la luce del crepuscolo si fonde con l’oscurità.

Lo stesso tipo di cambiamento avvenne nel passaggio dalla dispensazione della legge alla dispensazione del Vangelo. L’angelo Gabriele disse a Daniele: “settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città” {Daniele 9: 24}. Partiamo dal presupposto che siamo tutti d’accordo sul fatto che le 70 settimane si estendono fino alla fine della dispensa della legge, senza andare oltre. Il Messia venne alla fine delle 69 settimane e iniziò a predicare il Vangelo {Matteo 1:14-15; Matteo 4: 23}, che Paolo chiama la nuova alleanza. “Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana” {Daniele 9: 27}, l’ultima delle 70. Da ciò si vede che la dispensazione della legge terminò sette anni dopo l’inizio della dispensazione del Vangelo; e l’ultima settimana simbolica dell’una fu la prima dell’altra. Mentre l’una finiva, l’altra veniva introdotta, confermata, o fondata. Che questo periodo sia un tipo del periodo critico tra la dispensazione del Vangelo e la dispensazione della pienezza del tempo o meno, ci fornisce per analogia un argomento molto forte, avvalorando la chiara testimonianza della Parola, che debba esistere un tale periodo. Non vedo però alcuna prova che quest’ultimo debba avere la stessa durata del primo. Per scoprirne la durata, dobbiamo ricorrere ad altri mezzi. Tuttavia, vi è una sorprendente somiglianza tra di loro.

A quel tempo, quelli nel mondo e la maggior parte del professo popolo di Dio erano miscredenti, essendo in gran parte indifferenti agli eventi che stavano avvenendo attraverso la Provvidenza di Dio, sebbene fossero così importanti. Coloro che si affiancavano alla nuova era erano visti come una setta, contro la quale si parlava ovunque. Avevano poca o nessuna riverenza per le tradizioni obsolete del giudaismo che annullavano i comandamenti di Dio {Matteo 15: 3-9}. Furono accusati di essere istigatori alla rivolta, di mettere in pericolo il tempio e la nazione; erano considerati ubriachi perché pieni di Spirito Santo; ed erano pazzi perché erano forti. Avevano una fede speciale; la loro predicazione e condotta erano di tale natura che coloro che si dichiaravano professanti gli accusavano di aver violato la legge; e alla fine gli denunciarono e gli esclusero in massa dall’intera nazione ebraica di religiosi per la loro infedeltà. Gli stessi insegnamenti e pratiche del Salvatore e degli apostoli erano contraddittorie alle loro. A volte sembrava che riconoscessero l’autorità della legge, e poi la ignorassero completamente e insistessero sul nuovo ordine delle cose. Gesù riassunse i dieci comandamenti a due, liberò la donna senza essere lapidata secondo la legge, perdonò i peccati senza sacrifici secondo la legge, guarì senza chiedere sacrifici secondo la legge e lo fece anche di sabato. Eppure dichiarò di non essere venuto per distruggere la legge, ma per adempierla {Matteo 5: 17}. Allora guarì un lebbroso e gli comandò di andare a mostrarsi al sacerdote, e di portare per la sua purificazione ciò che era richiesto dalla legge di Mosè. Mangiò anche la Pasqua secondo la legge. Sia Lui che i Suoi apostoli, in alcune occasioni hanno escluso, mentre in altre hanno ammesso i pagani ai privilegi di cui, secondo la legge, solo gli ebrei potevano godere. In questo modo hanno riconosciuto contemporaneamente la presenza e le esigenze di entrambe le dispensazioni; una che ha fatto il suo ingresso, prendendo il posto dell’altra, non istantaneamente ma gradualmente, attraverso un susseguirsi di eventi, ciascuno distinto in sé, ma tutti collegati in modo armonico, che hanno dimostrato l’adempimento della profezia e formato le circostanze necessarie del primo Avvento, che fu un singolo evento, ben distinto, e il nucleo di tutti gli altri. Poco prima della Sua crocifissione, Gesù entrò come re a Gerusalemme, metropoli e capitale di quella dispensazione, città che per un certo tempo fu sotto la Sua assoluta autorità, della quale dichiarò che la sua casa sarebbe stata deserta e nella quale vi entrò per purificare il Suo tempio.

Come allora, ora, secondo le Scritture, una serie di eventi costituiscono le circostanze della seconda venuta del Signore e costituiscono il punto critico delle due dispensazioni. In quel tempo la Sua crocifissione e risurrezione furono gli eventi principali a cui tutti gli altri erano subordinati. Ma ci sono altri eventi legati a questi, che, per necessità, devono precederli. Uno di questi eventi, come abbiamo già visto, è la purificazione del santuario. Un altro è quello del matrimonio. Nessuno afferma che Cristo sia stato o sarà mai sposato alla maniera degli esseri umani. Ma che ci sia una transazione divina, illustrata per la nostra comprensione che abbia come simbolo il matrimonio, non può essere negato. Cristo è lo sposo e la nuova Gerusalemme è la sposa {Apocalisse 21: 2, 9-10}. Il matrimonio significa l’unione tra le due parti in un senso speciale e deve aver luogo dove si trova la sposa, ovvero in cielo. “Perché vengano dei tempi di refrigerio dalla presenza del Signore, ed egli mandi Gesù Cristo che è stato predicato prima a voi, che il cielo deve ritenere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose” {Atti 3: 19-21}. Gesù andò alla casa del Padre nella nuova Gerusalemme e, dopo averla preparata, sarebbe tornato per riceverci. È vero che il termine “gamos”, tradotto con “matrimonio” o “nozze”, indica la cerimonia nuziale, compresa la cena nuziale; ma non si tratta solo della cena nuziale, come qualcuno vorrebbe farci credere. Dove avvengono queste transazioni? Dov’è la sposa, ovviamente. Quando lo sposo è entrato alle nozze, non poteva venire sulla terra dal cielo, perché allora sarebbe venuto dalle nozze invece di andare alle nozze; ma doveva andare nel luogo dove si celebrano le nozze, ovvero nella nuova Gerusalemme.

Qualcuno potrebbe dire: “come poteva Gesù andare in un luogo dove Lui vi era già?” Dobbiamo ricordare che la sposa non è una persona, ma una città, di dodicimila stadi o circa 1.500 kilometri quadrati. Al suo centro c’è la sorgente da cui scaturisce tutto il suo splendore, c’è il trono dell’Antico di giorni. Cristo, senza dubbio, si trovava in questa città sin dalla Sua ascensione al cielo, e quando nel 1844 venne proclamato quel grande grido [di mezzanotte] {Matteo 25: 6}, si recò dall’Antico di giorni {Daniele 7: 13}, da quel momento cominciarono a svolgersi le scene del matrimonio, che nella loro ampiezza occuperanno la maggior parte della dispensazione della pienezza dei tempi, se non tutta. E poiché quando Cristo ritornerà, verrà dalla nuova Gerusalemme, dopo essere iniziate lì le scene del matrimonio, chiunque potrà vederlo che tornerà sulla terra dalle nozze, e noi, aspettandolo, Lo incontreremo e con Lui torneremo nella città nuziale per condividere la gioia festosa.

ALLEGATI

Questa lettera è stata redatta da Owen R. L. Cruiser il 13 aprile 1846 e pubblicata su “The Day-Star” l’11 maggio 1846.

“Caro fratello Jacobs, se c’è posto nel vostro piccolo giornale, vorrei presentare ai fratelli alcune riflessioni sugli “anti-tipi” delle festività autunnali. Queste sono le festività delle trombe, nel primo giorno del settimo mese, il giorno dell’espiazione e del giubileo, nel decimo giorno del settimo mese, e la festa delle capanne, nel quindicesimo giorno del settimo mese.

Memoriale delle Trombe

Il primo giorno di ogni mese dell’anno suonavano le trombe e venivano offerti olocausti e sacrifici per il peccato {Numeri 10: 10; Numeri 28: 11-15}, ma il primo giorno del settimo mese era di particolare importanza. Doveva essere “una solenne e santa assemblea” in cui non doveva essere svolto alcun lavoro. Si offrivano olocausti al Signore e veniva osservato come se fosse un giorno di Sabato {Numeri 29: 1-6; Levitico 23: 23-25}. Poiché il loro calendario era lunare, le sentinelle erano di guardia sulle alture per vedere la luna apparire. Il primo che la vedeva suonava la tromba, e gli altri, udendo il suono, suonarono a loro volta finché tutti gli alti luoghi della Giudea risuonavano del suono delle trombe. In questo modo veniva annunciata la venuta del grande giorno dell’espiazione.

Il compimento di questo memoriale delle trombe deve coincidere con l’annuncio dell’avvicinarsi del giorno “anti-tipico” dell’espiazione, che è la dispensazione della pienezza dei tempi. L’obiettivo di questo annuncio era quello di preparare il popolo per l’espiazione. Questo fu il ruolo del movimento dell’avvento (o di Elia), vedi {Malachia 4: 5}, fino al decimo giorno del settimo mese del 1844. Poiché i 2300 giorni terminarono in quel momento, lo Sposo andò alle nozze e iniziò a purificare il santuario, che è il primo evento del giorno di espiazione.

Tromba giubilare

“Al decimo giorno del settimo mese farai squillare la tromba; nel giorno dell’espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese” {Levitico 25: 9}.

Da qui si può vedere che la tromba del giubileo non poteva compiersi prima che iniziasse l’anti-tipico giorno dell’espiazione, cioè nell’autunno del 1844.

Non si può dire che il grido di mezzanotte fosse la tromba del giubileo, perché non avvenne il “decimo giorno del settimo mese… nel giorno dell’espiazione”. Piuttosto, questo era l’ultimo suono del “memoriale delle trombe” alla “luna nuova” affinché le persone si “preparassero” per il giorno dell’espiazione in cui la tromba del giubileo sarebbe suonata in tutto il paese.

Questa comprensione conferma il punto di vista, pubblicato dal periodico “The Day-Star Extra” diversi mesi fa, sull’identità della tromba giubilare con la settima tromba {Apocalisse 11: 15-19}. Questa tromba interessava solo coloro che avrebbero beneficiato della liberazione; ecco perché risuonava solo in Israele.

Anno giubilare

“E santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la libertà nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia” {Levitico 25: 10}.

I prigionieri non solo venivano rilasciati, ma in quell’anno tornavano anche a riprendere loro eredità. Il periodo in cui avveniva questa liberazione e restauro non era di un giorno, ma di un anno.

“Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo” {Levitico 25: 11}.

Questo era il grande anno sabbatico in cui il paese, come il popolo, veniva redento {Levitico 25: 24-28}. Gli ebrei che erano schiavi dovevano servire “fino all’anno del giubileo” {Levitico 25: 40}; così venivano liberati all’inizio dell’anno, e durante l’anno venivano loro assicurati il ritorno e il possesso della loro eredità.

Per quanto riguarda i piani rivelati di Dio, gli eventi che adempiranno questo anno giubilare non si limiteranno ad un anno letterale; ma il periodo del loro compimento sarà di “mille anni” {2 Pietro 3: 8}; l’anno dei redenti del Signore; il Sabato che rimane per il popolo di Dio {Ebrei 4: 9}. L’incatenamento di Satana {Apocalisse 20} e la liberazione dei “prigionieri esiliati” dalla “prigione” attraverso la “migliore risurrezione” ottenuta da tutti gli “eredi della promessa” segna l’inizio del grande giubileo finale {Isaia 42: 6-16; Isaia 49: 8-12; Isaia 51: 12-23; Ebrei 6: 12}. Allora il Redentore d’Israele poggerà le fondamenta sulla terra e farà rimettere il popolo “in possesso delle eredità devastate” {Isaia 49: 8} e ricostruirà ciò che è stato desolato per molte generazioni.

La proprietà acquistata sarà riscattata a lode della Sua gloria {Efesini 1: 14}. Gerusalemme sarà abitato nel luogo dove Egli è, ed i santi afflitti dal dolore regneranno con Cristo, avendo dominio sul regno sotto tutto il cielo.

Festa dei Tabernacoli

La festa dei Tabernacoli durava sette giorni, dal 15° al 22° giorno del settimo mese, quando tutti gli israeliti abitavano in capanne fatte di rami d’albero {Neemia 8: 14-15}, gioendo davanti al Signore {Levitico 23: 33-45}. Questa era chiamata anche “festa della mietitura” e veniva celebrata dopo le “primizie del tuo lavoro, di quello che hai seminato nei campi” {Esodo 23: 16; Deuteronomio 16: 13-15}.

Ciò significa che questa festività deve trovare il suo “anti-tipo” dopo la mietitura della terra. Noi ora siamo ancora al raccolto, o meglio alla separazione del grano dalla zizzania. Quando quest’opera sarà finita, il grano sarà raccolto.

Quanto al tempo e alle circostanze della raccolta, le parole del Salvatore sono esplicite e soddisfacenti. “E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e tutte le nazioni della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con potenza e grande gloria. Ed egli manderà i suoi angeli con un potente suono di tromba, ed essi raccoglieranno i suoi eletti dai quattro venti, da una estremità dei cieli all’altra” {Matteo 24: 30-31}.

Queste parole sono troppo chiare per essere fraintese e troppo importanti per essere trascurate. Questo paragrafo parla chiaramente della seconda venuta, personale e visibile di Cristo, nel suo carattere più distintivo. A questa profezia non corrisponde una mera venuta o manifestazione spirituale. Questa è la venuta del Figlio dell’uomo. Se Cristo fosse solo Spirito, non sarebbe il Figlio dell’uomo.

Dopo la venuta del Figlio dell’uomo, si raccoglierà la messe della terra, e questo sarà l’inizio dell’anti-tipo della Festa dei Tabernacoli; che, nella sua pienezza, si estenderà evidentemente durante il gioioso regno dei santi con Cristo durante i mille anni.”