Storie di una volta… (Racconti per bambini dei pionieri Avventisti) – Miriam Hardinge

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Miriam Hardinge

storie

di una volta…

POVESTIRI

DE DEMULT

Titolo originale

Long-ago Stories

Cari piccoli amici,

vi invitiamo a ripercorrere alcune storie, con l’autore di questo libro, non essendo altro che le esperienze dei giovani ministri all’inizio del movimento dell’Avvento. Esse sono presentate in modo molto comprensibile, affinchè tramite il loro aiuto possiate imparare speciali lezioni per tutta la vita e, perché no, possano diventare le vostre personali esperienze.

Tutti, giovani e meno giovani, possono fare qualcosa per il Signore. Ciascuno di voi ha un posto ben stabilito nel piano divino. Dio conosce ciascuno di voi per nome; Egli conosce la vita e la situazione di ognuno di voi.

Molte volte siete stati miracolosamente protetti e salvati da Dio proprio perchè avete uno scopo ben definito, quello di servire in qualche modo sia le persone che Dio, proprio adesso.

Queste storie non sono state scritte solo perché voi le possiate leggere e rimanere colpiti, ma perché la fede stessa che ha operato nella vita di queste persone, e di molte altre che conoscete dalla Bibbia, possa operare anche in voi.

Allo stesso modo in cui ha operato in passato, Dio opererà ora, dovete solo fidarvi di Lui.

L’approvazione e il sorriso del Signore Gesù hanno più valore della lode o dell’adulazione dell’uomo più ricco, più potente o più intelligente della terra.

Le circostanze della vita possono separarvi dai vostri genitori e dalla vostra famiglia, ma le lezioni di istruzione ricevute durante l’infanzia e giovinezza saranno una benedizione per tutta la vostra vita, una benedizione che noi, che abbiamo contribuito a produrre questa edizione, ti auguriamo con tutto il cuore.

Associazione Raw Truth Aps

Cari bambini che leggete questo libro,

siete gli eredi dei primi pionieri avventisti:

James White, Ellen White e Joseph Bates.

1. Bloccata nel fango

Quando era bambina, Ellen Harmon aveva tante faccende da fare a casa, proprio come, ovviamente, fai anche tu a casa. Sapeva che ognuno dei membri della famiglia doveva fare la propria parte per rendere la casa un luogo felice e piacevole in cui vivere.

Uno dei compiti era quello di recarsi, prima che venisse la notte, nel giardino sulla collina dietro casa, aprire il cancello che dava sul pascolo e chiamare Bossy, la loro mucca, che tornava a casa. Poi la portava nella stalla, dove il padre la mungeva.

Sebbene non avesse un orologio da seguire, Bossy sapeva sempre l’ora esatta in cui doveva essere al cancello per aspettare Ellen.

Una sera Ellen salì come al solito su per la collina fino al cancello del pascolo, ma questa volta Bossy non l’aspettava lì. “Sembra molto strano”, pensava nella sua mente. “Bossy mi aspetta sempre qui a quest’ora perchè le apra. Sono molto sorpresa che non sia già arrivata”.

– “Bossy, dove sei Bossy?”, gridò Ellen pensando che forse la mucca si fosse nascosta tra gli alberi della foresta. Sforzò di più gli occhi per vederla, e le orecchie per sentire meglio Bossy, ma non c’era traccia di lei.

Ellen avrebbe potuto smettere di cercare, correre a casa e piangere: “Non riesco più a trovare Bossy. Per me è impossibile. Che qualcun altro vada a cercarla, io non ci vado”. Ma non lo fece. Sapeva che quando le veniva affidato un incarico, la famiglia si aspettava che lo completasse.

“Forse l’ha portata via l’acqua del ruscello da cui ha bevuto”, pensò Ellen, e, entrando nella foresta, continuò a chiamarla:

– “Vieni, Bossy! Veni!”.

Cercando attentamente nella foresta, aspettava di sentire un suo gemito. All’inizio non sentì nulla, ma mentre si avvicinava al ruscello che scorreva attraverso la foresta, le sue orecchie sentirono un suono. Era molto debole. La ragazza corse in direzione del suono, e finalmente vide Bossy. La mucca era bloccata nel fango.

– “Ah, Bossy”, esclamò Ellen, “come hai fatto ad arrivare qui? Esci, andiamo a casa, alla stalla! Papà ti aspetta lì, per mungerti!”.

Ma la mucca non poteva muoversi affatto. Sedeva in silenzio, alzando la testa di tanto in tanto per emettere un pietoso gemito.

Solo allora Ellen capì perché Bossy non poteva muoversi. I suoi piedi erano sprofondati e intrappolati nel fango, così che non poteva fare alcun movimento. “E ora cosa facciamo?”, si chiese Ellen.

Avrebbe potuto pensare: “Ah, sono troppo piccola per tirare fuori Bossy dal fango. Tornerò indietro per dirlo a papà. Sicuramente qualcun altro potrà tirarla fuori”. Ma non lo fece. Al contrario, si disse: “È mio dovere portare Bossy a casa, nella stalla. Devo trovare un modo per tirarla fuori dal fango!”

E, pensando così, vide a pochi passi da lei dell’erba molto grande che cresceva sulla riva del torrente. Gli venne un’idea. “L’attirerò con dell’erba!” E correndo, strappò una buona manciata d’erba, che portò a Bossy.

– “Guarda, cara!”, gli disse. “Guarda che bella e dolce erba ho per te!”. E gliela tenne vicina al muso.

A Bossy piaceva l’erba. Poi Ellen strappò un’altra manciata d’erba, la portò alla mucca, ma questa volta la tenne più lontana dal muso, in modo da poterla attirare.

– “Guarda Bossy!”, gli disse, mentre gli porgeva l’erba. “Te ne ho portata un’altra, migliore e più buona. Dai, prendila!”.

– “Muuu”, rispose Bossy, come per dire: “M-m-m, voglio quest’erba. Ma avvicinala, così posso raggiungerla!”.

Allungò il collo per afferrare l’erba, ma Ellen la tirò un po’ indietro, verso di sè, in modo che non la afferrasse. Ancora una volta Bossy cercò di raggiungere il gustoso boccone, e mentre lo raggiungeva, Ellen, con l’altra mano, la prese per una delle corna e tirò con tutta la sua forza. Bossy si spinse in avanti per raggiungere l’erba, quando all’improvviso, whoop! Uscì dal fango con la zampa davanti; poi di nuovo, uscì fuori con la seconda, e con difficoltà, anche con la terza e la quarta. Ora Bossy era sulla riva del torrente.

– “Brava, Bossy!”, disse Ellen e le diede una pacca sulla schiena. “Ora possiamo goderci l’erba, ma andiamo a casa più in fretta”.

E si incamminarono insieme lungo il ruscello nel bosco, su per il pendio, perché il padre le aspettava nella stalla.

Ellen aveva compiuto la sua missione. Aveva fatto la cosa giusta. Ciò che doveva fare da sola, anche se era difficile, lo fece senza lamentarsi con nessuno.

Quando è cresciuta ed è diventata una serva di Gesù, Ellen ha dovuto affrontare molte cose difficili da portare a termine, ma ha sempre deciso in cuor suo di completare ciò che doveva fare per Gesù.

Anche noi possiamo essere come Ellen. Invece di dire “non voglio farlo!” o “non posso farlo!”, possiamo portare a termine la nostra missione nel miglior modo possibile.

2. Un grave incidente

In un pomeriggio d’autunno, tre bambine tornavano a casa da scuola, giocherellando allegramente nell’erba del parco, sulla via di casa. Due di loro erano gemelle. Si chiamavano Elizabeth ed Ellen Harmon, entrambe di nove anni.

All’improvviso, sentendo del rumore dietro di loro, videro una compagna più grande che correva dietro di loro.

– “Sbrighiamoci, andiamo a casa!” disse Elizabeth. E così dicendo prese la sorella per mano. Le tre bambine corsero più veloci che potevano per allontanarsi dalla loro compagna che le inseguiva con grida rabbiose.

Ellen si voltò per vedere quanto si fosse avvicinata, ma proprio in quel momento la ragazza che correva dietro di loro lanciò un sasso, colpendola in pieno viso. Ellen sentì un terribile dolore, ma per il momento non si rese conto di cosa fosse successo. Dopo il colpo, Ellen cadde a terra.

Quando la ragazza che ha lanciato il sasso vide quello che era successo fu presa dalla paura e si mise a correre nella direzione opposta.

Elizabeth insieme alla loro amica aiutò Ellen ad alzarsi in piedi mentre il sangue iniziava a fuoriuscire dal suo naso a causa del colpo. La portarono in un negozio vicino, dove la fecero riposare su una sedia per un po’ di tempo. Tremava tutta e aveva le vertigini.

Il negoziante e altre persone vennero a vedere cosa fosse successo, e tutti erano disposti ad aiutarla. Un uomo, che era lì con la carrozza, si offrì di accompagnarla a casa. Ma Ellen non voleva.

– “Grazie”, rispose gentilmente. „Ma mi sento meglio. Posso camminare da sola, e inoltre, la mia faccia sta sanguinando così tanto, e mi dispiacerebbe macchiare la sua bella carrozza e i suoi cuscini”.

L’uomo se ne andò, così Elizabeth e la sua amica rimasero per accompagnare la povera Ellen a casa. Non camminarono molto ed Ellen, più debole e stordita, dovette fermarsi e sedersi sull’erba. Le due ragazze non potevano fare altro che continuare ad aiutarla nel resto del lungo e difficile viaggio verso casa.

A quei tempi non c’erano strutture sanitarie di alcun tipo, dove Ellen potesse persino farsi medicare il viso, e c’erano pochi medici e infermiere che potessero prendersi cura delle persone quando erano ferite o malate. Sua madre fece tutto il possibile per aiutare la figlia, ma Ellen riusciva a malapena a capire cosa stesse succedendo intorno a lei.

A volte rischiava di cadere dal letto in cui dormiva, così sua madre chiamò un falegname per mettere dei bordi più alti ai lati, come se fosse un’altalena più grande. Abbastanza preoccupata, la madre vegliava su di lei sia di giorno che di notte.

I vicini vennero e, guardandola, dissero:

– “Non vivrà a lungo. È così malata che morirà”.

Altri amici, guardando il suo volto e il suo naso così ferito, dissero:

– “Che vergogna, che vergogna! Ha perso il suo aspetto piacevole”.

Stava sempre sdraiata sul letto come in una culla, con accanto la madre che vegliava su di lei e pregava. Credeva in Dio ed era sicura che le avrebbe guarito il viso, anche se Ellen era molto malata.

Un giorno, vide che i suoi occhi erano aperti e che si stava guardando intorno.

– “Ah, grazie a Dio!”, disse la madre. “Ha ascoltato le nostre preghiere, perché Ellen si sta riprendendo”.

Ellen stava davvero lentamente guarendo, ma ora il suo viso portava le cicatrici della ferita rimarginata e il suo naso non era nella bella forma che aveva prima dell’incidente.

Un giorno, dopo che alcuni vicini erano andati a trovarla e le avevano detto: “Che peccato!”, Ellen chiese a sua madre perché avessero detto queste parole.

Triste e con le lacrime agli occhi, sua madre le portò uno specchio. Vide che il suo viso era cambiato così tanto da non avere più i lineamenti piacevoli che aveva una volta. I suoi occhi si riempirono di lacrime.

– “Sarò sempre così?”, chiese lei.

In quei vecchi tempi, le persone non avevano dottori che potessero fare interventi chirurgici per cambiare l’aspetto del viso, delle mani o di altre parti del corpo quando erano ferite in incidenti, quindi Ellen non avrebbe mai più avuto un bell’aspetto.

Il signor Harmon, il padre di Ellen, era lontano da casa quando avvene l’incidente, ma quando tornò fu molto felice di vedere i suoi figli. Li abbracciò e li baciò uno per uno, chiedendo loro cosa avessero fatto in sua assenza. Guardando più attentamente intorno, chiese con stupore e sospetto:

– “Ellen dov’è?”.

Era in un angolo della stanza, ma il padre non l’aveva riconosciuta. Non solo il suo volto era cambiato, ma era anche indebolita dopo la sua lunga sofferenza. Il Signor Harmon pensava che fosse la figlia di un vicino che era venuta a giocare a casa loro.

La madre, appoggiando le mani sulle sue spalle, la portò al centro della stanza, accanto a suo padre.

– “Questa è Ellen”, disse la madre.

Il padre era sbalordito. Poteva essere questa la dolce piccola Ellen? Si chiese. E subito l’abbracciò tra le sue tenere braccia, baciandola sulle guance. Poi le disse quanto l’amava e quanto il suo incidente lo rattristò.

Ellen ora era molto confortata e contenta di avere una madre e un padre così affettuosi.

3. Ellen torna a scuola

Man mano che Ellen si riprendeva sempre di più, voleva stare con i suoi amici. Gli piaceva imparare, leggere e scrivere bene.

– “Posso tornare a scuola?”, chiedeva sempre.

Finalmente arrivò il giorno in cui mamma e papà gli dissero che poteva andare a scuola. Completamente felice, Ellen si preparò ad andare con Elizabeth. Ma la scuola non era più così facile come pensava potesse essere, o come lo era stata prima dell’incidente.

Non riusciva più a respirare dal naso e, inoltre, tossiva molto. A volte si sentiva debole e stordita, e quando provava a leggere, le lettere sembravano scorrere sulle pagine. Vide anche che era difficile per lei pronunciare sia le lettere che le parole.

La maestra disse alla sua compagna più grande, quella che aveva lanciato il sasso, di aiutarla con la lettura e la scrittura. Era molto dispiaciuta per quello che aveva fatto, e quando vide Ellen leggere con tanta difficoltà, si rattristò molto. Quando Ellen provava a scrivere, la sua mano tremava molto. La compagna che l’aiutava cercava di guidare con la sua sana e forte mano la mano debole di Ellen, ma anche così era diventato molto difficile, così tanto che mentre faceva i compiti spesso il sudore le colava sulla tavoletta o sull’alfabeto, rovinandole tutto il lavoro.

Dopo un po’, l’insegnante dovette discutere con i suoi genitori. E disse loro:

– “Ellen non riesce a far fronte ai debiti scolastici. Penso che sarebbe meglio ritirarla da scuola, in modo che possa fare i compiti a casa, in tranquillità, quando si sentirà meglio. Forse più tardi sarà abbastanza forte da tornare a scuola”.

Così Ellen rimase a casa e sua madre l’aiutava sia con la lettura che con le altre lezioni. Con l’aiuto di sua madre, suo padre, delle sue sorelle e di suo fratello, riuscì presto a leggere abbastanza bene.

Quando Ellen era molto piccola, voleva fare l’insegnante. Poiché non poteva più andare a scuola come gli altri bambini, aveva paura di non poter più essere come loro. Tuttavia, alla fine, è diventata un’insegnante. Ha insegnato a molte persone l’amore di Dio per tutti, mostrando loro come vivere una vita felice e sana. Attraverso i molti libri che ha scritto quando è cresciuta, ci ha aiutato a comprendere meglio le vie di Dio.

Chiedi a tua madre e tuo padre di mostrarti alcuni dei tanti libri che ha scritto e di dirti anche come possono aiutarti.

4. L’incontro del campo e l’ombrello

Durante un’estate, quando Ellen era ancora piccola, i suoi genitori la portarono con loro a un campeggio spirituale. A quei tempi, le riunioni di questo tipo erano simili per certi versi a quelle di oggi, ma avevano anche molte differenze.

Quando oggi si va a un campeggio di questo tipo, ci sono tende speciali per le riunioni dei bambini della tua età, molto ben decorate. Dove i bambini come te cantano, ascoltano storie, giocano e si divertono. Ma quando Ellen era una bambina, non c’erano tende speciali per bambini piccoli o bambini dell’asilo, né per i bambini che vanno a scuola, che sono compagnon o giovani, come ci sono oggi. I bambini sedevano insieme ai genitori nella grande tenda, cercando di ascoltare e capire cosa dicevano i predicatori.

A questa riunione nella tenda, Ellen sedeva con i suoi genitori e ascoltava i sermoni degli anziani. Uno dei sermoni che ricordava sempre riguardava la regina Ester, quanto fosse coraggiosa ad andare davanti a un grande imperatore per fare una simile richiesta. Ellen ha imparato da quel sermone che dobbiamo avere il coraggio di andare davanti a Gesù, in preghiera, per chiedergli perdono per quello che abbiamo fatto di male, raccontandogli allo stesso tempo dei nostri bisogni.

Un giorno, mentre Ellen stava camminando verso la tenda del convegno, incontrò una donna che la fermò e disse:

– “Hai dato il tuo cuore a Gesù, piccolina?”.

E, prima che Ellen potesse risponderle, la donna le disse:

– “Certo! Vedo dallo sguardo sul tuo viso che ami Gesù”.

Quando amiamo Gesù, si può vedere sui nostri volti, come si può vedere, altrettanto bene, quando facciamo le opere di Satana.

In una di queste occasioni, mentre era in assemblea, Ellen notò un’altra bambina seduta come lei accanto a sua madre.

La ragazza aveva circa sei anni. Teneva in mano un bellissimo ombrello, che ogni tanto posava, poi lo raccoglieva e se lo stringeva al petto come una bambola. Dopo un po’, il suo viso diventava triste come se avesse una grande quantità di rabbia, e all’improvviso si mise a parlare ad alta voce durante il sermone.

– “Caro Gesù, ti amo”, disse, “e voglio andare con te in paradiso, per stare insieme. Per favore perdona tutti i miei peccati. Ti regalo anche l’ombrello, che sia tuo!”.

Diverse facce si voltarono per vedere chi stesse parlando durante il sermone. Ed Ellen, che l’aveva vista fin dall’inizio, capiva che era del tutto inappropriato parlare così.

La bambina aveva ricevuto in dono l’ombrello, che era il tesoro più prezioso della sua vita. Lo portava con sé ovunque andasse, con la pioggia o con il sole, tenendolo sempre come un talismano speciale. Anche quando andava a dormire l’ombrello era al suo fianco.

In uno dei sermoni, ha sentito uno dei predicatori dire che per Gesù dobbiamo rinunciare volentieri a tutto, anche a tutto ciò che apprezziamo di più.

L’ombrello era il suo grande tesoro, a cui non pensava minimamente di rinunciare. Voleva mostrare l’amore che aveva per il Signore Gesù, e che per Lui stava rinunciando all’ombrello. Nel suo cuore c’era una grande lotta per questo, ma durante l’incontro ottenne la vittoria. Ecco perché parlava a voce alta, come aveva fatto prima.

Coloro che erano seduti vicino a lei erano curiosi di sapere cosa stesse dicendo a sè stessa, così quando il sermone finì, la madre della bambina raccontò loro la grande lotta che stava avvenendo nel cuore della sua bambina. E subito gli disse che Gesù non aveva bisogno dell’ombrello, che poteva tenerlo, ma non per farne un idolo, come aveva fatto prima. Così la bambina ha finalmente capito che può tenersi il suo bellissimo ombrello, ma che Gesù deve essere al primo posto nel suo cuore, e non un ombrello.

Ellen era immersa nei suoi pensieri mentre osservava la battaglia in corso nel cuore di questa bambina. E di come ha permesso a Gesù di essere il primo nel suo cuore; non molto tempo dopo quell’incontro, è stata battezzata nel fiume vicino alla loro casa. In questo modo ha mostrato a tutte le sue amiche che anche lei ha scelto di fare di Gesù il suo Signore e Maestro.

5. Uncinetto per Gesù

Un giorno, dove viveva la famiglia di Ellen, a Portland, nel Maine, arrivò un predicatore da un altro stato. Si chiamava William Miller. Stava tenendo delle riunioni in alcune chiese della città, e la gente iniziava a parlare di ciò che predicava. Stava mostrando alle persone, attraverso la Bibbia, che Gesù sarebbe tornato sulla terra molto presto.

Il signore e la signora Harmon, i genitori di Ellen, erano soliti andare ad ascoltare i suoi sermoni. Portarono con sé anche le loro Bibbie, perché volevano cercare tutti i versetti che citava. Gli Harmon erano felici di vedere che tutto ciò che il signor Miller diceva era in conformità alla Bibbia, quindi credevano a tutte quelle cose. Ma molti non volevano credere, e alcuni ridevano al pensiero che il mondo sarebbe potuto finire.

Tutti coloro che credettero a ciò che avevano udito iniziarono a prepararsi ad accogliere Gesù per il Suo ritorno. Confessarono i loro peccati e iniziarono a fare solo ciò che era giusto e buono. Queste persone erano chiamate “avventisti”. Poi anche gli Harmon divennero avventisti.

Mentre Ellen ascoltava Mr. Miller, pensando al momento in cui il Signore Gesù sarebbe tornato sulla terra per portare i Suoi figli nella loro casa in cielo, pensò a quanto sarebbe stato meraviglioso. Sicuramente Egli renderà bello l’aspetto del suo viso. Oh, come desiderava che tornasse! Desiderava che tutte le persone del mondo credessero che Gesù sarebbe tornato.

– “Ma cosa potremmo fare per aiutare le persone a credere che Gesù ritornerà presto? ” si chiedevano sempre le due gemelle, insieme a Sara, la loro sorella maggiore.

– “Molto bene”, disse il padre, ascoltandole. “Diamo dei libri e delle riviste ai nostri amici e vicini, così anche loro potranno prepararsi per il ritorno di Gesù. Potremmo anche risparmiare dei soldi per acquistare delle pubblicazioni”.

– “Che idea meravigliosa”, risposero felici le ragazze, “ma dove troveremo dei soldi?

La famiglia tenne un consiglio per fare trovare alle ragazze un modo di ottenere dei soldi e aiutare l’opera di Gesù. E proprio in quel momento venne loro un’idea salvifica.

Il signor Harmon era un cappellaio di mestiere, quindi promise alle sue ragazze che se lo avessero aiutato con il suo lavoro le avrebbe pagate, così avrebbero potuto ottenere i soldi necessari per le pubblicazioni.

Ellen e le sue sorelle iniziarono ad aiutare il padre a fabbricare cappelli, e lui le pagava ogni settimana per tutto quello che facevano. Tuttavia, non era abbastanza, così Ellen pensò a cosa fare per aiutare di più l’opera missionaria.

– “So cosa farò”, disse un giorno. “So lavorare bene a maglia e farò delle calze da vendere”.

E così fece Ellen, guadagnando venticinque centesimi per ogni paio di calze. Non sembra molto, ma allora era parecchio.

Poco dopo, le ragazze riuscirono a raccogliere una buona somma di denaro con cui acquistare libri e riviste da donare ad amici e vicini perché sapessero della venuta di Gesù.

Ellen era ancora debole per l’incidente e dovette restare a letto per molti altri giorni, ma sua madre e le sorelle la sostenevano con dei cuscini in modo che potesse lavorare a maglia senza interruzioni. Era felice al pensiero di poter fare qualcosa per Gesù, che amava tanto. Sebbene fosse molto giovane, in realtà era una vera missionaria.

6. Un sogno speciale

Una notte, Ellen fece un sogno molto speciale. Nel sogno era seduta per terra, con il viso tra le mani, ed era molto triste.

– “Oh, se potessi vedere Gesù!”, pensava. “Se Lui fosse qui, potrei andare davanti a Lui e dirgli quello che sente la mia anima. Potrei raccontargli tutte le mie pene. So che mi ascolterebbe e mi aiuterebbe. Oh, se solo potessi vederlo!”.

Mentre pronunciava queste parole, vide nel sogno che la porta della stanza si aprì leggermente ed entrò un angelo meraviglioso.

– “Vuoi vedere Gesù?”, le chiese. “Se vuoi davvero vederlo, puoi vederlo! Prendi tutte le tue cose e vieni con me”.

Ellen fece come le aveva detto l’angelo. Prese tutte le cose che la sera prima aveva messo sul letto. Non sappiamo cosa fossero quegli oggetti, ma sicuramente tra loro poteva esserci una bambola, dei giocattoli, forse dei libri preferiti, un pezzo di stoffa, un nastro per capelli o un vestito. Qualunque cosa fossero, le raccolse in una valigia, poi guardò l’angelo come per dire:

– “Ora sono pronta!”.

– “Vieni con me”, le disse ancora l’angelo, conducendola in fondo ad alcuni gradini che risalivano il pendio.

L’angelo la invitò a seguirlo.

– “Stai attenta”, l’avvertì l’angelo, “non voltarti indietro; alza lo sguardo, perché alcuni di quelli che guardavano a terra ebbero vertigini e caddero”.

– “Molto bene”, disse Ellen, “lo farò”.

E così dicendo, rivolse lo sguardo in cima alla scalinata.

Quando raggiunsero la cima, Ellen si fermò davanti a una porta.

– “Lascia qui tutte le tue cose, perché quando vedrai Gesù, non le vorrai più”, gli disse infine l’angelo.

Sebbene tutte le cose che aveva preso con sè fossero molto preziose, le lasciò lì molto volentieri, perché era ansiosa di vedere Gesù. L’angelo le aprì la porta, invitandola a entrare. Lì, in quella sala, c’era Qualcuno così bello, così benevolo e così meraviglioso, che si rese subito conto che era il Signore Gesù stesso, perché è proprio così che ha l’aspetto.

Com’era felice ora! Il suo grande desiderio si era avverato. E mentre guardava il Suo volto così benevolo, si rese conto che sapeva tutto di lei, che aveva saputo anche quando era molto triste e che poteva aiutarla.

– “Non temere”, le disse, mentre la Sua mano le accarezzava dolcemente la testa.

La Sua voce, come una piacevole melodia, la rendeva così felice che non riusciva a pronunciare una parola. Poi si inchinò ai Suoi piedi e il suo cuore fu colmo di felicità. Nel suo sogno, vide la bella casa celeste e sentì una felicità indescrivibile nella sua anima, un amore infinito per Gesù, che rende possibile a tutti coloro che lo amano di raggiungere un giorno quella casa celeste.

Dimenticò tutti i suoi problemi e ora sapeva che poteva venire da Gesù ogni volta con i suoi dolori e le sue disgrazie, e che Lui l’avrebbe aiutata dandole dei sentimenti felici.

La porta si aprì e l’angelo guida le fece cenno di tornare. Prendendo la valigia, che aveva lasciata alla porta, Ellen scese i gradini, e il suo sogno strano e meraviglioso finì. Ma la felicità nel cuore non era finita. Ora sapeva per certo che Gesù era suo amico e soccorritore, che sarebbe stato sempre presente per consolarla. Successivamente, ha iniziato a condividere la sua felicità con gli altri. Ha detto loro quanto è buono il nostro Salvatore e quanto desidera che gli parliamo di tutte le nostre gioie e dolori.

7. Ellen va dal pastore

La mattina dopo Ellen raccontò alla madre, mentre l’aiutava a preparare la colazione, del sogno in cui aveva visto Gesù.

La signora Harmon ascoltò con particolare interesse ciò che sua figlia le raccontava del simpatico personaggio, che l’aveva guidata su per i molti gradini, di come era entrato nella stanza dove lei aveva visto Gesù e di come le aveva parlato gentilmente e piacevolmente.

– “Ellen”, disse sua madre, “devi andare dal pastore Stockman, per raccontargli il tuo sogno, e vedere cosa ti dirà”.

Così andò a casa del pastore Stockman e gli raccontò tutto ciò che aveva sentito e visto nel sogno. Il pastore la guardò serio. Non era un sogno che potevi dimenticare. La ascoltò attentamente, dopodiché le disse che, sebbene fosse ancora una bambina, Dio poteva chiamarla a fare qualcosa di importante per Lui. E, accarezzandola leggermente, aggiunse:

– “Ellen, forse il Signore Gesù vuole prepararti per un lavoro speciale. Ritorna a casa e confida completamente in Lui, poiché Egli non rifiuterà il Suo amore a nessun ricercatore sincero”.

Il pastore Stockman ha quindi pregato Dio che Ellen potesse essere una lavoratrice per Lui. Dopo questa conversazione, Ellen si sentì molto felice.

Dopo questa preghiera il pastore le disse che quando avrebbe preso parte all’ora di preghiera, avrebbe dovuto pregare ad alta voce.

In quei giorni, quasi ogni sera, si teneva un’ora di preghiera vicino alla loro casa. Ellen ci andava spesso con la sua famiglia, ma non pregava mai ad alta voce perché era troppo timida. Quando assistette per la prima volta a quell’ora di preghiera, dopo la discussione, decise di fare ciò che Gesù voleva, cioè pregare ad alta voce, nonostante la sua timidezza.

Così, in quell’occasione, dopo che diverse persone avevano pregato, anche Ellen iniziò a pregare ad alta voce. In quei momenti, pensava di perdersi durante la preghiera, ma con sua grande sorpresa, non si sentiva affatto timida o agitata. Invece era molto contenta perché era sicura che Gesù era al suo fianco e poteva aiutarla.

Prima di questo momento, aveva paura di dire ai suoi amici come dare il suo cuore a Gesù, ma da ora iniziò a parlare loro con grande coraggio di Gesù, il suo amico, e di quanto significhi per lei. E molti dei suoi amici offrirono il loro cuore a Gesù.

8. Guardando al cielo

Il tempo era passato ed Ellen adesso era più grande. Aveva 17 anni, essendo una giovane donna. E poiché amava molto Gesù, ne parlava sempre alle sue amiche.

A volte si incontrava con i suoi amici nelle loro case per studiare la Bibbia e pregare. Tutti volevano dire a Gesù quanto Lo amavano e quanto aspettavano il Suo ritorno. Poi pregavano che li aiutasse ad essere pronti a camminare con Lui.

Un giorno, Ellen e quattro dei suoi amici stavano pregando a casa di una donna, la signora Haines. Ma quella mattina Ellen non si sentiva affatto bene. La gola le faceva molto male e poteva parlare solo in un sussurro. Quando la signora Haines e le sue tre amiche ebbero finito di pregare, anche Ellen iniziò, sebbene potesse farlo solo in un sussurro a causa del dolore.

Iniziando la sua preghiera, disse ad alta voce solo poche parole, dopodiché i suoi amici non udirono più nulla. Con loro sorpresa, aveva smesso di pregare. Aspettarono in silenzio, pensando che avrebbe continuato immediatamente, ma non lo fece.

Uno dopo l’altro, i suoi amici aprirono gli occhi e cosa pensate che abbiano visto? Ellen era sdraiata sul pavimento con gli occhi spalancati. Sembrava non respirare e non diceva una parola.

Cosa gli successe? Ellen ebbe una visione da parte di Dio.

Da quel momento avrebbe avuto molte visioni durante la sua vita, ma questa fu la primissima. Tali visioni, in cui Dio le permetteva di vedere molte cose meravigliose, erano come immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi. Ma Dio voleva che raccontasse alla gente le cose viste nella visione, per aiutare gli altri a credere nel Signore Gesù.

In questa visione, Ellen vide il ritorno del Signore Gesù sulla terra, insieme ai Suoi angeli splendenti. Poi vide la rissurrezione di tutti i fedeli che dormono nelle loro tombe.

Gesù, quindi, portò con Sé i credenti che sono vivi, in un meraviglioso viaggio attraverso l’aria, attraverso il cosmo, fino alla casa di Dio in cielo.

Le persone che erano zoppe ora potevano camminare, i ciechi potevano vedere e quelli che erano sordi ora potevano sentire. Ognuno di loro era sano, forte, bello e felice.

Nella visione, Ellen vide come il Signore Gesù diede a ciascuno una corona, un’arpa d’oro con cui suonare e rami di palma da agitare, e gli angeli condussero i figli di Dio alla porta della bellissima Città Santa. Questa porta era fatta di una madreperla piacevole e lucente, Gesù era lì che invitava i Suoi figli ad entrare.

Molte cose meravigliose si potevano vedere nella Città Santa: il trono splendente di Dio con un fiume che scorreva da esso, poi un albero speciale che conteneva dodici frutti diversi.

Ellen avrebbe voluto restare lì per sempre, ma Gesù le avrebbe affidato un’opera speciale da svolgere qui sulla terra. La visione finì e lei riprese coscienza nel soggiorno della signora Haines con i suoi amici. Adesso gli sembrava tutto così oscuro, dopo aver visto quelle cose belle nella Città Santa.

Non poteva più dimenticare quella meravigliosa visione, e allo stesso tempo voleva raccontare a tutti ciò che Dio gli aveva mostrato in quell’occasione. Tutto questo l’ha aiutata a credere che Gesù è reale e che il paradiso è una realtà.

Poco dopo la sua prima visione, Ellen ne ebbe un’altra mentre era a casa. Dio gli stava chiedendo di dire alle persone in luoghi diversi quello che aveva visto allora. All’inizio non voleva. Si vergognava e pensava di non poterlo dire a nessuno. Inoltre era sempre malata e pensava di non avere la forza sufficiente per andare a compiere quanto le era stato detto. Ma Gesù la rassicurò promettendole che sarebbe stato sempre con lei aiutandola. Gesù ci aiuta sempre quando facciamo ciò che Lui ci chiede di fare.

9. In viaggio per Gesù

Ellen non poteva in alcun modo immaginarsi di andare in diversi posti per raccontare agli altri le visioni che aveva avuto. Preferiva che suo padre andasse con lei, ma aveva molto lavoro a casa. Anche suo fratello era malato, quindi non poteva accompagnarla da nessuna parte.

Un giorno, il Signore disse a Ellen che doveva andare in una città chiamata Portsmouth, nello stato vicino. Essendo la distanza piuttosto lunga per arrivarci, doveva andare in treno.

– “Verrò con te, Ellen”, disse Sara, sua sorella maggiore.

Così avevano programmato di partire insieme. Tuttavia, una cosa non venne organizzata. Le due sorelle non avevano i soldi per comprare i biglietti del treno.

– “Cosa faremo?”, chiese sua sorella.

– “Dio troverà un modo, se vuole che andiamo”, disse Ellen. “Teniamoci pronte e vedremo come aprirà la strada!”.

Così si vestirono e fecero le valigie. Si avvicinava il momento in cui dovevano partire per la stazione. Erano tutte pronti, ma non avevano ancora i soldi per i biglietti.

Uscendo nell’atrio, posarono i bagagli sul pavimento. E… “trop, trop, trop…”, le due sorelle udirono il rumore degli zoccoli dei cavalli e il rumore di una carrozza sulla strada. Qualcuno stava scendendo lungo la strada in gran fretta. I cavalli rallentarono al trotto e si fermarono proprio davanti alla casa degli Harmon. Guardando fuori dal finestrino, Ellen e Sara videro, con loro grande stupore, un uomo che abitava vicino alla loro città, Portland, e che, sceso dalla carrozza, si stava affrettando verso la loro casa.

– “C’è qualcuno qui che ha bisogno di soldi?”, gridò attraverso il cortile finché non raggiunse la porta per chiederlo meglio.

– “Ah, sì, sì”, rispose Ellen, “abbiamo urgente bisogno di soldi per comprare i biglietti del treno per Portsmouth”.

– “Ho questi soldi”, disse l’uomo, “ma sbrighiamoci! Il treno arriverà in stazione tra pochi minuti!”.

Sara ed Ellen salirono in carrozza con i bagagli, e i cavalli si avviarono a tutta velocità verso la stazione.

Sulla strada per la stazione, quell’uomo disse loro:

– “È molto curioso, ma, poco fa, qualcosa mi ha spinto a prendere dei soldi e venire in città, perché qualcuno ne ha bisogno”.

Ellen e Sara ascoltarono con interesse ciò che disse, dopodiché replicarono a bassa voce:

– “Dio è stato colui che te l’ha detto e ti ha guidato. Dobbiamo andare a Portsmouth perché ci ha mandato Lui, ma non avevamo i soldi per i biglietti del treno. Sapeva che li hai e che ne abbiamo bisogno, quindi ti ha mandato”.

Quando arrivarono alla stazione, le due sorelle ebbero solo il tempo di acquistare i biglietti e trovare un posto sul treno prima che partisse per Portsmouth. Lì Ellen iniziò a parlare agli avventisti di tutto ciò che aveva visto in quella meravigliosa visione.

Molte volte Ellen doveva recarsi in altri luoghi per portare la notizia del ritorno di Cristo a tutte le persone che stavano aspettando di ascoltarla. A volte andava in treno, a volte in carrozza, e in inverno, spesso in slitta trainata da cavalli.

Nelle fredde giornate invernali, doveva vestirsi calorosamente.

Indossava un cappotto pesante, un berretto o un cappello, una sciarpa di lana intorno al collo e stivali ai piedi. In quella regione il tempo era spesso molto freddo. Ma tuttavia, ci andava, perché aveva promesso a Dio che sarebbe andata dove Egli voleva.

In un luogo dove si erano riuniti i credenti avventisti, incontrò un giovane di nome James White, che aveva completamente consacrato la sua vita a Dio. Molte altre volte lo vide in diverse famiglie dove i figli di Dio si riunivano per la preghiera.

A un certo punto, James disse a sè stesso:

– “È abbastanza difficile per Ellen Harmon andare in così tanti posti per far avanzare l’opera di Dio. A volte va con sua sorella, a volte con diversi amici. Ha bisogno di qualcuno con cui andare insieme tutte le volte”. Poi pensò: “La amo. Perché non ci sposiamo? Allora potremmo aiutarci a vicenda e andare insieme ad aiutare altre persone”.

Così disse a Ellena il suo pensiero, dopodiché giurò di pregare e vedere se questa era la volontà di Dio. La risposta alle loro preghiere fu che Dio era d’accordo.

Così, un giorno, si sposarono. Non avevano soldi perché li spendevano tutti mentre viaggiavano in luoghi diversi per Dio, quindi Ellen non poteva permettersi per il suo matrimonio alcun abito da sposa, nessuna torta nuziale e nessuna luna di miele, solo un piccolo e tranquillo matrimonio, dove Ellen e James si promisero di amarsi e aiutarsi a vicenda per il resto della loro vita. Così, Ellen Harmon divenne Ellen White, Mrs. White, o come molti la chiamavano, e continuano a chiamarla, Sorella White, o la serva del Signore.

Lei e suo marito volevano servire Dio in qualsiasi modo Egli glielo chiedesse. Essi avrebbero vissuto, lavorato e viaggiato insieme per molti anni.

10. Il sabato è il settimo giorno!

In un piccolo villaggio chiamato Washington, nascosto tra le montagne del New Hampshire, vivevano alcuni avventisti. Amavano il Signore e parlavano sempre con i loro vicini e amici, dicendo loro quanto fosse meraviglioso sapere che Gesù verrà presto per portare tutti i Suoi figli in paradiso.

Lì, nella piccola scuola del villaggio, c’era una giovane donna di nome Delight Oakes che era un’insegnante. Sua madre, Rachel, era venuta a vivere con lei. Gli abitanti del villaggio hanno subito notato qualcosa di speciale in loro.

Ogni sabato, quando tutta la gente spazzava, lavava i panni, finiva la spesa, preparava altro cibo e pane, Delight Oakes e sua madre non facevano nessuna di queste cose. Sedevano tranquillamente in casa, leggevano la Bibbia e cantavano bellissimi inni. Altre volte camminavano fuori dal villaggio.

Loro credevano che fosse necessario osservare il settimo giorno della settimana come Sabato. Ma ogni domenica andavano anche in chiesa, insieme ad altre persone del villaggio, e gli avventisti erano loro amici. Essi raccontarono alle due del ritorno del Signore Gesù. La signora Oakes e sua figlia non ne avevano mai sentito parlare prima, quindi per chiarire la questione iniziarono a studiare la Bibbia con gli amici avventisti e furono molto felici quando videro che era tutto vero.

Un giorno, sentirono il predicatore dire nella comunità che, prima di partecipare al servizio della santa cena, tutti devono essere sicuri di amare Gesù e osservare i suoi comandamenti. Ma queste parole turbarono molto la signora Oakes, perché tutte le persone nella chiesa non osservavano il quarto comandamento, che ci dice di osservare il settimo giorno come un giorno santo.

Dopo alcuni giorni il pastore fece visita alla signora Oakes, la quale gli disse quanto fosse turbata per questo fatto.

– “Ero pronta ad alzarmi in chiesa e dirti che sia tu che gli altri nella chiesa non osservate i comandamenti come dovreste”, disse al predicatore.

– “Cosa intendi?”, chiese sorpreso.

– “Non osservi il quarto comandamento!”, chiarì la signora Oakes. Poi, gli dimostrò con la Bibbia che dobbiamo osservare il settimo giorno, il sabato, e non la domenica, il primo giorno della settimana.

Il predicatore non ci aveva mai pensato, ma ora capiva che doveva farlo. Così iniziò a esaminare la Bibbia a questo riguardo.

La gente del villaggio parlava del sabato. Alcuni dicevano che il sabato era il giorno per andare in chiesa, mentre altri erano contrari. Poi, una domenica, un giovane di nome William Farnsworth si alzò in chiesa e disse:

  • “Non so cosa pensate di fare voi, ma credo che sia giusto osservare il sabato come Sabbath, e d’ora in poi lo osserverò personalmente”.

Il fratello minore, che era presente anche lui, si alzò risoluto dichiarando:

  • “Voglio anche io osservare il vero Sabbath”.

Così, uno per uno, gli avventisti a Washington, nel New Hampshire, iniziarono a osservare il vero Sabbath, e abbastanza presto, la piccola comunità che avevano fondato in quel villaggio divenne la chiesa “avventista del settimo giorno”. Dopodiché, cambiarono il giorno della loro assemblea dalla domenica al sabato.

A una certa distanza da questa città viveva un buon avventista del settimo giorno di nome Joseph Bates, che in passato era stato il capitano di una grande nave. E aveva sentito parlare degli avventisti nel villaggio di Washington che osservavano il sabato come il vero sabato.

  • “Devo andare laggiù e vedere cosa succede!”, pensò.

Così partì senza indugio e arrivò lì nel cuore della notte.

Andato direttamente a casa del pastore, gli raccontò i motivi per cui era venuto. I due uomini iniziarono allora un serio studio della Bibbia. Erano così presi dalla loro ricerca, per vedere cosa dice la Bibbia riguardo al sabato, che non si accorsero di come passava il tempo e di quanto era diventato tardi.

  • “Guarda”, dissero, “il giorno è spuntato e presto il sole sarà nel cielo. Abbiamo studiato tutta la notte”.

Joseph Bates era ormai fortemente convinto che anche lui doveva osservare il Sabbath, così come tutta la gente nel villaggio di Washington. Mentre attraversava un ponte, di ritorno verso casa, incontrò un amico.

– “Salve, Capitano Bates”, lo salutò rispettosamente. “Che notizie porta?”.

– “Notizie?”, Bates rispose. “La novità è che il settimo giorno, il sabato, è il vero sabato”.

– “Cosa intende?”, chiese di nuovo l’amico tutto sorpreso. “Devo andare a casa e approfondire ulteriormente la Bibbia, per vedere se è così oppure no!”.

Questo è esattamente ciò che fece, per poi iniziare a osservare il vero giorno di riposo.

Joseph Bates parlò ovunque del vero Sabbath, e anche se alcune persone gli dissero che era fuori luogo, e altri ancora lo contradissero, molti altri invece pregarono per capire meglio, e cominciarono a rendere il culto a Dio nel giorno del Sabbath.

Naturalmente, prima di tutto, il Capitano Bates voleva che i suoi buoni amici, gli White, sentissero quello che aveva scoperto. Ma all’inizio, Ellen disse che non era poi così importante, proprio come oggi alcuni dicono che non è importante. Ma proprio allora, un giorno, la sorella White ebbe una visione, in cui vide il Santuario o il tabernacolo in cielo. L’angelo gli disse di guardare dentro, proprio nell’arca del luogo Santissimo. Il Signore Gesù l’aprì personalmente, era come una scatola molto bella, e gli mostrò le due tavole di pietra, sulle quali Dio scrisse con il Suo dito i dieci comandamenti. Attorno al quarto comandamento – che parla del sabato – brillava una potente luce.

Quando lo vide, la sorella White capì che Dio voleva che osservassimo questo comandamento così come gli altri. Da quel momento lei e suo marito iniziarono a osservare il sabato e a insegnare agli altri di osservarlo.

11. Quando Dio mandò il cibo

Il Capitano Bates era molto entusiasta della verità sul Sabato. Voleva che tutte le persone lo sapessero, proprio come aveva voluto che tutti sapessero del ritorno del Signore Gesù.

– “Come posso farlo sapere a tutti?”, si chiese.

Non poteva visitarli tutti, così come non poteva nemmeno scrivere una lettera a tutti i suoi amici. Eppure, cosa poteva fare?

Improvvisamente, un pensiero gli attraversò la mente. Avrebbe potuto scrivere un libro; il che non sarebbe stato un problema, tuttavia Bates non aveva i soldi per pagare la stampa di un libro.

Un tempo era stato piuttosto ricco, ma dopo aver smesso di navigare per mare dovette vendere persino la sua nave per diverse migliaia di dollari. Ma dove erano finite quelle migliaia di dollari? Il denaro era stato utilizzato per il suo migliore scopo. Lo aveva speso viaggiando da un posto all’altro, raccontando alla gente della seconda venuta di Gesù e stampando libri o riviste in modo che la gente conoscesse questa buona notizia. Ma ora, di tutto quello che aveva avuto, gli erano rimaste solo poche monete; molto poco per stampare un libro sul Sabato.

Credeva però che Dio avrebbe aperto una via, così un giorno si mise a studiare seriamente la Bibbia, avendo a portata di mano la Concordanza biblica, per trovare più velocemente i testi e gli argomenti nella Bibbia; poi iniziò a scrivere un libro sul vero sabato.

Mentre studiava e scriveva, sua moglie entrò nella stanza e, quasi in lacrime, gli disse:

– “Joseph, non ho più farina per fare il pane. Puoi andare al supermercato a prendermi un po’ di farina?”.

– “Certo che posso andare, mia cara”, rispose gentilmente. “Di quanta farina hai bisogno?”.

– “Circa due chili, così posso finire quello che ho iniziato”, disse.

L’ex capitano andò al negozio, dove comprò due chilogrammi di farina, oltre ad altre cose di cui aveva tanto bisogno. Tornato a casa, mise tutto sul tavolo della cucina, poi tornò nel suo studio.

Ma solo dopo pochi minuti, sua moglie tornò e gli chiese:

– “Joseph, quanta farina mi hai comprato?”.

– Due chili, mia cara. Non mi avevi detto che è tutto ciò di cui hai bisogno?

– Sì, ma come mai tu, che per parecchi anni sei stato capitano e proprietario di una nave, ora compri solo due chilogrammi di farina?

(Tanto tempo fa non si compravano pane, brioche, torte, biscotti, paté e altre golosità, ma si facevano in casa. Per questo motivo quando si comprava della farina da tenere nella dispensa non se ne compravano pochi chili, ma dei sacchi interi da novanta o cento chili, sufficienti per tutto quello che c’era da cuocere.)

Molto triste, il marito rispose:

– “Avevo soldi solo per questo”.

La moglie stentava a crederci.

– “Vuoi dire che non abbiamo più soldi?”, sospirò con le lacrime agli occhi.

– “Ci penserà Dio”, la assicurò il marito, dicendo ciò e credendoci con tutto il cuore.

– “Ah, lo dici sempre”, rispose la moglie uscendo con rabbia dalla stanza.

Vedi, lei non aveva tanta fede in Dio quanto suo marito.

Joseph tornò a sedersi al tavolo da lavoro. Si chiedeva anche come sarebbe intervenuto Dio, ma era sicuro che in qualche modo lo avrebbe fatto. All’improvviso balzò in piedi, fermamente convinto di dover andare all’ufficio postale. Era sicuro che lì ci fosse una lettera per lui, quindi se ne andò immediatamente.

– “Buongiorno, Mr. Drew”, salutamdo rispettosamente il postino. “Non hai una lettera per me oggi?”.

– “Sì, ne ho proprio una”, fu la risposta del postino. “Eccola qui, ma devi pagare cinque centesimi (spese postali) prima che io possa dartela”.

Il viso di Bates si intristò. Non aveva un solo centesimo in tasca, figuriamoci cinque centesimi.

– “Signor Drew, disse, non ho soldi”.

– “Nessun problema”, disse il postino, “te lo darò io stesso e quando verrai la prossima volta me lo pagherai”.

Il postino conosceva Bates come un uomo onesto e giusto.

– “No, no”, intervenne il Bates, “non possiamo procedere così. Ho un’altra idea. Apri la lettera, perché sono convinto che contenga del denaro. E se è così, ti terrai i cinque centesimi, dopo di che mi darai il resto, insieme alla lettera”.

Il postino fece proprio così. E quando l’aprì, vi trovò un assegno da dieci dollari all’interno. Senza aggiungere altro, incassò l’assegno, dando a Bates i restanti 9,95 dollari, insieme alla lettera.

Felicissimo, Bates prese i soldi e lesse la lettera. Era di un amico, che gli scrisse: “Ho sentito che avevi bisogno di soldi, quindi ecco un assegno da dieci dollari”. Il Signore si era preso cura di lui al momento giusto. Tutto contento, Bates si diresse verso casa, ma si fermò al supermercato, dove ordinò un’altro sacchetto di farina, delle patate e altri acquisti. E disse al negoziante di farseli portare a casa.

– “La signora Bates probabilmente dirà che l’indirizzo è sbagliato, e che non le appartengono, ma lasciateli lì, davanti alla porta”, disse.

E, sebbene avesse già speso del denaro, si fermò dal tipografo per ordinare la stampa del libro a cui stava lavorando, dopo di che comprò la carta e l’inchiostro necessari per finire il lavoro che aveva iniziato.

Finalmente partì per tornare a casa. Quando si avvicinò alla casa, vide il sacco di farina, insieme agli altri acquisti, davanti al cancello. Quando entrò in casa, sua moglie lo accolse con stupore. Gli raccontò di tutte le cose che le aveva portato il ragazzo del negozio, di come le aveva spiegato che non potevano essere sue perché non aveva un soldo per pagarle, ma lui insistette e le lasciò.

– “Come hai pagato tutto questo?”, lei chiese.

– “Il Signore ce li ha mandati”, rispose il marito.

– “Ah, dici sempre così”, lo interruppe lei.

– “Va bene, mia cara”, disse, “leggi questa lettera”.

E, detto questo, gli diede la lettera che aveva preso dalla posta. La signora Bates la prese e la lesse, e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

– “Sì, sì, vedo che il Signore si è veramente preso cura di noi”, disse.

In quel momento confessò al marito quanto le dispiacesse di aver dubitato che il Signore l’avrebbe aiutata nel momento del bisogno. Qualche tempo dopo queste vicende, anche un amico del Capitano Bates ricevette dei soldi che non si aspettava, così decise di usarli per il libro che Bates ordinò alla tipografia. Furono stampati molti libri perchè le persone inviarono denaro, desiderose di contribuire affinché la notizia del vero Sabato potesse essere diffusa ovunque.

12. Il cavallo cattivo

James ed Ellen White viaggiarono in molti posti per aiutare le persone a capire la Bibbia, pregare con loro e aiutarle a prepararsi per il ritorno del Signore Gesù.

Non avevano una macchina, come oggi, perché vissero molto prima che ne esistesse una; non avevano nemmeno una carrozza, un carro o un cavallo, perché erano troppo poveri per permettersi di comprarsene uno. Così, spesse volte, venivano presi dagli amici nei loro carri e carrozze trainate da cavalli, oppure altre volte in treno.

Un giorno si trovavano a casa di un contadino e stavano pensando a come raggiungere una città vicina, dove dovevano andare.

– “Ho un’idea”, disse il contadino. Ho un giovane cavallo, che appartiene a un uomo che vive nella città dove dovete andare. Il suo padrone ha davvero bisogno di lui. Potremmo prendere in prestito un carro per imbrigliarlo, così arriverete a destinazione.

– “Che bella idea!”, disse James.

Ma qualcuno della casa lo interruppe:

– “Oh no, non prendere questo cavallo! È così selvaggio che nessuno può domarlo. Per favore, non prendetelo!”.

Quando era piccolo, il puledro era stato turbato da alcuni bambini, ora aveva sempre paura e si innervosiva quando qualcuno gli si avvicinava.

– “Sono andato spesso a cavallo”, rispose James White. “Ho cavalcato molti cavalli, che poi ho domato, e sono sicuro che riuscirò a farcela anche con questo, per quanto selvaggio possa essere”.

Così alla fine il contadino acconsentì che Ellen e James, insieme ad altre due persone, una delle quali era il ministro Joseph Bates, andassero con il giovane cavallo, che dovevano poi restituire al padrone.

Dopo solo pochi istanti scoprirono che il puledro era davvero selvaggio; con grandissima difficoltà James riuscì ad attaccarlo al carro. Quando furono pronti per partire, qualcuno dovette tenerlo per le briglie e per la testa, in modo che James potesse aiutare Ellen a salire sul carro, e poi a sedersi davanti.

James salì per guidare, e dopo che anche gli altri due salirono sul sedile posteriore, erano tutti pronti per partire. Una volta partiti, fu molto difficile tenere sotto controllo l’animale, perché voleva correre tutto il tempo.

Era autunno e il paesaggio era molto bello; le foglie degli alberi erano di tutti i colori, dal giallo al rosso. E mentre attraversavano il paese, Ellen ammirava le bellezze della natura e parlava agli altri delle meraviglie della natura celeste, viste nelle sue visioni, che erano molto più deliziose.

All’improvviso gridò: “Gloria!”. Dovete sapere che ogni volta che si manifestava in questo modo, significava che aveva avuto una visione da parte di Dio.

Quindi, in un modo molto insolito, il cavallo si fermò improvvisamente e, diventando completamente silenzioso, chinò rispettosamente il capo, come se lo stesse abbassando in preghiera. Ellen si alzò in piedi, allungò la mano e, appoggiandosi alla schiena del cavallo, scese dalla carrozza.

– “Oh, non toccarlo, per favore non toccarlo affatto!”, esclamò Joseph Bates allarmato dal sedile posteriore. L’animale la colpirà con lo zoccolo e la ucciderà! Non permettete che lo tocchi!

Ma James, che aveva visto spesso Ellen presa in visione, gli rispose:

– “Ora il cavallo è affidato a Dio e non interferirò con nulla”.

Così Ellen, scendendo dal carro, iniziò a camminare avanti e indietro per diversi minuti sul bellissimo prato, guardando il cielo. James sapeva che il Signore gli stava dando una visione che, poi, avrebbe rivelato anche loro.

Per tutto questo tempo, l’indomabile cavallo rimase molto silenzioso. James lo toccò leggermente con la frusta, ma l’animale non reagì in alcun modo, quando invece altre volte avrebbe reagito scalciando o scuotendo selvaggiamente la testa. Lo toccò di nuovo, un po’ più forte questa volta, e di nuovo lui non si mosse. Poi lo toccò una terza volta, ancora più forte, ma, nonostante tutto, il cavallo non volle partire. Era chiaro che fosse sotto il controllo di Dio.

Quando la visione finì, Ellen salì al suo posto sul carro, appoggiandosi di nuovo alla schiena del cavallo, che non si mosse in alcun modo. Ma dopo che Ellen ebbe preso posto accanto al marito, il cavallo, scuotendo la testa, partì a gran velocità. Era piuttosto difficile per James poterlo controllare.

Tutti i viaggiatori erano certi che fosse accaduto qualcosa di meraviglioso e che Dio aveva il controllo, mentre Ellen riceveva messaggi dal cielo.

13. Una casa per gli sposi White

In un giorno d’estate, abbastanza caldo, accadde qualcosa di speciale nella famiglia White: nacque loro un bambino. James ed Ellen erano molto felici. Lo chiamarono Henry, dandogli tutto l’amore e le cure che potevano dargli. Naturalmente lo mostrarono a tutti i loro amici, come fanno i giovani genitori quando i figli sono piccoli.

Quando Henry aveva circa due mesi, andarono a trovare la famiglia Howland, che viveva in una grande e bella casa non lontano da Portland, nel Maine, dove Ellen era cresciuta.

– “Ah, che bel bambino!”, esclamò la signora Howland quando vide Henry, e poi si fermò un momento, come se avesse pensato a qualcosa di molto importante.

Sussurrò qualcosa all’orecchio di suo marito e lui annuì in segno di approvazione.

– “Ellen e James”, continuò poi rivolgendosi a loro, “non pensate sia ora che abbiate una casa tutta vostra, ora che avete un bambino da accudire?”.

Ellen pensò:

– “Una casa tutta nostra… è quello che abbiamo sempre desiderato. Ma come potremmo riuscire ad avere una casa, quando siamo così poveri?”.

– “Senti, Ellen”, iniziò allora la signora Howland, “abbiamo questa grande casa qui, e non c’è motivo per cui voi non possiate occuparne una parte”.

– “Ma…”, Ellen balbettò… “Grazie mille per questa gentile offerta. Ma non possiamo accettare. Non abbiamo nessun tipo di mobile per arredarla”.

– “Non essere triste per questo”, disse la signora Howland. “Devi solo tornare a Portland, portare qui tutte le vostre cose, poi potrete stare nella grande stanza al piano di sopra”.

James ed Ellen si meravigliarono della gentilezza degli Howland, ma non avevano idea di come avrebbero fatto per i mobili. Così tornarono a Portland, a casa dei loro genitori, per qualche giorno, e cominciarono a mettere in valigia le poche cose che avevano. Non avevano molte cose perché non avevano soldi.

Durante la loro assenza, la signora Howland corse da tutti gli avventisti del vicinato, dicendo loro che gli White avevano urgente bisogno di una casa, e che lei e suo marito avevano offerto loro una stanza al piano di sopra, ma in quella stanza non c’erano mobili…

– “Aspetta un attimo, disse il primo vicino, abbiamo un tavolo che non usiamo affatto e due sedie. Possiamo dargliele, se vogliono prenderle”.

– “Abbiamo un letto libero”, disse un altro vicino. “Saremo molto felici di offrirlo alla famiglia White”.

– “Che meraviglia, abbiamo anche noi un lettino”, disse il terzo vicino. “Sarà perfetto per il loro piccolo. Non ne abbiamo più bisogno, perché i nostri sono cresciuti”.

– “Noi possiamo fare a meno di quelle sedie a dondolo”, disse gentilmente un altro amico.

– “Anche se non abbiamo mobili disponibili”, disse un altro, “comunque ne abbiamo troppi. Sono sicuro che alcuni dei nostri gli saranno di grande utilità”. E ci fu anche altro: piatti e oggetti da cucina, asciugamani e lenzuola, tutto venne raccolto.

Infine qualcuno portò una stufa e un altro, che non aveva niente da dare, tagliò della legna per la stufa.

Pochi giorni dopo arrivò anche la famiglia White.

– “Saliamo in camera vostra”, disse la signora Howland, “così potrete vederla”.

James si arrampicò, portando le poche valigie di cose che avevano portato da Portland.

– “È stupefacente!”, esclamò Ellen, “dopo che la signora Howland aprì la porta”.

– “Da dove vengono tutti questi mobili?”, chiese James, quasi senza parole per ciò che vide davanti ai suoi occhi.

La signora Howland poi raccontò loro dei gentili vicini e amici, di come ognuno di loro ha dato loro qualcosa: uno il letto, un altro il tavolo e le sedie, un altro la stufa e così via.

Mentre Ellen e James continuavano guardarsi intorno dicevano:

– “Oh, quanto sono gentili questi fratelli! Molto gentile davvero!”.

E così, finalmente, gli White avevano una casa in cui crescere il piccolo Henry. Ringraziavano sempre Dio per ciò che la famiglia Howland aveva fatto per loro, attraverso i loro vicini e gli amici gentili e benevoli.

Così, per un po’, gli sposi White poterono stare in una casa tutta loro. Ma James doveva lavorare sodo per guadagnare i soldi, e a volte era molto stanco; aveva una gamba malata e per questo gli era molto difficile trasportare pietre o tagliare legna nella foresta. A volte capitava anche che le persone per cui lavorava non gli pagassero lo stipendio in tempo, quindi non poteva comprare niente da mangiare. Furono giorni duri per gli White, ma Dio si prese sempre cura dei loro bisogni in qualche modo, il che fece crescere sempre di più la loro fede. Giorno dopo giorno riponevano la loro fiducia in Dio affinchè si prendesse cura di loro.

14. Il piccolo Henry si è ammalato

Anche se Ellen e James avevano pochi soldi e non potevano comprare tutto ciò di cui avevano bisogno, erano felici del loro appartamento nella casa della famiglia Howland, dove potevano vivere abbastanza bene.

Il piccolo Henry era una vera gioia per loro, quindi erano contenti di restare a Topsham e prendersi cura di lui.

Spesso il postino portava loro le lettere di molte persone che gli chiedevano di andare nei loro villaggi o città, per studiare la Bibbia insieme. Ma risposero che, per il momento, non potevano venire. Avevano un bambino piccolo di cui occuparsi e inoltre non avevano i soldi per i biglietti del treno necessari per andare in altre città.

Un giorno, quando James tornò a casa dal lavoro, Ellen gli disse che Henry era stato molto agitato tutto il giorno, ma che sperava non fosse niente di grave.

Sporgendosi sul lettino, suo marito guardò il bambino, dopodiché disse:

– “Sembra che Henry sia un po’ malato, ma si riprenderà in fretta”. Stava parlando così, ma non era sicuro che sarebbe successo così.

Quella sera il bambino pianse in continuazione, anche durante tutta la notte, ed Ellen dovette tenerlo tra le braccia per calmarlo. Quando spuntò l’alba, la mattina dopo, non stava affatto bene.

– “James”, disse molto tristemente, “hai notato come respira Henry? Non mi piace per niente!”.

Anche James guardò il bambino e notò come il suo volto fosse sempre accigliato.

– “Sì”, disse in un sussurro, respirando molto forte. “Dobbiamo aiutarlo in qualche modo”.

– “Vado a chiamare la signora Howland”, disse Ellen. “Forse conosce qualcuno che può vedere Henry e dirci cosa possiamo fare per lui”. E, mentre diceva queste parole, scese per andare degli Howland.

In risposta alla domanda di Ellen, la signora Howland disse:

– “Sì, a poche case da qui vive una signora che sa curare i malati. Vado a vedere se è a casa”.

In pochi minuti l’infermiera si presentò a casa loro. Guardando il bambino malato, mettendogli una mano sul viso accaldato, osservando il suo respiro caldo e pesante, annuì con la testa, dopodiché disse:

– “Il bambino è molto malato. Non so se migliorerà”.

Ellen e James si guardarono sconcertati mentre i loro occhi si riempivano di lacrime.

– “Comunque, preghiamo!”, lei disse.

E mentre si inginocchiavano accanto alla piccola culla, Ellen ricordò come aveva detto ai fratelli che non poteva andare a studiare la Bibbia insieme a loro. Ellen pensò: “Forse sarebbe stato meglio se fossimo andati. Forse il Signore ci sta dicendo in questo modo che dobbiamo andare a portare il messaggio a tutti. Forse è meglio lasciare che il Signore si prenda cura di Henry”.

– “James”, disse Ellen, “promettiamo al Signore che andremo ovunque e ogni volta che ci chiamerà”.

Così i due si consacrarono nuovamente al Signore, promettendogli che sarebbero andati a predicare e ad insegnare, dove e quando Lui avesse voluto, affidando nelle sue mani Henry. Dopo aver fatto questa promessa al Signore, si sono alzati dalle ginocchia e si sono sentiti meglio. Poi guardarono di nuovo Henry.

– “Ha un aspetto migliore e non respira più in modo così pesante”, disse sua madre.

– “Penso che tu abbia ragione. Il Signore ha risposto alle nostre preghiere”, rispose James. Il bambino migliorò sempre di più, non tutto in una volta, ma a poco a poco, e i suoi genitori non dimenticarono la promessa che avevano fatto a Dio.

Pochi giorni dopo questa esperienza, ricevettero una lettera in cui si chiedeva loro di andare a un incontro avventista in un altro stato. Questa volta non si opposero affatto, anche se non avevano soldi per il viaggio. Al contrario, dissero:

– “Sì, Signore, andremo!”.

Dio poi mostrò loro quanto li amava inviando loro il denaro di cui avevano bisogno.

Il datore di lavoro per cui James aveva lavorato gli doveva dei soldi per qualche lavoro svolto in precedenza, quindi quando andò da lui e glielo chiese, gli diede i soldi. Ora, avendo abbastanza soldi, comprarono dei vestiti nuovi per sostituire quelli vecchi e brutti. I soldi rimanenti bastavano per comprare i biglietti del treno, per la prima parte del viaggio che dovevano fare.

La signora Howland si offrì di prendersi cura di Henry. Amava il bambino e si prendeva molta cura di lui.

Così gli sposi White partirono per la prima parte del loro viaggio. Non sapevano dove avrebbero potuto trovare il denaro necessario per portare a termine quel lungo viaggio, ma confidavano in Dio.

Sulla strada si fermarono a casa di alcuni buoni amici. Prima che partissero la mattina dopo, i loro amici diedero a James cinque dollari, proprio quello di cui avevano bisogno per pagare i biglietti del treno per il resto del viaggio. Videro di nuovo quanto meravigliosamente Dio si fosse preso cura di loro.

Ora potevano arrivare alla fine del loro viaggio ed essere di grande aiuto a tutti gli uomini. Ma soprattutto erano felici di poter svolgere ancora una volta l’opera di Dio nelle migliori condizioni.

15. “Vecchio Charlie”

In fondo alla sala, dove stava per cominciare una riunione, due signore stavano bisbigliando tra loro. James ed Ellen White erano appena arrivati dopo un lungo viaggio.

– “Mi dispiace per la sorella White”, diceva una di loro.

– “Anche a me”, rispose l’altra in un sussurro. “Sembra molto stanca e pallida, non credi?”.

– “Non c’è da stupirsi”, disse la prima, “visto che ha dovuto camminare a lungo per arrivare qui, e la strada non è per niente facile, soprattutto con in carrozza”.

– “Avrebbero bisogno di una carrozza di loro proprietà”, continuò l’altra signora.

– “Ma sai che non hanno i soldi per comprarsela”, rispose la prima. “Tutto ciò che il fratello White guadagna lo spende in biglietti del treno, della barca o della carrozza così da poter andare in posti diversi per aiutare le persone”.

Alla fine, una di loro parlò con suo marito.

– “Capisco”, rispose ad alta voce. “Perché non fare del nostro meglio e dare quello che possiamo per comprare loro una carrozza? Allora non saranno più obbligati ad andare con delle diligenze, né a cambiare i cavalli da una località all’altra. Non dovranno più aspettare nelle sale d’attesa con rumore e fumo di tabacco. Sì, accetto di dare tutto quello che possiamo e di comprargli una carrozza”.

Proprio in quel momento qualcuno si tolse il cappello e fece una colletta. Alcuni avevano poco denaro con sé, altri ne avevano di più, mentre altri scrivevano su un pezzo di carta quanto avrebbero dato in seguito. Contati i soldi raccolti, insieme a quelli promessi, la somma ammontava a 175 dollari, sufficienti per comprare loro una bella carrozza, con un tettuccio, per proteggerli dalla pioggia o dal caldo del sole. Gli sposi White rimasero piacevolmente sorpresi quando seppero del meraviglioso dono fatto da quelle persone benevole e amorevoli.

Ma ora sorse un altro problema; avevano anche bisogno di un cavallo per trainare la carrozza. Ma questo non era un problema insormontabile, perché molte persone in quel luogo avevano dei cavalli. Così si accordarono tra loro di andare in un luogo vicino, dove gli sposi White potessero scegliere il cavallo più adatto a loro.

Quella notte, la sorella Ellen White fece un sogno. Vide un angelo e un gruppo di persone che tenevano tre cavalli. Doveva scegliere il migliore.

Il primo cavallo era arrabbiato e nervoso. L’angelo gli disse:

– “Questo non va bene!”

Il secondo era un grosso cavallo grigio, ma si presentava come un principiante, ed era un po’ lento.

– “Anche questo non va bene!”, disse di nuovo l’angelo.

Il terzo era un bellissimo cavallo, marrone con delle macchie bianche sul dorso, proprio un bell’animale.

– “Questo è per te!” disse l’angelo ad Ellen.

La mattina dopo il sogno, gli White si recarono al luogo dell’incontro. Lì videro i tre uomini con i loro cavalli. A uno a uno condussero il proprio cavallo nel luogo dove si trovava la famiglia White, in modo che potessero vederlo e scegliere quello che preferivano.

Il primo ad apparire fu il cavallo arrabbiato e nervoso, proprio quello che aveva visto in sogno, poi quello piuttosto pigro, ed infine il bel cavallo bruno.

James, che ne sapeva abbastanza di cavalli, scelse velocemente il terzo, al quale anche Ellen fece un cenno di approvazione.

In effetti, questo era il cavallo che l’angelo gli aveva mostrato di prendere.

Poco dopo lo attaccarono alla loro bella carrozza, che i loro amici avevano comprato per loro, e nella quale se ne tornarono. Ora erano davvero contenti di avere una carrozza tutta loro e un buon cavallo per trainarla. Non c’era più bisogno di scendere dalla diligenza per il cambio dei cavalli. Ora James ed Ellen potevano andare dove dovevano andare molto più velocemente. Quando Ellen si stancava, potevano fermarsi, stendere una coperta sull’erba verde, all’ombra di un albero, e riposarsi un po’.

Chiamarono il cavallo “Vecchio Charlie”. Era un cavallo fedele, ben dotato per natura, che servì gli sposi White per molti anni.

Gli piacevano le mele, quindi si fermavano sempre quando vedevano delle mele cadute sotto un albero, e James gli concedeva gentilmente un buon banchetto.

“Vecchio Charlie” portò gli sposi White in molti luoghi, aiutandoli così a portare la buona novella del Vangelo ovunque.

16. Salvataggio da un treno deragliato

Ellen e James White erano lontani da casa, insieme ad alcuni amici che vivevano nello stato del Michigan.

– “Dobbiamo partire in fretta per il Wisconsin”, disse un giorno James alla moglie.

(Il Wisconsin è uno stato vicino al Michigan.)

Così Ellen iniziò a prepararsi per il viaggio mentre suo marito preparava i libri che voleva portare all’assemblea del Wisconsin. Questi libri avrebbero dovuto aiutare le persone a capire meglio la Bibbia.

  • “Ascolta”, Ellen disse James, mentre si stavano preparando, “lo sai che ho una sensazione molto strana riguardo al viaggio che dobbiamo fare oggi. Sto quasi pensando che non dovremmo più andarci, ma come potremmo rinunciare, visto che un sacco di gente ci sta aspettando?”.

Quella sera, dopo aver finito di prepararsi e di fare i bagagli, scesero le scale.

  • “Prima di partire”, disse Ellen, “facciamo una preghiera”.

Così si inginocchiarono insieme agli amici con cui stavano e pregarono per la congregazione nelle tende del Wisconsin, chiedendo a Dio di concedere loro la Sua protezione durante il viaggio che stavano per intraprendere. Dopo aver pregato, si sentirono meglio e la sorella White disse:

  • “Ora sono completamente pronta per partire, perché so che il Signore ci proteggerà”.

Così partirono per la stazione, con i loro bagagli e con il baule pieno di libri. Avrebbero viaggiato di notte fino al Wisconsin. Trovarono posto in una carrozza molto vicina alla locomotiva, ma c’era ancora qualcosa che preoccupava molto Ellen.

  • “James”, disse, “non possiamo stare in questo treno. Partiamo di qui e troviamo posto in un altro vagone, sul retro, il più lontano possibile dalla locomotiva”.

– “Benissimo”, rispose il marito, “se pensi che sia meglio così, faremo come dici tu”.

Così andarono in una carrozza il più indietro possibile, dove trovarono dei posti.

Tuttavia, Ellen non si sentiva ancora bene. Di solito, quando trovavano posto sul treno, lei si toglieva il cappello, rimetteva a posto le valigie e si sedeva. Questa volta però non si tolse il cappello, non mise al loro posto il bagaglio a mano e non si sedette come era solita fare.

Dopo pochi minuti si udì il rumore della locomotiva che partì con grande fretta nella fitta oscurità della notte.

Improvvisamente, ci furono dei grandi scoppi… “bang, bang, bang!”. Il treno iniziò a dondolare avanti e indietro e a tremare in tutti i modi. Tutti si chiedevano cosa stesse succedendo.

Guardando fuori dal finestrino nel buio della notte, i due poterono notare come uno dei vagoni si fosse ribaltato, fin quasi a terra, e al di là di esso, come la locomotiva si fosse deragliata e ribaltata su un fianco. La gente urlava e gemeva. Molti erano rimasti gravemente feriti durante il rovesciamento.

Gli sposi White, insieme ad altri passeggeri della stessa carrozza, uscirono per vedere il terribile incidente del treno deragliato. Tutti i vagoni, tranne quello su cui si trovavano, deragliarono. Ci furono molti feriti, alcuni dei quali erano già morti.

A tale vista, gli sposi White pensarono bene di ripartire, così, attraversato faticosamente un fiume, e poi un campo, giunsero a una casa vicina. Ellen rimasta lì, mentre James andò a cercare un medico, per aiutare i feriti e vedere cosa poteva fare per salvarli. Dopo tutto questo, tornò e noleggiò un cavallo e una carrozza, con la quale riuscirono a raggiungere la casa di alcuni avventisti, che abitavano poco distante. Rimasti con loro tutta la notte, la mattina dopo tornarono sul luogo dell’incidente, dove scoprirono le cause di quella catastrofe. Un bufalo molto grande e pesante stava camminando tra le linee quando la locomotiva lo investì. Ciò causò il deragliamento. Le persone che erano ancora lì stavano cercando di spiegare perché l’auto su cui si trovavano gli sposi White non fosse stata spinta fuori dai binari come tutte le altre auto. E scoprirono una cosa molto curiosa. Il grosso chiavistello, insieme alla catena che collegava la loro carrozza a quella precedente, era stato estratto e gettato sulla piattaforma della carrozza. Ma non riuscivano a capire come potesse essere successo.

Sia Ellen che James sapevano chi aveva fatto tutto questo. Un angelo del Signore l’aveva messo lì affinchè la carrozza non deragliasse, come era accaduto a tutte le altre alle quali era rimasto attaccato.

Satana sapeva che Ellen e James avevano un lavoro importante da svolgere, quindi fece del suo meglio per ucciderli in questo incidente. Ma Dio mandò il suo angelo per salvare le loro vite, proprio come aveva salvato la vita di Ellen dall’incidente che aveva avuto durante l’infanzia.

Dio è più forte di Satana e ha promesso che manderà sempre i Suoi angeli per proteggere coloro che sono suoi e che lo amano.

James si meravigliò molto anche per il baule pieno di libri che aveva portato all’incontro nel Wisconsin. Quando andò a cercarlo nel bagagliaio, vide che la carrozza era stata in gran parte distrutta, ma il baule con i libri non era stato danneggiato.

Ora era necessario che gli White prendessero un altro treno per il Wisconsin, cosa che fecero, e arrivarono comunque in tempo. Molte persone che parteciparono a quel grande raduno apresero di Gesù e del Suo ritorno, e quei libri furono una grande benedizione per molti di coloro che divennero cristiani. Non c’è da stupirsi che Satana volesse così tanto vedere gli sposi White distrutti.

17. Salvato dall’annegamento

Gli sposi White avevano quattro maschi, ma uno di loro morì quando era molto piccolo, il che rattristò molto i suoi genitori.

Gli altri tre erano: Henry, poi Edson e l’ultimo Willy.

Quando aveva quasi due anni, Willy era come tutti i ragazzi della sua età: gli piaceva molto correre, e passare tutto il tempo a lavorare.

Un giorno in casa c’era grande preparazione, perché aspettavano degli ospiti che sarebbero rimasti con loro per qualche giorno. Proprio in quel momento doveva tenersi un grande incontro e molte persone stavano arrivando a Battle Creek, dove viveva la famiglia White, insieme a molti altri avventisti.

La città aveva solo pochi alberghi, ma nessuno dove poter alloggiare, così tutti i fratelli avventisti della città furono invitati a ricevere gli ospiti, a dar loro un posto dove riposarsi e del cibo.

Poichè nella casa della famiglia White dovevano essere accolte parecchie persone. Ellen e le sue due aiutanti, Clarissa e Jenny, fecero i letti, spazzarono le stanze e cucinarono il cibo, in modo che tutto fosse pronto.

In cucina c’era una grande bacinella con acqua e sapone, con cui lavare le stuoie a terra e il pavimento della cucina. Il piccolo Willy, presente ovunque, si godeva immensamente il trambusto della casa. Quando vide la bacinella d’acqua, fu contento di avere una buona opportunità per giocarci. Trovò un bastone, con il quale iniziò a colpire l’acqua, cantando allegramente:

– “La mia barca d’acqua, la mia barca d’acqua”!

Jenny, una delle due aiutanti, era andata in cortile a cercare della legna per accendere il fornello, per preparare il cibo. Quando tornò in cucina, fu molto sorpresa che Willy fosse improvvisamente scomparso. Si guardò un po’ in giro per la cucina, ma non lo vide, o almeno questa fu l’impressione che ebbe. Ma, guardando più da vicino la bacinella d’acqua, rimase inorridita quando vide una piccola gamba che galleggiava. Sentendo un gorgoglio da sott’acqua, si precipitò sulla bacinella, gli afferrò una gamba e lo tirò fuori da sott’acqua.

– “Ahimè, ahimè”, pianse, “Willy è annegato! Willy è annegato!”.

Ellen, che era in soggiorno, arrivò in fretta. Afferrò il bambino con entrambe le mani e se lo strinse al petto. La sua faccia scottava come il fuoco e la madre aveva paura che fosse già morto.

– “Jenny”, gridò, “vai a chiamare un dottore e dì a James di venire presto”.

Poi andò in cortile e, tenendo Willy tra le braccia, gli strappò i vestiti e cominciò a farlo rotolare sull’erba verde. L’acqua inghiottita nella bacinella cominciò ad uscire. Lo fece rotolare avanti e indietro. Trascorse un minuto, poi due, cinque, dieci, quindici minuti, anche venti minuti da quando lo rotolava in quel modo.

Anche i vicini che sentivano le grida vennero ad assistere alla scena.

– “Il bambino è morto”, dicevano tutti.

– “Prendetegli il bambino morto dalle sue mani”, gridò uno dei vicini, ma sua madre continuò a rotolarlo.

– “Lasciatela stare”, disse James White, “lei sa cosa deve fare con lui”.

Ellen allora lo raccolse da terra, lo strinse forte al suo petto, baciando le sue labbra ghiacciate.

– “Ah”, gridò, i suoi occhi brillavano di gioia, “il mio piccolo vive!”.

Vide uno dei suoi occhi sbattere le palpebre, e mentre baciava le sue labbra fredde, esse si preparavano a ricambiare il bacio. Portandolo dentro, disse a Jenny di portargli una coperta calda. Lo avvolsero in essa e, dopo che si raffreddò, la cambiarono. Ben presto il piccolo aprì gli occhi, sorrise, e non ci furono più dubbi. Si era completamente ripreso.

Dopodiché, per tutto il resto della giornata, la sorella White di tanto in tanto cullava il suo piccolo, tenendolo sempre stretto al petto. Era felice che suo figlio fosse vivo e ringraziava costantemente Dio nella sua mente per aver salvato suo figlio dall’annegamento.

Quella sera, mentre era seduta sulla sedia a dondolo con Willy in braccio, udì un grido tra i vicini: “Si è perso un bambino!”

Si fece anche un appello ai volontari per andare alla ricerca del bambino perduto.

Allora la sorella White strinse ancora più forte Willy tra le sue braccia, e allo stesso tempo pregava per l’altro bambino perduto. Come sarebbe stato se il suo bambino si fosse annegato oppure si fosse perso?

Più tardi, sempre la sera dello stesso giorno, giunse la lieta notizia che quel bambino smarrito era stato ritrovato. Quindi tutti elevarono i loro pensieri in preghiere di ringraziamento a Dio.

Ellen si ricordò la parabola della pecora smarrita, e di come il pastore andò a cercarla finché non la trova.

– “Devo andare a cercare coloro che sono perduti nei loro peccati!”, era il forte impulso che echeggiava nel suo cuore, ora più forte che mai.

Willy crebbe, diventando un ragazzo forte e molto disponibile. Aiutava sua madre in tutti i lavori; e visse molti anni, mostrando alle persone come amare e servire Dio.

Satana aveva ancora una volta tentato di distruggere qualcuno che sarebbe stato un buon servitore di Dio. Ma non ci è riuscì neanche questa volta.

18. Un bambino malato e una rivista

Il piccolo Edson giaceva tra le braccia di sua madre gemendo e muovendosi molto forte. Il suo viso era pallido e stava piagnucolando sommessamente. Era stato molto male, aveva la febbre piuttosto alta. Sua madre e suo padre pregarono per lui affinchè superasse la sua sofferenza, e Dio rispose alle loro preghiere. Il bambino stava meglio, ma ora si sentiva molto debole. Tuttavia, quando sua madre cercò di dargli del latte o del pane, voltava la testa rifiutando categoricamente. Non voleva assolutamente mangiare nulla.

Ellen si rivolse a suo marito, che era in piedi accanto a lei.

– “Cosa dobbiamo fare, James?”, lei chiese. “Dobbiamo intraprendere un viaggio lungo. I fratelli e le sorelle della comunità ci aspettano e io trasmetterò alcuni messaggi da parte di Dio. Edson è troppo malato perché lo portiamo con noi, ma non sono neanche del tutto d’accordo con l’idea di lasciarlo a qualcun altro quando è così malato.

– “Hai ragione, Ellen, dobbiamo andare urgentemente”, fu la risposta del marito, “e, come hai detto, è molto difficile sapere cosa fare con Edson”. Pensò il padre.

– “Preghiamo che il Signore ci guidi”, disse infine.

Dopodiché, all’improvviso, il suo viso si illuminò. Gli era venuto in mente un pensiero salvifico.

– “Sai”, disse alla moglie, “se da adesso fino alla partenza riesce a mangiare qualcosa, non sarebbe un segno di Dio che dovremmo portarlo con noi?”.

– “Molto bene”, disse Ellen con impazienza, “facciamo così”.

Ma il giorno dopo, Edson si rifiutò di mangiare di nuovo. Tuttavia, passato un altro giorno, quando la madre gli diede del pane, il ragazzo aprì la sua bocca e lo inghiottì velocemente.

– “Hai visto, James?”, gli disse Ellen allegramente. “Edson sta mangiando del pane. Questo significa che Dio vuole che lo prendiamo con noi”.

Così si prepararono rapidamente per il viaggio. James attaccò il cavallo alla carrozza ed Ellen salì con Edson tra le braccia, avvolgendolo in una coperta.

Quella sera si fermarono a casa di alcuni amici, dove trascorsero la notte. Ma la mattina dopo si chiesero se fosse meglio tornare a casa, dato che Edson era piuttosto pallido e sembrava malato.

– “Assolutamente no!”. Dio mostrò loro che dovevano solo andare avanti, e loro fecero così.

I fratelli nella cui casa si erano fermati erano molto preoccupati quando la famiglia White li salutò alla loro partenza.

– “Potreste seppellire il vostro piccolo ammalato sul ciglio della strada”, dicevano loro.

Ma i suoi genitori sapevano di essersi affidati a Dio, quindi andarono avanti.

Poiché per molte ore della notte era stata in piedi con Edson, Ellen era molto stanca, quindi sonnecchiava tutto il tempo. Aveva davvero bisogno di dormire.

– “James”, gli disse, “ho così tanto sonno, che ho paura di cadere e di far cadere Edson. Sto pensando di legarmelo, nel caso mi addormenti”.

Allora prese una corda con la quale legò a sé il suo piccolo malato. Molto velocemente entrambi si addormentarono. Di tanto in tanto, James guardava i due, madre e figlio, che dormivano insieme. Li amava moltissimo ed era contento che Dio avesse ascoltato le loro preghiere, alleviando la febbre di Edson.

– “Il ragazzo crescerà per essere un lavoratore per Dio?”, pensò. “E noi, come genitori, saremo in grado di fare tutto ciò che dobbiamo fare per lui, insegnadogli l’amore per il Salvatore e le promesse del suo ritorno?”. Il suo pensiero poi andò ad altri bambini. Cosa avrebbe dovuto fare per i bambini? Poi si ricordò delle parole del Signore Gesù: “lasciate che i bambini vengano a me!”.

Proprio come i discepoli, che avevano cercato di allontanare i bambini da Gesù, alcune persone dicevano che non è così importante fare qualcosa per i piccoli nella chiesa.

– “Gesù tornerà presto”, dicevano, “e dobbiamo portare questa notizia a tutti, quindi non si può fare nulla per i bambini, sapendo che il tempo è così breve”. Non c’erano gruppi per bambini di nessun genere: niente scuola materna, niente classi elementari, niente classi per i più grandi. Non esistevano lezionari per il sabato, come ce ne sono oggi.

– “Non è bene!”, pensò James tra sé, mentre toccava leggermente il cavallo con la frusta. “Non va affatto bene. Abbiamo molto da fare per i nostri figli”. E così gli nacque un’idea.

Quel lungo viaggio durò molte settimane. Gli sposi White passarono da una comunità all’altra. Molte volte dovettero fermarsi sia per il loro riposo che per quello dei cavalli. E quando si fermavano, stendevano una coperta sull’erba in modo che Ellen ed Edson potessero riposare. James si sedeva su una sedia, metteva sulle ginocchia la sua scatola del cibo o il suo elmetto e iniziava a scrivere lezioni e storie per i bambini. In questo modo, il suo sogno stava diventando realtà.

Da allora i bambini iniziararono ad avere le loro lezioni della Scuola del Sabato. I funzionari della chiesa, quindi, crearono delle classi speciali per i bambini, per poi dividerli in sezioni: per i più piccoli, per i più grandi e anche per i giovani.

Ai bambini questo piaceva tantissimo! Era molto meglio che stare tutto il tempo con gli adulti e ascoltare le loro lezioni, che erano così difficili per loro.

All’inizio sia i piccoli che i giovani avevano una sola rivista, ma più tardi, anche i più piccoli ebbero la loro rivista, chiamata “il nostro piccolo amico”. Oggi, sia i ragazzi che le ragazze apprezzano molto questa rivista bella e speciale, che James desiderò realizzare molti anni fa, quando guardava suo figlio malato dormire tranquillo nella culla, insieme a sua madre.

19. Ellen parla al proprio stomaco

All’inizio, sia Ellen che James non si prendevano cura della propria salute come avrebbero dovuto. In primo luogo, lavoravano sodo senza riposarsi a sufficienza. Poi appresero da Joseph Bates che alcune cose erano dannose per il corpo, come bere alcool e fumare. Successivamente, scoprirono che nemmeno il tè e il caffè erano salutari, quindi smisero di usarli.

Non avevano neanche mai pensato all’importanza del cibo. Ad esempio, mangiavano ogni volta che pensavano di averne bisogno, non avevano degli orari specifici per i pasti, e mangiavano molta carne, pensando che sarebbero stati più forti. Inoltre, usavano solo pane bianco e focacce, gli piaceva mangiare molti sottaceti e spezie: peperoncini piccanti, pepe e simili. Per dessert si servivano delle crostate, torte o biscotti fatti con molto zucchero. Cosicchè queste loro cattive abitudini alimentari li fecero ammalare molte volte.

Un giorno Ellen ebbe una visione, in cui le fu mostrato che stavano mangiando del cibo impuro, e anche che non era bene per il corpo lavorare tante ore senza il necessario riposo. In quell’occasione apprese che si sarebbero sentiti molto meglio se si fossero abituati a cibi più sani.

Buon cibo, come aveva visto, significava molta verdura, frutta, noci, pane integrale, poco latte e raramente qualche uovo. Capirono anche che, sia lei che James, avevano bisogno di bere molta acqua e che essa poteva essere usata anche come trattamento per la cura di alcune malattie.

Questo modo di vivere e di mangiare era molto diverso da quello a cui erano stati abituati fino ad allora, e il fatto che seguire una dieta sana aiutasse a essere cristiani migliori era una novità per loro. Ma Ellen ha sempre ascoltato e seguito ciò che le veniva rivelato nelle visioni, così decise di rinunciare ai cibi che usava prima, anche se fu difficile per lei cambiare il suo modo di mangiare. Decise che l’avrebbe fatto perché ciò che Dio aveva detto era molto meglio. Gli sposi White erano lontani da casa quando Ellen ebbe questa visione di mangiare e vivere sano, e quando tornarono a casa istruirono il loro cuoco e degli amici, raccontando loro delle visioni ricevute da Dio riguardo al mangiare sano.

– “Dovremo fare un grande cambiamento sia nella preparazione del cibo che nel modo in cui lo consumiamo”, disse ai suoi aiutanti. “Non useremo più nessun tipo di prosciutto o pastrami, niente carne, niente aceto, meno sale di prima, e poco zucchero. Dobbiamo sostituirli con molta verdura e frutta, e dobbiamo fare il pane con farina integrale, con la crusca”.

Sentendo tutto ciò, le sue aiutanti si impegnarono a fare tutto ciò che potevano fare di meglio.

Il giorno dopo, la sorella che stava aiutando Ellen, preparò un ottimo pasto. Prarò anche un gustoso pane integrale, delle verdure cotte e mise in tavola un piatto di noci, accompagnato da una bella fruttiera piena di frutta.

James ed Ellen presero posto a questa ricca tavola, per servire il loro primo pranzo di cibo completamente nuovo: niente prosciutto, niente sottaceti, niente torta, che avevano così gradito prima. Ma c’erano verdure, patate al forno e un bel pane integrale. Ellen li guardò a lungo. Non provava alcun piacere nel mangiare quel cibo, specialmente il pane integrale. Invece James stava mangiando di tutto con grande piacere.

Ellen disse:

– “Scusami, James, non posso mangiare”, dopodiché si alzò da tavola, lasciando il marito molto stupito.

Il giorno dopo tornarono tutti a tavola. Ellen era piuttosto affamata, perché il giorno prima aveva saltato il pranzo. Guardò di nuovo il tavolo molto imbandito. Il suo stomaco sembrava gridare per tutto ciò che era abituato a mangiare prima: sottaceti e marmellate, carne e prosciutto, pane bianco e torta. Guardava soprattutto il pane integrale.

– “Non potrò mai mangiare questo pane”, pensò. “Non credo di aver bisogno di un pasto simile”, disse anche questa volta, andandosene via da tavola.

Avendo saltato due pranzi un giorno dopo l’altro, aveva davvero fame. Sapeva anche che avrebbe dovuto imparare ad amare il buon cibo, così il giorno dopo, quando venne a tavola, si mise le mani sullo stomaco, e gli parlò in questo modo:

– “Mio caro stomaco, dovrai aspettare finché non imparerai a mangiare il pane sano”.

Questo era esattamente ciò che Dio voleva che lei facesse, doveva imparare ad abituarsi. Poi cominciò a mangiare a poco a poco quel cibo sano sulla tavola, e presto vi si abituò. Non ci volle molto che il cibo semplice iniziò a piacerle anche più della carne, dei cibi piccanti o acri.

E cosa pensi che sia successo? Non solo iniziò ad apprezzare il cibo, ma si sentì molto meglio e più forte. Ellen non era più stanca. Ora si era abituato a riposare meglio e non si ammalava più così spesso.

Nel modo più certo, Dio sa quali sono i cibi buoni da mangiare, che ci manterranno in piena e buona salute. Vuole che il nostro corpo sia conservato in uno stato sano e puro. Usando una buona alimentazione e vivendo in modo sano, saremo in grado di essere più forti, più sani, più gentili, sia i ragazzi che le ragazze.

20. Come è guarita la gamba di Charlie

La sorella Andrews era molto preoccupata nel vedere la gamba di suo figlio. Aveva appena cominciato a camminare ed era molto contento di potersi spostare da un luogo all’altro senza l’aiuto di sua madre o suo padre. Tuttavia, non era molto soddisfatta del modo in cui la sua gamba destra stesse guarendo, Serviva ancora molto tempo per riprendersi completamente.

Un giorno disse a suo marito:

– “Guarda la gamba destra di Charlie. Penso che ci sia qualcosa che non va nella sua guarigione”.

– “Sappi che hai ragione”, rispose, “però, con il passare del tempo, penso che guarirà”.

Ma non era proprio così. I suoi dolori aumentavano sempre di più. A volte Charlie piangeva dal dolore, massaggiandosi la gamba con le mani.

– “Fa male mamma, fa molto male”, piangeva il ragazzo.

Abbastanza preoccupati, i genitori lo portarono da un medico per consultarlo.

– “La gamba del ragazzo gli causerà dei problemi, perché non sta guarendo bene, e quando diventa più grande, gli renderà difficile camminare”.

– “Potresti intervenire in qualche modo?”, chiese preoccupato il padre del bambino.

– “Temo che non si possa fare nulla”, rispose il dottore.

Così, molto tristi, i genitori portarono a casa il loro bambino.

Proprio in quei giorni, alla Sorella White fu mostrata una visione in cui dobbiamo vivere in modo più sano.

Gli venne mostrato che la terapia dell’acqua [idroterapia] può essere un buon metodo per aiutare le persone quando sono ferite o malate. E iniziò a raccontare a tutti di questi metodi.

– “Proviamo anche noi questo trattamento”, disse il fratello Andrews, quando ne sentì parlare.

– “Va bene, facciamolo”, rispose la moglie, essendo della stessa opinione.

Così iniziarono questa terapia, facendo tutto ciò che veniva loro consigliato. Riscaldarono l’acqua in un recipiente più grande e, quando diventava calda, vi bagnavano un pezzo di coperta, che poi strizzavano bene, avvolgendovi la gamba del bambino. Avvolta strettamente, la gamba di Charlie diventava calda. Poi sostituirono la coperta calda con un impacco freddo, poi di nuovo con uno caldo. Ripeterono il trattamento tre volte, poi gli massaggiarono lentamente la gamba.

Gli applicarono questo trattamento per diversi giorni, dopodiché, cosa pensate sia successo? La gamba malata iniziò a raddrizzarsi, diventando lentamente come l’altra, e molto presto furono entrambe uguali. Com’erano felici ora Charlie e i suoi genitori!

John Andrews notò che la sorella White stava insegnando alle persone come migliorare la loro dieta, dicendo di mangiare molta frutta, verdura, noci, pane e cereali integrali.

– “Penso che dovremmo cambiare anche noi il modo di mangiare come hanno fatto il fratello e la sorella White”, disse a un certo punto.

Da quel momento anche loro ebbero una salute migliore. Non avevano più dolori allo stomaco, mal di testa, stanchezza, raffreddori e tosse, come prima.

21. Satana cerca di fermare il lavoro di Ellen

Il fratello e la sorella White andarono in una città molto lontana da casa loro, ad una riunione tenutasi in una scuola. Nel pomeriggio di quello stesso giorno si tenne anche un servizio funebre. Un giovane era morto. E al fratello White fu chiesto di predicare il sermone in quell’occasione.

Al termine del sermone, la sorella White si alzò e parlò alla congregazione riguardo ai meravigliosi luoghi in paradiso per tutti coloro che amano il Signore. Mentre parlava, si fermò improvvisamente, gridando forte e chiaro: “Gloria!”. Poi, una seconda volta, ma questa volta non così forte. E quando disse per la terza volta: “Gloria!”, lo fece quasi sussurrando. Allora fu presa in visione.

In quell’occasione, il fratello White aveva appena parlato ai presenti delle visioni che Ellen aveva ricevuto, quindi tutti gli occhi erano puntati su di lei. Ellen stava guardando in alto, con le mani alzate al cielo. All’inizio sembrava felice, ma dopo un po’ il suo viso divenne molto triste, come se avesse assistito a qualcosa di terribile, alla fine però sembrò di nuovo felice.

Questa fu una visione molto lunga, ma tutti rimasero silenziosi. Solo dopo quanto accaduto, la bara fu deposta nella tomba.

Dopo due giorni di lavoro, lì in quella zona, gli sposi White iniziarono il loro lungo viaggio verso casa. Si fermarono per la notte a casa di un amico, perchè la sorella White si era ammalata gravemente. Cosa si poteva fare?

In quei momenti così difficili, tutti pregarono per lei e, di conseguenza, si sentì un po’ meglio.

Occorreva però che qualcuno l’aiutasse nel tragitto verso la stazione affinchè potesse tornare a casa la mattina dopo.

Si sentiva molto contenta di essere di nuovo a casa, ma era chiaro che la sua sofferenza sarebbe stata di lunga durata.

Durante la visione che aveva avuto in occasione del funerale, l’angelo gli aveva detto di scrivere in un libro tutto quello che aveva visto. L’angelo la avvertì anche che Satana avrebbe fatto tutto il possibile per impedirle di scrivere.

Sebbene fosse ancora molto malata, decise comunque di fare tutto ciò che le aveva detto l’angelo, cioè di scrivere tutto ciò che aveva visto nella visione. Ma quando iniziò, si accorse che era molto difficile per lei usare le mani. Non volevano più “ascoltare l’ordine”, ma lei non si arrese. All’inizio, quando iniziò a scrivere, riusciva a scrivere solo poche righe sul foglio, poi metteva da parte carta e penna per il giorno successivo, quando ci avrebbe riprovato. Questa volta fu un po’ più facile, ma anche allora si sentiva estremamente stanca, quindi dovette mettersi a riposare, perchè aveva già scritto troppo.

E così, ogni giorno, poteva scrivere un po’ di più sulla visione speciale che gli era stata data. Col passare del tempo, diventò più facile per lei scrivere.

Il libro che stava scrivendo era un libro molto speciale, perchè dimostrava come Satana cercò di colpire i figli di Dio sin da quando il mondo è stato creato, e come farà tutto ciò che è in suo potere per distruggerli, specialmente prima del ritorno di Gesù.

La sorella White si rendeva chiaramente conto che era stato Satana a causare la sua sofferenza. Non voleva che la gente leggesse questo libro e conoscesse le sue cattive intenzioni, quindi aveva pianificato di ucciderla attraverso la sofferenza che le aveva causato.

Ma Satana non può fare tutto quello che vuole. Gli angeli buoni vennero in suo aiuto e la guarirono, così poté continuare a scrivere questo importante libro. Quanto siamo felici oggi che la sorella White abbia potuto scriverlo, e che il suo lavoro sia stato sviluppato e perfezionato in cinque volumi, che sicuramente troverete nelle vostre case, che aiutano le persone a essere sobrie di fronte alle tentazioni di Satana.

Chiedi ai tuoi genitori di mostrarti questi libri, che presentano la grande battaglia tra Cristo e Satana: “Patriarchi e Profeti”, “Profeti e Re”, “La Speranza dell’Uomo”, “Gli Uomini che Vinsero un Impero” e “Il Gran Conflitto” [o “La Grande Controversia”].

Non dovremmo anche noi essere contenti che ci siano angeli buoni, che respingono gli angeli cattivi e che impediscono l’opera di Satana?

22. Oltre il fiume ghiacciato

Era una fredda notte d’inverno, nel mezzo della quale Ellen White si svegliò completamente congelata. Piuttosto preoccupata, scrutò fuori nell’oscurità.

Era una pioggia fitta e fredda. Sospirando profondamente, si sedette di nuovo nel suo letto caldo, dove si riaddormentò solo per poco. Si svegliò all’improvviso, a causa del fragore della pioggia, che sembrava cadere con gocce più grosse. Togliendo il piumone, scese di nuovo al piano di sotto e andò alla finestra. Tirando indietro la tenda, vide ciò che stava aspettando di vedere da molto tempo: fiocchi di neve che coprivano il terreno. La pioggia si era trasformata in neve. Ringraziando Dio, tornò a letto, dove si addormentò felice fino al mattino.

Perché desiderava così tanto che nevicasse? Ecco perché!

Insieme a suo marito e ad altri due predicatori stavano pensando di iniziare un viaggio più lungo questa volta. Dio gli aveva mostrato che alcuni avventisti, in una città chiamata Waukon, non erano più fedeli alla chiesa. Erano venuti lì da regioni più lontane solo perché avevano trovato un terreno migliore per l’agricoltura.

Quando si erano trasferirono lì, avevano promesso di svolgere un buon lavoro missionario e di predicare il Vangelo, ma invece di farlo, iniziarono a pensare ai soldi che avrebbero potuto guadagnare coltivando la terra. Molte volte lavoravano anche il venerdì pomeriggio, fino a dopo il tramonto, trasgredendo così il Sabato. Altri spesero persino i soldi della decima per comprare altra terra.

Quindi c’era un urgente bisogno che il fratello e la sorella White mostrassero loro quanto si sbagliavano e li aiutassero a tornare sulla retta via. Così gli sposi White, insieme ai due pastori, pensarono di mettersi in viaggio, ma il tempo non era affatto favorevole per un viaggio del genere. Dovevano andare in slitta sulle strade coperte da molta neve. Per due giorni ci fu nevischio e neve; la neve mescolatasi con l’acqua non permettevano ai cavalli di tirare la slitta a causa del fango. Ecco perché la sorella White, la sera prima, era stata così felice quando vide che la pioggia si trasformò in neve. Non vedeva l’ora di mettersi in cammino, e sebbene tutto il giorno dopo avesse nevicato, verso sera uno dei due predicatori disse che era meglio se si fossero messi in viaggio, e così fecero. Stava diventando freddo. Dovevano vestirsi il più fittamente possibile. La sorella White aveva preso un cappotto pesante, un cappellino per tenersi la testa calda, una grande sciarpa di lana intorno al collo, guanti alle mani e stivali caldi ai piedi. Quando prese posto sulla slitta, suo marito l’avvolse persino in una grande pelliccia calda.

Poiché si stava facendo buio, si fermarono a casa di alcuni amici, ma quando si alzarono il giorno dopo, la neve non era ancora cessata. Stava nevicando forte, quindi fu molto difficile tornare sulla strada. Sembrava che sarebbe stato necessario restare lì e aspettare qualche giorno.

Sulla strada, dovettero attraversare il grande fiume Mississippi. E con notevole difficoltà partirono. Alla fine raggiunsero la riva del fiume e si fermarono in un albergo vicino, dove trascorsero la notte.

Quella sera raccontarono a tutti del freddo che avevano sopportato, e del pericolo di attraversare un fiume così grande, perché a quei tempi non c’erano ponti, come ce ne sono oggi. Durante l’estate la gente lo attraversava in barca, ma in inverno, quando il fiume era ben ghiacciato, lo attraversava con le slitte. Ora, però, a causa della pioggia, la neve si era mescolata al ghiaccio, e in alcuni punti si era assottigliato. Tutti e quattro si alzarono presto la mattina e andarono sulle rive del fiume. C’erano molte persone che guardavano la gelida distesa del fiume.

– “Non sarete in grado di attraversarlo con la slitta ora”, dissero.

– “Non lo attraverserei nemmeno per tutto l’oro del mondo”, disse loro un altro.

– “Poco prima, un uomo del posto è annegato mentre cercava di attraversarlo”, aggiunse qualcuno.

– “Cosa possiamo fare adesso?”, chiese il fratello Hart, il più anziano dei pastori. “Andiamo a Waukon o torniamo da dove siamo venuti?”.

– “Andiamo nel nome del Dio d’Israele”, disse coraggiosamente la sorella White.

Così, dopo una preghiera fiduciosa, presero le redini dei cavalli che iniziarono a calpestare le acque ghiacciate del fiume. Mentre avanzavano attraverso il ghiaccio, ognuno di loro pregava in segreto. Da un momento all’altro potevano sprofondare negli abissi e scomparire per sempre. Ma Dio stese la sua mano su di loro, e alla fine arrivarono sani e salvi dall’altra parte del fiume. Quando raggiunsero l’altra sponda, la gente, che assistette alla loro traversata rimase a bocca aperta, e si rallegrò oltre misura.

– “Dovete essere gente di preghiera”, disse una delle persone sulla riva, che li aveva seguiti durante tutto il tragitto.

– “Sì, il nostro Dio ci ha portato del bene”, non si fece attendere la risposta.

Con una tale vittoria, continuarono il loro cammino e, poiché era venerdì pomeriggio, si fermarono all’albergo più vicino per trascorrere il Sabato. Quella sera tennero un incontro di ringraziamento, riconoscenza e lode nella sala dell’albergo, per ringraziare Dio dell’aiuto dato per l’attraversamento del fiume. Mentre cantavano gli inni, si unirono a loro alcuni ospiti dell’albergo, che rimasero anche ad ascoltare il sermone di uno dei pastori. Tutti erano felici e il direttore dell’albergo chiese loro di organizzare un’altra simile riunione per tutti gli ospiti dell’hotel al loro ritorno. E gli promisero chel o avrebbero fatto.

Passato il Sabato, ripartirono. Avevano ancora quattro giorni per andare a Waukon e faceva molto freddo. C’era il rischio di congelamento. I quattro si guardarono, incitandosi a strofinarsi le guance, il naso e le orecchie, perché sembravano così congelati. Durante questo lungo viaggio, la sorella White scrisse una lettera ai suoi figli. Ci furono molte difficoltà, perché non si trovava molto cibo, un giorno, dalla mattina alla sera, non ebbero altro che una sola mela per tutti.

Alla fine arrivarono a Waukon. Si potrebbe immaginare che i fratelli fossero felici di vederli e di dar loro un caloroso benvenuto, ma non fu così. Sapevano di aver commesso grandi errori e che gli ospiti venivano per rimproverarli.

La sorella e il fratello White dissero loro che quella sera avrebbero avuto una riunione. Erano tutti d’accordo e vi parteciparono. Naturalmente, all’inizio non erano molto felici, ma si unirono nel cantare dei bellissimi inni che conoscevano, dopodiché sia il fratello che la sorella White raccontarono loro come lo Spirito Santo li aiutò ad arrivare fin lì. Il risultato fu felice: tutti cominciarono a confessare gli errori che avevano commesso.

Tutti e quattro rimasero lì per diversi giorni, durante i quali poterono verificare un cambiamento in quelle persone, e il loro rimpianto per gli errori commessi. Questo viaggio era stato estremamente duro, ma mentre si preparavano a tornare a casa sulle stesse strade innevate, tutti quanti concordarono che il loro sforzo era stato benedetto, in vista del grande cambiamento avvenuto nei cuori degli avventisti di Waukon.

23. I soldi nella calza

Quando era piccola, Ellen aveva preso la buona abitudine di risparmiare i suoi soldi. I genitori erano piuttosto bisognosi, e lei doveva stare molto attenta nell’usare i soldi che il padre guadagnava con il suo lavoro di cappellaio. Nessuno di loro sprecava soldi per cose che non ne valevano la pena. E oltre a ciò, volevano avere anche abbastanza soldi per comprare libri e riviste da dare agli altri, in modo che tutti sapessero del ritorno di Gesù.

Anche Ellen aveva risparmiato dei soldi dopo aver aiutato suo padre, lavorando a maglia delle calze. Parte di quei soldi li dedicò all’acquisto di letteratura per l’opera missionaria, ma gli era rimasto ancora qualcosa.

Forse avete anche voi un salvadanaio, in cui raccogliete le vostre monete. È un’ottima cosa, perché un giorno, quando avrai bisogno di qualcosa di speciale, potresti avere abbastanza soldi nel salvadanaio.

Quando sposò James, Ellen aveva ancora dei soldi messi da parte. Erano pochi e bastavano a malapena per il cibo di cui avevano bisogno o per i vestiti. In seguito, tuttavia, furono in grado di avere tutto ciò di cui avevano bisogno. Ricordando come aveva risparmiato denaro negli anni precedenti, Ellen pensò tra sé:

– “Forse un giorno avremo bisogno di cose speciali, e saremo felici di avere dei soldi”.

Quindi cercò tutt’intorno a lei qualcosa in cui tenere il denaro, quando vide una vecchia calza.

– “Questo è quello che stavo cercando”, pensò tra sé, esaminandola molto attentamente per assicurarsi che non avesse buchi.

– “Ma dove la metterò? Abbiamo un armadio che usiamo poco. Questo è il posto giusto! La appenderò all’interno della porta, dove nessuno la vedrà, e vi aggiungerò delle monete con il tempo”.

Questo è esattamente ciò che fece. Ogni volta che andava a fare la spesa, o quando comprava altre piccole cose di cui aveva bisogno, e gli rimanevano delle monetine che si perdevano nelle tasche o nelle borse, le raccoglieva tutte e le lasciava andare nella calza. Un tintinnio si poteva sentire mentre le monete cadevano sulle altre che erano già lì.

Il tempo passava e un giorno James tornò a casa tutto rattristato.

– “È successo qualcosa di brutto?”, chiese Ellen.

– “Sì, è successo, è arrivata la risposta. Abbiamo problemi alla tipografia. È giunto il momento di stampare il prossimo numero della nostra rivista (Review & Herald) e abbiamo finito la carta. Ma non abbiamo i soldi per trasportarla fino alla tipografia”.

– “Ah”, disse Ellen, “e quanto serve?”.

– “Sessantaquattro dollari,” rispose James, scuotendo tristemente la testa.

– “Aspetta un attimo”, insistette Ellen, recandosi nel luogo dove sapeva di aver appeso la preziosa calza con il denaro. Prendendola, la mise sul tavolo e la svuotò. Con il loro caratteristico tintinnio, tutte le monete si sparpagliarono sul tavolo.

– “Dove hai preso questi soldi?”, chiese James incuriosito, i suoi occhi erano pieni di meraviglia.

Ellen poi gli raccontò dell’economia fatta fino a quel momento.

– “Non so quanti potrebbero essere”, disse, “ma contiamoli”.

E, disponendoli tutti secondo la grandezza e il valore, cominciarono a contarli. Venti dollari, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta dollari e più. Furono sorpresi di scoprire che vi era esattamente la quantità di cui avevano bisogno per il trasporto della carta fino alla tipografia.

James stentava a credere ai suoi occhi. Quanto è stato buono Dio, a dare loro esattamente il denaro di cui avevano bisogno, e al momento giusto! Com’era felice di avere una moglie così attenta ai soldi, che sapeva come risparmiarli per i giorni bui.

Si inginocchiarono proprio in quel moemnto e ringraziarono Dio per le Sue attenzioni.

Poi, affrettando i passi verso la tipografia, James andò a pagare i sessantaquattro dollari, con i quali fece arrivare la carta, sulla quale stampare la rivista.

Superato l’ennesimo ostacolo, anche questa volta la rivista venne pubblicata puntualmente.

*[Questa è un immgine del torchio a mano con cui venivano stampate le prime pubblicazioni].

24. Le piccole sorelle della carità

Gli anni passarono in fretta. Willy, l’ultimo figlio della sorella White, si sposò e ebbe due figlie, che si chiamavano Ella e Mabel. E, come tutte le nonne, Ellen White amava moltissimo le sue nipotine e anche loro l’amavano moltissimo.

Un giorno Ellen andò a far loro visita. Mentre era lì, la sua testa iniziò a farle molto male, quindi si sdraiò sul letto. Ella si accorse subito del dolore della nonna, così le chiese:

– “Posso strofinarti la testa? Questo è quello che faccio a mia madre quando ha mal di testa e dopo si sente sempre meglio”.

La nonna glielo permise felicemente, così Ella, dopo essersi bagnata le mani nell’acqua fredda, iniziò a massaggiare delicatamente la sua testa calda, che le faceva molto male.

– “Riusciresti a sopportare un attrito più pressante e veloce?”, chiese la ragazza, spiegando i diversi modi in cui poteva massaggiarla.

Sentendo queste spiegazioni, la nonna sorrise, vedendo che la ragazza sapeva tante cose sul massaggio, e le chiese come facesse a sapere tutto questo.

La risposta della nipote non si fece attendere:

– “Beh, quando sono stata male una volta, l’infermiera mi ha massaggiato la testa e poi mi ha parlato dei tre metodi che ha usato”.

Sua sorella minore era in piedi accanto a lei e la guardava. E voleva contribuire alla guarigione di sua nonna. Correndo al rubinetto dell’acqua, si bagnò anche le mani, dopodiché tornò velocemente dalla nonna che era sdraiata sul divano.

Le sue mani non erano certo abili come quelle della sorella maggiore, nonostante questo non cessava di accarezzarle il naso, le guance e gli occhi.

– “Il dolore si è affievolito, nonna? ” chiese seriamente.

– “Sì, non mi fa più tanto male, mia cara”, rispose la nonna, perché le due sorelle avevano fatto un buon lavoro con il loro trattamento.

Quando vide crescere le sue nipoti, la sorella White fu felice, pensando che sarebbero state di grande aiuto per i malati. Pregava che servissero sempre il Signore Gesù e aiutassero le persone, come faceva Lui quando era sulla terra.

Il desiderio di Gesù, infatti, è che prestiamo attenzione a come aiutare al meglio gli altri.

25. Un messaggio speciale per una ragazza speciale

La sorella Ellen White ha scritto molte opere. Ha anche scritto molti libri. Chiedete ai vostri genitori di mostrarvi quelli che hanno.

Molto spesso l’angelo le dava messaggi speciali per persone speciali, e lei li scriveva su carta per inviarli agli interessati, oppure li leggeva direttamente a quelle persone per le quali erano stati scritti. La maggior parte dei messaggi erano, ovviamente, per persone grandi, ma una volta ricevette anche un messaggio speciale per due bambine, di cui tratta la seguente storia.

Ella e Mabel, nipoti della sorella White, vivevano vicino alla nonna, che spesso le visitava, arrivando con la sua carrozza. A volte portava loro un cesto di frutta, che le ragazze apprezzavano molto. Erano sempre contente di vederla venire da loro, perché era la nonna più simpatica.

Ella frequentava le elementari e le piaceva molto leggere, ma non tanto aiutare nelle faccende domestiche, che spesso venivano trascurate. E sua madre doveva ricordarle costantemente i suoi compiti. Non teneva in ordine e pulita la sua stanza. Si dimenticava sempre di mettere i vestiti sulla gruccia, di rifare il letto, spazzare e non faceva nessuna delle piccole cose che fanno sembrare bella una stanza.

Così un giorno nonna White venne a trovarle. Di solito il suo viso era sorridente, ma questa volta era molto seria. Parlò alla madre e alle ragazze, alle quali disse di chiamare anche il padre, come se avesse qualcosa di importante da dire a tutta la famiglia.

Così si incontrarono tutti in soggiorno, aspettando che la nonna dicesse loro qualcosa di speciale. In questa famiglia c’erano anche due gemelli, uno tenuto da Ella e l’altro da Mabel, come facevano sempre durante l’altare mattutino o serale. Ma questa volta la nonna disse loro di affidare i piccoli alle cure di qualcun altro.

– “Perché non voglio che ti distraggano da quello che ho da dire. È qualcosa di molto importante”, le disse la nonna.

E siccome a casa loro c’erano parecchie persone, poterono trovare subito qualcuno che stesse con i due gemelli, così il resto della famiglia si sedette in silenzio per sentire quale fosse quella cosa importante per cui la nonna era venuta.

Con calma, ma con serietà, prese la borsa, l’aprì e tirò fuori dei fogli. Ella e Mabel si chiedevano:

– “Di cosa si tratta?”

E la nonna iniziò:

– “Oggi mi sono svegliato presto la mattina, perché l’angelo mi ha dato un messaggio speciale per la vostra famiglia”.

Ella e Mabel si guardarono stupite. Cosa potrebbe essere?

E la nonna cominciò a leggere il messaggio che aveva scritto sul foglio. Dicendo alcune cose ai genitori, si rivolse poi alle due ragazze – Ella e Mabel – dicendo loro che non dovevano dimenticare di appartenere interamente a questa famiglia, e che dovevano fare allegramente la loro parte di lavoro, senza agitazione o mormorii quando svolgevano i loro doveri, e senza dimenticare nulla di ciò che doveva essere fatto.

Disse loro che l’angelo le aveva spiegato che era loro dovere mantenere le loro stanze in ordine e pulite, e prendersi cura dei loro vestiti. Dovevano anche prendersi cura della cucina, in modo che fosse pulita.

Mentre diceva tutto questo, Ella la interruppe con questa domanda:

– “Davvero l’angelo ti ha detto queste cose, o ci hai pensato tu mentre le scrivevi?”.

La nonna gli rispose chiaramente:

– “L’angelo mi ha parlato, personalmente, ieri sera, e ho messo per iscritto tutto quello che mi ha detto, sia per te che per Mabel, e per i vostri genitori”. Poi la nonna continuò dicendo loro che anche se a volte le cose che devono essere fatte possono non piacere, gli angeli le aiuteranno e solo così potranno diventare veramente missionarie, solo se lo faranno con gioia. E, prendendo amorevolmente tra le braccia Mabel ed Ella, con l’altra mano finì di leggere il loro messaggio speciale.

Dopo questo Ella andò piuttosto tristemente nella sua stanza. Si chiedeva perché dovesse passare così tanto tempo a raddrizzare e sistemare i vestiti, a mettere in ordine le cose, a spazzare e pulire la cucina o a fare altre cose in casa. Le piaceva andare bene nelle lezioni e leggere molti libri, ma non le piaceva affatto fare i lavori di casa. E mentre pensava al messaggio letto dalla nonna, si mise a piangere.

Improvvisamente, le venne il pensiero che Dio stesso le aveva mandato questo messaggio per aiutarla, e che glielo avesse dato perché l’amava e voleva che fosse una buona cristiana quando sarebbe cresciuta. Inginocchiata accanto al letto, pregava che Dio la perdonasse per le sue azioni passate e la aiutasse a comportarsi meglio in futuro.

Poi guardò attentamente tutto attorno a sè nella sua stanza. Disordine ovunque! Raccolse velocemente tutti i suoi vestiti e, per la prima volta, li sistemò sull’appendiabiti. Quando vedeva che qualche vestito doveva essere riparato o pulito, lo metteva da parte per lavorarci su a seconda delle varie necessità. Non le piaceva affatto questo lavoro, ma se il Signore Gesù voleva che fosse ordinata e pulita, ora si sarebbe presa più cura delle sue cose. Vedendo polvere sulla libreria, sul davanzale e sul tavolo da lavoro, prese velocemente uno straccio e la tolse via. E quando ebbe finito tutte queste cose, la sua stanza sembrava davvero bella, ed era molto felice, pensando che anche gli angeli in cielo le avrebbero sorriso dopo averla vista.

Una volta finito, si precipitò giù per le scale verso la cucina. Quella mattina aveva nascosto una pentola sporca dietro la stufa, perché non voleva lavarla. Perciò la tirò fuori per pulirla, strofinandola bene. Vide che anche la tavola era sporca, la lavò, asciugò i piatti che erano in disordine dappertutto e li rimise al loro posto.

Ella era ora molto contenta che sua nonna le avesse portato un messaggio speciale da parte di Dio per lei, e per il resto della sua vita avrebbe ricordato le parole che le erano state lette quel giorno. Il Signore Gesù vuole che ognuno di noi adempia ai suoi piccoli doveri, mantenendo stanze belle e in ordine, in modo che gli angeli possano sorridere quando le guardano.

“E Gesù disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me, e non” impedite loro, perché a quelli come loro appartiene il regno dei cieli.

{Matteo 9: 14}