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Progresso di Lettura:
Titolo originale: Rome’s Challenge: Why do Protestant Keep Sunday
Autore: The Catholic Mirror
Traduzione: Comitato Raw Truth
Revisione: Lussorio Carboni
Il 24 febbraio 1893, la Conferenza Generale degli Avventisti del Settimo Giorno adottò alcune risoluzioni che facevano appello al governo e al popolo degli Stati Uniti contro la decisione della Corte Suprema di dichiarare questa nazione [Stati Uniti d’America] una nazione cristiana, e contro l’azione del Congresso di legiferare in materia di religione. Nel marzo 1893, l’Associazione Internazionale per la Libertà Religiosa stampò queste risoluzioni in un documento intitolato “Appello e Rimostranza”. Ricevuta una di queste, il direttore del Catholic Mirror di Baltimora, Maryland, pubblicò una serie di quattro editoriali, apparsi su quel giornale il 2, 9, 16 e 23 settembre 1893.
Il Catholic Mirror fu l’istituzione ufficiale del cardinale Gibbons e del Papato negli Stati Uniti. Questi articoli, quindi, sebbene non scritti di proprio pugno dal Cardinale, apparirono sotto la sua approvazione ufficiale e furono l’espressione del Papato su questo argomento. Questi articoli sono una sfida aperta del Papato per il Protestantesimo; e rappresentano la richiesta del Papato ai Protestanti di rendere conto del perché osservano la domenica. Il testo che segue è una ristampa integrale di questi editoriali. [RCPKS 2.23]
Editori
La settimana scorsa la nostra attenzione è stata richiamata dal ricevimento di un opuscolo di ventuno pagine, pubblicato dall’Associazione Internazionale per la Libertà Religiosa, intitolato “Appello e Rimostranza”, che contiene le risoluzioni adottate dalla Conferenza Generale degli Avventisti del Settimo Giorno (24 febbraio 1893). Tali risoluzioni criticano l’azione del Congresso degli Stati Uniti e della Corte Suprema per aver violato i diritti della popolazione facendo chiudere “l’Esposizione Universale” nel giorno della domenica. [RCPKS 2.24]
Gli Avventisti sono l’unico corpo di cristiani che ha come maestro la Bibbia e che non trova tra le sue pagine alcuna giustificazione per il cambiamento del settimo giorno [il Sabato] al primo [la domenica]. Da qui il loro appellativo, “Avventisti del settimo giorno”. Il loro principio cardine consiste nel riservare il Sabato per l’adorazione esclusiva a Dio, in conformità con il comandamento di Dio stesso, ripetutamente ribadito nei libri sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento, letteralmente obbedito dai figli di Israele per migliaia di anni fino ad oggi, e confermato dall’insegnamento e dalla pratica del Figlio di Dio mentre era sulla terra. [RCPKS 2.25]
Al contrario, i protestanti di tutto il mondo, ad eccezione degli Avventisti, che hanno la stessa Bibbia come loro amato e unico maestro infallibile, con la loro pratica, fin dalla loro apparizione nel XVI secolo, e con la pratica del popolo ebraico che si è sempre mantenuta inalterata nel tempo, hanno rifiutato il giorno indicato da Dio per il loro culto e hanno adottato, in apparente contraddizione con il Suo comandamento, un giorno per il loro culto che non è mai stato menzionato a tale scopo nelle pagine di quel sacro volume. [RCPKS 2.26]
Quale pulpito protestante non risuona quasi ogni domenica di forti e appassionate invettive contro la violazione del sabato [domenicale]? Chi può dimenticare il fanatico clamore dei ministri protestanti contro l’apertura dei cancelli dell’Esposizione Universale alla domenica? Le migliaia di petizioni, firmate da milioni di persone, per salvare il giorno del Signore dalla profanazione? Di certo, un’eccitazione così generalmente diffusa e una così grande rimostranza non potevano esistere senza delle ragioni fondate. [RCPKS 5.1]
E quando all’Esposizione Universale furono assegnati degli spazi alle varie sette del protestantesimo per l’esposizione di articoli, chi può dimenticare l’enfatica espressione di virtuosa e coscienziosa indignazione esibita dai nostri fratelli presbiteriani, non appena appresero la decisione della Corte Suprema di non interferire nell’apertura domenicale? I giornali ci hanno informato che si sono rifiutati categoricamente di utilizzare lo spazio loro concesso o di aprire le loro scatole, rivendicando il diritto di ritirare gli articoli, in rigida aderenza ai loro principi, e di rifiutare così ogni contatto con la sacrilega Mostra che trasgrediva il Sabato. [RCPKS 5.2]
Senza dubbio, i nostri fratelli calvinisti meritavano e condividevano la simpatia di tutte le altre sette, cogliendo questa occasione per atteggiarsi da martiri in difesa dell’osservanza del Sabato. [RCPKS 5.3]
In questo modo divennero “uno spettacolo per il mondo, per gli angeli e per gli uomini”, anche se i loro fratelli protestanti, che non riuscirono a condividere il monopolio, furono poco caritatevoli nei loro confronti e, con invidia, attribuirono alla loro ferma adesione al principio religioso la caparbietà dell’orgoglio farisaico. [RCPKS 5.4]
Il nostro scopo nel lanciare questo articolo è quello di fare luce su questa questione così importante (perché se la questione del Sabato venisse rimossa dal pulpito protestante, le sette si sentirebbero perse), in modo che i nostri lettori possano comprendere la questione in tutti i suoi aspetti e raggiungere così una chiara convinzione. [RCPKS 6.1]
Il mondo cristiano è, moralmente parlando, unito sulla questione e sulla pratica di adorare Dio il primo giorno della settimana. [RCPKS 6.2]
Gli israeliti, sparsi su tutta la terra, riservano l’ultimo giorno della settimana al culto della Divinità. Nel particolare, anche gli Avventisti del Settimo Giorno hanno scelto lo stesso giorno. [RCPKS 6.3]
Sia gli israeliti che gli Avventisti si appellano alla Bibbia per il comando divino che obbliga la stretta osservanza del Sabato. [RCPKS 6.4]
L’israelita rispetta solo l’autorità dell’Antico Testamento, ma l’Avventista, che è cristiano, accetta il Nuovo Testamento allo stesso modo dell’Antico, come documento ispirato. Egli trova che la Bibbia, come suo maestro, sia coerente in entrambe le parti [Antico e Nuovo Testamento]; che il Redentore, durante la Sua vita mortale, non ha mai osservato un giorno diverso dal Sabato. I Vangeli lo dimostrano chiaramente, mentre nelle pagine degli Atti degli Apostoli, delle Epistole e dell’Apocalisse non si trova traccia di un atto che annulli la disposizione del Sabato. [RCPKS 6.5]
Gli Avventisti, quindi, in comune con gli israeliti, derivano il loro credo dall’Antico Testamento. Tale posizione è quindi confermata dal Nuovo Testamento e pienamente sostenuta sia attraverso la vita e la pratica del Redentore e dei Suoi apostoli, sia attraverso l’insegnamento della Sacra Parola per quasi un secolo dell’era cristiana. [RCPKS 6.6]
Numericamente considerati, gli Avventisti del Settimo Giorno costituiscono una porzione insignificante della popolazione protestante della terra, ma, poiché la questione non è numerica, ma di verità, di fatto e di diritto, uno stretto senso di giustizia vieta di condannare questa piccola setta senza un’indagine serena e imparziale. [RCPKS 6.7]
Il mondo protestante è stato, fin dalla sua nascita, nel XVI secolo, in pieno accordo con la Chiesa cattolica, nell’osservare come “santo” non il sabato, ma la domenica. I motivi che hanno portato a questa unanimità di sentimenti e di pratiche per oltre 300 anni, dovrebbero contribuire a porre il protestantesimo su una solida base solo se gli argomenti a favore della sua posizione dovessero superare quelli forniti dagli israeliti e dagli Avventisti, avendo la Bibbia, unico maestro riconosciuto da entrambi i contendenti, come arbitro e testimone.
Se, invece, questi ultimi dovessero fornire argomenti incontestabili dalla grande massa dei protestanti, invece di richiedere la rigorosa osservanza della domenica, non avranno altro [ricorso] che l’ammissione di aver insegnato e osservato ciò che è falso dal punto di vista scritturale per oltre tre secoli, adottando l’insegnamento e la pratica di quella che hanno sempre creduto essere una chiesa apostata, contraria a ogni mandato e insegnamento della Sacra Scrittura. Per aumentare l’intensità di questo errore scritturale e imperdonabile, il comandamento più positivo ed enfatico, dato da Dio all’uomo, dice: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo”. [RCPKS 7.1]
Nessun protestante vivente oggi ha ancora obbedito a questo comando, preferendo seguire la chiesa apostata a cui si fa riferimento piuttosto che il suo maestro, la Bibbia, che, dalla Genesi all’Apocalisse, non insegna nessun’altra dottrina; se gli israeliti e gli Avventisti del Settimo Giorno hanno ragione. Entrambe le parti si appellano alla Bibbia come insegnante “infallibile”. Lasciamo quindi che sia la Bibbia a decidere se il Sabato o la domenica è il giorno prescritto da Dio.
Una delle due parti deve avere torto, considerando il fatto che avere una posizione errata su questa importantissima questione comporta terribili sanzioni, minacciate da Dio stesso, contro il trasgressore di questa “alleanza perpetua”, quindi entreremo nel merito delle argomentazioni addotte da entrambe le parti. La discussione di questo argomento di primaria importanza non è al di sopra della capacità delle menti comuni, né richiede uno studio straordinario. Si risolverà in poche e semplici domande di facile risposta: [RCPKS 7.2]
1°. Quale giorno della settimana la Bibbia ordina di essere osservato?
2°. Il Nuovo Testamento ha modificato, attraverso un nuovo precetto o attraverso la pratica, il comandamento originale?
3°. I protestanti, a partire dal XVI secolo, hanno obbedito al comando di Dio di osservare come “santo” il giorno prescritto dalla loro guida e maestro infallibile, la Bibbia? E se no, perché?
A queste tre domande ci impegniamo a fornire altrettante risposte, che rivendicheranno la verità e non sosterranno in alcun modo la deformità dell’errore. [RCPKS 8.4]
Conformemente alla promessa fatta nel nostro ultimo numero, procediamo a smascherare uno degli errori più flagranti e una delle incongruenze più imperdonabili riguardo alle regole della fede biblica. Per evitare di essere fraintesi, riteniamo necessario premettere che il protestantesimo non riconosce alcuna regola di fede, alcun maestro, all’infuori della Bibbia come infallibile. Come il cattolico cede il suo giudizio, in materia spirituale e con fiducia incondizionata, alla voce della sua chiesa, così anche il protestante non riconosce altro maestro se non la Bibbia. Tutta la sua spiritualità deriva dai suoi insegnamenti. Per il protestante [la Bibbia] è la voce di Dio che si rivolge a lui attraverso il Suo unico maestro ispirato [la Bibbia]. In essa viene incarnata la sua religione, la sua fede e la sua pratica.
Il linguaggio di Chillingworth, “La Bibbia, solo la Bibbia, e nient’altro che la Bibbia, è la religione dei protestanti”, è solo una forma che può essere multiformemente convertibile in altre forme, come “il Libro di Dio”, “la Carta della nostra salvezza”, “l’Oracolo della fede cristiana”, “il Libro di testo di Dio per la razza umana”, ecc… È quindi un fatto incontrovertibile che solo la Bibbia sia l’insegnante del cristiano protestante. Assumendo questo fatto, procederemo ora a discutere in merito alla questione coinvolta nel nostro ultimo numero. [RCPKS 8.6]
Riconoscendo l’innegabile contraddizione tra l’insegnamento e la pratica del cristianesimo protestante – Avventisti del Settimo Giorno esclusi – da un lato, e il popolo ebraico dall’altro, che osservano giorni diversi della settimana per il culto di Dio, procederemo a raccogliere la testimonianza dell’unico testimone disponibile: la testimonianza dell’insegnante comune a tutti, la Bibbia.
La prima espressione che incontriamo nella Sacra Parola si trova in {Genesi 2: 2}: “E il settimo giorno Egli [Dio] si riposò da tutte le sue opere che aveva fatto”. Il successivo riferimento a questo tema si trova in {Esodo 20}, dove Dio comandò di osservare il settimo giorno, perché Egli stesso si era riposato dall’opera della creazione in quel giorno; e il testo sacro ci informa che per questo motivo Egli volle che fosse conservato, con le seguenti parole: “Perciò il Signore benedisse il settimo giorno e lo santificò” {Esodo 20: 11}.
Di nuovo, leggiamo “Si lavorerà sei giorni; ma il settimo giorno è sabato di riposo, sacro all’Eterno” {Esodo 31: 15}. È un’alleanza eterna, “é un segno perpetuo fra me e i figli d’Israele, poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, e il settimo giorno si riposò e fu ristorato” {Esodo 31: 17}. [RCPKS 9.1]
Nell’Antico Testamento si fa riferimento centoventisei volte al Sabato e tutti questi testi concorrono armoniosamente a esprimere la volontà di Dio che comanda di osservare il settimo giorno, perché Dio stesso lo ha osservato per primo, rendendolo obbligatorio per tutti come “alleanza perpetua”. Non si può pensare che qualcuno sia così avventato da mettere in dubbio l’identità del Sabato con il Sabato del settimo giorno, visto che il popolo d’Israele ha osservato il Sabato dal momento della promulgazione della legge, dal 2514 [a.C.] al 1893 [d.C. – momento in cui è stato scritto l’articolo], per un periodo di 3383 anni. Con l’esempio degli israeliti davanti ai nostri occhi oggi, non esiste fatto storico migliore di quello a cui si è appena fatto riferimento, vale a dire che il popolo eletto di Dio, i custodi dell’Antico Testamento, i rappresentanti viventi dell’unica religione divina fino ad allora, per un periodo di 1490 anni prima del cristianesimo, hanno osservato con la pratica settimanale la tradizione vivente della corretta interpretazione del giorno speciale della settimana, il Sabato, da osservare come “sacro al Signore”, tradizione che hanno esteso con la loro pratica a un ulteriore periodo di 1893 anni, coprendo così l’intera estensione della dispensazione cristiana. Riteniamo necessario essere perfettamente chiari su questo punto, per ragioni che appariranno più diffusamente in seguito. La Bibbia – l’Antico Testamento – confermata dalla tradizione vivente di una osservanza settimanale per 3383 anni da parte del popolo eletto di Dio, insegna, quindi, con assoluta certezza, che Dio stesso aveva nominato il giorno che doveva essere “osservato come santo per Lui” – quel giorno era il Sabato – e qualsiasi violazione di questo comandamento era punibile con la morte. “Osservate dunque il sabato, perché è per voi un giorno santo; chi lo profana sarà messo a morte; chiunque fa in esso qualche lavoro sarà sterminato da mezzo del suo popolo” {Esodo 31: 14}. [RCPKS 10.1]
È impossibile immaginare una pena più severa di quella pronunciata solennemente da Dio stesso nel testo sopra riportato, per tutti coloro che violano un comando citato non meno di centoventisei volte nell’antica legge. I Dieci Comandamenti dell’Antico Testamento vengono impressi formalmente nella memoria dei giovani cristiani il più presto possibile, ma quello dei dieci che è il più enfaticamente familiare, sia nella scuola domenicale che sul pulpito, è quello di osservare “santo” il giorno del sabato [domenicale]. [RCPKS 10.2]
Avendo appreso con assoluta certezza dalla Sua Sacra Parola la volontà di Dio riguardo al giorno da santificare, perché Egli si riposò in quel giorno, giorno che ci viene confermato dalla pratica del Suo popolo eletto per migliaia di anni, siamo naturalmente indotti a chiederci quando e dove Dio abbia cambiato il giorno per il Suo culto; poiché è evidente al mondo che è avvenuto un cambiamento di giorno, e poiché nessuna indicazione di tale cambiamento può essere trovata nelle pagine dell’Antico Testamento, né nella pratica del popolo ebraico che continua da quasi diciannove secoli di cristianesimo a obbedire al comando scritto, dobbiamo andare a vedere l’esponente della dispensazione cristiana, ossia, il Nuovo Testamento, per quel comando di Dio che cancelli l’antico Sabato. [RCPKS 11.1]
Ci avviciniamo ora a un periodo che copre poco meno di diciannove secoli, e procediamo a indagare se l’insegnante divino supplementare – il Nuovo Testamento – contenga un decreto che annulla il mandato dell’antica legge e, allo stesso tempo, sostituisca un [nuovo] giorno al Sabato, divinamente istituito dell’antica legge. Infatti, poiché il Sabato era il giorno osservato e ordinato da Dio, solo l’autorità divina, sotto forma di un decreto di annullamento, poteva abolire il patto del Sabato, e un altro mandato divino, che nomina un altro giorno da osservare come “santo”, diverso dal Sabato, è altrettanto necessario per soddisfare la coscienza del credente cristiano. Essendo la Bibbia l’unico maestro riconosciuto dal cristiano biblico, non avendo indicato nell’Antico Testamento alcun cambiamento del giorno, e non essendoci un altro giorno diverso dal Sabato reso “santo” nel mondo biblico, è sicuramente compito del cristiano protestante indicare [dove] nelle pagine del Nuovo Testamento il nuovo decreto divino abroghi quello del Sabato e lo sostituisca a quello della domenica, osservato dai protestanti fin dagli albori della Riforma. [RCPKS 11.2]
Esaminando il Nuovo Testamento da cima a fondo, in modo critico, troviamo che il Sabato viene menzionato sessantuno volte. Scopriamo anche che il Salvatore sceglieva invariabilmente il Sabato per insegnare nelle sinagoghe e fare miracoli. I quattro Vangeli fanno riferimento al Sabato cinquantuno volte. [RCPKS 12.1]
In un caso il Redentore si riferisce a Sé stesso come “il Signore del sabato”, come menzionato da Matteo e Luca, ma durante l’intera storia della Sua vita, pur mantenendo e utilizzando invariabilmente il giorno (Sabato), non accennò mai, neanche una volta, al desiderio di cambiarlo. I Suoi apostoli e i Suoi amici personali ci offrono un esempio lampante della loro scrupolosa osservanza dopo la Sua morte e, mentre il Suo corpo era ancora nel sepolcro, ci informa che: “Poi esse tornarono a casa e prepararono gli aromi e gli unguenti, e durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento” {Luca 23: 56}. E fu il primo giorno della settimana, di buon mattino, che vennero a portare gli aromi che avevano preparato. Gli “aromi” e gli “unguenti” erano stati preparati la sera del Venerdì Santo, perché “il sabato stava per cominciare” {Luca 23: 54}. Questa azione da parte degli amici del Salvatore dimostra, al di là di ogni contraddizione, che, dopo la Sua morte, essi osservarono “santo” il Sabato e consideravano la domenica come un qualsiasi altro giorno della settimana. Può dunque esserci qualcosa di più conclusivo del fatto che gli apostoli e le sante donne non conobbero altro sabato oltre al Sabato, fino al giorno stesso della morte di Cristo? [RCPKS 12.2]
Ci avviciniamo ora all’indagine di questa interessante questione per quanto riguarda i successivi trent’anni, come narrato dall’evangelista San Luca nei suoi Atti degli Apostoli. [RCPKS 12.3]
Ancora una volta siamo condannati alla delusione. Nove volte troviamo il Sabato menzionato negli Atti, ma si tratta dell’antico Sabato. Se i nostri lettori desiderano la prova, li rimandiamo ai seguenti versetti {Atti 13: 14, 27, 42, 44; Atti 15: 21; Atti 16: 13; Atti 17: 2; Atti 18: 4}. Ed egli [Paolo] “ogni sabato insegnava nella sinagoga e riusciva a persuadere Giudei e Greci” {Atti 18: 4}. Quindi vediamo il Sabato dalla Genesi all’Apocalisse! È impossibile trovare nel Nuovo Testamento la minima interferenza del Salvatore o dei Suoi apostoli con il Sabato originale, ma al contrario, un’intera acquiescenza alla disposizione originale; un’approvazione plenaria da parte Sua, mentre era in vita; una partecipazione attiva e invariata all’osservanza di quel giorno e di nessun altro da parte degli apostoli, per trent’anni dopo la Sua morte, come gli Atti degli Apostoli ci hanno abbondantemente testimoniato. [RCPKS 13.1]
La conclusione è quindi inevitabile: tra coloro che seguono la Bibbia come guida, gli israeliti e gli Avventisti del Settimo Giorno hanno dalla loro parte il peso esclusivo delle prove, mentre il protestantesimo biblico non ha una parola di autodifesa per la sua sostituzione dal Sabato alla domenica. [RCPKS 13.2]
Quando la sua maestà satanica, che era “omicida fin dal principio” e “padre della menzogna”, si impegnò ad aprire gli occhi della nostra prima madre, Eva, stimolando la sua ambizione: “Sarete come dèi, conoscerete il bene e il male”, la sua azione fu solo la prima di molti sforzi impiegati in seguito per sedurre milioni di suoi figli. Come Eva, essi imparano troppo tardi, ahimè, quali sono le conseguenze degli incentivi offerti per allontanare i suoi deboli figli dalla fedeltà a Dio. [RCPKS 13.3]
Più di tre secoli dopo, egli rappresentò in modo plausibile a un gran numero di cristiani scontenti e ambiziosi la brillante prospettiva di inaugurare con successo una “nuova partenza”, abbandonando la Chiesa istituita dal figlio di Dio, come loro Maestro, e assumendo un nuovo maestro – la sola Bibbia – come loro nuovo oracolo. [RCPKS 14.1]
La sagacia del maligno non prevedeva altro che il brillante successo di questa manovra. E il risultato non è stato inferiore alle sue più rosee aspettative. [RCPKS 14.2]
Solo uno spirito audace e avventuroso era necessario per guidare la spedizione. La sua maestà satanica lo trovò subito nel monaco apostata Lutero, che testimoniò più volte la stretta familiarità che esisteva tra lui e il suo maestro, nel suo “Discorso a tavola” e in altre opere pubblicate nel 1558 a Wittenberg, sotto l’ispezione di Melantone. I suoi colloqui con Satana in varie occasioni sono testimoniati da Lutero stesso, una testimonianza degna di ogni credibilità. Ciò che l’agenzia del serpente tendeva a realizzare in modo così efficace nel giardino, l’agenzia di Lutero lo realizzò nel mondo cristiano. [RCPKS 14.3]
“Date loro un pilota per la loro flotta errante, audace nella sua arte e istruito all’inganno; la cui mano avventurosa guiderà il loro timone verso una riva ostile o li farà cadere nella marea”.
Poiché il fine che il maligno si è proposto nella sua incursione nella Chiesa di Cristo è stato distruggere il cristianesimo, siamo ora impegnati ad analizzare i mezzi da lui adottati per assicurarsi il successo. Finora essi sono risultati fuorvianti, autocontraddittori e fallaci. Procederemo ora con un’ulteriore indagine su questa impostura. [RCPKS 14.4]
Avendo dimostrato che il Redentore, in nessun caso, durante la Sua vita, si era allontanato dall’osservanza fedele del Sabato, a cui i quattro evangelisti fanno riferimento per cinquantuno volte, essendosi persino autodefinito “Signore del sabato”, e non avendo mai accennato una sola volta, attraverso un comandamento o per mezzo del Suo esempio, al desiderio di cambiare il giorno sostituendolo con un altro, non avendo richiamato l’attenzione sul comportamento degli apostoli e delle sante donne che, la sera stessa della Sua morte, si erano procurati in anticipo aromi e unguenti da usare per l’imbalsamazione del Suo corpo la mattina dopo il Sabato, come ci informa chiaramente Luca (Rif. Luca 24: 1), ponendo così al di là di ogni perplessità la Sua morte, ponendo così al di là di ogni perplessità l’azione divina e la volontà del Figlio di Dio durante la vita di osservare fermamente il Sabato, non avendo richiamato l’attenzione sull’azione dei Suoi rappresentanti viventi dopo la Sua morte, come dimostrato da San Luca; avendo anche messo davanti ai nostri lettori il fatto indiscutibile che, negli Atti, gli apostoli per i trent’anni successivi non si allontanarono mai dalla pratica del Maestro divino in questo particolare, come ci assicura San Luca: ed egli [Paolo] “Ogni sabato [sabato] insegnava nella sinagoga e riusciva a persuadere Giudei e Greci” {Atti 18: 4}. I gentili convertiti, come vediamo dal testo, erano ugualmente istruiti, insieme ai giudei, a osservare il Sabato, essendo stati convertiti al cristianesimo in quel giorno, “i giudei e i greci” collettivamente. [RCPKS 15.1]
Avendo anche richiamato l’attenzione sui testi degli Atti che riguardano l’uso esclusivo del Sabato da parte degli ebrei e dei cristiani per trent’anni dopo la morte del Salvatore come unico giorno della settimana osservato da Cristo e dai Suoi apostoli, periodo che è coperto dalla documentazione ispirata, procediamo ora a completare le nostre prove che solo il Sabato godeva di questo privilegio esclusivo, richiamando l’attenzione su tutti i casi in cui la documentazione sacra si riferisce al primo giorno della settimana. [RCPKS 15.2]
Il primo riferimento alla domenica dopo la risurrezione di Cristo si trova nel Vangelo di San Luca (Rif. Luca 24: 33-40), e in San Giovanni (Rif. Giovanni 20: 19). [RCPKS 16.1]
Gli stessi testi sopra citati si riferiscono all’unico motivo per il quale avvenne questo raduno da parte degli apostoli. Essa ebbe luogo il giorno della risurrezione (domenica di Pasqua), non allo scopo di inaugurare “la nuova partenza” dal vecchio Sabato mantenendo “santo” il nuovo giorno, poiché non vi è alcun accenno alla preghiera, all’esortazione o alla lettura delle Scritture, ma indica la totale demoralizzazione degli apostoli informando l’umanità che essi si erano rintanati in quella stanza a Gerusalemme “per paura dei Giudei”, come ci informa chiaramente San Giovanni, citato sopra. [RCPKS 16.2]
Il secondo riferimento alla domenica si trova nel Vangelo di San Giovanni: “Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro” {Giovanni 20: 26}. Il Redentore risorto approfittò di questa riunione di tutti gli apostoli per mettere alla prova l’incredulità di Tommaso, che era stato assente al raduno la sera della domenica di Pasqua. Questa sarebbe stata un’occasione d’oro per il Redentore di cambiare il giorno alla presenza di tutti i Suoi apostoli, ma noi affermiamo il semplice fatto che, in questa occasione, come nel giorno di Pasqua, non viene detta una sola parola di preghiera, di lode o di lettura delle Scritture. [RCPKS 16.3]
Il terzo caso documentato in cui gli apostoli erano riuniti di domenica lo troviamo in questo passaggio: “Essi erano tutti riuniti con una sola mente nello stesso luogo” {Atti 2: 1}, (questa era la festa della Pentecoste – nel giorno della domenica). Questo testo potrebbe dare ai nostri fratelli cristiani biblici la speranza che sia stata finalmente sostituita la domenica al Sabato? No, infatti quando li informiamo che gli ebrei hanno osservato proprio questa domenica per 1500 anni prima e per diciotto secoli dopo l’istituzione del Cristianesimo, mantenendo allo stesso tempo il Sabato settimanale, non è possibile trovare alcuna consolazione né conforto in questo testo. La Pentecoste è il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, era chiamata il sabato delle settimane, composto da sette volte sette giorni; e il giorno successivo al compimento del settimo Sabato settimanale, era il giorno principale dell’intera festa, e cadeva necessariamente di domenica. Gli israeliti, infatti, sono sorpresi che l’osservanza del primo giorno della settimana trova la sua origine nella festa della Pentecoste, che viene celebrata annualmente da oltre 3000 anni. Chi se non il cristiano biblico, spinto al muro per trovare un pretesto per giustificare la sua sacrilega profanazione del Sabato, sempre osservato da Cristo e dai Suoi apostoli, avrebbe fatto ricorso alla festa ebraica di Pentecoste per il suo atto di ribellione contro il suo Dio e il suo maestro, la Bibbia? [RCPKS 16.4]
Ancora una volta, gli apologeti biblici del cambio di giorno richiamano la nostra attenzione sul seguente passaggio: “Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane” {Atti 20: 7}. A quanto pare, il testo sopra riportato dovrebbe fornire una certa consolazione ai nostri amici biblici scontenti, ma non possiamo concedere loro nemmeno questa briciola di conforto. Rispondiamo con l’assioma: “Quod probat nimis, probat nihil” – “Ciò che prova molto, non prova nulla”. Richiamiamo l’attenzione sulla seguente frase: “E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa” {Atti 2: 46}. Chi non vede subito che il testo dato per dimostrare la prerogativa esclusiva della domenica, svanisce nel nulla – un ignis fatuus – quando viene accostato versetto di (Atti 2: 46)? Ciò che il cristiano biblico rivendica, con questo testo, per l’osservanza della domenica, la stessa autorità di San Luca ci informa che tale era un evento comune a tutti i giorni della settimana: “Ed essi, continuando ogni giorno a stare nel tempio e a spezzare il pane di casa in casa”. [RCPKS 17.1]
Un altro testo si presenta, apparentemente, a favore della sostituzione della domenica con il Sabato, é tratto da San Paolo: “Ora, quanto alla colletta per i santi… ogni primo giorno della settimana, ciascuno metta da parte per conto suo ciò che può in base alle sue entrate” {1 Corinzi 16: 1-2}. Presumendo che la richiesta di San Paolo sia stata rigorosamente rispettata, richiamiamo l’attenzione su ciò che veniva fatto ogni Sabato durante la vita del Salvatore e che continuò per trent’anni dopo, come ci informa il libro degli Atti. [RCPKS 18.1]
I seguaci del Maestro si riunivano “ogni sabato” per ascoltare la parola di Dio; le Scritture venivano lette “ogni sabato”. E Paolo, come era suo solito, “ogni sabato insegnava nella sinagoga” {Atti 18: 4}, interponendo il nome del Signore Gesù. Quale conclusione più assurda dedurrebbe che la lettura delle Scritture, la preghiera, l’esortazione e la predicazione, che costituivano i doveri di routine di ogni Sabato, come è stato abbondantemente dimostrato, sia stata sovrastata dalla [semplice] richiesta di fare una colletta in un altro giorno della settimana? [RCPKS 18.2]
Per apprezzare appieno il valore del testo in esame, è sufficiente ricordare l’azione degli apostoli e delle sante donne il venerdì santo prima del tramonto. Essi portarono gli aromi e gli unguenti dopo che Gesù fu deposto dalla croce; sospesero ogni azione fino a quando non fu trascorso il Sabato “santo al Signore”, e poi si attivarono la domenica mattina per completare il processo di imbalsamazione del sacro corpo di Gesù. [RCPKS 18.3]
Perché, ci chiediamo, non procedettero a completare il lavoro di imbalsamazione il Sabato? Perché sapevano bene che l’imbalsamazione del corpo sacro del loro Maestro avrebbe interferito con la rigorosa osservanza del Sabato, il cui rispetto era fondamentale; e finché non si dimostrerà che il giorno di Sabato immediatamente precedente la domenica del nostro testo non era stato osservato (il che sarebbe falso, in quanto tutti i Sabati erano stati osservati), la richiesta di San Paolo di fare la colletta la domenica rimane da classificare insieme all’opera di imbalsamazione del corpo di Cristo, che non poteva essere effettuata di Sabato e di conseguenza fu rimandata al giorno successivo più conveniente, cioè la domenica, il primo giorno della settimana. [RCPKS 19.1]
Avendo esaminato tutti i testi del Nuovo Testamento che si riferiscono al Sabato e al primo giorno della settimana (domenica); e avendo dimostrato in modo conclusivo che, finora, non si può trovare nel Sacro Volume nemmeno un’ombra di pretesto per la sostituzione biblica della domenica con il Sabato; non ci resta che indagare sul significato dell’espressione “giorno del Signore” che troviamo nel Nuovo Testamento, cosa che ci proponiamo di fare nel prossimo articolo, per concludere con opportune osservazioni sulle incongruenze di un sistema religioso dimostreremo essere indifendibile, autocontraddittorio e suicida. [RCPKS 19.2]
“Poggiatisi su stampelle di dimensioni diseguali, con una gamba sostenuta dal vero e l’altra dalla menzogna, si avvicinano alla meta con passo impacciato, sicuri di non poter fare altro che perdere la gara”.
Nel presente articolo ci proponiamo di indagare attentamente su una nuova (e ultima) categorie di prove [solitamente] assunte per convincere il cristiano biblico che Dio abbia sostituito la domenica al Sabato per il suo culto nella nuova legge, e che la volontà divina si trova registrata dallo Spirito Santo negli scritti apostolici. [RCPKS 19.3]
Siamo informati che questo cambiamento radicale ha trovato espressione, più e più volte, in una serie di testi in cui si trova l’espressione “il giorno del Signore”. [RCPKS 20.1]
La categoria di testi del Nuovo Testamento, sotto il titolo di “sabato”, che conta sessantuno testi nei Vangeli, negli Atti e nelle Epistole; e la seconda categoria, in cui “il primo giorno della settimana”, o domenica, sono stati esaminati criticamente (quest’ultima categoria conta nove testi); e si è constatato che non offrono il minimo indizio di un cambiamento della volontà da parte di Dio riguardo al Suo giorno di adorazione da parte dell’uomo, procediamo ora a esaminare la terza e ultima classe di testi su cui si fa affidamento per salvare il sistema biblico dall’accusa di cercare di imporre al mondo, in nome di Dio, un decreto per il quale non esiste la minima garanzia o autorità da parte del loro maestro, la Bibbia. [RCPKS 20.2]
Il primo testo di questa categoria si trova in questo passaggio, che dice: “Il sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore” {Atti 2: 20}. Quante domeniche sono passate da quando è stata pronunciata questa profezia? E tutto questo per quanto riguarda il tentativo di pervertire il significato del testo sacro dal “giorno del giudizio” alla “domenica”? [RCPKS 20.3]
Il secondo testo di questa lezione dice: “il quale vi confermerà fino alla fine, affinché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo” {1 Corinzi 1: 8}.
Chi è che non vede che l’apostolo sta indicando chiaramente il giorno del giudizio? Il testo successivo di questa categoria si trova nella stessa epistola: “ho deciso che quel tale sia dato in mano di Satana a perdizione della carne, affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signor Gesù” {1 Corinzi 5: 5}.
L’incestuoso corinto fu, ovviamente, preservato la domenica successiva!!! Quanto è pietoso un espediente del genere! Il quarto testo dice: “e io spero che le comprenderete fino in fondo; come in parte ci avete già compreso, che noi siamo il vostro vanto, così anche voi sarete il nostro nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo” {2 Corinzi 1: 13-14}. [RCPKS 20.4]
La domenica, o il giorno del giudizio, quale dei due? Il quinto testo è tratto da San Paolo: “essendo convinto di questo, che colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” {Filippesi 1: 6}. La brava gente di Filippi raggiunse forse la perfezione la domenica successiva?! [RCPKS 21.1]
Ci permettiamo di presentare il sesto caso della categoria: “affinché discerniate le cose eccellenti e possiate essere puri e senza macchia per il giorno di Cristo” {Filippesi 1: 10}. Quel giorno sarebbe stata la domenica dopo, e non c’era poi così tanto da aspettare. Il settimo testo è: “Ora il giorno del Signore verrà come un ladro di notte” {2 Pietro 3: 10}. L’applicazione di questo testo alla domenica supera i limiti dell’assurdo. [RCPKS 21.2]
L’ottavo testo: “mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, a motivo del quale i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi consumati dal calore si fonderanno?” {2 Pietro 3: 12}. Questo giorno del Signore è lo stesso a cui si fa riferimento nel testo precedente, la cui applicazione alla domenica successiva avrebbe lasciato il mondo cristiano insonne durante la notte del Sabato successivo. [RCPKS 21.3]
Abbiamo presentato ai nostri lettori otto dei nove testi su cui ci si è basati per sostenere con il testo della Scrittura il sacrilego tentativo di scambiare il “giorno del Signore” con la domenica, e con quale risultato? Ognuno di essi ha fornito una prova evidente del fatto che si riferiscono all’ultimo giorno, riferendosi ad esso in modo diretto, assoluto e inequivocabile [e non alla domenica]. [RCPKS 21.4]
Il nono testo in cui incontriamo l’espressione “giorno del Signore” è l’ultimo che si trova negli scritti apostolici, dove vengono fornite le seguenti parole di San Giovanni: “Mi trovai nello Spirito nel giorno del Signore” {Apocalisse 1: 10}; ma non sarà di maggior conforto ai nostri amici biblici rispetto ai testi precedenti della stessa categoria. San Giovanni ha mai usato questa espressione in precedenza nel suo Vangelo o nelle sue Epistole? No. Ha mai avuto occasione di riferirsi alla domenica? Sì, due volte. Come ha chiamato la domenica in queste occasioni? La domenica di Pasqua fu chiamata da lui “il primo giorno dopo i sabati” {Giovanni 20: 1}. [RCPKS 21.5]
E ancora dice: “Ora, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana” {Giovanni 20: 19}. Evidentemente, essendo ispirato, sia nel Vangelo che nelle Epistole, egli chiamava la domenica “il primo giorno della settimana”. Su quali basi, allora, si può supporre che abbia abbandonato questa denominazione? Era più ispirato quando scrisse l’Apocalisse, o adottò un nuovo titolo per la domenica, perché ora era in voga? [RCPKS 22.1]
Una risposta a queste domande è evidente soprattutto per quest’ultima, visto che la stessa espressione è stata usata già otto volte da San Luca, San Paolo e San Pietro, tutti sotto ispirazione divina, e sicuramente lo Spirito Santo non avrebbe ispirato San Giovanni a chiamare la domenica il giorno del Signore, mentre ha ispirato i Santi Luca, Paolo e Pietro, a chiamare il giorno del giudizio “il giorno del Signore”. Essendo assolutamente certi del significato di un’espressione pronunciata otto volte, concludiamo che la stessa espressione non può che avere lo stesso significato quando viene pronunciata la nona volta, soprattutto quando sappiamo che nelle nove occasioni le espressioni sono state ispirate dallo Spirito Santo. [RCPKS 22.2]
Non mancano nemmeno i motivi più forti per dimostrare che questo, come i suoi testi gemelli, contiene lo stesso significato. San Giovanni dice: “Mi trovai nello Spirito nel giorno del Signore” {Apocalisse 1: 10}; ma la chiave di questa espressione ce la fornisce in seguito e dice: “Dopo queste cose, io vidi, ecco, una porta aperta nel cielo, e la prima voce che avevo udito parlare con me come una tromba disse: «Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire dopo queste» E subito fui rapito in spirito; ed ecco un trono era posto nel cielo” {Apocalisse 4: 1-2}. Saliamo in spirito con Giovanni. Dove? Attraverso quella “porta nel cielo”, verso il cielo. E cosa vedremo? “Le cose che devono avvenire dopo queste” {Apocalisse 4: 1}. Salì in spirito al cielo. Gli fu ordinato di scrivere per esteso la sua visione di ciò che avverrà prima e in concomitanza con “il giorno del Signore”, o il giorno del giudizio; l’espressione “giorno del Signore” è limitata nella Scrittura esclusivamente al giorno del giudizio. [RCPKS 22.3]
Abbiamo studiato con accuratezza dal Nuovo Testamento tutte le prove disponibili che potevano essere addotte a favore di una legge che annullasse il giorno del Sabato dell’antica legge, o di una che lo sostituisse con un altro giorno valido per la dispensazione cristiana. Abbiamo fatto attenzione a fare questa distinzione, per evitare che si potesse sostenere che il terzo comandamento fosse abrogato da una nuova legge. Qualsiasi argomentazione di questo tipo è stata respinta dall’azione dei vescovi episcopali metodisti nella loro pastorale del 1874, citata dal New York Herald della stessa data, nel seguente modo: “Il sabato, istituito all’inizio e confermato più volte da Mosè e dai profeti, non è mai stato abrogato. È una parte della legge morale, e non una parte o un pezzetto della sua santità è stato tolto”. Il pronunciamento ufficiale di cui sopra ha impegnato quel grande corpo di cristiani biblici nella permanenza del terzo comandamento sotto la nuova legge. [RCPKS 23.1]
Ci permettiamo ancora una volta di richiamare l’attenzione particolare dei nostri lettori sul ventesimo dei “trentanove articoli di religione” del Libro delle preghiere comuni: “Non è lecito alla Chiesa ordinare nulla che sia contrario alla Parola scritta di Dio”. [RCPKS 23.2]
In questa serie di articoli ci siamo preoccupati di preparare i nostri lettori presentando una serie di fatti innegabili che si trovano nella Parola di Dio, per arrivare a una conclusione assolutamente irrifiutabile. Quando il sistema biblico fece la sua comparsa nel XVI secolo, non solo si impadronì dei beni temporali della Chiesa, ma nella sua crociata vandalica spogliò il cristianesimo, per quanto possibile, di tutti i sacramenti istituiti dal suo Fondatore, del santo sacrificio, eccetera… conservando nient’altro che la Bibbia, che i suoi esponenti dichiararono essere la loro unica maestra nella dottrina e nella morale cristiana. [RCPKS 23.3]
Tra i loro articoli di fede, il principale era, ed è tuttora, la necessità permanente di santificare il Sabato. In effetti, negli ultimi 300 anni è stato l’unico articolo del credo cristiano su cui c’è stato un consenso plenario dei rappresentanti biblici. L’osservanza del Sabato costituisce la somma e la sostanza della teoria biblica. I pulpiti risuonano settimanalmente di incessanti filippiche contro il modo lassista di osservare il Sabato nei Paesi cattolici, in contrasto con il modo corretto, cristiano e autocompiaciuto di osservare il giorno biblico. Chi può mai dimenticare la virtuosa indignazione manifestata dai predicatori biblici in tutto il nostro Paese, da ogni pulpito protestante, finché la questione dell’apertura della “World’s Fair” di domenica era ancora indecisa; e chi non sa oggi che solo una setta, per sottolineare la sua santa indignazione per la decisione, non ha aperto le scatole che contenevano i suoi articoli [di vendita] alla “World’s Fair”? [RCPKS 24.1]
Questi cristiani superlativamente buoni e untuosi, esaminando attentamente le loro Bibbie, possono trovare la loro controparte in una certa classe di persone non buone ai tempi del Redentore, che Lo perseguitavano notte e giorno, angosciati oltre ogni misura e scandalizzati oltre ogni sopportazione, perché non osservava il Sabato in modo corretto come loro. [RCPKS 24.2]
Lo odiavano per aver usato il buon senso in riferimento al giorno, ed Egli non trovò epiteti abbastanza espressivi del Suo supremo disprezzo per il loro orgoglio farisaico. Ed è molto probabile che la mente divina non abbia modificato le sue opinioni oggi, dopo il clamoroso grido dei loro seguaci e simpatizzanti alla fine del XIX secolo. Ma se a tutto questo aggiungiamo il fatto che mentre i farisei di un tempo osservavano il vero Sabato, i nostri farisei moderni, contando sulla credulità e sulla semplicità dei loro seguaci, non hanno mai osservato una volta in vita loro il vero Sabato che il loro divino Maestro osservò fino alla morte, e che i Suoi apostoli hanno osservato, sul Suo esempio, per trent’anni dopo, secondo la Sacra Scrittura, essendo la contraddizione più lampante, che implica un deliberato rifiuto sacrilego di un precetto molto positivo, ci viene presentata oggi nell’azione del mondo cristiano biblico. La Bibbia e il “sabato” costituiscono la parola d’ordine del protestantesimo; ma abbiamo dimostrato che la Bibbia stessa è contro il loro “sabato”. Abbiamo dimostrato che non è mai esistita contraddizione più grande della loro teoria e della loro pratica. Abbiamo dimostrato che né i loro antenati biblici né loro stessi hanno mai osservato un solo giorno di Sabato nella loro vita. [RCPKS 24.3]
Gli israeliti e gli Avventisti del Settimo Giorno sono testimoni della profanazione settimanale [da parte dei protestanti] del giorno nominato da Dio così ripetutamente, e mentre [i protestanti] hanno ignorato e condannato il loro maestro, la Bibbia, hanno adottato un giorno osservato dalla Chiesa cattolica. Quale protestante può, dopo aver letto questi articoli, con la coscienza pulita, continuare a disobbedire al comando di Dio che impone di osservare il Sabato, comando che il suo maestro, la Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, registra come volontà di Dio? [RCPKS 25.1]
La storia del mondo non può presentare un esempio di negligenza più stupido e autodistruttivo di questo. L’Insegnante richiede con enfasi in ogni pagina che la legge del Sabato sia osservata ogni settimana, da tutti riconosciuta come “l’unico maestro infallibile”, mentre i discepoli di quell’Insegnante non hanno osservato una sola volta per oltre trecento anni il precetto divino! Quell’immensa schiera di cristiani biblici, i metodisti, hanno dichiarato che il Sabato non è mai stato abrogato, mentre i seguaci della Chiesa d’Inghilterra, insieme alla sua figlia, la Chiesa episcopale degli Stati Uniti, sono impegnati dal ventesimo articolo di religione, già citato, a stabilire che la Chiesa non può legittimamente ordinare nulla “che sia contrario alla Parola scritta di Dio”. La Parola scritta di Dio impone che il Suo culto sia osservato il Sabato in modo assoluto, ripetuto ed enfatico, con la minaccia di morte per chi disobbedisce. Tutte le sette bibliche occupano la stessa posizione di autodistruzione che nessuna spiegazione può modificare, tanto meno giustificare. [RCPKS 25.2]
Come si applicano veramente le parole dello Spirito Santo a questa situazione deplorevole! “Proponendo di seguire la Bibbia come unica maestra, ma di fronte al mondo, l’unica maestra viene indegnamente messa da parte e vengono adottati l’insegnamento e la pratica della Chiesa cattolica – “la madre dell’abominio”, quando fa comodo a loro designarla così – nonostante le minacce più terribili pronunciate da Dio stesso contro coloro che disobbediscono al comando: “Ricordati di santificare il sabato”. [RCPKS 26.1]
Prima di concludere questa serie di articoli, ci permettiamo di richiamare l’attenzione dei nostri lettori ancora una volta sulla nostra didascalia, introduttiva di ciascuno di essi:
1. Il Sabato cristiano, frutto genuino dell’unione dello Spirito Santo con la Chiesa cattolica, sua sposa.
2. La pretesa del protestantesimo di avere parte in esso [nella domenica] si è dimostrata infondata, autocontraddittoria e suicida. [RCPKS 26.2]
La prima proposizione non ha bisogno di molte prove. La Chiesa cattolica, da oltre mille anni prima dell’esistenza dei protestanti, in virtù della sua missione divina, ha cambiato il giorno dal Sabato alla domenica. Diciamo in virtù della sua missione divina, perché Colui che si è chiamato “Signore del sabato”, l’ha dotata del Suo stesso potere di insegnare: “Chi ascolta voi, ascolta me”; ha comandato a tutti coloro che credono in Lui di ascoltarla, sotto pena di essere messi con i “pagani e i pubblicani”; e ha promesso di essere con lei fino alla fine del mondo. Da Lui ha ricevuto la sua carta di insegnante, infallibile e perpetua. Il mondo protestante, alla sua nascita, ha trovato il Sabato cristiano troppo radicato per contrastare la sua esistenza; è stato quindi costretto ad accettare l’accordo, implicando così il diritto della Chiesa di cambiare il giorno, per oltre trecento anni. Il sabato cristiano [la domenica] è quindi, a tutt’oggi, il figlio riconosciuto della Chiesa cattolica come sposa dello Spirito Santo, senza una parola di protesta da parte del mondo protestante. [RCPKS 26.3]
Diamo ora uno sguardo alla nostra seconda proposizione, con la sola Bibbia come insegnante e guida nella fede e nella morale. Questo maestro proibisce con grande enfasi qualsiasi cambiamento del giorno per ragioni di primaria importanza. Il comando richiede un'”alleanza perpetua”. Il giorno comandato dall’insegnante non è mai stato rispettato, sviluppando così un’apostasia da un principio presunto fisso, tanto autocontraddittorio, autodistruttivo e di conseguenza suicida quanto è in grado di esprimere il linguaggio. [RCPKS 27.1]
Il loro pretesto di lasciare il seno della Chiesa cattolica era l’apostasia dalla verità insegnata nella parola scritta. Hanno adottato la parola scritta come loro unico maestro, cosa che non hanno fatto prima di abbandonarla prontamente, come questi articoli hanno abbondantemente dimostrato; e per una perversione tanto intenzionale quanto erronea, accettano l’insegnamento della Chiesa cattolica in diretta opposizione all’insegnamento chiaro, invariato e costante del loro Unico Maestro nella dottrina più essenziale della loro religione, enfatizzando così la situazione in quella che può essere giustamente definita “una beffa, un’illusione e un’insidia”. [RCPKS 27.2]
[Proprio su questo punto la Riforma fu condannata dal Concilio di Trento. I Riformatori avevano costantemente accusato, come qui affermato, che la Chiesa cattolica aveva apostatato dalla verità contenuta nella parola scritta. “La parola scritta”, “La Bibbia e solo la Bibbia”, “Così dice il Signore”, queste erano le parole d’ordine costanti; e “La Scrittura, come parola scritta, unico criterio di appello”, questa era la piattaforma proclamata della Riforma e del Protestantesimo. “La Scrittura e la tradizione”, “La Bibbia come interpretata dalla Chiesa e secondo il consenso unanime dei Padri”, questa era la posizione e la rivendicazione della Chiesa cattolica. Questo fu il tema principale del Concilio di Trento, che fu convocato appositamente per esaminare le questioni che erano state sollevate e imposte all’attenzione dell’Europa dai Riformatori. La prima questione di fede presa in esame dal Concilio fu quella relativa a questo tema. All’interno del concilio c’era un forte partito, anche tra i cattolici, che era favorevole all’abbandono della tradizione e all’adozione delle sole Scritture come criterio di autorità. Questo punto di vista era così deciso nei dibattiti del concilio che i legati del Papa gli scrissero che c’era “una forte tendenza ad accantonare del tutto la tradizione e a fare della Scrittura l’unico criterio di riferimento”. Ma fare questo significherebbe evidentemente andare molto lontano nel giustificare le pretese dei protestanti. A causa di questa crisi, alla parte ultracattolica del concilio fu affidato il compito di convincere gli altri che “Scrittura e tradizione” erano l’unico terreno sicuro su cui poggiare. Se ciò fosse stato possibile, il concilio avrebbe potuto emettere un decreto di condanna della Riforma, altrimenti no. La questione fu dibattuta giorno dopo giorno, fino a quando il concilio fu quasi bloccato. Alla fine, dopo un lungo e intenso sforzo mentale, l’arcivescovo di Reggio si presentò in concilio con la seguente argomentazione al partito che sosteneva la sola Scrittura: [RCPKS 27.3]
“I protestanti affermano di basarsi solo sulla parola scritta. Professano di ritenere la sola Scrittura come norma di fede. Giustificano la loro rivolta con l’argomento che la Chiesa ha apostatato dalla Parola scritta e segue la tradizione. L’affermazione dei protestanti, secondo cui essi si basano solo sulla parola scritta, non è vera. La loro professione di tenere la sola Scrittura come standard di fede è falsa. PROVA: La Parola scritta impone esplicitamente l’osservanza del settimo giorno come Sabato. Essi non osservano il settimo giorno, ma lo rifiutano. Se davvero avessero come standard solo la Scrittura, osserverebbero il settimo giorno come è raccomandato in tutta la Scrittura. Tuttavia, non solo rifiutano l’osservanza del Sabato raccomandata dalla Parola scritta, ma hanno adottato e praticano l’osservanza della domenica, per la quale hanno solo la tradizione della Chiesa. Di conseguenza, la pretesa della “sola Scrittura come norma” fallisce; e la dottrina della “Scrittura e della tradizione” come essenziale è pienamente stabilita, essendo gli stessi protestanti giudici”. [RCPKS 29.1]
Non c’era modo di aggirare l’ostacolo, perché la stessa dichiarazione di fede dei protestanti – la Confessione di Augusta del 1530 – aveva chiaramente ammesso che “l’osservazione del giorno del Signore” era stata stabilita solo dalla “Chiesa”. [RCPKS 29.2]
L’argomento fu accolto nel concilio come di sola ispirazione; il partito della “sola Scrittura” si arrese; e il concilio condannò subito all’unanimità il protestantesimo e l’intera Riforma come solo una rivolta ingiustificata dalla comunione e dall’autorità della Chiesa cattolica; e procedette, l’8 aprile 1546, “alla promulgazione di due decreti, il primo dei quali sancisce, sotto anatema, che la Scrittura e la tradizione devono essere ricevute e venerate allo stesso modo, e che i libri deutero-canonici [gli apocrifi] fanno parte del canone della Scrittura. Il secondo decreto dichiara la Vulgata come l’unica versione latina autentica e standard, e le conferisce un’autorità tale da sostituire i testi originali; proibisce l’interpretazione della Scrittura contraria al senso ricevuto dalla Chiesa, “o anche contraria al consenso unanime dei Padri”. [RCPKS 29.3]
Fu quindi l’incoerenza della pratica e della professione protestante a fornire alla Chiesa cattolica il terreno a lungo cercato e ansiosamente desiderato per condannare il protestantesimo e l’intero movimento della Riforma come una ribellione egoisticamente ambiziosa contro l’autorità della Chiesa. E la chiave in questa controversia vitale, l’espressione più importante e culminante dell’incoerenza protestante fu il rifiuto del Sabato del Signore, il settimo giorno, prescritto dalle Scritture, e l’adozione e l’osservanza della domenica come prescritto dalla Chiesa cattolica. [RCPKS 30.1]
Questa è la posizione delle rispettive parti in causa. Come dimostra questo documento, questa è la questione vitale su cui la Chiesa cattolica mette sotto accusa il protestantesimo e su cui condanna il corso del protestantesimo popolare come “indifendibile, autocontraddittorio e suicida”. Che cosa faranno questi protestanti, che cosa farà il protestantesimo?]. [RCPKS 30.2]
Possiamo assicurare ai nostri lettori che conosciamo troppo bene questi reverendi urlatori per aspettarci da loro una sola battuta [di risposta] in questo caso. E ci conoscono troppo bene per sottoporsi alla mortificazione che un’ulteriore disquisizione di questa questione antiscritturale comporterebbe necessariamente. La loro politica è ora quella di “non dare nell’occhio”, e siamo sicuri che la adotteranno. [RCPKS 30.4]
Questi articoli forniscono, da una fonte innegabile e con toni non equivoci, l’ultima fase della controversia sull’osservanza della domenica, che è ora, e da tempo, non solo una questione nazionale, ma anche una questione internazionale. Non che ci faccia piacere che sia così; vorremmo che fosse molto diverso. Vorremmo che i protestanti di tutto il mondo fossero così coerenti nella professione e nella pratica da non lasciare spazio alle relazioni tra loro e Roma nella forma che hanno assunto. [RCPKS 30.5]
Ma la situazione in questa vicenda è quella che viene qui esposta. Non si può sfuggire a questo fatto. Diventa quindi dovere dell’Associazione Internazionale per la Libertà Religiosa far conoscere il più ampiamente possibile questa grande questione, così come si presenta ora. Non perché ci faccia piacere che sia così, ma perché è così, a prescindere da ciò che noi o altri vorremmo o non vorremmo. [RCPKS 30.6]
È vero che per anni abbiamo atteso che la questione assumesse proprio l’atteggiamento che ha assunto ora e che è così chiaramente esposto in questo opuscolo. Abbiamo ripetutamente detto al popolo, e in particolare ai protestanti, e ancora di più a coloro che sostenevano le leggi sulla domenica e il riconoscimento e l’istituzione legale della domenica da parte degli Stati Uniti, che nel percorso che stavano seguendo stavano facendo il gioco diretto di Roma, e che, non appena ci fossero riusciti, sarebbero stati inevitabilmente chiamati da Roma a rendere conto del perché la domenica dovesse essere osservata. Questo, abbiamo detto al popolo per anni, e ciò sarebbe sicuramente successo. E ora che è arrivato, è nostro dovere farlo conoscere il più possibile. [RCPKS 30.7]
Ci si può chiedere: Perché Roma ha aspettato così a lungo? Non era suo interesse farlo prima. Quando doveva muoversi, desiderava farlo con potere, ma il potere ancora non ce l’aveva. Tuttavia nei loro continui sforzi per il riconoscimento e l’istituzione della domenica a livello nazionale e governativo, i protestanti degli Stati Uniti stavano facendo per lei più di quanto lei stessa potesse fare per ottenere il potere governativo nelle sue mani. Questo lo sapeva bene, e quindi si limitava ad aspettare. E ora che i protestanti, alleandosi con lei, hanno compiuto questa terribile impresa, si è subito sollevata con tutta la sua arroganza e il suo spirito d’altri tempi e ha chiesto ai protestanti di rispondere a lei della loro osservanza della domenica. Anche questo lo fa perché è sicura del potere che i protestanti hanno così ciecamente messo nelle sue mani. In altre parole, il potere che i protestanti hanno messo nelle sue mani lo userà per distruggerli. Per dimostrare che lo Specchio Cattolico (cioè il Cardinale e la Chiesa cattolica in America) aspettava questo momento, sono necessarie altre prove oltre a quelle fornite in questo opuscolo? Leggete la citazione ritagliata dal New York Herald nel 1874. Non è forse evidente che le dichiarazioni dei vescovi metodisti, il Mirror, in tutti questi diciannove anni, si sono mantenute proprio per un periodo come questo? E soprattutto, i protestanti troveranno altre cose simili che sono state conservate e che saranno usate in un modo che li sorprenderà e li confonderà. [RCPKS 32.1]
Si tratta attualmente di una controversia tra la Chiesa cattolica e i protestanti. Come tale riproduciamo solo questi editoriali del Catholic Mirror. I punti controversi sono quelli che i protestanti rivendicano a loro favore. L’argomentazione è della Chiesa cattolica; la risposta spetta ai protestanti che osservano la domenica, non a noi. Possiamo davvero dire: “Questo non è un nostro funerale”. Se non rispondono, la Chiesa farà del loro silenzio la confessione che ha ragione e agirà di conseguenza. Se rispondono, userà contro di loro le loro stesse parole. Quindi che i protestanti rispondano o meno, è lo stesso. Il modo in cui li considera e lo spirito con cui si propone di trattare con loro d’ora in poi si manifesta chiaramente nella sfida lanciata nell’ultimo paragrafo della ristampa degli articoli. [RCPKS 32.2]
Ai protestanti rimane un solo rifugio. È quello di prendere posizione in modo deciso e completo sulla “sola parola scritta”, “la Bibbia e la sola Bibbia”, e quindi sul Sabato del Signore. Così, riconoscendo solo l’autorità di Dio, indossando solo il Suo segno {Ezechiele 20: 12, 20}, obbedendo ai Suoi comandamenti e protetti dalla Sua potenza, avranno la vittoria su Roma e su tutte le sue alleanze e si ergeranno sul mare di vetro, portando le arpe di Dio, con le quali il loro trionfo sarà celebrato per sempre {Apocalisse 18; Apocalisse 15: 2-4}. [RCPKS 33.1]
Non è ancora troppo tardi per i protestanti di riscattarsi. Lo faranno? Resteranno coerenti con la professione protestante o continueranno ad occupare la posizione “indifendibile, autocontraddittoria e suicida” di professarsi protestanti, ma di stare su un terreno cattolico, di ricevere insulti dai cattolici e di sopportare le condanne cattoliche? Prenderanno davvero la sola Parola scritta, la sola Scrittura, come unica autorità e unico standard? O manterranno ancora la dottrina e la pratica “indifendibile, autocontraddittoria e suicida” di seguire l’autorità della Chiesa cattolica e di portare il segno della sua autorità? Osserveranno il Sabato del Signore, il settimo giorno, secondo le Scritture o osserveranno la domenica secondo la tradizione della Chiesa cattolica? [RCPKS 33.2]
Caro lettore, cosa farai? […] Le argomentazioni contenute in questo opuscolo sono saldamente fondate sulla Parola di Dio e, dopo essere state studiate attentamente con la Bibbia in mano, non lasciano scampo ai protestanti coscienziosi se non l’abbandono del culto domenicale e il ritorno al Sabato, comandato dalla loro maestra, la Bibbia, oppure, non volendo abbandonare la tradizione della Chiesa cattolica, che impone il rispetto della domenica e che essi hanno accettato in diretta opposizione alla loro maestra, la Bibbia, e a tutti i suoi insegnamenti. La ragione e il buon senso richiedono l’accettazione di una o dell’altra alternativa: o il protestantesimo e la santificazione del Sabato, o il cattolicesimo e la santificazione della domenica. Il compromesso è impossibile. [RCPKS 35.1]
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